40

l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)
Page 2: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

L'incidente di Seveso ~ un evento nuovo -anzi~un nuovo modellodi evento3valido per il futuro- perché coinvolge immediatamen-te la struttura tecnologico-produttiva e l'intera rete dei si-stemi di potere.L'analisi del suo svolgimento fsi potrebbedire:del suo "funzionamento") consente di vedere in piena lucele necessità difensive del dominio. E insieme la sua dispera-zione3perché l'unica soluzione possibile sembra essereun tentativo di cance l laz ione de l l ' even to ste sso 3 no no- L bilité ème du Groupe

d . h . a responsa l 1 e suprestante la certezza 1.- morte c e esso con t iene , G' d n appartient au

1 1 ,. •• , , 1" 1 h d . ivau aAvv 1.-n1.-Z1.-Oc e una mUvt1.-naZ1.-onavec e3 1.-etrouna faq-ciata di rispettabilità svizzera (I)3raccatta una fabbrichetta di saponette militari (2) per impiantarviuna lavorazione sporca (3) -l'Italia come "cessod'Europa". L'incidente non ~ una novità tecnologica;descritto in centinaia di pubblicazioni (4)~essoviene fino al limite del possibile cancellato dallamultinazionale. Di fronte al silenzio degli "espert{"~la stampa vicina al potere accentua l' "inconoscibi-lità" dell'evento (5),seguendo la linea di difesadel potere stesso (6)3che a volte ràggiunge il grot-tesco (7).Dopo di che3comincia l'opera di cancellazio~ne:si invita a riprendere serenamente la produzione eil consumo (B);la Scienza interviene con linguaggioburocratico,e la Burocrazia con linguaggio scientifi-co (9);il potere si autocensura :a un discorso forte-mente critico di Laura Conti3comunista3 "l'Unitàn de-dica B (otto) righe (IO).

1Conseil d'administration

de L. Givaudan & Cie, S,A" sociétéholding. Il comprend MM, AndréFatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod etSalvador Sanz de Acedo (rnernbres).

La direction du Groupe Givaudan- en quelque sorte l'exécutif - estassurée par le

Comité de direction

qui se réunit tous les jeudis à Verniersous la présidence de M, Guy E. Wald-vogel, Directeur général. Il est composéde:

Page 3: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Formation of2,3,7,8- Tetrachlorodibenzodioxin byThermal Decomposition of Sodìum2,4,5,- Trichlorophenate

Ha1Mu, I b /& I~l4

C'est au cours des années 1966 à 1972que l'ìntégration dans le Groupe Givaudanfut. réaJiséee . Après un ralentissement tern-poraire .des investissements, ceux-ci re-prirent par la modemisation de diversesinstallations entre 1970 et 1973, dès quefut fixée la nouvelle vocation d'Icmesa:devenir un centre de production pour leGroupe. Cet objectif ne peut ètre atteintqu'à tenne, car Icmesa livre encore le80% de sa production à sa clientèle, tantitalienne qu'étrangère. Un grand pas a étéfranchi avec la reprise de la production dutrichlorphénol pour le Groupe; ceci consti-tue une part.importante de son activité etpermet ainsi d'envisager l'avenir avecconfiance.

N os sociétés affiliées

UNE FILIALEPAS COMME LES AUTRES:

ICMESA2

5

li paren ssono tanti. e discordi. Nonc'è scienziato che non abbiaproprie originali ipotesi etesi. ma. giusto da questa di-sparità di opinioni. si puòtrarre la conclusione che allostato attuale delle conoscenzescientifiche sulla diossina.tutti noi. cittadini qualsiasi.abbiamo la possibilità di direla nostra. E' tutto valido. Eniente è valido..

Lo ammette anche 11presidente della RegioneLombardia. Golfari: «Esiste-va. 'ed esiste. una confusionegenerale di ipotesi ». Il nemi-co era subdolo.

~O, Z~/qll-'

«Negli IDoontri avuti imdipartimento di stato a Wa-shlngtoo ., ha detto Golfari,«tutti. gli esperti e i tecnicida noi interpelJati. ci hannoassìcurato che attualmentenon esiste :alcun antidoto al-Ia diossina. La notizia nooci ha rallegrati, ma ci hatiranqui1liz2iatisotto l'aspettoumano: in Italia si è fattotutto il. possibile consentitodaililascienza. I metodi da noiattuati sono stati ~odatJidagliS'tessiamericanJi in un comu-nicato pubblicato dal dipar-timento di Stato >

7la ~1A,.~Itt·L4, 2DI'IIJ.68 18:/~:/~b~--;:;;~~;,iiA

E bisogna dire chiaro e tornio che i prodotti che oggiescono dai comuni di Seveso, Meda, Desio e CesanoMaderno sono prodotti sani e sicuri esattamente comequelli pròvenienti da qualsiasi altra zona d'Italia.

9POellarelazione st atrerma ~r-a

l'altro che « il decorticamento ela rimozione del terreno inquina-to nella zona "B" avrà come con-seguenza l'annullamento dellastessa zona "B", la cui area siaggiungerà alla zona di rispetto.Il decorticamento e la rimozionedel terreno nella parte meridio-nale della zona "A" ridurrà lamedesima a modeste dimensio-ni li.

GIà nelle due sedute del 2e del 24 agosto, ha detto lacompagna Laura Conti, ilConsiglio si era impegnato apromuovere misure immedia-te di intervento che la Giun-lO ta non ha però in questesettimane portato a termine.

e I lIl1i ~~...., g /10 1~6-

Page 4: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Miti, riti e detritidi Parco Lambro

A Parco Lambro mi sono smontato la testa.Come tanti. Ripetere questo smontaggio per i-scritto non é facile, anche perché ho ancoratutti i pezzi in giro. D'altra parte pare indi-spensabile di fronte a un fatto su cui moltihanno tratto «conclusioni» e pochi «aperture».E provenendo ogni «apertura» da uno smantel-lamento comincio col dire cosa ho personal-mente smantellato grazie al Lambro.

