36
Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N. 2/ GIUGNO 2009 LA RIVISTA DELLA DSC PER LO SVILUPPO E LA COOPERAZIONE www.dsc.admin.ch Africa occidentale: mille sfide e un immenso potenziale Bangladesh: tra urbanizzazione e un fiorente settore tessile Concentrare la cooperazione allo sviluppo: un obiettivo non privo di rischi

Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Un seul mondeEine WeltUn solo mondo

N. 2/ GIUGNO 2009LA RIVISTA DELLA DSCPER LO SVILUPPO E LACOOPERAZIONEwww.dsc.admin.ch

Africa occidentale: mille sfidee un immenso potenziale

Bangladesh: tra urbanizzazionee un fiorente settore tessile

Concentrare la cooperazione allo sviluppo:un obiettivo non privo di rischi

Page 2: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Sommario

DSC

FORUM

Un solo mondo n.2 / Giugno 20092

AFRICA OCCIDENTALEL’immenso potenziale dell’Africa occidentaleLe popolazioni dell’Africa occidentale si distinguono per laloro estrema mobilità. Sotto l’effetto dell’urbanizzazione edella crescita demografica, il mondo agricolo è profondamentemutato

6Accrescere i legami tra istruzione e realtà localeNell’Africa occidentale, per diversi motivi, milioni di bambinisono esclusi dall’istruzione. La cooperazione svizzeracontribuisce a migliorare la qualità della formazione

12«Non siamo meno competitivi degli americani»Un’intervista con Ndiogou Fall, presidente della Rete delleorganizzazioni contadine e dei produttori agricoli in Africaoccidentale (Roppa)

14

BANGLADESHUna svolta grazie al tessileIl Bangladesh, paese in cui il 45 per cento dei 160 milioni di abitantivive ancora sotto la soglia della povertà, si serve della manodoperaa basso costo per spronare l’industria tessile nazionale

16Un sogno a tre ruoteHana Shams Ahmed, una giovane giornalista in quel di Dhaka,ci illustra la vita quotidiana di un simpatico conduttore di risciò

20

Attenti a non mettere a repentaglio i successi raggiuntiMartin Dahinden, direttore della DSC, illustra gli effettidevastanti che la crisi finanziaria provoca nei paesi in viadi sviluppo

21Poliziotte afgane al servizio delle donneIn Afghanistan un programma per le pari opportunità inseno al corpo di polizia si prefigge di ridurre i casi di violenzadomestica

22

Concentrazione – nessuna garanzia di efficaciaLa concentrazione degli aiuti allo sviluppo non è unapanacea, cela infatti anche diversi rischi e non semprecostituisce l’approccio giusto

26«Un capriccio soddisfatto a spese dei disoccupatinei ghetti»Lo scrittore sudafricano Zakes Mda critica le strategiedi sviluppo scelte dal proprio paese

29

«Lo sviluppo è per definizione un cambiamentoculturale»Siri Tellier, direttrice dell’ufficio ginevrino del Fondo delleNazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), ci spiegacome e perché la cultura vada integrata nellacooperazione allo sviluppo

30

Editorial 3Periscopio 4Dietro le quinte della DSC 25Che cos’è … la corruzione? 25Servizio 33Impressum 35

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), l’agenzia dellosviluppo in seno al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), èl’editrice di «Un solo mondo». La rivista non è una pubblicazione ufficialein senso stretto; presenta infatti anche opinioni diverse. Gli articoli pertantonon esprimono sempre il punto di vista della DSC e delle autorità federali.

Un luogo di scambio per lo sviluppoGrande impatto per un mini-progetto di sviluppo a Cuba

24DOSSIER

ORIZZONTI CULTURA

Page 3: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Il cambiamento spaventa. Spaventa, quando le cata-strofi naturali incalzano e sembra avvicinarsi il crollodell’intero ecosistema. Spaventa, quando regioni ruralidevono essere abbandonate e le città, a causa dellaforzata immigrazione di milioni di persone, sono pros-sime alla loro esplosione demografica. Spaventa, infine, quando il numero dei disoccupati cresce e la for-bice tra ricchi e poveri si allarga sempre più.Tali cambiamenti ci pongono di fronte a giganteschesfide. Il modo in cui le affrontiamo varia da paese apaese, da cultura a cultura, ed è di decisiva impor-tanza per la cooperazione allo sviluppo.

Nell’attuale edizione di «Un solomondo» vi proponiamodiversi esempi dell’interazione tra cultura e sviluppo.Nell’Africa occidentale, ad esempio, è nella pratica tra-dizionale del «cousinage à plaisanterie» (cuginanzaburlesca n.d.t.) che si può trovare la prova più lam-pante della sopravvivenza della tradizione africana diregolare pacificamente i conflitti: con molto umore, tal-volta anche amaro, si procede ad eliminare liti fra vicinidi casa e fra parenti. «Molto più di mero divertimento,questo uso codificato dello humour permette di preve-nire o risolvere molti conflitti e serve a serbare la pacetra le famiglie e le popolazioni secondo regole e ritualimolto precisi», spiega l’ex governatore di Dakar e scrit-tore Saliou Sambou nel nostro Dossier (pag. 8), dedi-cato all’Africa occidentale. Questa parte dell’Africa,nonostante le grandi sfide che restano da affrontare –dalla siccità alle enormi emigrazioni interne verso i cen-tri urbani ed all’instabilità politica e sociale – sorprendecostantemente per le sue stupefacenti capacità dicambiamento e di sviluppo.

Un ulteriore esempio dell’interazione tra cultura e svi-luppo emerge dalla storia della trentottenne cucitriceRekha (pag. 16): quando nel 1990 l’industria tessile delBangladesh fece enormi progressi e le fabbriche spun-tarono come funghi dal terreno, molte donne trovaronolavoro e con esso anche un riconoscimento sociale.Oggi, Rekha è orgogliosa di contribuire al reddito fa-miliare e di avere raggiunto una certa indipendenza. Unsuccesso questo che va letto anche in rapporto allacultura locale in cui queste donne vivono.

Il rapporto 2008 del Fondo delle Nazioni Unite perla Popolazione (UNFPA) esige l’uso di cosiddetti ap-procci culturalmente sensibili nell’ambito della coope-razione allo sviluppo. Siri Tellier, capo dell’ufficio gine-vrino dell’UNFPA, afferma nella nostra intervista (pag.30) che lo sviluppo non si arresta di certo con la co-struzione di un ponte o di una centrale elettrica, ma cheesige anche un cambiamento del modo di pensare e dicomportarsi. Quanto possa essere difficile spronaredelle popolazioni ad un cambiamento di pensiero, SiriTellier lo riscontra quotidianamente nel suo lavoro.Infatti, nella nostra intervista afferma in modo chiaro:«Chi si oppone al cambiamento, in fondo non vuole losviluppo».

(Tradotto dal tedesco)

La redazione

Interazione tra cultura e sviluppo

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 3

Editoriale

Page 4: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Mar

tinR

oem

ers/

laif

Gue

nay

Ulu

tunc

ok/l

aif

Africa: serbatoio mondialedel riso(gn) Già da tempo il riso non èpiù l’alimento di base per la solaAsia: l’Africa si sta infatti evi-denziando quale secondo acqui-rente, e ne importa oggi circadieci milioni di tonnellatel’anno. Eppure, il continenteavrebbe non solo il potenzialedi coprire il proprio fabbisogno,bensì anche di produrne grandiquantità per l’export. È quantoafferma MarcoWopereis delCentro africano per il risoWARDA.Mentre in Asia la pro-duzione non può più essere in-crementata, l’Africa – secondola FAO – dispone di circa 200milioni di ettari di bassopianoe territori umidi, perfettamenteatti alla coltivazione del riso.Nuovi tipi di riso, sviluppati ap-positamente per le condizioniclimatiche africane, dovrebberoconsentire in futuro un enormeincremento dei raccolti, cosìcome evidenzia l’esempio delMali. Inoltre, il riso africano èrecentemente divenuto concor-renziale. Ancora oggi, l’Africasubsahariana importa il 40 percento del suo fabbisogno. Leproiezioni fornite da MarcoWopereis in occasione di unaconferenza a Zurigo lascianointravedere visioni che vannoben al di là del semplice autoso-stentamento. L’esperto ha, ineffetti, parlato di un’Africa pre-sto serbatoio mondiale del riso.www.warda.org

Proteggere le piante curative(gn) La natura è la più impor-tante farmacia del mondo. Cioffre circa 50000 piante cura-tive. Secondo un rapporto diPlantlife International circa15000 di queste specie sonominacciate di estinzione.Manon si dovrà arrivare a ciò: conl’aiuto delle popolazioni locali,le piante medicinali in pericolo,possono essere utilizzate e nellostesso tempo protette. «Una mi-gliore salute, garanzia di guada-gno, e la possibilità di mantenerele tradizioni culturali sono im-portanti argomenti quando sitratta di motivare l’uomo a pro-teggere le piante medicinali»,afferma Alan Hamilton, autoredi uno studio, che riassume leconoscenze scaturite da una de-cina di casi esemplari. È così cheun progetto in Uganda rendeaccessibile la garanzia di un trat-tamento di basso costo contro lamalaria con piante medicinali; icontadini del posto vengono

istruiti nella produzione di kitdi emergenza con medicinenaturali, ed in Cina, per la prote-zione di piante medicinali inpericolo, vengono realizzatigiardini e riserve protette econtrollate dalle comunità locali.www.plantlife.org.uk

Le donne del Mali chiedonola pace( jls) Nel nord del Mali conti-nuano gli scontri nei quali siconfrontano, ad intermittenza,l’esercito governativo ed i ribellituareg, che rivendicano l’auto-nomia politica di questa regione.Ora alcune donne, semplici cit-tadine o membri di associazioni,si mobilitano per cercare diporre fine a queste atrocità, edesercitano pressioni sia sull’eser-cito sia sui ribelli. «Non siamosul campo di battaglia, e nem-meno nelle delegazioni cheprendono parte ai negoziati, mala pace parte comunque dallenostre iniziative», afferma AssoryAïcha Belco, membro dellaCoordinazione delle associazionie delle ONG del Mali (Cafo),presente su tutto il territorio.La Cafo organizza delle marce afavore della pace, oltre a confe-renze e manifestazioni davantialle caserme. In aggiunta a questieventi, le pacifiste operano an-che su tempi lunghi. Fra l’altro,propongono programmi di alfa-betizzazione tesi ad evidenziarele aberrazioni della guerra e leconseguenze per le famiglie.Tali

Un solo mondo n.2 / Giugno 20094

Per

isco

pio

Page 5: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

The

New

York

Tim

es/R

edux

/laif

corsi, frequentati da donne diogni età, sono tenuti nelle linguenazionali.

Solidarietà contro la povertà( jls) Nelle grandi città del Niger,le difficoltà economiche hannostimolato le donne a dar nuovavita al foyandi, che sono poi cir-coli di solidarietà nati negli anni’60. Questi club femminili sicontano oggi a centinaia. Perfarne parte, è necessario farsicarico di una quota mensile chepuò andare dai 5000 ai 60000franchi CFA (più o meno, da 12a 140 CHF). Ogni mese, il totaleraccolto è consegnato ad unadelle donne membro del club.Così, secondo il turno stabilito,le donne ricevono l’equivalente,una somma che va da 700 a1200 franchi svizzeri a secondadella grandezza del foyandi.Per Hadjia Fati, membrodell’Associazione delle donnedel Niger, i foyandi sono oggi-

giorno una vera strategia nellalotta contro la povertà.Alcunedonne utilizzano il denaro rice-vuto per sistemare l’arredamentodelle loro case.Altre, ne approfit-tano per investirlo nell’alleva-mento o in piccole attività com-merciali. Questo capitale inizialeconsente loro ad esempio diaprire un negozietto, di mettersia vendere teli multicolori, didar vita ad una struttura di pro-duzione di succhi di frutta, o dilanciarsi nel mondo della risto-razione.

Grandi progressi contro lapoliomielite(bf ) La malattia, che uccide lesue vittime o le storpia, sta final-mente per sparire. Nel 1988,quando fu lanciata la campagnainternazionale per sradicarela paralisi infantile, ogni annosi ammalavano ancora ben350000 bambini. Oggi, il nu-mero delle infezioni si è ridotto

a 1600 casi di poliomielite al-l’anno, tuttavia il virus persiste, eancora oggi colpisce in partico-lare bambini in India,Afghani-stan, Nigeria e Pakistan. Da que-sti paesi, il virus si sposta – se-condo quanto affermal’Organizzazione mondiale dellasanità – in altri paesi in via disviluppo. I maggiori problemiche si presentano nella lotta allapoliomielite sono da vedere nel-l’efficacia dei vaccini (India), inun ridotto tasso di vaccinazioni

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 5

Cooperazione(Nigeria) e in problemi diaccesso al vaccino a causa diconflitti armati (Afghanistan ePakistan).Al momento, la comu-nità internazionale – soprattuttoil Rotary International, la GatesFoundation, Germania e RegnoUnito – hanno comunicato all’i-nizio dell’anno che metterannoa disposizione oltre 630 milionidi dollari Usa, tesi alla definitivaeliminazione della paralisi infan-tile.www.rotary.org/endpolio

Dis

egno

diM

artia

lLei

ter

Page 6: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Un solo mondo n.2 / Giugno 20096

L’immenso potenzialedell’Africa occidentale

DO

SS

IE

R

Le popolazioni dell’Africa occidentale si distinguono per la loro estrema mo-bilità. Si spostano non soltanto tra i paesi – per fare commercio o cercare la-voro – ma anche dalle campagne verso le città. Sotto l’effetto dell’urbanizza-zione e della crescita demografica, il mondo agricolo è profondamente mutato.Di Christine Holzbauer*.

Page 7: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Jean

-Cla

ude

Mos

chet

ti/R

EA

/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 7

Africa occidentale

L’Africa occidentale occupa un quinto del Con-tinente nero ed offre una grande varietà geogra-fica tra gli Stati costieri e quelli della striscia del-l’Africa subsahariana. Questi 16 o 17 paesi – se-condo che si includa o meno il Ciad oltre allaMauritania e ai quindici Stati membri della Co-munità economica degli Stati dell’Africa occi-dentale (Cedeao) – costituiscono un insieme mul-ticolore ed eterogeneo, ma soltanto in apparenza.Anche se di primo acchito nulla sembra accomu-nare un tuareg nigeriano col turbante, un man-dingo della Guinea, un peul del Senegal o unmandjak di Capo Verde, i legami etnici e socio-culturali che uniscono i vari popoli della regionesono in realtà antichi e profondi.Secondo lo scrit-tore Saliou Sambou, ex governatore di Dakar, è

nella pratica tradizionale del «cousinage à plaisante-rie» (cuginanza burlesca n.d.t.) che si può trovarela prova più lampante della sopravvivenza della tra-dizione africana di regolare pacificamente i con-flitti. La cuginanza patronimica o simbolica trapersone di etnie o classi sociali differenti è moltodiffusa in paesi come il Mali. Essa autorizza l’im-piego dell’ironia tra «cugini»,che sovente sono an-che dei semplici vicini di casa.Questi possono far-si delle battute e dirsi verità anche amare. «Moltopiù di mero divertimento, questo uso codificatodello humour permette di prevenire o risolveremolti conflitti e serve a serbare la pace tra le fa-miglie e le popolazioni secondo regole e ritualimolto precisi», spiega Salio Sambou.

Scambi e migrazioni nonostante gli osta-coliViaggiatori e commercianti nell’anima,gli abitantidell’Africa occidentale sono sempre pronti adespatriare nei luoghi in cui intravedono reali pos-sibilità di guadagnare denaro.Nonostante le diffi-coltà dovute ai posti di blocco delle dogane o del-la polizia sulle strade, il commercio transfrontalie-ro non ha mai cessato di esistere. Al contrario, èun presupposto per la sopravvivenza di numerosiStati dell’Africa subsahariana privi di accesso almare.Il mauritano Ahmedou Ould-Abdallah, che dal2002 al 2007 ha diretto a Dakar l’ufficio delle Na-zioni Unite per l’Africa occidentale (UNOWA),era consapevole della necessità di incoraggiare iflussi migratori e gli scambi, di vitale importanzaper tutta la regione. Durante il suo mandato nonha mai smesso di raccomandare la rimozione deiblocchi stradali e di tutti gli ostacoli alla libera cir-colazione delle persone e delle merci. SecondoOuld-Abdallah le sfide transfrontaliere – anchequelle poste dai mercenari, dai bambini soldato odalla proliferazione delle armi leggere – possonoessere affrontate soltanto con un «approccio re-gionale integrato, e non più Stato per Stato». L’exrappresentante speciale del Segretario generaledelle Nazioni Unite per l’Africa occidentale rac-comandava una strategia globale di prevenzionedei conflitti, di gestione delle crisi e di stabilizza-zione post conflitto nella regione.

