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D opo dieci anni e mezzo come vescovo di Boa Vi- sta, nello stato di Ro- raima, dal dicembre 2015 mons. Roque Paloschi è arcive- scovo di Porto Velho, capitale di Rondonia. Alcuni mesi prima del suo trasferimento, il prelato - nato nella cittadina di Progresso, nello stato di Rio Grande do Sul, da una famiglia di origine italiana - era stato nominato presidente del Conselho indigenista missionário (Cimi), l’organizzazione creata nel 1972 per appoggiare la lotta dei popoli indigeni del Brasile. A fine luglio il Cimi ha ottenuto lo status di consulente per la tematica indi- gena nel Consiglio economico e sociale (Ecosoc) delle Nazioni Unite. Questo momento storico Mons. Paloschi, il Brasile sta vi- vendo un periodo storico molto particolare. «Sicuramente. È un momento che nasce anche da una lotta contro le conquiste sociali ottenute negli ul- timi anni. Il nuovo governo (ve- dere tabella di pagina 53, ndr) è composto da corrotti, come dimo- stra la situazione di vari ministri». Nel corso dell’ultimo anno, lei è passato dalla diocesi di Boa Vi- sta a quella di Porto Velho. È di- ventato anche presidente del Consiglio indigenista missiona- rio (Cimi). Quale dei due compiti ritiene che sarà più difficile? «Sono due sfide nuove che esi- gono molto impegno. Tuttavia, non c’è dubbio che la questione indigena è oggi una tematica cru- ciale in Brasile». Parliamo allora del Cimi, l’orga- nismo della Conferenza episco- pale brasiliana. «È stato creato negli anni Settanta per accompagnare il cammino dei popoli indigeni. Dopo otto anni con alla guida mons. Erwin Kräu- tler 1 , da un anno io ne ho assunto INCONTRO CON IL NUOVO PRESIDENTE DEL CIMI, DOM ROQUE PALOSCHI Dimenticate le Olimpiadi, il Brasile è tornato ai problemi di questi ultimi anni: crisi economica e crisi morale. Il governo Temer, nato da un golpe parlamentare ed espressione dell’oligar- chia, non ha in agenda la difesa dei diritti dei popoli indigeni. Al contrario, accentuerà la loro erosione, spinto da un Congresso dominato dagli «uomini BBB» (pallottole, vacche, Bib- bia). Ne abbiamo par- lato con dom Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho e presi- dente del Cimi, la com- battiva organizzazione indigenista contro la quale il governo del Mato Grosso del Sud ha addirittura istituito una Commissione d’inchie- sta. Per aver difeso i popoli indigeni dalle violenze dei propri latifondisti. GRIDA PERDUTE NELL’INDIFFERENZA # Sotto: mons. Roque Paloschi, presidente del Cimi, in un’immagine dello scorso luglio. BRASILE di PAOLO MOIOLA © Paolo Moiola

INCONTRO CON IL NUOVO PRESIDENTE DEL CIMI, DOM ROQUE … · 2019-10-08 · luglio il Cimi ha ottenuto lo status di consulente per la tematica indi-gena nel ... Jucá (pianificazione),

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Dopo dieci anni e mezzocome vescovo di Boa Vi-sta, nello stato di Ro-raima, dal dicembre 2015

mons. Roque Paloschi è arcive-scovo di Porto Velho, capitale diRondonia. Alcuni mesi prima delsuo trasferimento, il prelato - natonella cittadina di Progresso, nellostato di Rio Grande do Sul, da unafamiglia di origine italiana - erastato nominato presidente delConselho indigenista missionário(Cimi), l’organizzazione creata nel1972 per appoggiare la lotta deipopoli indigeni del Brasile. A fineluglio il Cimi ha ottenuto lo statusdi consulente per la tematica indi-gena nel Consiglio economico esociale (Ecosoc) delle NazioniUnite.

Questo momento storicoMons. Paloschi, il Brasile sta vi-vendo un periodo storico moltoparticolare.

«Sicuramente. È un momento chenasce anche da una lotta contro leconquiste sociali ottenute negli ul-

timi anni. Il nuovo governo (ve-dere tabella di pagina 53, ndr) ècomposto da corrotti, come dimo-stra la situazione di vari ministri».

