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-MSGR - 20 CITTA - I - 27/04/14-N: S S ANTI ANTI Il giorno Il giorno dei dei #2popesaints Texts in English www.ilmessaggero.it/2popesaints Teksty polskie www.ilmessaggero.it/2popesaints 27 APRILE 2014 Giovanni Paolo II Giovanni XXIII www.ilmessaggero.it Giovanni Paolo II Franco Zeffirelli La vita e il pontificato Rino Fisichella La via della santità Giorgio Napolitano L’Europa Helmut Kohl Libertà e democrazia Pier Ferdinando Casini “Dio benedica l’Italia” Marcello Pera Le radici cristiane Giovanni Maria Vian Il grande comunicatore Stanislaw Dziwisz I viaggi Joaquín Navarro-Valls I giovani Lucetta Scaraffia Il genio femminile Franca Giansoldati Il vocabolario dell’Amore Igor Mitoraj Arte e fede Camillo Ruini Il Pastore di Roma Giovanni XXIII Michele Placido La vita e il pontificato Loris Francesco Capovilla I ricordi del Segretario Romano Prodi Il Concilio Vaticano II Marco Roncalli I diari del nunzio Ermanno Olmi Fiducia e obbedienza I testi liturgici

Giovanni PaoloII Giovanni XXIII · 1939. Karol cerca lavoro e lo trova prima in una cava, poi nella fabbrica chimica Solvay, che produce soda caustica. Evita così la deportazione

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-MSGR - 20 CITTA - I - 27/04/14-N:

SSANTIANTIIl giornoIl giorno

deidei

#2popesaintsTexts in Englishwww.ilmessaggero.it/2popesaints

Teksty polskiewww.ilmessaggero.it/2popesaints

27 APRILE

2014

GiovanniPaolo II

GiovanniXXIII

www.ilmessaggero.it

Giovanni Paolo II Franco Zeffirelli La vitae il pontificato Rino Fisichella La viadella santità Giorgio Napolitano L’EuropaHelmut Kohl Libertà e democrazia PierFerdinando Casini “Dio benedica l’Italia”Marcello Pera Le radici cristianeGiovanni Maria Vian Il grandecomunicatore Stanislaw Dziwisz I viaggiJoaquín Navarro-Valls I giovani LucettaScaraffia Il genio femminile FrancaGiansoldati Il vocabolario dell’AmoreIgor Mitoraj Arte e fede Camillo Ruini IlPastore di RomaGiovanni XXIIIMichele Placido La vita e il pontificatoLoris Francesco Capovilla I ricordidel Segretario Romano Prodi Il ConcilioVaticano II Marco Roncalli I diaridel nunzio Ermanno Olmi Fiduciae obbedienzaI testi liturgici

-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - II - 27/04/14-N:

II

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Piedi nodosi e possenti calpe-stanole larghepietre dell’Ap-pia antica. Sono quelli del-l’apostolo Pietro, che torna aRoma dopo aver incontratoCristo.

Fu il pittore polacco Henryk Sie-miradzkiamostrareall’amicoscrit-tore Sienkiewicz, tra l’Appia anticae la via Ardeatina, la cappella nelcui ammattonato vive un pezzodella vecchia strada con impres-sa l’impronta di un piede. Lì, se-condo la tradizione e l’apocrifodegli Atti di Pietro, Cristo avreb-

be incontrato l’apostolo in fuga daRoma. Lì il pescatore di Galilea siconvinseatornarenell’Urbe,doveNeroneperseguitavaicristiani, in-carcerandoli e dandoli in pasto al-lebelve.

Con lo stesso passo, con glistessipiedi,KarolWojtylaèarri-vato a Roma dall’Est d’Europa.

Ultimo dei tre figli di Karol seniore di Emilia Kaczorowska, eccolobambinoaWadowice,natodimag-

gio, nel 1920. A nove anni è forte,prestante.Giocaneicortilieneigiar-dini con i ragazzi della comunitàebraica.Adoralamadre,chemuoreper una malattia cardiaca proprioinquelperiodo,seguita,treannipiùtardi,da Edmund, il fratellomedicodiKarol.Olga, lasorella,eramanca-taprimacheluinascesse.

Il futuro Papa è chino sul bancodi scuola, tra i libri. A scuola va be-nissimo,tantocheilpadre,connonpochi sacrifici l’accompagna neglistudifinoall’Università.Leimmagi-ni del Karol studente vanno dallefughe di scaffali pieni di libri dellabiblioteca, che ama frequentare adogni ora del giorno, alle tavole delpalcoscenico, dove fa l’attore in ungruppo teatrale di ricerca. Il giova-ne ama la poesia, la letteratura, lelinguestraniere.

I sogni e le tensioni di Wojtylas’infrangono bruscamente controle forze di occupazione naziste, chechiudono la sua Università nel1939. Karol cerca lavoro e lo trova

prima in una cava, poi nellafabbrica chimica Solvay, cheproduce soda caustica. Evitacosì la deportazione in Ger-mania. Lo zoom cerca il suodocumentodiidentitàottenu-to facendo l’operaio: KarolWojtyla,natoa,eccetera.

Negliocchidelgiovaneuo-mo,semprelucidi,conosciti-vi, febbrili, ci sono in questiannileperdutecarezzedellamadre;gliorroridellepersecuzioniinflitte durante la guerra agli ebrei,tra i quali conta tanti amici; e ungroviglio di sensazioni interne che,senza uccidere l’innata allegria del-la vita, lo chiama a Dio. Karol vuolediventare sacerdote. Frequenta icorsi di formazione del seminariomaggiore clandestino di Cracovia,diretto dall’Arcivescovo, il cardina-

le Adam Stefan Sapieha. Ma nonabbandona il palcoscenico, facen-dosi promotore del carbonaro Tea-tro Rapsodico. Ordinato sacerdotenel 1946, parte per Roma, dove ot-terrà il dottorato in teologia. La suaspiritualità, intensae carnale, è benrappresentatadalleimmaginidiuncorpopossenteprostratonottetem-po sul piancito di una cappella, nel-

lanavatacentrale,davantialSantis-simo.Quanti i colloqui diKarol conDio! Quante le domande, quanti idubbieisuperamentideglistessi!

La tesi di laurea del neo-dottoresioccupa,nonacaso,deltemadellafede nelle opere di San Giovannidella Croce, il grande mistico spa-gnolo della Noche obscura del al-ma: En la noche dichosa,/en secre-to,que nadie meveía/ni yomirabacosa,/sin otra luz y guía/sino laque en el corazón ardía. La fiam-ma mistica si unisce, in Karol, allanecessità di sudare lavorando, diintervenire fattivamente sulla re-

altà. Eccolo, durante le va-canze, raggiungere e assi-stere gli emigranti polacchiin Francia, in Belgio, in Olan-da, e accompagnarli nello lo-ro povere scampagnate, il ci-bo condiviso, un libro di poe-sie in mano, le canzoni dellapatriaaportata di labbra.Nel 1948 il ritorno in Polonia,prima nella parrocchia di Nie-gowic,vicino aCracovia, poi inquella di San Floriano, in città.

Sonoannidi assistenzae di studio.Karol fa il cappellano degli univer-sitari finoal 1951, quandoriprendee approfondisce le conoscenze fi-losofiche e quelle teologiche. Silaurea all’Università di Lublino.Arriva anche alla cattedra: Teolo-gia morale ed etica nel seminariomaggiore di Cracovia e nella Fa-

L’uomo venuto dall’Estsulle orme di Pietro

L’AFFETTOIN FAMIGLIAIl piccolo Karol eraparticolarmente legatoalla madre, EmiliaKaczorowska, chemorì quandoera ancora

bambino

La vita e il pontificatoDall’amore per gli studi e il teatro al lavoro in fabbrica, dalle esperienze all’estero con gli emigranti polacchial celebre “se sbaglio mi corrigerete” che aprì a 27 anni di pontificato: così Wojtyla ha segnato la storia

In un videogiocando a calcio

In parrocchiacon le bocce

di Franco Zeffirelli

L’ATTENTATOIN SAN PIETROEra il 13 maggio del1981 quandoMehmet Ali Agcasparò due colpi dipistola al PonteficeNell’83 Wojtylavolle incontrare ilsuo attentatore inprigione e loperdonò dicendo diaver parlato conAgca «come si parlaa un fratello»Ma soprattutto:«Quello che ci siamodetti è un segretotra me e lui». E talerestò per sempre

IL DIALOGOTRA RELIGIONISono gli anni dellaguerra fredda e ilPapa compie unforte gestosimbolico recandosiper la prima voltaad Assisi con ileader di tutte lereligioni perpregare per la pace:era il 27 ottobre1986

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

L’incontro delPapa conFrancoZeffirelliSotto, labenedizioneapostolica inoccasionedell’ottantesi-mocompleannodel regista

La passioneper la montagna

Dagiovane, in Polonia,Wojtylaha giocato acalcioe praticatocanoa,maha sempre amatoanche il nuoto. Nel2003èstato presentato, allacerimonia di aperturadi Sport Movies & Tv, ilvideo IlPapaparla allosport, realizzato dalCentro TelevisivoVaticano(diretto daPadre FedericoLombardi),MassimoLavena eMario Farneticon l’ideazione diFranco Ascani perFicts

L’atletadi Dio

Una vera passione,quella per lamontagna, perGiovanni Paolo II. Findalla giovinezza,l’amore per lo sport, lepasseggiate, la naturaincontaminata hannocaratterizzato la suavita e le sue scelte peril tempo libero e levacanze. Nella fotosopra, è sull’Adamelloin compagniadell’allora presidentedella RepubblicaSandro Pertini (1984)Qui sotto, inprossimità di unapista con sci eracchette in mano

Così passò Nerone, come passano la guerra, la fame e lapeste. Ma presso l’antica porta Capena c’è ancora unapiccola lapide a metà cancellata dal tempo: «Quo vadis,domine?». E la basilica di Pietro domina, dalla vetta delcolle Vaticano, la città e il mondo.

Henryk SienkiewiczQuo vadis?, 1896

Spesso Giovanni PaoloII ha condiviso con chigli stava attornomomenti di svagocome questo, mentregioca a bocce, comeuna personaqualunque. Nella fotodi Rino Barillari(sotto) è in visita allaparrocchia di San Sabaa Roma (1981)

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-MSGR - 20 CITTA - III - 27/04/14-N:

III

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

coltà di Teologia della stessa Lubli-no. Mi piace immaginarlo, il futu-ro Pontefice, alla prese con gli stu-denti in questi anni attivi, tra unaconversazione su temi etici, scot-tante o tormentosa, e qualche pun-tata in alta montagna, alla ricercadi aria pulita, candori sempre ago-gnati sui quali ritrovare il voltodella madre e intessere dialoghiravvicinaticon ilDivino.Il 4 luglio 1958 Pio XII nominaWojtylavescovo titolaredi OmbieAusiliare di Cracovia, la sua città,della quale diventa arcivescovosei anni dopo, nominato da Pao-lo VI, che nel 1967 lo crea Cardi-nale. Passa poco più di un de-cennio. I cardinali riuniti inConclave dopo la morte di Pa-pa Luciani eleggono Wojtylavescovo di Roma e Sommopontefice.Erail 16ottobre 1978.Le immagini, a questo punto, sisovrappongono le une alle altreconunarapidità degna del nomeedell’apostolato di Giovanni PaoloII, degne di quel «se sbaglio mi cor-rigerete» che è stampato nell’im-maginario dell’intero pianeta. E ilnuovo Papa scampa a un brutaleattentato; incontra i rappresentan-ti di tutte le Chiese; visita la Sinago-ga di Roma; approda nelle partipiù lontane della terra, da Cuba al-lo Zaire, dal Brasile al Pakistan. Ec-colo bussare alla porta delle par-rocchie di Roma; incontrare milio-

ni di pellegrini, i governanti diogni parte del mondo, capi di Sta-to e Primi ministri. Eccolo dare ilvia, nel 1985, alle Giornate Mon-dialidellaGioventù,comesempreinnamorato dei giovani e pronto acantaree aballare con loro.Ventisette anni di pontificato, iltragico attentato a cui sfuggì, quat-tordici lettere encicliche, cinque li-bri (tra i quali voglio ricordarequello a me più caro, Trittico ro-mano, meditazioni in forma di poe-sia, del 2003), una colomba allaquale bonariamente impedì di al-

loggiarsi sulla sua papalina e ilbambino che nascose sotto lacappa bianca. La sua vita, ilsuo magistero, la stoica sop-portazione del dolore e la suamorte li ritrovo nel mantomulticolore indossato per

l’aperturadella PortaSanta:unparamento ingiustamente criti-

cato, capace di riassumere tutte lediverse e infiammate ispirazionedel Pontefice. Il quadro finale? IlVangelo sulla bara di legno chia-ro, sfogliato dal vento d’aprile inpiazza San Pietro, quando più ditre milioni di pellegrini sono con-fluiti a Roma per rendere omag-gio alla salma del Papa, incurantidella sete, della stanchezza, delleore di attesa necessarie per arriva-re accanto a Karol, il «santo subi-to».

©RIPRODUZIONERISERVATA

VOCAZIONEE IMPEGNOLa preghiera e ilsilenzio, ma anche lavicinanza al popolodi Dio con fede ecoerenza. Nella fotosopra, il Vangelo sullabara del Ponteficescomposto dal vento

«SANTO SUBITO»Gli striscioni campeggiavano nella gremitissima piazza SanPietro il giorno dei funerali di Papa Wojtyla, l’8 aprile 2005

“Santo subito”. Tutti ri-cordano lo striscioneche dominava PiazzaSan Pietro il giornodei funerali di Giovan-ni Paolo II. Non era so-

lo un auspicio. Indicava molto dipiù. Quella scritta era il senti-mento comune del popolo di Dioche aveva percepito e compresola santità del suo Papa. Abbiamoesperienza di incontri con perso-ne che passano come delle mete-oriti nella nostra vita. Fanno bril-lare per un attimo il nostro ani-mo e lo provocano, anche se poil’entusiasmo si esaurisce nel gi-ro di poco tempo. La loro parolacolpisce, ma la forza della provo-cazione è troppo veloce.

Per Giovanni Paolo II è statodiverso. Lui ha vissuto gomito agomito per ventisette anni con ilsuo popolo. Un tempo lungo. Dauna parte, questo ha permesso dicogliere in profondità la santitàdella sua esistenza e la ricchezzadel suo insegnamento. Dall’altra,dimostra la grandezza di que-st’uomo che per tutta la sua vitaha saputo dare il meglio di sé. Lasantità, d’altronde, è proprio que-sta convinta costanza che giornodopo giorno ti porta a seguire ilVangelo. E’ santo chi sa abbando-narsi al Signore e trovare in lui ilsenso ultimo della vita.

Mi tornano alla mente molteespressioni di Karol Wojtyla chemi hanno fatto toccare con ma-no la sua santità. Una, in modoparticolare, sento l’esigenza dicondividere. Sono stato diversevolte a contatto con il Papa. In al-cuni momenti era per motivi ine-renti il lavoro, altre volte comeinvitato a pranzo. In questa cir-costanza era tradizione che sipassasse prima nella cappellaprivata per un breve momento dipreghiera. Giovanni Paolo II cisalutava all’ingresso e poi pren-deva posto al suo inginocchiato-io. Fino all’ultimo della sua soffe-renza, la sua posizione preferitaera quella. In ginocchio davanti aCristo. La cosa che più mi ha col-pito, comunque, è stata quella diavere la netta sensazione che perlui il tempo non passava. Resta-va immobile in quella posizione,pregando. Non conosco il conte-nuto della sua preghiera, ma hopercepito il suo atteggiamentoorante. Lo sguardo fisso sul ta-bernacolo e la sensazione chestesse parlando con qualcuno.Mentre per me il tempo passava,per lui no. Quanto breve avrebbedovuto essere quella visita incappella non è dato sapere. So so-lo che se don Stanislao non anda-va a scuoterlo delicatamente e asussurrargli qualcosa all’orec-chio, Giovanni Paolo II sarebberimasto così per delle ore intere,incurante di tutti. Siamo abituatia conoscere i suoi grandi gesti inmezzo alle folle, i suoi sorrisi, gliabbracci e gli sguardi colmi di af-fetto e amore. Tutto questo peròproveniva dal suo previo rimane-re in silenzio a contemplare ilvolto di Cristo.

Fin dall’inizio del suo pontifi-cato Giovanni Paolo II aveva par-lato del grande Giubileo dell’an-no 2000. A conclusione di quel-l’evento straordinario, da lui atte-so e vissuto con estrema dedizio-

ne, aveva pubblicato l’Esortazio-ne Novo millennio ineunte. Il cuo-re di quel testo rimane la sua ri-flessione centrata sul volto di Cri-sto. Non era per lui una semplicemeditazione. Era, al contrario, ilracconto della sua esperienza difede. «La nostra testimonianzasarebbe insopportabilmente po-vera, se noi per primi non fossi-mo contemplatori del suo volto».Questa espressione, da sola, af-ferma la santità di Giovanni Pao-lo II. Sono profondamente con-vinto che questa dimensione co-stituisca la chiave di lettura coe-rente per comprendere la suasantità e tutta la sua vita. D’al-tronde, l’insegnamento che ha la-

sciato non è altro che un com-mento alla centralità di Cristo edi come l’esistenza cristiana deb-ba indirizzarsi per aderire gior-no dopo giorno a lui, il Signore eredentore dell’uomo.

Ho letto migliaia e migliaia dipagine che raccolgono gli attiprocessuali per mostrare la suavita di santità soprattutto nel-l’aver vissuto in modo eroico levirtù teologali e cardinali. Le te-stimonianze raccolte tuttavia so-no solo una parte infinitesimaledi quanto milioni di personeavrebbero potuto dire a confer-ma della sua santità. Non sonomancate voci contrarie, segnoche il santo si pone come espres-sione di discernimento e di criti-ca che alcuni non vogliono vede-re né ascoltare. Tornano allamente le parole di un altro santo,John Henry Newman che scrive-va: «I santi sono stati innalzatiper essere un memoriale e un in-segnamento: ci fanno memoriadi Dio, ci introducono nel mondoinvisibile, ci apprendono che co-sa Cristo ami, tracciano per noila strada che conduce al cielo». E’proprio così. Giovanni Paolo IIha indicato un percorso che tuttisiamo chiamati a fare.

Lui, lo ha percorso in primapersona con fedeltà e coerenza,conscio della grande responsabi-lità di cui era stato investito. Hafatto della santità la sua meta daperseguire, perché questa erastata da sempre la sua vocazio-ne. Si può dire con semplicitàche la sua santità è consistita nelfarsi vicino a ognuno che incon-trava sulla sua strada per far co-gliere a tutti la vicinanza di Cri-sto stesso. La vicinanza di Gio-vanni Paolo II al popolo di Dio, èstata la compagnia della fede cheegli ha offerto a ognuno di noi.Un tratto di strada che egli hapercorso in salita fino a giungererealmente al Golgota.