IMITI

a} Proletariato giovanileSe c'é una cosa certa dopo il Lambro, é chequesto termine non ha senso. Attenzione: nonche non abbia senso di per sé, non ha sensorispetto ai contenuti e alle prospettive che vi sisupponevano inclusi. Ora: persino i radicali siaccorgono dell'inconsistenza del termine (cfr.Prova radicale n.' 2), però nel contesto dellostesso articolo propongono come concetto sosti-tutivo quello di «incazzati di tutti i tipi, di tuttele situazioni, di tutte le classi». Il che vuol diresostituire a un concetto impreciso, un altro an-che più generico: «gli ìncazzati». Incazzati diruolo, si suppone. Forse quelli che la mattinasi' svegliano male, o quelli che quando gli acca-rezzi una spalla da dietro estraggono la Colt, sivoltano e ti riducono un colabrodo (tipo Tex).Sempre i radicali, più avanti, in un altro arti-colo, provano a definire meglio questi «incaz-zati-: omosessuali, femministe e «proletari acaccia di polli». Rieccoci da capo: riecco «ilproletariato giovanile». Allora? No. Se dobbia-mo smontare un concetto, smontiamolo seria-mente.Anzitutto: come mai un concetto funzionaleche all'inizio voleva solo dare un vago quadrosociologico (grosso modo: :i figli degli operai» o«i giovani operai senza lavoro o a lavoro preca-rio») é diventato nell'uso della sinistra «rivolu-zionaria» (soprattutto di Lotta Continua e del-l'Autonomia Operaia) un punto di riferimentopolitico, una indicazione di sviluppo e di

4

prospettiva? Da quando la «sinistra di classe»ha scelto come nodo della sua pratica (non di-ciamo strategia) la realtà sociologica del «pro-letariato giovanile», ecco che il termine ha ac-quistato valore d'indicazione di «classe» e le sueazioni coincidenza con la «lotta di classe». Sonoora mi ben più di dieci anni che sono/siamotutti 11 a cercare «la nuova classe operaia» omeglio «il nuovo soggetto storico» che la rap-presenti. Ecco allora che rispetto alle varie fasidello sviluppo della classe, una sua frazione divolta in volta é elevata a «rappresentante gene-rale»: ieri l'operaio-massa, poi i giovani operai,infine il proletariato giovanile, strato socialediffuso vivo nel quartiere, spugna delle con-traddizioni e di «comportamenti» anti-istituzio-nali. Dunque: primo gradino è l'individuazio-ne di uno strato interno alla classe che in unafase la rappresenti o perlomeno ne rappresenti«i contenuti più avanzati». Secondo gradino é,con la concentrazione della pratica politica edegli sforzi organizzativi sullo strato più avan-zato, la definizione della classe attraverso lasua rappresentanza avanzata. Di qui all'identi-ficazione dello strato con la classe, il passo é

breve, anzi spesso é spinto anche più in là finoall' iden tific azione dell' avanguardia -che- rappre-senta-lo-strato-che-rappresenta-Ia-classe, con laclasse stessa: cioé «il nucleo proletario armato»alla fine é «gli operai».Ma c'é di più: al termine settoriale così «isola-to» si attribuiscono i valori che sono propri del-la classe nel suo insieme e cioé: di avere un'o-mogeneità interna che può esprimere un'omo-geneità di comportamenti quindi una direzioneunitaria e perlomeno nazionale, una rappre-sentanza organizzata. Bene o male, anche inRe Nudo, anche nell'ideologia del grande ra-duno annuale del proletariato giovanile, c'era ec'é dietro questo schema logico o meglio ideo-logico. C'é bisogno di questo schema sennò en-'trerebbe in crisi «la politica» e «l'organizzazio-ne»: se «la gente» non é riferita alla «classe» vaa farsi benedire qualsiasi discorso organizzativo

Page 5: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

'perché la «classe» si organizza (esprime o subi- Proviamo invece nella storia di questi dieci an-sce organizzazione), ma «la gente» non é detto. ni di ricerca del nuovo Soggetto, a individuareEcco allora che tutti i comportamenti devono un cammino opposto, inverso: n.on quello del-essere riferiti alla classe. Ci casca anche il Ma- l'a re azione rivoluzionaria della classe attor-rio Mieli che (sempre su Prova Radicale) seri- no al suo strato pl avanzato e a a sua sem-ve: «forse il proletariato, la classe rivoluziona- pre attesa rappresen ania, ma quétlodeltrdi-ria sono le donne e gli omosessuali; in Italia s8re~e_Wllo":Sfi1.ln'i.~I.:Jé..!Th: c~ss tra-almeno non vedo altro, non credo che i maschi ~erSo."~~!!!!l_m!:~g!.l!.~~i_}ll C!rl~'~h_. ~~nisiano rivoluzionari, e sento contrario alla mia rappresentanza. Proviamo insomma a nleggerelibertà qualsiasi azione compiuta dai maschi, iiiii-sforfadiversa della classe e delle sue figu-anche se mi rendo conto che come appartenen- re: l'operaio-massa non é, in questo quadro, ilte al sesso maschile posso ancora essere molto soggetto che sostituendosi all'operaio professio-controrivoluzionario nei confronti delle donne». ~afle e. all~ ar~stolcr~zie ~peradiàemlluta

lil segno

n ormista in rrvo uzionano e a a c asse unaQui appare chiara anche la «gerarchia degli' «nuova unità». L'omogeneità del lavoro, la ri-s~rati rivoluzionari» che é impli~ita. dentro ogni petitività, le grandi aggregazioni d'uomini, la

