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Domenica 24 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ITALIA » 19 N » STEFANO FELTRI essuno prende la religione più seriamente di un ateo militan- te. E il nuovo libro di Paolo Flores dArcais, filosofo, di- rettore di MicroMega, cerca di suscitare qualunque rea- zione tranne lindifferenza: La guerra del sacro (Raffaele Cortina) è una risposta intel- lettuale alla strage di Charlie Hebdo, un anno fa, e unarma da brandire nel dibattito se- guito a quella di novembre, sempre a Parigi. Mentre gli intellettuali francesi, da Eric Zemmour ad Alain Finkiel- kraut, si limitano a fornire una patina di legittimità alle pau- re e al razzismo che spinge il Front National, Flores vuole offrire una risposta drastica alle sfide poste dal jihadismo stragista: a chi uccide in nome di Dio, si risponde ostraciz- zando Dio dalla sfera pubbli- ca. Con una laicità radicale che non tollera simboli reli- giosi esposti, scuole confes- sionali, obiezioni di coscien- za allaborto. Nessuna sensi- bilità individuale può limita- re la laicità radicale: solo quando si arriverà a banaliz- zare la bestemmiapotremo dire che la libertà di espres- sione è salva (oltre alle vite di chi la pratica). Flores propo- ne addirittura controlli gine- cologici sulle bambine in par- tenza e di ritorno dallAfrica, oltre a monitoraggi nelle scuole, per evitare le mutila- zioni rituali. NELLA BATTAGLIAmai del tut- to vinta degli essere umani di decidere da soli il proprio de- stino, ogni richiamo a qualche forma di autorità esterna è una intollerabile rinuncia alla li- bertà, significa cedere terreno alla rivincita del sacroche minaccia un Occidente confu- so, molliccio nelle convinzioni e pavido nella loro traduzione concreta: Se Dio è superiore alla sovranità del disincanto, tutto è permesso in nome di Dio. Contestare il ricorso alla re- ligione come fonte di legitti- mità tende però a scivolare nel negare ogni legittimità alla re- ligione. Flores sostiene che quello che conta è la separa- zione tra Dio e spazio pubbli- co, come necessario annien- tamento preventivo della pos- sibilità che la religione diventi identità politica. Però si sca- glia con analoga forza contro il velo (manifestazione esterio- re di unidentità anche religio- sa piuttosto compatibile con uno Stato laico) come contro il burqa (difficile negare che in- dichi una sottomissione della donna in contrasto con i diritti costituzionali). Il direttore di MicroMega sembra muovere dal presupposto che soltanto per i musulmani sia impossi- bile contenere la religione nel foro interno: mentre posso- no esistere cattolici adulti, nellaccezione che ne diede Romano Prodi, i fedeli dellI- slam vengono presentati come alfieri della teocrazia, tutti. VALE LA PENAricordare, però, che nel romanzo di Michel Houellebecq Sottomissione , lascesa del partito islamico che arriva a conquistare lEli- seo comincia con lincapacità dei Socialisti e dei conservato- ri di inserire i francesi musul- mani nella normale dinamica. La guerra di civiltà cè, dice Flores, ma non tra Occidente e Islam, bensì tra sacro e disin- canto, auto-nomia ed ete- ro-nomia. Un sondaggio dellistituto americano Gallup in 130 Paesi (citato da Manlio Graziano nel libro Guerra san- ta e santa alleanza, il Mulino) ha scoperto che meno i musul- mani e gli occidentali si cono- scono, più sono convinti che tra loro ci sia una ostilità irri- mediabile. Per questo gli auto- ri dello studio parlano più di uno scontro di ignoranze che di civiltà. Flores ignorante certo non è, ma dellIslam sce- glie una rappresentazione se- lettiva, quella più congeniale a dimostrare la sua tesi di una- vanzata del sacro che minac- cia lOccidente. Gli unici due autori arabi che cita sono Sa- yyd Qutb, ideologo dei Fratelli musulmani, e Tariq Ramadan, contestato filosofo, nipote del fondatore dei Fratelli musul- mani. Non cè spazio per una- nalisi dellequilibrio tra reli- gione e Stato nei Paesi musul- mani più democratici e meno dogmatici (la Tunisia è un caso interessante, ma anche la Tur- chia ha dimostrato e dimostra tuttora una notevole separa- zione tra Islam privato e laicità ufficiale). Per gran parte del li- bro, poi, Flores tiene il registro della battaglia delle idee che precede e produce la violenza terroristica, salvo poi appog- giarsi allaneddotica (la crona- ca ne offre, indubbiamente) per giustificare limpossibile convivenza tra Islam e demo- crazia liberale. Avendo la lai- cità come obiettivo e criterio di giudizio unico, Flores rifugge ogni spiegazione sociologica e geopolitica della violenza, il problema è la religione, non il petrolio, la gestione della crisi siriana, la bomba atomica dellIran ecc. Ogni tentativo di comprendere le motivazioni del terrorista diventerebbe giustificazione. NELLA SECONDA PARTE del li- bro, però, Flores lega improv- visamente religione e condi- zione sociale: quando la demo- crazia tradisce le sue promes- se di uguaglianza mina la fidu- cia nella legittimità laica della sfera pubblica e spinge i delusi verso il sacro. Lo scrittore O- rhan Pamuk, figlio dellélite laica e occidentalizzata della Turchia, da bambino si era convinto che Allah fosse il dio dei poveri, visto che i ricchi non avevano bisogno di pre- garlo. Se così è, dichiarare guerra alla disuguaglianza e al privilegio non è almeno altret- tanto importante (e più pro- duttivo) che preoccuparsi del- la religione? E risolvere i disa- stri geopolitici che alimentano la violenza settaria (Siria, Li- bia, Iraq) un problema più se- rio del velo in classe? Senza laicità pubblica, è la risposta di Flores, tutto il resto conta poco, perché ogni con- cessione al sacro è linizio della sconfitta dellOccidente. Si può contestare tanta nettezza, ma almeno è una tesi che si può discutere e anche confutare, a differenza delle sgangherate giaculatorie di Oriana Fallaci e dei suoi discepoli che hanno intossicato il dibattito in que- sti anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un anno fa Una donna legge il primo numero di Charlie Heb- do uscito do- po la strage del 7 gennaio Ansa Il jihad della laicità: mettere Dio fuorilegge per fermare l Islam DOPO C H A R L I E Il saggio di Paolo Flores dArcais Democrazia LA VERA GUERRA DI CIVILTÀ Nessun compromesso è possibile per il direttore di MicroMega: il sacro avanza e minaccia le nostre libertà Il libro l La guerra del sacro Paolo Flores dArcais Pagine: 246 Prezzo: 15e Editore: Raffaello Cortina Se Dio è superiore alla sovranità del disincanto, allora tutto è permesso in nome di Dio