Guerre a rafficaI cambiamenti climatici e l’incalzante desertifica-zione inaspriscono i conflitti tra allevatori e agri-coltori, divenuti ricorrenti a causa dei problemifondiari ancora irrisolti. Sanguinosi scontri han-no devastato gli Stati costieri. Scoppiata nel di-cembre 1989 in Liberia, la guerra si è spostata inSierra Leone, poi ha toccato nuovamente la Libe-

Le popolazioni dell’Africa occidentale si distinguono perla loro estrema flessibilità e per il loro spiccato senso de-gli affari. Nell’immagine, un venditore ambulante di palloninelle vie di Cotonou, la metropoli finanziaria del Benin.

Page 8: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

LeFi

garo

Mag

azin

e/la

if

Jorg

enS

chyt

te/S

tillP

ictu

res

Mic

hael

Rie

hle/

laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 20098

ria, prima di diffondersi in Guinea nel 2000 e2001.Nel settembre 2002 la Costa d’Avorio è pre-cipitata a sua volta nella violenza. Nonostante larinnovata promessa di elezioni dal 2005, il gigan-te economico dell’Africa occidentale resta oggi ac-quartierato in una situazione di «né pace né guer-ra». Questo contesto ha un impatto non indiffe-rente sulle attività del porto diAbidjan e,di riflesso,su quelle degli altri porti della regione (Lomé,Accra, Cotonou, ed anche Dakar). In Guinea, unagiunta militare ha assunto il potere nel dicembre2008, dopo la morte del presidente LansanaConté.A detta di International Crisis Group (ICG),nel paese la situazione permane allarmante, anzi-tutto a causa della «presenza, a cavallo dei confinidi Stato, di un gran numero di ex combattenti delconflitto liberiano che vivono nelle regioni silve-stri».

Ritorno alla stabilitàOggi molti di questi paesi sono saldamente im-pegnati sulla via della pace e della stabilità.La guer-

ra in Sierra Leone si è ufficialmente conclusa nelgennaio 2002. Il conflitto liberiano ha preso finecon la fuga in esilio di Charles Taylor, e quello inCosta d’Avorio con i primi accordi di pace diOuagadougou nel marzo 2007, che hanno con-sentito all’ex capo delle forze ribelli GuillaumeSoro di divenire primo ministro. Fatto significati-vo: è il presidente del Burkina Faso Blaise Cam-paoré, a lungo sospettato di aver rifornito i ribel-li ivoriani con armi e derrate alimentari, ad esser-si trasformato in depositario di pace. Benchéfragile, la pace – o piuttosto l’assenza di conflittiaperti – in questi Stati costieri ha almeno permessodi avviare il processo di disarmo, di assicurare ilrimpatrio di migliaia di profughi e di iniziare laricostruzione. Ma, soprattutto, favorisce un veroapproccio regionale integrato, grazie al rafforza-mento del partenariato tra le missioni di pace o leagenzie delle Nazioni Unite e le istituzioni re-gionali.Ma a preoccupare sono soprattutto le dinamichesocioeconomiche e politiche come pure la preca-

Benin: facilitare l’ac-cesso all’acqua potabileSolo il 41 per cento dellapopolazione rurale delBenin ha attualmente ac-cesso all’acqua potabile.Il governo si augura di por-tare questo tasso al 67 percento entro il 2015. Perraggiungere questo obiet-tivo, il Centre Régionalpour l’Eau Potable etl’Assainissement à faiblecoût propone una solu-zione semplice, che richie-de soltanto un po’ di solee una bottiglia di plastica.Creato dall’Istituto federalesvizzero per le scienze e letecnologie dell’acqua(Eawag), questo procedi-mento – battezzato «disin-fezione solare dell’acqua»– utilizza i raggi ultra-vieoletti e il calore del soleper decontaminare l’acqua.Ad oggi il Benin è uno deirari paesi dell’Africa occi-dentale ad averlo testato.In questo Stato, le malattiediarroiche, compreso il co-lera, sono la causa nel 17per cento dei decessi fra ilattanti. In Africa uccidono800 000 persone ognianno; il 90 per cento sonobambini sotto i 5 anni.

Molti esperti sono convinti che lo sviluppo dell’Africa occidentale sia possibile solo attraverso un approccio globale etransfrontaliero. Di questa politica ne sono un esempio il Benin (in alto e a sinistra) e il Burkina Faso (a destra).

Page 9: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Wim

Klerkx/laif

Bruno

Morandi/hem

is.fr/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 9

ria sicurezza lungo le zone di confine,vaste e spes-so mal controllate. Così, il traffico di cocaina pro-veniente dall’America latina che transita in Africaoccidentale a destinazione dell’Europa ha trasfor-mato in «narcostati» paesi molto poveri come laGuinea-Bissau. In questo piccolo paese lusofono,un regolamento di conti ai vertici ha provocato, ainizio marzo, la morte del presidente Joao Ber-nardo Vieira e del suo capo di Stato maggiore.Questi eventi sollevano numerosi quesiti quantoall’infiltrazione dei narcotrafficanti nelle più altesfere del potere.Tutti gli Stati costieri della regio-ne ne sono colpiti, in particolare la vicina Guinea,che ha fatto della lotta contro l’insicurezza, la cor-ruzione e il traffico di droga, le sue tre priorità.

Strategie integrate per le zone di confineHervé Ludovic de Lys, direttore regionale del-l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordina-mento degli affari umanitari (UNOCHA), vedeun solo modo per bloccare la diffusione dell’in-stabilità: i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni

delle zone di confine sensibili devono essere te-nute in maggiore considerazione in ambiti comela riforma della sicurezza, la gestione transfronta-liera concertata, l’assistenza umanitaria o la colla-borazione con la società civile. In partenariato conUNOWA, ha pertanto organizzato a Timbuctu,nell’aprile 2005, una riunione transfrontaliera traMali, Mauritania e Niger per consentire a questitre Stati sahelo-sahariani di definire soluzioni incomune dopo anni di protratta siccità.Nel settembre 2005 si è tenuto a Sikasso (Mali)un seminario simile sulla zona che comprende ilsud del Burkina Faso, il Mali meridionale e la Co-sta d’Avorio settentrionale. Infine, la capitale gui-neana Conakry ha accolto nel 2006 una confe-renza sulla stabilità nell’Unione del fiume Mano,che riunisce Guinea, Costa d’Avorio, Liberia eSierra Leone. Ultimo gruppo di paesi di confinead essere stato identificato per lavorare all’elabo-razione e alla messa in atto di «strategie integratedi sviluppo», il Senegal, la Gambia e la Guinea-Bis-sau non si sono ancora incontrati.Secondo il Club

Burkina Faso: combat-tere l’impoverimentodel suoloUn cattivo utilizzo delle ri-sorse naturali deteriora leterre e spezza gli equilibriecologici. In un paesecome il Burkina Faso, dovel’economia è predominatadall’agricoltura e l’alleva-mento, può generare con-flitti anche gravi. Questidue settori occupano, in-fatti, oltre l’85 per centodella popolazione e garan-tiscono quasi il 70 percento degli introiti dalleesportazioni. Per tale mo-tivo, Green Cross Svizzerae Green Cross BurkinaFaso hanno deciso di lan-ciare il progetto «Preven-zione dei conflitti legati allagestione delle risorse natu-rali nel bacino del Volta».Il comune rurale di Nagré-ongo ha funto da puntod’accesso per la fortepressione esercitata dallepopolazioni sulle risorsenaturali (suolo, acqua,vegetazione). Creato nel1994, Green CrossBurkina Faso diffonde unatecnologia di compostag-gio chiamata «compostplus», che consente di pro-durre concime organico,indispensabile per il recu-pero dei terreni degradati.

Africa occidentale

Nelle regioni rurali dell’Africa occidentale, le persone vivono, come in questa immagine del Niger, in primo luogo diagricoltura e allevamento.

Mauritania

Nouakchott

Bamako

Mali Niger

NigeriaBurkina Faso

Costa d’Avorio

Guinea

Senegal

Gambia

Capo Verde

Benin

Sierra Leone

Liberia

Guinea-Bissau

TogoGhana

Dakar

Banjul

Praia

Monrovia

Freetown

Conakry

Bissau

Niamey

Abuja

Porto-NovoLomé

Accra

Yamassoukro

Ouagadougou

Ciad

N’Djamena

Page 10: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Hen

ning

Chr

isto

ph/D

asFo

toar

chiv

/Stil

lPic

ture

s

Un solo mondo n.2 / Giugno 200910

pagne non è rosea, poiché non permette alle po-polazioni di nutrirsi. Per rimediarvi, il Consiglioper la ricerca e lo sviluppo agricolo dell’Africacentrale e occidentale (CORAF) raccomanda dicoinvolgere un’ampia fascia di partner nei settoridella ricerca e dello sviluppo. «La routine non hafatto avanzare l’agricoltura. Dobbiamo appellarciad un nuovo sistema che favorisca le collaborazionitra agricoltori, industria, ricercatori, industrie ditrasformazione delle derrate ed altri attori», affer-ma Marcel Nwalozie del CORAF.

Una persona su quattro soffre di malnu-trizioneSecondo Ibrahim Assane Mayaki, direttore esecu-tivo dello hub agricolo,occorre rimettere gli agri-coltori – e in particolare le donne contadine – alcentro delle preoccupazioni.È, infatti, a causa del-la scarsa produttività dell’agricoltura alimentareche i paesi della regione sono obbligati ad impor-tare prodotti alimentari a costi sempre crescenti.«L’agricoltura ha difficoltà a nutrire le famiglie.Una persona su quattro soffre di malnutrizione,

del Sahel e dell’Africa occidentale, l’essenziale perquesti Stati è di privilegiare l’identificazione e lapromozione di dinamiche di cambiamento. «Nelcorso degli ultimi decenni, l’Africa occidentale havissuto trasformazioni così profonde che non do-vrebbe essere percepita come una regione in sta-gnazione, ma in mutazione,capace di adeguamentie progressi significativi. Non si tratta certo di af-fermare che tutto va bene,ma di riconoscere i con-siderevoli sforzi attuati dagli africani occidentalicon il sostegno dei partner per lo sviluppo», si puòleggere nel sito internet dell’organizzazione.

Mutamenti rurali e urbaniOggi le politiche di sviluppo rurale non possonopiù riferirsi ad immagini del passato. Secondol’Atlas de l’intégration régionale en Afrique del’Ouest, nel corso degli ultimi 45 anni, il mondoagricolo dell’Africa occidentale sarebbe profon-damente mutato: la crescita demografica e l’urba-nizzazione hanno trasformato quest’area in unmercato di dimensione regionale. Questa nuovaera è dunque carica di promesse ma anche di ri-schi, nella misura in cui la popolazione rurale piùdebole subisce gli svantaggi del mercato senza be-neficiare dei vantaggi. Il passaggio da un’econo-mia agraria tradizionale all’urbanizzazione e almercato è andato di pari passo con un consumoaccresciuto di spazi agricoli e di risorse naturalinon rinnovabili, come la legna da riscaldamento.E sotto la pressione demografica,nei prossimi ven-t’anni questi mutamenti saranno senz’altro più ra-pidi ed energici.Nell’Africa occidentale la popolazione urbana au-menta del 4,4 per cento l’anno, il tasso di crescitapiù elevato al mondo. Entro il 2020, oltre la metàdegli abitanti sarà probabilmente costituita da cit-tadini. Una città di 100000 abitanti nel 2006, neconterà 160000 nel 2025, già solo per il suo na-turale sviluppo,e 180000 considerando i nuovi ar-rivati dal mondo rurale. Rispetto a oggi, un nu-mero maggiore di aziende agricole sarà ben col-legato al mercato e ne trarrà dei vantaggi. Gliagricoltori delle zone periferiche, invece, conti-nueranno a subire i capricci del clima e del mer-cato, forse in misura ancora maggiore a causa del-l’impatto dei mutamenti climatici. In ultima ana-lisi, l’agricoltura non sarà l’unica attività delmondo rurale, anche se resterà il motore princi-pale. Universo agricolo e universo urbano sonostrettamente connessi, e le loro relazioni si inten-sificheranno. Qualsiasi politica o strategia di svi-luppo dovrà tenerne conto.

Sottrarre l’agricoltura alla routineLa situazione che prevale attualmente nelle cam-

Niger: diversificare laproduzioneYatawa, 600 chilometri adest della capitale Niamey,sembra un eden verde. Dal2001, in questa regionesvariati gruppi di gestionesono stati creati nell’am-bito di un programma chepermette ai contadini dibeneficiare di prestiti rinno-vabili a tassi agevolati.Appollaiato su una pompaa pedali, Abdoulaye si ral-legra: «Qui cresce di tutto:carote, cipolle, cavoli e an-che delle insalate!» A turnoi soci della cooperativa sidanno il cambio ai pedali.È il mezzo più economicoper irrigare gli appezza-menti. «In due anni la co-operativa ha raddoppiatola superficie coltivabile.Oggi i raccolti sono tre al-l’anno – e generano ancheeccedenze, grazie alla pro-duzione diversificata», in-dica un responsabile diSOS Sahel Niger. Questaorganizzazione aiuta anchele donne nell’allevamentodi ovini e sostiene il rimbo-schimento con giovanipianticelle di acacia, chegrazie allo sfruttamentodella gomma arabica rap-presenteranno un’impor-tante fonte di reddito.

Il mercato Dantopka, a Cotonou, nel Benin, è il piùgrande mercato dell’Africa occidentale ed evidenziamolto bene lo spiccato senso per gli affari della gentedi questa regione.

Page 11: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

PhilippEngelhorn/laif

Jens

Grossmann/laif

PhilippEngelhorn/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 11

Mali: istruzione primariaper tuttiDal 2002 al 2007, la per-centuale di allievi malianiiscritti alla scuola primaria èaumentata dal 56 al 68 percento per le ragazze e da78 all’88 per cento per iragazzi. Il governo realizzadunque un notevole pro-gresso nel raggiungimentodel secondo Obiettivo disviluppo del Millennio, checonsiste appunto nel ga-rantire un’istruzione prima-ria per tutti entro il 2015.Tuttavia, la carenza di in-segnanti e di posti nelleclassi impedisce a un nu-mero crescente di bambinidi frequentare il ciclo se-condario. Su oltre 80000allievi che hanno sostenutogli esami di ammissionealla scuola secondaria nel2008, 17000 non sonostati ammessi. Per farfronte a questo problemasaranno costruiti nuovicentri di formazione profes-sionale. Tanto più che, se-condo il ministero malianodell’Istruzione, nel 2010quasi il 35 per cento degliallievi del primario non sod-disferà i criteri richiesti peraccedere al ciclo seconda-rio.

rari sono i nuclei familiari che hanno accesso al-l’elettricità – appena il 7 per cento dei contadini– e la tentazione di emigrare è forte», aggiungequesto ex primo ministro del Niger. Sia i governiche i donatori sono dunque condannati, secondolui, a rivalorizzare le professioni agricole se vo-gliono riassorbire le migliaia di giovani che ap-prodano ogni anno sul mercato del lavoro e nontrovano un’occupazione.

Puntare sulle energie rinnovabiliL’energia è un altro aspetto essenziale, spesso tra-scurato. Senza accesso ad energie a basso costo, losviluppo sostenibile delle regioni rurali rimane il-lusorio. «Per paesi dipendenti dall’importazione diprodotti petroliferi, la cui agricoltura è minaccia-ta dai mutamenti climatici, le bioenergie possonosvolgere un ruolo chiave. Grazie alla biomassa, larisorsa energetica che più abbonda nella regione,i contadini possono produrre e utilizzare in locodelle energie rinnovabili.Trasformando i vegetaliin combustibile, recuperando il calore prodottodalla combustione dei rifiuti o il biogas, si creano

molteplici fonti energetiche», sostiene IbrahimAs-sane Mayaki.Così, una migliore gestione della le-gna – il 70 per cento dell’energia consumata nel-l’Africa subsahariana – permetterebbe di lottarecontro il disboscamento e preservare riserve di car-bonio preziose per l’intero pianeta. ■

(Tradotto dal francese)

*Christine Holzbauer è corrispondente in Africa occi-dentale e centrale per diversi giornali francesi (La Croix,L’Express e LaTribune).Di stanza dapprima nel Mali,poi in Senegal, da settembre 2001 copre tutti i grandieventi della regione.

Africa occidentale

La presenza del deserto del Sahara contribuisce in maniera centrale a determinare la vita quotidiana della gente delluogo. Nelle immagini: carovane del sale e pastori con capre nel Mali, e agricoltori in Burkina Faso.