L’immagine del venerdì santo,pochi giorni prima della morte,che lo ritrae stanco e affaticato,privo della parola ma aggrappa-to con tutto se stesso al crocefis-so che teneva stretto tra le mani,rimane come la sintesi della suasantità. Totus tuus non era piùun’espressione scritta nel suostemma. In quel momento eraicona e sintesi di tutta la sua vita.La testimonianza che GiovanniPaolo II ci ha lasciato diventa re-sponsabilità per mantenere vivae feconda la sua santità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vicino a ognunoperché tuttisentano Cristo

LA VISITAIN SINAGOGAE’ di portatastorica la primavisita di GiovanniPaolo II allaSinagoga di Roma:era il 13 aprile del1986 e il Papa è alfianco del rabbinocapo Elio Toaff

IL PAPAECUMENICOE DEI GIOVANICHE HA SAPUTOACCENDERELA SPERANZA

di Rino Fisichella

La via della santitàFino all’ultimo istante della sofferenza, la sua posizione preferitaera in ginocchio a pregare. Senza avvertire lo scorrere del tempo

-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - V - 27/04/14-N:

V

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Ebbi, con Giovanni Paolo II,solo rare occasioni d’incon-tro negli anni ’90. E’ la pri-ma che ricordo in modoparticolare : mi ero recatoad Assisi, da Presidente del-

la Camera, per partecipare aduna grande iniziativa di pace e didialogo, e insieme col Presidentedella Repubblica Oscar LuigiScalfaro e col Presidente del Se-nato Giovanni Spadolini incon-trai brevemente il Pontefice, in-trattenendomi poi con lui più alungo e informalmente durantela colazione nel refettorio delconvento. Gli sedevo accanto eparlammo soprattutto del temache apparve interessarlo e stimo-larlo di più. Quel tema era l’Euro-pa, lo stato e le prospettive delprocesso di unità europea (io ve-nivo da anni di discussioni im-portanti nel Parlamento di Stra-sburgo, di cui ero entrato a farparte nel 1989). Quel colloquiocon Giovanni Paolo II fu per merivelatore di una dimensione es-senziale della sua visione e dellasua azione. E ci ripenso oggi, allavigilia della cerimonia per la suacanonizzazione.

Ad essa interverrà, in PiazzaSan Pietro, l’amico BronislawKomorowski, Presidente dellaRepubblica di Polonia : che giàintervenne, con tut-ti i suoi

predecessori e altre autorità delsuo paese, alla cerimonia di bea-tificazione nel 2011 a Roma. LaPolonia è grata a Papa Woityla.Sa quanto gli deve.

E’ proprio al rapporto di Gio-vanni Paolo II con lo sviluppo delprocesso di unificazione eu-ropea che vorrei dedicarequesto breve ricordo. Sitrattò di un processo chenel corso del suo pontifi-cato presentò dilemmied incognite, e che daesso trasse impul-si decisivi, ruo-tando attornoalla questio-ne polacca.GiovanniPaolo II

nutriva la radicata convinzione,manifestata fin dalla sua elezio-ne e allora assai poco condivisa,che l’Europa non fosse destinataa restare divisa in due “mondi”separati, perché legata da pro-fondi vincoli storici e spirituali.Poteva la causa della libertà –non solo, certo, religiosa, ma inprimo luogo religiosa – e dell’in-

dipendenza nazionale dellaPolonia, essere vista e ri-solta al di fuori di unasvolta liberatrice che ab-bracciasse l’insieme dei

paesi dell’Europacentrale e orien-

tale incapsu-lati nel bloc-

co sovieti-co? E pote-

va tale svolta essere consideratae realizzata in termini che nonfossero quelli di un grande allar-gamento dell’Unione Europea?

Credo che le risposte a questiinterrogativi risultarono chiaredal modo di operare di GiovanniPaolo II. Il problema di fondo eraquello del ritenere possibile, enon in un futuro imprevedibil-mente lontano, la crisi del siste-ma e del blocco comunista, e del-l’individuare l’approccio più giu-sto ed efficace per contribuire al-la svolta ipotizzabile.

Andrea Riccardi nella sua Bio-grafia di Giovanni Paolo II haanalizzato finemente i dilemmiche emersero nel rapporto tral’indirizzo che il Pontefice polac-co tendeva a seguire e quello cheaveva caratterizzato l’azione di-plomatica condotta nell’Est euro-peo dal Cardinale Casaroli, dive-nuto peraltro suo Segretario diStato. Ma anche a forze politichee governi dell’Unione Europea siera posto il problema del signifi-cato e delle ricadute di unaOstpolitik (una politica distensi-

va verso l’Est), concepita per su-perare le tensioni e i rischi del-la guerra fredda e favorire letendenze liberalizzatrici all’in-terno del blocco orientale. Bi-sognava evitare che scelte lun-gimiranti, culminate nella

Conferenza e nell’”Atto finale”di Helsinki, rispecchiassero unasopra-valutazione della capacitàdi tenuta e durata dei regimi del-l’Est e quindi una filosofia di pru-denza conservatrice da parte del-

l’Europa democratica neiconfronti di quella con-

trollata dall’Urss.Il coraggio di

Giovanni Pao-

lo II consistette nello scommette-re – senza venir meno all’indi-spensabile equilibrio e senso diresponsabilità – sulla forza diuna “diplomazia spirituale” pro-pria della Chiesa, sulla forza del-la sua personale, intensa, tenacepredicazione dei valori cristianie dei principi di libertà come ca-pace di scuotere dalla rassegna-zione le società – innanzitutto inPolonia – e di incoraggiare movi-menti come quello sempre piùrappresentativo e combattivo diSolidarnosc.

Si può a mio avviso ben direche la prima rottura del “muro”si verificò non a Berlino nel no-vembre 1989 ma, non a caso, inPolonia nella primavera di quel-l’anno con la “tavola rotonda”che improvvisamente condussead elezioni libere in quel paese ealla vittoria – con le armi demo-cratiche del voto popolare – diSolidarnosc, dell’opposizione alpotere comunista. Seguii da vici-no la vigilia di quelle elezioni,partecipando a un convegno in-ternazionale a Cracovia e incon-trando subito dopo a Varsaviaesponenti di Solidarnosc, delpartito dominante (POUP) e del-la cerchia del Cardinale JózefGlemp. Fu attraverso quellabreccia che passò la storica aper-tura delle porte dell’Unione Eu-ropea a 12 nuovi Stati membri –in primis la Polonia – ovvero del-la effettiva unificazione del conti-nente su basi di pace e di libertà.

La canonizzazione di Giovan-ni Paolo II esalta ora la naturastraordinaria – più che umana –dell’ispirazione che lo guidò inun gigantesco sforzo al servizionon solo dei cristiani e della loroChiesa, ma dell’Europa e dei suoi

valori universali.© RIPRODUZIONE RISERVATA

1984, i pescatoriFano

1987, EnelCivitavecchia

Diritti e valoriDiede forza nuova alla “diplomazia spirituale” della Chiesae combattè la rassegnazione. Nel segno della libertà e della pace

Per la festa di SanGiuseppe lavoratore(19 marzo) GiovanniPaolo II fece visita aglioperai umbri: l’eventoebbe risonanzamondiale perché fu ilprimo contatto con ilmondo del lavoro diun Papa che era statoegli stesso operaioDopo aver visitato gliimpianti, pranzò inmensa con lemaestranze

1981, AcciaierieTerni

Il Papa celebrò lamessa per i pescatori ei marittimi nelleMarche il 12 agostoDisse: «La Chiesa vi èvicina, onora il vostrolavoro, non di radopericoloso e duro,conosce le vostre ansiee preoccupazioni,sostiene i vostri diritti,consola le vostresolitudini e le vostrenostalgie»

Il Papa fece sentire lapropria vicinanza ailavoratori dell’Enelparlando loro il 19marzo a Civitavecchia«Ogni lavoratore ètestimone del valoreche ha il suo lavoro»,disse, «poiché esso èuna realtàstrettamente legataall’uomo e alla suaidentità»

In prima lineaper l’unità d’Europa

L’OSTPOLITIKDEL VATICANOFu centrale il ruolodi Agostino Casaroli(sotto), fatto Cardinalee poi Segretario di Statoda Wojtyla. Nel ’75partecipò all’ultimafase della Conferenzadi Helsinki

1982, SolvayRosignano

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

DAL CANTIEREA SOLIDARNOSCAveva 19 anni Wojtyla operaioin Polonia (a sinistra)Sotto, con Giorgio Napolitanoil 19 settembre ’96 a Fiumicino(copyright L’Osservatore Romano)

Al fiancodei lavoratori

Fu un ritorno allagiovinezza quello cheil Papa visse nell’82,stringendo le mani deilavoratori dellostabilimento chimicotoscano: lui stesso,infatti, aveva lavoratoin Polonia per laSolvay. E si confidò:«Considero una grazial’essere stato operaio»

di Giorgio Napolitano

-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - VI - 27/04/14-N:

VI

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

PapaGiovanni PaoloII ha mos-so il mondo e i cuori degli uo-mini. Proprio questo è stato ilsuo“segreto”. Hacapito gliuo-mini, ha parlato loro e ha toc-cato i loro cuori. In ciò egli si

basava su un saldo fondamento divaloriedera profondamenteradica-to nella fede cristiana. Proprio suquesta base si è opposto a ogni for-ma di negazione della libertà. Altempo stesso, si è sempre impegna-to per la comprensione e la riconci-liazione.

L’elezionedelcardinaleWojtylaaPapa il 16 ottobre 1978 fu per moltinelmondo,mecompreso,unagran-de sorpresa, anzi un evento sensa-zionale. I cardinali con la loro deci-sione posero un segno di valore an-chepolitico,poichéperlaprimavol-tascelseroun uomodichiesaprove-niente dall’allora Polonia comuni-sta, il quale si era messo in luce giàda molti anni nella lotta control’ideologiaateisticaetotalitaria.

Che la sua elezione fosse un se-gnale decisivo di portata politicamondiale,divenne sempre piùchia-ro di anno in anno durante il suopontificato. Già all’inizio GiovanniPaolo II prese una posizione moltochiarasututtelequestionideidirittiumanie si manifestò come combat-tente intrepido per la libertà. Il suoatteggiamento nasceva certamenteanchedalle sueesperienze persona-li,prima neglianniQuaranta duran-te il regime nazista, poi durantequellocomunistainPolonia.

Mi ricordo molti colloqui belli eimportanti con Giovanni Paolo II,checonobbi quando ancoraeracar-dinale di Cracovia nel giugno 1977 aMagonza, quando venne in visitacome ospite del cardinale Her-mannVolk.Giàalloramiimpressio-narono la sua grande vivacità eapertura,cosìcomelesue ampieco-noscenze della vita spirituale tede-

sca,dellafilosofiaedellastoria.A questa grande persona, che

guardava lontano anche in sensopolitico, mi hanno unito, oltre amolte altre cose, le nostre convin-zioni sull’Europa. Eravamo dellastessa opinione sul significato esi-stenziale dell’Europa per il futurodei nostri Paesi e del nostro Conti-nente, per la pace e per la libertà. Econ il suo sempre ricorrente riferi-

mento alla Croce e alla tradizionecristiana in Europa egli sottolinea-va ancora una volta che essa è so-prattutto una comunità di valori edicultura.

Il contributo di Papa GiovanniPaolo II alla caduta del comunismorimane indimenticato. Egli ha avu-to una parte decisiva nel renderepossibili la caduta del Murodi Berli-no e il superamento pacifico delladivisione della Germania e dell’Eu-ropa nel 1989-1990. Noi tedeschi ri-cordiamo con gratitudine anche lesuevisite neglianni 1980, 1987 e, do-po la riunificazione tedesca, nel1996. Ricordo come se fosse ieri lasera del 23 giugno 1996. Dal latoorientale della Porta di Brandebur-go si svolgeva una manifestazioneper la visita del Papa. Dirigendoci lì,

il Papa e io camminammo insiemedaOvest verso Est attraverso la Por-ta di Brandeburgo. In questo mo-mento miprese la mano edisse: «Si-gnor Cancelliere, questo è un gran-de momento nella mia vita. Io, il Pa-pachevienedallaPolonia,sonoconLei, il cancelliere tedesco, alla Portadi Brandeburgo e la Porta è aperta,il Muro è caduto, Berlino e la Ger-mania non sono più divise e la Polo-niaèlibera».

Noi tedeschi ed europei e con noimolti uomini nel mondo abbiamotutti i motivi per dire grazie a que-st’uomo straordinario. E’ stato unPontefice nel vero senso della paro-la: è stato un costruttore di ponti. E’stato il più grande Papa da moltotempo. La santificazione di Giovan-ni Paolo II ha anche un alto valoresimbolico in un’epoca nella quale ilmondo e in particolare l’Europa sitrovano in una difficile situazione.Nella concitazione di questi giorniha un significato che con lui vengaproclamato santo anche un altroimportante Papa, l’italiano Giovan-ni XXIII; nella sua frase, che io citovolentieri: «Giovanni, non ti pren-deretroppo sul serio», si cela un im-portante messaggio: chi esercitauna carica colma di responsabilitàe di potere non deve mai vedere sestesso come la misura di tutte le co-se.

Speriamo che la canonizzazionedi questi due Papi sia un segno pertutti noi ed una guida per quelli cheesercitanouna responsabilitàpoliti-ca. A ciò appartiene il completa-mento el’approfondimentodell’Eu-ropa nella comune responsabilitàper la pace e per la libertà. A ciò ap-partiene pure il non dimenticarecheanche laRussia èparte della no-stra Europa non solo a causa dellasua collocazione geografica ma an-cheperla sua Storia eperla sua Cul-tura.

(traduzionediAlessandroDiLellis)

©RIPRODUZIONERISERVATA

COSTRUTTOREDI PONTIWojtyla lottò tutta lavita contro l’ideologiaateistica e totalitariaSopra, è con Kohl allaPorta di BrandeburgoA destra, il cardinaleVolk che lo ospitò nel’77 quando era ancoracardinale di Cracovia

L’unificazione delle due GermanieNel ricordo dell’ex Cancelliere tedesco la sera del 23 giugno ’96 a Berlino quando, attraversandola Porta di Brandeburgo, il Papa gli prese la mano e disse: «E’ un grande momento nella mia vita»

E’ l’8 giugno e ilPresidente polaccobacia la mano del Papadurante un incontro aVarsavia. Il fondatoredi Solidarnosc siincontrò più voltecon Wojtyla

La stretta di mano trail Papa e colui che ful’ultimo segretariogenerale del PartitoComunistadell’Unione Sovietica(dal 1985 al ’91)avvenne in occasionedi un’udienza privatain Vaticano, il 18novembre del ’96

Il Papa mostra il lagodi Albano alpresidente Usa inoccasione del loroprimo incontro aCastel GandolfoDurante il pontificatodi Wojtyla sisuccedettero cinquepresidenti alla CasaBianca e non fuinfrequente che ilPapa si esprimessecontro le loropolitiche: da Clinton(aborto) allo stessoBush (invasionedell’Iraq)

2001George W. Bush

«La Porta è apertail Muro è caduto»

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

1987Augusto Pinochet

1991Lech Walesa

1996Mikhail Gorbaciov

di Helmut Kohl

L’omaggiodei potenti

La foto è stata scattataall’aeroporto diSantiago durantel’incontro tra il Papa eil presidente cilenoAugusto PinochetGiovanni Paolo II èstato criticato per isuoi rapporti con ildittatore, ma proprioin occasione della suavisita pastorale in Cileinvitò i cattolici cilenia «muoversi verso lademocrazia»

«NOI TEDESCHIED EUROPEIDOBBIAMODIRE GRAZIEA QUEST’UOMOSTRAORDINARIO»

-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - VII - 27/04/14-N:

VII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

LE RADICICRISTIANELa speranza traditadi un riconoscimentoformale nel testodella Costituzioneeuropea (sottoscrittaa Roma nel 2004)indebolì il processo diunificazione politica

«DIO BENEDICAL’ITALIA»

Il Papa a Montecitorio (in altoa destra). Era il 14 novembre

2002: il presidente dellaCamera era

Pier FerdinandoCasini, quello

del SenatoMarcello Pera(foto a destra)

A sinistrai fratelli Cirillo

e Metodiopatroni

dei popolislavi

La storia mondiale e italianaporta forte il segno dei piccoligrandi gesti di Papa Wojtyla.Uno di questi fu la sua visita alParlamento italianocheil Pon-tefice volle fortemente, mal-

grado le sue già precarie condizionidisalute.

Accogliendo l’invito che Giovan-ni Paolo II aveva già rivolto più volteal popolo cristiano e all’umanità in-tera a «non avere paura», noi nonavemmo paura, in quell’occasione,di superare le diffidenze e le inquie-tudinidi quanti temevano che i tem-pinonfossero maturieche quellavi-sitapotesse rappresentarelasconfit-ta dello spirito laico della Repubbli-ca e una violazione dell’autonomiadella massima istituzione rappre-sentativa.Eavemmoragione.

Erail 14novembredel 2002: inve-ste di Presidente della Camera, rice-vetti Karol Wojtyla in un’Aula inti-miditaecomposta,coscientecheunpezzo di storia la stava attraversan-do. Gratitudine e commozione aleg-giavano in tutti, consapevoli dellostraordinario omaggio di questogrande Papa che ci invitava a rin-tracciare il significato profondo del-l’impegno politico al servizio dei cit-tadiniedelbenecomune.

Quel giorno Giovanni Paolo II

manifestò ancora una volta la suastraordinaria capacità di parlare al-l’animodiognipersonaesortandolaa guardare il mondo con la sua stes-sa grande umanità, col suo senso digiustiziaediinfinitasperanza.

Ricordo la voce limpida e chiaradelSanto Padre, cosìcome il suo vol-to sofferente e la mano destra alzatain segno di ripetuto, quasi paterno,saluto. Ricordo la sua figura fragile,appesantita dalla vecchiaia e dallamalattia, circondata da un abbrac-cio ideale nato spontaneamente daun sentimento sincero di ammira-zioneegratitudine.

Ricordo il suo intervento, solen-ne ma concreto, rammentare, a fe-deli e non, i doveri che incombononei confronti degli ultimi e richia-mare parlamentari e governanti all'esempio e alla responsabilità: anco-ra una volta l’identità cristiana del-l’Europa diventava denominatorecomunedei popoli europei, elemen-to unificante della storia, delle tradi-zioniedellanostracomuneidentità.

