Il Governo Di Fan Noli - Antonella Ercolani

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    Antonella Ercolani

    Universit degli Studi San Pio V (Roma)

    IL GOVERNO DI FAN NOLI NEL CONTESTO INTERNAZIO-

    NALE DEGLI ANNI VENTI

    Allinizio del 1924, la situazione politica in Albania si presentava

    caratterizzata da una forte instabilit. Si era progressivamente andato

    inasprendo il contrasto tra i due pi ampi schieramenti politici, libe-rale e conservatore, presenti nella scena politica albanese da quando,

    con il Congresso nazionale di Lushnje, svoltosi nel marzo del 1920,

    lAlbania si era data un regime parlamentare.

    A partire dal 1922, il sistema politico aveva raggiunto una pi ma-

    tura articolazione, con laumento del numero dei partiti e la loro con-

    seguente pi nitida differenziazione. Tuttavia la cultura politica rima-

    neva ancora largamente permeata da tradizioni paternalistiche e dalle

    abitudini clientelari delle principali lite locali e dei diversi leaders,

    piuttosto che fondata su principi e programmi politici espressi da par-titi sulla base della rappresentanza popolare

    1. Dal Partito popolare,

    1 Situazione questa largamente presente nel contesto balcanico in seguito alle moda-lit di costituzione degli stati-nazione. Cfr. E. Hsch, Storia dei Balcani, Bologna2006, pp. 62 segg. e pi ampiamente C. Jelavich B. Jelavich, The Establishment ofthe Balkan National States, 1804-1920, Seattle-London 1977.

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    nome dello schieramento liberale, si era distaccato il Partito democra-

    tico, lala pi radicale, guidata da monsignor Fan Stilian Noli, vescovo

    ortodosso di Durazzo, e da Luigi Gurakuqi. Dal Partito progressista,

    cio dalla corrente conservatrice, guidata da Shefqet bey Vrlaci, era

    invece uscito il gruppo meno estremista degli Indipendenti, capeggiato

    da Iljas bey Vrioni.

    Fin dal 24 dicembre 1922 ricopriva la carica di primo ministro

    Ahmet bey Zog, signore del Mati e rappresentante dei ricchi proprie-

    tari terrieri del nord, ex ministro degli Interni nel precedente gover-

    no di Sulejman bey Delvina, nel 1920, ministro della Guerra nel go-

    verno di unione nazionale di Candele Evangeli, nellottobre dicem-

    bre 1921, e ancora agli Interni, nel successivo Gabinetto guidato da

    Xaper Ypi. Proveniente dal Partito popolare, proprio in quellanno si

    era avvicinato al gruppo conservatore, di cui aveva assunto la guidaeffettiva

    2.

    Le elezioni per lAssemblea costituente, indette nel novembre

    1923 e svoltesi nel gennaio 1924, avevano determinato un aumento

    della conflittualit e della divisione interna ai partiti, con la conse-

    guenza che, pur non modificando sostanzialmente lequilibrio delle

    forze, la compagine governativa ne era uscita ulteriormente indeboli-

    ta3. Dalle elezioni sarebbe dovuto emergere il consolidamento del re-

    gime parlamentare e la soluzione definitiva del problema istituziona-

    le, ancora sotto la direzione di un Alto consiglio di reggenza, formato

    2 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania 1924 1927, Firenze 1967, pp. 26 ss.

    3 In sostanza, il governo poteva contare su complessivi 40 voti di favore, conunopposizione attestata a 35 seggi e con il Partito popolare, che aveva ottenuto 20seggi, ancora oscillante e diviso al suo interno. Cfr. ibidem, p. 27.

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    da quattro membri, in rappresentanza di ognuna delle confessioni

    religiose presenti nel paese. In realt si innesc una crisi politica che

    port alle dimissioni di Zog e alla formazione di un nuovo governo, a

    marzo, alla cui guida fu posto Vrlaci.

    Lo scontro politico non si interruppe, ma si acu, degenerando in

    una clima di aperta violenza. Ad un attentato contro Zog, messo in

    atto da un appartenente allUnione dei giovani albanesi, organizza-

    zione politica aderente al Partito democratico, fece seguito, per ritor-

    sione, lomicidio del fondatore dellUnione, il deputato democratico

    Avni Rustem. Per di pi, questo clima di aperta intimidazione politi-

    ca provoc labbandono di Tirana e il ritiro a Valona da parte

    dellOpposizione parlamentare, il raggruppamento politico che era

    nato, alla fine del 1922, dallunione del Partito Democratico con lala

    irredentista della corrente nazionalistica democratica, facente capo alComitato di difesa nazionale del Kosovo, costituitosi a Scutari fin dal

    novembre 1918, tutti complessivamente ostili al governo soprattutto

    per il mancato avvio della riforma agraria, pure programmaticamente

    annunciata4.

    Si scaten pertanto una rivolta armata che interess in particolare

    le regioni del nord e quelle meridionali del paese. A fianco

    dellOpposizione, che pot contare poi anche sul sostegno della gen-

    darmeria, si schier tutta la coalizione contraria a Zog, comprendente

    4 Cfr. A. Biagini, Storia dellAlbania contemporanea, Milano 2005, pp. 114 - 115. Pergli sviluppi della situazione interna albanese cfr. pi in dettaglio J. Swire,Albania.The Rise of a Kingdom, London 1929, capp. VII-X, nonch sulla stessa linea R.L.Wolff, The Balkans in Our Time, Cambridge (Mass.), 1956, pp. 136-138; L.S.Stravianos, The Balkans since 1453, New York 1958, pp. 717-720; C.A. Macartney A.W. Palmer, Independent Eastern Europe: A History, London 1962, pp. 233-234.

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    democratici, popolari e nazionalisti. Entrambe le opposte fazioni rivol-

    sero a Roma richieste di aiuto: Zog sperando di ottenere un sostegno

    attivo in armi e denaro; Fan Noli nel convincimento che un inter-

    vento italiano diretto avrebbe impedito alle forze governative di rice-

    vere aiuti dallestero5. Entrambe le richieste vennero rigettate dal go-

    verno italiano.

    Infatti il 9 giugno era stato diramato un comunicato congiunto, nel

    quale i due governi, di Roma e Belgrado, riconfermavano la volont di

    non intraprendere azioni che avessero potuto essere di ostacolo o an-

    che semplicemente imbarazzare lo sviluppo di unAlbania indipen-

    dente. In applicazione quindi del Patto di amicizia e di collaborazione

    italojugoslavo, sottoscritto il precedente 27 gennaio, si ribadiva

    lintesa diretta tra i due governi che assumeva, per la prima volta, il si-

    gnificato programmatico di unazione comune nella questione albane-se. Linsurrezione in corso, che proprio quello stesso giorno raggiun-

    geva Tirana, costringendo Vrlaci e Vrioni, insieme a numerosi altri

    esponenti del partito dei bey, ad abbandonare il paese, trovando rifu-

    gio a Bari, mentre Zog riusciva ad espatriare oltre il confine jugoslavo,

    fu quindi ufficialmente giudicata da Roma e Belgrado come un affare

    interno albanese6. In questo modo, lItalia riusciva a impedire ogni

    tentativo di pericolosa ingerenza jugoslava; la Jugoslavia si garantiva

    contro lappoggio italiano alle rivendicazioni nazionalistiche albanesi,

    preoccupazione dovuta alla presenza di circa un milione di albanesi

    5 Telegramma Durazzo, 2 giugno 1924, in Documenti Diplomatici Italiani, VII serie(1922-1935), vol. III (dora in poi solo DDI, VII, 3), doc. 230 e Fan Noli a Durazzo,l, 26 maggio 1924, ivi, doc. 222.

    6 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., p. 29.

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    allinterno del proprio territorio e di accesi nazionalisti nelle fila degli

    insorti.

    Il 16 giugno Fan Noli assunse il potere, indirizzando subito dopo

    una esplicita richiesta di appoggio morale allItalia per rendere attu-

    abile il suo programma politico7. Sentimenti amichevoli furono evi-

    dentemente rivolti anche ai primi ministri delle altre grandi potenze,

    nonch a quelli dei paesi confinanti con lAlbania, tuttavia era la prima

    volta che questa apertura veniva manifestata da un governo albanese

    nei confronti dellItalia.

    A Mussolini non sfuggiva lopportunit di stabilire una nuova inte-

    sa direttamente con Tirana, entrando in rapporti ufficiali con il nuovo

    governo albanese. Daltro canto, lazione dellItalia non poteva essere

    dissociata da quella delle altre grandi potenze, e in particolare della Ju-

    goslavia, per evitare di incorrere nellaccusa, del resto ricorrente, che ilgoverno italiano volesse di nuovo intraprendere una politica di ege-

    monia in Albania. Preoccupazione che Mussolini intendeva fugare so-

    prattutto nei confronti del governo jugoslavo, al fine di mantenere va-

    lida lintesa del 9 giugno e luniformit di direttive vi era stabilita.

    Conseguentemente, in merito al problema del riconoscimento uffi-

    ciale del nuovo governo albanese8, la posizione italiana rimase riserva-

    ta, sostanzialmente ispirata ad un prudente attendismo, con ci non

    volendo precorrere le decisioni di Londra, Parigi e Washington, ma

    soprattutto quelle di Belgrado.Il programma di governo di Fan Noli, presentato il 18 giugno, mol-

    7 Fan Noli a Mussolini, tel., 17 giugno 1924, in DDI, VII, 3, cit. in doc. 305.

    8 Mussolini a Durazzo, tel., 21 giugno 1924, ivi, doc. 305.

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    to avanzato dal punto di vista sociale ed economico9, sembrava effetti-

    vamente inaugurare una nuova fase nella vita nazionale albanese, con

    il chiaro obiettivo di un effettivo riordinamento in senso moderno e

    democratico dello Stato, che avesse comportato lo scardinamento del

    sistema di interessi e privilegi consolidati.