tncerca del «nuovo Soggetto»: 11 PiÙ Oppresso fine della «qualità», sono sl caratteristiche d'u-di Tutti, il Cristìncroce di turno. Secondo que- na nuova figura operaia, ma di una figura ope-stàIogica il nuovo Soggetto sarebbe probabil- raia ormai assimilata totalmente al ciclo. Il «ri-mente una vecchia ex-operaia negra schizofre- fiuto del lavoro» non sta dentro queste caratte-nica e omosessuale. Nel riferire alla classe tutti ristiche ma «oltre»: é appunto «la posizione deli comportamenti anti-istituzionali anche Re Soggetto». Da questo punto in poi il camminoNudo non é stato da meno, a partire dalla del Soggetto non é affatto nella direzione di u-stessa impostazione del giornale (e so quel che na più marcata aderenza al ciclo di una suadico avendovi non poco contribuito). Un'e- internità che dovrebbe alla fine' riassumerlospressione sintetica abbastanza chi~ra é stata (rovesciato) in sé, ma é invece nella sua pro-qu:lla usata da Romano Madera in un noto gressiva esternità al ciclo, oltre il lavoro, oltrearticolo: «~a classe. sfuma ~e non fum~». Con la produzione, oltre la merce. Appunto verso ilquesto egh ~ro~abllmente intendeva d~re, nel Soggetto. Ecco allora la banalità, tanto banaleco~testo dell articolo, che era necessario p~o- quanto vera: e ~ il Soggetto fosse pro rio ilpno che la classe «s!umasse», ma la frase .d~ce soggetto, il sé, la perso,!.tJ..? -------invece l'opposto e cioé che «fumare» é attività ~ -~ ..che contribuisce a rinsaldare la classe come u- La classe in quanto tale, l'omogeneità-lavoronità rivoluzionaria. E dato che per Madera uguale, non cerca una nuova rappresentanza,«fumare» é soprattutto «capire» e «ragionare», né la produce: la sua rappresentanza istituzio-si potrebbe dire anche che l'attività razionale nale, unitaria e nazionale, espressa dal suo es-(anche se intesa come sana pratica corporea) é sere classe, é il Partito Operaio che diventaalla fine il Soggetto rivoluzionario. Il che ha Stato Operaio. Qui, in Italia, il PCI. La classeanche una sua parte di verità (assai parziale) che si nega in quanto classe é Soggetto, l',ope-purché non sia nuovamente riferito alla fanto- raio che si ne a come o eraio é ersona. Eccomatica «classe» che alla fine coinciderebbe (0- a ora perc é il «proletariato Giovanile». E'perazione non nuova) con lo «SPIRITO Asso- nell'ultimo gradino della sua marginalizzazioneluto» (o anche «la Materia che pensa Se Stes- rispetto alla macchina che l'operaio trova lasa-). sua figura lacerata tra la classe e la persona. Il

. . .. . . termine «p'rol~J3,ria.to_.giQYanile»esprime questaDI qui anche non. poche frustrazioni pe~ chi ~l aI!!.!JJyal~tg~di. d~!ezi(mi" questa ambigÙJif'"oarecasse .a un. festI~al pop 'p~r vedere dietro 11 \u~a parte ~n t~rry~n~r ( «proletaria to») çhe ,ri-proletanato giovanile ~oSpinto d~l.Mondo, an- .mànda alla collocazìonenel ciclo, dall'altr~,!Inche perché sono secoli che lo Spinto del Mon- tèrniine (<<giovanile»)che rimanda alla realtàdo non si conc~~tra più in un punto s.olo. (~p- deì"corpo.' ,pure un noto idiota se ne usci dopo 11 festIval· ,con questo commento: «La gente sentiva l'as- Il superamento dell'ambiguità è un problema piùsenza di una Weltanschauung», al che un «pro- ampio di quello dell'abolizione del termine cheletario giovanile» ha aggiunto: «SI é vero, anche nella sua imprecisione é in realtà quanto di piùAlan Stivell e gli Steeleye Span li avevano pro- preciso ci sia. Il superamento dell'ambiguitàmessi e invece non c'erano-). può avvenire in opposte direzioni: l'assorbi-

5

-Fi

Page 6: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

mento del secondo termine nel primo (del cor-po nel ciclo: tentativo estremamente trasparen-te per esempio attraverso la cosidetta «porno-grafia» cioé sessualità-lavoro, ripetitività-effi-cienza-produttività-scomposizione dell'atto ses-suale), o l'assorbimento del primo nel secondoche é poi il problema stesso della rivoluzione:la negazione della classe, della società delleclassi (capovolgimento del valore in uso, emer-genza del soggetto di contro all'oggetto, delladiversità-individualità concreta rispetto all'o-mogeneità-universalità astratta) ..Ma dentro questa seconda prospettiva il pro-blema è 'la ricerca, l'allargamento dell'area del-la coscienza, la comunicazione (per usare untermine vecchio, la cultura), non é l'organizza-zione, l' allargamen to dell' area dell' au tonomiaorganizzata, la istituzionalità specularmenteopposta quanto uguale (cioé la politica). Il chenon vuol dire negare la dialettica tra i due e-stremi della questione, ma vuol dire riconosce-re che si tratta d'una dialettica delle opposizio-ni, d'una dialettica scontro, e non può trattarsid'una dialettica della ricomposizione, dell'unitàdegli opposti. Questa seconda dialettica é pro-prio quella della perpetuazione (con il so-gno/ delirio dell' organizzazione) delle ambiguitànon solo terminologiche.

b) FelicitàAltra questione rimbalzata da Parco Lambro:il vero obbiettivo sarebbe la felicità, il proble-ma giovanile starebbe tutto qui: Felicità. Lasuddetta felicità sarebbe poi divisa in due ra-mi: a) occupazione; b) stare bene insieme(screatività»). In termini antichi: panem et cir-censes. E' uno dei casi non rari in cui la sini-stra é destra: tra «panern et circenses» e «ora etlabora» c'é solo una piccola differenza di otti-ca. Tant'é vero che Comunione e Liberazioneha avuto parole di grande comprensione perl'«esigenza di felicità» che emergeva (ecerto informe paradossali») da Parco Lambro. E Co-munione e Liberazione (C.L.) é l'immaginespecularmente opposta di Lotta Continua(L.C.).

Questa della Felicità é la colomba o la cornac-chia estratta dal cappello a cilindro di chi pen-sa si debba continuare sulla strada dell'ambi-guità, l'unica strada che conservi qualche aiuo-la di parcheggio alle «organizzazioni rivoluzio-narie». La Felicità infatti, nonostante per origi-ne sia un termine proprio del «personale» é quiassimilata al «politico» e diventa quindi felicità

