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UNIVERSIT ` A DEL SALENTO FACOLT ` A DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di Laurea in Fisica TESI DI LAUREA MAGISTRALE DOPPIO DECADIMENTO β SENZA NEUTRINI Candidato: Margherita Di Santo Relatore: Chiar.mo Prof. Giampaolo Co’ Anno Accademico 2014-2015

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UNIVERSITA DEL SALENTOFACOLTA DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI

Corso di Laurea in Fisica

TESI DI LAUREA MAGISTRALE

DOPPIO DECADIMENTO β SENZA NEUTRINI

Candidato:

Margherita Di SantoRelatore:

Chiar.mo Prof. Giampaolo Co’

Anno Accademico 2014-2015

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Indice

Prefazione 5

1 Fenomenologia del doppio decadimento β− 1

1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1

1.2 Il doppio decadimento β− . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

2 Neutrini di Dirac e di Majorana 7

2.1 Neutrino di Dirac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

2.1.1 Particella libera di Dirac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

2.1.2 Neutrino di Dirac con massa nulla . . . . . . . . . . . . . . 12

2.2 Neutrino di Majorana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

2.2.1 Neutrino di Majorana con massa nulla . . . . . . . . . . . . 16

2.3 Neutrini massivi e 0νββ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

2.3.1 Neutrino di Majorana massivo . . . . . . . . . . . . . . . . 21

3 Elementi di matrice per il ββ 23

3.1 Elementi di matrice per il doppio decadimento β− . . . . . . . . . 23

3.2 Elemento di matrice di scattering per il 2νββ . . . . . . . . . . . . 28

3.3 Elemento di matrice di scattering per il 0νββ . . . . . . . . . . . . 34

2

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INDICE 3

4 Correnti nucleari non relativistiche 43

4.1 Corrente debole adronica per il decadimento β− . . . . . . . . . . . 44

4.2 Riduzione non relativistica della corrente nucleonica . . . . . . . . 48

4.3 Sviluppo in multipoli della corrente nucleonica . . . . . . . . . . . 51

5 Ampiezza di probabilita per il 0νββ 55

5.1 Calcolo dell’ampiezza di probabilita . . . . . . . . . . . . . . . . . 56

5.1.1 Sviluppo dei termini adronici . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

5.1.2 Calcolo dei termini elettronici . . . . . . . . . . . . . . . . 62

5.2 Ampiezza di probabilita e tempo di vita media per il 0νββ . . . . 65

Conclusioni 69

A Convenzioni 72

B Particella libera di Dirac 74

C Coniugazione di carica 79

D Chiralita ed elicita 83

E Riduzione non relativistica 85

F Sviluppo in multipoli 87

G Calcolo dei coefficienti elettronici 91

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Prefazione

Il doppio decadimento β− senza neutrini e un fenomeno radioattivo di cruciale

importanza attualmente per la Fisica Nucleare e per la Fisica delle Particelle, sia

da un punto di vista teorico che sperimentale. Si tratta di un processo in cui il nu-

cleo iniziale decade in un isobaro con due protoni in piu, emettendo due elettroni.

L’assenza di antineutrini elettronici nello stato finale e sintomo di una violazione

della conservazione del numero leptonico. Di conseguenza, l’osservazione speri-

mentale di un doppio β− senza neutrini condurrebbe irrimediabilmente a risultati

di nuova Fisica oltre il Modello Standard. Inoltre, potrebbe rivelare la vera na-

tura del neutrino, confermando, in particolare, l’ipotesi sinora piu accreditata

proposta da Ettore Majorana circa l’uguaglianza tra neutrino ed antineutrino.

Sfortunatamente, i nuclei candidati al doppio β− senza neutrini presentano tem-

pi di vita media molto lunghi, superiori a 1018 anni, e cio comporta una totale

assenza di risultati sperimentali, almeno fino a questo momento.

L’attuale obiettivo della Fisica Nucleare e quello di sfruttare modelli teorici e stru-

menti della teoria della struttura nucleare per il calcolo degli elementi di matrice

nucleare associati al processo. Questi ultimi gestiscono il tasso di decadimento e

possono fornire informazioni sui nuclidi piu inclini a decadimenti di questo tipo.

In particolare, la vita media di un nucleo che decade doppio β− senza neutrini e

5

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CAPITOLO 0. PREFAZIONE 6

direttamente proporzionale al modulo quadro dell’elemento di matrice nucleare

R0νfi associato al processo, secondo la relazione :

1

τ= G0ν

∣∣R0νfi

∣∣2(mν

me

)2

(1)

dove G0ν e un fattore che considera lo spazio delle fasi dello stato finale e tiene

conto delle caratteristiche dei leptoni coinvolti nel processo, me e la massa del-

l’elettrone, mentre mν e la massa effettiva del neutrino, definita come modulo

quadro della combinazione lineare degli autostati di massa dei neutrini pesata

dalla matrice di mescolamento:

mν =∣∣∣∑k

U2ekmk

∣∣∣2 . (2)

Dunque, non solo l’osservazione di un doppio β− senza neutrini chiarirebbe la

natura di Dirac o di Majorana del neutrino, ma la costruzione di un modello

teorico adatto alla descrizione del fenomeno permetterebbe, insieme ai risultati

sperimentali, anche una misura diretta di mν . Si avrebbero, inoltre, importanti

informazioni circa la gerarchia e la scala delle masse dei neutrini, conducendo

alla risoluzione di un problema aperto dalla scoperta delle oscillazioni di sapore

di queste misteriose particelle.

Il presente lavoro di tesi e incentrato sul calcolo dettagliato dell’elemento di matri-

ce di scattering Sfi associato al doppio β− senza neutrini, fino al raggiungimento

di un’espressione dell’ampiezza di probabilita del processo. La nostra trattazione

sara strutturata come segue:

• Nel primo capitolo descriveremo il problema da un punto di vista pretta-

mente fenomenologico, illustrando i diversi canali di decadimento doppio

β− e descrivendo le caratteristiche generali dei nuclei candidati al doppio

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CAPITOLO 0. PREFAZIONE 7

decadimento β− senza emissione di neutrini nello stato finale del processo.

• Nel secondo capitolo ci soffermeremo sulla distinzione tra neutrino di Dirac

e neutrino di Majorana. Spiegheremo le ragioni per cui la teoria di Dirac

non e adatta a descrivere un neutrino coinvolto in un doppio β− senza neu-

trini, per giungere, di conseguenza, alla necessita di introdurre l’ipotesi di

un neutrino massivo di Majorana.

• Nel terzo capitolo sfrutteremo gli strumenti forniti dalla teoria perturbativa

dipendente dal tempo per ottenere un’espressione dell’elemento di matrice

di scattering associato al processo in esame.

• Nel quarto capitolo focalizzeremo l’attenzione sugli elementi di matrice

adronici che compaiono nell’espressione di Sfi. Scriveremo gli operatori

di corrente carica debole che intervengono negli elementi di matrice adroni-

ci sfruttando un’analogia con l’interazione elettromagnetica tra adroni, per

poi effettuare una riduzione non relativistica degli stessi, in accordo con le

energie in gioco nel processo fisico reale, utilizzando il metodo di Foldy-

Wouthuysen.

• Nel quinto ed ultimo capitolo giungeremo ad una espressione finale dell’am-

piezza di probabilita associata al doppio β− senza neutrini e, quindi, del

tasso di decadimento di un nucleo candidato al processo.

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Capitolo 1Fenomenologia del doppio

decadimento β−

1.1 Introduzione

Il Doppio Decadimento β− e un processo fisico molto raro, il quale puo essere im-

maginato come il susseguirsi di due transizioni nucleari virtuali. In particolare,

il nucleo iniziale, nel suo stato fondamentale, decade virtualmente in un nucleo

intermedio, anch’esso nel suo stato fondamentale oppure in uno stato eccitato,

emettendo una coppia elettrone-antineutrino elettronico. Successivamente, il nu-

cleo intermedio decade a sua volta β− nel nucleo finale, emettendo uno o due

leptoni.

Questo canale di decadimento e accessibile solo ai nuclei pari-pari, per i quali il β

singolo risulta essere energeticamente proibito o inibito da una grande variazione

del momento angolare nucleare totale dallo stato iniziale a quello finale. Il fatto

che il ββ possa verificarsi solo per nuclei con numero di neutroni N e numero

di protoni Z entrambi pari puo essere compreso considerando il contributo del

termine di pairing δ alla massa nucleare.

1

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CAPITOLO 1. FENOMENOLOGIA DEL DOPPIO DECADIMENTO β− 2

Questo termine tiene conto del fatto che l’energia di legame B(A,Z) di un nucleo

aumenta quando protoni o neutroni si appaiano tra loro per formare coppie con

momento angolare totale nullo, rendendo il sistema piu legato. In particolare,

esso e definito come segue:

δ =

0 MeV A dispari;

+34A−34 MeV A pari, Z e N pari;

−34A−34 MeV A pari, Z e N dispari.

(1.1)

Cio suggerisce l’idea, confermata sperimentalmente, che coppie pp o nn siano

maggiormente legate rispetto ad una coppia pn.

Rappresentando graficamente l’andamento della massa nucleare rispetto al nu-

mero atomico Z, osserviamo che per gli isobari con numero di massa A dispari

(δ = 0) abbiamo una singola parabola, mentre per gli isobari con A pari ot-

teniamo due parabole, corrispondenti ai due diversi valori di δ, in cui i nuclidi

dispari-dispari sono separati dai pari-pari. Osserviamo inoltre che i nuclei pari-

pari sono caratterizzati da massa inferiore, energia di legame maggiore e risultano

essere, quindi, piu stabili.

Nel caso dei nuclei con A dispari, un solo isobaro e stabile ed i nuclidi vici-

ni possono decadere mediante una singola transizione β per raggiungere questa

configurazione di stabilita. Nel secondo caso, invece, risulta evidente che un deca-

dimento β tra nuclei contigui collocati sulle due distinte parabole potrebbe essere

energeticamente proibito se i nuclei finali hanno masse maggiori dei nuclei ini-

ziali. In Figura 1.1 sono rappresentati con linee tratteggiate e con linee continue

rispettivamente i processi proibiti e quelli permessi.

Un esempio di decadimento β− singolo energeticamente proibito e il seguente:

7632Ge −→ 76

33As + e− + νe . (1.2)

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CAPITOLO 1. FENOMENOLOGIA DEL DOPPIO DECADIMENTO β− 3

Figura 1.1: Curve degli isobari con A dispari e con A pari. Le linee continue indicano

le transizioni permesse, mentre le linee tratteggiate individuano i decadimenti proibiti.

A questo processo, trascurando la massa dell’antineutrino elettronico, e associato

un Q-Valore, in MeV pari a:

Q = M(76, 32)−M(76, 33)−me =

= B(76, 33)−B(76, 32) +mn −mp −me =

= 659.892192− 661.598088 + 939.565378− 938.272030− 0.510109 '

' −0.922657;

(1.3)

dove per i valori dell’energia di legame B(A,Z) del generico nucleo AZX abbiamo

utilizzato i risultati riportati in [Lbn02].

Per il 4820Ca , nucleo doppio-magico contenente 20 protoni e 28 neutroni, il se-

guente decadimento β− singolo:

4820Ca −→ 48

21Sc + e− + νe (1.4)

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CAPITOLO 1. FENOMENOLOGIA DEL DOPPIO DECADIMENTO β− 4

e invece energeticamente permesso, infatti:

Q = M(48, 20)−M(48, 21)−me =

= B(48, 21)−B(48, 20) +mn −mp −me =

= 415.489968− 415.990992 + 939.565378− 938.272030− 0.510109 '

' 0.282215,

(1.5)

dove ricordiamo che Q e espresso in MeV. In questo caso, pero, la transizione

avverrebbe dallo stato iniziale con momento angolare totale e parita JPi = 0+

allo stato finale JPf = 6+, percio risulta inibita da una grande variazione del

momento angolare. Il 4820Ca decade quindi, mediante un doppio β−, nel 48

22Ti:

4820Ca −→ 48

22Ti + 2e− + 2νe . (1.6)

Sottolineiamo che, in generale, quasi tutti i nuclei che decadono doppio β presen-

tano una struttura nucleare lontana dalla piu semplice struttura a shell chiusa.

Inoltre, molti di essi esibiscono delle caratteristiche deformazioni.

1.2 Il doppio decadimento β−

In natura sono possibili due canali di doppio decadimento β−, che in questo lavoro

indichiamo con le seguenti sigle:

1) 2νββ (doppio β− con neutrini):

AZX −→ A

Z+2 Y + 2e− + 2νe ;

2) 0νββ (doppio β− senza neutrini):

AZX −→ A

Z+2 Y + 2e−.

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CAPITOLO 1. FENOMENOLOGIA DEL DOPPIO DECADIMENTO β− 5

Ni Q-Value(MeV) T2ν1\2(anni) Nf %

48Ca 4.274 (4.4+0.6−0.5) · 1019 48Ti 0.187

76Ge 2.040 (1.84+0.14−0.10) · 1021 76Se 7.8

82Se 2.996 (0.92± 0.07) · 1020 82Kr 9.2

96Zr 3.349 (2.3± 0.2) · 1019 96Mo 2.8

100Mo 3.035 (7.1± 0.4) · 1018 100Ru 9.6

116Cd 2.810 (2.8± 0.2) · 1019 116Sn 7.5

130Te 2.532 (6.8+1.2−1.1) · 1020 130Xe 34.5

136Xe 2.463 (2.11± 0.21) · 1021 136Ba 8.9

150Nd 3.369 (8.2± 0.9) · 1018 150Sm 5.6

Tabella 1.1: Tabella dei possibili 2νββ . Abbiamo indicato con Ni e con Nf

rispettivamente il nucleo iniziale ed il nucleo finale prodotto dalla transizione.

Nell’ultima colonna abbiamo riportato le abbondanze in natura in percentuale

dei nuclei iniziali [Bar10][Ack11][Ger76].

Al momento, solo il 2νββ e stato osservato sperimentalmente, sebbene si trat-

ti di un processo caratterizzato da una probabilita di verificarsi molto bassa.

In Tabella 1.1 abbiamo riportato alcuni esempi di 2νββ osservati per diversi iso-

topi ed i risultati delle misure dei tempi di vita media ad essi corrispondenti. Per

ciascuno di questi isotopi abbiamo riportato il rispettivo Q-valore, quest’ultimo

ottenuto dalla formula:

Qββ = M(A,Z)−M(A,Z + 2)− 2me =

= B(A,Z + 2)−B(A,Z) + 2(mn −mp −me) ,(1.7)

dove abbiamo trascurato la massa dei neutrini.

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CAPITOLO 1. FENOMENOLOGIA DEL DOPPIO DECADIMENTO β− 6

Figura 1.2: Spettri di emissione dei processi 2νββ e 0νββ . Sull’asse delle ascisse sono

riportati i valori dei rapporti tra la somma delle energie cinetiche dei due elettroni emessi

ed il Q-valore associato alla transizione.

Eventi di questo tipo non forniscono informazioni interessanti per la ricerca di

nuova Fisica oltre il Modello Standard ma, evidenziando i tempi di vita estrema-

mente lunghi (circa 1019 anni) dei suddetti isotopi, tali processi costituiscono un

buon test per i modelli nucleari teorici.

Sperimentalmente si puo distinguere tra 2νββ e 0νββ osservando lo spettro di

emissione dei due processi riportato in Figura 1.2. Si osserva che il 2νββ ha

uno spettro continuo con un picco in corrispondenza di ∼ 13Q, mentre il 0νββ

presenta un picco corrispondente alla somma delle energie dei due elettroni pro-

dotti e che si sovrappone alla coda destra dello spettro del 2νββ . Quest’ultimo

rappresenta dunque un fondo per la rivelazione del 0νββ e, per questo motivo,

sperimentalmente si cerca di aumentare la risoluzione energetica per rivelare il

picco del 0νββ .

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Capitolo 2Neutrini di Dirac e di Majorana

L’osservazione sperimentale di un 0νββ costituirebbe una prova tangibile del-

l’esistenza di processi di interazione che violano la legge di conservazione del

numero leptonico, eventi non contemplati dal Modello Standard delle particelle e

delle interazioni fondamentali, semplicemente chiamato Modello Standard. Que-

sti processi possono essere spiegati interpretando il neutrino non piu come una

particella di Dirac, ben distinta dalla sua antiparticella, bensı come un fermione

massivo di Majorana. Cio significa essenzialmente che neutrino ed antineutrino

sono due differenti stati di chiralita della stessa particella.

Come mostrato nel diagramma di Feynman in Fig. 2.1, possiamo immaginare

schematicamente il 0νββ come caratterizzato da due transizioni virtuali:

1) emissione di un antineutrino elettronico in un primo vertice di decadimento:

n −→ p+ e− + νe ;

2) assorbimento, per decadimento β− inverso, di un neutrino in un secondo

vertice:

n+ νe −→ p+ e−.

7

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 8

n

n p

p

W−

W−

νe

e−

e−

Figura 2.1: Diagramma di Feynman del 0νββ con scambio di un neutrino

elettronico virtuale di Majorana.

Osserviamo che la seconda fase del doppio decadimento consiste nell’assorbi-

mento di un neutrino elettronico da parte di un neutrone nucleare, sebbene si

abbia a disposizione solo un antineutrino, quello emesso nella prima transizione

virtuale. Dunque, si intuisce sin da subito che il verificarsi di un 0νββ sarebbe

compatibile con l’ipotesi di un neutrino di Majorana.

In questo capitolo partiremo dalla descrizione del neutrino con massa nulla nel

contesto della teoria di Dirac. Successivamente, considereremo l’ipotesi di ugua-

glianza neutrino-antineutrino proposta da Majorana. Infine, vedremo che sara

necessario considerare un termine di massa non nulla affiche la descrizione di

Majorana sia compatibile con il verificarsi di un 0νββ . Cio e conseguenza della

proprieta secondo la quale solo le particelle con chiralita levogira possono parte-

cipare ad un processo gestito dall’interazione debole. Sottolineiamo infine che in

questo capitolo useremo le unita naturali ~ = c = 1 per semplificare la scrittura

delle equazioni d’interesse.