    Operando un rovesciamento radicale della politica seguita dal go-

    verno di Tirana nel dopoguerra, Noli confidava apertamente

    sullappoggio della grande e fraterna nazione italiana per ottenere

    quellaiuto esterno, soprattutto finanziario, senza il quale sarebbe stato

    impossibile attuare le annunciate riforme e sarebbe stato a rischio per-

    fino il mantenimento dellindipendenza stessa dello Stato albanese10

    .

    Le ragioni della nuova scelta filoitaliana dipendevano dalla forma-

    zione politica di Noli e dalla politica albanese seguita dallItalia succes-

    sivamente al 1920.Nato nei pressi di Adrianopoli, nel 1882, Fan Noli aveva compiuto

    gli studi prima ad Atene e poi in Egitto. Trasferitosi successivamente

    negli Stati Uniti, aveva preso ad occuparsi attivamente dei suoi conna-

    zionali11

    . Dopo lordinazione sacerdotale, nella colonia albanese di Bo-

    9 Per i punti programmatici del governo Noli cfr. pi in dettaglio Arkivi Qndror

    Shtetror i Republiks s Shqipris (Archivio Centrale di Stato della RepubblicadAlbania, dora in poi AQSH), Fonde personale dhe familiare (Fondo delle per-sone e delle famiglie), Fan Noli, Programi i Kabinetit, F. 14, doc. 89, p. 1. Cfr. i-noltre J. Swire,Albania, op. cit., pp. 434-435. Per la composizione del governo cfr.

    R.C. Austin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit. Demokracia Shqiptare n vitet 1920-1924, Tiran 2000, pp. 86-87.

    10 Telegramma Durazzo, 22 giugno 1924, n. 3927, cit. in P. Pastorelli, op. cit., p.307.

    11 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., p. 38. Sulla comunit albanese negliStati Uniti, ancora utile, sebbene datato FEDERAL WRITERS PROJECT, The Al-banian Struggle in the Old World and New , Boston 1939.

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    ston aveva fondato, nel 1908, la chiesa ortodossa albanese autocefala,

    posta sotto la giurisdizione del patriarca russo e separata da quella gre-

    ca di Costantinopoli12

    . Di fronte alla tragica situazione dellAlbania

    durante la guerra, praticamente occupata da eserciti stranieri, gi alla

    fine del 1916, la mobilitazione degli emigrati statunitensi riusc a sen-

    sibilizzare il presidente Wilson, grazie allattivo impegno della loro or-

    ganizzazione Vatra (Focolare), di cui era presidente Fan Noli, dive-

    nuto vescovo13

    . Costituitasi lAlbania in Stato autonomo e indipen-

    dente, su un territorio delimitato dalla conferenza di Londra del 1913,

    limpegno personale di Noli si indirizz a farle ottenere il riconosci-

    mento internazionale, con l ingresso nella Societ delle Nazioni, nella

    quale fu ammessa nel dicembre 1920, nonostante la contrariet della

    Francia, schierata a sostegno delle rivendicazioni della Serbia e della

    Grecia, in un contenzioso che avrebbe trovato soluzione solo conlaccordo dellagosto 1925

    14. Gi al governo nel 1921 e nel 1922 come

    ministro degli Esteri, fu costretto a riparare una prima volta allestero,

    insieme agli altri componenti dellesecutivo, in seguito alla rivoluzione

    12 Al riguardo cfr. R. Qosja, Fan Noli (1885 1965), in Gjurmime Albanologjike,1969, n.1, p. 198. Cfr. pi ampiamente Y.A. Kouvertaris - B.A. Dobratz, A Profileof Modern Greece in Search of Identity, Oxford 1987.

    13 Cfr. G. Castellan, Storia dei Balcani XIV XX secolo, Lecce 1999, p. 494; R.C. Au-stin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit, op. cit., p. 25.

    14 La conferenza degli ambasciatori si pronunci nel 1921 per il ritorno dellAlbaniaai confini fissati a Londra nel 1913, ma i due paesi confinanti si espressero con vi-va opposizione e, dopo molte traversie, finalmente nel 1925 fu possibile giungerealla firma di un accordo definitivo, secondo il quale lAlbania cedeva definitiva-mente agli jugoslavi il monastero di San Naum, sul lago di Ochrida, e la Grecia siritirava da 14 villaggi contestati nei dintorni di Kore. Cfr. la pi ampia analisi diA. Puto, La Question du statut international de lAlbanie devant la Socit des Na-tions et la Conference des Ambassadeurs, in Studia Albanica, 1965, n. 2, pp. 19-44.

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    scoppiata l8 marzo 1922 sotto la guida di Zog. Fallito il tentativo con-

    trorivoluzionario dello stesso Noli, il potere rimase nella mani di Zog

    che riusc a costituire un nuovo governo il 2 dicembre 1922 e a rioccu-

    pare tutto il territorio albanese durante il successivo 192315

    .

    Il programma indipendentistico di Fan Noli non si esauriva nella

    difesa opportunistica della libert di autoamministrazione locale, co-

    me era nelle rivendicazioni della maggior parte degli esponenti nazio-

    nalisti, dai quali la sua posizione si differenziava per una pi ampia

    consistenza politica. Il progetto di unit nazionale finiva, infatti, per

    assumere una precisa valenza politica anche di carattere interno. Ri-

    sultava essere la garanzia indispensabile per lattuazione del pi ampio

    disegno di riforma dello Stato modernamente organizzato, quindi ef-

    fettivamente indipendente, allesterno, dalla tutela delle potenze stra-

    niere e libero da ogni forma di ingerenza di ogni altro Stato nelle que-stioni interne

    16.

    15 Cfr. Cronologie Albanaise, a cura di J.G. Kersopoulos, Extrait de la Revue Les Bal-kans, 1937, p. 83. Per una ricostruzione pi ampia della biografia e dell azionepolitica di Noli si rinvia a F.S. Noli, Autobiografia in Vepra te plota, Pristine 1968;Fiftieth Anniversay Book of the Albanian Orthodox Church in America 1908-1958,a cura di F.S. Noli, Boston 1960 e Flamurtar i Kombit, F.S. Noli 1882-1982, Worce-ster 1984.

    16 Sullimpegno riformista di Noli nella convulsa situazione interna albanese e sulle

    difficolt di modernizzazione socio-economica e istituzionale cfr. pi ampiamenteR.C. Austin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit, op. cit., pp. 90 segg.; S. Skendi, The Po-litical Evolution in Albania, New York 1971, pp. 88 segg.; A. Pipa, Fan Noli as Na-tional and International Albanian Figure, in Sudost Forschungen, 1984, p. 248. Pisinteticamente anche G. Castellan, Storia dei Balani, op. cit., p. 496; P. Pastorelli,Italia e Albania, op. cit., p. 38 e F. Martelli, Capire lAlbania, Bologna 1998, p. 35.Sulle caratteristiche di quella che per la storiografia comunista fu definita una ri-voluzione democratico-borghese cfr. S. Shpuza, Revolucioni Demokratiko-Borgjezi Qershorit 1924 n Shqipri, Tiran 1059, pp. 18 ss. Cfr. inoltre S. Pollo A. Puto,

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    Salvaguardia dellindipendenza e della capacit di sopravvivenza

    economica rimanevano i due ordini di motivi che incidevano profon-

    damente sulla stabilizzazione del quadro politico interno. Di conse-

    guenza, nella crisi di giugno, non si ignorava che la governabilit del

    paese non potesse prescindere da un sostegno concreto da parte di

    qualcuna delle grandi potenze gi interessata alle vicende albanesi,

    tanto pi che anche i tentativi effettuati presso la SDN dai precedenti

    governi albanesi, gi allora tesi ad ottenere un intervento finanziario,

    non avevano prodotto alcun esito. La scelta tendente a sollecitare

    lappoggio italiano, emergeva, realisticamente, come precisa necessit

    politica, evidenziatasi dal confronto con lazione svolta dalla Jugoslavia

    e dalla Gran Bretagna a sostegno del precedente governo e diretta a fa-

    vorire Zog e considerando gli Stati Uniti geograficamente lontani, per

    attuare una concreta politica di intervento.Nel dopoguerra, il nazionalismo albanese si era affermato in anta-

    gonismo allItalia e contro il mutamento intervenuto nella politica ver-

    so lAlbania, sancito nel Patto di Londra, dalla formula del protettora-

    to diretto sulle regioni centro-meridionali del paese e del compromes-

    so nella spartizione territoriale con serbi, montenegrini e greci17

    . Del

    resto, il ripiegamento italiano sulla soluzione indipendentistica per

    The History of Albania. From its Origins to the Present Days, London 1981, pp.176-196 e B. J. Fischer, Fan Noli and the Albanian Revolutions of 1924 , in East

    European Quarterly, June 1988, pp. 147-158; Y. Kahreman, La revolution de Juin1924, in Studia Albanica, 1964, n. 2, pp. 17-28.

    17 Cfr. M. Toscano, Il Patto di Londra, Bologna 1934; Id., Rivelazioni e nuovi docu-menti sul negoziato di Londra per lingresso dellItalia nella prima guerra mondiale ,in Nuova Antologia, agosto, settembre, ottobre e novembre 1965, pp. 14-27dellestratto; nonch A. Giannini, LAlbania dallindipendenza allunione conlItalia (1919-1939), Milano 1940, cap. II.