ideologica che si esprime in riti collettivi (feli-cità per il governo delle sinistre, girotondi nu-di, «potere a chi lavora» gridato tutti assiemeper non far piovere, grandi raduni allietati datarantelle e chiavi inglesi nascoste sotto le ca-micie nel caso che qualche sconsiderato nonfosse felice e si bucasse). Questa Felicità, che éanche divertente per chi vi partecipa, é l'ultimamascherata della religione: é infatti più vicinaal corpo che non la politica, proprio perchévuol essere la mediazione tra il corpo e la poli-tica, la custode dell'ambiguità: Con l'inevitabi-lità dell' «evasione» dal personale. Se infatti sirimanesse nell'ambito della persona, la felicitànon potrebbe mai essere un obbiettivo, datoche non si tratta d'altro che d'uno stato parti-colare e temporaneo che esiste solo in quantone esistono degli altri che hanno lo stesso iden-tico valore euristico, ivi compreso il dolore. Sulpiano generale invece, la felicità richiede unasua definizione: non é più una condizione emo-tiva, é il rivestimento di un contenuto precisodi cui tracciare i confini. E i confini li traccial'organizzazione: é l'organizzazione (previa as-semblea) che decide se é giusto essere felicispiando una donna che piscia (no non é giusto,non é femminista, non si deve fare), se é giustoessere felici battendo le mani alI together (si ègiusto perché cosl «si partecipa»),Si tracciano le condizioni della felicità, il sipuò fare e il non si può fare. Ma il problemache si dovrebbe porre é: «perché sono felice afare questo o quest'altro», il che significa:«sentirsi», dove le considerazioni oggettive av-vengono dentro un piano di conoscenza-ricercadei limiti e delle possibilità d'espansione delpersonale. Porre invece, al contrario, la felicitàcome obbiettivo e «soluzione» del personale (in-vece che come oggetto d'indagine) porta all'in-dividuazione delle «condizioni medie possibili eaugurabili di felicità ora e in questo luogo»stante che la felicità é un dovere perché sei 11per quello: ecco che allora la «felicità colletti-va» si manifesta come assoluta impotenza per-sonale e totale paranoia quando si è fuori dalrito collettivo. Il rito collettivo con il suo uni-verso chiuso di regole, valide per chi vi parteci-pa, é la Felicità: é il reciproco riconoscersi co-:me identici, uguali agli altri. La diversità-indi-vidualità, la non partecipazione o il non gradi-mento del rito collettivo, diventa così toutcourt: emarginazione, solitudine, impotenza.

«Nessuna salvezza fuori della Chiesa». Inveced'essere la «soluzione» all' emarginazione, la

6

Page 7: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Felicità come obbiettivo generale, «politico», larafforza e la ricrea"

I RITI

I riti, manco a dirlo, sono riti di merce. E lodico senza scandalizzarmi. Chi si scandalizzadi solito é prorpio chi prepara il rito perché lamerce vi sia presente, ma sfuggente, vi sia e-sorcizzata.Ma per chi ha presente che la merce esiste,non è la merce a costituire fonte d'irritazione,é casomai il rito che vorrebbe all'apparenzacancellarla mentre la consacra. La merce delcaso non é infatti il pacchetto di Muratti o lapresenza del divo x, o il mero «prezzo» del pa-nino. La merce é il «rapporto di merce»: émerce-ideologia (la politica), é merce-cultura(la musica), é merce-s'oggetto (il palco). Vedia-mola attraverso alcuni suoi momenti simbolicial Lambro;a) la merce-politica anzitutto: si presenta al-l'ingresso del prato come striscione-stand, libririviste panini, tutti rigorosamente di sinistra e«rossi» ma perlopiù divisi per gruppo. Fenome-nicamente uniti nell'immagine: uno stand valel'altro. La gente accetta il rapporto, compra ilpanino. Ma é troppo caro. Il divario tra valoredi mercato e prezzo imposto é troppo. Esplodela contraddizione del «prezzo politico»: il«prezzo politico» di solito tende a smussare ilcarattere di merce perché la presenta come«servizio», come oggetto d'uso e non di «lucro».Poi tutti sanno che dentro v'è ugualmente con-tenuto quello che metaforicamente si chiama il«giusto profitto» (c'é un profitto «giusto-f),però psicologicamente si preferisce prescinder-ne. Qui invece il «prezzo politico» mostra lapolitica con un volto diverso: quello parassita-rio, quello che si paga sul mangiare, anzi sul-l'avanzo del mangiare. Per di più la cosa è ag-gravata dalla gestione clientelare degli stand:chi é del gruppo o simpatizza col gruppo vienegratificato col panino migliore, chi é esterno siprende la merda. Qualcuno di fronte a tantarealtà si incazza: «Compagni se voglio sot-toscrivere, sottoscrivo, ma se voglio un paninonon potete aggiungerei il prezzo della sottoscri-zione». Rivendicazione giusta. Rivoluzionaria?No. Siamo sempre dentro il giusto prezzo, ilgiusto profitto, la giusta merce. Meno clientele,insomma, e poi non é il motivo per cui siamotutti uniti contro la D.C.? Qui con «giusto pro-fitto» molti intendono nient'altro che il ma-

[

scheramento politico della merce, lo StatoOperaio che sul valore continua a vivere, peròlo chiama «servizio». Viene il dubbio che i piùlucidi siano gli altri, i parassiti. Ecco infatti u-no che dice testualmente: «ce la prendiamoperché i prezzi degli stand sono troppo alti, macompagni non dimentichiamo che questi soldidiventano volantini, manifesti, organizzazione,lotta di classe». Applausi. Mai frase fu più bendetta: i soldi diventano volantini, manifesti, lottadi classe.Potenza dell'equivalente generale I x sterline =20 libbre di tela = 1 Bibbia (diceva Marx) =400 volantini = Xn lotta di classe) si può ag-giungere). Insomma: la~s>I~!!~B:~)_.~_.,Q~~l1ttJ1JIciclo. La politica é merce di scambio. La poli-tiCa sì paga su avoro~w"C1i17oiTèbb~enasconde-re il fatto e fare «lo stand benefico», pagatocon le sottoscrizioni di qualche miliardario «de-mocratico conseguente» (cioé: uno che paga pernascondere a sé e agli altri la natura di mercedei rapporti sociali), non é rivoluzionario: é unnostalgico d'un rito laburista che s'é rotto,d'un travestimento della merce che é caduto.La merce c'é, e si vede. E questa merce é la