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 9

2.1 Neutrino di Dirac

2.1.1 Particella libera di Dirac

Nel contesto del Modello Standard, la dinamica di campi liberi associati a particel-

le di spin 1/2 e massa m e descritta matematicamente dall’equazione relativistica

di Dirac:

(iγµ∂µ −m)Ψ(x) = 0 , (2.1)

con γµ matrice di Dirac (si veda Appendice A), ∂µ = ∂∂xµ e Ψ(x) spinore di Dirac a

quattro componenti associato al fermione di massa m. Le soluzioni dell’equazione

(2.1) possono essere scritte come combinazioni lineari di onde piane (si veda

Appendice B, equazioni (B.2) e (B.3) con fattori volumetrici di normalizzazione

unitari), ad energia positiva per la descrizione dello stato di una particella:

Ψ1(x) = e−ipx u(s)(~p) (2.2)

e ad energia negativa nel caso di antiparticella:

Ψ2(x) = e+ipx v(s)(~p) , (2.3)

dove p = (E; ~p) e il quadrimpulso del fermione con p0 > 0, x = (t; ~x) e la

posizione nello spazio-tempo e px ≡ pµxµ = p0x0 + pix

i = E t− ~p · ~x. Gli spinori

di polarizzazione u(s)(~p) e v(s)(~p) dipendono dallo spin s e dall’impulso ~p della

particella o antiparticella ad essi associata. In un sistema di riferimento generico,

questi possono essere scritti come segue (si vedano le (B.24) e (B.25)):

u(s)(~p) =

√E +m

2m

(ξ(s)

~σ·~pE+m ξ(s)

)(2.4)

e

v(s)(~p) =

√E +m

2m

(~σ·~pE+m Aξ∗(s)

Aξ∗(s)

), (2.5)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 10

con s = 1, 2 ed A matrice convenientemente definita dalla (B.22):

A =

(0 −1

1 0

). (2.6)

Qui ξ(1) ≡ ξ(1)(~0) e ξ(2) ≡ ξ(2)(~0) costituiscono una base di bispinori convenzio-

nalmente normalizzati ad uno e scelti in modo tale che siano ortogonali tra loro,

cioe:

ξ(r)†ξ(s) = δrs , con r, s = 1, 2. (2.7)

Una possibile scelta dei bispinori di base, compatibile con le precedenti richieste,

puo essere la seguente:

ξ(1) =

(1

0

)e ξ(2) = −i

(0

1

), (2.8)

per i quali abbiamo:

σ3 ξ(1) =

(1 0

0 −1

)(1

0

)=

(1

0

)= ξ(1) (2.9)

e

σ3 ξ(2) = −i

(1 0

0 −1

)(0

1

)= +i

(0

1

)= −ξ(2). (2.10)

Dunque, ξ(1) e ξ(2) sono autostati della matrice di Pauli σ3 ≡ σz definita in

(A.4), con autovalori rispettivamente +1 e −1. Cio significa che possono essere

interpretati come stati caratterizzati da impulso ~p diretto lungo l’asse z e spin

up (↑) nel primo caso, spin down (↓) nel secondo.

Una scelta piu conveniente consiste nello scrivere u(s)(~p) e v(s)(~p) in termini di

autostati dell’operatore di elicita, definito come segue:

h =~σ · ~p|~p|

, (2.11)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 11

dove ~σ = (σ1, σ2, σ3) e con elicita si intende la proiezione dello spin lungo la

direzione del moto. In generale, l’elicita non e un invariante relativistico per

particelle con massa non nulla. Questo perche e sempre possibile effettuare un

boost di Lorentz che porti la particella nel sistema di riferimento a riposo, in cui

l’elicita non e definita. Per particelle prive di massa, invece, questa operazione

non e possibile. Cio significa che nel caso m = 0 l’elicita e un’invariante di

Lorentz.

Consideriamo gli spinori di Pauli χ+ e χ−, autostati di elicita:

hχ+ = χ+ e hχ− = −χ−, (2.12)

tali che valga la seguente condizione:

Aχ± = iχ∓, (2.13)

utile per mettere maggiormente in evidenza la differenza tra i nuovi spinori di

polarizzazione corrispondenti ad energia positiva e negativa rispettivamente:

u±(~p) =

√E +m

2m

(χ±

~σ·~pE+m χ±

)=

√E +m

2m

(χ±

± |~p|E+m χ±

)(2.14)

e

v±(~p) =

√E +m

2m

(~σ·~pE+m Aχ±

Aχ±

)= −i

√E +m

2m

( |~p|E+m χ∓

∓χ∓

). (2.15)

Infatti, u+ definito nella (2.14) descrive una particella (energia positiva) con im-

pulso ~p parallelo al suo spin (elicita positiva). Al contrario, u− descrive una

particella con impulso ~p antiparallelo al suo spin (elicita negativa). Lo stesso di-

scorso vale per v+ e v− definiti nella (2.15), i quali, pero, descrivono antiparticelle

(energia negativa).

E importante osservare che gli operatori 12(1 + h) e 1

2(1 − h) si comportano da

proiettori di elicita, cioe proiettano rispettivamente sugli stati χ+ e χ−:

12(1 + h)χ+ = χ+ e 1

2(1 + h)χ− = 0 ; (2.16)

12(1− h)χ+ = 0 e 1

2(1− h)χ− = χ− . (2.17)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 12

Ricordiamo che, per quanto detto in precedenza, si tratta di operatori relativisti-

camente invarianti solo nel caso m = 0.

Infine, prima di procedere con la descrizione del neutrino di Dirac, e impor-

tante sottolineare la netta distinzione tra particelle di Dirac e loro antiparticel-

le. Gli spinori che le descrivono sono connessi l’un l’altro da un’operazione di

coniugazione particella-antiparticella:

C : ΨD −→ (ΨD)C = CΨTD (2.18)

dove C e la matrice di coniugazione di carica e ΨD = Ψ†Dγ0. Si dimostra (si veda

Appendice C) che per fermioni di Dirac abbiamo:

ΨD 6= ΨCD . (2.19)

Nel caso di Majorana, invece, si ha un’uguaglianza che traduce matematicamente

l’ipotesi fisica di uguaglianza fermione-antifermione.

2.1.2 Neutrino di Dirac con massa nulla

Il Modello Standard descrive il neutrino e la sua antiparticella come prive di

massa. Dunque, nel contesto della teoria di Dirac, e possibile associare a neutrino

ed antineutrino rispettivamente spinori di polarizzazione u0±(~p) e v0

±(~p), definiti

come segue (si veda Appendice B, espressioni (B.27) e (B.28)):

u0±(~p) =

√E

(χ±

±χ±

)(2.20)

e

v0±(~p) = −i

√E

(χ∓

∓χ∓

). (2.21)

Osserviamo immediatamente che vale la seguente relazione:

u0± = iv0

∓, (2.22)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 13

percio, in questo caso, solo due dei quattro autospinori di elicita sono linearmente

indipendenti. Dunque, nell’ambito di una teoria in cui neutrino ed antineutrino

siano privi di massa, e possibile descriverli semplicemente utilizzando o i soli

spinori definiti nella (2.20) oppure, equivalentemente, quelli definiti nella (2.21).

Gli autospinori di elicita (2.20) e (2.21) presentano un’ulteriore caratteristica di

fondamentale importanza. Infatti, si dimostra che essi sono anche autospinori dei

proiettori di chiralita (si veda Appendice D) definiti come segue:

PL =1− γ5

2e PR =

1 + γ5

2. (2.23)

Cio equivale a dire che per m = 0 la chiralita coincide con l’elicita. In

particolare, sfruttando la (2.22), si puo dimostrare che:

u0L = PL u0(~p) = u0

− = iv0+ = iv0

R, (2.24)

u0R = PR u0(~p) = u0

+ = iv0− = iv0

L. (2.25)

Dalle (2.24) e (2.25) deduciamo che, nel caso di neutrini ed antineutrini privi di

massa:

• lo spinore u0L descrive sia una particella sinistrorsa che un’antiparticella

destrorsa;

• lo spinore u0R descrive sia una particella destrorsa che un’antiparticella

sinistrorsa.

Il campo di Dirac quantizzato puo essere espresso come segue [Pes95]:

ψD(x) =

∫d3p

(2π)3√

2E~p

∑s=±1/2

(a(s)(~p)u(s)(~p)e−ipx + b†(s)(~p)v(s)(~p)eipx), (2.26)

dove a e b† sono operatori rispettivamente di annichilazione di particella e crea-

zione della corrispondente antiparticella, entrambe con impulso ~p. La somma

e estesa ai due possibili autostati di elicita positiva e negativa. Dunque, il

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 14

campo ψ annichila una particella e crea la sua antiparticella, mentre ψ† ope-

ra in maniera opposta. Gli operatori fermionici a e b sono tali da soddisfare il

principio di esclusione di Pauli, vincolo che si traduce nelle seguenti regole di

anticommutazione:

a(s)(~p), a(s′)(~p′) = a†(s)(~p), a†(s′)(~p′) = 0 ; (2.27)

a(s)(~p), a†(s′)(~p′) = δ(3)(~p− ~p′)δss′ ; (2.28)

b(s)(~p), b(s′)(~p′) = b†(s)(~p), b†(s′)(~p′) = 0; (2.29)

b(s)(~p), b†(s′)(~p′) = δ(3)(~p− ~p′)δss′ ; (2.30)

infatti, ne discende che:

a†(~p, s)a†(~p, s) =1

2a†(~p, s), a†(~p, s) = 0; (2.31)

cioe non e possibile creare contemporaneamente due fermioni nello stesso stato.

Il campo quantizzato associato ad un neutrino di Dirac privo di massa, omettendo

la dipendenza dall’impulso ~p per semplicita di scrittura e sfruttando le (2.24) e

(2.25), e dato da:

ψDν (x) =

∫d3p

(2π)3√

2E

[aνLu

0Le−ipx − ib†νRu

0Le

ipx + aνRu0Re−ipx − ib†νLu

0Re

ipx],

(2.32)

dove:

• aνL (aνR) annichila un neutrino sinistrorso (destrorso);

• b†νL (b†νR) crea un antineutrino sinistrorso (destrorso).

Possiamo riscrivere la (2.32) nella seguente forma piu compatta e conveniente:

ψDν (x) =

∫d3p

(2π)3√

2E(ODL (p, x) + ODR (p, x)) , (2.33)

dove:

ODL (p, x) = (aνLe−ipx − ib†νRe

ipx)u0L (2.34)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 15

e

ODR (p, x) = (aνRe−ipx − ib†νLe

ipx)u0R (2.35)

sono operatori rispettivamente sinistrorso e destrorso, infatti:

PLODL (p, x) = ODL (p, x) e PRODR (p, x) = ODR (p, x). (2.36)

Possiamo quindi scrivere:

ψDν (x) = ψDL (x) + ψDR (x), (2.37)

dove:

ψDL (x) =

∫d3p

(2π)3√

2EODL (p, x) (2.38)

e

ψDR (x) =

∫d3p

(2π)3√

2EODR (p, x). (2.39)

E importante soffermarsi sul significato fisico degli operatori definiti nella (2.34)

e (2.35). L’operatore ODL (p, x) descrive la possibile creazione di un antineutrino

di chiralita destrorsa o l’annichilazione di un neutrino con chiralita sinistrorsa.

L’esistenza di entrambi e confermata dagli esperimenti sinora condotti. Si tratta

percio di un operatore che descrive particelle conosciute. Al contrario, invece,

ODR (p, x) crea un antineutrino sinistrorso oppure distrugge un neutrino con chi-

ralita destrorsa. Le osservazioni sperimentali di processi gestiti dall’interazione

debole non hanno mai dato prova dell’esistenza di un neutrino destrorso. Si

puo quindi pensare che quest’ultimo non esista, oppure che sia sterile (ossia non

partecipa alle interazioni deboli), oppure, ancora, che il contributo ai processi di

interazione debole fornito da questo neutrino sia trascurabile rispetto a quello del

neutrino sinistrorso. Le precedenti sono tutte possibili spiegazioni che, se verifi-

cate sperimentalmente, confermerebbero la validita della descrizione di neutrino

ed antineutrino proposta dalla teoria di Dirac. Esiste pero un’ipotesi alternativa

secondo la quale il neutrino non sia affatto un fermione di Dirac.

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 16

2.2 Neutrino di Majorana

2.2.1 Neutrino di Majorana con massa nulla

Nella teoria di Dirac, la descrizione del neutrino privo di massa e caratterizzata da

quattro gradi di liberta, corrispondenti ai due stati di particella ed antiparticella

con le relative possibili configurazioni di elicita. Tutto cio comporta la presenza

di quattro operatori di creazione e distruzione nelle definizioni (2.34) e (2.35)

degli operatori di Dirac. Come gia detto in precedenza, in questa formulazione e

possibile che esistano particelle massive mai osservate sperimentalmente, come il

neutrino destrorso.

La teoria di Majorana propone una descrizione piu vantaggiosa: il concetto di

antiparticella perde di significato ed il numero di gradi di liberta nella descrizione

dello stato di una particella si riduce a due. Ora, consideriamo ancora il caso

di neutrino privo di massa, dimodoche l’elicita sia un buon numero quantico.

L’idea centrale consiste nell’interpretare il neutrino e l’antineutrino come la stessa

particella in due differenti stati di elicita. In questo senso, possiamo considerare

due soli operatori, che chiameremo cνL e cνR , in corrispondenza dei quali avremo

i soli due gradi di liberta: neutrino sinistrorso e neutrino destrorso. Possiamo,

quindi, definire i nuovi operatori di Majorana come segue [Gro90]:

OML = (cνLe−ipx − ic†νRe

ipx)u0L (2.40)

e

OMR = (cνRe−ipx − ic†νLe

ipx)u0R . (2.41)

Di conseguenza, costruiamo direttamente il campo quantizzato associato al neu-

trino di Majorana privo di massa come:

ψMν (x) =

∫d3p

(2π)3√

2E

(OML (p, x) + OMR (p, x)

), (2.42)

imponendo che questo debba soddisfare la seguente richiesta:

(ψMν )C = C(ψMν )T = ψMν , (2.43)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 17

con C matrice di coniugazione di carica.

E proprio questa la sostanziale differenza tra campo di Majorana e campo di

Dirac, dove quest’ultimo soddisfa invece la condizione (2.19). Ovviamente, dal-

la (2.43), segue che il campo di Majorana puo descrivere solo particelle neutre.

Infatti, se consideriamo l’equazione di Dirac per un fermione di carica q accop-

piato con un campo elettromagnetico descritto dal quadripotenziale di gauge Aµ,

otteniamo:

(iγµ∂µ −m− qγµAµ)ΨM = 0 (2.44)

e

(iγµ∂µ −m+ qγµAµ)(ΨM )C = 0. (2.45)

Di conseguenza, affinche sia rispettata la richiesta (2.43), i due spinori devono

soddisfare la stessa equazione, condizione possibile solo per q = 0, cioe per parti-

celle prive di carica.

A questo punto, scriviamo l’operatore di Majorana come segue:

OM = OML + OMR , (2.46)

ed il suo coniugato di carica:

(OM )C = (OM )CL + (OM )CR , (2.47)

dove abbiamo opportunamente separato le due componenti con chiralita opposta.

Sfruttando la definizione della matrice C in rappresentazione standard (C.12),

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 18

calcoliamo:

(OML )C = C(¯OML )T = iγ2γ0(OM †L γ0)T =

= iγ2γ0(γ0)T (OM †L )T =

= iγ2(OM †L )T =

= (c†νLeipx + icνRe

−ipx)(u0L)C =

= (cνRe−ipx − ic†νLe

ipx)i v0L =

= (cνRe−ipx − ic†νLe

ipx)u0R =

= OMR (2.48)

e

(OMR )C = C(¯OMR )T = iγ2γ0(OM †R γ0)T =

= iγ2γ0(γ0)T (OM †R )T =

= iγ2(OM †R )T =

= (c†νReipx + icνLe

−ipx)(u0R)C =

= (cνLe−ipx − ic†νRe

ipx)i v0R =

= (cνLe−ipx − ic†νRe

ipx)u0L =

= OML , (2.49)

dove abbiamo utilizzato la proprieta γ0(γ0)T = γ0γ0 = I, le relazioni (2.24),

(2.25) e le proprieta di trasformazione sotto coniugazione di carica degli spinori

di polarizzazione (C.18) e (C.19). Dunque, dalla condizione (2.43), discende che:

(OML )C = (OM )CR (2.50)

e

(OMR )C = (OM )CL . (2.51)

Di conseguenza, e utile scrivere il campo di Majorana associato al neutrino privo

di massa come:

ψMν = ψML + (ψM )CR . (2.52)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 19

La condizione (2.43) non e ancora sufficiente per definire una particella di Ma-

jorana. Infatti, indicata con P la trasformazione di parita, la quale agisce sul

campo invertendo il segno delle coordinate spaziali come segue:

P : ψ(~x)→ ψ(−~x) , (2.53)

e necessario imporre il seguente vincolo:

(ψMν )CP = ηCP ψMν , (2.54)

cioe il neutrino di Majorana e un autostato di CP con autovalore ηCP . Que-

sta condizione e necessaria in quanto si traduce fisicamente nell’uguaglianza tra

neutrino ed antineutrino cosı come, in generale, tra particella ed antiparticella di

Majorana. Osserviamo che l’operazione (CP )2 corrisponde all’identita, di conse-

guenza η2CP = 1 e, quindi, i due possibili autovalori nella (2.54) sono ηCP = ±1.

Una soluzione della condizione (2.54) e la seguente:

ψMν = ψMνL + ηCP (ψMν )CR . (2.55)

Infatti, dalla (2.51) abbiamo che (ψMν )CR = ψMνR e ricordando che (ψMνR)P = ψMνL ,

si ottiene:

(ψMν )CP = (ψMνL)CP + ηCPψMνL

=

= ηCP(ψMνL + ηCP (ψMνL)CP

)=

= ηCPψMν . (2.56)

2.3 Neutrini massivi e 0νββ

Come gia detto in precedenza, nel contesto del Modello Standard, i neutrini sono

descritti come particelle prive di massa. Recenti esperimenti sulle oscillazioni di

sapore indicano pero che i neutrini sono dotati di massa non nulla, seppur molto

piccola se confrontata con le tipiche energie con le quali questi sono prodotti ed

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 20

assorbiti. Questo risultato e molto importante, non solo perche comporta una

rivisitazione del Modello Standard, ma anche perche permette di ritenere che la

ricerca dell’osservazione sperimentale del 0νββ sia la strada giusta da seguire per

capire definitivamente se il neutrino e una particella di Dirac o di Majorana.

Nel caso m = 0, il doppio decadimento sarebbe proibito sia per neutrini di Dirac

che di Majorana a causa del fatto che la corrente debole si accoppia solo con

particelle sinistrorse. Cerchiamo di spiegare quanto detto considerando proprio

il 0νββ nell’ipotesi di neutrini di Majorana con m = 0.

Come spiegato all’inizio di questo capitolo, il 0νββ puo essere immaginato come

un processo di emissione di un antineutrino destrorso da parte del primo neu-

trone ed assorbimento di un neutrino sinistrorso da un secondo neutrone. I due

neutroni si trasformano cosı in due protoni ed emettono due elettroni. Il processo

di emissione di un antineutrino (o neutrino) destrorso di Majorana da parte di

un neutrone che decade in un protone e descritto dalla seguente corrente debole:

Jµ = ψeγµ(1− γ5)ψM , (2.57)

dove ψM e definito dalla (2.42). L’operatore (1− γ5) seleziona la componente di

chiralita sinistrorsa ψML del campo di Majorana, la quale e data da:

ψML (x) =

∫d3p

(2π)3√

2EOML (p, x) , (2.58)

dove OML e definito dalla (2.40). Quest’ultimo contiene effettivamente l’operatore

c†νR di creazione di un antineutrino destrorso. Il successivo assorbimento dell’an-

tineutrino emesso e descritto, invece, da una corrente che contiene l’operatore di

annichilazione cνR , il quale pero e situato nella componente di chiralita destrorsa

del campo ψMR . Quindi, la corrente che descrive l’assorbimento e data da:

J ′µ = ψeγµ(1 + γ5)ψM , (2.59)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 21

la quale sarebbe possibile solo nel caso in cui l’interazione debole si accoppiasse

con particelle destrorse. Dunque, l’assorbimento di un antineutrino destrorso di

Majorana sarebbe possibile solo con conseguente emissione di un positrone (cosı

come nel caso di Dirac) ed il 0νββ risulta incompatibile con la descrizione di

Majorana del neutrino privo di massa.

Vediamo pero che la situazione cambia se consideriamo un neutrino di Majorana

massivo.