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    lAlbania, nei termini sanciti dallaccordo di Tirana del 2 agosto 192018

    ,

    con la definitiva rinuncia alla politica delloccupazione territoriale che

    aveva comportato19

    , era avvenuta sotto la spinta delle rivendicazioni del

    neo-costituito Regno Serbo-croato-sloveno e della Grecia, e di fronte al

    contemporaneo andamento sfavorevole della questione degli equilibri

    in Adriatico.

    Dopo la chiusura del difficile periodo relativo alla presenza militare

    italiana, si era aperta tuttavia una fase non meno travagliata del pro-

    blema albanese per la diplomazia italiana, impegnata, a quel punto, nel-

    la tutela dei confini della regione, cos come stabiliti dalla conferenza di

    Londra del 1913, di fronte alle mire annessionistiche dei paesi limitro-

    fi20

    .

    Sebbene la Grecia non fosse pi in grado di sostenere con efficacia le

    sue rivendicazioni, per il fallimento della politica del suo primo mini-stro Venizlos, la Jugoslavia, al contrario, manteneva intatta la sua poli-

    tica dinamica che insisteva sulle coste dellAdriatico, venendo ad occu-

    pare in quellarea il ruolo prima rivestito dallAustria-Ungheria. Sareb-

    be stato difficile per il nuovo stato non cogliere loccasione storica di

    soddisfare le rivendicazioni serbe e montenegrine nei confronti dei ter-

    ritori albanesi e di estendere, al pari, la propria influenza nellinterno

    del paese, esattamente come effettuato in precedenza dallimpero a-

    18 Cfr. I. Lederer, Yugoslavia at the Paris Peace Conference. A Study in Frontiermak-

    ing, New York 1963, p. 29.

    19 Cfr. in questo senso R. Albrecht-Carri, Italy at the Paris Peace Conference, NewYork 1938.

    20 Per una ricostruzione pi dettagliata si rinvia al gi citato studio di A. Biagini, Sto-ria dellAlbania contemporanea, op. cit.,pp. 105-112.

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    sburgico21

    .

    Sul problema albanese, pertanto, si registr il primo scontro aperto

    tra Italia e Jugoslavia, ufficializzato in occasione del negoziato per il

    trattato di Rapallo, del 12 novembre 1920, nel quale tuttavia non fu in-

    serito, nonostante la delegazione jugoslava avesse ricevuto precise i-

    struzioni in merito allestensione delle frontiere jugoslave in Albania

    ad ovest e a sud del lago dOcrida e fino ai fiumi Drin e Drin nero,

    quale condizione irrinunciabile per la conclusione dellaccordo22

    .

    La politica di espansione territoriale non venne comunque abban-

    donata da Belgrado ed anzi rimase al centro del nuovo attivismo della

    sua politica estera, come fu evidente nel diretto coinvolgimento jugo-

    slavo nellinsurrezione dei Mirditi, scoppiata in Albania, nellestate del

    192123

    .

    Tensioni, conflittualit e instabilit nella regione aumentarono poiin seguito alla dichiarazione di Parigi, del 9 novembre 1921. Il ricono-

    scimento internazionale di un particolare interesse italiano al mante-

    nimento, nonch al ripristino, se necessario, dellintegrit territoriale

    dello Stato albanese, entro i confini assegnatigli nel 1913, non fu inter-

    pretato correttamente n a Roma n a Belgrado e anzich rafforzare la

    linea della nuova politica italiana, di sostegno allindipendenza albane-

    21 Cfr. I. Lederer, Yugoslavia at the Paris Peace Conference, op. cit., pp. 298-300 e

    302.

    22 Ibidem, p. 302. Nello stesso senso anche A. Biagini, Storia dellAlbania contempo-ranea, op. cit., p. 112. Cfr. inoltre A. Brogi, Il trattato di Rapallo del 1920 e la poli-tica danubiano-balcanica di Carlo Sforza, in Storia delle relazioni internazionali,1989, n. 1, pp. 3-46 e M. Melchionni, La politica estera di Carlo Sforza nel 1920-21 ,in Rivista di studi politici internazionali, 1969, n. 4, pp. 536 segg.

    23 Pi analiticamente in J. Swire,Albania, op. cit., pp. 354-357.

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    se, determin reazioni che indebolirono gli equilibrio esistenti24

    .

    La frattura pi profonda si consum, per, proprio con il naziona-

    lismo albanese, la cui ostilit verso lItalia fu alimentata dal sospetto di

    una ripresa del programma del protettorato e di un suo insediamento

    diretto nel paese. Si temeva che laccettazione italiana delle tre modifi-

    che di frontiera nella zona di Scutari, Dibra e Prizren, a favore della

    Jugoslavia, fosse stata contrattata con il mantenimento del suo posses-

    so di Saseno25

    . Daltro canto, la Jugoslavia, nonostante la dichiarazione

    di Parigi rappresentasse una chiara sconfitta della sua posizione, non

    rinunci alla propria politica di rivendicazioni territoriali. Mantenne

    infatti liniziativa di accrescere le tensioni nel paese e accelerare cos il

    processo di disgregazione della compagine governativa albanese, in-

    tervenendo direttamente nelle lotte di potere interne, con elargizioni

    di sovvenzioni, come fu evidente anche in occasione delle due rivoltescoppiate in Albania nel marzo del 1922

    26.

    La presa del potere da parte di Mussolini non cambi lindirizzo

    della politica albanese dellItalia27

    e piuttosto port a maturazione la

    decisione di condurre rapidamente a conclusione le trattative con Bel-

    grado sul problema dei confini comuni, dando soluzione contempora-

    neamente anche alla questione fiumana, che ne ostacolava il raggiun-

    24 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 16-17. Per una lettura integrale del

    testo della dichiarazione di Parigi si rinvia a A. Giannini, op. cit., pp. 132-134.

    25 Cfr. le reazioni albanesi nel Rapporto Durazzo, 22 luglio 1922, n. 2564/342, cit. inP. Pastorelli, op. cit., p.18.

    26 Cfr. Socit des Nations, Journal Officiel, anno III, n. 6, p. 577; anno IV, n. 5, p.507.

    27 Cfr. Mussolini a Durazzo, tel., 5 e 9 novembre 1922, in DDI, VII, 1, docc. 73 e 90.

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    gimento.

    Tale decisione giungeva dopo il fallimento, constatato gi a met

    luglio del 1923, del suo disegno teso al conseguimento di un ruolo at-

    tivo nella politica europea, affidato al progetto del fronte unico italo-

    inglese nellazione congiunta di mediazione da svolgere nella crisi

    franco-tedesca della Ruhr28

    . Giungeva anche dopo che, il 21 luglio, la

    Camera aveva approvato la riforma della legge elettorale, ci che rap-

    present il momento decisivo di svolta per Mussolini che, fino al gen-

    naio successivo, allorch furono indetti i comizi elettorali, finalizz

    tutto il suo operato alla preparazione delle elezioni, impegnato ad ot-

    tenervi il pi vasto consenso personale29

    .

    Il riavviarsi, nellautunno del 1923, delle trattative dirette tra Italia e

    Jugoslavia, per dare assetto definitivo alle frontiere comuni, corri-

    spondeva, pertanto, al chiaro proposito di Mussolini di strappare ac-quisizioni territoriali alla Jugoslavia, con la cessione di Fiume, piutto-

    sto che al perseguimento di una seria politica di stabilit nei rapporti

    italo-jugoslavi e di equilibrio internazionale. Il carattere contingente di

    questa azione si chiariva nel contesto pi ampio del primato della poli-

    tica di prestigio, tesa al raggiungimento di un successo immediata-

    mente spendibile, sia nel senso del rafforzamento internazionale ita-

    liano, che facesse ottenere al paese il reinserimento nel , sia, sul piano interno, per consolidare politicamente il

    nuovo governo e il ruolo personale di Mussolini, nel partito.

    28 Cfr. pi ampiamente E. Di Nolfo, Mussolini e la politica estera italiana (1919-1933), Padova 1960, pp. 101ss.; F. Lefebvre DOvidio, Lintesa italo-francese del1935 nella politica estera di Mussolini, Roma 1984, 41-49.

    29 Cfr. R. De Felice, Mussolini il fascista. La conquista del potere 1921-1925, Torino1960, pp. 457, 539 ss., 554.

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    Del resto, da parte jugoslava, esclusa, al momento, la possibilit di

    riaprire il problema delle rettifiche di confine, di fronte alle difficolt

    delle trattative per la questione fiumana, si mantenne inalterata la poli-

    tica flessibile nei confronti della situazione albanese, valutata comun-

    que con favore per la garanzia antitaliana che la presenza di Zog al po-

    tere rappresentava.

    Il Patto di Roma italo-jugoslavo, del 27 gennaio 1924, pertanto,

    non incluse alcun tipo di impegno sullAlbania, esprimendo, da parte

    italiana, una linea di continuit con la condotta politica seguita duran-

    te le precedenti trattative del 192030

    .

    La politica albanese rimaneva per lItalia la misura di riferimento

    del suo ruolo politico nel quadro delle relazioni internazionali, dal

    quale non si mostr nel complesso svincolata e che ebbe una ricaduta

    pratica gi nel pi ristretto ambito dei rapporti bilaterali, come fu evi-dente nellandamento della questione sul petrolio albanese e della lotta

    con lInghilterra, accesasi nel 1923, con il tentativo dellAnglo-Persian

    Oil Company di assicurarsi il monopolio della ricerca e dello sfrutta-

    mento petrolifero nella regione.

    Queste particolari condizioni spinsero tutti i paesi coinvolti, in di-

    versa misura, in Albania, a precisare i rispettivi interessi specifici, ac-

    centuando progressivamente le divergenti politiche di intervento, in

    un crescente reciproco controllo, accresciuto dal precario equilibrio

    di forze esistente nel paese.