Non un’ingerenza negli affari ita-liani, né tantomeno una genericaorazione alla comunità cristiana suigrandi temi dell'apostolato cattoli-co. Un messaggio invece deciso a in-terpellareeanimareinprofonditàladimensione della politica. Un mes-saggio agli italiani e ai loro rappre-sentanti.

Quel giorno anchei più scettici ri-conobbero come evidente la diffe-renzachedeveesisterefraunoStato“laico”, che comprende il valorepubblico della dimensione spiritua-le e religiosa, e quello “laicista”, chenega alla radice il bisogno direligiosità insito nella dimensioneumana.

Daquel «semi sbagliomicorrige-rete» nel giorno della sua elezione,nessuno dubitò mai che la “cara” e“diletta”Italia fosseper Giovanni Pa-oloIIunasecondapatria.

Così, quel suo finale «Dio benedi-cal’Italia»,pronunciato conuna ten-sione etica che mai si era sentita nelParlamentoeche sembravacostitui-reunaveraepropriarivendicazionedi Giovanni Paolo II nel suo dialogointimo con il Signore, fu accolta datutti come un grande atto di amore

verso il nostro Paese perché avesse“fiducia” nella storia che ci ha fattograndi e sapesse «spingere audace-mentelo sguardoverso il futuro» co-stituendo «una grande ricchezzaper le altre nazioni d'Europa e delmondo».

Come in tutto il suo magistero,Papa Wojtyla, prima che alla ragio-ne, seppe parlare alle coscienze, sol-lecitandoemozioniesentimenti.

E oggi possiamo ben dire che Egliè stato un Papa mai sottomesso alleprudenze curiali, capace di propor-re posizioni anche impopolari se fi-nalizzateadannunciarelaveritàdelVangelo e a difendere la verità sul-l’uomo:emblematicoatalpropositofu il suo richiamo ad un «segno diclemenza» per i carcerati, umiliatinellaloro esistenzada condizioni in-sopportabili di «penoso sovraffolla-mento» negli istituti di detenzione.Un atto che avrebbe costituito «unachiara manifestazione di sensibili-tà» e che non avrebbe mancato di«stimolarne l’impegno di personalerecupero in vista di un positivo rein-serimentonellasocietà».

Sono convinto che questa straor-dinaria disposizione del Santo Pa-dre nei riguardi dell’essere umano,la sua propensione ad abbracciarel'esistenza in tutta la sua complessi-tà, il suo percorso inarrestabile tragliuomini e trai popoli,entrandodi-rettamente in contatto con le soffe-renzee le attese di tante persone e ditante nazioni, hanno reso i suoi 27anni di pontificato un percorso stra-ordinarioeasuomodoinedito.

Oggi, alla vigilia della sua santifi-cazione, abbiamo ancora una voltal’opportunità di ripercorrere il cam-mino di Giovanni Paolo II e di rinno-varela riflessionesul patrimonio eti-co e spirituale che ci ha lasciato. Permolti di coloro che rivestono re-sponsabilità politiche Papa Wojtylaè un riferimento luminoso nella dif-ficile ricerca della via al bene comu-ne.

Per chi ebbe l’onore di riceverloin quella memorabile mattina si ac-crescela gratitudine verso laProvvi-denza che ci ha consegnato un pa-dre così grande e così capace di farsentire tutti noi piccoli esseri di que-sto mondo così fortemente amati emaidimenticati.

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La sua grandezza in due profeziedi Marcello Pera

Quella prima voltain Parlamento

di Pier Ferdinando Casini

La grandezza di GiovanniPaolo II si misura anchecon il metro di due sue pro-fezie, sull’Europa e sui di-ritti dell’uomo così comeconcepiti in Europa.

Quando il 28 giugno 2003Wojtyla pubblicò la sua Esorta-zione Ecclesia in Europa, la Con-venzione europea stava per fini-re i lavori. L’anno successivo, il29 ottobre 2004, fu sottoscrittaa Roma la Costituzione euro-pea. Lì la voce di Wojtyla, allaquale i “Padri costituenti” ave-vano prestato più finto omaggioche serio ascolto, fu completa-mente ignorata. Al Papa cheaveva detto all’Europa che è fi-

glia della tradizione cristiana, eaveva chiesto che almeno men-zionasse queste sue radici, laCostituzione rispondeva con pa-role di desolante povertà. La Co-stituzione riconosceva ... il «pa-trimonio spirituale e morale»dell’Europa, nonché le sue «ere-dità culturali, religiose e umani-stiche»! Tutto lì, come se il cri-stianesimo fosse stato un episo-dio superato, al pari dell’Uma-nesimo, del Rinascimento o del-l’Illuminismo. Interrogati sulpunto, alcuni capi di Stato furo-no sinceri fino alla brutalità: ilcristianesimo — dissero — è so-lo una religione fra le altre, se losi menziona, anziché unire l’Eu-

ropa, la divide.Non solo chi ragionò così

commise l’errore grave di pen-sare che quella del Papa fosseuna richiesta clericale, cosa an-cor peggiore non si accorse cheil rifiuto del cristianesimoavrebbe minacciato quella stes-sa costruzione politica europeache con tanta retorica e, come sivide bene dopo, con tanta colpe-vole spensieratezza si voleva ce-lebrare.

Era la prima profezia diWojtyla. Inoltre, ed era la secon-da, sarebbe accaduto che queglistessi diritti dell’uomo di cuil’Europa mena gran vanto si sa-rebbero rovesciati contro sestessi se non si fosse riconosciu-to che essi si fondano sulla di-gnità della persona e questa, a

sua volta, sull’immagine di Dioche l’uomo porta impressa in sée sulla sua partecipazione allavita di Cristo.

In sostanza, aveva dettoWojtyla: togliete alla civiltà eu-ropea i suoi concetti cristiani,fondate la dignità dell’uomosulla libertà dell’uomo soltan-to, e i diritti dell’uomo, anzichéscudo della persona controogni forma di prevaricazione,diventeranno essi stessi un’ar-ma formidabile che perfora loscudo. E si produrrà una «con-traddizione sorprendente», ol-tre che tragica: «proprio inun’epoca in cui si afferma pub-blicamente il valore della vita,lo stesso diritto alla vita vienepraticamente negato e concul-cato». Con l’aborto, l’eutanasia,

il matrimonio omosessuale, oaltre “conquiste di libertà”, co-me vengono chiamate.

Entrambe le profezie diWojtyla si stanno oggi realiz-zando. L’Europa unita non fapassi avanti, anzi va indietro. Ei diritti dell’uomo in Europa sistanno riducendo a norme fis-sate da parlamenti o a decisioniprese da corti di giustizia: nonpiù beni inerenti o sacri o invio-labili della persona, semplice-mente concessioni di diritto po-sitivo. Chi oggi parla di crisi del-l’Europa e non si avvede del-l’abisso morale e spirituale incui, per sua colpa, il Vecchiocontinente precipita non solotradisce Wojtyla per la secondavolta, perde anche se stesso.

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-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - IX - 27/04/14-N:

IX

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Assisi, 5 novembre 1978. Ilnuovo papa aveva volutovenire a pregare sulla tom-ba del patrono d’Italia e co-sì, in quel pomeriggio d’au-tunno, in meno di quattro

ore si realizzò – dopo il pellegri-naggio di qualche giorno prima alsantuario mariano della Mento-rella, nei pressi di Roma – il secon-do viaggio del pontificato. Dallafolla che lo acclamava all’improv-viso si levò un grido, con l’inten-zione di ricordare al pontefice ap-pena eletto la Chiesa del silenzio.E d’istinto Giovanni Paolo II si vol-tò, esclamando che la Chiesa delsilenzio ora parlava, attraverso dilui. Ecco, in una sola battuta,Wojtyla il comunicatore. Con unarisposta estemporanea, infatti, il

papa esplicitò con più chiarezzaquello che aveva detto tre setti-mane prima, subito dopol’elezione.

Dopo il tradizionale enello stesso tempo cla-moroso annuncio del-l’habemus papam, la se-ra del 16 ottobre Giovan-ni Paolo II si era affaccia-to e aveva compiuto lostrappo non riuscito al suopredecessore, che pure ne ave-val’intenzione: prima dibenedirela folla che si era accalcata in piaz-za San Pietro il nuovo papa infattiparlò. E le parole che Wojtyla pro-nunciò furono tradizionali e nuo-ve insieme: «Sia lodato Gesù Cri-sto. Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora tutti addolorati do-pola morte del nostroamatissimopapa Giovanni Paolo I. Ed eccoche gli eminentissimi cardinalihanno chiamato un nuovo vesco-vo di Roma. Lo hanno chiamatoda un paese lontano… lontano masempre così vicino per la comu-nione nella fede e nella tradizionecristiana. Ho avuto paura nel rice-vere questa nomina, ma l’ho fattonello spirito dell’ubbidienza versonostro Signore Gesù Cristo e nellafiducia totale verso la sua madre,la Madonna santissima. Non sose posso bene spiegarmi nella vo-stra... nostra lingua italiana. Se misbaglio mi corrigerete. E così mipresento avoi tutti, per confessare

la nostra fede comune, la nostrasperanza, la nostra fiducia nellamadre di Cristo e della Chiesa, eanche per incominciare di nuovosu questa strada della storia e del-la Chiesa, con l’aiuto di Dio e conl’aiuto degliuomini».

A sorpresa, infatti, dopo un con-clave nonfacile, per la prima voltadopo quasi mezzo millennio il ve-scovo di Roma era stato sceltonon dall’Italia ma “da un paeselontano”,cioè da quella Chiesa delsilenzio che – nonostante diffusipregiudizi ideologici, anche tra icattolici – lontana certo non si sen-tiva. E soprattutto il papa non ave-va paura di esprimersi in una lin-gua che sì conosceva, ma che nonera la sua (la «vostra… nostra lin-gua italiana»), parlando con im-mediatezza e semplicità come perpoco più di un mese aveva fatto ilsuo predecessore Luciani, mortoall’improvviso il 28 settembre. Co-

sì, con quelle poche frasi, aperteda un saluto tradizionalissimo(«sia lodato Gesù Cristo») e ricor-date da tutti per quel «corrigere-te», in un attimo conquistò la sim-patia dei romani, e certo non solola loro, ben al di là dei confini visi-bilidel mondocattolico.

Durante tutto il pontificato – ilpiù lungo della storia dopo i tren-tadue anni di Pio IX (1846-1878) –fu davvero un papa popolarissi-mo Giovanni Paolo II, anche se al-trettanto forte e tenace fu l’opposi-zione mediatica, ora per lo più di-menticata. E subito divenne popo-lare anche perché subito si dimo-strò capace di comunicare, quasimagneticamente. Con le folle in-nanzi tutto, ma anche a tu per tu,nei rapporti personali. Sono statiinnumerevoli le persone da lui in-contrate (tra queste, moltissimi igiornalisti), memorabili le confe-renze stampa tenute in aereo du-

rante i 104 viaggi internazionali enumerose le interviste, alcune di-venute libri. Novità in ambito me-diatico, a dire il vero, quasi tutteintrodotteda Paolo VI, ma checonil papa polacco divennero fre-quenti e quasi normali. In tutto ilmondo, che percorse tenacemen-te sino a pochi mesi prima dellamorte, nonostante ildeclino fisicosempre più evidente.

La comunicazione papale di-venne così davvero globale, an-che se Wojtyla non si nascondevai limiti della sua popolarità quan-do osservava che piaceva il can-tante ma non la canzone, cioè lasua predicazione. E nonostantele opposizioni – arrivate quasi su-bito al tentativo, quasi riuscito, diassassinio il 13 maggio 1981 – il pa-pa non si fermò, portando in tut-to il mondo l’annuncio gridato inpiazza San Pietro il 22 ottobre1978, nell’omelia per l’inaugura-zione del pontificato: «Fratelli esorelle! Non abbiate paura di ac-cogliere Cristo e di accettare lasua potestà! Aiutate il papa e tut-ti quanti vogliono servire Cristoe, con la potestà di Cristo, servirel’uomo e l’umanità intera! Nonabbiate paura! Aprite, anzi, spa-lancate le porte a Cristo! Alla suasalvatrice potestà aprite i confinidegli Stati, i sistemi economici co-me quelli politici, i vasti campi dicultura, di civiltà, di sviluppo.Non abbiate paura! Cristo sa “co-sa è dentro l’uomo”. Solo lui losa!». E al grido si aggiunse alla fi-ne della messa il gesto di innalza-re con entrambe le mani il pasto-rale a forma di crocifisso che erastato di Paolo VI, per mostrare almondo l’unico salvatore.

Alle parole, tantissime, pro-nunciate nelle più diverse lin-gue, s’aggiunsero infatti i gesti,in una capacità comunicativaistintiva e fuori del comune, ma-turata già in gioventù nelle espe-rienze di quel “teatro rapsodico”formatosi a Cracovia come resi-stenza all’occupazione nazistadella Polonia. Gesti moltiplicati-si negli anni, dalla visita al suo at-tentatore in carcere al bastoneroteato per seguire il canto deigiovani che si stringevano al pa-pa, ormai vecchio e sofferente.Fino all’ultima benedizione del30 marzo 2005, muta perchénon poteva più parlare.

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Così infransela barrieradel silenzio

Il grande comunicatoreL’efficacia del messaggio contro resistenze e pregiudiziFino all’urlo: «Fratelli e sorelle, non abbiate paura!»

LA VISITAAL MESSAGGERO

Un evento storico per lanostra testata, datato

9 dicembre 1990La forza comunicativa di

Wojtyla è sempre statastraordinaria nelle

parole e nei gesti, maanche nelle espressioni

sofferenti per lavecchiaia e la malattia

Edson Arantes doNascimento, dettoPelè dai tempi dellascuola e riconosciutocome il migliorecalciatore di tutti itempi, stringe la manodi Wojtyla al terminedell’udienza privata inVaticano (1987)

La rossadi Maranello

IL PRIMO CLICPER L’OCEANIAE’ il 22 novembre del2001 e il Papa inviaper e-mail il testodell’EsortazioneApostolica Ecclesiain Oceania: è unevento senzaprecedenti

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

L’omaggiodei calciatori

Lo sport «sia semprepalestra di autenticaformazione umana,ispirata ai valori etici espirituali», ha detto ilPontefice salutando ladelegazione di arbitridi serie A e B (foto digruppo, 2003)

Gli arbitridi serie A e B

“O Reido Futebol”

di Giovanni Maria Vian

Sport palestradi umanità

11 novembre 2003: lanazionale di GiovanniTrapattoni e unadelegazione dellanazionale polacca dicalcio incontrano ilPapa in Vaticano allavigilia dell’amichevolePolonia-Italia. Nellafoto, il papa riceve daigiocatori polacchi unadivisa con il suo nome

E ARRIVÒBEN OLTREI CONFINI VISIBILIDEL MONDOCATTOLICO

Il 4 giugno del 1988Giovanni Paolo IIvisita gli stabilimentiFerrari. Enzo Ferrariè malato e il Ponteficepuò parlargli soltantoal telefono. Poi, oltreogni protocollo,chiede che gli vengafornita un’auto persalutare i fedeliraccoltisi lungo lapista di Fiorano: la suafoto a bordo dellaspider rossa fece inpochissimo tempo ilgiro del mondo

-TRX IL:26/04/14 20:27-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - XI - 27/04/14-N:

XI

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Da un poloall’altro

In onoredel Santo

Souvenire collezionismo

Èdifficile ancora oggi portareil conto delle tante definizio-ni che, via via, nel corso di 27anni di pontificato hannocercato di inquadrare al me-glio la personalità di Giovan-

ni Paolo II: “Papa della sofferen-za”, per la commovente testimo-nianza personale resa al mondo;“Papa della pace” per l’incessantepredicazione di solidarietà e con-cordia tra i popoli; “Papa dellegrandi folle” per lo straordinario

seguito di fedeli in ogni angolodel pianeta. Un Papa con unostraordinario anelito missiona-rio capace di entrare in comu-nione con tutti i popoli.

Si calcola che Karol Wojtylaabbia percorso in 25 anni dimagistero petrino oltre un mi-lione e centosessantamila chi-lometri; vale a dire 29 volte il gi-ro dei mondo, tre volte il per-

corso Terra-Luna! Una distanzaimpressionante. Ha macinato chi-lometri e chilometri e ne sannoqualcosa i vaticanisti che lo hannoseguito nel corso degli spostamen-ti.

Durante il primo periodo dipontificato Giovanni Paolo II riu-sciva a visitare anche quattro ocinque Paesi alla volta. Spesso era-no trasferte faticose, eppure luisembrava non stancarsi mai, vole-va conoscere, recarsi personal-mente sui posti, farsi raccontare,parlare senza intermediari con lepersone. Ogni essere umano cheincontrava costituiva un dono. Avolte si trattava di compiere lun-ghi tragitti in auto, su strade nonsempre agevoli. E’ accaduto inAfrica, in America Latina. Giovan-ni Paolo II faceva inserire nel pro-gramma ufficiale, anche all’ulti-mo minuto, nuove tappe. Era fattocosì. Entusiasta, caloroso, appas-

sionato di Cristo e dell’uomo. So-no tantissime le immagini e i gestiche riportano alla mente lo straor-dinario legame tra Papa Wojtyla ele folle. Ricordo con emozione lafolla oceanica che lo attendeva aManila, nelle Filippine, o l’abbrac-cio affettuoso ricevuto nello sta-dio di Casablanca, in Marocco, do-ve fu il primo pontefice a parlaredavanti a tanti giovani musulma-ni. Erano 80 mila. Il discorso pro-nunciato in quell’occasione vieneconsiderato una pietra miliare neldialogo islamo-cristiano; questavisita, non a caso precedette di unanno lo storico incontro delle reli-gioni ad Assisi, nell’ottobre 1986.Artefice della visita in Marocco ful’allora re Hassan II (padre dell’at-tuale Mohammed VI); in quel peri-odo le relazioni tra l’Occidente e ilmondo arabo-musulmano eranoben diverse da ciò che divennerodopo l’11 settembre 2001. Il climaera bellissimo e di festa. Viaggiareper Giovanni Paolo II era un attodi umiltà. Papa Wojtyla ha incar-nato, con i suoi viaggi, la figuradell’umile pellegrino eternamentein cammino verso i traguardi del-la pace, della giustizia sociale edella comprensione tra i popoli,purtroppo ancor oggi rimastidrammaticamente irrisolti. E’ sta-to in Africa decine di volte, in Asia,in Australia, in Oceania, in Ameri-ca del Nord e del Sud.