2.3.1 Neutrino di Majorana massivo

Per descrivere un neutrino massivo occorre esprimere l’operatore di Majorana in

una forma piu generale rispetto alle (2.46), (2.40) e (2.41). Ad esempio, utilizzan-

do gli spinori di polarizzazione di Dirac u± e v± definiti nelle (2.14) e (2.15), ed

i corrispondenti operatori c± e c†± di creazione e distruzione di particelle massive

di Dirac nell’ipotesi di uguaglianza fermione-antifermione, possiamo scrivere:

OM = (c+u+ + c−u−)e−ipx + (c†+v+ + c†−v−)eipx . (2.60)

Si puo verificare che la (2.60) soddisfa la condizione (2.54) per ηCP = ±1. Pos-

siamo scomporre il campo massivo di Majorana nelle sue componenti di chiralita

sinistrorsa e destrorsa sfruttando ancora i proiettori definiti nella (2.23) come

segue:

OML = PLOM = (PLc+u+ + PLc−u−)e−ipx + (PLc†+v+ + PLc†−v−)eipx , (2.61)

e

OMR = PROM = (PRc+u+ + PRc−u−)e−ipx + (PRc†+v+ + PRc†−v−)eipx , (2.62)

quindi riscriviamo il campo massivo di Majorana ancora come:

ψMν (x) =

∫d3p

(2π)3√

2E(OML (p, x) + OMR (p, x)). (2.63)

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CAPITOLO 2. NEUTRINI DI DIRAC E DI MAJORANA 22

Osserviamo che, a differenza del caso m = 0 e, in particolare, delle (2.34) e (2.35),

qui gli operatori definiti nelle (2.61) e (2.62) contengono ciascuno sia gli operatori

di creazione che quelli di distruzione per ogni particella. Questo e un risultato di

cruciale importanza che ci permette di affermare che la distinzione tra particelle

di Dirac e particelle di Majorana massive e sperimentalmente osservabile.

Infatti, un antineutrino destrorso (termine non del tutto corretto, dato che in

questo caso le componenti levogire e destrogire sono in minima parte mescolate

tra loro) puo essere assorbito da una corrente sinistrorsa del tipo:

Jµ = ψeγµ(1− γ5)ψM . (2.64)

Ecco spiegato perche il 0νββ ci darebbe la risposta definitiva al quesito ancora

aperto riguardante la vera natura del neutrino e dell’antineutrino.

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Capitolo 3Elementi di matrice per il ββ

In questo capitolo svolgeremo il calcolo degli elementi di matrice di scattering che

descrivono il doppio decadimento β− (che spesso indicheremo semplicemente con

ββ) sfruttando gli strumenti forniti dalla teoria delle perturbazioni dipendenti

dal tempo. Calcoleremo dapprima l’elemento di matrice di scattering associato

al processo piu semplice 2νββ , per poi sfruttare i risultati ottenuti nel calcolo

relativo al 0νββ .

3.1 Elementi di matrice per il doppio decadimento β−

La probabilita di transizione di un sistema da uno stato iniziale |i > ad uno stato

finale |f > e pari al modulo quadro dell’ampiezza di transizione data dall’elemento

di matrice di scattering Sfi, il quale e definito come segue:

Sfi = δfi + i(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)Mfi, (3.1)

dove con pi = (Ei/c, ~pi) e pf = (Ef/c, ~pf ) indichiamo i quadrimpulsi associati

alle particelle coinvolte rispettivamente nello stato iniziale e finale del processo.

Nell’espressione (3.1) dell’elemento di matrice Sfi compare innanzitutto il termi-

23

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 24

ne δfi, comunemente detto di “non interazione”. Il secondo addendo corrisponde

invece al termine di interazione della matrice di scattering. Quest’ultimo e da-

to dall’elemento di matrice Mfi, contenente tutte le informazioni relative alla

dinamica del processo, moltiplicato per i termini cinematici tra i quali:

δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)= δ3

(∑f

~pf −∑i

~pi

)δ(∑

f

(Ef/c)−∑i

(Ei/c)), (3.2)

che tiene conto della conservazione del quadrimpulso.

Come accennato in precedenza, analizzeremo il decadimento ββ sfruttando la

teoria perturbativa dipendente dal tempo. In questo contesto, l’hamiltoniana

di interazione debole rappresenta il termine perturbativo, il quale si aggiunge

all’hamiltoniana di interazione forte che descrive il sistema nucleare. Partiamo

quindi dallo sviluppo perturbativo dell’elemento di matrice di scattering [Fet71]:

Sfi =

+∞∑n=0

(− i~

)n1

n!< f |

∫ +∞

−∞...

∫ +∞

−∞dt1dt2...dtn T [H(t1)H(t2)...H(tn)] |i >=

= δfi −i

~< f |

∫ +∞

−∞dtH(t) |i > − 1

2~2< f |

∫ +∞

−∞

∫ +∞

−∞dt1dt2 T [H(t1)H(t2)] |i > +

+ ... ,

(3.3)

dove, per la transizione in esame, H ≡ HW e l’operatore hamiltoniano di intera-

zione debole e T il prodotto temporalmente ordinato di operatori. Quest’ultimo

dispone gli operatori in modo tale che la loro posizione da sinistra verso destra

sia coerente con l’ordine decrescente degli istanti temporali in cui ogni ciascuno

di essi agisce. Ad esempio, al secondo ordine perturbativo abbiamo:

T [H(t′)H(t′′)] =

H(t′)H(t′′) se t′ ≥ t′′ ,H(t′′)H(t′) se t′ ≤ t′′ .

(3.4)

Come illustrato nel capitolo precedente, il decadimento ββ puo essere schematiz-

zato come il susseguirsi di due decadimenti β singoli virtuali. E evidente che per

questo processo il termine di non interazione δfi nella (3.3) e nullo poiche lo stato

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 25

nucleare e leptonico iniziale e diverso dallo stato finale. Inoltre, anche il termine

con n = 1 della (3.3) e soppresso, in quanto esso corrisponde ad un decadimento

β singolo che, come spiegato in precedenza, e proibito per i nuclei candidati al

ββ. Di conseguenza, all’ordine piu basso dello sviluppo perturbativo (3.3) del-

l’ampiezza di transizione Sfi, il processo e descritto dal termine corrispondente

a n = 2, coerentemente con la presenza di due coppie di vertici di interazione nel

diagramma di Feynman del processo mostrato in Figura 2.1 con scambio di due

bosoni W−. Possiamo allora scrivere:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2βfi =

i

2~2< f |

∫ +∞

−∞

∫ +∞

−∞dt′dt′′ T [H(t′)H(t′′)] |i > .

(3.5)

A questo punto, osserviamo che l’hamiltoniano H e definito come l’integrale nello

spazio della densita hamiltoniana H(t, ~x):

H(t) =

∫d3x H(t, ~x), (3.6)

dove, per il singolo decadimento β, la densita hamiltoniana dell’interazione corrente-

corrente della teoria V-A e data da [Fey58]:

H(x) =Gβ√

2Jµ(x)J†µ(x), (3.7)

dove x = (ct, ~x), Jµ rappresenta la densita di corrente e Gβ e la costante di Fermi,

caratteristica dell’accoppiamento debole, il cui valore e [Pdg14] :

Gβ(~c)3

= 1.1663787(6) · 10−5 GeV−2. (3.8)

La densita H definita nella (3.7) descrive tutti i possibili processi deboli ed e una

quantita Lorentz-invariante (gli indici di Lorentz sono contratti) ed hermitiana.

Osserviamo che Jµ e somma di un contributo di corrente adronica hµ, che tiene

conto del decadimento debole di un nucleone in un altro, e di quello leptonico lµ

associato alla produzione di una coppia elettrone-antineutrino elettronico:

Jµ(x) = hµ(x) + lµ(x), (3.9)

dove gli operatori hµ e lµ sono definiti come segue:

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 26

hµ(x) = ψn(x)γµ(1− gAγ5)ψp(x) con ψn(x) = ψ†n(x)γ0; (3.10)

lµ(x) = ψe(x)γµ(1− γ5)ψνe(x) con ψe(x) = ψ†e(x)γ0. (3.11)

Si tratta di correnti cariche, poiche ogni singolo processo comporta una variazione

di carica tra lo stato iniziale e quello finale. Ricordiamo che ψ e ψ sono operatori

di campo definiti in modo tale che ψ annichili una particella nello stato iniziale o

crei un’antiparticella nello stato finale, mentre ψ annichila un’antiparticella nello

stato iniziale o crea una particella nello stato finale. Sottolineiamo inoltre che

(1 − γ5), nelle espressioni (3.10) e (3.11) delle correnti adronica e leptonica, e,

a meno di un fattore 1/2, il proiettore di chiralita sinistrorsa, il quale, agendo

su entrambi gli spinori a destra ed a sinistra, seleziona solo campi con chiralita

definita. Nella (3.10) compare la costante assiale gA, diversa da 1, poiche si tiene

conto degli effetti dell’interazione forte sulla corrente adronica a causa del fatto

che i nucleoni non sono puntiformi, bensı presentano una struttura interna de-

scrivibile in termini di quark e gluoni. Dall’analisi del decadimento del neutrone

si ha gA = 1.25 [Suh07].

Osserviamo ora che hµ crea un neutrone distruggendo un protone, mentre lµ crea

un elettrone ed un antineutrino elettronico nello stato finale (decadimento β−)

oppure annichila un neutrino nello stato iniziale e crea un elettrone nello stato

finale (decadimento β− inverso). Si tratta quindi di operatori di abbassamento

di un’unita di carica. I corrispondenti hermitiani coniugati si comportano in ma-

niera opposta, cioe agiscono da operatori di innalzamento della carica. Dunque,

scrivendo:

JµJ†µ = hµh†µ + hµl†µ + lµh†µ + lµl†µ , (3.12)

notiamo che ogni termine della (3.12) e composto da un operatore di abbassamen-

to e da uno di innalzamento, producendo cosı una variazione nulla della carica

totale dallo stato iniziale allo stato finale del processo in esame. Calcolando, a

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 27

titolo di esempio, h†µ otteniamo:

h†µ(x) = (ψn(x)γµ(1− gAγ5)ψp(x))† =

= (ψ†n(x)γ0γµ(1− gAγ5)ψp(x))† =

= ψ†p(x)γ0γ†0(1− gAγ5)†γ†µγ

†0ψn(x) =

= ψp(x)(1 + gAγ5)γ0㵆γ0ψn =

= ψp(x)(1 + gAγ5)γ0γ0γµψn =

= ψpγµ(1− gAγ5)ψn ,

(3.13)

dove abbiamo utilizzato le proprieta (A.7).

Quindi, analizzando singolarmente i termini della (3.12) troviamo che:

• hµh†µ descrive un processo caratterizzato dalle transizioni p→ n e n→ p;

• hµl†µ descrive un decadimento β+;

• l µh†µ descrive un decadimento β−;

• l µl†µ descrive l’emissione delle due coppie di leptoni e−νe ed e+νe.

L’ordinamento temporale degli operatori hamiltoniani di decadimento β−

diventa, in termini delle corrispondenti densita hamiltoniane, della forma:

T [H(t′)H(t′′)] =

∫d3x′

∫d3x′′ T [H(t′, ~x ′)H(t′′, ~x ′′)] =

=G2β

2

∫d3x′

∫d3x′′ T [Jµ(t′, ~x ′)J†µ(t′, ~x ′)Jν(t′′, ~x ′′)J†ν(t′′, ~x ′′)] =

=G2β

2

∫d3x′

∫d3x′′ T [hµ(t′, ~x ′)l †µ(t′, ~x ′)hν(t′′, ~x ′′)l †ν(t′′, ~x ′′)+

+ hµ(t′, ~x ′)l †µ(t′, ~x ′)l ν(t′′, ~x ′′)h†ν(t′′, ~x ′′)+

+ l µ(t′, ~x ′)h†µ(t′, ~x ′)l ν(t′′, ~x ′′)h†ν(t′′, ~x ′′)+

+ l µ(t′, ~x ′)h†µ(t′, ~x ′)h ν(t′′, ~x ′′)l †ν (t′′, ~x ′′)],

(3.14)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 28

dove l’unico termine che descrive il doppio β− e quello contenente la quantita

operatoriale lµh†µlνh†ν , percio possiamo trascurare tutti gli altri addendi della

(3.14).

Riscriviamo allora la (3.5) come segue:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2βfi =

=iG2

β

4~2< f |

∫dt′dt′′d3x′d3x′′T [l µ(t′, ~x ′)h†µ(t′, ~x ′)l ν(t′′, ~x ′′)h†ν(t′′, ~x ′′)] |i > .

(3.15)

Ricordando che il doppio decadimento β puo essere schematizzato come successio-

ne di due decadimenti singoli virtuali, indichiamo ora con |Ni >, |Nα > e |Nf >

rispettivamente gli stati nucleari iniziale, intermedio e finale. Allo stesso modo

definiamo gli stati leptonici |Li >= |0 >, |Lα > e |Lf > . Inseriamo questi nella

precedente, da cui, imponendo t′ ≥ t′′ per eliminare la dipendenza dall’operatore

di ordinamento temporale e sommando su tutte le possibili configurazioni dello

stato nucleare intermedio, otteniamo:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2βfi =

=iG2

β

4~2

∑α

∫ +∞

−∞dt′∫ t′

−∞dt′′∫d3x′

∫d3x′′ < Lf |l µ(t′, ~x ′)|Lα >

× < Lα|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >< Nf |h†µ(t′, ~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(t′′, ~x ′′)|Ni > .

(3.16)

Vedremo ora come calcolare l’elemento di matrice di scattering dato dalla (3.16)

per il 0νββ partendo dal caso, piu semplice, del 2νββ .

3.2 Elemento di matrice di scattering per il 2νββ

Il decadimento 2νββ viene qui immaginato come la combinazione di due processi

in cui, in maniera indipendente, vengono prodotte due coppie identiche di leptoni

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 29

(e1, ν1) e (e2, ν2). Lo stato leptonico finale |Lf > e quindi composto da due

elettroni e due antineutrini e non e possibile distinguere quale particella di ogni

coppia sia stata prodotta in un processo o nell’altro. Dunque, l’evento osservato

si puo presentare in 4 possibili configurazioni, tutte tra loro equivalenti a meno

di permutazioni di fermioni identici. Possiamo allora scrivere:

< e1e2ν1ν2|l µ(t′, ~x ′)|eανα > =< e2ν2|l µ(t′, ~x ′)|0 >< e1|eα >< ν1|να >

+ < e1ν1|l µ(t′, ~x ′)|0 >< e2|eα >< ν2|να >

− < e1ν2|l µ(t′, ~x ′)|0 >< e2|eα >< ν1|να >

− < e2ν1|l µ(t′, ~x ′)|0 >< e1|eα >< ν2|να > .

(3.17)

I segni meno compaiono nei casi di permutazione di una sola delle due coppie

di leptoni, questo per garantire l’antisimmetria della funzione d’onda dello stato

finale rispetto allo scambio di due fermioni identici.

Notiamo inoltre che, in generale, per i leptoni prodotti da un decadimento β vale

la relazione:

~p · ~r ≤ E0

cR ' 1

MeV

c· fm ~ , (3.18)

dove ~p e l’impulso del leptone uscente, E0 e l’energia rilasciata nel decadimento

(E0 ∼ 1MeV ), mentre R e il raggio nucleare (R ∼ 1fm). Ricaviamo allora che:

~p · ~r~ 1 . (3.19)

Ne consegue che, supponendo che la funzione d’onda del leptone sia un’onda

piana, quest’ultima ha una componente spaziale e−i~ ~p·~r ' 1 costante in tutto lo

spazio. Cio implica che il termine di corrente leptonica puo essere considerato

indipendente dalle coordinate spaziali e dipende esclusivamente dalla coordinata

temporale. Possiamo quindi scrivere la (3.16) nel caso di un decadimento 2νββ

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 30

come segue:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2νfi =

=iG2

β

4~2

∑α

∫ +∞

−∞dt′∫ t′

−∞dt′′ < e2ν2|l µ(t′)|0 >< e1|eα >< ν1|να >

× < eανα|l ν(t′′)|0 >∫d3x′

∫d3x′′ < Nf |h†µ(t′, ~x ′)|Nα >

× < Nα|h†ν(t′′, ~x ′′)|Ni > + termini di scambio ,

(3.20)

dove con termini di scambio intendiamo i contributi dei termini successivi che

compaiono nella (3.17).

Giunti a questo punto, vogliamo esplicitare la dipendenza temporale degli elemen-

ti di matrice che compaiono nella (3.20). Cio e possibile scrivendo ogni operatore

che nella (3.3) e espresso in rappresentazione di interazione, in termini del cor-

rispondente operatore nella rappresentazione di Schrodinger (indipendente dalla

coordinata temporale) sfruttando la relazione:

OI(t) = ei~H0t OS e

− i~H0t, (3.21)

dove H0 e l’Hamiltoniano non perturbato. Osserviamo che, definendo |a > e |b >autostati di H0 con autovalori Ea ed Eb rispettivamente, abbiamo:

< a|OI(t)|b >=< a|ei~H0t OS e

− i~H0t|b >= e−

i~ (Ea−Eb)t < a|OS |b > . (3.22)

Allo stesso modo possiamo scrivere:

< e2ν2|l µ(t′)|0 > = e−i~ (E(e2)+E(ν2))t′ < e2ν2|l µ|0 >; (3.23)

< eανα|l ν(t′′)|0 > = e−i~ (E(eα)+E(να))t′′ < eανα|l ν |0 >; (3.24)

< Nf |h†µ(t′, ~x ′)|Nα > = e−i~ (E(Nf )−E(Nα))t′ < Nf |h†µ(~x ′)|Nα >; (3.25)

< Nα|h†ν(t′′, ~x ′′)|Ni > = e−i~ (E(Nα)−E(Ni))t

′′< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > . (3.26)

dove lµ e lν sono ora operatori indipendenti sia dalle coordinate spaziali che

da quella temporale, mentre h†µ(~x ′) e h†ν(~x ′′) dipendono dalle sole coordinate

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 31

spaziali.

Allora, passando in rappresentazione di Schrodinger, la (3.20) diventa:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2νfi =

=iG2

β

4~2

∑α

∫ +∞

−∞dt′e−iat

′∫ t′

−∞dt′′e−ibt

′′< e2ν2|l µ|0 >< eανα|l ν |0 >< e1|eα >

× < ν1|να >∫d3x′

∫d3x′′ < Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni >

+ termini di scambio ,(3.27)

dove:

a =1

~(E(e2) + E(ν2) + E(Nf )− E(Nα)) ; (3.28)

b =1

~(E(eα) + E(να) + E(Nα)− E(Ni)) . (3.29)

Al fine di calcolare gli integrali nel tempo nella (3.27), e conveniente riscriverli

come segue:∫ +∞

−∞dt′e−iat

′∫ t′

−∞dt′′e−ibt

′′=

∫ +∞

−∞dt′e−i(a+b)t′

∫ t′

−∞dt′′e−ib(t

′′−t′). (3.30)

Il secondo integrale al secondo membro della (3.30) puo essere risolto partendo

dalla sostituzione τ = t′′ − t′, da cui otteniamo:∫ t′

−∞dt′′e−ib(t

′′−t′) = limλ→∞

∫ 0

−λdτ e−ibτ = lim

λ→+∞

eibλ − 1

ib. (3.31)

Per b reale l’integrale non converge, ma possiamo risolvere il problema di questa

divergenza con la sostituzione b → b + iε facendo poi tendere ε → 0, condizione

che corrisponde allo spegnimento adiabatico dell’interazione. Scriviamo allora:∫ t′

−∞dt′′e−ib(t

′′−t′) = limε→0

(lim

λ→+∞

∫ 0

−λdτ e−i(b+iε)τ

)= lim

ε→0

i

b+ iε=i

b. (3.32)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 32

Per quanto riguarda il primo integrale a secondo membro della (3.30) invece, esso

puo essere valutato semplicemente ricordando la rappresentazione di Fourier della

distribuzione delta di Dirac. Quindi, abbiamo:∫ +∞

−∞dt′e−i(a+b)t′ = 2πδ(a+ b). (3.33)

Combinando i due integrali, otteniamo:

∫ +∞

−∞dt′e−iat

′∫ t′

−∞dt′′e−ibt

′′=i2πδ(a+ b)

b=

=i2π~ δ

(1~(E(e2) + E(ν2) + E(Nf ) + E(eα) + E(να)− E(Ni))

)E(eα) + E(να) + E(Nα)− E(Ni)

=

=i2π~2 δ(E(e2) + E(ν2) + E(Nf ) + E(eα) + E(να)− E(Ni))

E(eα) + E(να) + E(Nα)− E(Ni).