Nel corso dell’ultimo anno, lei èpassato dalla diocesi di Boa Vi-sta a quella di Porto Velho. È di-ventato anche presidente delConsiglio indigenista missiona-rio (Cimi). Quale dei due compitiritiene che sarà più difficile?

«Sono due sfide nuove che esi-gono molto impegno. Tuttavia,non c’è dubbio che la questioneindigena è oggi una tematica cru-ciale in Brasile».

Parliamo allora del Cimi, l’orga-nismo della Conferenza episco-pale brasiliana.

«È stato creato negli anni Settantaper accompagnare il cammino deipopoli indigeni. Dopo otto annicon alla guida mons. Erwin Kräu-tler1, da un anno io ne ho assunto

INCONTRO CON IL NUOVO PRESIDENTE DEL CIMI,DOM ROQUE PALOSCHI

Dimenticate le Olimpiadi, il Brasile ètornato ai problemi diquesti ultimi anni: crisieconomica e crisi morale. Il governo Temer, nato da ungolpe parlamentare edespressione dell’oligar-chia, non ha in agendala difesa dei diritti deipopoli indigeni. Al contrario, accentuerà laloro erosione, spinto daun Congresso dominatodagli «uomini BBB»(pallottole, vacche, Bib-bia). Ne abbiamo par-lato con dom RoquePaloschi, arcivescovo diPorto Velho e presi-dente del Cimi, la com-battiva organizzazioneindigenista contro laquale il governo delMato Grosso del Sud haaddirittura istituito unaCommissione d’inchie-sta. Per aver difeso ipopoli indigeni dalleviolenze dei propri latifondisti.

GRIDA PERDUTENELL’INDIFFERENZA

# Sotto: mons. Roque Paloschi, presidentedel Cimi, in un’immagine dello scorsoluglio.

BRASILEdi PAOLO MOIOLA

© Pa

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52 MC OTTOBRE 2016

A fine dicembre un bambino dietnia Kaingang è stato uccisoalla stazione dei bus davanti agliocchi della mamma. Come hareagito il paese?

«L’assassinio di Vitor2, un bambinodi 2 anni, dimostra che la società èdiscriminatoria, spesso alimentatadai grandi media del Brasile. Lasua morte ha provocato, evidente-mente, una certa commozione,ma non c’è un atteggiamento diaccettazione della società brasi-liana verso gli indigeni e la lorocultura. È violenta».

I popoli indigeni e la politica«Bala, Boi, Bíblia»

Provi a farci un elenco dei princi-pali problemi dei popoli indigenidel Brasile.

«Il primo grande problema è l’in-differenza della società brasiliana.Un’indifferenza storica, che partedai colonizzatori che vedevano neipopoli indigeni una cultura arre-trata. Come non fossero persone

BRASILE

la presidenza. Oggi l’organismo stavivendo un momento molto impe-gnativo a causa della difficile con-dizione degli indigeni. In MatoGrosso do Sul è stata addiritturacreata una commissione (Comis-são parlamentar de inquérito, Cpi)per investigare sul suo comporta-mento (vicenda raccontata nel ri-quadro di pagina 54, ndr)».

Il Cimi ha da poco reso pubblico,come fa ogni anno, il rapportosulle violenze perpetrate aidanni dei popoli indigeni in Bra-sile. Che quadro ne è uscito?

«Che anche nel corso del 2015 ipopoli indigeni hanno subito ungran numero di violenze. Il nostrorapporto annuale - Violência con-tra os povos indígenas no Brasil - èun lavoro riconosciuto a livello in-ternazionale. Con esso noi denun-ciamo la violenza delle impreseminerarie, di quelle dell’agroindu-stria e del legno, ma anche del go-verno con le sue repressioni poli-ziesche».

con una dignità. Il secondo pro-blema è l’aggressione ai diritti che,a costi altissimi, furono introdottinella Costituzione del 1988. Oggic’è un tentativo di de-costruzionedi questi diritti attraverso tanteproposte di modifiche costituzio-nali (Proposta de emenda consti-tucional, Pec). C’è poi l’invasionedelle terre demarcate per mano divari soggetti: le compagnie mine-rarie, le imprese del legno, le com-pagnie per le grandi opere del go-verno. Possiamo qui ricordare lecentrali di Belo Monte, Balbina, Ji-rau3 e molte altre. C’è infine ilgrande problema della salute indi-gena, che versa in un caos genera-lizzato: le sue prospettive sonomolto difficili».