Soffermarsi all’immagine delPapa viaggiatore non basta peròper capire il suo spirito. Uno spiri-to alimentato solo dal Vangelo. Aspingerlo era una grande forza in-teriore: egli desiderava trasmette-re la gioia del cristianesimo e co-municarla ai popoli. Gli uominisono stati il suo sorriso, simbolo diun ottimismo originato da un’au-tentica attenzione a un mondo

sfaccettato, attraversato da tensio-ni, interrogativi, sfide. In diverseoccasioni Giovanni Paolo II ha de-scritto cosa significasse per luiviaggiare, e quale fosse il sensoprofondo delle visite compiute aiPaesi e alle comunità locali. Dice-va che il Papa «viaggia, sostenuto,come Pietro, dalla preghiera di tut-ta la Chiesa, per annunciare il Van-gelo, per confermare i fratelli nel-la fede, per consolare la Chiesa,per incontrare l’uomo». Ogni viag-gio ha goduto di ampia risonanza,a partire dalla prima trasferta inMessico, nel 1979. Subito dopo an-

dò in Polonia: a Cracovia e a Varsa-via è voluto tornare diverse volte;nel 2000 ha compiuto un pellegri-naggio alle sorgenti della fede inIsraele. Ha toccato diverse nazionia maggioranza musulmana: Tuni-sia (1996), Libano (1997), Siria(2001), Marocco (1985) Nigeria(1998). Ha visitato due volte l’In-dia, altra nazione a maggioranzanon cristiana. E’ stato un convintoeuropeista e non ha mancato di vi-sitare quello che chiamava essereil polmone dell’Est: Ungheria, Al-bania, Lituania, Lettonia ed Esto-nia, Croazia, Repubblica Ceca, Slo-

vacchia, Slovenia, Sarajevo; unparticolare rilievo hanno rivestitonel 1999 le trasferte in Romania eGeorgia, entrambe di tradizioneortodossa.

Difficile, infine, dimenticare lavisita a Cuba e l’incontro con FidelCastro, e nel 2000 quella in TerraSanta. Emozionò il mondo la pre-ghiera davanti al Muro del Piantoe la riflessione silenziosa allo YadVashem. Viaggiare più che unabrillante intuizione è stato il modoper rivelare la Parola, per diffon-derla, con un occhio di riguardo aigiovani per i quali ambiva a gran-di progetti. Quando Giovanni Pao-lo Il pensò all’istituzione dellaGiornata Mondiale della Gioven-tù, aveva in mente non un’iniziati-va ma un progetto dagli orizzontiampi, un modo per rendere orga-nica e, in un certo senso costituti-va, la loro “chiamata” al cuore delpontificato. Dovevano essere i gio-vani a segnare il passaggio dellaChiesa nel nuovo millennio. Eccoperché viaggiava con il cuore gon-fio di speranza. Cosa che ha fattofinché la salute glielo ha permes-so. «Non abbiate paura, spalanca-te le porte a Cristo».

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I francobolli vaticanisono ambitidai pellegrini,dai turistie dai filatelici, sempreinformatidelle nuove uscite

Ovviamentenumerosele affrancaturededicateal Papa polaccoe ai suoi viaggiin ogni partedel pianetadall’America Latinaall’Africadai Caraibiai Paesidell’Est europeo

I Paesi visitati

ANSA

Canada

Messico

Brasile

Guiana FranceseSurinameGuyana

Rep.Dom.

Puerto Rico (USA)

HaitiGiamaica

Bahamas

PanamaCosta Rica

NicaraguaHonduras

El SalvadorGuatemala

Belize

Paraguay

Bolivia

ArgentinaUruguay

Cile

Perù

Ecuador

Colombia

Venezuela

Cuba

Spagna

Francia

Marocco

Mauritania Mali Niger

Nigeria

Camerun SomaliaSomalia

EritreaEritreaYemenYemenGibutiGibuti

E.A.U.E.A.U.

KuwaitKuwait

Somalia

Eritrea

Rep.Centrafricana

Rep. delCongo

Ciad Yemen

Oman

Namibia

Senegal

Guinea-Bissau GuineaSierra Leone

Liberia CostaD'Avorio

Beni

n

BurkinaFaso

Mal

awi

Togo

Ghan

a

Ruanda

Gibuti

E.A.U.Qatar

Kuwait

Burundi

Uganda

Sahara Occ.

Canarie (Sp)

Gambia

Algeria

Tunisia

ItaliaGracia

GermaniaBelgioAustriaSlovacchiaMoldavia

Ucraina

TurkmenistanTurkmenistanUzbekistanUzbekistan

TagikistanTagikistanTurkmenistanUzbekistan

Tagikistan

BielorussiaLituania

LettoniaRussia

Estonia

RomaniaUngheria

CroaziaBosniaErz.AlbaniaMaced.Bulgaria

JugoslaviaSloveniaRep.Ceca

Svizzera

P. Bassi Polonia

Danimarca

Svezia

Norvegia Finlandia Russia

Australia

Madagascar

Sud Africa

Congo

Guinea Eq.

SwazilandLesotho

Botswana

Zimbabwe

Mozambico

Gabon

NuovaZelanda

Cina

Mongolia

India

Sri Lanka

Nepal Bhutan

Maurizio

Sao Tomée Principe

CapoVerde

Reunion

Seychelles

Trinidad e TobagoGrenada

St. Vincent eGrenadine

BarbadosSt. Lucia

Coreadel sud

Coreadel nord

BangladeshBirmania

Laos

ThailandiaCambogia

Vietnam

Taiwan

I n d o n e s i aPapua

Nuova Guinea

IsoleSalomone

IsoleFiji

NuovaCaledonia

MalaysiaSingapore

Brunei

Pakistan

Afghanistan

Kazakistan

Giappone

Filippine

IranIraqSiriaGiordania

IsraeleLibano

Cipro

ArabiaSaudita

Turchia

RegnoUnitoEire

Islanda

LibiaEgitto

Sudan

Angola Zambia

Tanzania

Kenya

Etiopia

PortogalloU.S.A.

U.S.A.

OCEANOATLANTICO

OCEANOPACIFICO

OCEANOPACIFICO

OCEANOINDIANO

MartinicaDominica

Guadalupa (Fr)Curaçao

Antigua e Barbuda

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RussiaRegnoUnito

Eire

Islanda

Portogallo

MaroccoAlgeria

Libia

Tunisia

IN EUROPA 3,24 volte

Rapporto tra il totaledei chilometri percorsie la distanza terra-luna

1.162.615 Totale dei chilometri percorsi

104129

Viaggi fuori dall'Italia e dal VaticanoNazioni visitate (tolte le ripetizioni)

KighizistanKighizistanKighizistan

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6-7

8 o più

Le grandi alidel missionario

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

DA CUBAA GERUSALEMMEFu epocale la visitadi Wojtyla a Cubanel ’98, quandoincontrò Castro alPalazzo dellaRivoluzioneSopra a sinistra, ilPapa con il cardinaleDziwisz di ritornodall’ArmeniaDi fianco, nel 2000al Muro del Piantoa Gerusalemme

di Stanislaw Dziwisz

Nel mondoin cartolina

Il francobolloemesso per lacanonizzazionedi Giovanni Paolo II

I viaggiIl Papa che richiamò folle oceaniche era un umile pellegrino, mai troppostanco per annunciare il Vangelo. A costo di trasgredire le regole

-TRX IL:26/04/14 20:28-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - XIII - 27/04/14-N:

XIII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

I giovaniSapeva rendere simpatica la virtù, mostrava la bellezza dei valori e trasmettevaenergia e vita: ecco perché per i ragazzi di ogni parte del mondo «lui ha ragione»

L’incontro – come semprefestivo, ricco di idee emoltitudinario – era fini-to. Questa volta eravamonello sterminato parcoBlonie, a Cracovia. Gio-

vanni Paolo II cominciava ad ab-bandonare il palco. E mentre an-ch’io lasciavo il posto, vidi unaragazza – forse 18 oppure 19 anni– che seduta sul verde manto er-boso, piangeva. Il suo pianto eraevidente, senza pudore, non na-scosto. La domanda era quasi ov-via: ma perché piangere in un’oc-casione così bella? La risposta,tra singhiozzi fu: «Perché lui ècosì santo ed io faccio schifo».

Ho ripensato molte volte aquella risposta. Ci sono moltimodi di presentare il bene possi-bile, il bello raggiungibile, l’eticadell’esistenza. Ma troppo spessocomunicare la bontà non riesce.Non raggiunge il centro dellapersona. Rimane in superficie.Le parole sembrano sfiorare ilpensiero senza che convincano,senza che qualcosa nell’internomobiliti la decisione di cambia-re. Non soltanto di fare qualcosadi nuovo ma di essere di più e didiverso. Di oltrepassare il torpo-re dell’abitudine acquisita.

Quella giovane donna sin-ghiozzante aveva capito. Avevacapito le parole pronunciate daGiovanni Paolo II. Quelle paroleavevano aperto il confronto noncon dei concetti astratti ma conla propria esistenza quotidiana.Non avevano provocato un rifiu-to, né una giustificazione, né unmoto di difesa autoassolvente. Ilsuo pianto sembrava piuttostoespressione della gioia di chi hascoperto che il meglio è possibi-le. Anzi che il meglio, prima pa-radossalmente cercato nell’as-saggio abituale dell’effimero, del-

l’episodico, del puramente epi-dermico, non era il meglio. Perquesto, in fondo, quel pianto erail riconoscimento e la scopertadi una nuova rotta che adessoquella giovane donna avrebbe in-cominciato. E quell’inizio gioio-so alla fine di una giornata pienadi senso, era benvenuto con laforma espressiva squisitamenteumana che sono le lacrime.

Perché Giovanni Paolo II fu co-sì amato dai giovani? La rispostaè: perché lo avevano capito. E, co-me conseguenza, lo avevanoamato. L’ho domandato ai giova-ni stessi a Toronto, a Buenos Ai-res, a Tor Vergata, a Manila... E lerisposte, con poche sfumature didiversità, erano spesso identi-che: «Nessuno, né nella mia fa-miglia, né nella scuola, né nellamia società mi avevano dettoquello che lui dice. E lui ha ragio-ne». Eppure le cose che lui dice-va andavano spesso in direzioneopposta ai presupposti culturali.Perché loro – i giovani – diceva-no così assertivamente che «luiha ragione»?

Ci sono degli “educatori” chesembrano avere una chiarezzastraordinaria nel dire che cosanon si deve fare e che cosa non sidovrebbe essere. Ma allo stessotempo, sembrano non avere lastessa chiarezza nel definire e co-municare che cosa si può essereo verso dove si dovrebbe cammi-nare se si vuole essere miglioredi quanto si è. Questa etica allarovescia lascia nell’animo l’attri-to dell’ambiguità. Non entusia-sma mai.

Giovanni Paolo II affermava.Era propositivo. Non coccolava igiovani con delle lusinghe gratui-te. Era esigente. Parlava di unpossibile arduo ma chiaro e ma-gnifico. Parlava di più della bel-

lezza dell’amore umano che deirischi di una sessualità capriccio-sa. Quasi mai parlava dell’egoi-smo e, invece, quasi sempre, dicome sarebbe stupendo un mon-do fatto di generosità. Anzi,ascoltandolo, sembrava ovvioche l’unico mondo possibile po-tesse essere soltanto quello co-struito pensando un poco di piùagli altri e un poco di meno a sestessi.

L’espressione “Giovani Paolo

II, il grande comunicatore” è ve-ra ma può indurre in inganno.Era un grande comunicatorenon tanto per il modo – puresplendido - di comunicare quan-to per il contenuto di quello checomunicava. E per questo i giova-ni rispondevano alla mia doman-da dicendo «lui ha ragione». Nonsi dà ragione a una bella voce néa una magnifica forma espressi-va. Si dà ragione a chi dichiara laverità. A chi afferma il vero.

La radice di quella magnificaaccettazione dell’insegnamentodi Giovanni Paolo II tra i giovaniera che sapeva rendere simpati-ca la virtù. La faceva viva, appas-sionante, attraente. Anzi, neces-saria. Non si trattava mai dienunciazioni di principio, di for-mulazioni di norme, di proposi-zioni astratte. Quando parlavaloro, dava alla verità e alla bontàun motivo: l’appassionante, ar-gomento della vita veramenteumana. E lo faceva mostrandola bellezza dei valori, l’attrattivauniversale del bene. Nei suoidialoghi con i giovani il tema difondo era, alla fine, la verità. Laverità delle cose. La verità – equindi, per contrasto, la menzo-gna – che può o può non esserepresente nella propria esisten-za. In due pennellate metteva incontrasto i sofismi convenziona-li ingannevoli e la consistenzadelle cose vere. Così, il bello, ilbuono e il vero apparivano in luisempre uniti in una propostache poteva riempire - fino a far-la traboccare - la propria biogra-fia. Quindi, non solo diceva checosa è la bontà ma insegnava aessere buono.

I giovani si sono sempre fattidomande sul rapporto con Dio.E Giovanni Paolo II faceva vede-re che Dio non è un codice nor-mativo nè una credenza, mauna Persona cui credere, in cuisperare e con cui vivere un amo-re intenso, fedele, reciproco, per

tutta la vita. A Dio si può affi-dare la propria esistenza; a

un codice morale, neancheuna giornata. Questa stra-ordinaria concretezza,congeniale con il suo mo-do di essere molto diret-to e immediato, corri-spondeva del tutto all’es-

senza della sua religiositàcristiana, della sua santità

di vita. Con i giovani l’allean-za tra messaggio e vissuto esi-stenziale esplodeva letteralmen-te. I giovani vedevano che quelmodo di parlare di Dio sgorgavada un’esperienza personale ma-turata durante tutta la vita diGiovanni Paolo II. Non era la re-citazione delle pagine di un li-bro scritto da qualcuno. Quelleparole che ascoltavano avevanotutto il sangue e la carne di quelPapa che parlava di Dio perchélo conosceva e amava. I ragazziche lo ascoltavano captavano laverità del suo messaggio, «Luiha ragione...»

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IN CAMMINOPER MANOLe GiornateMondiali dellaGioventù preseroil via nell’85 conWojtyla. Dasinistra, il Papa aTor Vergata con 5ragazzi dai 5continenti (Roma2000); e alla GMGdi Toronto (2002)

Più che unapapamobile fu unatruckmobile, cioè unvero e proprio camionLa FSC Star 660 fu unveicolo importanteper Giovanni Paolo II:lo utilizzò durante ilprimo viaggiopastorale nella suaPolonia (1979)Aperto, spartano,semplice, si muoveva auna velocità di appena6 km all’ora

FSCStar 660

E’ la più famosavettura di WojtylaIl Pontefice era infattia bordo della FiatCampagnola il 13maggio del 1981quando Ali Agca glisparò in Piazza SanPietro. La fuoristradaaperta gli era statadonata dalla Fiatl’anno precedentedurante la visita aTorino (il 13 aprile) erimase in servizio finoal 2007. La sua targainiziale era SCV 3

FiatCampagnola

La Mercedes-Benz G230 segnò uncambiamento nelmodo di muoversi delSanto PadreL’attentato, infatti,aveva fatto emergereproblemi legati allasicurezza e questavettura fu la prima adavere una protezionetrasparenteLa G 230 fu donata aWojtyla durante il suoviaggio in Germanianel 1980 e rimase inservizio fino al 2002

MercedesClasse G

L’AMOREPER I PIÙ PICCOLI«Al cielo sono destinatiquanti sono semplicicome i bambini»,ripeteva. Sotto, il Papacon Navarro-Valls, finoal ’96 direttore della salastampa della Santa Sede

di Joaquín Navarro-Valls

SeatPanda

E’ una delle più piccolee leggere vettureutilizzate da GiovanniPaolo IILa Seat Pandaaccompagnò Wojtylanel viaggio in Spagnadel 1982Nonostante l’attentatodell’anno precedente,la citycar della Fiat,prodotta su licenzanella Penisola Ibericadalla Seat dal 1980 finoall’86, non aveva alcuntipo di protezione

La forza della veritàmotore di tutto

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

ERA ESIGENTEMA SI POTEVASEMPRE FAREAFFIDAMENTOSU DI LUI

La seriepapamobile

Composite-MSGR - 20 CITTA - XIV - 27/04/14-N:

XIV

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.itIl giorno dei Santi Giovanni Paolo II

DAL DALAI LAMAA PADRE PIOIl Dalai Lama con il Papain una foto del ’99. Sotto,un manifesto per lacanonizzazione di PadrePio davanti a San Pietronel 2002: officiò Wojtyla

PER STRADATRA LA GENTEIl Papa a piazza diSpagna, come ogni annoper l’Immacolata

Nei confronti delle donneGiovanni Paolo II fece unavera e propria rivoluzio-ne. Il cambiamento si rive-lò subito nel suo modo ditrattare le amiche polac-

che che lo venivano a trovare: leabbracciava senza timore, senzaimbarazzo. E lui era ancora unuomo giovane, prestante, nonun pontefice anziano e paterno.Karol Wojtyla aveva sempre col-tivato le amicizie femminili sindagli anni giovanili, a comincia-re dalla grande attrice HalinaKrólikiewicz - Kwiatkowska, cheinsieme al futuro Papa aveva cal-cato le scene nel teatro clandesti-no, forma di resistenza culturaleall’occupazione nazista della Po-lonia. Ma certamente la donnache fu più vicina a Wojtyla è sta-ta Wanda Póltawska, che lo chia-mava «fratello».

Wanda fu amica di Karol sindall’inizio degli anni Cinquanta,come risulta dalla corrisponden-za tra i due e dai pensieri scam-biati fra di loro sino alla morte diGiovanni Paolo II, testi pubblicatiin Italia con il titolo Diario di unaamicizia. Don Karol, Lolek, passa-va con la famiglia di Wanda – ilmarito Andrzej, filosofo, e le quat-tro figlie – le giornate di festa e so-prattutto le vacanze, condividen-do con questi amici l’amore per lanatura, i boschi e le montagne, ibivacchi sotto le stelle, le messemattutine sotto gli alberi.

Eletto papa, Karol disse di sen-tirli vicini «come le persone a mepiù care» e continuò a passarecon loro, soprattutto con Wanda,i momenti più importanti dellasua vita, anche privata: come ilprimo Natale a Roma, nel 1978.Le lettere rivelano senza dubbiola sua influenza su Wanda, medi-co psichiatra di cui il giovane sa-

cerdote era divenuto padre spiri-tuale, ma anche quella dell’amicasu di lui.

Come donna e come madre,per di più medico, la dottoressa sirivelò subito una consulente per-fetta per i problemi della famigliae della sessualità, che Wojtylaconsiderava i più urgenti fra quel-li che la Chiesa del suo tempo do-veva affrontare. La consulenzadella dottoressa Póltawska fu uti-le soprattutto durante la prepara-zione dell’enciclica Humanae vi-tae, a cui il cardinale Wojtyla, chefaceva parte della commissioneistituita da Paolo VI per studiareil problema della regolazione del-le nascite, diede un apporto fon-damentale. Ma pure nel periodosuccessivo, quando Wanda dedi-cò molte ore libere a spiegare l’en-ciclica a laici e sacerdoti, con arti-coli e conferenze, e fu per annil’anima dell’Istituto per la fami-glia fondato a Cracovia dall’arci-vescovo.