(3.34)

A questo punto resta da calcolare l’integrale nello spazio per i termini adroni-

ci della (3.20). Innanzitutto, osserviamo che la componente temporale di h†µ (h†0)

produce transizioni nucleari di Fermi, mentre quella spaziale ~h† = (h†1, h†2, h†3)

genera transizioni di Gamow-Teller. Possiamo dimostrare quanto appena detto

considerando il decadimento β− di un generico neutrone inizialmente a riposo e

supponendo impulso di rinculo nullo per il protone prodotto, cioe:

~qn = ~0 , ~qp = ~0 , En = mnc2 ' mpc

2 = Ep .

Queste ipotesi sono ragionevoli considerando che l’energia a disposizione per i pro-

dotti di decadimento e inferiore al MeV, da confrontare con il valore della massa

a riposo del protone pari a circa 1 GeV. Sotto queste condizioni e ricordando le

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 33

espressioni (B.9) degli spinori che descrivono un fermione a riposo, abbiamo:

< p|h†0(~x ′)|n > = ψp(~x′)γ0(1− gAγ5)ψn(~x ′) =

= ei~ [(Ep−En)t′+(~qn−~qp)·~x ′] u

(sp)p (~0)γ0(1− gAγ5)u(sn)

n (~0) =

=(χ†p 0

)γ0γ0(1− gAγ5)

(χn

0

)= χ†pχn = δsp,sn ,

(3.35)

dove ricordiamo che con χ indichiamo gli spinori di Pauli, mentre con sp e sn gli

spin di protone e neutrone rispettivamente. La variazione del momento angolare

totale per la transizione gestita da h†0 e nulla e, quindi, si tratta di una transizione

di Fermi.

Si puo dimostrare, invece, che h†i produce transizioni di Gamow-Teller, infatti:

< p|h†i (~x′)|n > = ψp(~x

′)γi(1− gAγ5)ψn(~x ′) =

= ei~ [(Ep−En)t′+(~qn−~qp)·~x ′] u

(sp)p (~0)γi(1− gAγ5)u(sn)

n (~0) =

=(χ†p 0

)γ0γi(1− gAγ5)

(χn

0

)= −gAχ†pσiχn ,

(3.36)

dove le σi sono le matrici di Pauli. Dunque, nel caso del decadimento nuclea-

re, scriviamo semplicemente gli elementi di matrice di Fermi e di Gamow-Teller

utilizzando gli operatori di spin ed isospin agenti sullo stato iniziale del nucleo

che decade. Nel caso del secondo processo virtuale (il β− inverso) gli operatori

agiscono sui possibili stati nucleari intermedi (su uno dei neutroni dell’eventuale

nucleo intermedio):

M0fα = MF =

∫d3x′ < Nf |h†0(~x ′)|Nα >=< Nf |

∑j

τ+(j)|Nα > (3.37)

e

~Mfα = MGT =

∫d3x′ < Nf |~h†(~x ′)|Nα >= −gA < Nf |

∑j

~σ(j)τ+(j)|Nα > ,

(3.38)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 34

dove τ+ e l’operatore di isospin che agisce sugli stati nucleari innalzando la cari-

ca elettrica di una unita e descrivendo cosı la transizione in cui un neutrone nel

nucleo si trasforma in protone.

In conclusione, sostituendo le (3.34),(3.37) e (3.38) all’interno della (3.27), otte-

niamo:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M2νfi =

= −πG2

β

2δ(Ef − Ei)

∑α

< e2ν2|l µ|0 >< eανα|l ν |0 >E(eα) + E(να) + E(Nα)− E(Ni)

δ1αMµfαM

ναi

+ termini di scambio ,

(3.39)

dove:

Ei = E(Ni) , (3.40)

Ef = E(e1) + E(e2) + E(ν1) + E(ν2) + E(Nf ) . (3.41)

3.3 Elemento di matrice di scattering per il 0νββ

Vogliamo ora calcolare l’elemento di matrice di scattering Sfi per il 0νββ sfruttan-

do alcuni dei risultati ottenuti nel caso precedente riguardante il 2νββ . Partiamo

sempre dalla (3.16), dove in questo caso lo stato leptonico finale e |Lf >= |e1e2 >.

L’espressione del termine di interazione di Sfi per il 0νββ e la seguente:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

=iG2

β

4~2

∑α

∫ +∞

−∞dt′∫ t′

−∞dt′′∫d3x′

∫d3x′′ < e1e2|l µ(t′, ~x ′)|eανα > ×

× < eανα|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >< Nf |h†µ(t′, ~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(t′′, ~x ′′)|Ni > .

(3.42)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 35

Le possibili configurazioni dello stato leptonico intermedio nel processo sono due,

quindi possiamo scrivere:

< e1e2|l µ(t′, ~x ′)|eανα >< eανα|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1|eα >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 > + < e1|l µ(t′, ~x ′)|να >

× < e2|eα >< e2να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 > .

(3.43)

Dato che le due situazioni sono esattamente equivalenti tra loro, possiamo limitar-

ci a considerarne solo una di queste, ad esempio eα ≡ e1, inserendo di conseguenza

un fattore 2 nell’espressione dell’elemento di matrice Sfi legato alla probabilita

del processo totale. Riscriviamo allora la (3.42) come segue:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

=iG2

β

2~2

∑α

∫ +∞

−∞dt′∫ t′

−∞dt′′∫d3x′

∫d3x′′ < e2|l µ(t′, ~x ′)|να >

× < e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >< Nf |h†µ(t′, ~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(t′′, ~x ′′)|Ni > .

(3.44)

Focalizziamo la nostra attenzione momentaneamente sui soli termini leptonici

della (3.44) e scriviamo questi ultimi in maniera piu esplicita, ricordando che

stiamo lavorando nell’ipotesi di Majorana να ≡ να e che nel secondo decadimento

virtuale il nucleo intermedio assorbe un neutrino elettronico:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)ψνα(t′, ~x ′)ψe(t′′, ~x ′′)γν(1− γ5)ψνα(t′′, ~x ′′)|0 > .

(3.45)

Agiamo ora sul campo ψνα associato all’antineutrino elettronico sfruttando l’ipo-

tesi di Majorana (2.43) e poniamo:

ψνα = ψCνα = CψTνα , (3.46)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 36

dove ricordiamo che C e l’operatore di coniugazione di carica definito dalla (C.12).

Riscriviamo quindi la (3.45) come segue:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)ψνα(t′, ~x ′)ψe(t′′, ~x ′′)γν(1− γ5)CψTνα(t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)ψνα(t′, ~x ′)ψνα(t′′, ~x ′′)CT (1− γ5)TγνTψTe (t′′, ~x ′′)|0 > .

(3.47)

Possiamo ora eseguire la contrazione tra ψνα e ψνα ottenendo il propagatore di

Feynman per il neutrino di Majorana:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)i~SF (x′ − x′′)CT (1− γ5)TγνTψTe (t′′, ~x ′′)|0 >=

=< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)1

~3

∫d4q

(2π)4

i e−i~ q(x

′−x′′)

q2 −m2νc

2 + iε(6 q +mνc)C

T

× (1− γ5)TγνTψTe (t′′, ~x ′′)|0 > ,

(3.48)

dove mν e la massa effettiva del neutrino di scambio nello stato intermedio,

la quale, nella teoria delle oscillazioni di sapore dei neutrini, e definita come

combinazione lineare degli autostati di massa con coefficienti della combinazione

dati dagli elementi di matrice di mescolamento [Per03]:

mν =∣∣∣∑k

U2ekmk

∣∣∣2 . (3.49)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 37

Osserviamo che il propagatore del neutrino di Majorana puo essere riscritto come

segue:

i~SF (x′ − x′′) =1

~3

∫d4q

(2π)4

i e−i~ q(x

′−x′′)

q2 −m2νc

2 + iε(6 q +mνc) =

=1

~3

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′)∫dq0

i e−i~ q0c(t

′−t′′)

q20 − |~q|2 −m2

νc2 + iε

(q0γ0 + qiγ

i +mνc) =

=1

~3

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′)∫dq0

i e−i~ q0c(t

′−t′′)

q20 −

E2ναc2

+ iε(q0γ

0 + qiγi +mνc) .

(3.50)

Calcoliamo ora l’integrale rispetto a q0. Osserviamo che la funzione integranda

nel piano complesso ha due poli corrispondenti a q0 = +Eναc ed a q0 = −Eνα

c che

il termine iε allontana di poco dall’asse reale. Di conseguenza, possiamo sfruttare

il teorema dei residui, ottenendo:

i~SF (x′ − x′′) =1

~3

∫d4q

(2π)4

i e−i~ q(x

′−x′′)

q2 −m2νc

2 + iε(6 q +mνc) =

=c

~3

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′) e− i

~Eνα (t′−t′′)

2Eνα

(Eναcγ0 − qiγi +mνc

),

(3.51)

dove:

Eναc

=√m2νc

2 + |~q|2 , (3.52)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 38

di conseguenza la (3.48) diventa:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

=c

~3< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′) e− i

~Eνα (t′−t′′)

2Eνα(6 q +mνc)

× CT (1− γ5)γνTψTe (t′′, ~x ′′)|0 >=

=c

~3< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′) e− i

~Eνα (t′−t′′)

2Eνα(6 q +mνc)

× (1− γ5)CTγνTψTe (t′′, ~x ′′)|0 >=

=c

~3< e2e1|ψe(t′, ~x ′)γµ(1− γ5)

∫d3q

(2π)3ei~~q(~x

′−~x′′) e− i

~Eνα (t′−t′′)

2Eνα(6 q +mνc)

× (1− γ5)(−γνψCe (t′′, ~x ′′)

)|0 > ,

(3.53)

dove abbiamo sfruttato il seguente risultato:

CTγνTψTe = CT (−C−1γνC)ψTe = −CTC−1γνψCe = −γνψCe (3.54)

ricordando che CTC−1 = 1.

Osserviamo ancora che:

(1− γ5)(6 q +mνc)(1− γ5) = 2mνc(1− γ5) (3.55)

da cui otteniamo:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

= − c2

~3< e2e1|ψe(t′, ~x′)γµ 2mν

∫d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

2Eναe−

i~Eνα (t′−t′′)

× (1− γ5)γνψCe (t′′, ~x′′)|0 >=

= − c2

~3< e2e1|ψe(t′, ~x′)γµmν

∫d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eναe−

i~Eνα (t′−t′′)

× γν(1 + γ5)ψCe (t′′, ~x′′)|0 > .

(3.56)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 39

A questo punto, scrivendo i campi liberi associati agli elettroni nello stato finale in

rappresentazione di Schrodinger, nella (3.56) emergono gli esponenziali dipendenti

dal tempo e dalle energie degli elettroni coinvolti nel processo:

< e2|l µ(t′, ~x ′)|να >< e1να|l ν(t′′, ~x ′′)|0 >=

= − c2

~3mν < e2e1|e−

i~E(e2)t′e−

i~E(e1)t′′ ψe(~x

′)γµ∫

d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x ′′)

Eναe−

i~Eνα (t′−t′′)

× γν(1 + γ5)ψCe (~x ′′)|0 >(3.57)

Inseriamo quindi i termini adronici e gli integrali che compaiono nella (3.42) e

sfruttiamo i risultati ottenuti nelle (3.25) e (3.26). In questo modo, la (3.42)

diventa:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

= imνc

2

2~5G2β

∑α

∫ +∞

−∞dt′∫ t′

−∞dt′′e−

i~E(e2)t′e−

i~E(e1)t′′e−

i~(E(Nf )−E(Nα))t′

× e−i~ (E(Nα)−E(Ni))t

′′∫d3x′

∫d3x′′

∫d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eναe−

i~Eνα (t′−t′′)

× < e2e1| ψe(~x ′)γµγν(1 + γ5)ψCe (~x ′′)|0 >< Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > .

(3.58)

Integrando nel tempo, come nel caso del 2νββ , otteniamo una espressione analoga

alla (3.34), con la differenza che in questo caso abbiamo:

a =1

~(E(e2) + Eνα + E(Nf )− E(Nα)), (3.59)

b =1

~(E(e1)− Eνα + E(Nα)− E(Ni)), (3.60)

da cui risulta:

a+ b =1

~(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni)). (3.61)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 40

Quindi, gli integrali nel tempo della (3.58) diventano:∫ +∞

−∞dt′e−iat

′∫ t′

−∞dt′′e−ibt

′′=

=i2πδ(a+ b)

b=i2π~δ(1

~(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni)))

Eνα + ∆E=

=i2π~2δ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

Eνα + ∆E,

(3.62)

dove:

∆E = E(e1) + E(Nα)− E(Ni), (3.63)

e la differenza di energia tra lo stato intermedio e quello iniziale del processo.

La (3.58) diventa infine:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

= −πmνc2

2~3G2βδ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

∑α

∫d3x′

∫d3x′′

×∫

d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eνα(Eνα + ∆E)< e2e1| ψe(~x′)γµγν(1 + γ5)ψCe (~x′′)|0 >

× < Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > .

(3.64)

Il termine della (3.64) riguardante i soli elettroni emessi nella transizione puo

essere esplicitato come segue:

< e2e1| ψe(~x′)γµγν(1 + γ5)ψCe (~x′′)|0 >= e+ i~ ~p2~x

′e−

i~ ~p1~x

′′u(~p2)γµγν(1 + γ5)u(~p1) ,

(3.65)

dove ~p1 e ~p2 sono gli impulsi degli elettroni prodotti rispettivamente nel primo e

nel secondo decadimento β− virtuale, calcolati quando gli elettroni si trovano a

distanza infinita dal nucleo, in modo da poter considerare i leptoni come parti-

celle libere.

A questo punto e necessario tener conto dell’interazione coulombiana attrattiva

tra gli elettroni prodotti dai due decadimenti β− virtuali ed i nuclei residui in

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 41

ciascuna delle due transizioni, entrambi carichi positivamente. I leptoni uscenti

risentono infatti dell’azione di un campo elettromagnetico generato da una carica

totale Q = +Z|e|, distribuita uniformemente su una sfera di raggio R = r0A1/3

con Z numero atomico del nucleo residuo, A numero di massa e r0 = 1.2 fm.

In generale, la funzione d’onda ψ~p,s(~r) associata ad un elettrone con momento

asintotico ~p e spin s, emesso per decadimento β− da un nucleo, e soluzione dell’e-

quazione di Dirac in presenza di un campo elettromagnetico esterno e puo essere

sviluppata in termini di onde sferiche come segue [Suh98]:

ψ~p,s(~r) = ψ(s1/2)~p,s (~r) + ψ

(p1/2)~p,s (~r) + ψ

(p3/2)~p,s (~r) + ... . (3.66)

dove con (s1/2), (p1/2), etc...intendiamo gli orbitali nucleari ai quali sono asso-

ciate le singole funzioni d’onda dello sviluppo. In questo lavoro consideriamo solo

il primo termine dello sviluppo, cioe supponiamo che gli elettroni siano emessi

in onda s, in quanto questa e la situazione piu probabile. In accordo con que-

sta ipotesi, la correzione alla (3.65) puo essere svolta semplicemente sostituendo

ad ogni esponenziale associato al singolo leptone uscente, indipendentemente dal

segno all’esponente, il fattore√F0(Z; ε), dove F0(Z; ε) e la funzione di Fermi,

dipendente dal numero atomico del nucleo residuo del decadimento e dall’energia

dell’elettrone prodotto dal processo. Questa funzione e definita come il rapporto

tra il modulo quadro della funzione d’onda dell’elettrone uscente, soggetto all’in-

terazione coulombiana con il nucleo residuo, ed il modulo quadro della funzione

d’onda associata ad un elettrone libero.

La funzione di Fermi puo essere scritta in approssimazione di Primakoff-Rosen

come segue [Suh07]:

F0(Z; ε) ≈ ε

|~p |cF

(PR)0 (Z) con F

(PR)0 (Z) =

2παZ

1− e−2παZ, (3.67)

dove α e la costante di struttura fine, definita come (nel sistema c.g.s.):

α =e2

~c≈ 1

137. (3.68)

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CAPITOLO 3. ELEMENTI DI MATRICE PER IL ββ 42

La (3.65) per i due elettroni emessi in onda s diventa cosı:

< e2e1| ψe(~x′)γµγν(1 + γ5)ψCe (~x′′)|0 >=

=√F0(Zf ;E(e2))

√F0(Zα;E(e1))u(~p2)γµγν(1 + γ5)u(~p1) ,

(3.69)

da cui otteniamo un’espressione piu precisa dell’elemento di matrice Sfi (3.64)

come segue:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

= −πmνc2

2~3G2βδ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

√F0(Zf ;E(e2))

×√F0(Zα;E(e1)) < e2e1|Kµν |0 >

∑α

∫d3x′

∫d3x′′

×∫

d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eνα(Eνα + ∆E)< Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > ,

(3.70)

dove, per semplicita di scrittura, abbiamo definito l’operatore Kµν come segue:

< e2e1|Kµν |0 >= u(~p2)γµγν(1 + γ5)u(~p1) , (3.71)

indipendente dalle coordinate spazio-temporali degli elettroni coinvolti nel pro-

cesso.

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Capitolo 4Correnti nucleari non relativistiche

Come gia detto in precedenza, in questo lavoro descriviamo il 0νββ come una

transizione nucleare risultante dalla combinazione di due decadimenti β− virtuali

successivi. Nello sviluppo dell’elemento di matrice Sfi associato al processo 0νββ

abbiamo quindi separato i termini leptonici dai due elementi di matrice adronici,

questi ultimi riguardanti esclusivamente le variazioni delle configurazioni nuclea-

ri. L’analisi dei termini adronici risulta pero piu complicata rispetto al calcolo

degli elementi leptonici, questo a causa del fatto che i nuclei sono caratterizzati

da una complessa struttura interna, la quale comporta la necessita di utilizzare

gli strumenti forniti da una teoria a molti-corpi.

In questo capitolo svilupperemo un modello che ci permetta di ottenere in ma-

niera piu semplice le espressioni degli elementi di matrice adronici. Ipotizzeremo

innanzitutto che gli operatori di corrente carica debole agiscano singolarmente

sui nucleoni candidati alle transizioni virtuali. Questa ipotesi ci permettera di

passare da operatori di corrente nucleare ad operatori di corrente nucleonica.

Scriveremo poi questi ultimi sfruttando un modello teorico non relativistico, ap-

prossimazione valida in quanto le energie cinetiche dei nucleoni sono in media

pari a circa 50 MeV. Infine, scriveremo lo sviluppo in multipoli degli operatori di

43

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 44

corrente carica debole e selezioneremo solo quei termini dello sviluppo associati

a variazioni nulle del momento angolare nucleare totale tra lo stato iniziale e lo

stato finale del 0νββ .