~

Olitica.L' ullima~a~~Q.era d~l~'p.~li t,~~~,",t_g~.~UiL..del-l'Autonomia Operaia. La politica qui si pre-sentiCcome'-ànfàgbnista alla merce, si presentacome esproprio, negazione apparente del rap-porto di merce: «non ti pago». Ma questa ne-gazione in quanto prescinde dal carattere spe-cifico della merce (questa o quella, buona ocattiva) cioè dal suo reale godimento negaproprio il suo lato concreto, d'uso, per affer-marne il lato formale, l'astratto valore. La loro«festa» é sempre rito di merce. Assalto ai pollie polli in terra o gettati «alle masse» da qual-che palchetto. I pirati amano il doblone perchésotto il doblone amano il rapporto di pirateria,il loro ruolo di espropriati-espropriatori, la loroimmagine allo specchio (di subalternità rove-sciata): di qui filibustiere, di là governatore. Siria ropriano con la merce, del rapporto ormerce. N.p,n~fugg,2!12._"~._<::lcgl_fl..1t..dl~~f1QnoOe'iifro. La politica qui raggiunge allora il mas-simo terreno di mistificazione, trasferisce lapersona totalmente dentro il rito della merce(la persona, se un panino fa schifo o più sem-plicemente se non gli va, non lo tocca anche seé gratis, mentre il .milìtante se ne appropriaanche quando non ha fame perché ciò che ser-ve, di cui h~.J~m~.,_.n.Q1L.tjlJ!.~.!l1!!Q,_~a_..J.lr'apporto -cfCmerce amato-odiato èhe il paninoeiE:~mé)-:-sè=I>Isoglì'aCOirt'ra ttare-if' prezzo (letta

7

Page 8: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

merce oppure appropriarsene, é un problema vo, il divo applaude la gente, abbiamo fatto u-della classe, é una variante dentro il ciclo (non na bella festa in famiglia e vi regalo pure ilé in sé più rivoluzionaria o più cosciente l'una bis. La musica del Lambro io l'ho sentita finocosa o l'altra). Il problema della persona e del- alla noia, l'ho ascoltata e riascoltata dal vivo ela coscienza rivoluzionaria, quella cioé che ca- sui nastri registrati: ore e ore di musica. Un'a-povolge l'ordine di cose esistente, é la ricezione nalisi particolareggiata richiederebbe un di-dell'oggetto, cioé la sua e la mia «qualità» che scorso a parte. Sintetizzo e vengo al noccioloentrano in rapporto e come in questo rapporto del suo contenuto «rituale». Alla musica siposso far diventare la merce-cibo semplicemen- chiedeva di rappresentare l'unità della gentete cibo (gusto, nutrimento, piacere, non rap- del Lambro. Questo già costituiva una preclu-porto di classe) e la merce-politica semplice- sione rispetto all'ascolto: la musica come e-mente «liberi rapporti umani» (non pantomima spressione e comunicazione del gruppo x, comespeculare del rapporto di sfruttamento). La ricerca personale, partiva già compressa. Im-merce é là, non bisogna averne paura, né esor- possibile che neppure si presentasse «alla ribal-cizzarla anche perché ci conviviamo: bisogna ta» quella che si prestava alla scomposizionefrequentarla, amarla e assumerla ma non come del pubblico, a «ribaltare» una contraddizionevalore bensl come uso, ricezione, stimolo, godi- tra la gente. E' interessante notare in alcunemento, come insomma «qualità, cioè oggetto prestazioni musicali di livello, quelle per esem-che si fa soggetto, «natura» che si fa «coscien- pio della Taberna Mylaensis, del Canzoniereza». La merce (l'ha detto Marx) esce dal ciclo del Lazio, di Don Cherry, di Toni Esposito,quando uno la mangia, la consuma, la usa, come in genere i momenti di maggior «succes-quando ridiventa «cosa» buona o cattiva. Il ri- so», individuati dalla quantità e dal calore de-to-politica non può più permettersi di nascon- gli applausi e dei consensi, siano inversamentedere questa realtà, anche questa ambiguità al proporzionali alla qualità musicale espressa.Lambro é stata rivelata. Ci sono degli ambiti d'ascolto dove si creab) la «merce-cultura» in un Festival-pop vive quella «giusta» tensione psichica e corporale,principalmente come musica. La polemica con- quella «comunicazione» in cui la persona chetro la «musica commerciale» é vecchia come il trasmette qualcosa di sé dal palco riesce nonmovimento giovanile e anch'essa manifesta lo solo a esprimersi pienamente, ma a «inventa-stesso pavido tentativo di occultare la realtà (in re», a comunicare oltre i confini previsti e pre-ciò é stata maestra Stampa Alternativa). La fissati, a scoprire se stesso, nuove parti primamusica, qualsiasi musica, in quanto dentro un all'oscuro delta propria «musica interiore». Cirapporto di scambio. é merce, é quindi «musi- sono altre atmosfere, e questo era il Lambro,ca commerciale». Il problema vero é: questa dove chiarissimo a tutti i musìcisti era il fattomusica o quella musica? Di nuovo, il problema che ogni liberazione del personale sarebbe stataé la sua ricezione, il suo uso. Di solito invece si confusa con egotismo e quindi s'aveva da ricor-contrappone alla «musica commerciale» la rere ai trucchi del mestiere, al pezzo facile e di«musica collettiva», quella che cioè ricrea il ri- sicuro effetto, al gioco di bottega, cioé alle ri-to. Musica collettiva spontanea (tamburi battu- sorse del lavoro. Di nuovo: la merce. Ogni ten-ti in cerchio fino alla noia) o musica cosidetta« tativo di sortita verso dimensioni sonore piùdi partecipazione». Questa seconda é una delle godibili in un rapporto di persone, rilassate, e-mistificazioni più grosse che il «movimento» motive, aperte, era bollato da indifferenza o daabbia partorito. Quando Elvis Presley a Las caduta di tensione; mentre ogni ripiegamentoVegas durante l'esecuzione di «Love me tender» sulla «partecipazione» furba, sulla presentazio-scendeva dal palco a baciare le giovani e a farsi ne «politica», sulla ritmica semplice, sull'effet-baciare, questa era partecipazione. Partecipa- tismo, sulla «meccanica» professionale, sul ritozione a un rito, a un'identificazione col divo. Il collettivo suscitato dal solito atto magico sem-trucco di far battere le mani alla gente o di pre uguale a se stesso, era invece coronato dal-farli cantare in coro é noto alle suore quanto, l'applauso, dal successo e quindi a sua volta ri-sempre in campo musicale a Bing Crosby. In pagato in merce (dischi).gergo si dice che é una maniera per «risolvere»: Ma c'é un livello anche più profondo: da unmolti cantanti e gruppi tengono come pezzo fi- paio d'anni a questa parte c'é stata in Italianale il pezzo dalla ritmica più elementare cosl a livello musicale, pilotata dai festival pop, unala gente batte le mani, il pezzo finisce in un grossa ripresa della ritmica: ritmica chiama cor-crescendo di applausi, la gente applaude il di- po, corpo chiama sesso. La cosa dovrebbe essere