Prima di essere esautorata, lapresidenta Dilma non avevafatto molto per la questione in-digena. Basti pensare che, comeministra dell’agricoltura, avevaKátia Abreu, nota ruralista eanti-indigena.

«Per i popoli indigeni il governoTemer costituirà una prova benpiù difficile rispetto al governoDilma. L’obiettivo di questo go-verno è eliminare i diritti dei po-poli indigeni. È di aprire l’accessoalle loro terre. È tagliare tutte lepolitiche di promozione indigena:dall’educazione differenziata alleuniversità. Noi non ci facciamo il-lusioni sul governo Temer. Comenon ce ne facciamo sul Congressonazionale, sempre più ostile versola causa indigena e verso quellaafro. È un Congresso estrema-mente conservatore e interessatosoltanto al capitale internazio-nale».

- continua a pag. 56 -

# A destra: donna Makuxi dello statodi Roraima. Sotto: due giovani Makuxi.Pagina seguente: Michel Temer,nuovo presidente del Brasiledal 31 agosto 2016.

© Ca

rlo Zacquini

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Il governodi Michel Temer*

* Un governo «tutto bianco-tutto maschile»:1 - Oltre a quelli elencati in tabella, gli altri ministri sono: Fabio Medina, Eliseu Padilha, Bruno Araújo, Gilberto Kassab,

Mendonça Filho, Raul Jungmann, Leonardo Picciani, Helder Barbalho, Alexandre de Morales, Sarney Filho, FernandoCoelho, Ricardo Barros, Geddel V. Lima, Ronaldo Nogueira, Mauricio Quintella, Ilan Goldfajn, Marcelo Calero.

2 - Si tratta di un governo di soli uomini, bianchi, appartenenti all’oligarchia, in gran parte indagati nell’inchiesta«Operação Lava Jato» (Operazione autolavaggio); infatti, da maggio a giugno tre ministri del governo - RomeroJucá (pianificazione), Fabiano Silveira (trasparenza) e Enrique Eduardo Alves (turismo) - si sono dovuti dimettere acausa degli scandali giudiziari.

3 - Un editoriale del «New York Times» del 6 giugno 2016 - titolato Brazil’s Gold Medal for Corruption - stronca ilnuovo governo di Temer, descrivendolo tra l’altro come un «all-white, all-male cabinet».

4 - Il 10 agosto il Senato brasiliano approva - 59 voti contro 21 - il procedimento di accusa (per «pedaladas fiscais»,pratiche contabili illegali) contro la presidenta Dilma Rousseff, già sospesa dalla carica lo scorso 12 maggio.

5 - Il 31 agosto il Senato brasiliano approva - 61 voti contro 20 - la destituzione definitiva della presidente Dilma Rou-seff. Michel Temer viene nominato presidente.

(Tabella aggiornata al 31 agosto 2016 / a cura di Paolo Moiola)

© foto Plan

Alto

NOME CARICA DESCRIZIONEMichel Temer

Blairo Maggi

Marcos Pereira

Osmar Terra

Henrique Meirelles

José Serra

Sérgio W. Etchegoyen

presidente ad interimdal 12 maggio 2016,effettivo dal 31 agosto 2016

ministro dell’agricolturae presidente dellaCommissione ambiente

ministro dello sviluppo,industria e commercio

ministro allo svilupposociale e agrario

ministro delle finanze

ministro degli esteri

ministro della sicurezzaistituzionale

● ex vice di Dilma Rousseff● neoliberista● già indagato per corruzione

● conosciuto come il «re della soia»,è uno degli uomini più ricchi del Brasile;

● già governatore dello stato di Mato Grosso;● considerato uno dei maggiori responsabili

della deforestazione dell’Amazzonia

● vescovo della «Igreja Universal do Reino de Deus»

● medico, ha annunciato una riforma del sistemadella «Bolsa Família», un sussidio per le famiglie

● già presidente della BankBoston (Usa),ex presidente del Banco Central do Brasil

● ex ministro, ex governatore,ex candidato presidenziale

● generale dell’esercito

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Mato Grosso del Sud

Dove un indio non vale una vacca...... o un campo di soia o di canna da zucchero o di eucalipto. È lo stato brasiliano dove si contanopiù violenze ai danni delle popolazioni indigene per mano dei proprietari terrieri (fazendei-ros). Nel 2015 sono stati ammazzati 36 indigeni e 45 si sono tolti la vita.