Ma il contributo di Póltawskanon fu soltanto di sostegno e diconsulenza, medica e familiare:Wanda fu detenuta per quattroanni a Ravensbruck, per averepartecipato, scout appena quindi-cenne, alla resistenza polacca. Inquel campo di concentramentoera stata sottoposta a sperimenta-zioni scientifiche molto dolorose,che in seguito la costrinsero a gra-vi operazioni, e proprio questaesperienza fu alla base della suaappassionata battaglia a favoredella persona umana.

Come madre e come medico,inoltre, Wanda si rendeva contodi quanto fosse necessaria una“teologia del corpo” che spiegas-se chiaramente come la trasmis-sione della vita rientrasse nel pro-getto di Dio. E proprio a questa te-ologia del corpo Wojtyla dediche-

rà un importante e innovativo ci-clo di discorsi nelle udienze gene-rali poco dopo l’elezione in con-clave. Nascono dunque da un vis-suto profondo l’attenzione e il ri-spetto per le donne di GiovanniPaolo II, e la simpatia con cuiguardava all’altra metà del gene-re umano.

Attenzione rispettosa e simpa-tia autentica dimostrate nellalettera apostolica Mulieris digni-tatem del 1987, con la quale perla prima volta un papa ha rico-nosciuto solennemente l’impor-tanza e il ruolo specifico delledonne nella storia della salvez-za, e nella quale si è addiritturainchinato davanti a quello che

ha chiamato il «genio femmini-le». In questo documento, Wojty-la accetta l’interpretazione del li-bro biblico della Genesi fattapropria dalle teologhe femmini-ste, che rivendicano la creazionesimultanea dell’uomo e delladonna («maschio e femmina Dioli creò»). La lettera è dunque ilpunto di arrivo di un’esperienzapersonale intessuta da impor-tanti amicizie con non pochedonne, amicizie continuate an-che durante il pontificato.

Giovanni Paolo II poi allargòanche il numero delle donne di-chiarate “dottori della Chiesa” in-serendovi Teresa di Lisieux, econtribuì in modo decisivo allacanonizzazione di Edith Stein, fi-losofa ebrea da lui studiata e mol-to amata che, divenuta monacacarmelitana, fu uccisa in un cam-po di sterminio. E proprio EdithStein fu da lui proclamata compa-trona d’Europa insieme ad altredue sante: Caterina da Siena e Bri-gida di Svezia. Con questa decisio-ne il papa aggiunse così tre don-

ne ai tre patroni del vecchio conti-nente: san Benedetto e i santi fra-telli Cirillo e Metodio, gli “aposto-li degli slavi”. Per non parlare del-la sua devozione nei confrontidella Madonna a cui dedicò ilmotto totus tuus (“tutto tuo”) nelsuo stemma episcopale e papale.

Ma Wojtyla fu anche il primopapa ad affidare una rappresen-tanza ufficiale della Santa Sede al-la guida di una donna: a Pechino,nel 1995, alla conferenza delle Na-zioni Unite dedicata alle donne,la delegazione della Santa Sedevenne infatti presieduta da MaryAnn Glendon, una giurista statu-nitense. Peccato però che questeautentiche innovazioni e i propo-siti “femministi” di Giovanni Pao-lo II non abbiano poi avuto un re-ale seguito nell’organizzazionedella Chiesa e in particolare nonabbiano ancora portato a unapresenza più significativa delledonne nel suo governo centrale,cioè nei ruoli direttivi della Curiaromana.

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A COME AMOREL’amore, scriveva Giovanni PaoloII, è la fondamentale e nativa voca-zione di ogni essere umano. Inquanto spirito incarnato, ossia ani-ma che si esprime nel corpo e cor-po informato da spirito immortale,l’uomo è chiamato all’amore inquestatotalità unificata.

B COME BUDDISTIGiovanni Paolo II ricevette diver-se volte in Vaticano - nel 1980,1982, 1986, 1988 e 1990 - il DalaiLama, manifestandogli pienaamicizia e vicinanza umana e spi-rituale per la campagna a favoredei diritti civili dei tibetani.

C COME CRACOVIALa città natale in cui è cresciuto,ha studiato e si è formato. Un luo-go speciale che ha rappresentatoper Wojtyla il ritorno alle origini.Ogni volta che vi arrivava, facen-do tappa da uno dei viaggi in Po-lonia, riusciva sempre a commuo-versi profondamente ricordandoi periodi della sua infanzia e dellasua giovinezza, circondato dall’af-fetto di una fitta rete di amici.

D COME DARWINKarol Wojtyla rileggeva le operedi Darwin e rifletteva sull’originedell’uomo pur riabilitando l’evo-luzionismo: «La scienza insegnache si tratta di teorie conciliabilicon la dottrina della Chiesa». «Ba-sta darne una lettura spiritualisti-ca». «Dio resta il motore di tuttol’universo».

F COME FIDANZATI«Penso spesso ai fidanzati ed allaloro difficoltà di vivere, entro ilmondo di oggi, nella purezza at-tendendo il matrimonio». Dal di-scorso rivolto ai giovani a TorVergata, per la Giornata Mondia-le della Gioventù nel 2000

G COME GIOVINEZZA«La vostra giovinezza», semprerivolto ai giovani, «non è solo pro-prietà vostra, proprietà persona-le o di una generazione: essa ap-partiene al complesso di quello

spazio, che ogni uomo percorrenell’itinerario della sua vita, ed èal tempo stesso un bene specialedi tutti. È un bene dell’umanitàstessa».

L COME LOLEKKarol veniva chiamato così dai fa-miliari. Un diminutivo affettuoso.Carletto. Lo stesso facevano gliamici di sempre, i compagni discuola. E anche da Papa, alcuni inprivato continuavano a chiamarlocon questo nome, Lolek. «Nonsmettete di chiamarmi così».

M COME MISERICORDIASin da ragazzo si era molto legatoalla spiritualità di suor FaustinaKovalska, una mistica polaccanei cui scritti affrontava proprioil tema della forza insita nel cuo-re di Dio misericordioso. Da Papa

Wojtyla non solo ha canonizzatosuor Kovalska, incoraggiato la co-struzione di un santuario in Polo-nia ma ha anche istituito la festadella Divina Misericordia. «LaChiesa preferisce fare uso dellamisericordia piuttosto che dellaseverità».

P COME POESIEIn gioventù e poi anche da Papaha composto decine di versi. Unodi questi, tra i più toccanti, parladella chiamata al sacerdozio.«L’amore mi ha spiegato ogni co-sa, / l’amore ha risolto tutto perme – / perciò ammiro questoAmore / dovunque Esso si trovi».Di sé scriveva: «Sono un viandan-te sullo stretto marciapiede dellaterra, e non distolgo il pensierodal Tuo volto che il mondo nonmi svela».

S COME SANTIMai nessun Papa ha proclamatotanti santi e beati quanto lui. Nelcorso del suo pontificato ha fatto1338 beati e 51 canonizzazioni,per un totale di 482 santi. I santi,diceva, sono gli esempi da segui-re. Più esempi ci sono e più pos-siamo trarne ispirazione.

T COME TOTUS TUUSE’ il motto scelto per lo stemmapapale. Una frase tratta da unoscritto di Luigi Maria Grignion deMonfort sulla consacrazione aMaria.

V COME VERGINEIn diverse occasioni ha racconta-to di avere maturato una grandevenerazione per la Madonna a co-minciare dall’infanzia. La Vergi-ne gli fu di grande consolazionequando a nove anni perse lamamma Emilia per una malattia,e successivamente il fratello mag-giore.

Z COME ZAKOPANEL’amore per le vette, la passioneper la montagna, il legame con imonti Tatra restano sullo sfon-do della sua straordinaria vicen-da personale. Papa Wojtyla par-lava spesso di quando andava asciare a Zakopane, la Cortina del-la Polonia.

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L’incontro con il Papain udienza privata inVaticano il 21 giugnoCon il celebre attoreamericano, padre diMichael, la suaseconda moglie, Anne

Era il 27 settembredel ’97 quando BobDylan suonòa Bologna, davanti aGiovanni Paolo II e a300 mila giovani, inoccasione delCongresso eucaristicoDylan ha sempretenuto molto alla fotoche lo ritrae sul palcomentre canta «Blowin’in the wind»

Era il 5 settembre e ilPapa ricevette l’attoreindiano con gli altriprotagonisti dellospeciale Una madre dinome Teresa

Il Papa ricevel’omaggio dell’attoreitaliano durante ilGiubileo dellospettacolo, in SanPietro: era il 17dicembre del 2000

2000Alberto Sordi

L’eterna seduzionedel genio femminile

Il Papa e le donneWojtyla ha sempre riconosciuto il ruolo centrale che hanno avuto nella sua crescita culturale e spirituale guardandolecon stima e rispetto. Ma la Chiesa non è stata in grado di seguire la portata innovativa del suo messaggio

RICONOSCIMENTIE INCARICHITeresa di Lisieux (a destra)fu inserita da Giovanni PaoloII tra i dottori della ChiesaAlla giurista Usa Mary AnnGlendon (sotto) fu affidata larappresentanza ufficialedella Santa Sede per laconferenza Onu sulle donnea Pechino, nel ’95 Tredici pilastri

per costruiree vivere nella luce

1986Big Luciano

1989Kirk Douglas

1997Bob Dylan

1998Kabir Bedi

La sua Roma d’arte e fede, spirito e fisicitàdi Igor Mitoraj

L’AMICADI SEMPREWanda Póltawska (nella foto)è stata la donna più vicina aWojtyla, che lei chiamava“fratello”. Medico psichiatra,ha avuto grande influenzaanche sulla formazione della“teologia del corpo”

MADRE TERESADI CALCUTTAIl 19 ottobre del 2003è stata proclamatabeata da GiovanniPaolo II. Avevaricevuto il Nobel perla Pace nel 1979

di Lucetta Scaraffia

Il vocabolario dell’AmoreLa vera vocazione dell’uomo, la venerazione per la Madonna,semplicità e misericordia: dalla A alla Z, tra credo e saggezza

di Franca Giansoldati

Vicinoagli artisti

Pavarotti incontrò perla prima voltaGiovanni Paolo II il 19giugno del 1986 inVaticano, con ilcomplesso del teatrocomunale dell’Operadi Genova. Qualcheanno dopo cantò l’AveMaria alla messacelebrata da Wojtyla aChicago. E fu«un’emozioneincancellabile»

La mia religione è una sola,l’Uomo. E all’Uomo la Chie-sa insegna che è immaginedi Dio. Esteticamente, que-st’identificazione armonicafra immagine umana e divi-

na, Roma la vive e la comunicacome solo un’altra città, Atene, safare. Pensando a questo ho realiz-zato le porte della basilica di San-ta Maria degli Angeli, pensandoal congiungimento i cui elementicostitutivi mi sono stati descrittida due miei grandi connazionali,Tadeusz Kantor e Karol Wojtyla.Wojtyla che a Roma è stato Som-mo Pontefice, a Roma è stato bea-tificato, a Roma, tra pochi giornisarà santificato.

L’interesse, l’amore per l’Uo-mo, la centralità che i polacchi gliassegnano credo siano ciò che av-vicina, fatte le debite distinzioni,il mio modo di esistere e agire aquello di Kantor e, con le dovutedifferenze, a quello di un grandePapa come Wojtyla. Le figure del-la mia scultura, spesso brandellidi corpo che rimandano all’uto-pia dell’Uomo intero, insidiatodalla contemporaneità, trovanoin Wojtyla una perfetta corri-spondenza. Quel Papa ha amatola Città Eterna, la Roma della Sto-ria, delle rovine, degli artisti. Ro-ma dalla fisicità prorompente edall’anima bellissima. Le due co-se, in questa città, spesso si identi-

ficano. La fisicità di Roma è incal-colabile, tangibile, pulsante. An-che sul piano linguistico. E l’ani-ma è quella aperta al mondo cheWojtyla, nel corso del suo lungopontificato, ha esaltato al massi-mo.

Il Papa venuto dall’Est, cheamava e incontrava gli artisti, havoluto e saputo conoscere l’Urbemeglio di tanti altri. Roma è caoti-ca e bellissima. L’unico posto sul-la terra dove Bello e Brutto convi-vono senza desiderare di superar-si, o forse costruendo il sublimeassurdo del brutto che diventabello e viceversa. A Roma si av-verte l’imperio che la città ebbesul mondo. Anche spirituale. IlPantheon, monumento che io tro-vo superiore a qualsiasi altro, èinsieme espressione di perfezio-

ne, unione di bello e buono, affer-mazione di potere e insieme dispiritualità. Infine è legato al no-me di un romano ideale, l’impera-tore Adriano, sintesi di comandoe cultura, scienza e filosofia, cer-tezze e ricerca della Verità.

Wojtyla, amando l’arte, la poe-sia, il teatro, si è ben accorto ditutto questo. Ha colto e gustato ilbianco ombrato del travertino, ilrosso dei mattoni, il bronzo, l’oro,l’argento, i blu, i gialli ocra e i ver-di screziati delle pietre dure dallequali vengono le tessere dei mo-saici, l’arancio dei tramonti sul-l’Appia, il verderame dei sedi-menti delle fontane d’acqua ferro-sa, il grigio biondo del Tevere...

Forse, quando il giovane Karolarrivò a Roma (almeno mi piacepensarlo) il percorso che fece

scendendo da un treno fu lo stes-so toccato a me, quando approdainella Capitale da Parigi. Dalla sta-zione Termini a Santa Maria de-gli Angeli, poi, sempre a piedi,una visita al Mosé di Michelange-lo, quindi giù, verso Santa Mariasopra Minerva, dove c’è il magni-fico Cristo del Buonarroti, infineSant’Ignazio, a rimirare lo stupe-facente altare di marmo intarsia-to. Senza badare al traffico, ai tu-risti, all’inquinamento, felice den-tro il sublime mélange di meravi-glie e di orrore che la Città Eternaesorcizza minuto per minuto. Ro-ma è davvero degna del grandepolacco che si volle chiamare conil nome di due apostoli, quellodell’amore e quello della predica-zione alle genti.

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MULIERISDIGNITATEME’ il 1987 e per la primavolta si riconoscel’importanza delledonne nella storia dellasalvezza

ERA IL 1998QUANDO IL PAPADEFINÌ QUELLA«PICCOLA DONNA»COME UN VERO«DONO DI DIO»

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-MSGR - 20 CITTA - XVII - 27/04/14-N:

XVII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Quando Giovanni Paolo II fueletto Papa ero sacerdote aReggio Emilia. La sera del16 ottobre stavo rientrandoa casa. In portineria c’era iltelevisore acceso e ho ap-

preso la notizia dell’elezione dallatelevisione. L’ho appresa con stu-pore. All’inizio non riuscivo ad in-dividuare chi fosse il cardinaleWojtyla, poi ho sentito che era l’ar-civescovo di Cracovia e allora allostuporesi è unita lasoddisfazione,perché era stato scelto un vescovopolacco, cosa estremamente signi-ficativa nel contesto storico diquel periodo. Quando poi ho senti-to il nuovo Papa esprimersi nelsuo italiano, un po’ incerto mamolto incisivo, e dire «se sbagliomi corrigerete», ho avuto la nettasensazione che avevamo a che fa-re con un uomo di grande fascinoecapacità comunicativa.

Non potevo però immaginareche sarei diventato un diretto col-laboratore di Giovanni Paolo II.L’ho incontrato per la prima voltanell’autunno del 1984. Ero uno deivicepresidenti del comitato chepreparava il convegno della Chie-saitaliana aLoreto,a cuiGiovanniPaolo II attribuiva molta impor-tanza: per questo motivo il SantoPadre volle vedermi e mi invitò acena. Mi ha impressionato l’atten-zione con la quale mi ascoltava, in-siemecon la precisionecon cui miponeva le domande. Mi hanno col-

pito anche la semplicità della per-sona e l’immediatezza del rappor-to che ho potuto stabilire con lui.Ho visto che il Papa conoscevaprofondamente la situazione ita-liana e soprattutto ho condiviso lesue convinzioni riguardo a ciò dicui l’Italia e la Chiesa italiana ave-vano allora bisogno. Quando poi,nel giugno 1986, sono diventatoSegretario della Cei e in seguito,nel 1991, Vicario del Papa per Ro-ma e Presidente della Cei, ho avu-

to modo di rendermi contosempre meglio del

grandissimo donoche rappresentava

per me poter esse-re vicino a unapersona comelui, lavorando alsuo fianco e sot-to la sua guida erespirando l’at-

mosfera di fedenella quale Giovan-

ni PaoloII viveva.Il segreto di questo Pa-

pa che ora viene proclamato San-to consiste infatti nella sua straor-dinaria vicinanza a Dio. Era real-mente e vorrei dire integralmenteun “uomo di Dio”. Aveva un’intelli-genza acutissima, una culturamolto vasta e un assai concretosenso della realtà, eppure la sua fe-de non aveva niente di intellettuali-stico, era semplice come quella diun fanciullo e davvero granitica.

Questa fede era la dimensione fon-damentale della sua vita e guidavaciascuna delle sue scelte. PerciòGiovanni Paolo II è stato anzituttoun uomo di preghiera, alla pre-ghiera ha dedicato il meglio delsuo tempo e delle sue energie. Ri-cordo bene il primo viaggio che fe-ci con lui, in elicottero da CastelGandolfo ai Piani di Pezza inAbruzzo, per un grande incontrodi scouts. La cabina di un elicotte-ro è piccola e il rumore è grande. IlPapa pregava e tuttavia, con miasorpresa, noi accompagnatori con-versavamo. Monsignor Stanislaomi disse di non preoccuparmi per-ché quando il Papa pregava nienteriuscivaadistrarlo.

Nello stesso tempo GiovanniPaolo II era un uomo vero, che sa-peva gustare e apprezzare fino infondo il sapore della vita: la bellez-za dell’arte e quella della natura, ilvigore dello sport, la fedeltà del-l’amicizia, il coraggio delle sfideimpegnative. Perciò stando conluici sirendeva conto cheDiononabita in regioni inaccessibili, ma èilSignore della vitae vuolestare alcentro delle nostre vite.