8

Page 9: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

positiva. Senonché la matrice originale di tuttociò nasconde un'ambivalenza: c'é ritmica eritmica, c'é quella del corpo e c'é quella del la-voro. La musica primitiva dove il lavoro é crea-tivo ed é legato al ciclo della sessualità, na-sconde questa ambiguità. Ma la musica delnostro tempo non può più celarla. Nella stessaritmica africana e orientale d'altronde, il ritmonon è mero battimento, pulsione, ma é un veroe proprio linguaggio, esprime significati, com-portamenti, contenuti umani. La nostra musi-ca, soprattutto quella italiana di ascendenzacontadina, esprime talvolta attraverso suoni 0-nomatopeici questi significati (soprattutto allu-sioni erotiche), ma più spesso rimanda a unasignificazione di fondo che é appunto il lavoro,la scansione del ritmo di lavoro. Il rituale col-lettivo é in questo caso scandito da un gesto ri-petitivo e uguale trasmesso da lavoratore a la-voratore. Ci si identifica in quanto «lavoratori».Questa «musica del lavoro» é inutile nascondereche é stata la matrice della musica della sini-stra italiana. L'altra matrice anch'essa d'origi-ne «popolare» é la marcia, anch' essa a ritmocostante, deciso e scandito, gesti ripetitivi e u-guali, cioé la musica marziale, che non é solomusica dell'esercito, ma anche musica «di lot-ta». Infine la musica da chiesa, corale, rituale,impostata anch'essa su un ritmo costante, sufasi semplici e ripetitive, slogan. Appare già u-na differenza sostanziale dalla ritmica africana,orientale e, in parte, afro-americana: qui pro-prio per un richiamo corporeo e / o «colto» piùmarcato, le varianti ritmiche si sovrappongonoe/o trasmutano le une nelle altre. Invece nellanostra ritmica, le varianti tendono ad appiat-tirsi su un unico disegno battente sempre u-guale a se stesso e perciò tanto più coinvolgen-te. Ma si tratta di coinvolgimento da «lavoro»,da «milizia» (anche in servizio d'ordine), o da «re-ligione-ideologia» (slogan ritmato, domanda-ri-sposta. rito simbolico).Se la musica deve esprimere l'unità politica delproletariato giovanile, é ovvio che essa deve ne-garsi come musica e ridursi a «suono del ciclo»:lavoro, militanza e fede. Nello stesso tempo lamusica esprime in termini astratti, mediati, mapiù vicini al corpo, questi tre capisaldi della«coscienza di classe» e quindi a differenza dellapolitica si presta meno alle rilevazione dellacontraddizione. E infatti al Lambro se la con-traddizione della politica si é espressa, quelladella cultura-musica non si é espressa o si é e-spressa in termini vecchi identificando cioé co-me merce solo la musica che non tracciava le-

game esplicito con lavoro-militanza-fede, l'altrainvece era «musica nostra», era «partecipazio-ne»: eppure si trattava spesso d'una partecipa-zione allo stesso rito politico di merce che s'erain qualche modo smascherato. Qui, nella mu-sica, l'ambivalenza é ancora da mostrare, puòancora trattarsi d'un terreno d'apparente u-nità. Il che per chi fa musica e per chi ama lamusica costituisce un impegno a lottare in di-rezione della scissione, "dello scioglimento del-l'ambiguità, contro il «rito del lavoro» verso la«comunicazione tra persone». E anche al Lam-bro qualcuno c'é riuscito. E non é poco.c) la «merce-soggetto». Se già passando dalla«politica» alla «cultura» la contraddizione s'am-morbidiva e si celava, qui giunta alle sogliedell'io, la contraddizione si nascondeva pro-prio. La pulce nell'orecchio m'é venuta dallasolita banalità fenomenica: la gente avev presoil palco e si alternava a parlare al microfono.«Parlo io, parlo io», «No tocca a me» e via a

strapparselo. Vabbé, mi dicevo, é il solito pro-blema delle code. Poi ognuno si presenta-va:«Sono un compagno di ... », oppure «sono unoperaio ... »: che noia 'sti biglietti da visita. Poi«compagni» di qui, «compagni» di là. Ma chebisogno c'é... Infine il flash, l'ultima sconcer-tante osservazione. C'era il microfono, ben dueenormi altoparlanti accesi, da supergruppo, lagente tutta sotto il palco praticamente a porta-ta di voce naturale. Eppure chi parlava al mi-crofono urlava. La mia stupida domanda inte-riore era dunque questa.dl microfono é un raf-finato strumento tecnologico atto ad amplifica-re le onde sonore: la sua specificità sta insom-ma nel fatto che permette di parlare a vocenormale e di farsi intendere ugualmente agrandi distanze. Ma allora perché urlano?» Ur-lare al micorfono é un po' come mettersi l'ap-parecchio acustico quando si ha un ottimo udi-to, o anche come guardare un elefante con lalente d'ingrandimento. Eppure no, non é cosl.A livello di espressività corporale nell'urlo almicrofono s'esprìmeI'istìnto di potenza, il po-tere sugli altri. Tutti piccoli Charlot che fannoHitler. Allora: avevano preso il palco o eranostati presi dal palco? Cos'é il palco, se nonqualcosa che ti mette sulla testa degli altri, e per-chè l'ossessione di prenderlo se non per mettersisulla testa degli altri?Questo é il gioco del palco. Che é anche il gio-co del Soggetto. Il Soggetto é colui che ha po-tere, e il potere é un palco. Ma i soggettimutano e cambiano, si alternano a urlare almicrofono, il palco resta perché il potere é lui.