Il Mato Grosso del Sud è uno stato brasiliano delcentro-ovest. È esteso come la Germania, maospita soltanto 2,5 milioni di abitanti. I numeriche lo caratterizzano sono i seguenti: 21,7 milioni

di bovini (9 vacche per abitante), 1,1 milione di ettaridi terra coltivati a soia (per 5 milioni di tonnellate pro-dotte annualmente), 550 mila ettari di terra coltivati acanna da zucchero (soprattutto per il mercato dell’e-tanolo), 380 mila ettari coltivati ad eucalipto (per ilmercato della cellulosa)1. Vi risiedono anche circa 77mila indigeni, tra i quali i Kaingang e almeno 43 milaGuarani-Kaiowá, abitanti originari2. Un tempo eranoi «padroni» di queste terre, poi - a partire dalla finedel XIX secolo - iniziarono a esserne espulsi dai bian-chi. Oggi vivono - letteralmente - in accampamenti aimargini delle strade (come la Br-290 e la Br-386) o inqualche angusto spicchio delle 63 terre indigene (Ti)ufficialmente esistenti nello stato secondo la Funai3.La gravità di questa condizione è riassunta in un datoimpressionante: nel solo 2015, tra gli indigeni delMato Grosso del Sud, sono stati registrati 45 suicidi4,con un tasso d’incidenza molto più elevato che nel re-sto della popolazione brasiliana. In questi anni di aumento della domanda di prodotti,nel Mato Grosso del Sud la frontiera agricola ha con-tinuato ad espandersi e a concentrarsi nelle manidell’oligarchia fondiaria, sempre a discapito delle po-polazioni indigene.

Quando si ribellano, magari riprendendosi (retomada,è il termine utilizzato dagli indigeni; invasão, è il ter-mine utilizzato dai non-indigeni) parte delle terre(Tekoha, che in lingua guarani significa «il luogo delmodo di essere guarani») che appartenevano ai loroavi, vengono vessati dalle autorità locali e soprattuttofatti oggetto di violenza da parte dei sicari (pistoleiros)dei locali produttori agricoli (fazendeiros), i quali maipagano per le loro azioni delittuose. Da anni il MatoGrosso do Sul è lo stato brasiliano che registra il piùalto numero di violenze e di omicidi ai danni delle po-polazioni indigene. Nel 2015 sono stati 36 gli indigeniassassinati su un totale di 137 nell’intero Brasile5.

Una scia di omicidi (impuniti)Per capire quanto il problema sia radicato, è utile ri-cordare i casi più eclatanti degli ultimi anni, iniziandodall’11 gennaio del 2003. Quel giorno viene uccisoMarcos Veron, un cacique guarani-kaiowá di 72 anni.Il suo gruppo di famiglie indigene si era installato suun piccolo appezzamento della fazenda Brasília doSul, un latifondo di 9.972 ettari sorto in terra indigena,nel municipio di Juti. Nello sgombero violento attuatodalle forze di sicurezza dei fazendeiros l’anziano leaderindigeno perde la vita.Il 18 novembre 2011 viene ucciso Nizio Gomes, un al-tro cacique guarani-kaiowá. Un gruppo di indigeniaveva ripreso un piccolo pezzo della fazenda Nova