    30 Cfr. Mussolini a Romano Avezzana, tel., 9 marzo 1924, in DDI, VII, 3, doc. 66.Riguardi alla genesi e il significato del Patto di Roma cfr. in particolare A. Ercola-ni, Il Patto di Roma nella politica estera di Mussolini, in Fiume nel secolo dei grandimutamenti, Atti del convegno internazionale (Rijeka, 23-24 aprile 1999), Rijeka2001, pp. 161-183.

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    Liniziale posizione di sensibile riavvicinamento politico, che si

    registr nei rapporti anglo-italiani, intorno alla met del 1923, per

    esempio, non manc di essere seriamente considerata da parte fran-

    cese31

    , per le implicazioni favorevoli a una influenza economica e

    politica italiana che non mettesse a rischio lindipendenza

    dellAlbania a cui rimandava quella intesa che concretamente era

    maturata sulla definitiva scelta della soluzione monarchica per la

    questione istituzionale albanese, nonch sulla chiara convenienza in-

    glese di vedere il paese organizzato in modo che potesse servire da

    barriera allespansione slava32

    .

    Di qui, anche in merito alla politica petrolifera, sembrarono pro-

    filarsi atteggiamenti non contrastanti con la tutela dei reciproci inte-

    ressi economici, tanto che lItalia, in un primo tempo, non aveva ac-

    cettato di agire di concerto con i rappresentati di Francia e Stati Uni-ti, per esercitare forme di pressione sul governo albanese, sulle uguali

    opportunit da concedere alle singole compagnie nazionali33

    .

    In quel momento, per altro, la Francia incontrava aperte difficolt

    in Albania, secondo quanto sottolineato dallo stesso incaricato

    daffari, Bguin Billecocq34

    . Lalleanza attiva con la Jugoslavia con-

    31 Era quanto rilevava lincaricato daffari francese in Albania, Jean Bguin Billecocq,

    nel lungo telegramma sul Rapprochement politique Anglo-Italien en Albanie, invia-to da Scutari, il 9 luglio 1923, al presidente del consiglio Poincar, n. 81, in Archi-ves du Ministere des Affaires Etrangeres (dora in poi solo AMAE), Correspon-

    dance politique et commerciale 1914-1940, Srie Europe, sous-srie Albanie 1918-1929, (da qui in poi solo Albanie), vol. 31.

    32 Ibidem.

    33 Cfr. ibidem.

    34 Cfr. ibidem.

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    dizionava in larga misura la credibilit di Parigi e costituiva

    lelemento di diffidenza circa le reali intenzioni francesi, sia da parte

    albanese, per lopposizione alla politica della Serbia; sia da parte ita-

    liana, per il timore che, grazie allappoggio francese, la Jugoslavia

    riuscisse a stabilire uninfluenza economica e politica preponderante

    sullAlbania; sia, infine, da parte inglese, politicamente sempre ostile

    allespansionismo slavo35

    .

    Le buone disposizioni nei rapporti anglo-italiani, comunque, ten-

    devano a convergere nei limiti di una soddisfacente compatibilit con

    la reale valutazione degli interessi specifici del governo inglese e, al di

    l di ogni zelante iniziativa di intesa personale, messa in atto dai mi-

    nistri plenipotenziari inglese e italiano, Harry Eyres e Carlo Duraz-

    zo36

    , si conservarono fin quando non prevalse, da parte italiana, la

    consapevolezza di essere scalzata da un piano di parit conlInghilterra. Ci emerse con chiarezza con il tentativo inglese di con-

    trollo monopolistico dello sfruttamento petrolifero, attraverso

    lottenimento della ratifica, da parte dei competenti organismi legisla-

    tivi, dellopzione preferenziale, stipulata con il governo albanese gi

    dal 15 marzo 1921. Di fronte alla certezza che il consolidamento di un

    antagonismo economico avrebbe progressivamente paralizzato la

    propria politica di sviluppo, il governo italiano si avvi con maggiore

    decisione verso unazione necessariamente tesa a recuperare, in qual-

    che modo, Zog, ancora alla guida del governo, ad una politica pi fi-35 Ibidem.

    36 Puntualmente sottolineate nella corrispondenza diplomatica francese. Cfr. Ibideme anche Rapprochement politique Anglo-Italien en Albanie, Billecocq Poincar,tl., Scutari, 12 Janvier 1924, n. 4, ivi, vol. 31; Politique italienne dans les Balkans,Billecocq Poincar, tl., Scutari, 2 Avril 1924, n. 35, ivi, vol. 31.

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    lo-italiana. Prevedendo, cio, ripercussioni in termini di preponde-

    ranza politica della Gran Bretagna sullAlbania, che lottenimento

    dellesclusiva influenza economica dellAnglo-Persian Oil Company

    minacciava evidentemente di produrre, da parte italiana si punt ad

    una penetrazione economica in termini di politica commerciale. De-

    cisione che si concretizz nella conclusione del trattato di commercio

    e di navigazione, stipulato il 24 gennaio 192437

    .

    Il contrasto sulle concessioni petrolifere sembr, comunque, non

    condurre a pi profondi allontanamenti. Era di fatto rimasto sospeso,

    dopo che la richiesta inglese si era arenata, nellautunno precedente,

    in conseguenza dellatteggiamento di netta intransigenza contro le

    posizioni del governo assunto dallOpposizione parlamentare; n

    cera stato modo di recuperare successivamente il dibattito, dal mo-

    mento che lindizione delle elezioni per lAssemblea costituente ave-va assorbito lintera attivit politica del parlamento e del governo

    38.

    Poco prima delle elezioni di gennaio, i termini di un avvicina-

    mento tra Gran Bretagna e Italia, sembrarono di nuovo potersi de-

    sumere nella pratica realizzazione di una linea di condotta per il mi-

    glioramento dei rapporti italo-albanesi. Da un lato, lInghilterra, per

    il tramite dellamministratore della sua Legazione in Albania, Parr, si

    era spinta ad esercitare energiche pressioni su Zog, per indurlo a se-

    guire una politica pi favorevole allItalia, mentre, da parte italiana,

    Durazzo cercava di intervenire presso la popolazione cattolica e mu-37 Telespresso di Durazzo, 8 giugno 1924, in DDI, VII, 3, doc. 246.

    38 Sullintera vicenda cfr. R.C. Austin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit, op. cit., pp. 156ss. Per una ricostruzione complessiva delle relazioni anglo-albanesi cfr. D. FunderBurk,Anglo Albanian Relations, 1920-1939, in Revue des Etudes Sud-est Europe-ennes, 1957, n. 13, pp. 117 ss.

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    sulmana filo-italiana, perch cessasse lopposizione antigovernativa.

    Una certa attenuazione del generale tono antitaliano, da parte di

    Zog, sembr effettivamente il preludio di unatmosfera pi rassicu-

    rante per lItalia. In realt, la novit di atteggiamento poteva conside-

    rarsi piuttosto conseguenza dellintenzione jugoslava di assumere

    una posizione di aperto disinteresse nei confronti del precipitare del-

    la situazione albanese, che, come prima conseguenza, produceva il

    ritiro del sostegno a Zog e si manifestava con la chiusura delle fron-

    tiere, linterruzione delle relazioni economiche e il rifiuto di consen-

    tire la costituzione di comitati filo-albanesi sul proprio territorio39

    .

    Di fronte allaccrescersi delle gravi difficolt interne del momento

    e nel tentativo di mantenersi al potere, Zog fu evidentemente tentato

    di sfruttare la vicinanza anglo-italiana, per unazione tesa ad accerta-

    re la possibilit di recuperare anche il sostegno dellItalia e quindi,attraverso la mediazione inglese, appianare le difficolt con il gover-

    no italiano, nel frattempo inaspritesi, in conseguenza della mancata

    ratifica del trattato di commercio e navigazione.

    Il declinare lofferta di dispiegare unazione moderatrice sul gover-

    no di Roma e il rinvio a soluzioni negoziali dirette o con

    lintermediazione della SDN, rappresent il chiaro segnale della reale

    mancanza di unit di intenti tra Gran Bretagna e Italia. Le istruzioni di

    Londra a tutela dei propri essenziali interessi economici spingevano

    verso differenti orientamenti politici, convergenti nella decisa opposi-zione ad ogni ipotesi di inclinazioni filo-jugoslave che si affacciassero

    nel paese, essendo preferibile, in questo senso, consentire una pi am-

    pia presenza italiana, e nella soluzione monarchica al problema istitu-

    39 Rapprochement politique Anglo-Italien en Albanie, Billecocq Poincar, tl., Scu-

    tari, 12 Janvier 1924, n. 4, in AMAE, Albanie, vol. 31.

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    zionale. Tuttavia, la precedente politica di apertura nei confronti

    dellItalia venne ridimensionata, tanto da far cessare le apprensioni

    francesi, rivelandosi nei fatti, piuttosto il frutto di un disegno persona-

    le di Eyres. Con il suo spinto interventismo nelle questioni interne del

    paese40, questi aveva inteso offrire allItalia un maggior coinvolgimento

    nella politica albanese, al fine di indurla a disinteressarsi del Dodeca-

    neso e di distoglierla dalle sue mire ambiziose sullAsia Minore41

    .