9

Page 10: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

I-I

Il Soggetto é una «Cosa»: il palco, e i soggettiche si definiscono tali solo in virtù della di-mensione del palco sono soggetti fantasmatici,sono personaggi in cerca d'autore. E' il palco ilvero Soggetto, é l'Autore, quello che ti prestavoce e atteggiamento e ti trasmette gestualità.Anche qui: il palco, nonostante tutto, unisce.E' l'unità rituale che permette l'assemblea per-ché parlare in crocchio o a due, a tre, a quat-tro, pare non sia .comunìcazione interpersonale«verace-: la comunicazione é assemblea e ilpalco ne é il Soggetto, e il soggetto singolo si

,pensa tale solo quando si toglie dalla sua sog-

. ~elliyità re<al~d~.~e~.rs~~a.! si pi~strl':~<!.m~.«!!-gura nel pàlco», perché la comunìcazìone non édB:pèTsOne à personema-òa «soggettopoIiticò~

(

<<coagulo di potere» ~«io~r1antear microfono», a'«masse~ -classe- «co~pagni», unità indrs'trn:t~'dìaltri «soggetti polìticb che anch'essa. nons'e-spnme in sguardi, sensazioni tattili, parolechiare o sottintese, ma in urla applausi e fischi(o lattine). Ciclo del potere: la polvere e l'alta-re, con la polvere che da un momento all'altroti può anche finire negli occhi. Altri non urla-vano: erano 11 a usare un microfono, unastruttura casuale perché in quel momento era 11che si comunicava e comunicavano magari rac-contando di sé, com'erano arrivati al parco,cosa gli era successo. Quelli sono scesi dal pal-co come ci sono saliti: hanno parlato 11comealtrove. Anche qui, qualcuno c'é riuscito. Enon é poco. Che sianv.e.mP-nLpjll_soggetti.a

t p~:!~fe_e se11.!pre._~en_o«soggetti politici»,_s~m-pre piÙ «persone» e sel!!Ere meno «compa m».-'-~ ,~"~._~-,<.-.- 'Oiiiii!ranco Manfredi

Ladifferenzaitaliana

L'identità nazionale e popolare. L'individuazio-ne dei caratteri specifici della storia e dellacultura italiana è una preoccupazione coltivataoggi in modo particolare dal riformismo e dalpopulismo: il loro intento è quello di cogliererispettivamente l'identità della cultura naziona-le rispetto ad altre identità nazionali e l'iden-tità del popolo italiano rispetto alla sua classedirigente. Queste preoccupazioni, per quantocomprensibili in un paese che è giunto tardi emale all'unità nazionale, e in cui le classi su-bordinate non sono mai riuscite a dare un voltopositivo alla loro rivolta, finiscono però colproporre modelli di riconoscimento statici e ve-tusti ad un paese che già da tre secoli ha inEuropa una funzione ed un posto marginali edarretrati, e ad un popolo le cui rivolte sonosempre state sconfitte.Fatto sta che riformismo e populismo non cer-cano la differenza italiana o la differenza inItalia, ma soltanto la diversità italiana o la di-versità in Italia, cioè una identità da opporread altre identità, quella di una nazione che hauna sua via autonoma al socialismo, quella diun popolo che ha una scala di valori diversa da'quella della sua classe dirigente. Così l'appelloalla specificità italiana finisce col ribadire ilprovincialismo, la secondarietà e la margìnalitàdell'esperienza italiana in Europa e l'appelloalla specificità del popolo italiano rispetto aisuoi dirigenti incapaci, disonesti e corrotti nefa il simbolo del moralismo impotente e vellei-tario. La proposta di una via nazionale dà perscontato il carattere locale dell'eventuale socia-lismo italiano e costituisce una garanzia cheniente mai di veramente rivoluzionario accadràin questo paese; l'esistenza di un popolo onestoe laborioso dà per scontato che esso non si ri-volterà mai contro la morale e contro il lavoro,ma forse soltanto contro i dirigenti indegni. Laricerca di una specificità italiana, condotta dalriformismo e dal populismo, finisce così colproporre la gestione e la prosecuzione indefini-ta della miseria italiana, proprio perché essa si

lO

Page 11: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

interessa delle identità e non delle differenze.L'universalismo rivoluzionario. Viceversa ilgauchisme italiano, che si collega direttamenteal '68, ha avuto a disdegno l'eredità storica e latradizione culturale italiana, sia perché ha pre-supposto l'esistenza di una verità rivoluzionariavalida in ogni tempo e in ogni luogo, sia per-ché non ha trovato nella storia culturale e so-ciale italiana quasi nessuna anticipazione diquella rivoluzione totale di cui si è fatto porta-voce. L'esigenza di una rottura della continuitàstorica della miseria italiana è perciò rimastaastratta e metafisica e, senza connessione conl'esperienza sociale concreta, tende facilmentea decadere nell'utopismo o nel volontarismo.Questo massimalismo astratto ha riprodottocosì, suo malgrado, alcuni aspetti tipici dellamiseria italiana: in primo luogo l'umanismo u-niversalistico, che non sente il bisogno di cer-care un'identità specifica nazionale o popolaresolo perché presuppone di conoscere l'identitàassoluta della rivoluzione mondiale; in secondoluogo la dipendenza provinciale verso le espe-rienze straniere (in particolare verso la culturafrancese) alle quali viene surrettiziamente attri-buita una forza di rottura ed una novità moltomaggiore di quanto realmente abbiano, soloperché sfugge completamente la loro relazionecon le rispettive tradizioni culturali (per quantoconcerne - ad esempio - la critica dello spet-tacolo sociale, si ignora completamente la suaconnessione col calvinismo e con Rousseau).Ben lungi dal fornire una differenza, l'univer-salismo rivoluzionario corre il rischio di esserein Italia il continuatore della metafisica, dellaidentità assoluta.

Identità e differenza in Italia. Come il riformi-smo e il populismo non sono in grado di co-gliere le vere identità della cultura e del popoloitaliano, così l'universalismo rivoluzionario nonpuò prospettare concretamente quella rotturadella continuità storica della miseria italianache esso auspica.

Essi falliscono nel loro intento fondamentaleper ragioni opposte. La ricerca delle identitànon può essere condotta da un punto di vistaapologetico, con lo scopo di fornire modelli diidentificazione, ruoli nazionali e popolari, ben-si da un punto di vista polemico, come operadi demistificazione e di liberazione dalle iden-tità in cui la classe dirigente e il popolo si rico-noscono. Le identità non sono affatto semplicie originarie, bensì fondamentalmente reattive ederivate; la mistificazione vi svolge una funzio-ne costitutiva: esse nascondono il loro opposto.Viceversa un'alternativa è tale solo a patto diessere originale e concreta: nessuna profondarottura può nascere dall'imitazione di un mo-dello estraneo all'esperienza italiana, del qualesi fraintende il significato storico e al quale siattribuisce stoltamente un valore universale.Non esistono verità rivoluzionarie da predicarein Italia: la sola differenza che può svilupparsied approfondirsi è quella che è già presente edattiva al di sotto della storia e della cultura ita-liana.