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BRASILE

© Matias Rempel / Cimi MS

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Aurora, svilluppatasi su un’area indigena. A sgom-brare l’accampamento arrivano gli uomini della Ga-spem Segurança, un’impresa di sicurezza privatanota per i suoi metodi violenti. Nell’azione Nizio Go-mes rimane ucciso.Alla fine di ottobre del 2009 scompaiono due profes-sori indigeni guarani-kaiowá, Genivaldo Vera e Ro-lindo Vera, dopo essere stati attaccati dagli agenti disicurezza della fazenda São Luiz, nel municipio di Pa-ranhos. Il corpo di Genivaldo, che aveva 21 anni ed eraprofessore di informatica, viene trovato dieci giornidopo la sua sparizione. Ancora più triste è l’omicidio di Denilson Barbosa,un ragazzo kaiowá di soli 15 anni. Il giovane viene am-mazzato con un colpo di fucile alla testa il 17 febbraio2013 dal fazendeiro Orlandino Carneiro Gonçalves.Denilson era stato colto a pescare in un laghetto dellafazenda, sorta su un territorio indigeno.Il 30 maggio 2013 muore Oziel Gabriel, indio del po-polo Terena, il cui accampamento era stato montatosulla terra occupata dalla fazenda Buriti, sorta suun’area dichiarata indigena. L’8 dicembre 2014, un gruppo armato attacca indigenisistemati su una piccola area della fazenda Burana,sviluppatasi su un’area indigena. Una ragazza gua-rani-kaiowá di 17 anni, Julia Venezuela, scompare,dopo essere stata colpita e caricata su un fuoristradadagli assalitori. Il 29 agosto 2015 Semião Vilhalva, giovane kaiowá di24 anni, viene assassinato nel municipio di AntônioJoão da un gruppo di fazendeiros accorsi per sgom-brare le fazendas Barra e Fronteira da un gruppo diindigeni. A conferma di una storica impunità, pochesettimane dopo l’omicidio di Vilhalva, nel settembredel 2015 l’Assemblea legislativa del Mato Grosso delSud, sottomessa agli interessi dell’oligarchia rurale,elegge una Commissione parlamentare d’inchiesta(Comissão parlamentar de inquérito, Cpi) per indagarese il Consiglio indigenista missionario (Cimi) inciti efinanzi l’occupazione di proprietà private da partedelle popolazioni indigene.L’ultimo assassinato in ordine di tempo è ClodiodiAquileu Rodrigues de Souza, agente di salute indi-gena di 26 anni. Lo scorso 14 giugno un gruppo di unasettantina di fazendeiros, accompagnati da uomini ar-

OTTOBRE 2016 MC 55

mati in uniforme e cappuccio, a bordo di decine deiconsueti (e costosissimi) fuoristrada, attaccano unpiccolo accampamento indigeno sistemato su un ter-reno occupato dalla fazenda Yvu, sorta su una terraindigena già ufficialmente riconosciuta e delimitata.Clodiodi rimane ucciso, molti altri feriti.

Il prezzo di una vitaQuelli sommariamente descritti sono soltanto alcuniepisodi della cruenta guerra in corso nel Mato Grossodo Sul per il possesso della terra. Una guerra tra iproprietari di oggi e i proprietari di ieri, quei popoliindigeni ai quali non si riesce o non si vuole restituiredignità e giustizia6.Per tutto questo e molto altro non è un’esagerazionegiornalistica affermare che il Mato Grosso del Sud èuno stato dove la vita di un indio non vale quella diuna vacca. O - a scelta - di un campo di soia, di cannada zucchero o di eucalipti.

Paolo Moiola

# Qui sopra: una comunità Kaingang del municipio di Estrela (Mato Grossodo Sul) blocca la strada Br-386 per protesta contro la morte di tre lorobambini uccisi da un camion che poi non si è fermato (19 ottobre 2015).A sinistra: campagna di boicottaggio contro la soia prodotta nel MatoGrosso del Sud. Pagina precedente: «Da qui non ce ne andiamo, mori-remo qui, perché la terra ci appartiene», dicono gli striscioni di un gruppoindigeno del Mato Grosso do Sul.

NOTE(1)Dati Conab, www.conab.org.br.(2) Ibge, Censo demografico 2010. (3) L’elenco e la descrizione delle terre indigene è visi-bile sul sito della «Fundação nacional do índio» (Funai),www.funai.gov.br. (4)Dato della «Secreteria especial de saúde indígena»(Sesai), organo del ministero della salute. In Brasile,nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni, il tasso d’incidenza èdi 6,9 casi ogni 100 mila abitanti.(5)Conselho indigenista missionário (Cimi), Violênciacontra os povos indígenas no Brasil - Ano 2015.(6) Sulla situazione nel Mato Grosso do Sul: ReporterBrasil, Em terras alheias. A produção de soja e cana emáreas Guarani no Mato Grosso do Sul, 2013; Cimi, Asviolências contra os povos indígenas em Mato Grosso doSul. E as resistências do Bem Viver por uma Terra Sem Ma-les, 2011. Entrambe le pubblicazioni sono reperibili sulweb in formato Pdf.