Page 12: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Del

taS

urvi

e(2

)

Un solo mondo n.2 / Giugno 200912

( jls) Il delta interno del fiume Niger, nel Mali, dàda vivere a un milione di persone, per lo più no-madi. Ma per esercitare la loro attività di pescato-ri o allevatori i bozo, i peul e i tuareg sono costrettia muoversi più volte all’anno. Queste migrazioniimpediscono alla stragrande maggioranza dei lorofigli di integrarsi nel sistema scolastico. Consape-vole di questa problematica, nel 2005 l’associazio-ne locale Delta Survie ha preso l’iniziativa di crea-re scuole che seguono i nomadi nei loro sposta-menti. Le lezioni si tengono sotto delle tende cheal momento opportuno vengono smontate e tra-sferite all’accampamento successivo. Il progetto haottenuto rapidamente il favore dei genitori: nelle22 comunità che beneficiano già di una scuola mo-bile, la frequenza scolastica è prontamente au-mentata. Con il sostegno della DSC e di altri do-natori, Delta Survie prevede di apportare diverseottimizzazioni.Così è ad esempio previsto di adat-tare i programmi alle realtà locali. Gli allievi nonapprenderanno soltanto la matematica, la storia ola geografia, ma si approprieranno anche di saperilocali.Alcuni membri della comunità daranno loro

delle lezoni, ad esempio, sulle specie ittiche, sullaconfezione di tende di cuoio o sulle piante medi-cinali.

Un sistema inadeguatoNei suoi cinque paesi prioritari (Mali, BurkinaFaso,Niger,Benin e Ciad), la DSC sostiene da tem-po questo tipo di progetto – innovatore rispetto allascuola classica. La maggior parte dei progetti si in-serisce nell’istruzione detta «informale», soventel’unica accessibile alle popolazioni rurali più po-vere. L’aiuto svizzero finanzia in particolare la for-mazione di giovani descolarizzati tra i 9 e i 15 anni,programmi di alfabetizzazione e formazione peradulti e scuole gestite dagli abitanti dei villaggi.Nell’Africa occidentale, milioni di giovani nonsono mai andati a scuola o l’hanno abbandonataprematuramente.Questa situazione è in parte im-putabile alle politiche educative: «Retaggio dell’e-poca coloniale, il sistema scolastico perpetua le di-sparità ed è inadeguato per gli stili di vita delle po-polazioni», spiega Fabienne Lagier, consulentetematica presso la DSC per le questioni inerenti al-

Nell’Africa occidentale milioni di bambini sono esclusi dall’i-struzione a causa di un’offerta educativa insufficiente e nonconfacente ai bisogni delle popolazioni. La cooperazione sviz-zera contribuisce a migliorare la qualità dell’istruzione, soste-nendo riforme – come l’insegnamento bilingue – che riduconola dispersione e favoriscono lo sviluppo.

Accrescere i legami tra istruzionee realtà locale

L’aiuto svizzero in AfricaoccidentaleIl settore dell’istruzione èuno dei cinque ambiti sucui la cooperazione elve-tica focalizza le proprie atti-vità in Africa occidentale.Gli altri sono l’economia lo-cale, con articolazioni a li-vello nazionale e mondiale,la produzione agropasto-rale e la gestione delle ri-sorse naturali, la salute e ildecentramento. Tutti i pro-grammi integrano due temitrasversali: l’uguaglianzadei sessi e il buongoverno.La DSC àncora la suaazione a livello locale.Queste esperienze con-crete sul campo nutrono ildialogo politico a livello na-zionale. La Svizzera consi-dera i paesi anche nel lorocontesto regionale, che ri-veste un’importanza deter-minante per il loro futuro.

Nella regione di Douentza, nel Mali, la costituzione di scuole mobile ha reso possibile, nell’arco di poco tempo, un no-tevole aumento della frequenza scolastica da parti dei bambini nomadi.

Page 13: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 13

l’istruzione.A titolo di esempio, le vacanze scola-stiche non coincidono con i periodi di raccolto,durante i quali i giovani devono aiutare i genitorinei campi. Altro problema: l’insegnamento è di-spensato in francese,una lingua che la maggior par-te degli allievi non conosce quando inizia a fre-quentare la scuola.Questa barriera linguistica spie-ga in gran parte l’alta percentuale di bocciature edi abbandoni.

Riconosciuta l’importanza delle innova-zioniLa DSC privilegia l’insegnamento bilingue: gli al-lievi imparano a legger e a scrivere nella loro lin-gua madre, e solo in un secondo tempo appren-dono il francese. Inoltre l’ente svizzero incoraggiaforme di formazioni in linea con le sfide dello svi-luppo e in grado di favorire l’inserimento profes-sionale dei giovani nel loro ambiente.Convinti da questi approcci alternativi, più effica-ci della scuola classica, alcuni governi hanno ini-ziato a finanziarli e a integrarli nei loro sistemi edu-cativi. Il Burkina Faso,ad esempio,ha deciso di ge-neralizzare il bilinguismo ispirandosi a un progettopilota – sostenuto dalla Svizzera – dai risultati elo-quenti: la percentuale di abbandono è estrema-mente contenuta, e gli allievi completano il cicloprimario in cinque anni anziché sei. «È essenzialeche le innovazioni possano essere integrate nellepolitiche nazionali.Il nostro obiettivo finale è quel-lo di far evolvere i sistemi», sottolinea Mary-LuceFiaux Niada, incaricata di programma presso laDSC.

Sostenere le lingue africaneTuttavia, il sostegno di progetti e il dialogo con igoverni non bastano a riformare profondamente isistemi educativi. Per tale motivo, la Svizzera in-terviene parallelamente a livello internazionale.Uno dei suoi principali partner è l’Associazione perlo sviluppo dell’istruzione inAfrica (Adea),una tri-buna di dialogo politico tra donatori e ministri afri-cani dell’istruzione. La DSC vi controlla un grup-

po di lavoro sull’istruzione informale. «Quandoquesto gruppo è stato creato, nel 1996, la maggiorparte dei nostri aderenti non credeva nel poten-ziale del settore informale. Ma grazie agli sforzi insua difesa,nel corso degli anni, la percezione è com-pletamente cambiata», ricorda Jean-Marie Byll-Cataria, segretario esecutivo di Adea.L’associazione si è fortemente impegnata a favoredell’utilizzo delle lingue africane nell’alfabetizza-zione e nell’insegnamento elementare. Inoltre, hasensibilizzato un numero crescente di attori – finoai vertici. Infatti, l’Unione africana ha fatto dellaquestione linguistica uno dei sette assi prioritari delDecennio dell’istruzione in Africa (2006-2015). Èla prima volta che affronta ufficialmente questotema. ■

(Tradotto dal francese)

Obiettivi compromessiGli Obiettivi di sviluppo delMillennio si propongono,tra l’altro, di garantire entroil 2015 un’istruzione prima-ria per tutti e l’uguaglianzatra i sessi nell’insegna-mento. Tuttavia, se le ten-denze attuali persistono,questi obiettivi non sa-ranno conseguiti. 75 mi-lioni di bambini, di cui il 55per cento ragazze, nonhanno ancora accesso allascuola – e la sola Africasubsahariana ne contacirca la metà. Nonostante iprogressi degli ultimi anni(70 per cento nel 2006), lapercentuale di scolarizza-zione rimane in questazona la più debole almondo. In numerosi paesi,la maggior parte dei bam-bini abbandona la scuolaprima di avere completatole elementari. Inoltre, sussi-stono profonde disparità.In Senegal, ad esempio, ipiccoli abitanti delle cittàhanno il doppio di possibi-lità di essere scolarizzati ri-spetto ai bambini dellecampagne. In Mali, la pro-babilità di frequentare lescuole è di quattro voltemaggiore per le ragazzedi buona famiglia rispetto aquelle delle famiglie povere.

Africa occidentale

Page 14: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Mic

hael

Rie

hle/

laif

Mic

hael

Rie

hle/

laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 200914

L’Africa occidentale importa sempre più ce-reali, latticini e carne. Sembrerebbe para-dossale per un’economia a vocazione agri-cola?È una vergogna, poiché la nostra regione è dotatadi un immenso potenziale: ecosistemi comple-mentari, una popolazione giovane a maggioranzacontadina, fiumi fra i più lunghi d’Africa, terreniagricoli a perdita d’occhio, foreste, una costa ma-rittima molto estesa… In poche parole: abbiamopraticamente tutto il necessario per sviluppare lanostra agricoltura. E nonostante ciò, siamo co-stantemente sull’orlo della carestia.Meno del 25 percento dei pascoli è sfruttato. Per le terre coltivabi-li, la situazione non è migliore: un quarto soltan-to è seminato, e il tasso d’irrigazione delle colturenon supera il 4 per cento.

Perché l’agricoltura locale non è in grado disoddisfare il fabbisogno della popolazione?Ciò è dovuto alla logica fallace che dalle indipen-

denze ha governato le nostre politiche agricole ecommerciali. Negli anni sessanta, alcuni governihanno decretato che l’agricoltura doveva concen-trarsi sulla produzione di derrate destinate all’e-sportazione, come il caffè, il cacao o l’olio di ara-chidi. Quando le quotazioni sono crollate, i con-tadini non guadagnavano più nulla e hanno dovutoabbandonare le loro terre, facendo precipitare an-che la produzione di cereali. Così, dopo aver fattobere caffè a tutti gli europei, non abbiamo miglioo riso da mettere sotto i denti. Ma anche se si tra-sferisce in città, la gente non smette di mangiare.E data la penuria di prodotti locali, i cittadini con-sumano principalmente merci importate.

I governi possono ancora definire politicheagricole senza consultare i contadini?Fortunatamente no, sempre più spesso coinvolgo-no le organizzazioni nazionali di produttori nelleloro decisioni.Ma il vero problema è che non han-no mai attribuito grande importanza all’agricoltu-

«Non siamo meno competitividegli americani»

Nonostante il ricco potenziale agricolo, l’Africa occidentale di-pende dalle importazioni per nutrire la sua popolazione. So-prattutto le famiglie contadine soffrono di un’endemica pover-tà. Per Ndiogou Fall, presidente della Rete delle organizzazio-ni contadine e dei produttori agricoli in Africa occidentale(Roppa), le ragioni di questa situazione sono politiche. Un’in-tervista di Jane-Lise Schneeberger.

Ndiogou Fall, agricoltoredi nazionalità senegalese,nasce nel 1955 a Mékhé,città situata a 120 km anord-est di Dakar. NdiogouFall è impegnato da oltre25 anni per la difesa dellasua professione, inizial-mente nella sua regione,poi a livello nazionale edell’Africa occidentale.Ha in particolare direttol’Union des groupementspaysans de Mécké el’Union nationale interpro-fessionnelle des semen-ces. Attivo fin dal 1985nell’ambito della Federa-zione delle ONG delSenegal (Fongs), è diven-tato segretario generale nel1993 prima di accederealla presidenza, carica cheoccupa a tutt’oggi. Dal2000 Ndiogou Fall pre-siede anche la rete delleorganizzazioni contadinee dei produttori agricolidell’Africa occidentale(Roppa). In questa suafunzione partecipa regolar-mente a dibattiti o foruminternazionali.Parallelamente, continuaa gestire la sua piccolaazienda agricola nel villag-gio di Risso, nei pressi diMékhé, dove su dieci ettaricoltiva miglio e arachidi edalleva una decina di muc-che.

Page 15: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Mic

hael

Rie

hle/

laif

Mic

hael

Rie

hle/

laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 15

ra. Meno del 10 per cento dei fondi nazionali èassegnato al settore agricolo, benché quest’ultimooccupi oltre il 60 per cento della popolazione. Espesso questo denaro serve soltanto a garantire ilfunzionamento del ministero. Nulla di compara-bile alle massicce sovvenzioni praticate dai paesi in-dustrializzati. L’Unione europea destina il 42 percento del bilancio agli agricoltori, che rappresen-tano appena il 5 per cento della popolazione. Laliberalizzazione del commercio ci espone alla con-correnza sleale di queste agricolture fortementesovvenzionate, che smaltiscono le loro eccedenzein Africa. Gli effetti sui nostri produttori sono di-sastrosi.

Quali settori sono particolarmente toccati?La risicoltura, ad esempio, è in concorrenza con leimportazioni provenienti dagli Stati Uniti. Il con-tadino americano, finanzia di tasca propria soltan-to il 30 per cento della produzione, il resto è sop-portato dallo Stato. Inoltre, beneficia di prezzi ga-rantiti dal governo. Anche gli esportatori sonosovvenzionati. Risultato: il riso americano è ven-duto in Africa occidentale a un prezzo inferiore alcosto di produzione locale, che è già uno dei piùbassi al mondo. Non è competitività, questo ter-mine sacrosanto con cui ci riempiono la testa. Segli Stati Uniti sopprimessero tutte queste sovven-zioni, i loro contadini non potrebbero vendere unsolo chilo di riso sui nostri mercati. In parole po-vere: non sono più competitivi di noi, beneficia-no semplicemente di un sostegno statale che noinon abbiamo.

Come agisce la rete Roppa per difendere gli

interessi dei contadini africani?Sul piano nazionale, aiutiamo le organizzazionicontadine a condurre attività economiche a favo-re dei loro soci, a rafforzare le loro capacità e anegoziare con le autorità. Parallelamente, interve-niamo a livello regionale, soprattutto presso laComunità economica degli Stati dell’Africa occi-dentale (Cedeao). In occasione dei negoziati com-merciali multilaterali, appoggiamo le delegazioniufficiali dei nostri paesi. Su tutte le questioni im-portanti per il settore agricolo, Roppa chiama incausa le istanze decisionali, fa conoscere le sue ri-vendicazioni e conduce campagne d’informazione.

Vi capita anche di scendere in strada per par-tecipare a delle manifestazioni?Abbiamo organizzato marce di protesta contro gliaccordi di partenariato economico che l’Unioneeuropea voleva firmare con la Cedeao. La nostraagricoltura è molto debole, eppure ci chiedevanodi aprire completamente i nostri mercati. Roppaha subito riconosciuto il pericolo di questo liberoscambio totale e ha denunciato i negoziati in cor-so. Alla fine, la Cedeao ha ammesso di non esserepronta a firmare questi accordi. Abbiamo anchecombattuto il valore irrisorio delle tasse che i pae-si dell’Africa occidentale applicano alle merci im-portate. Recentemente, questi dazi doganali sonostati leggermente aumentati. È una piccola vitto-ria, ma non basta a proteggere la nostra agricoltu-ra. Le derrate importate restano più convenienti diquelle prodotte localmente. ■

(Tradotto dal francese)

Difendere i piccolicontadiniLa Rete delle organizza-zioni contadine e dei pro-duttori agricoli in Africa oc-cidentale (Roppa) si batteper promuovere e difen-dere le piccole aziende fa-miliari. Secondo quest’or-ganizzazione, la famigliacontadina è la base dellesocietà agricole nei paesiafricani, fatto che la mag-gior parte delle politicheagrarie ha finora ignorato.Roppa vuole promuovereun’agricoltura che procuria queste famiglie un red-dito confacente e permettaloro di restare sulle loroterre. Creata nel 2000, larete riunisce le piattaformecontadine di dodici paesi(Benin, Burkina Faso,Costa d’Avorio, Gambia,Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Sene-gal, Sierra Leone e Togo).Le dodici strutture nazio-nali raggruppano tutte leorganizzazioni mantello diproduttori (pescatori, alle-vatori, orticoltori, produttoridi carne, avicoltori ecc.)costituitesi in questi paesi apartire dagli anni Settanta.

Africa occidentale

L’Africa occidentale dispone di ricchi ecosistemi, di terreni fertili e di un paesaggio variegato – come per esempio nellaregione di Dogon in Burkina Faso (a sinistra) o in quella di Segou nel Mali (in alto). Ciononostante, a causa delle impor-tazioni a basso prezzo delle eccedenze di prodottoti agricoli sovvenzionati – provenienti soprattutto dagli Stati Uniti edai paesi europei – i contadini stentano a sopravvivere.

Page 16: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Fern

ando

Mol

eres

/laif

Esportazioni da recordIl settore del tessile edell’abbigliamento, in pienaespansione, costituisce ilramo industriale più fortedel Bangladesh. Da sologenera il 75 per cento deiproventi ricavati da esporta-zioni. Quasi 4800 fabbricheproducono capi prêt-à-por-ter destinati ai mercati euro-pei ed americani. Negli anni2007 e 2008 queste espor-tazioni hanno fruttato ben10,7 miliardi di dollari. IlBangladesh è oggi il terzoproduttore di vestiario almondo. È riuscito a ricuper-are una parte del mercatotessile cinese, ormai pena-lizzato dal continuo au-mento dei costi della ma-nodopera. D’altro canto èminacciato da una concor-renza sempre più forteda parte di Vietnam e Cam-bogia. Come in Bangla-desh, anche in questi paesi,i salari sono bloccati a livellibassissimi. Nel 2008, laSvizzera ha importato vestitiprovenienti dal Bangladeshper 114 milioni di franchi.