4.1 Corrente debole adronica per il decadimento β−

Alla fine del capitolo precedente, siamo giunti ad una espressione dell’elemento

di matrice di scattering Sfi associato al 0νββ all’interno della quale compaiono i

due termini adronici seguenti:

< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > per il primo decadimento β− virtuale, (4.1)

< Nf |h†µ(~x ′)|Nα > per il secondo decadimento β− virtuale, (4.2)

i quali, nella nostra trattazione, descrivono transizioni tra stati nucleari con mo-

mento angolare e parita ben definiti. Dato che, al momento, non facciamo alcuna

ipotesi sulla struttura dei nuclei iniziale, intermedio e finale, i due elementi di

matrice sono formalmente identici. Trattiamo allora solo uno di essi, ad esempio

il (4.2) per la seconda transizione virtuale. Il ragionamento ed i risultati potranno

essere estesi successivamente anche al caso dell’elemento di matrice (4.1).

Il decadimento β− virtuale descritto dalla (4.2) coinvolge un singolo neutrone del

nucleo iniziale Nα (nucleo intermedio del 0νββ ). Di conseguenza, l’operatore

densita di corrente nucleare h†µ(~x ′) e un operatore ad un corpo che quindi puo

essere riscritto come somma di operatori dipendenti dalle coordinate dei singoli

nucleoni candidati alla transizione. In sostanza, l’operatore di corrente nucleare

e somma di tutti i possibili contributi di corrente nucleonica dovuti a ciascuno

degli N neutroni costituenti il nucleo:

h†µ(~x ′) =

N∑i=1

h†µ(~xi)δ(~x′ − ~xi), (4.3)

dove ~xi indica la posizione dell’i-esimo neutrone e h†µ(~xi) e la densita di corrente

nucleonica ad esso associata. Per definire le espressioni delle correnti deboli as-

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 45

sociate al singolo nucleone, consideriamo il nucleone nel vuoto. Sara poi compito

del modello nucleare adottato inserire queste espressioni in un contesto nel quale

i nucleoni interagiscano tra loro.

Nel calcolo dell’elemento di matrice e, in particolare, nella descrizione dell’opera-

tore densita di corrente nucleonica, bisogna pero tener conto della struttura dei

nucleoni in termini di quark e gluoni costituenti e dell’interazione forte tra questi.

Tutto cio spiega, quindi, la maggiore difficolta nello studio dei termini di intera-

zione tra adroni rispetto al caso leptonico. Il problema puo essere comunque ben

risolto sfruttando un’analogia con l’interazione elettromagnetica tra adroni. In

questo modo, gli elementi di matrice nucleare per l’interazione debole a corrente

carica sono esprimibili in termini di funzioni scalari, dette fattori di forma, che

tengono conto proprio della struttura interna dei nucleoni e delle interazioni forti

tra quark costituenti.

Per sfruttare questa analogia, consideriamo innanzitutto l’operatore di corrente

carica debole in funzione del quadrimpulso trasferito p = kf − kα, dove kα e kf

sono rispettivamente i quadrimpulsi del neutrone iniziale (intermedio nel 0νββ )

e del protone finale, entrambi nel vuoto.

Sappiamo che, in generale, l’operatore puo essere scritto come somma della sua

componente vettoriale e di quella assiale nel modo seguente:

h†µ(p) = h†Vµ (p) + h†Aµ (p) . (4.4)

Vogliamo scrivere la componente vettoriale come combinazione lineare di operato-

ri vettoriali con coefficienti contenenti determinati fattori di forma. In particola-

re, in analogia con la corrente elettromagnetica [Pes95], di natura esclusivamente

vettoriale, questa componente deve essere conservata, cioe deve valere l’equazione:

∂µh†Vµ (p) =i

~pµh†Vµ (p) = 0. (4.5)

Possiamo ottenere una formulazione generale della componente h†Vµ che soddisfi la

condizione (4.5) scrivendola in termini dei seguenti operatori vettoriali invarianti

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 46

di Lorentz:

γµ ; pµ ; pνσµν ; (kf + kα)µ .

Si verifica che solo tre dei precedenti operatori sono linearmente indipendenti.

Dunque, in analogia con i risultati ottenuti per la corrente elettromagnetica,

l’espressione generale per la componente vettoriale della corrente carica debole e:

h†Vµ (p) = FV (p2)γµ +i

2mcFM (p2)pνσµν +

1

2mcFS(p2)pµ , (4.6)

dove σµν e il tensore antisimmetrico definito dalla (A.8), m ≡ mn e la massa del

neutrone, mentre gli Fa sono i fattori di forma. Questi ultimi sono degli scalari

di Lorentz, percio possono dipendere solo dagli scalari k2α, k2

f e p2. Dato che

k2α = m2

nc2 e k2

f = m2pc

2, queste quantita sono costanti e la variazione dei fattori

di forma dipende esclusivamente dal quadrato del quadrimpulso trasferito p2.

Imponendo ora che la (4.6) soddisfi la condizione (4.5), otteniamo:

< Nf |∂µh†Vµ (p)|Nα >= 0⇒

u(~kf )[FV (p2)pµγµ + i

2mcFM (p2)pµσµνpν + 1

2mcFS(p2)pµpµ]u(~kα) = 0 , (4.7)

dove u(~kα) ed u(~kf ) sono gli spinori associati ai nucleoni iniziale e finale rispetti-

vamente. Analizzando singolarmente i tre addendi al primo membro della (4.7),

osserviamo che il primo e nullo perche gli spinori soddisfano l’equazione di Dirac,

infatti:

u(~kf ) pµγµ u(~kα) = u(~kf )(γµk

µf − γµk

µα

)u(~kα) = u(~kf ) (mc−mc)u(~kα) = 0 .

(4.8)

Il termine contenente il fattore di forma FM e nullo a causa dell’antisimmetria

del tensore σµν definito dalla (A.8):

u(~kf ) pµσµνpν u(~kα) = u(~kf ) i (pµγµγνp

ν − pµηµνpν) u(~kα) =

= i u(~kf )(p2 − p2

)u(~kα) = 0 .

(4.9)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 47

Infine, dato che in generale p2 6= 0, l’ultimo termine della (4.6) e nullo solo se

FS = 0 .

Dunque, la (4.6) diventa semplicemente:

h†Vµ (p) = FV (p2)γµ +i

2mcFM (p2)pνσµν . (4.10)

Nel caso di corrente elettromagnetica, il fattore di forma FV che compare nella

(4.10) puo essere interpretato come una funzione scalare la cui trasformata di

Fourier descrive la distribuzione spaziale della carica del protone. Il fattore FM

descrive invece la distribuzione spaziale del momento magnetico anomalo del pro-

tone.

Trattandosi di corrente carica associata ad un decadimento β−, nella (4.10) dob-

biamo inserire l’operatore di isospin τ+ che innalza la carica, descrivendo cosı la

transizione da uno stato di neutrone ad uno stato di protone. Questo operatore

e definito come segue:

τ+ = − 1√2

(τ1 + iτ2), (4.11)

con τ (1,2) componenti dell’operatore di isospin τ ≡ (τ1, τ2, τ3), dove:

τ1 =

(0 1

1 0

), τ2 =

(0 −ii 0

), τ3 =

(1 0

0 −1

). (4.12)

Dunque, l’espressione covariante della componente vettoriale dell’operatore di

corrente carica debole nucleonica e la seguente:

h†Vµ (p) =

(FV (p2)γµ +

i

2mcFM (p2)pνσµν

)τ+ . (4.13)

Ragionando in maniera analoga, la componente assiale di h†µ(p) puo essere scritta

invece come combinazione lineare degli operatori vettoriali invarianti di Lorentz

precedenti, moltiplicati ciascuno per la matrice γ5 che conferisce loro natura

assiale. Quindi, possiamo scrivere l’espressione covariante piu generale di h†Aµ (p)

come segue:

h†Aµ (p) =

(FA(p2)γµ +

i

2mcFT (p2)pνσµν + FP (p2)pµ

)γ5 τ

+. (4.14)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 48

In questo caso, si puo dimostrare che il comportamento della corrente assiale

sotto operazioni di simmetria, come l’invarianza per coniugazione di carica e per

inversione temporale, impone che FA e FP siano reali, mentre FT = 0. Dunque,

la (4.14) diventa:

h†Aµ (p) =(FA(p2)γµ + FP (p2)pµ

)γ5 τ

+. (4.15)

Le espressioni dei fattori di forma FV vettoriale, FM magnetico, FA assiale e FP

pseudoscalare sono determinate dal confronto con i dati sperimentali.

4.2 Riduzione non relativistica della corrente nucleo-

nica

Nei processi descritti dalle (4.1) e (4.2), i nucleoni all’interno del nucleo acquisi-

scono energie cinetiche dell’ordine di poche decine di MeV, le quali indicano che

siamo in presenza di particelle in regime non relativistico. I nucleoni sono quindi

descritti da funzioni d’onda di singola particella definite come segue:

Ψ(x′) =1√Ve−

i~kx′u(~k, s) , (4.16)

dove V e un volume di normalizzazione, mentre k e s sono il quadrimpulso e lo spin

della particella. Cio comporta quindi la convenienza di considerare una riduzione

non relativistica degli operatori di corrente carica debole che intervengono negli

elementi di matrice adronici in esame agendo proprio sulle suddette funzioni

d’onda.

Per quanto detto nel paragrafo precedente, il termine adronico dell’elemento di

matrice nello spazio degli impulsi associato al β− inverso del singolo neutrone, e

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 49

dato dalla somma dei seguenti termini vettoriale ed assiale:

< kf , sf |h†Vµ (p)|kα, sα >=

=1

Vei~kfx

′e−

i~kαx

′u(~kf , sf )

(FV (p2)γµ +

i

2mcFM (p2)pνσµν

)τ+ u(~kα, sα) =

=1

Vu(~kf , sf )

(FV (p2)γµ +

i

2mcFM (p2)pνσµν

)τ+ u(~kα, sα) ,

(4.17)

< kf , sf |h†Aµ (p)|kα, sα >=

=1

Vei~kfx

′e−

i~kαx

′u(~kf , sf )

(FA(p2)γµ + FP (p2)pµ

)γ5 τ

+u(~kα, sα) =

=1

Vu(~kf , sf )

(FA(p2)γµ + FP (p2)pµ

)γ5 τ

+u(~kα, sα) ,

(4.18)

dove u(~kα, sα) e u(~kf , sf ) sono rispettivamente gli spinori di Dirac definiti dalla

(B.24) associati al neutrone nello stato intermedio ed al protone nello stato finale

del 0νββ e dipendenti dai loro impulsi e dagli spin. Osserviamo che nelle (4.17)

e (4.18), i fattori esponenziali

ei~kfx

′e−

i~kαx

′= e

i~ [ 1c(Ep−En)t′−(~kf−~kα)·~x′] ' e−

i~ ~p·~x

′(4.19)

sono trascurabili per bassi impulsi trasferiti, come nel nostro caso. Il risulta-

to precedente discende dall’aver imposto il limite non relativistico in quanto,

considerando mp ' mn = m, l’energia dei nucleoni coinvolti nel processo e:

Ep = En ≈ mc2 +|~k|2

2m' mc2 , (4.20)

poiche |~k|2/2m mc2. Dunque, lo spinore di Dirac associato al generico nucleone

nel limite non relativistico e :

u(~k, s) =

(χs

~σ·~k2mc2

χs

), (4.21)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 50

dove χs e un bispinore di Pauli. La (4.17) e la (4.18) diventano allora:

< kf , sf |h†Vµ (p)|kα, sα >=

=1

V

(χ∗sf

(~σ·~kf )∗

2mc2χ∗sf

)γ0

(FV (p2)γµ +

i

2mcFM (p2)pνσµν

)τ+

(χsα

~σ·~kα2mc2

χsα

)(4.22)

e

< kf , sf |h†Aµ (p)|kα, sα >=

=1

V

(χ∗sf

(~σ·~kf )∗

2mc2χ∗sf

)γ0

(FA(p2)γµ + FP (p2)pµ

)γ5 τ

+

(χsα

~σ·~kα2mc2

χsα

).

(4.23)

D’ora in avanti trascureremo, per semplicita di scrittura, il fattore volumetrico

di normalizzazione considerandolo unitario.

Gli operatori di corrente carica debole possono essere ottenuti in approssimazione

non relativistica usando il metodo di Foldy-Wouthuysen (si veda Appendice E),

il quale consiste nello sviluppare gli elementi di matrice come somma di termini

contenti potenze di |~k|/m. In questo lavoro consideriamo esclusivamente l’ordi-

ne zero dello sviluppo, giungendo quindi ai seguenti risultati per le componenti

vettoriale ed assiale degli operatori di corrente carica debole nucleonica:

h†Vµ (p) =(h†V0 (p) ,

~h†V (p)

)=(FV (p2)τ+,~0

);

h†Aµ (p) =(h†A0 (p),

~h†A(p)

)=(0, FA(p2)~στ+

).

Osserviamo che, nella nostra approssimazione, gli unici contributi al processo

sono dati dalla componente temporale dell’operatore di corrente vettoriale e dalla

componente spaziale dell’operatore assiale. Quindi, scriviamo:

h†µ(p) =(h†V0 (p) ,

~h†A(p)

)=(FV (p2)τ+, FA(p2)~στ+

). (4.24)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 51

L’operatore di corrente carica debole nucleonica nello spazio delle coordinate puo

essere riscritto come segue:

h†µ(~xi) =(h†V0 (~xi) ,

~h†A(~xi)

)=(FV (p2)τ+, FA(p2)~στ+

). (4.25)

Osserviamo subito che l’azione della componente vettoriale di corrente carica

debole produce una transizione nucleare di Fermi, mentre per la componente

assiale si ha una transizione di Gamow-Teller:

M0fα = MF =

∫d3x′ < Nf |h†0(~x ′)|Nα >=

=< Nf |∫d3x′ h†0(~xi)δ(~x

′ − ~xi)|Nα >=

=< Nf |N∑i=1

FV τ+(i)|Nα >

(4.26)

e

~Mfα = MGT =< Nf |~h†(~x ′)|Nα >=

=< Nf |∫d3x′

~h†(~xi)δ(~x

′ − ~xi)|Nα >=

< Nf |N∑i=1

FA~σ(i)τ+(i)|Nα > ,

(4.27)

dove abbiamo omesso per semplicita di scrittura la dipendenza dei fattori di forma

dal quadrato del quadrimpulso trasferito ed abbiamo sfruttato la relazione (4.3).

4.3 Sviluppo in multipoli della corrente nucleonica

Vogliamo ora scrivere lo sviluppo in multipoli degli operatori di corrente carica

debole nucleonica. Partiamo allora dall’espressione dell’operatore densita di cor-

rente nucleare debole come antitrasformata di Fourier dello stesso operatore nello

spazio degli impulsi:

h†µ(~x ′) =

∫d3x′e−

i~ ~p·~x

′h†µ(~p) (4.28)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 52

dove ricordiamo che ~p e l’impulso trasferito nel processo.

Come accennato in precedenza, nel calcolo degli elementi di matrice nucleare

supponiamo che gli stati nucleari siano caratterizzati da momento angolare e

parita ben definiti. Ora, sfruttando la (4.28) riscriviamo il termine adronico

come segue:

< Nf |h†µ(~p)|Nα >=< Nf |∫d3x′ e

i~ ~p·~x

′h†µ(~x ′)|Nα > , (4.29)

da cui, sostituendo l’operatore di corrente carica debole nucleare con la sua

espressione (4.3) in termini delle correnti nucleoniche, otteniamo:

< Nf |h†µ(~p)|Nα > =< Nf |N∑i=1

∫d3x′ e

i~ ~p·~x

′h†µ(~xi)δ(~x

′ − ~xi)|Nα >=

=< Nf |N∑i=1

ei~ ~p·~xi h†µ(~xi)|Nα > ,

(4.30)

dove abbiamo sfruttato la proprieta della delta di Dirac, la quale ci permette di

scrivere il termine adronico in funzione delle sole coordinate nucleoniche.

A questo punto, possiamo considerare lo sviluppo in multipoli dell’onda piana che

compare nella (4.30) in termini delle armoniche sferiche (si veda Appendice F).

Prima di tutto consideriamo la componente temporale dell’elemento di matrice

(4.25), poi calcoleremo i termini dovuti alle componenti spaziali dell’operatore

di corrente debole usando il sistema di riferimento dei versori sferici (e3,e+,e−)

definito come segue:

e3 = ez =~p

|~p|, (4.31)

e± = ∓ 1√2

(ex ± iey) , (4.32)

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 53

dove abbiamo scelto l’asse z nella direzione dell’impulso trasferito.

Dunque, per µ = 0 abbiamo:

h†0(~p) =√

N∑i=1

∞∑J=0

iJjJ(κxi)√

2J + 1YJ0(Ωi)h†0(~xi) =

=√

N∑i=1

∞∑J=0

iJjJ(κxi)√

2J + 1YJ0(Ωi)h†V0 (~xi) =

=√

N∑i=1

∞∑J=0

iJjJ(κxi)√

2J + 1YJ0(Ωi)FV τ+ =

=√

4π∞∑J=0

iJ√

2J + 1CVJ (~p),

(4.33)

dove abbiamo definito:

CVJ (~p) =

N∑i=1

FV τ+MJ(~xi), (4.34)

operatore multipolare Coulombiano e

MJ(~xi) = jJ(κxi)YJ0(Ωi). (4.35)

Per quanto riguarda le componenti spaziali dell’operatore di corrente carica de-

bole, abbiamo:

h†λ(~p) =

N∑i=1

ei~ ~p·~xi eλ h

†λ(~xi) =

=N∑i=1

ei~ ~p·~xi eλ h

†Aλ (~xi) =

=

4π+∞∑J=0

iJ√

2J + 1 LAJ (~p) se λ = 3

√2π

+∞∑J=1

iJ√

2J + 1 [ξAJ (~p) + λMAJ (~p)] se λ = ±1

(4.36)

dove LAJ (~p), ξAJ (~p) e MAJ (~p) sono gli operatori multipolari assiali Longitudina-

le, Trasversale Elettrico e Trasversale Magnetico rispettivamente, definiti come

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CAPITOLO 4. CORRENTI NUCLEARI NON RELATIVISTICHE 54

segue:

LAJ (~p) = iN∑i=1

FA

(−√

J + 1

2J + 1MJ+1,J(~xi) +

√J

2J + 1MJ−1,J(~xi)

)· ~στ+ ,

(4.37)

ξAJ (~p) = iN∑i=1

FA

(−√

J + 1

2J + 1MJ−1,J(~xi) +

√J

2J + 1MJ+1,J(~xi)

)· ~στ+ ,

(4.38)

MAJ (~p) =

N∑i=1

FA MJ,J(~xi) · ~στ+ , (4.39)

con:

MJ ′,J(~xi) = jJ(κxi)~YJJ ′(Ωi) . (4.40)

In questo lavoro studiamo processi di decadimento doppio beta caratterizzati da

una variazione nulla del momento angolare nucleare totale. Di conseguenza, nelle

espressioni precedenti, consideriamo i soli termini che danno contributo alla cor-

rente quando J = 0. Con questa ipotesi, possiamo trascurare completamente il

contributo degli operatori trasversale elettrico e magnetico. Dunque, la compo-

nente spaziale della corrente carica debole che descrive i processi in esame e data

da:

~h†(~p) = −i√

4πN∑i=1

FAM1,0(~xi) · ~στ+ , (4.41)

mentre, ricordando la (4.33), la componente temporale della corrente per J = 0

e data da:

h†0(~p) =√

N∑i=1

FV τ+M0(~xi). (4.42)

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Capitolo 5Ampiezza di probabilita per il 0νββ

In questo capitolo ci proponiamo di calcolare l’ampiezza di probabilita per il 0νββ

data dal modulo quadro dell’elemento di matrice di scattering Sfi associato al

processo, utilizzando i risultati finora ottenuti e, in particolare, la riduzione non

relativistica degli operatori che compaiono negli elementi di matrice adronici.