© business-humanrights.org

© Roberto Liebgott / Cimi Regional Sul

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Dom Roque, lei dunque con-ferma che il Congresso brasi-liano è dominato da partiti av-versi ai popoli indigeni?

«Confermo. Nel Congresso nazio-nale noi abbiamo tre schieramenti(bancadas) anti-indigeni: la ban-cada della Bibbia (Bíblia), quelladella pallottola (bala) e quelladella vacca (boi)4. Anche il poteregiudiziario ha un atteggiamentocompletamente contrario. In-somma tutti i poteri dello statomostrano una grande insofferenzanei confronti dei popoli indigeni».

L’illusione dello sviluppoDom Roque, una delle obiezioniche si fanno alle politiche indige-niste può essere riassunta in unafrase: troppa terra per pochi in-digeni.

«È una obiezione infondata. In pri-mis, perché tutta la terra del Bra-sile era loro. Essi l’abitavano datanto tempo. Secondo, gli indigenihanno un usufrutto della terra enon la proprietà. Terzo, è general-mente riconosciuto, anche dallostesso governo brasiliano, che leterre indigene sono meglio con-servate delle altre. Non mostranola distruzione della natura come lealtre. I fiumi in terra indigena,quelli non inquinati dai garimpos(miniere), sono di acqua cristal-lina. Da ultimo, non è che la terraappartenga agli indigeni, sono gliindigeni che appartengono allaterra. Appartenere alla terra in-vece che esserne proprietario è

ciò che definisce un indigeno.Questa è una differenza che, aprima vista, ai nostri occhi pare in-comprensibile».

Un’altra obiezione riguarda lanecessità dello sviluppo econo-mico, soprattutto ora che ilpaese è passato dal miracoloeconomico alla crisi.

«Il paese deve trovare un equili-brio. Tutti questi progetti ser-vono? Noi dobbiamo chiederci chesviluppo vogliamo. Uno sviluppodove pochi hanno molto e moltinon hanno niente? Oppure unosviluppo equilibrato in cui ci siauna relazione corretta con l’am-biente e la creazione? Questa Casacomune - come la chiama il papa -è amministrata molto male. I po-poli indigeni sono quelli che pos-sono insegnarci come curarla emantenerla. Secondo: con questoritmo di sviluppo non ci potrannoessere risorse per tutti. È necessa-rio un percorso di austerità, unavita più sobria invece dell’attualeche prevede il consumo per il con-sumo».

È un fatto che in Amazzonia sistia facendo di tutto. In modo le-gale e illegale.

«L’Amazzonia è stata sempre vistacome il luogo dell’abbondanza.Per il Portogallo prima, per il Bra-sile poi, ma non per i popoli indi-geni. Le sue risorse sono statemesse al servizio del capitale, na-zionale e internazionale. I progettivengono calati dall’alto e non ri-spettano i modi di vivere di chi l’A-

BRASILE

56 MC OTTOBRE 2016

# Da sinistra a destra in senso orario voltiindigeni: donna Yanomami, anzianoYekuana, giovane Makuxí e indioTaurepang.

# In basso: manifestazione indigena perla demarcazione, perché terra significa(anche) salute.

mazzonia la abita da sempre. In al-tre parole, sono fatti per servire igrandi interessi e non certo i po-poli amazzonici».

Come Cimi siete spesso accusatidi fare politica. Come sono le vo-stre relazioni con il potere?

«La nostra è una relazione estre-mamente discreta. Il nostro lavoronon ha bisogno di presidenti. Noiseguiamo il Vangelo».

La missione istituzionale dellaFunai, organo ufficiale dellostato brasiliano, sarebbe quelladi proteggere e promuovere i di-ritti dei popoli indigeni delpaese. È un compito che essa as-solve in modo adeguato?