Flores d'arcais

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Domenica 24 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ITALIA » 19

N » STEFANO FELTRI

essuno prende la religione piùseriamente di un ateo militan-te. E il nuovo libro di PaoloFlores d’Arcais, filosofo, di-rettore di MicroMega, cercadi suscitare qualunque rea-zione tranne l’i nd i ff e re n za :La guerra del sacro (RaffaeleCortina) è una risposta intel-lettuale alla strage di CharlieHebdo, un anno fa, e un’armada brandire nel dibattito se-guito a quella di novembre,sempre a Parigi. Mentre gliintellettuali francesi, da EricZemmour ad Alain Finkiel-kraut, si limitano a fornire unapatina di legittimità alle pau-re e al razzismo che spinge ilFront National, Flores vuoleoffrire una risposta drasticaalle sfide poste dal jihadismostragista: a chi uccide in nomedi Dio, si risponde “o s t r a c i z-zando Dio dalla sfera pubbli-c a”. Con una laicità radicaleche non tollera simboli reli-giosi esposti, scuole confes-sionali, obiezioni di coscien-za all’aborto. Nessuna sensi-bilità individuale può limita-re la laicità radicale: soloquando si arriverà a “b a n a l i z-zare la bestemmia” potremodire che la libertà di espres-sione è salva (oltre alle vite dichi la pratica). Flores propo-ne addirittura controlli gine-cologici sulle bambine in par-tenza e di ritorno dall’Africa,oltre a monitoraggi nellescuole, per evitare le mutila-zioni rituali.

NELLA BATTAGLIAmai del tut-to vinta degli essere umani didecidere da soli il proprio de-stino, ogni richiamo a qualcheforma di autorità esterna è unaintollerabile rinuncia alla li-bertà, significa cedere terrenoalla “rivincita del sacro” cheminaccia un Occidente confu-so, molliccio nelle convinzionie pavido nella loro traduzioneconcreta: “Se Dio è superiorealla sovranità del disincanto,

tutto è permesso in nome diDio”.

Contestare il ricorso alla re-ligione come fonte di legitti-mità tende però a scivolare nelnegare ogni legittimità alla re-ligione. Flores sostiene chequello che conta è la separa-zione tra Dio e spazio pubbli-co, “come necessario annien-tamento preventivo della pos-sibilità che la religione diventiidentità politica”. Però si sca-glia con analoga forza contro ilvelo (manifestazione esterio-re di un’identità anche religio-sa piuttosto compatibile conuno Stato laico) come contro ilburqa (difficile negare che in-dichi una sottomissione delladonna in contrasto con i diritticostituzionali). Il direttore diMi cro Meg a sembra muovere

dal presupposto che soltantoper i musulmani sia impossi-bile contenere la religione nel“foro interno”: mentre posso-no esistere cattolici “a dulti”,nell’accezione che ne diedeRomano Prodi, i fedeli dell’I-slam vengono presentati comealfieri della teocrazia, tutti.