    LItalia si trov cos esposta ad una politica scarsa di risultati, e in

    pi al centro di unatmosfera di pesante e crescente sfiducia da parte

    delle altre potenze, alimentata, da un lato, dalle apprensioni che si nu-

    trivano a Londra e a Parigi, amplificate nelloccasione dalla stampa in-

    ternazionale che concert una campagna di insinuazioni circa il reale

    coinvolgimento italiano nei disordini albanesi42

    ; dallaltro, dai gravi

    sospetti con cui fu accolto, a Tirana, il Patto di Roma e che produsse,nei fatti, la svalutazione della particolare forza del ruolo italiano sul pi-

    ano internazionale, derivante dalla premessa della dichiarazione di Pa-

    rigi. Ci che comport inoltre la riduzione dei margini di trattativa e-

    conomica e commerciale, e, di conseguenza, laumento della distanza

    40 Oggetto dappropriate segnalazioni dellincaricato daffari francese, Billecocq, chein questo senso riportava anche le analoghe osservazioni del ministro statunitensein Albania, Grant Smith. Cfr. Politique italienne dans les Balkans, Billecocq

    Poincar, tl., Scutari, 2 Avril 1924, n. 35, ivi, vol. 31. Sul ruolo esercitato da Eyrescfr. R.C. Austin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit, op. cit., pp. 148 ss.

    41 Cfr. Politique italienne dans les Balkans, Billecocq Poincar, tl., Scutari, 2 Avril1924, n. 35, in AMAE, Albanie, vol. 31.

    42 Cfr. Bodrero a Sola, tg., 7 giugno 1924, in DDI, VII, 3, doc. 242. Cfr. inoltre P. Pa-storelli, Italia e Albania, op. cit., p. 29.

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    con lAlbania43

    . I particolari vincoli instaurati da questa politica inci-

    devano sulla posizione italiana, per tutte le sue implicazioni sullazione

    da regolare in appoggio allAlbania. Daltro canto, a Tirana si concepi-

    vano i rapporti con Roma entro il limite del proprio bisogno di sicu-

    rezza, corrispondente allesigenza fondamentale di ottenere garanzie

    essenzialmente contro il pericolo dellassunzione di un indirizzo poli-

    tico di aperto favore verso la Jugoslavia.

    Il momento di maggiore sospetto nei confronti dellItalia si ebbe

    concretamente, nella contingenza del riaffacciarsi dellipotesi di nuovi

    allargamenti di confine a favore della Jugoslavia, prevedibili per il rie-

    same presso la Conferenza degli ambasciatori, delle questioni del

    monte Vermosh e del monastero di San Naum, richiesto da parte ju-

    goslava, in opposizione alla decisione della Commissione interalleata

    per la delimitazione delle frontiere, che ne aveva deciso lattribuzioneallAlbania.

    Nella specifica circostanza, recuper consistenza la politica attiva

    intrapresa dalla Gran Bretagna e strumentale al rafforzamento della

    propria garanzia sugli accordi petroliferi44

    . Il passo messo in atto dal

    suo ministro, Eyres, con cui si anticipava la scelta filo-albanese del go-

    verno inglese, di sostenere cio la decisione presa dalla Commissione

    interalleata, lasciava lItalia in una posizione marginale nella competi-

    43 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 20-21. Sulla politica di penetrazione

    economica delle potenze vincitrici nellEuropa centro-orientale nel dopoguerracfr. H. Bogdan, Storia dei paesi dellEst, Torino 1991, pp. 268-270 e, pi in genera-le, D. Stevenson, The First World War and International Politics, Oxford 1991 e ilpi recente S. Marks, The Illusion of Peace: International Relations in Europe,1918-1933, Basingstoke 2003.

    44 Telegrammi Durazzo, 8 e 16 marzo 1924, in DDI, VII, 3, docc. 60, 61, 78.

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    zione per i petroli, esponendo, nel contempo, ad una immediata verifi-

    ca la nuova politica albanese di Roma e Belgrado45

    .

    Infatti, il crescente dualismo concorrenziale tra Italia e Gran Breta-

    gna, incontrava laperto favore di Belgrado. Qui non si giudicava la

    presenza inglese elemento di ostacolo alla propria politica di espansio-

    ne territoriale. La si riteneva, al contrario, utile deterrente contro le

    mire sullAlbania degli altri paesi e dellItalia, in particolare, con la

    quale si poneva ancora in termini conflittuali il problema dellaspetto

    albanese della questione adriatica, dopo la liquidazione della contro-

    versia sulle frontiere settentrionali. Era appunto in questa prospettiva,

    che la presenza di Zog al potere non era sgradita soprattutto in seguito

    allallontanamento di questi dagli ambienti del nazionalismo pi radi-

    cale, che si erano schierati con lopposizione. Al contrario, a Roma,

    lallontanamento di Zog e del suo governo era visto con certo maggio-re favore, soprattutto in conseguenza della fallita precedente politica di

    riavvicinamento.

    Sullo sfondo di queste profonde divergenze di interessi che si

    profilavano, tra Roma e Belgrado, di fronte agli sviluppi della crisi al-

    banese fu per subito chiaro, agli inizi di giugno del 1924, che

    latteggiamento del governo italiano si sarebbe indirizzato prudente-

    mente a laspettativa, losservazione e il non intervento, secondo una

    linea di condotta adottata in accordo stretto con la Jugoslavia, come

    fu confermato da Palazzo Chigi e divulgato anche dalla stampa italia-na

    46.

    Per Belgrado, lastensione dallintervento non implicava, evidente-

    45 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 24-25.

    46 Barrre Poincar, lettre, Rome, 8 Juin 1924, in AMAE, Albanie, vol. 31.

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    mente, la contestuale favorevole disponibilit ad accogliere i nuovi

    cambiamenti rivoluzionari in Albania47

    . Tuttavia, limpostazione data

    al problema albanese sembr ancorato alla ferma volont di non in-

    crinare al momento la saldezza del fragile edificio della sua riconcilia-

    zione con il Regno dItalia48, per quanto limpressione di un carattere

    transitorio del cambiamento nei rapporti italo-jugoslavi rimase diffusa

    negli ambienti politici e diplomatici internazionali che pi da vicino

    richiamavano lattenzione sul contrasto in atto in Albania.

    La Francia, in particolare, nutriva perplessit nella revisione di tali

    rapporti e precisava le sue convinzioni con analisi e osservazioni non

    estranee allo stesso presidente del Consiglio Herriot49

    . Sotto langolo

    dellesclusivo interesse nazionale della Jugoslavia e dellItalia nella que-

    stione albanese, infatti, si mantenevano intatte forti riserve sulla politi-

    ca di riavvicinamento, pure constatata come elemento fondamentaledel riorientamento internazionale di Belgrado, che appariva interve-

    nuta meno in virt del patto di amicizia italo-jugoslavo, che per le

    circostanze inerenti alla situazione interna e allorientamento esterno

    della Jugoslavia. La conformit di vedute, ufficialmente manifestate

    con il governo di Roma, appariva, in sostanza, contingente allo sforzo

    dello Stato serbo-croato-sloveno di uscire dalla crisi interna e quindi

    relative al nuovo indirizzo di politica estera, che imponeva di valutare

    con priorit la salvaguardia delle frontiere orientali, lasciando la difesa

    47 Per una ricostruzione complessiva dei rapporti tra Jugoslavia e Albania, anche inrelazione al ruolo di Zog cfr. R.C. Austin, Shtegu i pashkelur i Fan Nolit, op. cit.,pp. 109-127.

    48 Barrre Herriot, lettre, Rome, 14 Juin 1924, in AMAE, Albanie, vol. 31.

    49 Herriot Barrre, lettre, minute, 4 Juil 1924, ivi, vol. 32

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    dei confini adriatici su un piano momentaneamente secondario50

    . In

    una concordanza dopinioni, sia la Francia che lInghilterra51

    , ritene-

    vano concretamente, che la causa principale della politica astensioni-

    stica di Belgrado, fosse ispirata piuttosto alla volont di non vedere

    lItalia prendere piede nei Balcani, nella certezza che questa avrebbe

    preso a pretesto un intervento jugoslavo per penetrare in Albania.

    Ci che si voleva evitare a Belgrado52

    .

    Anche la politica di non ingerenza dellItalia, daltro canto, era og-

    getto della crescente sfiducia di Francia e Gran Bretagna che ne pren-

    devano atto, valutandola, per, strumentale e non priva di ambiguit53

    .

    Proprio in relazione alla presa del potere da parte del gruppo di ten-

    denza filo-italiana, dove per altro si sospettava che manovre italiane

    non fossero state estranee a tale soluzione e al suo successo, si inter-

    pret come non esaurita lazione del governo italiano54

    . La strategia

    50 Barrre Herriot, lettre, Rome, 14 Juin 1924, ivi, vol. 31 e Herriot Barrre, lettre,minute, 4 Juil 1924, ivi, vol. 32.

    51 Era anche lopinione dellIncaricato daffari della Gran Bretagna, Kennard. Cfr.Barrre Herriot, lettre, Rome, 14 Juin 1924, ivi, vol. 31.

    52 Herriot Barrre, lettre, minute, 4 Juil 1924, ivi, vol. 32.

    53 Cfr. ibidem, dove lo stesso presidente del consiglio francese, Herriot, esprimevaapertamente la propria convinzione che vi fosse qualcosa di strumentale nelle di-chiarazioni di non intervento di Contarini, concordando in ci con lanalogo

    giudizio espresso dallambasciatore francese a Roma, Barrre, e dallincaricatodaffari della Gran Bretagna, Kennard.

    54 Queste accuse provenivano soprattutto dal partito croato di Radi, allopposizione,in Jugoslavia, ma erano sostenute anche in campo internazionale da esponenti del-la politica petrolifera legata agli interessi di alcune grandi compagnie come la Sin-claire lAnglo-Persian Oil Company. Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., p.37. Sul programma radiciano cfr. pi ampiamente C.A. Macartney A.W. Palmer,op. cit., p. 223.