«Storicamente il Brasile non hamai svolto un lavoro di promo-zione indigena. La Funai è statafondata dai militari e guidata permolto tempo secondo la filosofiadella sicurezza nazionale5. Oggi èun organismo totalmente disorga-nizzato e limitato dalle stesse leggibrasiliane».

La Casa comune: distruttori edifensori

Dom Roque, cosa pensa dell’at-teggiamento di papa Francescorispetto ai popoli indigeni? E de-gli errori commessi in passatodalla Chiesa cattolica nei loro ri-guardi?

«Già nella Evangelii Gaudium ilpapa aveva parlato dei popoli indi-geni. Nella Laudato si’ il papa è an-dato oltre scrivendo quasi un innodi riconoscenza verso la ricchezza

© Ca

rlo Zacquini

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MC ARTICOLI

ARCHIVIO MC E VIDEO

● Su dom Roque Paloschi abbiamopubblicato tra l’altro: Padroni dei pro-pri sogni, intervista, gennaio-febbraio2012; Noi siamo Makuxi, reportage,gennaio-febbraio 2015; entrambi gliarticoli sono a firma Paolo Moiola. ●Due videointerviste a dom RoquePaloschi sono visibili sul canale You-Tube di Paolo Moiola:www.youtube.com/user/pamovideo

dei popoli indigeni. Quanto al pas-sato, in vari discorsi tenuti in Boli-via e in Messico Francesco ha rico-nosciuto i peccati commessi dallaChiesa cattolica rispetto a loro.Noi aspettiamo la sua visita in Bra-sile nel 2017. Stiamo cercando diinserire una tappa nel Pará e inparticolare nella regione del rioTapajós, dove la costruzione delledighe - ne sono previste ben 43 -sta mettendo a repentaglio l’esi-stenza di molti popoli, compresialcuni incontattati6».

Da sempre i popoli indigeni ven-gono additati come popolazioniretrograde. Voi sostenete che leloro modalità di vita possono in-segnare molto a noi occidentali.

«Da 500 anni i popoli indigenihanno messo in discussione larapina e la violenza contro laMadre Terra, imposta dal-l’Occidente con il suo mo-dello economico e di svi-luppo fortemente distrut-tivo. I popoli indigeni ci

possono insegnareuna relazione armo-

niosa con l’ambiente ela natura. Ci possono in-

segnare a vivere senza es-sere schiavi del denaro e

dell’accumulazione».Dom Roque, come presidentedel Cimi come vede il futuro?

«La decisione è nelle nostre mani:o accogliere le grida dei popoli in-digeni o distruggere la nostra Casacomune nel nome del profitto edel benessere di pochi».

Paolo Moiola

© Carlo Zacquini

Note1 - Il suo pensiero in: Ewin Kräutler, Houdito il grido dell’Amazzonia, Prefa-zione di Leonardo Boff, Emi, Bolo-gna 2015.

2 - Su questo fatto di cronaca e sugli as-sassini di indigeni in America La-tina, si veda: Paolo Moiola, Una vita abuon mercato, MC, giugno 2016.

3 - Sulle dighe di Jirau e Santo Antoniorimandiamo a: Paolo Moiola, Le di-ghe della felicità, MC, ottobre 2012.

4 - Lo schieramento (bancada) dellaBibbia è guidato dal pastore neopen-tecostale Marco Feliciano, quellodella vacca dal medico e ruralistaRonaldo Caiado e quello della pallot-tola dal militare Jair Bolsonaro.

5 - La Funai è nata nel 1967, sosti-tuendo il Serviço de proteção ao índio(Spi), che era stato creato da Can-dido Rondon, un militare di originiindigene.

6 - Sulle opere in terre indigene si veda:Cimi, Empreendimentos que impac-tam terras indígenas, Brasilia 2014. Esulle violenze: Cimi, Relatório. Violên-cia contra os povos indígenas no Brasil.Datos de 2015, Brasilia 2016.

Paloschi sono visibili sul canale YoYoY u-TuTuT be di PaoloMoiola:wwwww wwww .w.wy.y. outube.com/u/u/ ser/r/r p/p/ amovideo

anto al pas-nuti in Boli-esco ha rico-messi dallato a loro.visita in Bra-ercando diPará e inne del riouzione dellete ben 43 -aglio l’esi-compresi

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