VALE LA PENAricordare, però,che nel romanzo di MichelHouellebecq S o t t o m i ss i o n e ,l’ascesa del partito islamicoche arriva a conquistare l’Eli -seo comincia con l’incapacitàdei Socialisti e dei conservato-ri di inserire i francesi musul-mani nella normale dinamica.La guerra di civiltà c’è, diceFlores, ma non tra Occidente eIslam, bensì tra sacro e disin-canto, auto-nomia ed ete-

ro-nomia. Un sondaggiodell’istituto americano Gallupin 130 Paesi (citato da ManlioGraziano nel libro Guerra san-ta e santa alleanza, il Mulino)ha scoperto che meno i musul-mani e gli occidentali si cono-scono, più sono convinti chetra loro ci sia una ostilità irri-mediabile. Per questo gli auto-ri dello studio parlano “più diuno scontro di ignoranze chedi civiltà”. Flores ignorantecerto non è, ma dell’Islam sce-glie una rappresentazione se-lettiva, quella più congeniale adimostrare la sua tesi di un’a-vanzata del sacro che minac-cia l’Occidente. Gli unici dueautori arabi che cita sono Sa-yyd Qutb, ideologo dei Fratellimusulmani, e Tariq Ramadan,contestato filosofo, nipote del

fondatore dei Fratelli musul-mani. Non c’è spazio per un’a-nalisi dell’equilibrio tra reli-gione e Stato nei Paesi musul-mani più democratici e menodogmatici (la Tunisia è un casointeressante, ma anche la Tur-chia ha dimostrato e dimostratuttora una notevole separa-zione tra Islam privato e laicitàufficiale). Per gran parte del li-bro, poi, Flores tiene il registrodella battaglia delle idee cheprecede e produce la violenzaterroristica, salvo poi appog-giarsi all’aneddotica (la crona-ca ne offre, indubbiamente)per giustificare l’i mp os si bi leconvivenza tra Islam e demo-crazia liberale. Avendo la lai-cità come obiettivo e criterio digiudizio unico, Flores rifuggeogni spiegazione sociologica egeopolitica della violenza, ilproblema è la religione, non ilpetrolio, la gestione della crisisiriana, la bomba atomicadell’Iran ecc. Ogni tentativo dicomprendere le motivazionidel terrorista diventerebbegiustificazione.

NELLA SECONDA PARTE del li-bro, però, Flores lega improv-visamente religione e condi-zione sociale: quando la demo-crazia tradisce le sue promes-se di uguaglianza mina la fidu-cia nella legittimità laica dellasfera pubblica e spinge i delusiverso il sacro. Lo scrittore O-rhan Pamuk, figlio dell’é li t elaica e occidentalizzata dellaTurchia, da bambino si eraconvinto che Allah fosse il diodei poveri, visto che i ricchinon avevano bisogno di pre-garlo. Se così è, dichiarareguerra alla disuguaglianza e alprivilegio non è almeno altret-tanto importante (e più pro-duttivo) che preoccuparsi del-la religione? E risolvere i disa-stri geopolitici che alimentanola violenza settaria (Siria, Li-bia, Iraq) un problema più se-rio del velo in classe?

Senza laicità pubblica, è larisposta di Flores, tutto il restoconta poco, perché ogni con-cessione al sacro è l’inizio dellasconfitta dell’Occidente. Sipuò contestare tanta nettezza,ma almeno è una tesi che si puòdiscutere e anche confutare, adifferenza delle sgangherategiaculatorie di Oriana Fallaci edei suoi discepoli che hannointossicato il dibattito in que-sti anni.

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Un anno faUna donnalegge il primonumero diCharlie Heb-do uscito do-po la stragedel 7 gennaioAnsa

Il jihad della laicità:mettere Dio fuorileggeper fermare l’I sl a m

DOPO “C H A R L I E” Il saggio di Paolo Flores d’Arcais Democ razia

LA VERA GUERRA DI CIVILTÀ

Nessun compromessoè possibile per il direttoredi MicroMega: il sacro avanzae minaccia le nostre libertà

Il libro

l La guerradel sacroPaolo Floresd’Arc ai sPagine: 24 6Prezzo: 15e

E ditore:Ra f fae l loC or t i n a

Se Dioè superioreal l as o v ra n i t àd eldisincanto,al l o rat utt oè permessoin nomedi Dio