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    politica di Roma, di astenersi da ogni altra forma di intervento, tanto

    pi dallintervento armato, appariva, in sostanza, esclusivamente lega-

    ta alla convenienza di non avere certamente nulla da perdere

    dallinstallazione al potere di una fazione ad esso favorevole55

    , ma si

    configurava anche, a giudizio del presidente del Consiglio francese

    Herriot, quale soluzione pi idonea per usare mezzi pi discreti ma

    non meno efficaci per agire in Albania56

    .

    Il comportamento italiano derivava, in realt, dal sicuro convinci-

    mento circa la necessit di dover conciliare la tutela dei propri interes-

    si albanesi, con la politica del Patto di Roma, in modo che questa ri-

    sultasse rafforzata nella sua massima estensione possibile. Non man-

    cava tuttavia la consapevolezza che quella albanese fosse da ritenersi

    comunque una questione europea, come senza esitazione riconosce-

    va Contarini in un colloquio con Barrre. Traspariva, nei fatti, unaconvergenza politica che sulla crisi albanese, riconosceva, nella preci-

    sazione francese, voce in capitolo ai governi che avevano costituito

    lAlbania e la cui soluzione, nella rispondenza italiana, avrebbe dovu-

    to riguardare congiuntamente gli Alleati57

    .

    Per lItalia, tesa a consolidare la propria posizione sul piano inter-

    nazionale, sarebbe stato estremamente pericoloso un isolamento di-

    plomatico, a cui lavrebbe condotta un intervento unilaterale in Alba-

    nia, senza accordo preliminare con gli altri stati interessati. Di qui,

    con coerente continuit politica, non si eluse il metodo della concerta-55 Barrre Herriot, lettre, Rome, 14 Juin 1924, ivi, vol. 31

    56 Herriot Barrre, lettre, minute, 4 Juil 1924, ivi, vol. 32.

    57 Barrre Poincar, lettre, Rome, 8 Juin 1924, ivi, vol. 31.

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    zione con le potenze e, in particolare con la Jugoslavia, evidentemente

    funzionale al mantenimento di accordi e di equilibri di forze convenu-

    ti, con lo scopo di tutelare il reciproco interesse a evitare ogni altera-

    zione territoriale.

    La fondata valutazione dunque dellintera situazione internazionale

    spinse lItalia a non rischiare un coinvolgimento diretto nella questio-

    ne albanese. Di pi, la sua dichiarata volont di agire nel quadro

    dellimpegno collettivo, produsse, nello specifico, anche effetti imme-

    diati nei rapporti con la Francia, che, sempre fortemente intollerante

    verso gli interventi unilaterali delle singole potenze sugli Stati slavi

    della penisola balcanica58

    , pot alla fine evitare il pericolo di malintesi

    e ritirare i sospetti ingiustificati sulle intenzioni del governo italiano

    di tendere a monopolizzare la questione albanese59

    . Si privilegi a

    quel punto un atteggiamento pi moderato nei confronti dellItalia, inmodo da non destare le suscettibilit italiane [] a proposito

    dellAlbania in senso antifrancese, tenendo presente, che la situazione

    albanese non esauriva tutti gli interessi francesi, n era preminente ri-

    spetto alle altre questioni pendenti nei rapporti con lItalia e che inte-

    ressavano la Francia pi da vicino. Del resto, da parte francese non si

    correva alcun rischio nel caso in cui, il perdurare dello stato di instabi-

    lit in Albania, dopo uno scambio di vedute interalleate, avesse pro-

    dotto come conseguenza unazione italiana, che probabilmente non

    sarebbe stata isolata, visto lo stato delle relazioni con la Jugoslavia. Inquella eventualit, non si negava, con estremo realismo, una certa

    soddisfazione nel vedere lItalia impegnare la sua attivit politica

    58 Cfr. A. Biagini, Storia dellAlbania contemporanea, op. cit., p. 91.

    59 Barrre Poincar, lettre, Rome, 8 Juin 1924, in AMAE, Albanie, vol. 31.

  • 7/28/2019 Il Governo Di Fan Noli - Antonella Ercolani

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    nella gestione di una situazione complicata60

    .

    La cautela delle iniziative italiane, del resto, aveva il fine ultimo di

    non far rimanere estranea lItalia agli affari albanesi, ma anzi a farle

    ottenere, in caso di necessit, un ruolo non secondario n marginale,

    in nome di quegli interessi speciali, che le altre potenze, non esclusa

    nemmeno la Francia61

    , le continuavano comunque a riconoscere, sen-

    za che questo la inducesse ad esporsi preventivamente e material-

    mente, evitando cos, di compromettere lintera sua politica albanese,

    che aveva gi avuto risultati deludenti62

    .

    Conseguentemente, nonostante la personale favorevole disposizio-

    ne ad accogliere lofferta di collaborazione, espressamente rivoltagli da

    Fan Noli, Mussolini ag avviando prioritariamente uno scambio di i-

    dee con il governo di Belgrado, attraverso interventi effettuati sia pres-

    so il ministro degli Esteri, Ninci, sia sullo stesso presidente del Consi-glio, Pasi. La posizione di Belgrado rimase per ferma sulla decisione

    del non intervento, conforme, del resto, allatteggiamento usato verso

    il rimosso governo di Tirana e dellospitalit offerta allo stesso Zog,

    che si trovava gi in territorio jugoslavo e in procinto di giungere nella

    capitale, dove era atteso per il 26 giugno63

    .

    Anche Londra scelse una posizione formalmente attendistica, ma

    che dimostrava, in realt, il notevole irrigidimento intervenuto verso il

    nuovo governo albanese, alla cui richiesta di riconoscimento, peraltro,

    60 Ibidem.

    61 Ibidem.

    62 Ibidem.

    63 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 40-42 e relative fonti ivi citate.

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    non fu inviata alcuna risposta64

    . La prospettiva di veder mancare le ga-

    ranzie di continuit nella politica di concessioni petrolifere preferen-

    ziali, certamente pi difficili da ottenere dal nuovo esecutivo, condu-

    ceva la Gran Bretagna a non intraprendere azioni di consolidamento

    del nuovo regime, lasciandolo anzi isolato, nella prospettiva, vista con

    favore, di un suo pi rapido rovesciamento.

    Ragioni opposte, inducevano, il Dipartimento di Stato americano a

    seguire una linea di condotta pi flessibile, analoga allatteggiamento

    di apertura adottato dal governo italiano, entrando in relazioni di fatto

    con il nuovo governo di Tirana65

    .

    Fu, per, la risposta francese, giunta ai primi di luglio, a determina-

    re la generale e definitiva presa di posizione degli altri paesi. Fu chiarito

    infatti che la Francia non avrebbe proceduto a nessun atto di ricono-

    scimento formale del nuovo governo albanese, ritenendo trattarsi di unsemplice cambiamento di ministri

    66. Ignorando il mutamento radicale

    di indirizzo politico intervenuto in Albania, Parigi risolveva il problema

    del riconoscimento, svuotandolo di contenuto formale, con una solu-

    zione, per, che se palesava il sostanziale appoggio del punto di vista ju-

    goslavo, determinava conseguenze di notevole rilievo per la politica ita-

    liana, il cui insuccesso diplomatico minacciava di precluderle nuova-

    mente linserimento nella realt politica albanese.

    La mancanza di riconoscimento ufficiale indebol e destabilizz fin

    64 Telegramma di Grant Smith, 2 luglio 1924, in Foreign Relations of United States(dora in poi FRUS), 1924, vol. I, p. 312.

    65 Cfr. ibidem.

    66 Nota del Quai dOrsay riportata in DDI, VII, 3, doc. 374.

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    dallinizio il governo di Fan Noli67

    . Diede avvio, contemporaneamente,

    ad un processo di disgregazione interna che si sarebbe concluso con il

    completo fallimento della nuova politica riformistica di Noli e con la sua

    estromissione, politica e personale, dallAlbania.

    In un clima di perdurante instabilit politica e sociale, il fattore unifi-

    cante era rappresentato dalla doppia linea di azione, interna e interna-

    zionale. Sotto questo profilo, il problema di riportare il governo

    nellambito costituzionale si present quale necessit prioritaria per of-

    frire le garanzia di legalit e di stabilit non solo allinterno, ma anche, e

    soprattutto, sul piano internazionale, consentendo quindi al paese di ot-

    tenere, dallesterno, quellappoggio politico e quegli aiuti finanziari, in-

    dispensabili per il proprio consolidamento e per la stessa permanenza di

    Noli al potere.

    Le difficolt incontrate dallazione di governo sui pi urgenti pro-blemi interni

    68, che produssero la grave decisione di omettere

    lattivazione della procedura di riconoscimento costituzionale presso

    lAssemblea costituente, indussero di conseguenza ad agire con pi de-

    terminazione in ambito internazionale. Di qui linsistente ricerca del fa-

    vorevole appoggio diplomatico italiano nella questione dei confini, an-

    cora in discussione alla Conferenza degli ambasciatori, e, nella richiesta

    di concessione di un prestito, presentata nel quadro di un pi ampio di

    67 Sulle problematiche connesse alle relazioni esterne albanesi del periodo cfr. in par-ticolare A. Puto, Sur les Relations Exterieurs du Gouvernement de 1924 en Albanie ,in Studia Albanica, 1964, n. 2, pp. 29-45.

    68 Sullincerto avvio del governo di Noli e sulle difficolt di attuazione del suo pro-gramma politico cfr. J. Swire,Albania, op. cit., pp. 435-436 e P. Pastorelli, Italia eAlbania, op. cit., pp. 46-48.

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    un patto politico da stipulare tra i due paesi69

    .