Il 9 novembre 1978, all’iniziodel pontificato, parlando al cleroromano, disse: «Sono profonda-mente consapevole di essere di-ventato Papa della Chiesa univer-sale perché vescovo di Roma. Ilministero del vescovo di Roma èla radice dell’universalità». Que-ste parole sono state per lui unanorma di comportamento, allaquale si è mantenuto costante-

mente fedele. Si è gettato subito,perciò,nel suo servizioalla Chiesadi Roma con un impeto travolgen-te e stupefacente, che ha sorpresotutti. Fino a quando le forze lo han-no sorretto ha mantenuto questoritmo, come ho potuto sperimen-tare all’inizio degli anni ’90, quan-do sonodiventato suo Vicario.

La dimensione più rilevante diquesto ministero di vescovo è sta-ta lavisitadi Giovanni PaoloII alleparrocchie di Roma. Ha comincia-to ben presto, recandosi il 3 dicem-bre 1978 nella parrocchia di SanFrancesco Saverioalla Garbatella,nellaquale avevaprestato servizioquando era a Roma come sacerdo-te studente. Poi, al ritmo di quindi-ci parrocchie all’anno, ha visitatoben 301 delle 335 parrocchie delladiocesi, fino al 17 febbraio 2002quando, già assai sofferente, si èrecato, con grande fatica, nellanuova parrocchia di S. Enrico.Quella fu, suo malgrado, l’ultimaparrocchia che poté visitare. Poi,però, ha ricevuto in 4 incontri 16parrocchie nell’Aula Paolo VI inVaticano, celebrando la Messacon loro. E tuttavia mi domanda-va spesso: «Quando visitiamo leparrocchie?». L’ultima volta cheme lo chiese fu nel gennaio 2005.In quell’occasione Monsignor Sta-nislao cercava di rassicurarlo di-cendogli che la visita alle parroc-chie veniva fatta tutte le domeni-che dal Cardinale Vicario, cioè da

me. Il Papa rispose pronta-mente: «Ma il vescovo

di Roma sono io». Ilsenso era: non pos-

so delegare ad al-tri l’obbligo di in-contrare le par-rocchie, che miappartiene co-mevescovo.

La sollecitudi-ne di Giovanni Pa-

olo II per Roma simanifestava natural-

mente anche in molte al-tre forme. Ricordo soltanto la visi-ta in Campidoglio del 15 gennaio1998. Il Papa concluse il suo di-scorso ricordando un gioco di pa-role che sintetizza il suo approc-cio a questa straordinaria città: let-ta alla rovescia, la parola Roma di-venta infatti “Amor”. Era questa,per lui, la missione di Roma nelmondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PAPADI TUTTIVicino alla gente: asinistra,il Ponteficeè in visita allaparrocchia diS. Mauro Abate alLaurentino (1982);sotto a destra, a SanGregorio Magnoalla Magliana (1979)e mentre accarezzaun bimbo nelquartiere Prati (conlui il cardinaleRuini)

La benedizione delSanto Padreall’Università degliStudi Roma Tre: è il 31gennaio 2002 e il Papaè stato invitato ainaugurare il X annoaccademico con ilrettore, Guido Fabiani

L’AFFETTODELLE FOLLESia a Roma chedurante i suoiviaggi in Italia eall’estero, GiovanniPaolo II ha sempreraccolto grandifolle. A sinistra, ilsuo arrivo tra igiovani al radunonazionale degliscouts ai Piani diPezza in Abruzzonel 1986

Cittadinanzaonoraria

Sono le 11,30 del 31ottobre 2002 e ilsindaco WalterVeltroni conferisce alPapa la cittadinanzaonoraria di Roma. Lacerimonia avvienenella Bibliotecaprivata del PalazzoApostolico Vaticano

Laureain giurisprudenza

Il legame con l’UrbeLo guidava una fede semplice come quella di un fanciullo, ma graniticaUn rapporto forte con le parrocchie, le borgate, le associazioni di base

IL FASCINODELL’ANIMASemplicecome unfanciullo, conil dono di unastraordinariacapacitàcomunicati-va: i tratti delnuovo Papafurono chiarifin dalmomentodella suaelezione(nel tondo)

PerdonanzaCelestiniana

Inaugurazioneanno accademico

La laurea honoriscausa gli fu conferitanel 2003 in Vaticano,nell’aula Paolo IV. Ilrettore della Sapienza,Giuseppe D’Ascenzo,motivò l’iniziativa con«l’opera svolta dalPontefice, nel corso ditutto il suo magistero,per l’affermazione deldiritto e per la tuteladei diritti umani intutte le loro formestoriche»

Pastoredella gentedi Roma

di Camillo Ruini

Riconoscimentititoli e premi

E’ il 2001 e il Papariceve a CastelGandolfo il premiodella PerdonanzaCelestiniana «per lavibrantetestimonianza diamorevole solidarietàche ha sempredimostrato e continuaa profondere per leinermi popolazioniche in varie parti delmondo conosconol’orrore e lelacerazioni dellaguerra». Il premio di100 mila dollari saràdato in beneficenza

Il giorno dei Santi Giovanni Paolo II

VALORIZZÒFIN DALL’INIZIOIL RUOLO MILIAREDI VESCOVODELLA CITTÀ

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-MSGR - 20 CITTA - XVIII - 27/04/14-N:

XVIII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

«Carifiglioli, tornando acasa, troverete i bam-bini: date una carez-za ai vostri bambini edite: Questa è la ca-rezza del Papa!». Era

l’11 ottobre 1962. Sera. Pleniluniosu piazza San Pietro. Il Papa, do-po avere solennemente aperto ilConcilio Vaticano II, è stanco: haguidato una giornata fondamen-tale per la Chiesa. Vorrebbe riti-rarsi. Ma la piazza è piena di gen-te. I romani, ognuno con una fiac-cola accesa, hanno spontanea-

mente affollato lo spazio anti-stante la basilica. Roncalli sbir-cia dalla finestra, li vede. Sono isuoi figli. Non ce la fa a negar-si, si affaccia. Parla a braccio,mentre in cielo la rotonda,perfetta luna piena, quasi fati-dica in quell’occasione, cele-bra una notte storica.

Angelo Roncalli, appenaeletto Papa, nel 1958, era su-bito entrato nelle famiglie.Si era come seduto a capo-tavola in ogni casa, povero

tra i poveri, semplice tra i sem-plici. Di lui la gente sapeva poco,ma se ne innamorò immediata-mente. La televisione, i giornali, ilcinema ce lo fecero conoscere acominciare dai suoi primi anni

nel paese natale, Sotto il Monte,un puntino operoso nella religio-sissima terra bergamasca. Ange-lo era una creatura paffuta con gliocchi allegri. Occhi che non sa-rebbero mai cambiati.

Pontefice di Roma, con lo stes-so sguardo, Roncalli entra nellecarceri, benedicente, assediatodal rispetto di uomini che gli siinginocchiano davanti come il fi-gliuol prodigo al padre capace diperdonare. Con la stessa attitudi-ne entra negli ospedali, distribui-sce, durante le feste di Natale,trombette e scatole di costruzio-ni ai bambini ricoverati. Con lostesso bonomìa visita le parroc-chie, pastore tra i pastori, prontoa comprendere gli operai padridi famiglia che partecipano agliscioperi per conquistare miglioricondizioni di lavoro; vicino alleragazze madri; affettuoso con ledonne ancora giovani ma già sfio-rite dopo troppe gravidanze;complice dei giovani sbandati.

Mitezzaeallegriadellavita,uniteallaculturaeall’intraprendenzaide-ologica di cui era dotato, gli sonoserviti a leggere correttamente laStoria in cui stava camminando e acambiare il mondo. E Francesco, ilPapa di oggi, con le sue istanze a fa-vore degli ultimi, gli somiglia, trac-

cia un arco da Giovanni a sé stessoche lo rende ideale continuatore diquelministero.

Roma come destino. Nella CittàEterna Roncalli celebra la primaMessa, a S. Pietro, dove sarebbe en-trato un giorno seduto sulla sediagestatoria. L’immagine del giovaneprete di allora, che fece ritorno aBergamo perché chiamato dal ve-scovodellasuacittà,Giacomo Radi-

ni Tedeschi, che desiderava un bra-vo segretario, non contrasta conquelladelPapapiùtardiavvoltonel-l’oro dei manti cerimoniali, la tiarain testa, al dito il prezioso anello pi-scatorio. Roncalli è sempre rimastol’AngelodiSottoilMonte,conlafor-za della fede naturale con la qualeera nato. Mai scalfita da alcunché,probabilmente. Nutrita dall’eviden-za del rinnovamento che quest’uo-

mo buono volle compiere per il po-polodiDio,dentroefuorilaChiesa.

Papa Giovanni ha guardato infaccia la santità fin da ragazzo. Du-rante la prima Guerra Mondiale,sergente-cappellano negli ospedalimilitaridiBergamo,sichinasuisol-dati feriti, mutilati, fiaccati dallemarce e dal cannone. Distribuisceloro il conforto, la speranza. Non te-med’esserecontagiatodagliamma-lati di tubercolosi. E dopo il conflit-to, nell’Europa mandata al macelloe ancora dolorante, lascia l’Italia eva, nunzio vaticano, in Bulgaria, inTurchia,inGrecia.

Seconda Guerra Mondiale. Ron-calli, nei Balcani, assiste e salva dal-lo sterminio centinaia di Ebrei. Poi,la Nunziatura di Parigi, proprioquandoilgovernoprovvisoriofran-cese chiede la destituzione di trentaVescovi accusati di collaborazioni-smo con il governo di Vichy. In queigiorni febbrili lo immagino, il futu-roPapa,acolloquioconiprimipretioperai,davantiaiquali laFranciain-vece si smarrisce. Osserva, discute,ascolta,riflette.Nongiudica.

Venezia.Roncallisi trasferisceal-l’ombra di San Marco quando, fre-sco cardinale, viene nominato Pa-triarca della città lagunare. E da Ve-nezia, amatissimo dalla gente e da-gli uomini delle istituzioni, parteper il conclave dopo la morte di PioXII con una specie di premonizioneincuore.Aveva77anni.

Il Papa buonoche parlava alla luna

Il 6 dicembre del ’59il presidente degliStati Uniti Dwight D.Eisenhowerviene ricevuto dalPapa. Nella foto ilmomento delcommiato in Vaticano

La vitaSi fece subito amare come un padre e ogni famiglia ebbe l’impressione di averlo a capotavolaConosceva le fatiche dei poveri e le ragioni degli operai. E un giorno disse: «Convochiamo il Concilio»

Re Husseindi Giordania

Eisenhowere Kennedy

La ReginaElisabetta

L’appunto autografodel Papa in risposta altelegramma che ilsegretario del Pccrusso, Nikita Kruscev,gli aveva inviato per ilsuo ottantesimocompleanno (fotosotto): era il 25novembre del 1961. Iltesto, concordato conil segretario di StatoCingolani, reca scritto:«Sua Santità il PapaGiovanni XXIIIringrazia degli auguried esprime da partesua, anche a tutto ilpopolo Russo, cordialivoti ad incremento econsolidamento dellapace universale,attraverso felici intesedi umana fraternità.Per questo elevafervida preghiera»

Gli auguridi Kruscev

Il giorno dei Santi Giovanni XXIII

di Michele Placido

Le relazioniinternazionali

E’ il 30 aprile del 1959 eil Papa riceve inudienza privata il Re diGiordania

Giovanni XXIII ricevein Vaticanola Regina Elisabettad’Inghilterrae il principe Filippo diEdimburgo (1961)

UNA GRANDEFAMIGLIANon appenaincoronato, il 4novembre 1958,Giovanni XXIIIparlò in SanPietro. A sinistra,tra gli altri, ilpadre con ifratelli e lesorelle del Papa

PRIMA GUERRAMONDIALEDa sinistra, donRoncalli in divisain una fotodel 1915: fece partedell’unità sanitariadell’esercito. Ementre legge sulgiornale della mortedi Stalin (1953)

IL CONCLAVEDEL 1958Il 12 ottobreil cardinale Roncalliprese il treno perRoma (sotto) e il 28 fueletto Papa (a sinistrasulla sedia gestatoria)

-TRX IL:26/04/14 20:29-NOTE:

-MSGR - 20 CITTA - XIX - 27/04/14-N:

XIX

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Forse il Patriarca veneziano “sa-peva” che la fumata bianca in piaz-za San Pietro sarebbe stata per lui.Sulla loggia centrale della basilica,elettoPapaconilnomedell’Aposto-lo dell’amore, si lascia “leggere” datutti.Sorride,benedice.Masipreoc-cupa subito (come ha fatto ancheFrancesco I) di sottolineare la suafunzione di Vescovo di Roma, con-vinto che il diretto interessamentodel Pontefice alla vita della diocesisia parte essenziale del ministeropetrino.

Quando e dove avrà maturato ilsuocolpodigenio, la convocazio-ne del Concilio Vaticano II? Anotte fonda, inginocchiato da-vanti al Santissimo nella picco-la cappella dell’appartamentopapale? Tra la folla, accoglien-do l’omaggio di gente ancora le-gata alla tradizione, ma irrazio-nalmente presaga di tempi nuovi?O ripensando alle raccomandazio-nispiccioledelvecchioprozioZave-rio, educatore religioso dei fratelliRoncalli? Il Papa annuncia il conci-lioVaticano II il25 aprile 1959,nellabasilica di San Paolo. Praticamenteuna decisione personale, presa do-po aver consultato pochissime per-sone, forse soltanto il segretario diStato, cardinale Tardini. Giovanni,come oggi Francesco, invita il mon-doa mettersi al passo, a privilegiarelamisericordia,lacomprensione,lepossibilitàdeldialogo,l’importanza

del prossimo. Un’apertura univer-sale. Un invito a tutte le confessionicristiane a camminiamo unite ver-so la pace. Nel segno della pace an-che le grandi encicliche, la Mater etMagistra (1961) e la Pacem in terris(1963), e l’intervento in occasionedella crisi di Cuba nell’autunno del1962. Sempre guardando agli umili,ai lavoratori, agli uomini politiciche sanno opporsi alla guerra e aquelli che devono ancora impararea temerla. Sempre chiamando in-giustizialesperequazionisociali.

Quando arriva il giorno della fi-ne terrena, nel giugno del 1963(JohnFitzgeraldKennedysareb-be morto il 22 novembre), Gio-vanni XXIII, nella sua stanzadoveagonizzadagiorni,sirivol-gealCrocifisso:«Eglimiguardaed io gli parlo. Ho altre pecore

che non sono di questo ovile.Quelle braccia dicono che lui è

morto per tutti, per tutti: nessuno èrespinto dal suo amore, dal suo per-dono. È l’unum sint che il Cristo haaffidato come testamento alla Chie-sa sua». Furono le ultime parole nelmondo delle cose tangibili. Sotto,nella piazza, migliaia di fedeli, chi inginocchio,chiappoggiatoallecolon-ne del Bernini, attesero in preghieral’ultimo respiro del Papa buono. Neascoltarono con devozione il testa-mento, che ancora risuona: Utunumsint.Sianounacosasola.

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Angelo di Diotra fedeltàe rinnovamento

STUDIOE COERENZAFino a 81 anni lavorò per ilGiornale dell’Anima, nato daisuoi primi esercizi di scritturaspirituale (foto in alto). Sotto, ilPapa con il cardinale Capovilla,che per oltre un decennio èstato suo segretario particolareE un’immagine della cerimoniadella lavanda dei piedi (1959)

di Loris Francesco CapovillaVICINOA CHI SOFFREGiovanni XXIII haspeso le sue energiemigliori per esseresempre vicinoai bisognosi, i menofortunati, i poveri, gliammalati. E idetenuti: furaccontata anchein fumetti la suavisita al carcere diRegina Coelinel giornodi Santo Stefano, il27 dicembre 1958(foto a sinistra)Sotto, benedicel’elicottero atterratonel cortile di SanDamaso in Vaticano:è il 15 febbraiodel 1959

«TORNANDOA CASA DATEUNA CAREZZAAI VOSTRI BAMBINIE DITE: QUESTAÈ LA CAREZZADEL PAPA»

Giovanni XXIII è entrato nellastoria con l’appellativo di “Pa-pa della bontà”. Non a caso,di lui, Walter Lippman quat-tro giorni dopo la sua mortescrisse sul New York Herald:

«Il regno di Papa Giovanni è statouna meraviglia, tanto più stupefa-cente ove si pensi come egli sia riu-scito ad essere così profondamenteamato in mezzo alle acri inimiciziedel nostro tempo. È un miracolomoderno che una persona abbiapotuto superare tutte le barriere diclasse, di casta, di colore, di razzaper toccare i cuori di tutti i popoli.Nulla di simile si era mai avverato,almeno nell’epoca moderna. Il fat-to che gli uomini abbiano corrispo-sto al suo amore, dimostra che leinimicizie e i dissensi dell’umanitànon costituiscono la realtà comple-tadellacondizioneumana».

Sottoscrivo queste parole an-ch’io convinto, con lo stesso opinio-nista, di quest’altra affermazioneseguente: «Papa Giovanni ha di-chiarato che il movimento per met-tere in rapporto gli insegnamentidella Chiesa con il processo di radi-cale mutamento della situazionepolitica ed economica si è iniziatoconLeone XIII e conla Rerum No-varum. Papa Giovanni lo ha pro-seguito, non soltanto con le duegrandi encicliche, ma soprattuttocon la proclamazione del Conci-lio».

Ma torniamo all’attribuzione diquell’appellativo: “Papa della bon-tà”. Ricordo bene che esso esploseil 7 marzo 1963, domenica delle Pal-me, nella parrocchia romana diSan Tarcisio al Quarto Miglio, allor-ché il pontefice visitò quella comu-nità in piena campagna elettorale.Per l’occasione, i segretari dei parti-ti in lizza, Dc e Pci in testa, deciserounanimemente di eliminare mani-festi e striscioni propagandistici edi sostituirli con molti teli bianchisu cui spiccava la dicitura: “Evvivail Papa buono”. L’episodio rendeonore e giustizia a tutti per l’esem-pio dato di sapersi unire nel tributa-re onore e affetto al Padre comune.Quell’“Evviva” non istituì paragonie nemmeno costrinse il ponteficedentro la ristretta cornice dellabontà “comecchessia”.Esso tradus-seinqualchemodoilcomplimentoche, a nome dei colleghi del Corpodiplomatico, Georges Vanier, am-basciatore del Canada a Parigi, ave-va rivolto dieci anni prima al neocardinale patriarca di Venezia nel-l’incontrodicongedo:«Holettocheuna gran parte della rinomanza diBergamo era un tempo dovutaprincipalmente a tre attività: la pro-duzione dei vini, la lavorazione del-la seta, l’estrazione del ferro. I vinidi Bergamo, eminenza, sono un po’la ricchezza del vostro cuore e la vi-vacità del vostro spirito. La seta ri-chiama la finezza del vostro tempe-ramento di diplomatico, l’iride-scenza del vostro senso delle sfu-mature. Essendo voi il prodotto diun paese della seta, non somigliere-te certo a uno di quei cardinali seve-ri alla Goya; no, voi avete la forzatemprata dalla dolcezza che si tro-va piuttosto nei quadri di Raffaello.Quanto al ferro di Bergamo essoevoca la solidità dei princìpi cheispirano la vostra vita e la fermezzadi carattere che non transige con laverità. (...) Voi siete nel pieno vigo-re, eminenza, e avete sicuramente

davantia voi numerosi anni, duran-te i quali potrete compiere felice-mente le opere del buon Pastore»(A.G. Roncalli, Souvenirs d’un Non-ce, Edizioni di Storia e Letteratura,Roma1963).