Il Bangladesh, paese in cui il 45 per cento dei 160milioni di abi-tanti vive ancora sotto la soglia della povertà, si serve dellama-nodopera a basso costo per spronare l’industria tessile na-zionale. Migliaia di donne affluiscono nella capitale Dhaka perfarsi assumere nelle fabbriche. Altre hanno la fortuna di poterlavorare nei loro villaggi, senza costrizioni. Di Grégoire Duruz*.

Interrompono il lavoro per parlare un po’. E perregalare un sorriso al visitatore. Sedute in una bi-cocca costruita alla meglio, una trentina di donnesono intente a lavorare a maglia. Producono giletper bebè, giocattoli in cotone in forma di legumio biscotti, piccoli cuoricini rosa. Lavorano circaquattro ore ogni mattino.Chi vuole ritorna ancheil pomeriggio.Fino al 2005,queste artigiane del vil-laggio di Shilmandi non esercitavano nessuna atti-vità remunerata.Cucinavano per la famiglia e aiu-tavano nei campi. Da quattro anni lavorano per laHathay Bunano, una ONG locale recentementetrasformata in azienda sociale. La loro vita ha co-nosciuto una svolta fondamentale.«Ora posso comprarmi un nuovo sari quando neho voglia,mentre primamiomarito mi diceva sem-pre: ti darò i soldi domani», esulta Rekha, 38 anni.

Il gruppo di donne sedute in un cerchio emana unamiscela di orgoglio e imbarazzo.Orgoglio di con-tribuire a pari titolo del marito al reddito dome-stico e di aver acquisito una vera indipendenza.Im-barazzo di ammettere che, come ogni donna, an-che loro amano le cose belle: un sari multicolore,un paio di orecchini, qualche braccialetto d’oro...Nazmunahar, 29 anni, guadagna 1500 taka (circa26 CHF ) al mese. Spiega che il suo salario serve avestire le due figlie. «Poi verso anche 400 taka suiloro conti di risparmio», precisa.Quanto aTahmi-na, 20 anni, viene a lavorare a maglia in paese perpagarsi gli studi all’università locale. «Finché nonmi sposo, i miei genitori non mi lasceranno maiandare a lavorare a Dhaka». Solo sessanta chilome-tri separano Shilmandi da Dhaka,ma la differenzafra le due realtà non potrebbe essere più grande.

Una svoltagrazie al tessile

Un solo mondo n.2 / Giugno 200916

OR

IZ

ZO

NT

I

Page 17: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Gré

goire

Dur

uz(2

)

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 17

ne arrivano altri; centinaia di facce nuove, appenagiunte dalla campagna.L’industria tessile, fra i prin-cipali responsabili di questo esodo rurale, assumepersonale a tutto spiano. Le fabbriche di abbiglia-mento si susseguono lungo le strade.Sono state co-struite in varie tappe e ora si moltiplicano per es-sere in grado di adempiere gli ordini che giungo-no dal mondo occidentale.I prodotti tessili rappresentano il 75 per cento del-le esportazioni annuali del Bangladesh.La filiera oc-cupa 2,5 milioni di persone, di cui l’80 per centodonne, quasi tutte giovani e nubili. La creazionedelle prime fabbriche all’inizio degli anni 1980,poila loro esplosione negli anni ’90 ha permesso a cen-tinaia di migliaia di donne di accedere al mercatodel lavoro ed essere riconosciute dalla società. «Ledonne che vengono a lavorare nelle città si apro-no ad una nuova realtà, ad una cultura moderna»,costata Rokeya Rafique, direttrice di KarmojibiNari, un’organizzazione che tutela le donne ope-raie. «Ma a quale prezzo? Si ritrovano in cinque oin dieci in un tugurio che non offre neanche lestrutture igieniche più elementari. E, da cinqueanni a questa parte, si tende a insediare le fabbri-che in luoghi periferici sempre più distanti dallecittà, complicando la vita delle lavoratrici».

L’esodo verso la capitaleAll’ambiente tranquillo del villaggio, dove i cam-pi di patate costeggiano le piantagioni di banane,si oppone il fracasso della capitale invasa da un traf-fico incessante. Dhaka e le zone di periferia che siallungano come tentacoli ai margini della capita-le, inglobano 15 milioni di abitanti. E ogni giorno

Bangladesh

Creazione d’impieghi nei villaggiNumerose organizzazioni affermano che occorreoffrire urgentemente delle prospettive di lavoro alledonne anche nell’entroterra. Samantha Morshed,codirettrice britannica di Hathay Bunano insiemeal marito bangladese, insiste sulla necessità di por-re un freno alla migrazione verso la capitale: «Si

tratta di una questione essenziale per il Bangladeshe per le donne stesse. Restando in paese non de-vono spendere nulla per l’alloggio e possono con-tinuare a vivere con la famiglia».Dal 2005, Hathay Bunano promuove la confezio-ne di prodotti tessili home made.A Shilmandi, 400donne hanno già seguito una formazione di duesettimane per imparare la tecnica del lavoro a ma-glia o all’uncinetto. Si recano al centro di produ-zione per rifornirsi del cotone necessario per rea-lizzare gli articoli commissionati. Sono pagate alpezzo e possono lavorare a casa, occupandosi cosìanche delle faccende domestiche. Oggi, HathayBunano impiega 3500 donne in una trentina di ate-lier sparsi in tutto il paese. I giocattoli e i vestitiniper bebè si pregiano del marchio di qualità EcotaFair Trade, sviluppato in Bangladesh. Sono espor-tati in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Australia.

Un contributo indispensabileDistretto di Sirajganj,a 120 chilometri a nord-ovestda Dhaka.La sopravvivenza del casale di Ratakan-di si gioca fra i due bracci del Brahmapoutre.Ogniestate durante la stagione delle piogge, quando ilfiume decuplica il volume, il villaggio è inondatoe con lui i terreni circostanti coltivati a grano e riso.

Bangladesh

BhutanNepal

OceanoIndiano

Dhaka

Cina

India

Myanmar

Page 18: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

GrégoireDuruz

Un solo mondo n.2 / Giugno 200918

Anche la manodoperasi esportaDopo i capi di abbiglia-mento, ora il Bangladeshcomincia ad esportare an-che i lavoratori. Un primogruppo di 500 espatriati èstato inviato in Romaniaall’inizio del 2008. Benchéricevessero vitto, alloggio,cure sanitarie e salari men-sili compresi fra i 500 e i600 dollari (almeno quattrovolte di più rispetto alBangladesh), numerosi la-voratori hanno ben prestodisdetto il contratto di la-voro e rivendicato un au-mento salariale. Circa 400hanno addirittura lasciatola Romania per andare alavorare in un altro paesed’Europa. A una delega-zione ufficiale bangladese,giunta sul posto l’invernoscorso per analizzare la si-tuazione, gli imprenditori ru-meni hanno segnalato il lorodesiderio di reclutare d’orain poi solo lavoratrici. Puressendo parimenti qualifi-cate, le donne sarebberopiù docili. Ma, forse, la re-putazione delle donne è giàsuperata e non corrispondepiù alla realtà attuale. Coltempo, anche le lavoratricibangladesi hanno imparatoe uscire dalle fabbriche perscendere in piazza e prote-stare. I datori di lavoro inRomania sono avvertiti.

A Ratakandi, la povertà estrema si tocca con mano.Abdul Manan, sua moglie Majeda e i quattro bam-bini più piccoli si accontentano di una capanna dipaglia per dormire, e di un po’ di pesce, una voltaalla settimana, per accompagnare i piatti di riso elenticchie quotidiani. Il pollo e il manzo sono im-pagabili. Quando capita, il marito fa il braccianteagricolo o lavora in un laboratorio di tessitura per100 taka (1,70 CHF) al giorno. Majeda si è aggre-gata al gruppo di cinquanta artigiane,creato da Ha-thay Bunano.Una benedizione. «Senza i soldi gua-dagnati da mia moglie,non riusciremmo mai a far-cela», sospira Abdul Manan.Majeda guadagna fra i 1000 e i 2000 taka (fra i 17e i 34 CHF) al mese, a seconda del numero di ar-ticoli confezionati. Più di quanto fruttava l’attivi-tà tradizionale di filatura di cotone,remunerata con20 taka al giorno.E anche di più del lavoro in fab-brica a Dhaka: il salario mensile minimo è fissatoa 1662 taka per sei giorni di lavoro su sette dalle 8alle 20 (meno un’ora di pausa a mezzogiorno).Per-sino i lavoratori che arrivano a guadagnare un to-tale di 3000 taka devono spenderne più di un ter-zo per pagare vitto e alloggio,per ovvi motivi mol-to più cari nella capitale, dove il prezzo del riso èraddoppiato nel giro di due anni. «Qui, grazie almio stipendio, i bambini possono comprarsi tuttol’occorrente per la scuola»,dice Majeda con un sor-riso.

Migliorare e reinventare l’artigianatoIl commercio equo di artigianato rurale in Ban-gladesh coinvolge una trentina di organizzazioni.Fra le prime nella lista troviamo la Aarong, un’a-zienda con finalità sociali che impiega 55000 arti-giani, di cui l’85 per cento donne. Nel 2008 le ci-fre di vendita hanno raggiunto i 35 milioni di dol-lari, di cui tre quarti generati con prodotti tessili:vestiti, tappeti e copriletti.Samantha Morshed se ne rallegra: «Dobbiamosmetterla di voler combattere la povertà, dobbia-mo dapprima creare degli impieghi!»,propone conun pizzico di provocazione. Il leitmotiv è lodevo-le, visto che l’80 per cento dei poveri vive nelle

zone rurali. «Occorre accompagnare dapprima lepiccole e medie imprese che si lanciano nell’atti-vità commerciale. Molte soffrono della mancanzadi un piano di esercizio e non hanno familiarità coni meccanismi del mercato», evidenzia Fouzia Na-sreen, responsabile della divisione Settore ruralepresso Swisscontact. Questa ONG ha iniziato re-centemente a mediare il dialogo fra alcune azien-de esportatrici di artigianato a Dhaka e i loro for-nitori rurali, con lo scopo di migliorare l’affidabi-lità dei prodotti.Perché è proprio questo il punto. «Bisogna rico-noscere che l’artigianato qui è poco creativo,pococompatibile con i gusti occidentali e non sempredi buona qualità», afferma Alain Cuvelier, delega-to di Intercooperation per il Bangladesh. QuestaONG svizzera, anch’essa finanziata dalla DSC, so-stiene quasi 70000 donne microimprenditrici chesmerciano i loro prodotti soprattutto a livello lo-cale. «Il commercio equo resta un mercato di nic-chia», afferma Alain Cuvelier. Il costo di produ-zione dell’artigianato è un altro ostacolo.La socie-tà Aarong esporta prodotti artigianali per meno di200000 dollari all’anno, sostanzialmente perché sirifiuta di sopprimere i posti di lavoro automatiz-zando la produzione. Per forza di cose, i prezzi deipaesi vicini sono più competitivi.Cosa fare allora? Pagare salari più bassi alle donnedel paese,per garantire loro a lungo termine un purmagro reddito? O reinventare l’artigianato? Pen-sando agli allettanti biscotti di cotone (!) sfornatiquotidianamente dalla Hathay Bunano siamo piùpropensi a optare per la seconda possibilità. ■

*Grégoire Duruz è giornalista indipendente di nazio-nalità svizzera. È basato a Dhaka, dove collabora conuna decina di media, in prevalenza francofoni.

(Tradotto dal francese)

Page 19: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Jorg

enS

chyt

te/S

tillP

ictu

res

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 19

(bf) Il Bangladesh è uno fra i paesi con maggiordensità di popolazione del mondo.Circa la metà dei160 milioni di abitanti vive in povertà. Nonostantegli importanti progressi raggiunti negli ultimi de-cenni – in particolare per quanto riguarda il con-trollo delle nascite, la mortalità infantile, la malnu-trizione e la parità di accesso alla formazione sen-za distinzione di sesso – il paese è caratterizzato dasottosviluppo, malgoverno, calamità naturali e di-sfunzione dell’economia.La cooperazione allo sviluppo elvetica, attiva nelBangladesh da quando il paese raggiunse l’indi-pendenza nel 1971, punta soprattutto alla riduzio-ne durevole della povertà attraverso un complessoprogramma di interventi a vari livelli. Sebbene perle sue dimensioni la Svizzera si annoveri fra i pae-si donatori più piccoli, la lunga esperienza matura-ta nello svolgimento di progetti tanto variegatiquanto innovatori e flessibili le conferisce alto pre-stigio, qualificandola per il dialogo con i rappre-sentanti di governo.Il programma attuale, valido fino al 2012, è focaliz-zato su due ambiti prioritari: occupazione e reddi-to, e buongoverno locale. Per raggiungere questoobiettivo, la DSC collabora sia con il governo delBangladesh – per esempio con i ministeri per lo svi-luppo rurale e dell’educazione – sia con organizza-zioni locali non governative svizzere e internazio-nali e con altri paesi donatori bilaterali o organiz-zazioni multilaterali, quali la Banca mondiale e laBanca asiatica per lo sviluppo.Occupazione e reddito della popolazione dovran-no essere raggiunti soprattutto attraverso miglioriopportunità di occupazione, segnatamente attra-verso la mediazione di formazioni solide e l’acces-so al mercato del lavoro. Occorre rendere i merca-ti del lavoro maggiormente accessibili ai poveri e

migliorare le condizioni economiche locali dei cetipiù disagiati. Mentre in passato si puntava alla pro-mozione dell’autosufficienza economica dei piùpoveri, oggi al centro dell’attenzione vi è il sosten-go di intere catene di produzione. Dalla formazio-ne di base al perfezionamento, passando per la do-manda e l’offerta, fino al miglioramento della pro-duttività e della commercializzazione – ancheinternazionale – i progetti intendono rafforzareogni singola maglia della catena di creazione di va-lore aggiunto.La tematica del buongoverno locale attualmente èdi particolare interesse,visto che il Bangladesh si tro-va in un periodo di transizione e in un difficile pro-cesso di democratizzazione. Ecco perché il pro-gramma svizzero si adopera per contribuire allo svi-luppo di politiche e pratiche di buona gestione alivello locale, che tengano conto delle necessità deipoveri. Nell’approccio scelto, i poveri apprendononon solo a conoscere i loro interessi, bensì anche arappresentarli e ad avvalersi dei servizi pubblici. Igoverni locali, da parte loro, vanno rafforzati affin-ché possano migliorare la loro capacità di fornireservizi in modo trasparente e partecipativo. E infi-ne si promuovono riforme politiche che migliori-no la situazione dei poveri e li incoraggino alla par-tecipazione attiva.Il Bangladesh è spesso colpito da pesanti calamitànaturali; ogni volta la Svizzera interviene con aiutiimmediati e aiuti alla ricostituzione dei mezzi di sus-sistenza e delle basi vitali.La Svizzera sostiene inol-tre gli sforzi del governo locale nei settori della pre-venzione e della preparazione, incluso il sistema diallarme precoce,di modo che possa rispondere me-glio ai rischi delle catastrofi naturali. ■

La Svizzera e il BangladeshUna storia di successo grazie a progetti innovatori e flessibili

Bangladesh

Page 20: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

ShehzadNoorani/StillPictures

Un solo mondo n.2 / Giugno 200920

Hana Shams Ahmed èmembro della redazione diThe Star, l’inserto settima-nale del quotidiano TheDaily Star del Bangladesh.I suoi reportage investigativitrattano essenzialmente letematiche delle pari oppor-tunità, minori, lavoro, dirittidei migranti e delle mino-ranze. Il Daily Star è la te-stata in lingua inglese piùdiffusa nel Bangladesh,con una tiratura di oltre45000 copie nei giorniferiali. Lo Star magazineesce con l’edizione delgiornale di venerdì, che inBangladesh fa parte delfine settimana. Hana lavoraanche come giornalistafreelance e traduttrice perONG locali. È membro diDrishtipat.org, la rete glo-bale degli attivisti per i di-ritti umani del Bangladesh.Si è laureata alla Universityof Westminster di Londra eha conseguito un diplomapostlaurea in giornalismointernazionale.

Un sogno a tre ruote

Una voce dal Bangladesh

«Capo! Accosta a sinistra». Shagor, il mio condut-tore di risciò, lo grida a squarciagola ad un suo col-lega. L’ho ingaggiato per la giornata, e gli avevochiesto di venirmi a prendere a casa dopo le die-ci. Lui è arrivato molto prima, per evitare il traffi-co mattutino. Non gli capita ogni giorno di avereun cliente privato che gli paga 500 taka (8.40CHF) per lavorare dalle 10 alle 17.Quando gli vabene, dice Shagor, può guadagnare 500 taka lavo-rando dalle 7 di mattina alle 7 di sera, mentre ingiorni meno fortunati arriva appena a 300 taka. Il38enne Mohammad Shagor Hossain si è trasferi-to a Dhaka da Khalishpur in Khulna, nel sud delBangladesh, 20 anni fa, con i suoi genitori e il fra-tello maggiore, alla ricerca di una vita migliore.Dapprima lavorava come autista di autobus per lacompagnia statale. Perse però l’impiego, quando lacompagnia iniziò a dare i suoi bus in leasing a pri-vati. Da allora Shagor fa il conduttore di risciò.