Consideriamo inoltre decadimenti in cui la variazione del momento angolare nu-

cleare totale tra stato iniziale e stato finale sia nulla e la parita sia conservata.

Di conseguenza, i due processi virtuali che caratterizzano un 0νββ possono es-

sere o due trasizioni di Fermi, ciascuna delle quali eccita stati a parita naturale

P = (−1)J con J variazione del momento angolare nucleare totale, o due transi-

zioni di Gamow-Teller che eccitano stati a parita non naturale P = (−1)J+1. Cio

semplifica la trattazione del problema perche, come abbiamo visto in precedenza,

la componente temporale degli operatori adronici descrive una transizione di Fer-

mi, mentre le componenti spaziali descrivono transizioni di tipo Gamow-Teller.

Di conseguenza, nel calcolo di |Sfi|2 potremo considerare nulli tutti i termini di

interferenza tra componenti che eccitano stati con parita differente.

55

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 56

5.1 Calcolo dell’ampiezza di probabilita

Per il calcolo dell’ampiezza di probabilita associata al 0νββ ripartiamo dall’e-

spressione (3.70) dell’elemento di matrice Sfi ad esso associato:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

= −πmνc2

2~3G2β δ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

√F0(Zf ;E(e2))

×√F0(Zα;E(e1)) < e2e1|Kµν |0 >

∑α

∫d3x′

∫d3x′′

×∫

d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eνα(Eνα + ∆E(α))< Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni > .

(5.1)

Ricordiamo che:

< e2e1|Kµν |0 >= u(~p2)γµγν(1 + γ5)u(~p1) , (5.2)

e che, dalla (3.63), abbiamo:

∆E(α) = E(e1) + E(Nα)− E(Ni) , (5.3)

dove abbiamo messo in evidenza la dipendenza di ∆E dallo stato nucleare virtuale

intermedio. Questa dipendenza puo essere eliminata utilizzando l’approssimazione

di chiusura, largamente sfruttata nell’analisi del 0νββ , per la quale si pone:

∆E(α) =< ∆E > , (5.4)

con < ∆E > valor medio scelto opportunamente a priori.

Prima di procedere con il calcolo del modulo quadro della (5.1), riscriviamo gli

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 57

integrali dei termini adronici in una forma piu conveniente come segue:

∫d3x′

∫d3x′′

∫d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eνα(Eνα+ < ∆E >)< Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni >=

=

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)< Nf |

∫d3x′h†µ(~x ′)e

i~~q·~x

′ |Nα >

× < Nα|∫d3x′′h†ν(~x ′′)e−

i~~q·~x

′′ |Ni > ,

(5.5)

da cui, sfruttando la (4.29), otteniamo:

∫d3x′

∫d3x′′

∫d3q

(2π)3

ei~~q(~x

′−~x′′)

Eνα(Eνα+ < ∆E >)< Nf |h†µ(~x ′)|Nα >< Nα|h†ν(~x ′′)|Ni >=

=

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)< Nf |h†µ(~q)|Nα >< Nα|h†ν(−~q)|Ni > .

(5.6)

Possiamo allora riscrivere l’elemento di matrice di scattering nella forma:

(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi =

= −πmνc2

2~3G2β δ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

√F0(Zf ;E(e2))

×√F0(Zα;E(e1)) < e2e1|Kµν |0 >

∑α

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)

× < Nf |h†µ(~q)|Nα >< Nα|h†ν(−~q)|Ni > .

(5.7)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 58

L’ampiezza di probabilita associata al 0νββ e quindi data da:∣∣∣∣∣(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi

∣∣∣∣∣2

=

=π2m2

νc4

4~6G4β δ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))F0(Zf ;E(e2))F0(Zα;E(e1))

× < e2e1|Kµν |0 > (< e2e1|Kσρ|0 >)∗∑α

∑α′

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)

×∫

d3q′

(2π)3

1

E′να′ (E′να′

+ < ∆E ′ >)< Nf |h†µ(~q)|Nα >< Nα|h†ν(−~q)|Ni >

×(< Nf |h†σ(~q ′)|Nα′ >< Nα′ |h†ρ(−~q ′)|Ni >

)∗.

(5.8)

A questo punto, impostiamo il calcolo dell’ampiezza di probabilita (5.8) partendo

dal seguente prodotto tra i termini leptonici e gli elementi di matrice adronici:

∑Mi,Mα,Mα′ ,Mf

Kµν (Kσρ)∗ < JfMf |h†µ(~q)|JαMα >< JαMα|h†ν(−~q)|JiMi >

×(< JfMf |h†σ(~q ′)|Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ |h†ρ(−~q ′)|JiMi >

)∗,

(5.9)

dove indichiamo Kµν = Kµν(~p1, s1; ~p2, s2) =< e2e1|Kµν |0 > e, allo stesso modo,

(Kσρ)∗ = (Kσρ)∗ (~p1, s1; ~p2, s2) = (< e2e1|Kσρ|0 >)∗, con s1 e s2 spin dei due

elettroni uscenti rispettivamente con impulsi ~p1 e ~p2, mentre Ji, Jα (Jα′) e Jf sono

i momenti angolari totali dei nuclei iniziale, intermedio e finale rispettivamente.

Osserviamo che per calcolare la (5.9) dobbiamo sommare sulle terze componenti

M dei momenti angolari nucleari totali.

5.1.1 Sviluppo dei termini adronici

Ricordiamo che, sviluppando gli elementi di matrice adronici in approssimazione

non relativistica mediante il metodo di Foldy-Wouthuysen, abbiamo ottenuto:

h†µ(~q) =(h†V0 (~q);~h†A(~q)

)e h†ν(−~q) =

(h†V0 (−~q);~h†A(−~q)

), (5.10)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 59

cioe le componenti temporali degli operatori adronici hanno natura esclusivamen-

te vettoriale, mentre le componenti spaziali sono di tipo puramente assiale. In

particolare, ricordando le (4.33) e (4.36), abbiamo:

h†0(~p) =√

∞∑J=0

iJ√

2J + 1CVJ (~p), (5.11)

e

h†λ(~p) =

4π+∞∑J=0

iJ√

2J + 1 LAJ (~p) se λ = 3 ,

√2π

+∞∑J=1

iJ√

2J + 1 [ξAJ (~p) + λMAJ (~p)] se λ = ±1 .

(5.12)

Scrivendo in forma generale h†µ(~q) =∑J

Aµ,J(~q) e h†ν(−~q) =∑J ′Aν,J ′(−~q) e cosı

anche per gli operatori h†σ(~q ′) e h†ρ(−~q ′), ed applicando il teorema di Wigner-

Eckart [Edm57] alla (5.9), otteniamo:

∑Mi,MαMα′ ,Mf

Kµν (Kσρ)∗ < JfMf |∑J

Aµ,J(~q)|JαMα >< JαMα|∑J ′

Aν,J ′(−~q)|JiMi >

×

(< JfMf |

∑J ′′

Aσ,J ′′(~q′)|Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ |

∑J ′′′

Aρ,J ′′′(−~q ′)|JiMi >

)∗=

=∑J,J ′,J ′′,J ′′′

Kµν (Kσρ)∗< JfMf ||Aµ,J(~q)||JαMα >< JαMα||Aν,J ′(−~q)||JiMi >

(2J + 1)(2J ′ + 1)

×(< JfMf ||Aσ,J ′′(~q ′)||Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ ||Aρ,J ′′′(−~q ′)||JiMi >

)∗(2J ′′ + 1)(2J ′′′ + 1)

.

(5.13)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 60

Ora, considerando le (5.11), (5.12) e (5.13), calcoliamo la (5.9) come segue:

∑Mi,Mα,Mα′ ,Mf

Kµν (Kσρ)∗ < JfMf |h†µ(~q)|JαMα >< JαMα|h†ν(−~q)|JiMi >

×(< JfMf |h†σ(~q ′)|Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ |h†ρ(−~q ′)|JiMi >

)∗=

= 4π∑J=0

∑J ′=0

∑J ′′=0

∑J ′′′=0

[∣∣∣K00∣∣∣2 < Jf ||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||CV

J ′′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′′′(−~q ′)||Ji >)∗

+∣∣∣K33

∣∣∣2 < Jf ||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||LAJ ′′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′′′(−~q ′)||Ji >

)∗+K00

(K33

)∗< Jf ||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||LAJ ′′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′′′(−~q ′)||Ji >

)∗+K33

(K00

)∗< Jf ||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||CV

J ′′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′′′(−~q ′)||Ji >)∗ ]

+ 2π∑J=1

∑J ′=1

∑J ′′=1

∑J ′′′=1

∑λ=±1λ′=±1

Kλλ′(Kλ′′λ′′′

)∗ [< Jf ||ξAJ (~q)||Jα >

× < Jα||ξAJ ′(−~q)||Ji >(< Jf ||ξAJ ′′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||ξAJ ′′′(−~q ′)||Ji >

)∗+ < Jf ||λMA

J (~q)||Jα >< Jα||λ′MAJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||λ′′MA

J ′′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||λ′′′MA

J ′′′(−~q ′)||Ji >)∗

+ < Jf ||ξAJ (~q)||Jα >< Jα||ξAJ ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||λ′′MA

J ′′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||λ′′′MA

J ′′′(−~q ′)||Ji >)∗

+ < Jf ||λMAJ (~q)||Jα >< Jα||λ′MA

J ′(−~q)||Ji >

×(< Jf ||ξAJ ′′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||ξAJ ′′′(−~q ′)||Ji >

)∗ ],

(5.14)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 61

dove abbiamo potuto separare i termini coulombiano e longitudinale da quel-

li trasversali elettrico e magnetico poiche non c’e interferenza tra loro [Bot04].

Inoltre, sono nulli tutti i prodotti misti che rappresentano l’interferenza tra CV

e LA e tra ξA e MA, agenti nello stesso processo, in quanto questi operatori

multipolari eccitano stati con parita (naturale o non naturale) opposte, percio la

loro interferenza produrrebbe uno stato finale con parita opposta a quella dello

stato iniziale, situazione non compatibile con il caso in esame.

Osserviamo che il 0νββ puo verificarsi solo per nuclei iniziali pari-pari, per i quali

si ha Ji = 0. Inoltre, in questo lavoro consideriamo decadimenti in cui JPii = JPff ,

percio avremo che anche Jf = 0. Di conseguenza, i due processi virtuali intermedi

sono caratterizzati dalla stessa variazione del momento angolare nucleare totale

e possiamo porre J = J ′ e J ′′ = J ′′′ nella (5.14), ottenendo:

∑Mα,Mα′

Kµν (Kσρ)∗ < 00|h†µ(~q)|JαMα >< JαMα|h†ν(−~q)|00 >

×(< 00|h†σ(~q ′)|Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ |h†ρ(−~q ′)|00 >

)∗=

= 4π∑J=0

∑J ′=0

[∣∣∣K00∣∣∣2 < 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+∣∣∣K33

∣∣∣2 < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗+K00

(K33

)∗< 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗+K33

(K00

)∗< 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗ ]

+

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 62

+ 2π∑J=1

∑J ′=1

∑J ′′=1

∑J ′′′=1

∑λ=±1λ′=±1

Kλλ′(Kλ′′λ′′′

)∗ [< 0||ξAJ (~q)||Jα >

× < Jα||ξAJ (−~q)||0 >(< 0||ξAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||ξAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗+ λλ′λ′′λ′′′ < 0||MA

J (~q)||Jα >< Jα||MAJ (−~q)||0 >

×(< 0||MA

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||MA

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ λ′′λ′′′ < 0||ξAJ (~q)||Jα >< Jα||ξAJ (−~q)||0 >

×(< 0||MA

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||MA

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ λλ′ < 0||MAJ (~q)||Jα >< Jα||MA

J (−~q)||0 >

×(< 0||ξAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||ξAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗ ].

(5.15)

5.1.2 Calcolo dei termini elettronici

Vogliamo ora calcolare i coefficienti elettronici |K00|2, |K33|2, ... che compaiono

nella (5.15). A questo scopo, calcoliamo dapprima il generico prodotto:

Kµν(Kσρ)∗ =

=∑s1,s2

[u(~p2, s2)γµγν(1 + γ5)u(~p1, s1)

] [u(~p2, s2)γσγρ(1 + γ5)u(~p1, s1)

]∗=

=∑s1,s2

[u(~p2, s2)γµγν(1 + γ5)u(~p1, s1)

] [u(~p1, s1)(1− γ5)γργσu(~p2, s2)

].

(5.16)

Sfruttando la relazione di completezza [Pes95]:

∑s

u(~p, s)u(~p, s) =6 p+mc

2mc, (5.17)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 63

riscriviamo la (5.16) come segue:

Kµν(Kσρ)∗ =

=1

4m2ec

2Tr(6 p2 +mec)γ

µγν(1 + γ5)(6 p1 +mec)(1− γ5)γργσ =

=1

4m2ec

2Tr(6 p2 +mec)γ

µγν26 p1(1− γ5)γργσ =

=1

2m2ec

2Tr(p2αγ

α +mec)γµγνp1χγ

χ(1− γ5)γργσ ,

(5.18)

dove abbiamo tenuto conto del seguente risultato:

(1 + γ5)(6 p1 +mec)(1− γ5) = 26 p1(1− γ5). (5.19)

Continuando a sviluppare la (5.18) e sfruttando le proprieta della traccia del

prodotto di matrici γ di Dirac [Pes95], otteniamo:

Kµν(Kσρ)∗ =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγµγνγχγργσ − Trγαγµγνγχγργσγ5

],

(5.20)

dove:

Trγαγµγνγχγργσ =

= 4[ηαµ (ηνχηρσ − ηνρηχσ + ηνσηχρ)

− ηαν (ηµχηρσ − ηµρηχσ + ηµσηχρ)

+ ηαχ(ηµνηρσ − ηµρηνσ + ηµσηνρ

)− ηαρ (ηµνηχσ − ηµχηνσ + ηµσηνχ)

+ ηασ (ηµνηχρ − ηµχηνρ + ηµρηνχ)],

(5.21)

mentre:

Trγαγµγνγχγργσγ5 =

= 4i[ηαµενχρσ + ηµνεαχρσ − ηανεµχρσ

− ηθδ εδαµν(ηθχηρσ − ηθρηχσ + ηθσηχρ

)],

(5.22)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 64

con εabcd tensore di Levi-Civita a quattro indici.

Per calcolare i coefficienti del tipo |Kµν |2 basta semplicemente porre σ = µ e

ρ = ν nella (5.20). Riportiamo qui di seguito i risultati ottenuti (per i calcoli si

veda Appendice G):

|K00|2 = |K33|2 =2 p2 · p1

m2ec

2,

K00(K33

)∗= K33

(K00

)∗= −2 p2 · p1

m2ec

2,

(5.23)

dove ricordiamo che p1 e p2 sono i quadrimpulsi dei due elettroni uscenti e1 ed

e2.

Per quanto riguarda i coefficienti leptonici del tipo |Kλλ′ |2, cioe il caso λ′′ = λ e

λ′′′ = λ′, con λ, λ′ = ±1, abbiamo:

|K++|2 = |K−−|2 = 0; (5.24)

|K+−|2 = −16 p+2 p−1

m2ec

2; (5.25)

|K−+|2 = −16 p−2 p+1

m2ec

2; (5.26)

con p± definito come segue:

p± = p1 ± ip2 , (5.27)

dove sottolineiamo che gli indici in alto ai quadrimpulsi sono indici spaziali, da

non confondere con gli indici 1, 2 posti in basso i quali indicano, invece, l’elettrone

corrispondente.

Infine, i restanti termini non nulli del tipo Kλλ′(Kλ′′λ′′′

)∗sono i seguenti:

K+− (K−+)∗

= K−+(K+−)∗ =

8

m2ec

2

(p+

2 p−1 + p−2 p

+1

), (5.28)

mentre tutti gli altri termini sono nulli poiche K++ = K−− = 0.

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 65

5.2 Ampiezza di probabilita e tempo di vita media

per il 0νββ

Dai risultati ottenuti nel paragrafo precedente per gli elementi di matrice lepto-

nici, possiamo riscrivere la (5.15) come segue:

∑Mα,Mα′

Kµν (Kσρ)∗ < 00|h†µ(~q)|JαMα >< JαMα|h†ν(−~q)|00 >

×(< 00|h†σ(~q ′)|Jα′Mα′ >< Jα′Mα′ |h†ρ(−~q ′)|00 >

)∗=

=8π

m2ec

2(p2 · p1)

∑J=0

∑J ′=0

[< 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗ ]

,

(5.29)

in cui osserviamo che gli elementi di matrice adronici in cui compaiono gli opera-

tori multipolari trasversali si annullano e sopravvivono solo i termini longitudinali

e coulombiani.

Infine, inserendo il risultato (5.29) nella (5.8) giungiamo ad una espressione

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 66

dell’ampiezza di probabilita associata al 0νββ :

∣∣∣∣∣(2π)4δ4(∑

f

pf −∑i

pi

)M0νfi

∣∣∣∣∣2

=

=2π3m2

νc2(p2 · p1)

m2e~6

G4β δ(E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni))

× F0(Zf ;E(e2))F0(Zα;E(e1))∑α,α′

∑J=0

∑J ′=0

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)

×∫

d3q′

(2π)3

1

E′να′ (E′να′

+ < ∆E ′ >)

[< 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗ ]

.

(5.30)

E possibile utilizzare questo risultato per calcolare il tasso di decadimento

associato al 0νββ , il quale e definito dalla seguente relazione [Wei95]:

dΓ =2π

~δ(Ef − Ei)

∣∣M0νfi

∣∣2 d3p1

~3

d3p2

~3, (5.31)

dove:

Ef − Ei = E(e1) + E(e2) + E(Nf )− E(Ni) , (5.32)

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 67

mentre∣∣∣M0ν

fi

∣∣∣2 e l’elemento di matrice nucleare che compare nell’espressione

(5.30) e dato da:

∣∣M0νfi

∣∣2 =m2νc

2(p2 · p1)

128π5m2e~6

G4βF0(Zf ;E(e2))F0(Zα;E(e1))

×∑α,α′

∑J=0

∑J ′=0

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)

×∫

d3q′

(2π)3

1

E′να′ (E′να′

+ < ∆E ′ >)

[< 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗ ]

.

(5.33)

Inseriamo l’espressione (5.33) nella (5.31) ed integriamo rispetto agli impulsi ~p1

e ~p2 dei due elettroni emessi nello stato finale, ricordando che d3p = |~p |2 dp dΩ =

|~p |E dE dΩ, con dΩ angolo solido infinitesimo. In questo modo, possiamo otte-

nere un’espressione del tempo di vita media τ associato al 0νββ , il quale e dato

dalla seguente relazione:

1

τ= Γ = G0ν

∣∣R0νfi

∣∣2(mν

me

)2

, (5.34)

dove mν e la massa effettiva del neutrino definita dalla (3.49), mentre G0ν e il

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CAPITOLO 5. AMPIEZZA DI PROBABILITA PER IL 0νββ 68

fattore spazio delle fasi associato allo stato finale del decadimento, dato da:

G0ν = 16π2

∫(p1·p2)F0(Zf ;E(e2))F0(Zα;E(e1))δ(Ef−Ei)|~p1||~p2|E1 E2 dE1 dE2 ,

(5.35)

dove il fattore 16π2 compare in seguito alle integrazioni rispetto all’angolo solido.