    Le condizioni di politica generale, che costringevano Mussolini

    alladozione di un atteggiamento di prudente attesa, impedirono al

    momento di cogliere lopportunit di avviare una politica di influenza,

    non solo economica, in Albania70.

    Dopo questa chiusura, dal valore negativo per Mussolini e per Noli,

    lAlbania non ebbe sostanziali alternative al trasferimento presso la So-

    ciet delle Nazioni della ricerca di una soluzione globale, sui problemi

    relativi al riconoscimento e allintervento economico. Contemporanea-

    mente non si tralasciava di recuperare liniziativa per il raggiungimento

    di un risultato rapido e favorevole sulle questioni confinarie, ricercato

    da Noli, fino al punto di giungere a perorare personalmente la questione

    al Consiglio della SDN, allo scopo di conseguire quel successo concreto,

    indispensabile allaffermazione di una politica di prestigio71

    .Lesito fallimentare delliniziativa fu determinato dal clima di ostilit

    e di isolamento in cui lAlbania si trov, a Ginevra, di fronte

    allopposizione della Jugoslavia, e quindi del sistema della Piccola Intesa,

    e della Gran Bretagna.

    La volont inglese di non concedere aiuti finanziari si era di fatto gi

    manifestata fin dal precedente mese di luglio, in occasione dei passi pre-

    ventivi attuati a Londra, dal ministro inglese in Albania, per sostenere la

    69 Fan Noli a Mussolini, lettera, Tirana, 6 luglio 1924, in DDI, VII, 3, cit. in doc. 305.

    70 Mussolini a Fan Noli, lettera, Roma, 6 agosto 1924, ivi, doc. 431. Per la ricostru-zione pi dettagliata degli avvenimenti cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit.,pp. 48-51.

    71 Cfr. DDI, VII, 3, nota n. 4, p. 262. Per lintervento di Noli allAssemblea generaledella SDN cfr. invece Societ Des Nations, Journel Officiel, supplment spcial, n.23, p. 105.

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    richiesta di mettere il paese sotto controllo finanziario della SDN, della

    concessione di un prestito e dellinvio di una missione agricola danese72

    .

    Dellintervento del diplomatico inglese era a conoscenza anche Pa-

    lazzo Chigi, informato da Durazzo, a sua volta messone a conoscenza

    direttamente da Eyres. Il governo italiano si era quindi premunito di

    conoscere le intenzioni di Londra in merito a questi suggerimenti73

    .

    Il risultato dei sondaggi74

    , mise in chiaro, in primo luogo, che le ipo-

    tesi di intervento erano state consigliate personalmente da Eyres e

    non erano state acquisite su istruzione del suo governo. Inoltre, il

    Foreign Office sembrava essere poco propenso a darvi seguito per il

    momento. La situazione fortemente instabile in Albania non sem-

    brava offrire serie garanzie finanziarie per lemissione di un prestito

    internazionale, n il governo albanese aveva fornito un piano finan-

    ziario preciso di rientro del debito, rimanendo anche poco chiarosullindicazione e la qualit delle risorse da impegnare e su quelle che

    avrebbe prodotto in termini di rendita per il paese. Al di l delle o-

    biezioni di natura finanziaria, in realt Londra sembrava nutrire forti

    perplessit circa lopportunit effettiva di dare attuazione ai sugge-

    rimenti del ministro inglese, dando limpressione di opporsi a priori

    allintervento della SDN in Albania e allo stabilire un controllo fi-

    nanziario internazionale sul paese75

    .

    72 Herriot Barrre, lettre, minute, 4 Juil 1924, in MAE, Albanie, vol. 32

    73 Charles Roux Herriot, lettre, Rome, 24 Juillet 1924, ivi, vol.32.

    74 Comunicato per il tramite dellambasciatore dItalia a Londra, della Torretta. Ibi-dem.

    75 Ibidem.

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    Contemporaneamente, da parte francese, ravvisata la convenienza

    di aspettare il momento pi utile per spingersi oltre nei sondaggi,

    non si manc di percepire le implicazioni che derivavano per lItalia

    dal passo inglese. Il nuovo ambasciatore francese a Roma, Charles

    Roux, sottolineava infatti, come la politica italiana, centrata sulla tu-

    tela dellindipendenza albanese, fosse evidentemente incline a mette-

    re in atto quelle misure giudicate proprie a far vivere quello Stato.

    Tuttavia, la fretta dimostrata dal governo italiano nellapprestarsi ad

    ottenere informazioni a Londra circa laccoglienza riservata ai sugge-

    rimenti del ministro inglese in Albania e la soddisfazione con la

    quale sembrava aver appreso che il governo britannico giudicava ne-

    cessario attendere prima di sperimentarli, testimoniavano che lItalia,

    per la quale il problema certamente rivestiva particolare importanza,

    in tutti i casi, non provava alcuna impazienza di mettere lAlbaniasotto una tutela finanziaria internazionale

    76.

    Del resto Jugoslavia e Gran Bretagna stavano attuando una politica

    di pieno appoggio a Zog, al quale fornivano quegli aiuti concreti, gra-

    zie ai quali sarebbe riuscito in breve tempo a recuperare vittoriosa-

    mente la situazione politica.

    Da parte jugoslava si avvi in maniera consistente una politica

    condotta su un duplice piano, agendo con massima precauzione per

    impedire ripercussioni negative nelle relazioni con Roma. Da un lato,

    infatti, rimasero i vincoli di piena corrispondenza alla politica del Pat-to di Roma, ufficialmente rinnovati anche dal nuovo esecutivo, costi-

    tuitosi il 27 luglio, con lingresso di Marinkovi agli Esteri. Dallaltro,

    lazione di Belgrado fu continuativamente diretta ad indebolire il go-

    76 Ibidem.

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    verno di Fan Noli. Gi la stessa presenza di Zog in territorio jugoslavo

    rappresentava un elemento di disturbo, come risultava aver ammesso

    lo stesso Ninci nel corso di una conversazione con il ministro france-

    se a Belgrado77

    . Lorientamento ad intervenire per il mutamento di re-

    gime si tradusse, successivamente, in un rapido processo di avvicina-

    mento politico a Zog, concretizzatosi nella piena collaborazione dello

    Stato maggiore serbo allorganizzazione del suo corpo di spedizione e

    nellintervento delle autorit jugoslave di Scutari, Tirana, Durazzo e

    Koritza, con rifornimento di armi e distribuzione di sostegni finanziari

    ai gruppi di opposizione interna albanesi, non escludendo nemmeno

    la comunit cattolica di Scutari, nella quale si tent di attuare unopera

    di penetrazione nonostante il suo tradizionale risentimento antijugo-

    slavo78

    .

    La portata del conflitto interno albanese si accrebbe cos, con il ten-tativo pi drastico di Zog di recuperare la propria posizione. La sua

    azione prevalentemente orientata allottenimento di un sostegno e-

    sterno, lo spinse quindi a legarsi strettamente alla conquista e

    allorganizzazione dellappoggio delle uniche forze esterne significati-

    ve, cio la Jugoslavia e la Gran Bretagna, dopo aver incontrato il rifiuto

    italiano. In modo pragmatico, lInghilterra cominci a sviluppare una

    77 Herriot Barrre, lettre, minute, 4 Juil 1924, in MAE, Albanie, vol. 32.

    78 Telegrammi dell incaricato daffari italiano a Tirana, Marchetti, 1, 4, 24 agosto; diDurazzo, 19 settembre e 23 novembre; di Sola , 27 settembre e 26 novembre 1924,in DDI, VII, 3, rispettivamente docc. nn, 421, 425, 462, 500, 579, 519, 588. Sulla o-stilit dei cattolici verso latteggiamento filoserbo di Zog cfr. pi in particolare M.Schmidt Neke, Entstehung und Ausban der Knigsdiktatur in Albanien (1912-1939), Mnchen 1987, p. 112. Per unanalisi pi ampia del rapporto tra Stato e re-ligione cfr. A. Mousset, LAlbanie devant lEurope 1912-1929, Paris 1930, pp. 110ss.

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    forma di azione politica assumendo una posizione definita nel conflit-

    to, legata ai suoi interessi immediati e settoriali. Nel mutamento delle

    circostanze, giudicato una diretta minaccia per la propria posizione

    economica, cerc di assicurarsi un rapporto favorevole con chi poteva

    esercitare il controllo politico e garantire il ritorno a una situazione di

    stabilit. Si produsse cos una politica difensiva e di contenimento, so-

    stenuta attraverso laiuto finanziario concesso alle forze antigovernati-

    ve. La Gran Bretagna si assicurava, in modo concreto, il consolida-

    mento delle proprie posizioni privilegiate, sulla base dellimpegno a

    trasformare, dopo la ripresa del controllo politico da parte di Zog,

    lopzione preferenziale del 1921 in una concessione esclusiva

    allAnglo-Persian Oil Company sul petrolio albanese79

    .

    Lingerenza di Belgrado produsse un effetto diretto sul successivo

    sviluppo della politica italiana nel settore balcanico. In considerazioneinfatti dei nuovi termini dellintesa jugoslava, il prevalere di Zog, e-

    sponeva lItalia al rischio di perdere totalmente ogni forma di influen-

    za in Albania, a favore esclusivo della Jugoslavia80

    . Il nuovo contesto

    politico fu poi reso pi complesso e articolato dal disegno complemen-

    tare jugoslavo di addivenire ad un accordo politico con la Francia, che,

    fin dal momento in cui trapelarono le prime indiscrezioni, suscit le

    pi vive apprensioni a Roma.