Mentre attraversiamo il traffico folle di SatmasjidRoad, sentiamo il rumore di un tamponamentoproprio dietro di noi. Due risciò si sono urtati inun’infelice manovra di sorpasso. «Shala!» bestem-mia Shagor,si allontana a pedalate veloci,poi si giraverso di me e mi sorride furbo, scoprendo i denti;vedo che davanti gliene mancano tre. «Non preoc-cuparti», mi rassicura, «sono un esperto, sul miorisciò non ti succederà nulla».

Shagor vive adAgargaon insieme alla moglie e allafiglia minore. La primogenita, di cinque anni, vivecon i genitori della madre, in un villaggio nel norddel Bangladesh. Shagor dice che crescere due ra-gazzine in città incominciava a diventare troppo

costoso.A parte ciò, in paese la bambina frequen-ta una scuola gratuita e si trova talmente bene coni nonni, che oramai non vuole più saperne di tor-nare a Dhaka.Dopo che durante le ultime elezio-ni è stato cacciato via dalla baraccopoli in cui vi-veva, Shagor si è trasferito in un altro slum.Ed oravive lì da quattro anni. Per la casa paga 300 taka diaffitto al mese. L’allacciamento alla rete elettricacosterebbe altri 200 taka al mese,ma non può per-metterselo. Deve già passare buona parte del suoreddito quotidiano al proprietario del risciò. 80taka al giorno non sono una sciocchezza.Ma per-ché non prende un prestito e non si compra un ri-sciò suo – gli costerebbe 25000 taka, spese di re-gistrazione comprese? «Chi mi concederebbe unprestito, non ho garanzie da offrire»?Gli chiedo di portarmi a casa sua. Dapprima nonmi prende sul serio e devo insistere e ripetergli lamia richiesta, dicendo che vorrei andarci davvero.«Non mi pare una buona idea – dice – non ti sen-tiresti a tuo agio».

Agargaon è una zona di Dhaka molto piacevole.Varie organizzazioni nazionali e internazionali eONG si sono insediate qui; finora il quartiere è sta-to risparmiato dal traffico folle che imperversa nelresto della città. Dopo un paio di serpentine, arri-viamo nello slum in cui abita Shagor. Sharmeen,la sua giovane moglie, sta preparando l’unico pa-sto della giornata. La bambina di due anni si lan-cia subito felice verso il papà, tentando di arram-picarglisi addosso. Davanti alla baracca vi sono trefornelli in argilla; nella casupola c’è posto appenaper un letto di una piazza e mezza e per una li-breria di bambù. Scherzo dicendo che sono venu-to per pranzare con loro. «Nessun problema», ri-sponde con un sorriso, «mangerai quello che c’è.Non sarà molto, ma sono felice se resti».Di ritorno sulla strada, viaggiamo verso l’Univer-sità di Dhaka.Mi sorprende che Shagor abbia con-cluso il liceo, visto che deve lavorare come con-duttore di risciò.Ma lui dice di non avere rimpiantie di essere felice di avere un lavoro e un tetto sul-la testa.Anche se non esistono cifre ufficiali sul nu-mero di risciò che circolano in città,visto che mol-ti proprietari non li registrano, le stime parlano di250000 veicoli. Guidare un risciò è molto fatico-so, specialmente nei caldi mesi estivi, ma nella ca-pitale i veicoli costituiscono un mezzo di traspor-to conveniente ed ecologicamente sostenibile; inpiù sono un’ottima fonte di guadagno per perso-ne povere come Shagor. ■

(Tradotto dal inglese)

Page 21: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 21

In questi ultimi mesi, a monopolizzare la nostra at-tenzione sono stati i traballanti mercati finanziari,le crisi bancarie, le paure di crolli economici e per-dite di posti di lavoro, i minacciosi deficit statali ealtre preoccupazioni.Delle persone e dei paesi delSud non si è invece parlato molto.

All’inizio, molti pensavano che la crisi finanziariaavrebbe toccato soprattutto i paesi del Nord. Chei paesi con un settore finanziario ancora poco svi-luppato ne avrebbero sofferto meno.Ma questa va-lutazione si è rivelata errata. Gli Stati dell’Europadell’Est sono rapidamente entrati in turbolenza,perché il loro settore bancario è strettamente in-trecciato con quello dell’Europa occidentale.Dal-la fine dell’anno scorso, gli effetti si sono fatti sen-tire pesantemente anche nei paesi in via di svilup-po, anche se non dappertutto con la stessa intensità.

Visti i prognostici sull’andamento dell’economia,i trasferimenti di capitali, e quindi gli investimen-ti sono in calo.Come gli introiti da esportazioni eturismo. I proventi dalla vendita di materie primehanno subito in certi casi riduzioni drammatiche.Mancano in gran parte le rimesse dei lavoratori mi-granti alle loro famiglie nei paesi d’origine che pri-ma ammontavano a più del triplo dell’intero aiu-to pubblico allo sviluppo. Persone che all’esterohanno perso il lavoro, tornano nei loro paesi d’o-rigine, dove è praticamente impossibile trovare unqualche mezzo di sostentamento. Questi flussi simanifestano persino all’interno di un paese: inCina, oltre 20 milioni di persone hanno perso illoro posto di lavoro e molti sono ritornati nelle loropovere province di origine.

E i mezzi destinati all’aiuto allo sviluppo? C’è datemere che le donazioni private diminuiscano.Peril 2009, nella maggior parte dei paesi donatori, glistanziamenti dei fondi pubblici destinati all’aiutoallo sviluppo sono già avvenuti.Tuttavia, non co-nosciamo le evoluzioni a medio termine.Oggi ri-schiamo di mettere a repentaglio i successi rag-giunti negli ultimi anni nella lotta contro la povertàe di creare nuove emergenze che, per mancanza dimezzi,non possiamo alleviare. In questi tempi dif-ficili anche per molti svizzeri,è importante non di-menticare paesi e popolazioni del Sud e dell’Est.Nella strategia tesa a superare questa crisi, vannoconsiderati e coinvolti. Solo così sarà possibilesconfiggere la crisi.

Una crisi non è semplicemente un movimento di-scendente che incita al pessimismo.Nelle crisi van-no riconosciute anche le opportunità per arrivarea soluzioni migliori .Per esempio con approcci in-tegrativi: un’architettura finanziaria più valida, unsistema di commercio mondiale più equo, politi-che più avvedute in materia di clima.Ma anchemi-glioramenti e adeguamenti a livello di programmi,progetti e proposte concrete.E infine decisioni po-litiche che garantiscano i mezzi necessari per la co-operazione allo sviluppo e per l’aiuto umanitario.Anche in questo ambito, il superamento della cri-si inizia nelle nostre teste.■

(Tradotto dal tedesco)

Martin DahindenDirettore della DSC

Attenti a non mettere a repentaglioi successi raggiunti

Opinione DSC

DS

C

Page 22: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Red

ux/la

if

Dav

idB

utow

/Red

ux/la

if

Un solo mondo n.2 / Giugno 200922

(mr) La Costituzione afghana è inequivocabile:uo-mini e donne sono uguali davanti alla legge.Le am-pie riforme giuridiche attuate dopo la caduta delregime talebano nel 2001, hanno sì introdotto laparità dei diritti fra uomo e donna sul piano lega-le – ma non hanno avuto alcun effetto sul quoti-diano della donna.Chi nasce donna inAfghanistanrispetto agli uomini rischia molto di più di vivereuna vita di povertà e miseria.In particolare nelle regioni e province discoste nelsud del paese, il diritto tradizionale riveste un’im-portanza maggiore rispetto alla giurisprudenza for-male. Ancora oggi, la maggior parte delle donnedeve portare il burka, ancora oggi esercitare un la-voro, andare semplicemente a scuola o cammina-re per strada per loro è pericoloso.Malgrado qual-che progresso raggiunto sul piano della parità deidiritti, dalle stime del Fondo di Sviluppo per laDonna delle Nazioni Unite UNIFEM emerge chealmeno una donna afghana su tre è stata già vitti-

ma di violenza fisica,sessuale o di altri soprusi,ope-rati quasi sempre da membri della famiglia o co-munque da uomini che conosceva. Denuncie epersecuzione penale sono rarissime.Vista la vio-lenza crescente nel paese, e non soltanto contro ledonne, che causa migliaia di morti, il governo af-ghano ha deciso di rafforzare le forze dell’ordine.Nell’ambito degli interventi internazionali per ilmiglioramento dell’ordine pubblico, la Svizzerapartecipa alla riforma del settore della pubblica si-curezza.

Non soltanto segretarieL’impegno svizzero si evidenzia nell’ambito delLaw and OrderTrust Fund for Afghanistan (LOTFA),voluto nel 2002 dall’ONU in collaborazione conil ministero afghano dell’Interno e quello delle Fi-nanze ed amministrato dal Programma ONU perlo sviluppo UNDP. La Svizzera finanzia tra l’altrola componente Gender del LOFTA che punta alla

Poliziotte afghane al serviziodelle donneIl ripristino delle forze di polizia in Afghanistan ha luogo in unmomento in cui gli episodi di violenza aumentano sempre piùe causanomigliaia di vittime. Le donne poi, come sempre, sonoanche vittime di violenza domestica. Un programma per la pa-rità dei diritti fra uomo e donna in seno alla polizia dovrebbe ri-durre le violenze domestiche nel paese.

Page 23: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Thom

asGrabka/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 23

Un sistema elettronicodi gestione dei salari percombattere la corruzioneNell’ambito del Law andOrder Trust Fund forAfghanistan LOTFA, la DSCfinanzia anche la realizza-zione, a livello nazionale,di un sistema elettronicodi gestione dei salari per ilcorpo nazionale di poliziaafghana. I versamenti deisalari e i dati personali fi-nora venivano elaborati amano nel ministero degliInterni. Un sistema checomportava spesso ritardiper gli impiegati delle pro-vince lontane e costituivaun terreno fertile per la cor-ruzione. Il nuovo sistemapermettte di tracciare i pa-gamenti. Le banche datiforniscono informazionisugli impiegati e gli sti-pendi, ma anche i dati suvoci di spese non salariali,garantendo trasparenza evisibilità di tutte le opera-zioni di addebito operateper le forze di polizia nelleprovince e a livello centrale.In Afghanistan un agentedi polizia guadagna circa90 franchi al mese.

ti,ma anche di dover subire angherie dai loro stes-si colleghi maschi. Il ministero ha reagito assu-mendo un’incaricata per la parità che cura diversiprogrammi gender.Un ulteriore punto prioritario del progetto è lacreazione di cinque sportelli per donne vittime diviolenza.Finora,solo Kabul disponeva di una strut-tura del genere, ancora in fase di sperimentazione.«Finora, le donne vittime di violenza in pratica nonpotevano denunciare un reato, perché al posto dipolizia c’erano solo uomini.Ora possono rivolgersialle poliziotte che se occorre, le accompagnano incase protette per sole donne», spiega Michael Ger-ber. I primi successi si vedono già:dall’apertura deinuovi sportelli, il numero di donne che ha osatorivolgersi alla polizia è aumentato significativa-mente. Dalla presenza femminile in seno alla po-lizia, i responsabili di progetto si aspettano inoltreuna sensibilizzazione degli agenti di polizia per leesigenze delle donne e la riduzione della corru-zione. Da esperienze in altri paesi si sa che corpidi polizia che comprendono anche donne corro-no meno rischi di corruzione.È un lavoro molto duro quello che aspetta le nuo-ve poliziotte. Malalai Kakar, la più nota fra le po-liziotte afghane, già in servizio dai giorni della ca-duta dei talebani a Kandahar, l’estate scorsa è ri-masta vittima di un attentato. La poliziotta, il cuicompito specifico era quello di indagare su reaticontro le donne, è stata assassinata dai talebani. ■

(Tradotto dal tedesco)

riduzione della violenza contro le donne.Così, dal2003, circa 300 donne sono state reclutate in senoal corpo nazionale di polizia.«Per via della posizione della donna nella societàafghana, trovare delle donne così coraggiose da di-ventare poliziotte si è rivelato molto difficile. Perridurre la violenza contro le donne, è indispensa-bile che esse operino in seno alla Polizia», affermaMichael Gerber, responsabile del programma del-la DSC. Il reclutamento suscitò reazioni diversenelle varie province. Se nella capitale Kabul e nel-la provincia Bamyan (già abbastanza progressiva inmateria di parità) le candidate si sono annunciatein buon numero, nelle regioni dominate dai tale-bani reclutare le donne si è rivelato difficilissimo,per non dire impossibile.Prima del lancio del pro-getto le donne nella polizia afghana erano 162, esvolgevano perlopiù lavori di segreteria.Ora sonotre volte di più, e prestano le più variegate funzio-ni: non di rado conducono indagini e sono attivefuori sede.Come i loro colleghi maschi devono af-frontare una preparazione severissima, e se neces-sario, vanno in giro armate. Portano la stessa divi-sa dei colleghi maschi e, a seconda della provincia,un copricapo. In totale, in Afghanistan si contanocirca 62 mila poliziotti, di cui l’80 per cento a Ka-bul, e fra questi ben il 60 per cento lavora nella sededel ministero degli Interni.

Realizzati i primi sportelli per donne vit-time di violenzaTuttavia, il reclutamento di donne da solo,non ba-sta per garantire la parità tra i sessi all’interno delcorpo di polizia. Infatti, le poliziotte non solo ri-schiano di essere minacciate durante gli interven-

La presenza femminile nelcorpo di polizia è di cen-trale importanza per argi-nare la violenza contro ledonne, ma in un paesecome l’Afghanistan arruo-lare delle donne nelle forzedell’ordine è un’impresadifficile.

Page 24: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

The

New

York

Tim

es/R

edux

/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 200924

(gn) La gente locale in realtà sa meglio del gover-no nella capitale quali siano le esigenze dello svi-luppo locale e come organizzarlo nel migliore deimodi. Una consapevolezza che, attualmente, trovaconferma a Cuba, dove nel 2006 la Oficina Histo-riador de la Ciudad de La Habana ha lanciato, in col-laborazione con partner internazionali come laDSC, un primo centro d’incontro con locale co-mune, biblioteca e computer allacciati a internet.In poco tempo questa Casa de Desarrollo Local si ètrasformata in luogo di scambio per i responsabilicomunali e gli attori dei più disparati settori, checollaborano attivamente all’organizzazione dei pro-grammi di sviluppo e ad un’attuazione confacen-te al contesto locale.

L’iniziativa dei cittadiniIl successo riscosso nella capitale è sfociato nell’a-pertura di centri simili in altre dieci città dell’iso-la – nella stragrande maggioranza dei casi con imezzi più semplici: «Il comune mette a disposi-zione un locale, e noi rendiamo possibile l’acqui-sto dell’infrastruttura – un tavolo, una sedia e uncomputer con allacciamento a internet.Quando haa disposizione il materiale, la gente si organizza da

sé», spiega Beatrice Ferrari, responsabile del pro-gramma cubano presso la DSC. Inizialmente,Bea-trice Ferrari temeva che i responsabili potessero di-sapprovare l’interesse e la partecipazione di una va-sta gamma di attori – dubbi prontamente dissipati:«Hanno rapidamente adeguato il loro concetto diruoli, ed oggi sono entusiasti di assumere la re-sponsabilità di uno sviluppo adattato al contesto lo-cale e coordinato»!I risultati sono evidenti: laddove,ad esempio,il pro-gramma per la creazione di alloggi del governocentrale è confacente alle esigenze locali, si lavorain modo più efficiente. Se una ristrutturazione èpiù ragionevole di una nuova costruzione, è pos-sibile risparmiare denaro e destinare eventualmen-te i fondi ad altri progetti. E se, grazie all’integra-zione locale, la sabbia necessaria a fabbricare ilcemento è acquistata nella vicina cava anziché dal-l’altro capo dell’isola, a trarne un beneficio non èsoltanto il commercio locale. ■

(Tradotto dal tedesco)

«È la radice e la linfa dellalibertà: il comune».José Martí, scrittore cu-bano

«In poco tempo il centroper lo sviluppo locale cheabbiamo inaugurato aJatibonico è diventato unapiattaforma privilegiata perl’integrazione di tecnicae sviluppo nel nostro co-mune».Jorge Perez Caveda, pre-sidente dell’Assembleacomunale di Jatibonico

Un luogo di scambio per lo sviluppo

Grande impatto per un mini-progetto: talvolta un tavolo, unasedia e un computer sono sufficienti a promuovere lo svilup-po – anche a Cuba, con le sue «case per lo sviluppo locale».