Infine, abbiamo introdotto∣∣∣R0ν

fi

∣∣∣2, elemento di matrice nucleare definito come

segue:

∣∣R0νfi

∣∣2 =c2G4

β

64π4~13

∑α,α′

∑J=0

∑J ′=0

∫d3q

(2π)3

1

Eνα(Eνα+ < ∆E >)

×∫

d3q′

(2π)3

1

E′να′ (E′να′

+ < ∆E ′ >)

[< 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗

+ < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||CV

J (~q)||Jα >< Jα||CVJ (−~q)||0 >

×(< 0||LAJ ′(~q ′)||Jα′ >< Jα′ ||LAJ ′(−~q ′)||0 >

)∗− < 0||LAJ (~q)||Jα >< Jα||LAJ (−~q)||0 >

×(< 0||CV

J ′(~q′)||Jα′ >< Jα′ ||CV

J ′(−~q ′)||0 >)∗ ]

.

(5.36)

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Conclusioni

Nel presente lavoro di tesi abbiamo ottenuto un’espressione dell’ampiezza di pro-

babilita associata al decadimento 0νββ di nuclei pari-pari. L’intero calcolo e

stato strutturato sulla base delle seguenti ipotesi:

• Abbiamo utilizzato gli strumenti forniti dalla teoria delle perturbazioni di-

pendenti dal tempo. In particolare, sviluppando l’elemento di matrice di

scattering associato al 0νββ , abbiamo considerato solo il secondo ordi-

ne nello sviluppo perturbativo, in quanto il primo non contribuisce alla

descrizione di questo processo.

• Abbiamo descritto il decadimento come l’eccitazione virtuale di uno stato

intermedio nel nucleo dispari-dispari adiacente al nucleo iniziale e finale

della transizione.

• Abbiamo fattorizzato i termini leptonici ed adronici all’interno dell’espres-

sione dell’elemento di matrice di scattering.

• Abbiamo corretto le funzioni d’onda piana degli elettroni emessi nello sta-

to finale con le funzioni di Fermi, questo per tener conto della distorsio-

ne Coulombiana prodotta dall’interazione dei leptoni uscenti con il nucleo

finale.

69

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CAPITOLO 5. CONCLUSIONI 70

• Abbiamo utilizzato l’approssimazione di chiusura, considerando un valor

medio dell’energia di eccitazione, in modo tale da eliminare la dipendenza di

quest’ultima dallo specifico stato eccitato del nucleo dispari-dispari virtuale

intermedio. Questa scelta permette di utilizzare la proprieta di completezza

degli stati eccitati e, quindi, di ottenere un’espressione dell’ampiezza di

probabilita che risulta essere anch’essa indipendente dagli stati virtuali del

nucleo dispari-dispari.

• Abbiamo, infine, utilizzato un’espressione non relativistica degli operatori

responsabili della transizione adronica, considerando i soli termini del primo

ordine nello sviluppo di Foldy-Wouthuysen dei suddetti operatori.

Le espressioni ottenute richiedono la scelta di un modello nucleare che descri-

va la transizione tra i nuclei genitore e figlio per poter calcolare gli elementi di

matrice adronici. In effetti, l’incertezza piu grande nel calcolo dell’ampiezza di

probabilita associata al decadimento 0νββ e relativa proprio agli elementi di ma-

trice nucleari. Per questo motivo e necessario costruire un modello che permetta

di avere un buon controllo degli effetti nucleari. La scelta piu semplice consiste nel

considerare un modello a campo medio in cui gli stati nucleari sono descritti da

un singolo determinante di Slater. Nello stato fondamendale del sistema nucleare,

gli stati nucleonici con energia inferiore all’energia di Fermi sono completamente

occupati, mentre quelli con energia superiore risultano completamente vuoti. I

primi sono detti stati di buco, i secondi sono stati di particella. Lo stato finale

del 0νββ e descritto da un determinante di Slater che conterra due stati buco di

tipo neutronico e due stati particella di tipo protonico. Questo modello genera

funzioni d’onda di singola particella, permettendo cosı di ottenere direttamente i

valori numerici degli elementi di matrice adronici.

Ovviamente, e possibile scegliere modelli piu complicati, i quali considerano

anche le interazioni tra i vari nucleoni. Ad esempio, un modello molto utilizzato

e la Quasi-particle Random Phase Approximation (QRPA). In questa teoria gli

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CAPITOLO 5. CONCLUSIONI 71

stati eccitati del sistema sono descritti da una combinazione lineare di eccitazioni

particella-buco. Questo equivale a considerare una combinazione lineare di de-

terminanti di Slater, ciascuno composto da una sola eccitazione particella-buco.

Quelli citati sono solo alcuni esempi dei numerosi modelli nucleari che sono stati

applicati al problema del 0νββ , mediante i quali si cerca di raggiungere una

sempre piu accurata descrizione teorica di questo importante fenomeno .

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Appendice AConvenzioni

In questa appendice riportiamo alcune delle convenzioni e delle proprieta utiliz-

zate nel nostro lavoro.

Definiamo innanzitutto le matrici γµ (con µ = 0, 1, 2, 3), matrici 4 × 4 tali da

soddisfare l’algebra di Clifford :

γµ; γν = 2ηµν · I4×4, (A.1)

dove ηµν e il tensore metrico dello spazio-tempo di Minkowski, definito da:

ηµν =

1 0 0 0

0 −1 0 0

0 0 −1 0

0 0 0 −1

. (A.2)

In questo lavoro utilizziamo le matrici γµ in quella che viene comunemente chia-

mata rappresentazione standard, per la quale abbiamo:

γ0 =

(I2×2 0

0 −I2×2

)e γi =

(0 σi

−σi 0

), (A.3)

72

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APPENDICE A. CONVENZIONI 73

dove le σi sono le matrici di Pauli 2× 2, definite come segue:

σ1 =

(0 1

1 0

), σ2 =

(0 i

−i 0

), σ3 =

(1 0

0 −1

), (A.4)

le quali soddisfano l’identita algebrica:

σiσj = δij + iεijkσk, (A.5)

con εijk tensore di Levi-Civita. Definiamo poi una la matrice γ5 come segue:

γ5 = iγ0γ1γ2γ3 =

(0 I2×2

I2×2 0

). (A.6)

Valgono inoltre le seguenti proprieta:

γµ; γ5 = 0,

γ0 = (γ0)†, γi = −(γi)† γ0γ0 = γ0(γ0)† = I4×4,

γ5 = (γ5)†, (γµ)†γ0 = γ0γµ. (A.7)

Definiamo infine il tensore antisimmetrico σµν come segue:

σµν =i

2(γµγν − γνγµ) =

= i (γµγν − ηµν) .

(A.8)

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Appendice BParticella libera di Dirac

La dinamica di una particella di spin 1/2 e massa m e ben descritta dall’equazione

di Dirac (in unita naturali ~ = c = 1):

(iγµ∂µ −m)Ψ(x) = 0, (B.1)

dove ∂µ = ∂∂xµ e Ψ(x) e un quadrispinore, cioe uno spinore a 4 componenti.

Le soluzioni di particella libera dell’equazione (B.1) possono essere scritte come

combinazioni lineari di onde piane:

Ψ1(x) =1√Ve−ipxu(s)(~p) (B.2)

e

Ψ2(x) =1√Ve+ipxv(s)(~p), (B.3)

con px ≡ pµxµ = p0x

0 − pixi e p0 > 0. Osserviamo che queste soluzioni libere

sono composte entrambe da un fase contenente la dipendenza spazio-temporale

tipica di un’onda piana, moltiplicata per un opportuno spinore di polarizzazione

a quattro componenti, in particolare u(s)(~p) e v(s)(~p). Inoltre, sottolineiamo che

d’ora in avanti considereremo unitari i fattori volumetrici di normalizzazione che

compaiono nelle (B.2) e (B.3).

74

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APPENDICE B. PARTICELLA LIBERA DI DIRAC 75

Per una particella di massa m, gli spinori di polarizzazione dipendono dal suo

spin s e dal suo impulso ~p. E importante evidenziare la sostanziale differenza tra

le due soluzioni libere (B.2) e (B.3), in quanto Ψ1(x) corrisponde a soluzioni di

particella (energia positiva) libera, mentre Ψ2(x) descrive lo stato di un’antipar-

ticella (energia negativa) libera.

Inserendo la (B.2) e la (B.3) nell’equazione di Dirac (B.1), si ottiene un ulteriore

vincolo sugli spinori u(s)(~p) e v(s)(~p), rispettivamente:

(γµpµ −m)u(s)(~p) = 0 , (B.4)

(γµpµ +m)v(s)(~p) = 0 , (B.5)

dove pµ e il valore della componente µ-esima del quadri-impulso.

A questo punto, calcoliamo dapprima le soluzioni u(s)(~0) e v(s)(~0) delle equazioni

(B.4) e (B.5) nel sistema di riferimento della particella a riposo, per poi estendere

la trattazione al caso di un sistema di riferimento generico (~p 6= ~0). Consideriamo

per prima l’equazione (B.4) e poniamo (in unita naturali ~ = c = 1) p = (E;~0),

da cui, ricordando che vale la relazione p2 = m2, abbiamo p = (m;~0). Dunque,

scriviamo:

(γ0p0 −m)u(s)(~0) = 0, (B.6)

che, utilizzando la rappresentazione standard delle matrici γ definita in Appendice

A ed indicando I2×2 = I, puo essere scritta in forma matriciale come segue:

[(I 0

0 −I

)m−m

(I 0

0 I

)](ξ(s)(~0)

ζ(s)(~0)

)=

(0

0

)⇒

(0 0

0 I

)(ξ(s)(~0)

ζ(s)(~0)

)=

(0

0

), (B.7)

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APPENDICE B. PARTICELLA LIBERA DI DIRAC 76

con ξ(s)(~0) e ζ(s)(~0) bispinori a componenti costanti.

Dunque, risolvendo la (B.7) otteniamo:

ζ(1,2)(~0) =

(0

0

), (B.8)

percio la (B.6) ammette le seguenti due soluzioni linearmente indipendenti che

descrivono due stati con opposta orientazione dello spin:

u(1,2)(~0) =

(ξ(1,2)(~0)

0

), (B.9)

dove un’opportuna scelta per ξ(1)(~0) e ξ(2)(~0) e la seguente:

ξ(1)(~0) =

(1

0

)e ξ(2)(~0) = −i

(0

1

). (B.10)

Il fattore −i nell’espressione di ξ(2)(~0) e scelto per convenzione.

Per determinare u(s)(~p) con s = 1, 2 in un generico sistema di riferimento,

sfruttiamo innanzitutto il seguente risultato:

(γµpµ −m)(γνpν +m) = γµγνpµpν −m2 =

= ηµνpµpν −m2 = p2 −m2 = 0. (B.11)

Dalla precedente proprieta abbiamo che:

(γµpµ −m)[K(γνpν +m)u(s)(~0)

]= 0 , (B.12)

e, di conseguenza, possiamo scrivere:

u(s)(~p) = K(γνpν +m)u(s)(~0), (B.13)

con K costante di normalizzazione da determinare. Sviluppando la (B.13) utiliz-

zando le espressioni (A.3) e (A.4), otteniamo:

u(s)(~p) = K(γ0p0 − γipi +m)u(s)(~0) =

= K(E +m)

(ξ(s)(~0)

~σ·~pE+m ξ(s)(~0)

). (B.14)

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APPENDICE B. PARTICELLA LIBERA DI DIRAC 77

Per calcolare il valore della costante K, imponiamo la seguente condizione di

normalizzazione:

u(r)(~p)u(s)(~p) = δrs, (B.15)

dove u(r)(~p) = u†(r)(~p)γ0 e r, s = 1, 2. Effettuando gli opportuni calcoli, ricavia-

mo:

K =1

2m√E +m

. (B.16)

A questo punto, sostituendo la (B.16) nella (B.14), otteniamo l’espressione dello

spinore di polarizzazione u(s)(~p) per una particella di spin 1/2 e massa m in un

sistema di riferimento generico:

u(s)(~p) =

√E +m

2m

(ξ(s)(~0)

~σ·~pE+m ξ(s)(~0)

)con s = 1, 2. (B.17)

Ripetendo l’intero ragionamento per determinare la struttura dello spinore di po-

larizzazione v(s)(~p) per le soluzioni ad energia negativa, otteniamo che nel sistema

di riferimento della particella a riposo (~p = ~0) lo spinore e dato da:

v(1,2)(~0) =

(0

ϕ(1,2)(~0)

)(B.18)

dove una possibile scelta per i bispinori ϕ(1,2)(~0) e la seguente:

ϕ(1)(~0) = −i

(1

0

)e ϕ(2)(~0) =

(0

1

). (B.19)

In un sistema di riferimento generico, imponendo la condizione di normalizzazio-

ne:

v(r)(~p) v(s)(~p) = −δrs, (B.20)

otteniamo che la forma dello spinore di polarizzazione e data da:

v(s)(~p) =

√E +m

2m

(~σ·~pE+m ϕ(s)(~0)

ϕ(s)(~0)

)con s = 1, 2. (B.21)

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APPENDICE B. PARTICELLA LIBERA DI DIRAC 78

Infine, osserviamo che e utile introdurre la seguente matrice:

A =

(0 −1

1 0

)(B.22)

tale che:

ϕ(s)(~0) = Aξ∗(s)(~0); (B.23)

da cui:

u(s)(~p) =

√E +m

2m

(ξ(s)(~0)

~σ·~pE+m ξ(s)(~0)

)(B.24)

e

v(s)(~p) =

√E +m

2m

(~σ·~pE+m Aξ∗(s)(~0)

Aξ∗(s)(~0)

)(B.25)

con s = 1, 2.

Particelle di Dirac prive di massa

Nel caso di particelle libere di Dirac con massa nulla, le relazioni (B.15) e (B.20)

non sono piu valide. Le condizioni di normalizzazione nel caso m = 0 sono infatti

le seguenti:

u(r)(~p)u(s)(~p) = 0 ,

v(r)(~p) v(s)(~p) = 0 ,(B.26)

dalle quali discende un’assoluta arbitrarieta nella scelta delle costanti di norma-

lizzazione da inserire nella definizione degli spinori. In questo lavoro scegliamo

di descrivere particelle ed antiparticelle di Dirac con massa nulla con i seguenti

spinori:

u(s)(~p) =√E

(ξ(s)(~0)

~σ·~pE ξ(s)(~0)

)(B.27)

e

v(s)(~p) =√E

(~σ·~pE Aξ∗(s)(~0)

Aξ∗(s)(~0)

). (B.28)

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Appendice CConiugazione di carica

Nella teoria di Dirac, le particelle e le antiparticelle ad esse corrispondenti sono

caratterizzate dalla stessa massa e da carica opposta (nel caso di fermioni carichi).

Si definisce, allora, un operatore di coniugazione particella-antiparticella, il quale

trasforma uno spinore di Dirac come segue:

C : Ψ −→ ΨC (C.1)

in modo tale che se Ψ soddisfa l’equazione di Dirac in presenza di un quadri-

potenziale elettromagnetico Aµ, valida per fermioni di massa m e carica −q (in

unita naturali ~ = c = 1):

[γµ(i∂µ − qAµ)−m]Ψ = 0 , (C.2)

allora Ψc deve soddisfare un’equazione identica ma con segno opposto per il termi-

ne elettromagnetico, in quanto quest’ultima descrive la dinamica dell’antifermione

di carica +q e massa m:

[γµ(i∂µ + qAµ)−m]ΨC = 0 . (C.3)

Vogliamo ottenere l’espressione dell’operatore che permette di trasformare lo spi-

nore Ψ nel corrispondente coniugato di carica ΨC . A questo scopo, possiamo

79

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APPENDICE C. CONIUGAZIONE DI CARICA 80

agire direttamente sull’equazione (C.2) e, di conseguenza, sullo spinore Ψ fino ad

ottenere, con varie operazioni, l’equazione (C.3).

Calcoliamo, innanzitutto, l’hermitiana coniugata dell’equazione di Dirac (C.2),

ottenendo:

Ψ†[㵆(−i←−∂ µ − qAµ)−m] = 0 , (C.4)

dove←−∂µ indica che l’operatore agisce a sinistra. Ora, ricordando che γ0γ0 =

I, moltiplichiamo opportunamente la precedente equazione per le matrici γ0,

ottenendo:

Ψ†γ0γ0[㵆(−i←−∂µ − qAµ)−m] = 0⇒

Ψ†γ0[γ0㵆(−i←−∂µ − qAµ)−mγ0] = 0⇒

Ψ†γ0[γ0㵆(−i←−∂µ − qAµ)−mγ0]γ0 = 0⇒

Ψ†γ0[γ0㵆γ0(−i←−∂µ − qAµ)−mγ0γ0] = 0⇒

Ψ†γ0[γ0㵆γ0(−i←−∂µ − qAµ)−m] = 0 , (C.5)

da cui, definendo lo spinore di Dirac aggiunto Ψ = Ψ†γ0 e considerando la

proprieta γ0㵆γ0 = γµ, otteniamo:

Ψ[−γµ(i←−∂µ + qAµ)−m] = 0 . (C.6)

Effettuando l’operazione di trasposizione sull’intera equazione, otteniamo:

[−γµT (i∂µ + qAµ)−m]ΨT = 0 . (C.7)

Per giungere all’equazione (C.3), non ci resta che agire sulla precedente con una

matrice C 4x4 invertibile (CC−1 = C−1C = I) tale che:

CγµTC−1 = −γµ. (C.8)

Quindi, scriviamo:

C[−γµT (i∂µ + qAµ)−m]C−1CΨT = 0 ⇒

[−CγµTC−1(i∂µ + qAµ)−mCC−1]CΨT = 0 ⇒

[−CγµTC−1(i∂µ + qAµ)−m]CΨT = 0 , (C.9)

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APPENDICE C. CONIUGAZIONE DI CARICA 81

da cui:

[γµ(i∂µ + qAµ)−m]CΨT = 0 . (C.10)

Dunque, lo spinore CΨT e evidentemente il coniugato di carica per lo spinore di

Dirac Ψ che descrive il fermione carico:

ΨC = CΨT (C.11)

e l’operatore C e detto operatore di coniugazione di carica. Esistono diverse

espressioni matriciali di questo operatore a seconda della rappresentazione scelta

per le matrici γ, tutte tali da soddisfare la proprieta (C.8). In rappresentazione

standard, ad esempio, essa e definita come segue:

C = iγ2γ0 = −i

(σ2 0

0 σ2

). (C.12)

Vediamo allora come si comportano gli spinori di polarizzazione u e v sotto

l’azione della matrice (C.12). Per lo spinore u abbiamo:

uC = CuT = iγ2γ0(u†γ0)T = iγ2γ0(γ0)T (u†)T , (C.13)

ma (γ0)T = γ0 e γ0γ0 = I, quindi:

uC = iγ2(u†)T = iγ2

√E +m

2m

(χ† χ† (~σ·~p)†

E+m

)T= i

√E +m

2m

(0 σ2

−σ2 0

)(χ∗

(~σ·~p)TE+m χ∗

)=

=

√E +m

2m

(iσ2 (~σ·~p)T

E+m χ∗

−iσ2χ∗

), (C.14)

dove abbiamo sfruttato il fatto che le matrici di Pauli siano hermitiane. Ora, e

facile dimostrare che, a causa dell’antisimmetria della matrice σ2, abbiamo:

(~σ · ~p)T

E +m= σ1p1 − σ2p2 + σ3p3 , (C.15)

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APPENDICE C. CONIUGAZIONE DI CARICA 82

da cui, sfruttando la regola di anticommutazione σi, σj = 2δij I , otteniamo:

iσ2 (~σ · ~p)T

E +m= i(σ2σ1p1 − σ2σ2p2 + σ2σ3p3) =

= i(−σ1σ2p1 − σ2σ2p2 − σ3σ2p3) =

= −i(~σ · ~p)σ2 . (C.16)

A questo punto, osserviamo che:

iσ2 = −A, (C.17)

con A matrice definita in (B.22). In definitiva, abbiamo:

uC =

√E +m

2m

((~σ·~p)E+m Aχ∗

Aχ∗

)= v, (C.18)

cioe sotto l’azione della coniugazione di carica, rappresentata in forma matriciale

dalla (C.12), lo spinore di polarizzazione u si trasforma in v. Allo stesso modo si

puo dimostrare che:

vC = iγ2γ0vT = u. (C.19)

E quindi ben evidente la differenza tra il campo di Dirac ed il suo coniugato di

carica:

ΨD 6= (ΨD)C . (C.20)

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Appendice DChiralita ed elicita

Gli autospinori di elicita (2.20) e (2.21), i quali descrivono fermioni ed antifer-

mioni di Dirac privi di massa, sono anche autospinori degli operatori proiettori

di chiralita definiti come:

PL =1− γ5

2e PR =

1 + γ5

2. (D.1)

Per dimostrare quanto detto, vediamo come agiscono questi operatori sugli spinori

di polarizzazione (2.14) e (2.15) nel caso m = 0 (per i fattori di normalizzazione

nel caso m = 0 si vedano le (B.27) e (B.28)):

1

2(1± γ5)u0(~p) =

1

2(1± γ5)

√E

~σ·~p|~p| χ

)=

=1

2

√E

(1 ±1

±1 1

)(χ

~σ·~p|~p| χ

)=

=1

2

√E

χ± ~σ·~p|~p| χ

~σ·~p|~p| χ± χ

. (D.2)

83

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APPENDICE D. CHIRALITA ED ELICITA 84

Osserviamo che(~σ·~p|~p| χ±χ

)e ancora autostato dell’operatore di elicita h, definito

dalla (2.11), con autovalori ±1:

h

(~σ · ~p|~p|

χ± χ)

=

(~σ · ~p|~p|

)(~σ · ~p|~p|

)χ± ~σ · ~p

|~p|χ =

=

(~σ2 · ~p2

|~p|2

)χ± ~σ · ~p

|~p|χ =

=χ± ~σ · ~p|~p|

χ =

=±(~σ · ~p|~p|

χ± χ), (D.3)

dove abbiamo sfruttato la proprieta ~σ2 = 1. Quindi, possiamo scrivere:

~σ · ~p|~p|

χ± χ = k±χ , (D.4)

con k± costante.