    Cominci a delinearsi un confronto tra Italia e Jugoslavia che a-

    79 Cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 54-58 e pi ampiamente S. V. Toi,Ndrhyrja e kapitalit t huaj n Shqipri dhe qndrimi i qarqeve demokratike 1921 1925, Tiran 1974 e I. Fishta - V. Toi, Gjendja Ekonomike e Shqipris n Vitet1912-1924, Tiran 1983.

    80 Era quanto attentamente rilevava Marchetti, in suo rapporto, stilato il 24 agosto1924. Cfr. DDI, VII, 3, doc. 462.

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    vrebbe ridefinito i reciproci rapporti subordinatamente a un pi am-

    pio modello dazione proprio sul terreno albanese. Il governo di Bel-

    grado prese ad orientarsi verso ladozione di un programma pi radi-

    cale che si esprimeva nellimmediato obiettivo di assicurarsi una posi-

    zione di prestigio in Albania, in funzione del connesso progetto di ria-

    prire le trattative dirette con Roma per ridefinire il complesso dei rap-

    porti sulla questione albanese, in una logica, dunque, meno flessibile,

    di compenso per le rinunce sopportate nellAdriatico settentrionale.

    Il disegno, pi nettamente caratterizzato in senso antitaliano, sem-

    brava alimentarsi nello stesso atteggiamento di Roma. Il fatto che la

    politica albanese dellItalia non mostrasse segnali di cambiamento,

    produceva limpressione di una volont tesa allosservanza degli impe-

    gni assunti con la Jugoslavia, con valutazioni che probabilmente risen-

    tivano delle indicazioni, alquanto distorte, che giungevano da Parigi,sulle difficolt interne di Mussolini in conseguenza della crisi Matteot-

    ti.

    Mantenere inalterata la direttiva del disimpegno nel problema al-

    banese, in realt, era una decisione legata alle oscillazioni dei rapporti

    tra Jugoslavia e Albania. La reazione controllata del governo di Roma

    si giustificava ancora con la preoccupazione di non apparire in alcun

    modo compromesso negli attriti tra i due paesi, scoppiati, gi a set-

    tembre, in conseguenza dei primi segnali di sommossa, che avevano

    preso forma di incidenti alla frontiera nella zona centro-orientaledellAlbania, e denunciati esplicitamente dal ministro dei lavori pub-

    blici albanese, Passim Kotsuli, che reggeva il governo durante la mis-

    sione di Fan Noli presso la SDN81

    . Decisione riconfermata nella indi-

    81 La segnalazione fu inviata alla Legazione italiana. Conferma circa lattivit jugosla-

    va, volta al rovesciamento del governo di Noli e al ripristino del potere di Zog,

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    sponibilit dimostrata a venire incontro alle nuove richieste di aiuto,

    ora militare, e ribadita da Mussolini direttamente a Noli, nel loro col-

    loquio di Roma, della met di ottobre.

    Fu solo di fronte al progressivo deterioramento della crisi albanese,

    aggravatasi nellapprossimarsi delle elezioni legislative, dopo la convo-

    cazione dei comizi elettorali nel periodo compreso tra il 20 dicembre e

    il 20 gennaio, che si cominci a produrre da parte italiana, e di Musso-

    lini in particolare, unazione risentita e sempre pi critica nei con-

    fronti della Jugoslavia e di conseguenza un cambiamento nel fonda-

    mento della politica concreta verso lAlbania.

    Il quadro poco rassicurante del programma preordinato di Belgra-

    do fu focalizzato in modo chiaro e diretto con lavvio alle operazioni

    militari degli oppositori fuorusciti albanesi, affrettato, nella convin-

    zione del governo jugoslavo di riuscire ad impedire, o condizionare, lacompetizione elettorale, il cui esito poteva presentare ancora margini

    di rischio, consentendo allesecutivo di Fan Noli di consolidarsi, rego-

    larizzando la sua posizione con un atto formalmente valido.

    Ufficialmente la politica jugoslava non presentava alcun elemento

    nuovo rispetto alla dichiarazione del 9 giugno, in merito al manteni-

    mento dello status quo in Albania e alla politica di consultazione e co-

    ordinamento con Roma. Infatti l applicazione di quegli impegni ven-

    ne pienamente confermata con la nota congiunta del 13 dicembre, di-

    ramata alla fine dei colloqui di Roma, tra Ninci e Mussolini

    82

    . Di fat-giunse, alla fine di settembre, anche dalla legazione italiana a Belgrado. Cfr. pi indettaglio P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 63-64, 66.

    82 I colloqui ebbero luogo dal 10 al 13 dicembre e il ministro degli Esteri jugoslavoincontr sia Mussolini che il segretario generale di Palazzo Chigi, Contarini.Sullandamento degli incontri e per il testo del comunicato finale, diramatodallagenzia Stefani, cfr. P. Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., pp. 77-80. Cfr. inol-

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    to, per, quegli incontri erano stati voluti, da parte italiana e di Mus-

    solini in particolare, per il riconosciuto bisogno di esplorare i reciproci

    rapporti nel profilarsi di un problema estremamente delicato nelle re-

    lazioni tra Roma e Belgrado e sotto lurgenza quindi di esame preven-

    tivo della complessa questione delle relazioni italo-jugoslave, consi-

    derato opportuno quanto ineludibile. Il 24 dicembre, poi, mentre Zog

    celebrava il suo rientro vittorioso a Tirana in nome del Trionfo della

    legalit83

    , lItalia insistette direttamente su Ninci per ottenere dal go-

    verno jugoslavo qualche elemento di fatto tangibile che permettesse

    di constatare come gli avvenimenti svoltisi in Jugoslavia ed Albania

    non fossero diretti contro la posizione politica dellItalia a Tirana84

    .

    Le assicurazioni effettivamente ottenute con la dichiarazione di

    Ninci, diffusa dalla stampa il 25 dicembre, sembrarono condurre alla

    chiarificazione dei rapporti tra Roma e Belgrado, laddove da parte ju-goslava si venne a ribadire come lo scopo della propria politica verso

    lAlbania fosse indirizzata a contribuire allo sviluppo dello Stato indi-

    pendente albanese in chiaro accordo con quanto stabilito dal patto

    di Roma, dal rispetto del quale il governo jugoslavo non intendeva de-

    flettere nella sua politica albanese, nello sforzo dunque di risolvere

    qualsiasi difficolt insorgente di comune accordo con il governo ita-

    liano, in modo che gli interessi di entrambi i paesi, amici e alleati,

    non dovessero maiessere lesi85

    .

    tre A. Puto, Demokracia e Rrethuar, Tiran 1990, p. 21.

    83 Cfr. P. Quaroni, Valigia diplomatica, Milano 1956, p. 88.

    84 Telegramma Bodrero, 24 dicembre 1924, in DDI, VII, 3, doc. 638.

    85 Telegramma Bodrero, 24 dicembre 1924, ivi, doc. 639.

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    Il palese tentativo di rovesciamento del governo Noli, con il prova-

    to coinvolgimento della dirigenza jugoslava nel favoreggiamento degli

    oppositori, annullava il valore effettivo della politica di intesa con

    lItalia. Di fatto, limpostazione data dal governo di Belgrado al pro-

    blema albanese non veniva ad essere modificato. Si ricercava una solu-

    zione concordata con lItalia, ma secondo una prospettiva di prevalen-

    za di interessi nazionali, rafforzati dal vantaggio politico che si riteneva

    aver ottenuto con il recupero di Zog al potere86

    .

    Nella consapevolezza italiana, ormai, lAlbania emergeva quale

    problema centrale della questione adriatica e fattore prevalente del

    mutamento che si avviava nellimpostazione generale dei rapporti ita-

    lo-jugoslavi. Anzich sviluppare maggiormente le condizioni

    dellintesa sulla convenienza di un accordo stabile, suggerendo azioni

    tese al rafforzamento dellequilibrio esistente, i colloqui di Romapiuttosto avevano aperto la via della competizione con la Jugoslavia sul

    terreno albanese. Con rapido adattamento politico, si fissarono i nuovi

    limiti dellazione italiana e si precis la posizione di Mussolini orien-

    tando quindi la scelta verso una politica autonoma, tesa chiaramente

    ad affermare la presenza italiana in Albania sul piano sia economico

    che politico, indipendentemente dalla cooperazione e dal coordina-

    mento con Belgrado e, se necessario, anche in concorrenza con gli in-

    teressi jugoslavi. Matur la politica di penetrazione economico-

    finanziaria e di accordi bilaterali italo-albanesi che consentirono nelcorso, dei successivi anni, di stabilire posizioni di privilegio per le im-

    prese italiane, soprattutto in materia di concessioni minerarie e petro-

    86 Cfr. in merito il giudizio di Pastorelli, Italia e Albania, op. cit., p. 90.

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    lifere87

    .

    87 Cfr. M. Pizzigallo, Le relazioni economiche italo-albanesi nei primi anni Venti, inLomicidio politico di Luigi Gurakuqi, a cura di G. Dammacco, Atti del seminario

    di studio, Bari 1988, p. 138; L. Iaselli, Lespansione finanziaria dellItalia in Albania(1925-1943). La Banca Nazionale dAlbania e la SVEA , in Rivista finanziaria, gen-naio-giugno 2004, p. 67. Pi sinteticamente cfr. G. Esposito, Tra Puglia e Albania.Emigranti e rimpatriati italiani nella prima met del Novecento, in Puglia e Alba-nia nel Novecento, a cura di G. Esposito V.A. Lezzi N. Nika, Nard 2008, pp.92-95. Sul complesso della situazione economica albanese nel 1925 cfr. L. Pulejo,Realt economica e territorio. Gli interessi italiani in Albania , Cosenza 2003, pp. 79ss.