Page 25: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Jenn

yM

atth

ews/

Pan

os/S

trat

es

Soluzioni globali per pro-blemi globali(mqs) I paesi in via di svilupposono particolarmente toccati daicambiamenti climatici, dalla si-curezza alimentare insufficientee dalle migrazioni internazio-nali. Da tempo, la DSC si ado-pera per combattere queste sfidemondiali, impegnandosi per unaglobalizzazione che stimoli losviluppo. Per dedicarsi in modosistematico ai settori di maggiorimpotanza, ha definito i tre pro-grammi globali: cambiamentoclimatico, sicurezza alimentare emigrazione, riuniti nel settore didirezione Cooperazione globale.I programmi elaborano i contri-buti concreti che la Svizzera puòapportare alla soluzione di sfidemondiali, attuandoli in progettimirati o inserendoli nei dibattitiinternazionali.Per problemi globali, servono

soluzioni globali. Per elaborarepiani d’azione mondiali è neces-sario intensivare il dialogo inter-nazionale, con partecipazioneanche della Svizzera. Sia nel-l’ambito del cambiamento cli-matico, sia in quello della sicu-rezza alimentare e delle migra-zioni, il nostro paese può offrireconoscenze specifiche e lungaesperienza, con le quali la DSCpuò contribuire al dialogo poli-tico con paesi partner o a tratta-tive multilaterali. In qualità dimembro della delegazione delConsiglio federale, la DSC siimpegna ad esempio nelletrattative per la convenzionedell’ONU sui cambiamenti cli-matici e per l’istituzione di con-dizioni eque ed attuabili peri paesi emergenti e in via disviluppo.Nell’ambito del programma glo-bale, la DSC non opera soltanto

nei paesi prioritari ma anche neipaesi a sviluppo avanzato.Rivestono un’importanza parti-colare i paesi di riferimento,i cosiddetti paesi àncora, qualiSudafrica, Nigeria, India, Cinae Brasile, che dispongono di unpeso economico e influenzapolitica sugli Stati limitrofi. Perquanto riguarda quesiti quali laproduzione di energia rispettosadel clima, è indispensabile la co-operazione dei paesi emergenti.Le emissioni responsabili dell’ef-fetto serra aumentano rapida-mente con il progresso econo-mico. Ma con le giuste misure sipossono ridurre sensibilmente.Va considerato anche che i paesilimitrofi in via di sviluppo sonomaggiormente colpiti daglieffetti delle emissioni inquinanti.Ecco perché il Programma glo-bale per il cambiamento clima-tico sostiene fra l’altro lo svi-

luppo delle reti elettriche nelleregioni rurali che utilizzanoenergie locali rinnovabili qualibiomasse e piccole centrali idri-che. Anche gli sforzi volti a rag-giungere un’efficacia energeticamaggiore, come nell’esempiodella produzione di laterizi inIndia, sono sostenuti.Anche iltrasferimento di sapere dal Nordal Sud e fra i paesi àncora e iloro Stati limitrofi (cooperazioneSud-Sud) riveste un’alta prio-rità. I programmi globali agi-scono in stretta collaborazionecon le sezioni regionali dellaDSC, sostenendo e consoli-dando il loro operato. Gli ap-procci risolutivi dei problemiglobali si riveleranno efficacisolo se sono applicati alla realtàlocale.

Dietro le quinte della DSC

(bf) Il temine corruzione deriva dal latino «corrumpere» e signi-fica alterare, deteriorare, guastare o, in senso figurato, indurre conil denaro o con promesse a venire meno al proprio dovere. Se-condo la definizione internazionalmente riconosciuta di Trans-parency International,organizzazione non governativa attiva a li-vello mondiale nella lotta alla corruzione, è «l’abuso dei poteriricevuti a fini di guadagno privato» che contempla sia la corru-zione della persona di fiducia (corruzione attiva), sia la disponi-bilità di quest’ultima a farsi corrompere (corruzione passiva). Lacorruzione può concernere lo Stato, ad esempio all’atto di asse-gnare appalti e permessi pubblici o in relazione alle autorità fi-scali o doganali;ma si manifesta anche in molti ambiti privati, sot-to forma di corruzione di collaboratori di un partner contrat-tuale o di un’azienda concorrente. Il fenomeno della corruzioneinteressa indistintamente tutti gli Stati, ma nei paesi in via di svi-luppo ha effetti particolarmente devastanti. Spesso in questi ter-ritori vi è una drammatica contraddizione tra finanze statali di-sastrate e ricchezza di risorse naturali. In un contesto del genere,la corruzione diviene un freno funesto allo sviluppo. Soprattut-to nei paesi in via di sviluppo, a causa della corruzione la gentenon può beneficiare dei servizi pubblici che invece si aspetterebbedal proprio governo, servizi che spesso coincidono con dirittiumani fondamentali (diritto alla salute, all’istruzione, all’acquaecc.).Ai fini di una lotta efficace alla corruzione occorre, da uncanto, mettere in atto contromisure dirette, come riforme deldiritto penale, istituzione di organi anticorruzione o protezione

Che cos’è… la corruzione?

degli informatori. Su un altro piano la corruzione deve, in pri-mo luogo, essere considerata un sintomo di malgoverno ed esse-re affrontata indirettamente, eliminando le cause – attraverso, adesempio,un accesso migliore alle informazioni,riforme della giu-stizia, dei servizi pubblici e degli appalti pubblici, o meccanismiche obbligano la popolazione civile e lo Stato a rendere contol’uno all’altro del proprio operato. La Banca Mondiale valuta a1000 miliardi di dollari, il volume annuo della corruzione,a fron-te dei 100 miliardi dell’aiuto allo sviluppo.

25Un solo mondo n.2 / Giugno 2009

Page 26: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Sve

nTo

rfinn

/laif

Un solo mondo n.2 / Giugno 200926

Una tendenza stabile e duraturaA vari livelli, l’invito ad una maggior efficacia nel-la cooperazione ha perciò fatto scattare la consa-pevolezza dell’importanza di concentrare e armo-nizzare gli aiuti profusi. Ne è esempio la Dichia-razione di Parigi del 2005, in cui i paesi donatorie i beneficiari nonché alcune organizzazioni mul-tilaterali si sono impegnati a coordinare di più leloro attività, adeguandole di conseguenza.Anche in Svizzera, il dibattito su una cooperazio-ne più efficace punta a una maggiore concentra-zione. L’anno scorso, il Parlamento ha accolto dueiniziative che chiedevano di limitare l’aiuto stata-le ad alcuni temi centrali e a pochi paesi priorita-ri. Gli argomenti adotti a sostegno sono convin-centi: per essere efficace, l’aiuto fornito necessitadi una massa critica minima in termini di denaroe influenza; lo spezzettamento delle prestazioni necompromette l’efficacia.Questo spiega anche perché, già negli anni 1980,nella cooperazione classica si sono delineate le pri-me tendenze di concentrazione: molti progetti di

Il dispendio di risorse è notevole: il governo dellaTanzania, ad esempio, ogni anno deve presentareben 2400 resoconti ai suoi donatori. Da uno stu-dio dell’UE emerge che nel 2005,inVietnam,sonostate accolte 791 delegazioni di agenzie di svilup-po – più di tre delegazioni per ogni giorno lavo-rativo. È evidente che il rapporto tra costi e bene-fici è tutt’altro che equilibrato; come è altrettantoevidente che in casi come questi la concentrazio-ne delle risorse diventa imperativa.Negli ultimi anni, il numero di attori impegnatinella cooperazione con progetti propri ha segnatoun forte aumento:oltre alle agenzie statali che ope-rano per lo sviluppo a livello bilaterale, alle orga-nizzazioni multilaterali e alle ONG, anche un nu-mero crescente di fondazioni private e di cosiddettePublic Private Partnership si è buttato nella mischiadel mercato dell’aiuto umanitario. Siamo di fron-te a una situazione che significa sì un’ampia offer-ta di prestazioni, ma contempla anche il rischiodi doppioni e di un enorme dispendio di mezzi erisorse, soprattutto per i paesi beneficiari.

Concentrazione – nessunagaranzia di efficacia

Spesso e volentieri, discutendo dell’efficacia della coopera-zione allo sviluppo, si pone l’accento sui problemi dovuti adun eccessivo e scoordinato dispendio di forze e, di conse-guenza, si rivendica una maggiore concentrazione degli aiuti.La concentrazione cela però anche dei pericoli e non semprecostituisce l’approccio giusto. Di Gabriela Neuhaus.

FO

RU

M

Page 27: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

JeremyHartley/Panos/Strates

Martin

Sasse/laif

piccole dimensioni sono stati abbandonati o rag-gruppati in programmi più ampi, e gli attori dellacooperazione si sono specializzati in tematicheparticolari. La concentrazione geografica si è svi-luppata di pari passo: nel 1993 la DSC, per esem-pio, era attiva in 24 paesi prioritari, nel 2006 era-no solo 14; un tempo, l’opera cattolica di assisten-za Sacrificio quaresimale era presente con progettidisseminati in 61 paesi, mentre oggi le sue attivitàsi concentrano su 16 programmi nazionali.

Paesi prediletti e paesi neglettiLa proposta più radicale a riguardo della concen-trazione degli aiuti è giunta nel marzo 2007, conla presentazione del «Code of Conduct» dell’UE,che si prefigge di ridurre i doppioni generati dalfatto che in alcuni paesi in via di sviluppo sono at-tivi sia l’UE in quanto organizzazione, sia singoliStati membri.Secondo il nuovo codice di condotta,che però non ha alcun effetto vincolante a livellogiuridico, non possono più operare contempora-neamente più di due paesi nello stesso paese be-neficiario. Inoltre, ogni paese donatore deve limi-tare gli aiuti a tre settori tematici.Le nuove regolamentazioni puntano oltre che adarmonizzare il contesto dell’aiuto, anche a ridurreil divario fra paesi prediletti e paesi negletti. Infat-ti, non dovrebbero più verificarsi situazioni in cuitutti i donatori investono negli stessi paesi, quelliprediletti, dimenticando gli altri.Anche l’ONU ha lanciato un progetto intitolato«One UN», volto a concentrare le risorse dispie-gate: in otto paesi pilota, le varie organizzazioni

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 27

dell’ONU dovranno concentrare maggiormente leloro attività di aiuto umanitario. In Vietnam, adesempio, si sta costruendo un edificio che, dal2010, riunirà sotto lo stesso tetto, le 16 organizza-zioni dell’ONU attive sul posto.Nella stessa dire-zione vanno anche le iniziative di alcuni donatoriche puntano di rappresentarsi a vicenda in certipaesi: tra l’altro, si sta valutando la possibilità di un

La Svizzera, in futuro,concentrerà i suoi aiuti suun ristretto numero di re-gioni, paesi e tematiche.Ciò potrà riguardare, peresempio, il sostegno delsistema sanitario inTanzania, l’aiuto umanita-rio nel Myanmar oppure lericerche sul riso in Vietnam(prossima pagina).

ConcentrazionetematicaA livello di contenuto, laDSC focalizza la sua at-tenzione soprattutto susette argomenti, che sonostrettamente connessi agliObiettivi di sviluppo delMillennio:1. Reddito e occupazione2. Agricoltura, sviluppo

rurale3. Formazione4. Sanità5. Acqua6. Risorse naturali e am-

biente7. Promozione della de-

mocraziaFra gli altri temi di specia-lizzazione della DSC –che all’occorrenza pos-sono confluire anch’essinell’operato della DSC inquanto tematiche priorita-rie – figurano la collabora-zione regionale, la preven-zione dei conflitti e lamigrazione.

Page 28: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Bru

noM

oran

di/h

emis

.fr/la

if

Un solo mondo n.2 / Giugno 200928

ufficio di coordinamento gestito congiuntamenteda Svizzera e Austria in Bhutan.

La concentrazione comporta anche deirischiAnche la DSC punta ad un’ulteriore concentra-zione dei suoi mezzi, così come è stato postulatonel Messaggio sull’aiuto al Sud 2009-2012. Infat-ti, a fine 2012, i paesi prioritari della DSC saran-no ridotti a 12 (vedi testo a margine); per quantoriguarda le assi tematiche, in ogni paese priorita-rio si potranno integrare nel rispettivo program-ma, al massimo tre Obiettivi di sviluppo del Mil-lennio. Complessivamente, il lavoro della DSC infuturo si concentrerà su dieci campi tematici.Peter Niggli, direttore di Alliance Sud, nel suo li-bro «Der Streit um die Entwicklungshilfe» esortaa concentrarsi maggiormente sulle esigenze dei piùpoveri: «È vero che, rispetto ad altri paesi donato-ri, gli interventi di cooperazione della Svizzera mi-rano maggiormente a combattere la povertà.Cio-nonostante deve concentrare i mezzi limitati di cuidispone molto di più sul raggiungimento degliObiettivi del Millennio».Viste le esigenze sempre più complesse della co-operazione allo sviluppo, una concentrazione te-matica non porterà alla riduzione dei contenuti,af-ferma convinto Bernhard Wenger, incaricato delprogramma di analisi e politica della DSC e coau-tore del Messaggio sull’aiuto al Sud.Wenger met-te in guardia anche da aspettative troppo euforichenei confronti della concentrazione:«Non siamo unnegozio mini-market con un assortimento chiara-mente definito che permette di escludere senzaproblemi gli articoli meno richiesti. La forza del-la cooperazione allo sviluppo elvetica è costituitadalla nostra capacità di individuare nel dialogo lenecessità dei nostri partner, e di sviluppare insie-me a loro programmi in linea con le loro esigenze.

Per farlo bisogna essere aperti alle diverse temati-che e flessibili».

Una questione politicaAl coro di voci che si alzano nel dialogo politicoin Svizzera per esigere la riduzione geografica sutre, massimo cinque, paesi prioritari, BernhardWenger risponde:«Nella sua politica estera, la Sviz-zera è interessata ad impegnarsi nella cooperazio-ne allo sviluppo in diversi continenti con una mas-sa critica».Nel Messaggio sull’aiuto al Sud,approvato dal Par-lamento, il pericolo di un accumulo di rischi do-vuto ad un concentramento eccessivo, su pochipaesi, è citato espressamente: «Un numero troppoesiguo di paesi prioritari aumenterebbe i rapportidi dipendenza reciproca, limiterebbe l’autonomiadi entrambe le parti e comporterebbe rischi ele-vati in caso di crisi politiche». La concentrazione,evidenzia BernhardWenger, non porta automati-camente a risultati migliori e ad una maggior effi-cacia.In ultima analisi, definire cosa s’intenda per con-centrazione, e quali ne siano gli obiettivi, resta unaquestione politica.Nella cooperazione allo svilup-po svizzera non è previsto un impegno esclusivo afavore dei paesi prioritari e di argomenti predefi-niti: anche in futuro la DSC intende prestare unaiuto umanitario che esuli dalle sue priorità geo-grafiche e tematiche, non abbandonare a se stessi ipaesi fragili, e poter intervenire su problematicheglobali quali alimentazione, acqua e clima, conprogrammi volti a raggiungere gli Obiettivi delMillennio anche in paesi non prioritari. ■

(Tradotto dal tedesco)

ConcentrazionegeograficaDal 2012 la cooperazionebilaterale della DSC siconcentra sulle seguentiregioni e sui seguenti paesiprioritari in Africa, Asia eAmerica latina:Benin, Burkina Faso, Mali,Nigeria, Ciad, Mozambico,Bangladesh, Nepal, Regio-ne del Mekong, Bolivia,America centrale e Tanza-nia.Per ogni paese prioritario,la DSC si impegna con al-meno 20 milioni di franchiall’anno. La Svizzera potràcosì rivestire un ruolo cen-trale fra i paesi donatori bi-laterali. Oltre a ciò, nell’Afri-ca del Sud, nella Regionedei Grandi Laghi, inAfghanistan, in Mongolia,in Palestina e a Cuba pre-sterà aiuto nell’ambito diprogrammi speciali.L’impegno della SECO siconcentra sui seguentisette paesi prioritari, chesotto il profilo economiconon si annoverano (più) frai più poveri: Egitto, Ghana,Sudafrica, Indonesia,Vietnam, Colombia e Perù.Per ulteriori informazioni sulMessaggio sull’aiuto alSud:www.deza.admin.ch/it/Dossiers/Messaggio_sull_aiuto_al_sud_e_messaggio_aggiuntivo/Messaggio_sull_aiuto_al_sud_2009_2012