Allora:

1

2(1± γ5)u0(~p) =

1

2k±√E

±χ

)= c±u

0±(~p), (D.5)

con c± = 12k±. Allo stesso modo si puo dimostrare che:

1

2(1± γ5)v0(~p) = c∓v

0∓(~p). (D.6)

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Appendice ERiduzione non relativistica

In questo lavoro, vogliamo effettuare una riduzione non relativistica dell’operatore

di corrente carica debole, somma delle sue componenti vettoriale (4.10) ed assiale

(4.15). A questo scopo, sfruttiamo il procedimento di Foldy-Wouthuysen, il quale

consiste nello sviluppare gli elementi di matrice (4.17) e (4.18) in potenze di |~k|/m,

con ~k impulso del nucleone, utilizzando l’espressione non relativistica degli spinori

di Dirac (4.21) associati ai nucleoni. La nostra scelta consiste nel considerare

esclusivamente i termini di ordine zero dello sviluppo.

A titolo di esempio, calcoliamo il contributo della sola componente temporale

della (4.10) all’elemento di matrice adronico associato al decadimento del nucleo

virtuale intermedio:

< Nkf ,sf |h†V0 (p)|Nkα,sα >=

= u(~kf , sf )

(FV (p2)γ0 +

i

2mFM (p2)pνσ0ν

)τ+ u(~kα, sα) =

= u†(~kf , sf )

(FV (p2)γ0γ0 +

i

2mFM (p2)pνγ0 σ0ν

)τ+ u(~kα, sα) .

= u†(~kf , sf )

(FV (p2)− 1

2mFM (p2)pν(γν − η0ν γ0)

)τ+ u(~kα, sα) .

(E.1)

85

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APPENDICE E. RIDUZIONE NON RELATIVISTICA 86

Consideriamo il termine contente il fattore di forma FV :

FV (p2)u†(~kf , sf )u(~kα, sα) =

= FV (p2)(χ†sf

~σ·~kf2mc2

χ†sf

)( χsα~σ·~kα2mc2

χsα

)=

= FV (p2)χ†sf

(1 +

(~σ · ~kf )(~σ · ~kα)

4m2c4

)χsα =

≈ FV (p2)χ†sfχsα ,

(E.2)

dove abbiamo trascurato il termine con potenze di |~k|/m di ordine maggiore di

zero.

Per quanto riguarda il termine contenente la funzione di struttura FM , si osserva

che in esso compaiono potenze di ordine non nullo di |~k|/m, quindi possiamo

trascurarlo completamente e scrivere:

< Nkf ,sf |h†V0 (p)|Nkα,sα >≈ FV (p2)χ†sf τ

+χsα . (E.3)

Dai calcoli dei contributi dovuti alle componenti temporali e spaziali delle correnti

vettoriale ed assiale [Bot04], si ottiene che, oltre al termine (E.3), l’unico contri-

buto significativo nella nostra approssimazione all’ordine zero dello sviluppo in

serie di potenze di |~k|/m e:

< Nkf ,sf |~h†A(p)|Nkα,sα >≈ FA(p2)χ†sf ~σ τ

+χsα . (E.4)

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Appendice FSviluppo in multipoli

Lo sviluppo in multipoli di un’onda piana e dato da:

ei~ ~p·~x = 4π

∑l,m

iljl(κx)Y ∗lm(κ)Ylm(x) , (F.1)

dove κ = |~p|~ , κ = Ωκ = (θκ, ϕκ), x = |~x| e x = Ωx = (θx, ϕx). Nella precedente

espressione compaiono le funzioni di Bessel sferiche jl e le armoniche sferiche

Ylm, dipendenti dai numeri quantici l e m. In particolare, se scegliamo l’asse z

coincidente con la direzione di ~p, vale la seguente proprieta:

Y ∗lm(κ) =

√2l + 1

4πδm0 , (F.2)

e possiamo riscrivere la (F.1) come segue:

ei~ ~p·~x = 4π

∑l,m

iljl(κx)

√2l + 1

4πδm0Ylm(x) =

=√

4π∑l

iljl(κx)√

2l + 1Yl0(x) .

(F.3)

A questo punto, vogliamo calcolare lo sviluppo in multipoli della componente

ei~ ~p·~xeλ dell’onda, dove λ = ±1, 3 ed eλ e uno dei versori sferici definiti dalle

87

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APPENDICE F. SVILUPPO IN MULTIPOLI 88

(4.31) e (4.32). A questo scopo, consideriamo la seguente relazione:∑JM

∑m′m′λ

< lm1mλ|JM >< lm′1m′λ|JM >=∑m′m′λ

δmm′δmλm′λ = 1 (F.4)

e modifichiamo la (F.3) come segue:

ei~ ~p·~x =

√4π∑l

iljl(κx)√

2l + 1∑JM

< l01mλ|JM >∑m′m′

λ

< lm′1m′λ|JM > Ylm′(x) .

(F.5)

Scriviamo allora la componente ei~ ~p·~xeλ dell’onda:

ei~ ~p·~xeλ =

√4π∑l

iljl(κx)√

2l + 1∑JM

< l01mλ|JM >∑m′m′

λ

< lm′1m′λ|JM > Ylm′(x)eλ .

(F.6)

E importante sottolineare che alla componente dell’onda lungo la direzione del

versore e3 = ez e associato il valore mλ = 0, mentre per λ = ±1 abbiamo mλ = λ.

Ritornando alla (F.6), definiamo l’armonica sferica vettoriale:

YMlJ (x) =∑mlms

< lml sms|JM > Ylml(x) ems (F.7)

ed osserviamo che nella (F.6) abbiamo:∑m′m′λ

< lm′ 1m′λ|JM > Ylm′(x)eλ =∑m′m′λ

< lm′ 1m′λ|JM > Ylm′(x)eλ′δmλm′λ =

= YMlJ (x)δmλm′λ .

(F.8)

Dunque, otteniamo:

ei~ ~p·~xeλ =

√4π∑l

iljl(κx)√

2l + 1∑JM

< l01mλ|JM >∑m′

< lm′1mλ|JM > Ylm′(x)eλ =

=√

4π∑l

iljl(κx)√

2l + 1∑JM

< l01mλ|JM > YMlJ (x) .

(F.9)

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APPENDICE F. SVILUPPO IN MULTIPOLI 89

J mλ = 1 mλ = 0 mλ = −1

l+1√

(l+M)(l+M+1)(2l+1)(2l+2)

√(l−M+1)(l+M+1)

(2l+1)(l+1)

√(l−M)(l−M+1)

(2l+1)(2l+2)

l −√

(l+M)(l−M+1)2l(l+1)

M√l(l+1)

√(l−M)(l+M+1)

2l(l+1)

l-1√

(l−M)(l−M+1)2l(2l+1) −

√(l−M)(l+M)

l(2l+1)

√(l+M+1)(l+M)

2l(l+1)

Tabella F.1: Valori dei coefficienti di Clebsh-Gordan < l01mλ|JM >.

Ricordiamo ora che |J − 1| < l < J + 1, quindi nell’espressione precedente pos-

siamo esplicitare la sommatoria su l scrivendo semplicemente la somma dei tre

termini corrispondenti ai valori l = |J − 1|, J, J + 1 ed otteniamo:

ei~ ~p·~xeλ =

√4π∑JM

i|J−1|j|J−1|(κx)√

2|J − 1|+ 1 < |J − 1|01mλ|JM > YM|J−1|J(x)+

+ iJjJ(κx)√

2J + 1 < J01mλ|JM > YMJJ(x)+

+ iJ+1jJ+1(κx)√

2(J + 1) + 1 < (J + 1)01mλ|JM > YM(J+1)J(x) .(F.10)

Nel caso mλ = 0 i coefficienti di Clebsh-Gordan sono non nulli solo quando

M = 0. Dunque, dalla Tabella (F.1) ricaviamo:

< |J − 1|010|J0 >=

√J

2|J − 1|+ 1, (F.11)

< J010|J0 >= 0 , (F.12)

< (J + 1)010|J0 >=

√J + 1

2(J + 1) + 1. (F.13)

Allora, la (F.10) per mλ = 0 diventa:

ei~ ~p·~xe3 =

√4π∑J

i|J−1|j|J−1|(κx)√J Y0|J−1|J(x)+

+ iJ+1jJ+1(κx)√J + 1Y0

(J+1)J(x) .(F.14)

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APPENDICE F. SVILUPPO IN MULTIPOLI 90

Nel caso mλ = ±1 i coefficienti di Clebsh-Gordan della (F.10) sono non nulli per

M = mλ e J 6= 0. In particolare, dalla Tabella (F.1) ricaviamo:

< (J − 1)01mλ|Jmλ >=

√J(J + 1)

[2(J − 1) + 1][2(J − 1) + 2], (F.15)

< J01mλ|Jmλ >= −mλ√2, (F.16)

< (J + 1)01mλ|Jmλ >=

√J

2[2(J + 1) + 1]. (F.17)

Quindi, la (F.10) per mλ = ±1 diventa:

ei~ ~p·~xe±1 =

√4π∑J≥1

i(J−1)j(J−1)(κx)

√J + 1

2Ymλ(J−1)J(x)+

+ iJjJ(κx)√

2J + 1(−mλ)√

2YmλJJ (x)+

+ iJ+1jJ+1(κx)

√J

2Ymλ(J+1)J(x) .

(F.18)

A questo punto, possiamo semplificare le (F.14) e (F.18) sfruttando la seguente

proprieta:

1

κ∇jJ(κx)YJM (x) =

√J + 1

2J + 1jJ+1(κx)YM(J+1)J(x)+

+

√J

2J + 1jJ−1(κx)YM(J−1)J(x) , (F.19)

dalla quale otteniamo:

ei~ ~p·~xe3 =

−i~√

|~p|∑J

iJ√

2J + 1∇jJ(κx)YJ0(x) (F.20)

e

ei~ ~p·~xe±1 = −

√2π∑J≥1

iJ√

2J + 1mλ jJ(κx)YmλJJ (x) +~|~p|∇ × jJ(κx)YJJ(x) .

(F.21)

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Appendice GCalcolo dei coefficienti elettronici

In questa appendice riportiamo i calcoli relativi ai coefficienti leptonici |K00|2,

|K33|2,... che compaiono nella (5.15). Sfrutteremo quindi i risultati (5.20), (5.21)

e (5.22) e le proprieta delle matrici γ di Dirac presentate in Appendice A.

Per il termine |K00|2, dalla (5.20) abbiamo:

|K00|2 =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγ0γ0γχγ0γ0 − Trγαγ0γ0γχγ0γ0γ5

]=

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγχ − Trγαγχγ5

]=

=1

2m2ec

2p2α p1χ

(4ηαχ

)=

2 p2 · p1

m2ec

2,

(G.1)

con p1 e p2 quadrimpulsi dei due elettroni emessi nel 0νββ . Nella precedente

espressione abbiamo utilizzato la relazione γ0γ0 = I4×4 e le proprieta della traccia

[Pes95]:

Trγµγν = 4ηµν ;

Trγµγνγ5 = 0.(G.2)

91

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APPENDICE G. CALCOLO DEI COEFFICIENTI ELETTRONICI 92

Osservando che dalla (A.1) discende l’uguaglianza γ3γ3 = −I4×4, si puo dimo-

strare che anche per |K33|2 si giunge al risultato ottenuto nella (G.1), cioe:

|K33|2 =2 p2 · p1

m2ec

2. (G.3)

Per calcolare i termini del tipo |Kλλ′ |2 con λ, λ′ = ±1, introduciamo dapprima le

seguenti definizioni:

γ+ = γ1 + iγ2 ,

γ− = γ1 − iγ2 ,(G.4)

da cui discendono le relazioni:

γ+γ+ = γ−γ− = 0 ,

γ+γ− = −2(1 + iγ1γ2

),

γ−γ+ = −2(1− iγ1γ2

);

(G.5)

da cui discende immediatamente che K++ = K−− = 0.

Utilizzando le proprieta (G.5), otteniamo ancora che:

|K+−|2 =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγ+γ−γχγ−γ+ − Trγαγ+γ−γχγ−γ+γ5

]=

=2

m2ec

2p2α p1χ Trγαγχ + iγαγ1γ2γχ − iγαγχγ1γ2 + γαγ1γ2γχγ1γ2 =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ + i 8(ηα1ηχ2 − ηα2ηχ1) + Trγαγ1γ2γχγ1γ2

]=

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ + i 8(ηα1ηχ2 − ηα2ηχ1)− 8ηα1ηχ1 − 8ηα2ηχ2 − 4ηαχ

]=

= − 16

m2ec

2p2α(ηα1 + iηα2) p1χ(ηχ1 − iηχ2) =

= −16 p+2 p−1

m2ec

2;

(G.6)

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APPENDICE G. CALCOLO DEI COEFFICIENTI ELETTRONICI 93

mentre:

|K−+|2 =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγ−γ+γχγ+γ− − Trγαγ−γ+γχγ+γ−γ5

]=

=2

m2ec

2p2α p1χ Trγαγχ − iγαγ1γ2γχ + iγαγχγ1γ2 + γαγ1γ2γχγ1γ2 =

=2

m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ − i 8(ηα1ηχ2 − ηα2ηχ1) + Trγαγ1γ2γχγ1γ2

]=

=2

m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ − i 8(ηα1ηχ2 − ηα2ηχ1)− 8ηα1ηχ1 − 8ηα2ηχ2 − 4ηαχ

]=

= − 16

m2ec

2p2α(ηα1 − iηα2) p1χ(ηχ1 + iηχ2) =

= −16 p−2 p+1

m2ec

2;

(G.7)

dove per calcolare la Trγαγ1γ2γχγ1γ2 abbiamo utilizzato il risultato (5.21).

Osserviamo infine che nelle (G.6) e (G.7), i termini Trγαγ+γ−γχγ−γ+γ5 e

Trγαγ−γ+γχγ+γ−γ5 sono entrambi nulli, infatti, ad esempio:

Trγαγ+γ−γχγ−γ+γ5 =

= Trγαγχγ5 − iγαγ1γ2γχγ5 + iγαγχγ1γ2γ5 + γαγ1γ2γχγ1γ2γ5 =

= −i4εα12χ + i4εαχ12 = 0

(G.8)

dove abbiamo utilizzato la proprieta di totale antisimmetria del tensore di Levi-

Civita a quattro indici, la relazione (5.22), le proprieta (G.2) e la seguente:

Trγµγνγργσγ5 = −4iεµνρσ . (G.9)

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APPENDICE G. CALCOLO DEI COEFFICIENTI ELETTRONICI 94

Inoltre, abbiamo:

K+− (K−+)∗

=

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγ+γ−γχγ+γ− − Trγαγ+γ−γχγ+γ−γ5

]=

=2

m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγχ + iγαγ1γ2γχ + iγαγχγ1γ2 − γαγ1γ2γχγ1γ2

− Trγαγχγ5 + iγαγ1γ2γχγ5 + iγαγχγ1γ2γ5 − γαγ1γ2γχγ1γ2γ5]

=

=2

m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ + i4

(ηα1η2χ − ηα2η1χ

)+ i4

(−ηα1η2χ + ηα2η1χ

)− 4

(−2ηα1ηχ1 − 2ηα2ηχ2 + ηαχ

)− 4εα12χ − 4εαχ12

]=

=16

m2ec

2p2α p1χ

(ηα1ηχ1 + 2ηα2ηχ2 − εαχ12

)=

=16

m2ec

2

(p1

2 p11 + p2

2 p21

)=

=8

m2ec

2

(p+

2 p−1 + p−2 p

+1

)

(G.10)

e:

K−+(K+−)∗ =

=1

2m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγ−γ+γχγ−γ+ − Trγαγ−γ+γχγ−γ+γ5

]=

=2

m2ec

2p2α p1χ

[Trγαγχ − iγαγ1γ2γχ − iγαγχγ1γ2 − γαγ1γ2γχγ1γ2

− Trγαγχγ5 − iγαγ1γ2γχγ5 − iγαγχγ1γ2γ5 − γαγ1γ2γχγ1γ2γ5]

=

=2

m2ec

2p2α p1χ

[4ηαχ − i4

(ηα1η2χ − ηα2η1χ

)− i4

(−ηα1η2χ + ηα2η1χ

)− 4

(−2ηα1ηχ1 − 2ηα2ηχ2 + ηαχ

)+ 4εα12χ + 4εαχ12

]=

=16

m2ec

2p2α p1χ

(ηα1ηχ1 + 2ηα2ηχ2 + εαχ12

)=

=16

m2ec

2

(p1

2 p11 + p2

2 p21

)=

=8

m2ec

2

(p+

2 p−1 + p−2 p

+1

).

(G.11)

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APPENDICE G. CALCOLO DEI COEFFICIENTI ELETTRONICI 95

dove abbiamo considerato p2α p1χ εαχ12 = 0 sfruttando la proprieta secondo la

quale il prodotto di un tensore simmetrico per un tensore antisimmetrico, come

quello di Levi-Civita, e sempre nullo.

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