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36(; punte in luogo di altri a pettine molteplice~ a corona ed a fa- scio come talvolta si usa. Mi sia lecito infine di osservare che, se ]e punte del con- dutt6re ricevono dal disco maggior quantit~ di fluido che non quella in eccesso aceumulata sulle sue faccie, cib non avviene che in pieno accordo colle leggi di meccanica. Infatti, qualora il fiuido nel suo ritorno ai cuscinetti per mezzo de! conduttore e del suolo, non trovi tanta resistenza da consumare tutta la forza viva che-ha acquistata, dovrb, conservare una parte della sua velocitfi, ed in virtfi di questo concentrarsi presso i cusci- netli a detrimento delle localita prossime alle punte~ |e quali, rese per tal modo costantemente negative~ toglieranno di con- tinuo porzione dell'clettricitb, naturale al disco~ oltre a spogliarlo della sovrabbondante distribuitavi dai cuscinetti. In appoggio a questo~ 1' esperienza mi ha mostrato che, aumentando'la resi- stenza del eircuito, la cariea negativa del disco~ helle patti traseorse davanti alle punt% diminuisce sempre pifi e diventa poi positiva per le forti resistenz% speeialmente se prodotte da interruzioni per le quali 1' elettricifft sia costretta a transitare producendo scintille. 11 vantaggio per6 dell'impiego dei pettine semplice come raccoglitore, 6 limitato al solo utilizzamento della ~'eloeit~, concepita dal fluido per ottenere pifi prontamente una data carica, ma non per raggiungere una maggior teusione, la quale~ prescindendo dalle dispersioni esterne, 6 semprc iudipcn- dente dalla forma del raeeoglitore. DEL FALSO VULCANO DI I~/VORNO; CENNI DEL PROF. PIETRO MONTE BARNABITA, Dalle domande di varie citt/~ d'ltalia the mi vengon fatte intorno al falso vulcano di Livorn% veggo che non sara inulile, bench6 tardi~ dirne qualehe parola in un giornale scienlifico. lo non mi maraviglio punto della grande leggierezza colla qua-

Del falso vulcano di Livorno

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punte in luogo di altri a pettine molteplice~ a corona ed a fa- scio come talvolta si usa.

Mi sia lecito infine di osservare che, se ]e punte del con- dutt6re ricevono dal disco maggior quantit~ di fluido che non quella in eccesso aceumulata sulle sue faccie, cib non avviene che in pieno accordo colle leggi di meccanica. Infatti, qualora il fiuido nel suo ritorno ai cuscinetti per mezzo de! conduttore e del suolo, non trovi tanta resistenza da consumare tutta la forza viva che-ha acquistata, dovrb, conservare una parte della sua velocitfi, ed in virtfi di questo concentrarsi presso i cusci- netli a detrimento delle localita prossime alle punte~ |e quali, rese per tal modo costantemente negative~ toglieranno di con- tinuo porzione dell'clettricitb, naturale al disco~ oltre a spogliarlo della sovrabbondante distribuitavi dai cuscinetti. In appoggio a questo~ 1' esperienza mi ha mostrato che, aumentando'la resi- stenza del eircuito, la cariea negativa del disco~ helle patti traseorse davanti alle punt% diminuisce sempre pifi e diventa poi positiva per le forti resistenz% speeialmente se prodotte da interruzioni per le quali 1' elettricifft sia costretta a transitare producendo scintille. 11 vantaggio per6 dell'impiego dei pettine semplice come raccoglitore, 6 limitato al solo utilizzamento della ~'eloeit~, concepita dal fluido per ottenere pifi prontamente una data carica, ma non per raggiungere una maggior teusione, la quale~ prescindendo dalle dispersioni esterne, 6 semprc iudipcn- dente dalla forma del raeeoglitore.

DEL FALSO VULCANO DI I~/VORNO;

CENNI DEL PROF. P I E T R O M O N T E BARNABITA,

Dalle domande di varie citt/~ d'ltalia the mi vengon fatte intorno al falso vulcano di Livorn% veggo che non sara inulile, bench6 tardi~ dirne qualehe parola in un giornale scienlifico. lo non mi maraviglio punto della grande leggierezza colla qua-

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le molti gioruali d'Italia e l'uori, banno dato fede alle voei esa- gerate, ehe di quel momentaneo fenomeno si sono sparse; giac- ch6 io stesso, in bivorno, sentii persone a dire che due mili- tari furono bruciati alia bocca del non mai esistito vuleano, per essersi voluti di troppo avvicinare. II fenomeno ehe diede cagione di credere alia comparsa di un vulcano, avvenne il gior- no 3 Novembre seorso verso la seca in eui si vide innalzarsi da una 1-uca del molo vecchio del porto di Livorno, una piccola colonna di fumo, la quale durb per forse tre ore e anche me- no. Io mi fecal la mattina del giorno seguente a visitare quel- la buca e non vidi pih Jtulla affatto, la esaminai attentamente, mi introdussi per quanto potevo dentro, e non ho scorto nessun pri~Jcipio di eruzione vulcanica, non puzzo di sostanze sulfu- ree, non elevamento di tempe, 'atura, non depositi di nessuna ~nani,~.ra pel condensamento di vapore uscito; in sostanza nes- sun segno da far credere ci5 che si dieeva. Solo potei scorge- re un leggiero annerimento alia bocca, quindi non ne feei piit nessun caso e solamente il giorno 5 Novembre, insieme col bul- lettino meleorologico spedivo, per telegrafo, al Museo Fisico di Firenze questo breve dispaccio : 8i ride del vulcano. I1 giorno sei Novembre fui pregato dal Museo medesimo a mandate una deserizione un po' in dettaglio del falso vuleano: e per non di- re semplicemente ci6 che ne pensavo, feei pih di sessanta spe- rienze termometriche all 'aria libera in vicinanza della buca, nella buca stessa, e nelle acque del mare vieino, a ~arie pro- fondita; le quali sperienze danno queste medie col termometro centigrado:

Temperatura 7 Novembre, all 'aria libera . . . . . . . . |3~

nella buca di sgorgo . . . . l~.i nel mare vicino . . . . . . . 1~..3

8 Nor.mat.% all'aria libera . . . . . . . . . 13.5 nella buca . . . . . . . . . . t.5.0 nel mare vicino . . . . . . . 1~.~

nella sera~ all 'aria libera . . . . . . . . . t l . 5 nella bttca . . . . . . . . . . 15.1

Feci ancora nei giorni seguenti altre sperienze~ ma tanto

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mi parvero inutili che non ne tenni pifi nota; a questi miei spe- rimenti assisteva molta gente di ogni condizione~ a cui feci toc- care con mane la nullezza del fenomeno e la leggerezza con che si spargono le false voci. Prima di dare ia spiegazione che credo la pifl plausibile, dirb due parole del luogo da dove si vide escire il vapore. Il mole veechio del Porto di Livorno~ cor- re quasi diritto verso maestrale~ piegando un pochino a t ra - montana, ed ~ formate, come l'altre opere di questo genere, da grossi macigni artificiali ~ messi eosl l' un sopra l 'a l tro, e poi muratovi sopra; quindi frammezzo a questi macigni, nella parte di dentro, vi sono necessariamente delle eavitb, pifl o me- no grandi, deile quail alcuna comunica anche ceil'aria ester- ha. Niente di pifi facile che in processo di tempo ~ helle maree ordinarie e tanto pifi nelle bnrrasehe di mare, si siano per quel- le cavernette introdotte delle materie organiche e vegetabili co- me alighe~ ed abbiano fatto delle deposizioni~ capaci di metter- si in fermento pei grandi calori estivi; come vediamo par trop- po accadere lunge la passeggiata pubblica che da Livorno me- na ail'Ardenza~ dove d'estate~ qualche volta, si sente un puzzo di fermentazione vegetabile. Alla distanza di forse cento metri dalla punta del mole, verso il mez~ogiorno~ si trova la buca giit detta. Prima della costruzione del mole nuovo, molto avan- zata in quest'anno~ era anche assai pifi facile l'iutroduT.ione di quelle materie ira i maclgni~ come si pus facilmente giadicare dai depositi vegetabili the vi sono~ appena fuori della buca; ma era non sarebbe la rosa tanto agevole, perch~ le acque hel- le maree ordinarie diffieilmente salgono sine alia buca e helle burrasche frangonsi nel mole nuovo~ per guisa che giunte a[ mole vecchio~ le acque~ hanno perduta la lore velocitY., e ra eiascun vede the la localit~ del false vulcano essendo esposta ai raggi sotari e n o n essendo pifi~ nel sue interne, corsa dal- le acque del mare eosi faeilmente, torte dal mole nuovo~ ie sostanze ed i sedimenti organici di dentro hanno potuto subire forti decomposizioni ed originare una certa quautith di vapore resa anche pih manifesta dalla condensazione aecaduta hell'aria fredda dell' atmosfera di quel giorno, l;~" questa una delle spie- ga~ioni the si possono dare del fenomeno osservato nel Porto di Livorno. Moire altre spiegazioni allclte pifi semplici si pre-

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sentano alia mente. L'essenziale 6 di aver dimostrato che nes- sun indizio di eruzione vulcanica ha mai esistito r nessun se- gno di questo fenomeno 6 rimasto.

INTORNO AD UNA DISQUISIZIONE STORICA CIRCA LA PRIMA AP-

PLICAZIONE DEL PENDOLO ALL'OROLOGIOI; LETTER& DI' E.

ALBERI AL PROFESSORE V1NGENZO FLAUTI SEGRETARIO PER- . . . . PETU• DELLA R, ACCADEMIA BELLE SCIENZE Dl NAPOLI.

Nel volume di supplemento, o sedicesimo che dir voglia- mo delle Opere di Galileo da me pubblicate, 6 inserita una mia dissertazione intitolata: Dell" orologio a peudolo di G. Galilei. La quale avendo io pifi tardi iadirizzata all' illustre de- cano delle scienze fisiche in Francia, il Professore G. B. Biot, perch6 volesse farne omaggio in mio home a quella Imperia- le Accademia delle Scienze, cio ha dato luogo ad una sua disquisizioue, che mi obbliga alia seguente avvertenza, ch'io Vi prego di sottoporre a quest'inclita Accademia, la quale appunto per le fatiche da me durate nel condurre la sopr'l- detta edizione, mi onorava della qualifica di suo socio cor- rispondente.

Sino dal t3 Settembre del corrente anno, il sig. Biot in- trattcneva dunque l' Accademia intorno questo argomento col- le seguenti parole:

(< M. le professeur Eugenio hlb(~ri, le savant et conscien- (( cieux 6diteur de la collection complete des oeuvres de Ga- (( iil6e, r6cemment pubbli6e h Florence, a d6sir6 que je pr6- (( sentasse de sa part '5 l'Acad6mie une dissertation darts la (( quelle il a r6uni un ensemble de documents tendant'h prou- <( ver, qu 'en 9641, dans la derni~re ann6e de sa vie, GaIN

16e avait con(~u le projet d'appliquer le pendule aux hor- (( loges m6caniqucs pour moderer et r6gulariser la dt~scente (( de leur poids moteur; qu'il avait arl'6t6~ dans son esprit

YoL VIII. ~ .