Page 29: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Gauteng

Ho sempre deplorato il fatto checi sia qualcosa che non quadracon le nostre strategie di svi-luppo per il Sudafrica. I riflettorisono puntati sulle città, mentre lezone rurali sono gravemente tra-scurate. Il risultato è che milionidi persone lasciano la campagnaper trasferirsi in città. Cercanodi guadagnarsi da vivere,ma nonfanno che ingrandire le baracco-poli ai margini delle città; troppotardi si accorgono che le stradedi Johannesburg non sono lastri-cate d’oro.Persino nelle zone urbane, i di-sagiati della nostra società sonopresenti solo nella retorica deipolitici. Nella realtà, i punti dicontatto sono pochissimi. Sistanziano somme ingenti per leélite nazionali, affinché possanosoddisfare i loro capricci a spesedei lavoratori e dei disoccupatinei ghetti. Per sviluppo s’in-tende solo la costruzione dinuovi templi del consumismo,appariscenti e fastosi, mentrediminuiscono sempre più i sitiproduttivi, anche a causa dellaconcorrenza spietata dei prodotticinesi che inondano il mercato.Un esempio clamoroso di que-st’errato sviluppo industriale ècostituito dal progetto Gautrain– un treno di lusso, ad alta velo-cità, che copre gli ottanta chilo-metri fra Johannesburg ePretoria, passando dall’aeroporto

internazionale ORTambo. Ilprogetto era pensato per ridurreil traffico su una delle autostradepiù transitate dell’Africa.Quanta eccitazione lo scorsofebbraio, quando 150 ospiti sceltisono saliti sul treno per parteci-pare al primo viaggio. I vagoni,fabbricati nel Derby, in Inghil-terra, sono spaziosi e comodi,con un’offerta di posti a sederemolto generosa. Paul Mashatile,il Premier di Gauteng, annun-ciava radioso di gioia: «Ogni pas-seggero ha vissuto l’esperienza diun viaggio veloce e piacevole».Sebbene questo progetto fino adoggi abbia inghiottito la bellezzadi 35 miliardi di rand (circa 4.2miliardi di CHF), i rappresen-tanti delle autorità non si vergo-gnano di dichiarare che il trenonon è mai stato concepito qualemezzo di trasporto alternativoper le masse. Il semplice fattoche nessuna delle sue stazionisia ubicata nelle township nere,dimostra che il Gautrain è statoprogettato esclusivamente perla bella gente che normalmentetransita fra le due città.Tuttavia, la provincia di Gauteng,motore del settore industriale efinanziario sudafricano, ha biso-gno di un mezzo pubblico alservizio dei ceti più poveri dellasocietà – che sono in gran parteproprio gli abitanti di questa re-gione. La comunità dei più po-

veri non viene servita affatto, oviene servita solo male, dal si-stema di autobus obsoleto e dagliinaffidabili e pericolosi mini-taxiche transitano nella regione. I35 miliardi di rand, investiti nellacostruzione del Gautrain, avreb-bero potuto essere investiti inmodo molto più efficace in unsistema di trasporto pubblico, dicui avrebbero approfittato moltipiù utenti, e non solo le piccoleélite che oggi ne traggono van-taggio. Sembra un effetto per-verso, se pensiamo che questeimmense risorse nazionali ven-gono utilizzate a vantaggio diun’élite di pendolari che giàoggi dispone di altre alternativedi trasporto.Poi c’è anche la questione degliappalti per i più svariati lavoricorrelati al sistema Gautrain, fi-niti nelle mani di aziende e indi-vidui in un sistema di clienteli-smo capitalistico che manovramiliardi. Come volerne a chipensa che il Gautrain sia statoconcepito unicamente con loscopo di far guadagnare ancorapiù denaro a coloro che già sisono arricchiti con il BlackEconomic Empowerment e raf-forzare in tal modo le cordatepolitiche?I leader politici non perdonooccasione per citare i 93000 im-pieghi e i 3000 posti di lavoroancora da creare. Si riferisconoai posti di lavoro creati nella fasedi costruzione nonché alle op-portunità d’impiego che si apri-ranno non appena il treno en-trerà in funzione definitiva-mente.Ma i posti di lavoro nel-l’edilizia sono temporanei e soloun folle potrebbe lasciarsi entu-siasmare dal fatto che un investi-mento di 4.2 miliardi di franchiabbia generato miseri 3000 im-pieghi! ■

(Tradotto dall’inglese)

«Un capriccio soddisfatto a spesedei disoccupati nei ghetti»

Carta bianca

Zakes Mda (all’anagrafeZanemvula Kizito GatyeniMda), classe 1948, fa partedegli autori di teatro e roman-zieri più famosi del Sudafrica.Cresce a Soweto e nelLesotho, che lascia nel 1963per recarsi negli USA, dovefrequenta gli studi nell’Ohio.Nel 1995 ritorna in Sudafrica.È anche autore di teatropresso il JohannesburgMarket Theatre, nonché pit-tore, compositore e cineasta,come pure apicoltore e diret-tore del Southern AfricanMultimedia AIDS Trust diSophiatown, Johannesburg. Isuoi romanzi sono tradotti inmolte lingue. In italiano sonousciti tre suoi romanzi, tuttipresso l’editore E/O: «Si puòmorire in tanti modi», «LaMadonna di Excelsior» e«Verranno dal mare». Per lesue opere Zakes Mda ha rice-vuto numerosi premi. Oggi èdocente universitario negliUSA e in Sudafrica. Vive aJohannesburg e nell’Ohio.

29Un solo mondo n.2 / Giugno 2009

Page 30: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Silk

eW

erne

t/la

if

politici, insegnanti ed altre guideculturali. Bisogna dunque pro-vare a parlare una lingua cheabbia un’eco culturale.In altre parole, se utilizziamo unapproccio culturalmente sensi-bile, allora ciò comporta che sidebba conoscere la cultura lo-cale, prima ancora di arrogarsiil diritto di discutere i problemie le possibili soluzioni.

E cosa si può raggiungerecon ciò?Che la cultura ci diventi amica,e non nemica. Un esempio: lasanità riproduttiva è sovente, piùdi altri aspetti della sanità, alcentro di una cultura. Gioca unruolo primario per la sopravvi-venza culturale di una società ene influenza l’identità. Per que-sto motivo, i leader culturalidella maggior parte dei paesi

«Un solo mondo»: SignoraTellier, il rapporto sulla po-polazione mondiale 2008dell’UNFPA esige un ap-proccio culturalmente sensi-bile nell’ambito della coope-razione allo sviluppo, inquanto di primaria impor-tanza per il rispetto dei di-ritti umani ed in particolareper i diritti delle donne. Chesignifica ciò esattamente?

Siri Tellier: Nella cooperazioneallo sviluppo, la cultura assumeun significato primario, inquanto molte norme comporta-mentali presentano un carattereculturale.Se in un particolare paese sivuole cambiare qualcosa, allorabisognerà prendere le mossedalla cultura locale e cercare diriunire in un dialogo i vari opi-nion leader, quali capi religiosi,

Un solo mondo n.2 / Giugno 200930

CU

LT

UR

A

«Lo sviluppo è per definizione uncambiamento culturale»In qualità di tratto fondamentale della vita, la cultura deve essere integrata nel-la politica di sviluppo. Ciò non significa però che si debbano accettare danno-se pratiche tradizionali o che si arrivi a tollerare le violazioni dei diritti umani:è piuttosto vero il contrario. Come funzionano tali processi, ce lo spiega SiriTellier, direttrice dell’ufficio ginevrino del Fondo delle Nazioni Unite per laPopolazione (UNFPA) in colloquio con Maria Roselli.

Page 31: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Sve

nTo

rfinn

/laif

Dirk

Kru

ell/l

aif

Tobi

asH

ause

r/la

if

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 311

si occupano di questo tema.Nell’intento di ridurre i rischidi mortalità delle partorienti èdunque necessario cercare ildialogo con questi leader. Perchénon si può decidere dall’alto, ciòche si deve fare. Ci sono popoliin cui la donna si porta nellaforesta per partorire, ed in altripaesi le donne partorisconoda sole in un ambiente chiuso.È evidente che queste donnecorrono grandi rischi. Chi in-tende apportare dei cambia-menti, deve conoscere la culturae cercare il dialogo. La salutedelle donne, in particolare dellemadri, è un tema di cui si puòparlare con la maggior partedelle persone. È come l’espe-ranto, una lingua che compren-dono tutti.

Come procede, concreta-mente, in un caso delgenere?Parliamo ad esempio della

Bolivia: fino a pochi anni fa evi-denziava un alto tasso di morta-lità delle partorienti, e ciò inquanto il parto era consideratoqualcosa di molto privato, e ledonne non andavano in ospe-dale. La mortalità delle parto-rienti era cinque volte più altache a Cuba. Più di altre, eranocolpite le donne indigene. Nelcaso in cui le partorienti eranoassistite da una levatrice, questein genere non erano in gradodi eseguire un taglio cesareo.Abbiamo dunque cercato ildialogo con i leader delle tribùindigene e con il Parlamentoboliviano. Non abbiamo certostigmatizzato il malcostume,considerato che tutti volevanoeliminarlo, bensì abbiamo cer-cato insieme i motivi, propo-nendo poi le soluzioni. Così ilgoverno ha deciso di formarelevatrici che, in caso d’emer-genza fossero in grado di som-ministrare medicinali. Da allora,

ogni anno si provvede a formare3000 levatrici, che si recano acasa delle partorienti, e il tassodi mortalità è notevolmenteridotto.

Quando è che un certo tipodi cultura si rivela inibitorioper lo sviluppo?Dipende da cosa si intende conil termine sviluppo. Il nostroobiettivo è il rispetto dei dirittiumani. Nel caso in cui un com-portamento culturale evidenziuno spregio nei confronti deidiritti umani, allora cerchiamodi reagire.

E dunque, i diritti umanivengono prima della culturadi una società?Certamente! Io parlo in rappre-sentanza dell’ONU, che ècostantemente schierata dallaparte dei diritti umani. Non èperò neanche accettabile che iltermine cultura sia consideratoin modo negativo e posto allastessa stregua di concetti qualisud e sottosviluppo. In ognipaese c’è una cultura! E questasubisce mutazioni, anche secon lentezza.A volte si è anchecostretti a piegarsi a false normeculturali: molti pensano, peresempio, che le mutilazioni ge-nitali femminili appartengano in

qualche modo alla cultura di unpopolo, ma non è così. E questanon è cosa che diciamo solonoi, bensì ci sono anche guidereligiose che prendono le di-stanze e dichiarano esplicita-mente che tale pratica è in nes-sun modo voluta dalla religione.Per riuscire in questo, è statoimportante che studi scientificipotessero provare che le mutila-zioni impediscono in manieranotevole la capacità della donnadi partorire. Diverse guide reli-giose islamiche hanno in seguitopubblicamente condannato lemutilazioni genitali.

Esistono anche in occidentecerti comportamenti errati,pseudo-culturali?Certo che sì! Prendiamo la pro-blematica del tabacco: molteragazze sono toccate da questocomportamento. Credono didover fumare per esser accettatedalle coetanee. Pur sapendoche fumare è mortale, il fumoè divenuto un fatto culturale.Dobbiamo dunque trovare dellealternative valide, indirizzare leragazze verso altre pratiche chepossano egualmente stimolarequesto senso di appartenenza

I paesi in via di sviluppo tol-lerano che le organizzazioni

La scelta di approcci culturalmente sensibili è di centrale importanzanella cooperazione allo sviluppo – per esempio quando si tratta di di-spensare delle cure per donne incinte in Liberia, per prevenire casi dimutilazione genitale in Liberia, per combattere il tabagismo nei paesioccidentali oppure per garantire un’adeguata politica della famiglia inCosta Rica.

Page 32: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Thom

asLink

el/la

if

Han

sKem

p/laif

32 Un solo mondo n.2 / Giugno 2009

per lo sviluppo desiderinomutare il comportamentoculturale delle loro popola-zioni?Ogni sviluppo è, per defini-zione, un cambiamento in am-bito culturale. Chi si opponeal cambiamento, in fondo nonvuole lo sviluppo. Sì, perchésviluppo non significa soltanto lacostruzione di ponti e di centralielettriche, ma presuppone anchela disponibilità a dei cambia-menti culturali. Non cerchiamomai di imporre la nostra pre-senza, bensì aiutiamo, se lo sidesidera. Quando, negli anni’70, fui per la prima volta inAfghanistan, sapevo bene che dicerti argomenti, come ad esem-pio la pianificazione familiare,non si doveva parlare in manieradiretta, e non l’ho ovviamentemai fatto. Gli afghani desidera-vano che noi effettuassimo uncensimento, e noi naturalmentelo abbiamo fatto. Così è iniziatoun dialogo, che è poi sfociatonella richiesta degli afghani diintraprendere qualcosa controla mortalità delle partorienti.

Ammesso che la cultura for-nisca un importante contri-buto allo sviluppo, è possi-bile dedurne che quella deipaesi industriali sia partico-larmente favorevole allo svi-luppo?Sciocchezze, anche nei paesi in-

dustrializzati ci sono senz’altrosviluppi negativi.Molti paesi invia di sviluppo trovano ad esem-pio abominevole il nostro com-portamento nei confronti dellepersone anziane. Ci rimprover-ano che le nostre strutture fami-liari non hanno alcuna efficacia.A queste osservazioni rispondoche ciò non ha direttamente ache fare con la cultura occiden-tale, ma che è invece da ricon-durre all’urbanizzazione. Inoltre,bisogna dire che le stesse po-tenze industriali non sono deltutto sviluppate. Ci troviamoal centro di una crisi finanziaria,costretti ad osservare che cosane uscirà…

Lei abita da tre anni aGinevra. Esistono tipicheabitudini svizzere che vor-rebbe cambiare?Ginevra è una bella città, e cisi vive molto bene. La gente èaperta e socievole.Ma io pensoche molti stranieri che abitanoin Svizzera si meraviglino delfatto che le donne svizzere abbia-no ricevuto così tardi il dirittodi voto. E sono convinta che sipotrebbe anche fare qualcosa permigliorare la situazione delladonna, in particolare per quantoconcerne l’armonizzazione trafamiglia e lavoro. ■

(Tradotto dal tedesco)

Il Fondo per la popolazioneL’UNFPA è un’organizzazione internazionale di sviluppo delle NazioniUnite che opera in 150 paesi, promuove il diritto di ogni donna, ogniuomo ed ogni bambino ad una vita in salute e con eguali possibilità,e si attiva per gli Obiettivi di sviluppo del Millennio. L’UNFPA facilitaai paesi in via di sviluppo l’accesso ad una migliore assistenza sani-taria nell’ambito della medicina della riproduzione, in particolare nelcontesto della pianificazione familiare, di una gravidanza sicura edella prevenzione di infezioni sessualmente trasmissibili (fra le quali,HIV/Aids). Il fondo promuove anche i diritti della donna e pubblicaannualmente il Rapporto sulla popolazione mondiale.

Disuguaglianze profondamente radicate fra i sessiPer i suoi programmi intesi a dare vigore alle donne, l’UNFPA abbinai diritti umani, la parità di trattamento fra i sessi e la sensibilità cultu-rale. L’Organizzazione punta su cambiamenti culturali, che sono mo-tivati dal di dentro e che rispettano sia la sovranità nazionale che l’in-tegrità culturale dei paesi. La disparità dei sessi è profondamenteradicata ed ampiamente presente in molte culture: tre quinti del piùpovero miliardo di abitanti del pianeta sono donne. Il potere culturalesignifica costrizione. E questa può apertamente emergere nellestrutture statali, nelle leggi, così come essere radicata nell’immagineche l’uomo ha di sé. Rapporti di potere si celano dietro pratiche qualimatrimoni fra adolescenti – una delle cause più frequenti di fistole va-ginali e mortalità delle partorienti – e mutilazioni genitali femminili.Queste ed altre pratiche dannose per la salute vengono comunqueancora praticate, nonostante le proibizioni, in molti paesi. I progressinel campo della vera parità dei sessi sono costantemente collegatiad un profondo confronto culturale.

Siri Tellier è nata in Danimarca nel 1946. Ha conclusonel 1970 un Master in Public Health presso l’Universitàstatunitense di Harvard. Madre di due figli, Siri Tellier èdal 1972 impiegata presso il Fondo delle Nazioni Uniteper la Popolazione. Dal 2006 Siri Tellier dirige l’ufficiodell’UNFPA a Ginevra.

In molti Stati – come per esempio in Uzbekistan, Vietnam e anche in paesi industrializzati – la pianificazione familiare e le pari opportunità sono temimolto controversi.