Amava i bambini, pregava pertutti i neonati delle ultime 24 ore,non solo per quelli cattolici ma an-che per quelli dei non credenti. Pa-padellabontà!Episodidiversissimie sintomatici, dichiarazioni stupe-facenti di rappresentanti della cul-tura e della religione convinconoche il passaggio di Giovanni XXIIIsulla scena del mondo confermò il

valore attraente della bontà evange-lica, che «conserva pur sempre unposto d’onore nel discorso dellaMontagna:beati i poveri, i miti, i pa-cifici, imisericordiosi,gliassetatidigiustizia, i puri di cuore, i tribolati, iperseguitati», così si legge nel“Giornale dell’anima”, lo zibaldoneroncalliano specchio della sua ani-ma. Già. E il segreto – per così dire -del“successo”diRoncalli?

Molti mi hanno fatto questa do-manda. Rispondo che sta nella ma-trice tradizionale, e, ciononostante,dinamica, della sua formazione ecultura ecclesiastica, nell’apparen-te paradosso tra severo conservato-rismo e umana ed evangelica aper-tura. Alunno del seminario bergo-mense innestò la sua sensibilità neltronco dei severi orientamenti ec-

clesiastici di ispirazione patri-stica; chierico appena quattor-dicenne iniziò a scrivere il so-pracitato“Giornaledell’anima”e continuò sino a 81 anni. Lungotutto l’arco della sua esistenzaegli rimase lo stesso prete dellagiovinezza, con quella sua maismentita coerenza di pensiero e diazione, che trova riscontro in ognivariazione di ministero e di ufficio,purnei limiti,coidifettie lecarenzedi natura, di ambiente e di momen-to storico in cui dovette operare.Egli è stato, pertanto, un prete al-l’antica, abbarbicato nel terreno so-lido della rivelazione cristiana, chediede tono e slancio al suo servizio.Egli volle essere il prete segnato afuoco dalla familiarità con Cristo, edinull’altropreoccupatosenondelnome, del regno e della volontà diDio. Lo lasciò intuire in un discorsoal clero romano. Era il 25 gennaio1960, affermò: «La persona del sa-cerdote è sacra (...). La buona indo-le, gli studi severi, la proprietà dellaparola e del tratto sono come ilmantello che avvolge l’umanità delsacerdote: ma la linfa divina dellasua applicazione ai divini misteri ealleopere dell’apostolato, egli conti-

nuerà ad attingerla dal-l’altare. Quello è il postosuo che gli conviene in-nanzi tutto. Di là egliparla ai fedeli e nel vol-gersi a essi con linguag-gio elaborato nella me-ditazione e fatto suo,egli ha da apparire co-me di casa nel tempiodel Signore e le sacre pa-roledelmessale, delbre-viario, del rituale devo-no risuonarenell’intimi-tà misteriosa della suaanima prima che sottolevoltedelsantuario».

Papa Giovanni, “ilbuono”, non suscita no-stalgie, il che equivar-rebbe a guardare indie-tro; piuttosto stimola atentare l’avventura del-la testimonianza e ci in-vita a riaprire il Libro di-vino per scoprirvi l’ispi-razione alla fedeltà e alrinnovamento, bino-mio da lui coniato come

filo conduttore del Vaticano II e del-la sua fedele attuazione. Questo An-gelo Giuseppe, angelo del Signore,rinnova ora il monito del vigilarementre incombe la notte; di presta-reattenzione,dinonarrendersiallemode ricorrenti e cangianti; e lo facon l’autorità dei carismi ricevuti,l’eloquenza dell’esempio, la forzadellabontàedellasantità.

©RIPRODUZIONERISERVATA

Il ricordo del SegretarioNella matrice tradizionale e dinamica della sua formazioneil segreto di quel prete all’antica capace di un miracolo moderno

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-MSGR - 20 CITTA - XXI - 27/04/14-N:

XXI

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Sono passati tanti anni ma ilricordo del pontificato diGiovanni XXIII non si è an-cora cancellato dalla memo-ria. Forse perché il suo pon-tificato ha accompagnato il

periodo più intenso della mia for-mazione e certamente perché lenovità che aveva suscitato, oltre acorrispondere alle attese e allesperanze della mia generazione,costituivano un fenomeno del tut-to inedito per la Chiesa cattolica.Parole come «aggiornamento»,«speranza», «fiducia negli uomi-ni di buona volontà», risuonava-no come per la prima volta.

Cercherò comunque di mette-re in ordine quei ricordi e di vede-re quante di quelle speranze e no-vità hanno attraversato il corsodella storia e quante si sono inve-ce perdute.

Quando venne eletto Papa Ron-calli nell’ottobre del 1958 ero alsecondo anno di Giurisprudenzanel Collegio Augustinianum,presso l’Università Cattolica a Mi-lano. Un collegio che raccoglievaun numero assai selezionato distudenti da tutte le parti d'Italia.Nell'ambiente il Cardinale Ron-calli non era ignoto perché, da pa-triarca di Venezia, aveva dimo-strato segni di dialogo e di apertu-re politiche che, per i tempi di al-lora, apparivano come segnaliinediti rispetto alle posizioni tra-dizionali della gerarchia italiana.

L’attesa si trasformò in entu-siasmo fino dai suoi primi discor-si ma si consolidò soprattuttoquando, dopo soli tre mesi di pon-tificato, fu annunciata la convoca-zione del Concilio Vaticano II.

Ne emerse subito la percezioneche sarebbe iniziato un processodi cambiamento profondo, chetoccava tutti i rapporti fra la Chie-sa ed il mondo contemporaneo.

Non essendo teologi non erava-mo evidentemente in grado di ap-profondire le finezze dell’intensodibattito dottrinale che il Conci-lio avrebbe aperto ma ci rendeva-mo conto che questo sarebbe sta-to il punto di partenza di una pro-fonda revisione dei giudizi e delleprese di posizione della Chiesanei confronti dell’intera comuni-tà mondiale, anche se, evidente-mente, eravamo soprattutto at-tenti a quanto sarebbe potuto av-venire in Italia.

La convocazione del Concilio ei dibattiti che lo precedettero ci fe-cero capire che le cose non stava-no esattamente così perché i pro-tagonisti e gli innovatori di que-sto dibattito erano per molta par-te vescovi o teologi stranieri finoallora rimasti quasi del tutto sco-nosciuti alla cultura italiana.

Cominciò allora un approfon-dimento dei problemi religiosiche non si è più ripetuto nel cin-quantennio che ha seguito la finedel concilio.

Al centro di questi dibattiti eranaturalmente il Pontefice stesso,perché era stata la sua improvvi-sa personale decisione di obbliga-re tutti a riflettere sulla necessitàdi affrontare con uno sguardonuovo i problemi del mondo con-temporaneo. Le resistenze e le op-posizioni a Papa Roncalli furonoovviamente molto forti e conti-nue, anche se esse si scontravanocon una determinazione, per mol-ti sorprendente, da parte di un uo-mo di età molto avanzata e che,per la maggior parte della pro-

pria vita, non aveva combattutobattaglie frontali ma aveva piutto-sto usato l'arma pastorale dellacarità, o quella diplomatica delconvincimento.

La sua determinazione poté ri-sultare vincente non solo perl’opera di un folto nucleo di

genuini innovatori nel mondodei teologi e dei vescovi ma ancheper l'incredibile livello di popola-rità di cui Papa Giovanni XXIII go-deva in conseguenza del suo por-gersi in modo semplice, diretto ecaloroso e, soprattutto, per la suacapacità di parlare con semplici-tà e coraggio dei grandi problemidell’umanità.

L’esempio più significativo eimportante di questa capacità fucertamente l’enciclica Pacem inTerris. Essa è stata scritta nel1963, in un momento veramentedrammatico della storia del-l’umanità. Si era da poco conclu-sa la vicenda della crisi dei missilia Cuba, l’Europa era stata divisadal muro di Berlino e si stava pro-filando il concreto pericolo diuna guerra nucleare fra Stati Uni-ti ed Unione Sovietica, un perico-lo che non si è mai ripetuto in se-guito con la stessa intensità.

In questa contingenza storical’enciclica non solo reclama le ra-gioni della pace di fronte allegrandi potenze ma parla in modofermo ed esplicito di globalizza-zione, di mondo unito e della ne-cessità assoluta che le grandi in-novazioni tecnologiche del mon-do richiedano un unico punto di

riferimento.Il documento pontificio non si

ferma qui ma ribadisce con du-rezza che non vi è un possibile or-dine al mondo se non vi è giusti-zia sociale, se non vi è equilibrionella disponibilità economica,nel potere politico e nell’espres-

sione dei diritti individuali ecollettivi da parte dei citta-

dini.Una semplice analisi

storica ci fa vedere co-me ben poche di quel-le grandi speranzesollevate da Papa Gio-vanni XXIII si sianosuccessivamente con-

cretizzate.Certamente, anche se

le tensioni nel campo del-la guerra nucleare di tempo

in tempo ricompaiono, non vi-viamo più nell'incubo quotidianodella bomba atomica.

Tuttavia, nonostante i progres-si economici e tecnologici dell'ul-timo cinquantennio, la povertà at-tanaglia ancora miliardi di perso-ne e le differenze di reddito sonoprima leggermente diminuite epoi grandemente aumentate,mentre il cammino dei dirittiumani procede con lentezza esa-sperante o viene nuovamente ne-gato in molte parti del mondo.

Ed è forse ancora più grave do-vere sottolineare che siamo comerassegnati a vivere in un mondoche prolunga ingiustizie e dispari-tà. Anche le democrazie sembra-no aver rinunciato al loro compi-to storico di vincere la battagliadell'uguaglianza dei diritti e delleopportunità.

Una speranza è tuttavia rinataquando un nuovo pontefice, ve-nuto dalla fine del mondo, ha ri-preso i messaggi di cinquant'annifa e ha scaldato nuovamente glianimi di miliardi di persone. An-che in questo caso si tratta di unPapa che parla un linguaggiosemplice, diretto, autentico. Chesa rivolgersi a tutti, richiamandoi principi fondamentali e le rego-le etiche della convivenza civilecome unico strumento del pro-gresso dell’umanità.

Il legame fra Giovanni e Fran-cesco appare quindi come una ve-ra e propria linea di continuità daun punto di vista dello stile cri-stiano: entrambi hanno scelto ilrischio della speranza e il corag-gio della libertà.

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Il Vaticano IIL’attesa si trasformò in entusiasmo quando il Papa annunciò il Concilio: la Chiesasi preparava ad affrontare con sguardo nuovo i problemi del mondo contemporaneo

UNA MACCHINAPER I CONTEGGIE’ il giorno primadell’apertura delConcilio e il Papaosserval’apparecchio per ilconteggio delleschede di votazione(a destra). A sinistra,i padri conciliari l’11ottobre del ’62 e,sotto, i lavori in SanPietro

Teologo, gesuita, efilosofo tedesco,scomparso nel 1984, èuno dei maggioriteologi cattolici delsecolo XX. La sua variaproduzione teologicaconta più di 30 volumie, complessivamente,oltre 1600pubblicazioni tradottein tutto il mondo

Cardinale belga,morto nel 1996, fu unadelle voci progressistepiù ascoltate alConcilio. Ha insegnatofilosofia moraleall'università diLovanio nel 1940divenendo un punto diriferimento durantel’occupazione nazistaLa sua opera più notaè: L'Église en état demission (1955)

Léo JosephSuenens

La rivoluzionedella speranza

L’ENCICLICAPACEM IN TERRISE’ del 1963, e nella foto sotto un sacerdote euna donna ne leggono il testo sull’OsservatoreRomano. Sopra, Giovanni XXIII alla cerimoniadi apertura del Concilio Vaticano II

E PAOLO VICONCLUSE I LAVORIGiovanni XXIII con il cardialMontini, che alla sua mortediventerà Papa Paolo VI, eporterà a chiusura il ConcilioVaticano II nel 1965

Il giorno dei Santi Giovanni XXIII

YvesCongar

Gesuita, teologofrancese (Cambrai1896 - Parigi 1991) legòla scienza teologica alcontesto sociale eculturale dellatradizione,giustificando losviluppo del dogmacome arricchimentodell'esperienzacristiana. Diede rilievoall'ecclesiologia

HenriDe Lubac

KarlRahner

di Romano Prodi

I padriconciliari

Cardinale e teologofrancese, scomparsonel 1995, resta uno deiprecursori dellanuova teologia, checonsiderò nello studiodella dogmatica glisviluppi della filosofiacontemporanea. Fuuna specie dispeleologo dellaprofondità delCristianesimo

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-MSGR - 20 CITTA - XXIII - 27/04/14-N:

XXIII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

In onoredel Santo

Affrancatureda tutto il mondo

I diari del nunzioDalla Bulgaria a Istanbul, dalla Grecia alla Francia del dopoguerrafu il “padre pastore” del dialogo per la fratellanza universale

«Era un uomo di gover-no, era un conduttore.Ma un conduttorecondotto, dallo Spiri-to Santo, per obbe-dienza». Così diceva

Papa Francesco il 3 giugno scor-so, a cinquant’anni dalla mortedi Roncalli, individuando «la ve-ra sorgente della bontà di PapaGiovanni, della pace che ha diffu-so». Ve ne fosse bisogno, la con-ferma di queste parole balza agliocchi non solo rivedendo le se-quenze di gesti significativi piùvolte tornati sul piccolo schermo(quelli veri nei documentari,quelli romanzati nelle fiction);non solo rileggendo le enciclicheo i discorsi e messaggi ufficiali;ma, soprattutto sostando sullemigliaia di pagine roncalliane –diari, epistolari, omeliari, appun-ti privati - nelle quali si riflette,nitida, l’immagine del “Pastore”.

Pastorali furono le linee guidadel suo ministero più alto, pasto-rale il Concilio da lui voluto, pa-storale il senso dentro ogni ruolonelle tappe della sua vita. «Piùmi faccio maturo d’anni e diesperienze, e più riconosco chela via sicura per la mia santifica-zione personale e per il migliorsuccesso del mio servizio dellaSanta Sede resta lo sforzo vigi-lante di ridurre tutto, principi,indirizzi, posizioni, affari, almassimo di semplicità e di cal-

ma; (...) ed andare diritto a ciòche è verità, giustizia, carità, so-prattutto carità. Ogni altro siste-ma di fare, non è che posa e ricer-ca di affermazione personale,che presto si tradisce e diventaingombrante e ridicolo». E anco-ra: «Tutti i sapienti del secolo,tutti i furbi della terra, anchequelli della diplomazia vaticana,che meschina figura fanno, postinella luce di semplicità e di gra-zia che emana da questo grandee fondamentale insegnamentodi Gesù e dei suoi santi! Questo èl’accorgimento più sicuro checonfonde la sapienza del mon-do». Così durante un ritiro no-vembrino del 1948, il nunzioRoncalli, approdato a Parigi, do-po le esperienze tra la Bulgaria ele rive del Bosforo.

Una “diplomazia del cuore”, lasua, che tanti risultati aveva sa-puto conseguire quanto al riavvi-cinamento tra le comunità catto-liche di rito orientale e ortodossenel decennio trascorso nella “ter-ra delle rose” (spine comprese),dove, fra il ‘25 e il ‘34, la sua testi-monianza non lasciò mai spazioal proselitismo; quindi nel decen-nio successivo, quando delegatoapostolico a Istanbul, nella Tur-chia stretta dai contraccolpi del-la rivoluzione laicista impostada Atatürk, ma pure nella vicinaGrecia che giocava ogni cartasulla commistione fra identità

nazionale e Chiesa ortodossa, siprodigò a vantaggio degli ebreiin fuga dal nazismo, degli arme-ni egualmente perseguitati, dellapopolazione ellenica preda di ca-restie nella seconda guerra mon-diale. Un “ecumenismo” pioneri-stico il suo di quegli anni, attentoai bisogni spirituali e materiali,mai disgiunto da studi approfon-diti e conoscenza diretta tantodelle tradizioni religiose, quantodei processi di laicizzazione. Conuna consapevolezza palesata nel-l’omelia dell’ultima Pentecoste aIstanbul il 28 maggio ’44: «Noi

amiamo distinguerci da chi nonprofessa la nostra fede: fratelliortodossi, protestanti, israeliti,musulmani, credenti o non cre-denti di altre religioni: chiese no-stre, forme di culto tradizionali eliturgiche nostre (...). Miei carifratelli e figliuoli: io debbo dirviche nella luce del Vangelo e delprincipio cattolico, questa è unalogica falsa. Gesù è venuto perabbattere queste barriere; egli èmorto per proclamare lafraternità universale; il puntocentrale del suo insegnamento èla carità, cioè l’amore che lega

tutti gli uomini a lui come primodei fratelli, e che lega lui con noial Padre».

Ecco ancora il Pastore. O me-glio “il padre e pastore” che tor-na in Italia all’inizio del ’53 comepatriarca di Venezia. Giunto nel-la laguna, lasciatosi alle spalleun lungo impegno di mediatorenel ricucire le lacerazioni dellaFrancia del dopoguerra (si pensial noto episodio dei vescovi colla-borazionisti), così rivela il suopensiero sul Giornale dell’anima:«È interessante che la Provviden-za mi abbia ricondotto là dove lamia vocazione sacerdotale presele prime mosse, cioè al serviziopastorale. In verità ho sempre ri-tenuto che per un ecclesiastico ladiplomazia così detta deve esse-re permeata di spirito pastorale;diversamente non conta nulla evolge al ridicolo una missionesanta». E il lustro veneziano videampliarsi ancora la sua idea diChiesa come giardino e non co-me museo: un periodo scanditodall’alternarsi di stagioni vissutenel «tempo del Signore», dallavolontà di «avviare un buon mo-vimento per lo studio e la letturadella Bibbia», ma pure da inevita-bili confronti con problemi so-ciali, processi di secolarizzazio-ne, tensioni pluralistiche e istan-ze d’autonomia nel laicato catto-lico, mutamenti nei costumi deilaici e del clero, temi che chiede-vano i suoi pronunciamenti alli-neati alle direttive di Roma.Quella città eterna che lo acco-glie alla morte di Pio XII e che lovede uscire dal conclave del ’58,con il nome di Giovanni XXIII,caricandosi sulle spalle «l’onoree il peso del pontificato, con lagioia di poter dire di nulla averfatto per provocarlo». E che oravede la canonizzazione, di lui,mai dimentico di essere innanzi-tutto il vescovo di Roma – cittàamata, visitata dal centro storicoalle borgate «questione di ani-me» - e pronto a ripetere al Se-gretario di Stato Tardini: «Mipropongo di dare accentuazioneal primo servizio cui il Signoremi ha chiamato. Di fatto son Pa-pa quatenus episcopus Romae».Da qui avrebbe abbracciato conil suo sguardo non solo la capita-le o l’Italia, ma un mondo ancoraspaccato in due, insieme ai voltidi tante Chiese, chiamando tuttiall’incontro. Con il Concilio Ecu-menico Vaticano II, il dialogo an-che ad Est, encicliche come Ma-ter et Magistra o Pacem in Terris:capace di cogliere ciò che uniscepiuttosto che quello che divide.Ecco chi era quell’Angelo Ron-calli che scriveva: «Poiché dap-pertutto mi chiamano Santo Pa-dre, come se questo fosse il mioprimo titolo, ebbene, devo e vo-glio esserlo per davvero».