Page 33: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

33

L’incanto delle maschereafricane( jls) Il Museo di etnografia diGinevra intende iniziare i suoivisitatori alle «tecniche d’incan-tesimo» della scultura e dellemaschere africane. Per più di unanno esporrà 120 pezzi davveroeccezionali, risalenti alla fine delXIX secolo ed all’inizio del XX.Quando furono realizzati, talioggetti avevano la funzione diagire sul mondo e sulle personedurante rituali iniziatici, reli-giosi, terapeutici o contro i sor-tilegi. Apparivano nella strutturadi drammaturgie complesse edimpressionanti. L’esposizionecerca di far scoprire al pubblicoil fascino esercitato da questeopere, sia nel loro contestooriginale, che in quello odierno.Il titolo «Medusa in Africa» faovvio riferimento alla mitologiagreca. Così come accadde allaGorgone Medusa, che conti-nuava a pietrificare chi osavaguardarla anche dopo essere statadecapitata da Perseo, le mascheree le statue selezionate, strappatealla loro terra d’origine, hannoconservato tutta la loro capacitàdi incantare.Esposizione «Medusa in Africa: lesculture dell’incantesimo»,Museodi etnografia, Ginevra, fino al 30dicembre

PostdiplomaIl Nadel, studio post-diplomaper paesi in via di sviluppo, delPolitecnico federale di Zurigooffre, nel semestre autunnale2009, i seguenti corsi di forma-

zione continua:Micro- e macroprospettive nel-l’ambito della lotta alla povertà(22.9. – 25.9.)Pianificazione/monitoring II:pianificazione orientata al risul-tato e gestione a livello settorialee di programma nazionale(28.9. – 2.10.)Valutazione orientata all’efficaciadi progetti e programmi(5.10. – 9.10.)Attuali quesiti strategici dellacooperazione allo sviluppo(21.10. – 23.10.)OE II: creare in modo compe-tente, con associazioni partner,lo sviluppo organizzativo(7.9. – 28.9. e 2.11. – 5.11.)Sviluppo rurale: sfide, strategieed approcci (10.11. – 13.11.)Pianificazione I: introduzionealla pianificazione di progettie programmi (1.12. –4.12.)Monitoring I: gestione di pro-getti e programmi in seno allacooperazione allo sviluppo(15.12. – 18.12.)Per informazioni e iscrizioni: ETHZürich, segreteria Nadel,Voltastrasse24, 8092 Zurigo,Tel. 044 632 42 40;www.nadel.ethz.ch;Mail:[email protected]

Risorse minerarie: profittitrasparenti?Nei paesi in via di sviluppo losfruttamento delle risorse mine-rarie ha sovente conseguenzenegative. Una maggiore traspa-renza nei flussi di pagamento traproduttori di petrolio, industrieestrattive ed i governi dei paesiricchi di materie prime po-trebbe aiutare notevolmente.Tale approccio – e ciò che laSvizzera e gli imprenditorisvizzeri possono dare comecontributo alla promozionedella trasparenza – è tema delloSwissaid-Symposium che sisvolgerà a Zurigo il 9 giugno, eche avrà come referenti illustrepersonalità: fra gli altri, FestusMogae (ex presidente del

Botswana), il direttore PeterEigen della EITI (ExtractiveIndustries Transparency Initia-tive), così come la vicepresidentedella Banca mondiale ObiageliEzekwesili.«Das Geschäft mit Bodenschätzen -Transparenz gewinnt», Swissaid-Symposium, Zurigo, 9 giugno.Iscrizioni e informazioni presso:www.swissaid.ch/veranstaltungen

Suoni esotici(er) Ronzano, tremolano, par-lano cantilenando: i pregnantisuoni colorati di un organoFarfisa, di una fisarmonicaHohner Electrovox o di un sinte-tizzatore Moog. Suoni degli anni70 – leggeri e chiari accordi dichitarre Surf che rimbombanosuadenti. Sono i ritmi Cumbia,lenti e molleggiati dei bassi edelle percussioni, che fanno rivi-vere la Chicha, un tipo di musicaperuviana, nata almeno una qua-rantina di anni fa. Così il gruppoChicha Libre, di Brooklin, si di-verte a proporre questa musicache il suo bandleader ha impa-rato ad amare nel corso di unsuo viaggio in Perú. Consideratoche l’appassionato revival nonrispolvera soltanto antichi clas-sici Chicha, bensì armonizza in

Servizio

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009

Esp

osizione

Form

azione

eform

azione

continua

Mus

ica

Conv

egni

Page 34: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Un manifesto coraggioso(er) Il suo mistico suono circo-lare dovrebbe, secondo la tradi-zione shona, stabilire il contattocon le anime degli antenati. Perlungo tempo poteva essere suo-nato soltanto da pollici maschili,l’ancestrale mbira. Con il tempoanche alcune donne, qualiChiwoniso Maraire, cresciutanegli Stati Uniti e nella Zimba-bwe, iniziarono a suonare il co-siddetto pianoforte del pollice.Il suo terzo album è un manife-sto ripieno di suoni lirici e nellostesso tempo sconvolgentementecoraggioso. La musica si staccada suoni dalle radici afro, si uni-sce nuovamente con essi e liamplia con un US-Sound digenere urbano, creando fresche eritmate risonanze shona. Questevengono a lusingarci l’orecchioin approcci di folk e di groove.Tuttavia le morbide e leggiadremelodie comunicano anchequalcosa di ribelle: coraggiosaed impegnata, la trentatreenneChiwoniso, con voce piena efortemente espressiva, cantacontro le miserie del suoZimbabwe.Chiwoniso: «RebelWoman»(Cumbancha/Disques Office)

Lungo il fiume Syrdarja( jtm) Nell’Asia centrale, l’acquaè una risorsa davvero scarsa,causa di molti conflitti. E dun-que una regolare gestione idricaassume un grande significato.La Svizzera è impegnata damolti anni nel settore idricodel Kirghizistan, del Tagikistan edell’Uzbekistan. Promuove l’ac-cesso all’acqua potabile, migliora

l’efficienza del sistema di irriga-zione e ripristina le infrastrut-ture delle centrali idriche per laproduzione di energia elettrica.Max Schmid, già corrispondenteper la Radio svizzera DRSin quel di Mosca, ha seguito lesponde del fiume Syrdarja – unodei maggiori corsi d’acquadell’Asia centrale – e condensa,in un cortometraggio di 25minuti le immagini riguardantii progetti di cooperazione sviz-zeri nello specifico programmaidrico. Intenzione prioritaria diquesto progetto è una traspa-rente ed efficace normativa circal’utilizzazione delle acque cherispetti le necessità di coloroche tali acque usano. I metodidi successo propugnati dal pro-gramma idrico svizzero sonostati adottati dai governi locali,dalla Banca mondiale e da altridonatori internazionali.Il DVD «Entlang dem Syrdarja»,in tedesco, inglese e russo, può essereottenuto gratuitamente presso laDSC: [email protected]

Essere donna a Capo VerdeUna donna che canta, deve mo-rire: è quanto afferma una leg-genda familiare in quel di CaboVerde. Prima di andare a studiareall’estero,Vita promise a suamadre che avrebbe rispettato latradizione. Quando poi, in queldi Parigi, conobbe il musicistaPierre ed egli si mostrò rapitodalla sua voce,Vita ruppe la suapromessa.Temendo che sua ma-dre sarebbe venuta a conoscenzadel fatto, decise di tornare a casa.«Che cosa fare se qualcuno tiimpedisce di andare per la tuastrada?», si domanda il regista

Flora Gomes di Guinea-Bissau.Egli aveva già conquistato ilcuore del pubblico con il film«Gli occhi azzurri diYonta»Ebbene, «Ci provi lo stesso!»Le parole che chiudono il DVD«Nha Fala» danno una risposta.Esse sono significative per ilpensiero di Flora Gomes, la cuicinematografia ha uno strettorapporto con la storia della suaterra. Il suo film è anche il ri-tratto di una gioventù africanache nell’incontro con l’altrocerca il suo nuovo sé stesso e stadalla parte della sua autodeter-minazione.I DVD «Nha Fala» e «Gli occhiazzurri diYonta», creolo, sottotitolii/f/t, sono apparsi nell’edizionetrigon-film. Ordinazioni ed infor-mazioni: 056 430 12 30 oppurewww.trigon-film.org

Traffico di esseri umani(bf ) Al mondo, mai ci sono statipiù schiavi di oggi, se ne con-tano 27 milioni. In India o inSudan, ad Haiti, nel vicinoOriente o addirittura in Europa:la schiavitù è un fenomeno glo-bale. E con la mondializzazioneè più attuale che mai. Il giorna-lista americano Benjamin Skinnersi è imbattuto su tracce di fio-rente schiavismo in tutto ilmondo.Alle ricerca di argo-menti per il suo libro, ha giratoper cinque lunghi anni ilmondo, visitato oltre una doz-zina di paesi. Si è infiltrato nelleorganizzazioni di trafficanti diesseri umani ed ha conosciutomercanti di bambini. Le sue ri-cerche sono confluite, in un’o-pera toccante e di grande corag-gio. Un rapporto nel qualeSkinner descrive non solo il de-stino di singole vittime, dandoloro la parola, ma svela anche lestrutture che stanno dietro altraffico dei nuovi schiavi. Il suolibro, scritto sotto forma di re-portage, rappresenta un’appas-sionata accusa contro la schiavitùe rivela con quali approcci po-

Un solo mondo n.2 / Giugno 200934

modo eloquente, nello stile dellemelodie andine anche hit quali«Popcorn» del ’69, e «L’ÉtéIndien» di Joe Dassins, cosìcome composizioni di Satie eRavel, questa musica ci sembraconosciuta nonostante lo spiri-toso tocco esotico, e ci ricordaineluttabilmente Manu Chao.Chicha Libre: «Sonido Amazonico»(Barbès - Crammed/Musikvertrieb)

Toccante arte delle parole(er) Dapprima la sua passioneera rivolta al rap. Poi preseparte ai cosiddetti Poetry Slams.Il francofono Régis Fayette-Mikano, alias Abd al Malik, rap-presenta acuti e toccanti SpokenWord Poems. Nelle sue perfor-mance è tangibile il suo malu-more politico, formatosi neglianni della gioventù, passati nella

periferia di Strasburgo, dovegiunse dopo aver passato i primianni in Congo; più in là neltempo, scoprì il sufismo e siconvertì alla religione islamica.Il trentaquattrenne artista so-vrappone i suoi poetici edeticamente profondi raccontidi città su arrangiamenti ricca-mente orchestrati, unendo aqueste meravigliosamenteespressive composizioni il con-tributo di sua moglie Wallen,R’n’B-Queen con origini ma-rocchine, o di Juliette Gréco, laGrande Dame de la Chanson. Finoad oggi, il suo lavoro ha ricevutomoltissimi riconoscimenti e nel2008 è stato premiato con iltitolo di Chevalier des Arts et desLettres.Abd al Malik: «Dante»(Polydor/Universal)

Lib

rie

op

usco

li

Film

eD

VD

Page 35: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

trebbe essere possibile risolvereil problema – qualora i politicidavvero volessero.«Menschenhandel. Sklaverei imXXI Jahrhundert» di BenjaminSkinner, Edizioni Luebbe, BergischGladbach 2008; testo originale«A Crime so Monstrous. Face toFace with Modern-Day Slavery»;non è ottenibile in italiano

Nicaragua 1984-2007(mr) Nella primavera del 1984,la fotografa zurighese OliviaHeussler partì alla volta delNicaragua.Voleva constatare diprima persona a quale risultato idiversi raggruppamenti politicidella Rivoluzione sandinista del1979 avrebbero portato. Duranteil conflitto con i Contra, OliviaHeussler visse a Managua.

Un solo mondo n.2 / Giugno 2009 35

Servizio

Varia

Sitiw

eb

Insegnamento

Impressum:«Un solo mondo» esce quattro volte l’annoin italiano, tedesco e francese.

Editrice:Direzione dello sviluppo e della cooperazione(DSC) del Dipartimento federale degli affariesteri (DFAE)

Comitato di redazione:Martin Dahinden (responsabile)Catherine Vuffray (coordinamento globale)Marie-Noëlle Bossel, Beat Felber, ThomasJenatsch, Debora Komso, Roland Leffler,Sabina Mächler

Redazione:Beat Felber (bf – produzione)Gabriela Neuhaus (gn) Maria Roselli (mr)Jane-Lise Schneeberger (jls) Ernst Rieben (er)

Progetto grafico: Laurent Cocchi, Losanna

Litografia e Stampa: Vogt-Schild Druck AG,Derendingen

Riproduzione di articoli:La riproduzione degli articoli è consentitaprevia consultazione della redazione ecitazione della fonte. Si prega di inviareuna copia alla redazione.

Abbonamenti:La rivista è ottenibile gratuitamente(solo in Svizzera) presso: DFAE, Servizioinformazioni, Palazzo federale ovest,3003 BernaE-mail: [email protected]. 031 322 44 12Fax 031 324 90 47www.dsc.admin.ch

860215346

Stampato su carta sbiancata senza cloroper la protezione dell’ambiente

Tiratura totale: 53000

Copertina: Cotonou, Benin;Paul Hahn/laif

ISSN 1661-1683

Alcune delle sue foto divenneroicone mediatiche di quellaguerra. In quasi 25 anni, la zuri-ghese ha realizzato un’impres-sionante panoramica delNicaragua, che adesso, a 30 annida quella rivoluzione, sarà pre-sentata per la prima volta ed inmodo completo in una pubbli-cazione. Il tentativo di realizzare,in modo impegnato e schietto,un rapporto fotografico sui mo-tivi del conflitto e la situazionedel dopo guerra, lo ritroviamorispecchiato nel testo che ac-compagna l’opera quasi fosse undiario. Inoltre, il libro fotograficoè accompagnato da due illumi-nanti testi di Martin Heller eSergio Ramirez, già vicepresi-dente del Nicaragua.«DerTraum von Solentiname» diOlivia Heussler, edizione PatrickFrey, tedesco e inglese con un libri-cino di testo in spagnolo.Le fotografie saranno inoltre espostepresso il KunstraumWinterthur,dal 5-27 giugno

Diritti umani nelle scuoleNel 2009 la Dichiarazione uni-versale dei diritti umani compie60 anni. La Convenzione sui di-ritti dell’infanzia festeggia invecei suoi primi 20 anni ed in tuttoil mondo si tematizza l’appren-dimento dei diritti umani tra-mite l’Anno internazionale perl’apprendimento dei dirittiumani, indetto dall’ONU. InSvizzera, la Fondazione educa-zione e sviluppo (FES) sostienefinanziariamente progetti di liceie scuole professionali, che siconfrontano specificatamente

con le problematiche dei dirittiumani: la Divisione politica IV(DFAE), il servizio per la lotta alrazzismo (DFI), la Commissionefederale della migrazione (CFM)e l’ufficio per le pari opportu-nità per persone disabili (UFPD)rendono possibile tale iniziativa,limitata a due anni. Promossivengono progetti scolastici chestimolano l’apprendimento deidiritti umani, ad esempio nel-l’ambito di settimane dedicatea progetti con la partecipazionidi esperti, o con la visita di isti-tuzioni che promuovono ilrispetto e il mantenimento deidiritti umani.Termini per l’inoltro dei progetti:15 marzo e 15 settembre. Per ulte-riori informazioni:www.globaleducation.ch(aiuti finanziari)

Adolescenti e partner apieno titolo(bf ) La sigla ActionYouth fordevelopment sta per progetti ediniziative realizzati da, e per, gio-vani nell’ambito della coopera-zione allo sviluppo. Che si trattidi progetti realizzati nel Sud,nell’Est, o qui da noi, l’azionesostiene uno sviluppo in cui igiovani non siano soltanto bene-ficiari, bensì attori e partner inprima persona. La Federazione

svizzera delle associazioni gio-vanili in qualità di organizza-zione mantello delle organizza-zioni giovanili, conosce benele esigenze dei giovani e, conl’aiuto della DSC, svolge diversiprogetti e misure di sostegno,che contribuiscono a promuo-vere il potenziale dei giovani inSvizzera e all’estero, oltre a mi-gliorare le condizioni di vita ele possibilità di codecisione.www.youthfordevelopment.ch

DFAE: esperti a disposizioneDesiderate un’informazione diprima mano sulla politica esterasvizzera? Relatori e raltrici delDipartimento Federale degliAffari Esteri (DFAE) sono adisposizione di classi scolastiche,associazioni ed istituzioni perconferenze e discussioni sui nu-merosi temi della politica estera.Il servizio è gratuito, ma puòessere fornito soltanto all’in-terno dei confini nazionali;inoltre, dovranno presenziarealmeno 30 partecipanti per ognievento programmato.Ulteriori informazioni: Servizioconferenze DFAE, Servizio infor-mazioni, Palazzo federale ovest,3003 Berna; tel. 031 322 31 53o 031 322 35 80;fax 031 324 90 47/48;e-mail: [email protected]

Page 36: Un seul monde Eine Welt - Federal Council€¦ · Un seul monde Eine Welt Un solo mondo N.2/GIUGNO2009 LARIVISTADELLADSC PERLOSVILUPPOELA COOPERAZIONE Africaoccidentale:millesfide

Nella prossima edizione:

Cambiamento climatico e lotta alla povertà: le sfide imposte dalcambiamento climatico rappresentano un chiaro ostacolo per losviluppo. Ancora una volta, a risentirne maggiormente sono i paesiin via di sviluppo. Si capisce da sé che per la cooperazione allo sviluppo,la protezione dell’ambiente e le sfide del cambiamento climaticoassumono un’importanza centrale.

The

Her

aldT

ribun

e/R

edux

/laif