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Le poste vaticanema non solo.Da tutti i Paesidel globo vengonogli annulli postalicon l’effigiedel Pontefice romanoche celebranole maggiori ricorrenzedel Santo Padree del suo magisteroNel casodi Papa Roncallioccasione privilegiatail Concilio Vaticano II

CONTROLE BARRIERE

Dall’alto: Roncalli con il clerodi Sofia (1934); con i

cappellani militari quand’eradelegato apostolico in Grecia

(1941) e poi nunzio a Parigi(nella foto con Pio XII)

Sotto, è in Turchia (’35-’44)

Il pionieredella caritàcristiana

Il giorno dei Santi Giovanni XXIII

di Marco Roncalli

Il ricordoin francobollo

LA DIPLOMAZIADEL CUORESemplicità e calma,verità e giustizia, masoprattutto carità:questi i pilastri dellapredicazione diRoncalliA sinistra, il Papaincontra unarappresentanzaApacheSotto, lo vediamoai tempi dellasua nunziaturain Bulgaria, inuna foto scattatanell’agostodel 1925

Il francobolloemesso per lacanonizzazionedi Giovanni XXIII

LA VITAE LE OPERE

Giovanni XXIII nelnuovo libro del

pronipote MarcoRoncalli

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-MSGR - 20 CITTA - XXV - 27/04/14-N:

XXV

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

L’anello del pescatoreè l’anello pastorale cheil Papa indossa al ditoanulare destro erappresenta il segnovisibile della suaautorità. E’ un’insegnapapale già in uso altempo di Clemente IV

L’anellocome simbolo

Angelo Roncalli annotavanel suo diario Giornaledell’anima: «Voglio esse-re come quei buoni sacer-doti bergamaschi di unavolta, la cui memoria vive

in benedizione...». E mentre vie-ne il Giorno dei Santi e anche ilvecchio “parroco di campagna”diventato Papa sarà innalzatoalla gloria degli altari, torna allamente quanto scrisse Pier PaoloPasolini: «Non serve far santochi è santo, aspetta che passino isecoli pazienti, quando il mon-do sarà tutto di altri...».

C’è un fondamento comunetra la sacralità del sacerdozioper Roncalli e il tormentato ane-lito alla fede nella poesia di Pa-solini: è il fondamento del mon-do contadino. Disse Papa Gio-vanni: «Mio padre è un contadi-no che attende tutto il giorno avangare, a zappare.. e io non so-no nulla più di mio padre...».

Mi domando quanto ci man-chi, oggi, quella cultura onestache ci rassicurava e ci aiutava ariconoscerci tutti nell’unica ori-gine comune, che è la civiltà ru-rale.

«Quando sono uscito di casaverso i 10 anni di età - diceva Pa-

pa Giovanni - ho lettomolti libri e impara-to molte cose che voinon potevate inse-gnarmi. Ma quelle po-

che cose che ho appre-so da voi in casa sonoancora le più preziose eimportanti e sorreggo-no e danno vita e calo-re alle molte altre cheappresi in seguito intanti anni studio...» .

A quel tempo, si vi-veva soprattutto dellavoro dei campi.

Ma intanto, nelle periferie dellecittà, le ciminiere delle fabbri-che occupavano sempre piùl’orizzonte del cielo, i contadinidiventavano operai e si creava-no separazioni e profonde disu-guaglianze con la campagna.Una di queste: l’analfabetismo.Tanto che nell'opinione diffusadelle classi borghesi si afferma-va la convinzione di come il po-polo rimasto campagnolo fosseinesorabilmente condannatoall'ignoranza. Soltanto ora dob-biamo riconoscere che non eracosì. Che il sapere contadino eraun “sapere altro”, diverso daquello che si apprende dalle pa-role scritte nei libri, un sapereche viene direttamente dalle co-se stesse: prati, zolle, alberi, ani-

mali e stagioni.Riconoscere i se-gnali se faràbuon tempo oburrasca. E il reti-colo ben ordina-to dei fossi per ir-rigare i campi.Acqua pulita chesi poteva bere. Epoiché i contadi-ni avevano co-scienza del lorolimite di fronte almistero della Na-tura, riponevano

tutta la fiducia - meglio, la fede -nel soccorso di buoni raccolti.

Siamo ormai consapevolidello stato fallimentare di tuttele economie cosiddette “avan-zate”. Non del tutto delle conse-guenze che saremo costretti adaffrontare. Ma ancora più gra-ve è il fallimento morale dellanostra società. Nel 1903, il sud-diacono Angelo Roncalli, allo-ra studente a Roma, scrive:«Che confusione per l'anima

mia! Oggi, con la mia po-ca esperienza, mi paredi poter dire che piùdella metà degli uo-mini, per qualchetempo della loro vi-ta, diventano ani-mali vergognosi. Ei sacerdoti? Diomio, io tremo pen-sando come non sia-no pochi quelli che de-turpano il loro santo caratte-re. Oggi, non mi meravigliopiù di niente,... tanta nefan-dezza persino nei tuoi mini-stri... e tu Gesù... ti degniscendere nelle loro mani...albergare nei loro cuorisenza punirli all'istante...Mio Signore, io tremo an-che per me...».

Ancora: «Mi presentoumilmente io stesso. Comeogni altro uomo che vivequaggiù, provengo da unafamiglia e da un punto bendeterminato. Con la gra-zia di una buona salute fi-sica, con po’ di buon sen-so per farmi vedere pre-sto e chiaro nelle cose,con una disposizione al-l’amore degli uomini chemi tiene fedele alla leggedel Vangelo, rispettosodel diritto mio ed altrui,che mi impedisce di faredel male a chicchessia emi incoraggia a fare delbene a tutti. Vengo dal-l’umiltà, e fui educatoad una povertà conten-ta e benedetta. La Prov-videnza mi trasse dalmio villaggio nativo emi fece percorrere levie del mondo in Oriente e in Oc-cidente, accostandomi a genti direligioni e ideologie diverse, incontatto con i problemi socialiacuti e minacciosi... ».

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Fiducia e obbedienzaLe origini contadine e l’immagine del genitore «che attende tutto il giorno a vangare, a zappare»hanno segnato la vita di Roncalli: «Vengo dall’umiltà, e fui educato a una povertà contenta e benedetta»

La mozzetta è unamantellina corta, checopre il busto ed èchiusa sul davanti dauna serie dibottoncini. Indossatadal pontefice èsolitamente rossa e,talvolta bordata diermellino; bianca soloin alcuni tempiliturgici

La tiara(o triregno)

«Non sono nullapiù di mio padre»

SEMPLICITA’ E ACCOGLIENZAIl Patriarca Roncalli entra in diocesi a Venezia tra gliapplausi nel 1953 (a sinistra). Nella foto sopra, eccolodavanti a un tenero leoncino

Il galero è un cappellopontificale ocardinalizio, di colorerosso porpora obianco, con le due alirivoltate e sostenuteda un cordoncinod’oro. Venivautilizzato in situazioniquotidiane

Il galerorosso o bianco

La mozzettacon i bottoncini

«E VENNEUN UOMO»Olmi haraccontatola vitadi GiovanniXXIII in unfilm con RodSteiger nel1965 (nellafoto sotto)

di Ermanno Olmi

Il giorno dei Santi Giovanni XXIII

Abitie accessori

LA FAMIGLIAE IL “SAPERE ALTRO”

Riconoscere i segnali dellecose, avere coscienza deipropri limiti di fronte al

mistero della Natura, averefede e fiducia nel buon

raccolto: sono gli insegnamentidella civiltà rurale alla base

della formazionedel Pontefice

A destra il padre,Giovanni Battista

Roncalli, e ilfratello Alfredo,

al lavoro nelvigneto di

famiglia

La tiara papale otriregno è una coronausata dai Papi sino allaseconda metà delsecolo XX. Era unsimbolo di sovranità,usato durante il rito diincorona-zione

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-MSGR - 20 CITTA - XXVII - 27/04/14-N:

XXVII

Domenica 27 Aprile 2014www.ilmessaggero.it

Il Messaggero.it seguiràla canonizzazione diGiovanni XXIII eGiovanni Paolo II minutoper minuto. E lo faràdedicando una sezionespeciale del sitointernet: cliccando su#2popesaints troveretenotizie, aggiornamentiin diretta, commenti,interviste, video e leemozioni della comunitàdella rete sui socialnetwork. Non solo inlingua italiana ma anche

in inglese e in polacco.Un portale che raccontala storia cercando difarvi vivere (e rivivere)spirito ed emozioni dellalunga giornata in piazzaSan Pietro. Fotogallery,filmati e documentid’epoca su papa Roncallie papa Wojtyla.Collegatevi, anche daivostri smartphone etablet, awww.ilmessaggero.it escriveteci su Twitter conl’hashtag #2popesaints

I testiper seguirela Messa

Il rito della canonizzazione e celebrazione eucaristicaper Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII

Il Santo Padre:In nomine Patris, et Fili,et Spiritus Sancti.R. Amen.

Pax vobis.R. Et cum spiritu tuo.

PRIMA PETITIOIl Cardinale Angelo Amato,Prefetto della Congregazione delleCause dei Santi, accompagnatodai Postulatori,si reca dal Santo Padree domanda che si procedaalla Canonizzazione dei BeatiGiovanni XXIII e GiovanniPaolo II:

Beatissime Pater, instanterpostulat Sancta Mater Ecclesiaper Sanctitatem VestramCatalogo Sanctorum adscribi, ettamquam Sanctos ab omnibuschristifidelibus pronunciariBeatos Ioannem XXIII etIoannem Paulum II.Il Santo Padre:Fratres carissimi, Deo Patriomnipotenti preces nostras perIesum Christum levemus, ut,Beatæ Mariæ Virginis etomnium Sanctorum suorumintercessione, sua gratiasustineat id quod sollemniteracturi sumus.Il Santo Padre: Preces populi tui,quæsumus, Domine,benignus admitte, ut quodfamulatu nostro gerimus et tibiplaceat et Ecclesiæ tuæ proficiatincrementis. Per ChristumDominum nostrum.R. Amen.

SECUNDA PETITIOIl Cardinale Prefetto:Unanima precatione roborata,Beatissime Pater, SanctaEcclesiainstantius flagitat ut SanctitasVestra filios hos ipsius electos inSanctorum Catalogoannumeret.Il Santo Padre:Spiritum vivificantem, igitur,invocemus, ut mentem nostramilluminet atque ChristusDominus ne permittat errareEcclesiam suam in tantonegotio.

TERTIA PETITIOIl Cardinale Prefetto:Beatissime Pater, SanctaEcclesia, Domini promisso nixaSpiritum Veritatis in se mittendi,

qui omni tempore supremumMagisterium erroris expertemreddit, instantissime supplicatSanctitatem Vestram ut hosipsius electos in SanctorumCatalogum referat.

CANONIZATIONIS FORMULAIl Santo Padre:Ad honorem Sanctæ etIndividuæ Trinitatis, adexaltationem fidei catholicæ etvitæ christianæ incrementum,auctoritate Domini nostri IesuChristi, beatorum ApostolorumPetri et Pauli ac Nostra, maturadeliberatione præhabita etdivina ope sæpius implorata, acde plurimorum FratrumNostrorum consilio, BeatosIoannem XXIII et IoannemPaulum II Sanctos essedecernimus et definimus, acSanctorum Catalogoadscribimus, statuentes eos inuniversa Ecclesia inter Sanctospia devotione recoli debere. Innomine Patris et Filii et SpiritusSancti.

COLLECTAIl Santo Padre:Oremus. Deus misericordiæsempiternæ, qui in ipsopaschalis festi recursu fidemsacratæ tibi plebis accendis,auge gratiam quam dedisti, utdigna omnes intellegentiacomprehendant, quo lavacroabluti, quo Spiritu regenerati,quo sanguine sunt redempti. PerDominum nostrum IesumChristum Filium tuum, quitecum vivit et regnat in unitateSpiritus Sancti, Deus, per omniasæcula sæculorum.R. Amen.

Liturgia verbiLECTIO PRIMADagli Atti degli Apostoli (2, 42-47)(Quelli che erano stati battezzati)erano perseverantinell’insegnamento degli apostolie nella comunione, nellospezzare il pane e nellepreghiere. Un senso di timore erain tutti, e prodigi e segniavvenivano per opera degliapostoli. Tutti i credenti stavano

insieme e avevano ogni cosa incomune; vendevano le loroproprietà e sostanze e ledividevano con tutti, secondo ilbisogno di ciascuno. Ogni giornoerano perseveranti insieme neltempio e, spezzando il pane nellecase, prendevano cibo con letiziae semplicità di cuore, lodandoDio e godendo il favore di tutto ilpopolo. Intanto il Signore ognigiorno aggiungeva alla comunitàquelli che erano salvati.

PSALMUS RESPONSORIUS1. Dica Israele: «Il suo amore èper sempre». Dica la casa diAronne: «Il suo amore è persempre». Dicano quelli chetemono il Signore: «Il suo amoreè per sempre».R. Alleluia alleluia alleluia2. Mi avevano spinto con forzaper farmi cadere, ma il Signore èstato il mio aiuto. Mia forza emio canto è il Signore, egli è statola mia salvezza. Grida di giubiloe di vittoria nelle tende dei giusti:la destra del Signore ha fattoprodezze.R. Alleluia alleluia alleluia3. La pietra scartata daicostruttori è divenuta la pietrad’angolo. Questo è stato fatto dalSignore: una meraviglia ai nostriocchi. Questo è il giorno che hafatto il Signore: rallegriamoci in

esso ed esultiamo!R. Alleluia alleluia alleluia

LECTIO SECUNDACzytanie z Pierwszego Listuswietego Piotra Apostola (1, 3-9)Niech bedzie blogoslawiony Bógi Ojciec Pana naszego, JezusaChrystusa. On w swoim wielkimmilosierdziu przez powstanie zmartwych Jezusa Chrystusa nanowo zrodzil nas do zywejnadziei: do dziedzictwaniezniszczalnego iniepokalanego, i niewiednacego,które jest zachowane dla was wniebie. Wy bowiem jestescieprzez wiare strzezeni moca Bozado zbawienia, gotowego na to,aby sie objawic w czasieostatecznym. Dlatego radujciesie, choc teraz musicie doznactroche smutku przezróznorodne doswiadczenia.Przez to wartosc waszej wiaryokaze sie o wiele cenniejsza odzniszczalnego zlota, któreprzeciez próbuje sie w ogniu, naslawe, chwale i czesc przyobjawieniu Jezusa Chrystusa.Wy choc nie widzieliscie Go,milujecie Go. Teraz wierzycie wNiego, chociaz nie widzieliscie.Natomiast wierzac, ucieszyciesie radoscia niewymowna ipelna chwaly wtedy, gdyosiagniecie cel waszej wiary:zbawienie dusz.Il Diacono porta solennemente ilLibro dei Vangeli all’ambone.

EVANGELIUMPost dies octo, venit Iesus.Il Diacono:Dominus vobiscum.R. Et cum spiritu tuo.

Lectio sancti Evangelii secundumIoannem (20, 19-31)R. Gloria tibi, Domine.

Cum esset sero die illo primasabbatorum, et fores essentclausæ, ubi erant discipuli,propter metum Iudæorum, venitIesus et stetit in medio et diciteis: «Pax vobis!». Et hoc cumdixisset, ostendit eis manus etlatus. Gavisi sunt ergo discipuli,viso Domino. Dixit ergo eisiterum: «Pax vobis! Sicut misitme Pater, et ego mitto vos». Et

cum hoc dixisset, insufflavit etdicit eis: «Accipite SpiritumSanctum. Quorum remiseritispeccata, remissa sunt eis;quorum retinueritis, retentasunt». Thomas autem, unus exDuodecim, qui dicitur Didymus,non erat cum eis, quando venitIesus. Dicebant ergo ei aliidiscipuli: «VidimusDominum!». Ille autem dixit eis:«Nisi videro in manibus eiussignum clavorum et mittamdigitum meum in signumclavorum et mittam manummeam in latus eius, noncredam». Et post dies octoiterum erant discipuli eius intus,et Thomas cum eis. Venit Iesusianuis clausis et stetit in medioet dixit: «Pax vobis!» Deindedicit Thomæ: «Infer digitumtuum huc et vide manus meas etaffer manum tuam et mitte inlatus meum; et noli fieriincredulus sed fidelis!».Respondit Thomas et dixit ei:«Dominus meus et Deus meus!».Dicit ei Iesus: «Quia vidisti me,credidisti. Beati, qui nonviderunt et crediderunt!». Multaquidem et alia signa fecit Iesusin conspectu discipulorumsuorum, quæ non sunt scripta inlibro hoc; hæc autem scriptasunt, ut credatis quia Iesus estChristus Filius Dei et utcredentes vitam habeatis innomine eius.

Il Santo Padre bacia il Libro deiVangeli e benedice con essol’assemblea.

OMELIAOratio universalisseu oratio fideliumIl Santo Padre:A Dio Padre, che, nella Pasquadel Signore Gesù, ci ha raggiuntie salvati con la sua divinaMisericordia, innalziamo lepreghiere che lo Spirito Santosuscita nel nostro cuore.

(Preghiere nelle varie lingue)

Il Santo Padre:Riconosci, o Padre, nella nostravoce, la voce di Gesù Risorto e,nella potenza della suarisurrezione, colmaci con la tuasalvezza. Egli vive e regna neisecoli dei secoli.R. Amen.

(Seguono la liturgia eucaristica e iriti di Comunione)

Il giorno dei Santi La liturgia

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