L'identità culturale della vecchia Italia. L'iden-tità culturale di un paese che non ha generatoné fatto propria alcuna delle grandi rotturestoriche dei tempi moderni, né la riforma reli-giosa, né la rivoluzione politica, né la rivolu-zione sociale, ma che anzi è stato profonda-mente controriformista e controrivoluzionario. 'sta ovviamente nell' affermazione più rigida ecategorica dell'identità, della continuità dell'o-mogeneità del processo storico .. Questa affer-mazione assume nella vecchia Italia le formedella metafisica, dell'umanismo, dello storici-smo e dell' estetismo.La metafisica, cioè l'esclusione di ogni aspettoconflittuale dell'essere e la sua riduzione adente e a valore, esprime una costante della so-cietà italiana che si è sempre illusa di trovarenelle forme storiche, contradditorie e proble-matiche, della famiglia, della chiesa, della ma-

11

Page 12: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

fia o del partito, il fondamento originario ed ra nel fornire una visione quanto più è possibi-immutabile, garante e dispensatore di ogni be- le omogenea e aconflittuale dell'oggetto dellane, la grande madre mediterranea. loro filosofia.L'umanismo, cioè l'affermazione di un'essenza L'identità culturale della nuova Italia. L'iden-metastorica dell'uomo, non è che la prosecu- tità culturale della nuova Italia si articola sulzione moderna della metafisica: ciò è vero non modernismo e sulla politicizzazione. Il primosolo per l'umanismo retorico, che garantiva 1'0- fornisce una pseudonovità per impedire l'espe-mogeneità del sapere mediante l'oratoria, ma rienza della vera novità, il secondo uno pseudo-anche per l'umanismo scientista che pretende conflitto per impedire l'esperienza del verodi assicurare tale omogeneità mediante una conflitto. Entrambi svolgono una funzione fon-concezione piatta e riduttiva del metodo scìen- damentalmente conservatrice, garantendo latifico. Ad entrambi è inoltre comune l'apologia continuità e l'omogeneità della cultura e delladell' intellettuale come creatore e garante del società italiana.consenso sociale, in singolare e rivelativo con- Il modernismo è una versione mistificata, de-trasto con la realtà storica della società italia- gradata e ritardataria della modernità e dell' a-na, in cui il consenso al potere non è stato vanguardia europee. Mentre queste segnavanoquasi mai effettivamente fondato su fattori ra- la fine della filosofia positiva, dell' arte e dellazionali o intellettuali (sia per la scarsa e tarda letteratura, il modernismo trae dalle loro spo-alfabetizzazione, sia per la gracilità dell'opinio- glie frammenti e spunti per restaurare questene pubblica e dello sviluppo capitalistico). categorie, attribuendo loro una dimensioneLo storicismo, cioè la visione unitaria e con- metastorica. Spacciando la modernità per latemplativa della storia, cerca di sottrarre la so- nuova scienza «umana» e l'avanguardia per unacietà italiana all'alterità dell'avvenire: la sua nuova arte e per una nuova letteratura, il mo-funzione fondamentale è quella di imporre dernismo nega il loro significato storico rìvohr-l'autorità del passato e di impedire l'esperienza zionario proprio nel momento in cui si masche-concreta del movimento storico. ra dietro le loro salme.Analogamente Yestetismo bandisce dall'Italia Analogamente la politicizzazione è una versio-l'esperienza dell'arte e della letteratura come ne mistificata, degradata e rinunciataria dellaalterità e differenza, svilisce, snatura e mistifi- politica, a cui l'Italia diede in tempi remoti unca l'opposizione artistica, confina in un ambito contributo fondamentale. Mentre la politicadel tutto marginale e secondario le rare avveri- implica la conoscenza lucida, concreta e spre-ture umane radicalmente alternative. giudicata dei mezzi per ottenere il potere, la po-Metafisica, umanismo, storicismo ed estetismo Iitièizzazione fonda il suo potere proprio sullasono gli elementi fondamentali del clima di dissimulazione dell'incompatibilità tra politicamoderatismo conformista che caratterizza la e morale: la prima consiste nella scoperta del-cultura italiana a partire dalla seconda metà l'estraneità reciproca del potere e dell'ideale, ladel '600. seconda si risolve nella propaganda di pretesiMa la miseria intellettuale della vecchia Italia «ideali politici». Mentre la politica cerca dimai risulta cosi chiaramente come nella com- raggiungere la massima efficacia col minimomedia della polemica culturale in cui sostenito- sforzo, la politicizzazione al contrario compie ilri ed avversari spacciano la metafisica per on- massimo sforzo per impedire ogni efficacia; latologia, l'umanismo e lo storicismo per marxi- prima usa la parola come un'arma, la secondasmo, l'estetismo per arte e magari anche per a- riduce tutte le armi a parole; la prima apre so-vanguardia. All'interno della cultura della vec- lo quei conflitti che può vincere, la seconda so-chia Italia non esiste alcun vero conflitto. I lo quei conflitti che può ricomporre.contrasti storici tra fede e scientismo, tra idea- Tanto il modernismo che la politicizzazionelismo e positivismo, tra spiritualismo e mate- svolgono un compito .che va molto al di là dellarialismo sono pseudo-conflitti suscettibili di in- mistificazione storica ai danni dell'avanguardiafiniti trasformismi. Ciò che è importante non è e della politica. La vera novità che il moderni-che cosa si pensa (lo spirito oppure la natura, smo occulta non è soltanto la «vecchia» novitàl'idea oppure la materia ... ) ma come lo si pen- dell'avanguardia, ma soprattutto la «nuova»sa (se in modo armonico e conciliativo, o in novità della differenza. Cosi il vero conflittomodo contradditorio e oppositivo): in Italia, che la politicizzazione occulta non è soltanto ilcon qualche rara eccezione, spiritualisti e posi- vecchio conflitto tra politica e morale, ma so-tivisti, idealisti e materialisti hanno fatto a ga- prattutto il nuovo conflitto molto più radicale

12

Page 13: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

tra l'identità sociale e la proletarizzazione.La massima aurea del modernismo è «cambiarequalcosa per non cambiare nulla»; quella dellapoliticizzazione: «i conflitti che appaiono nondevono mai essere reali; i conflitti reali non de-vono mai apparire».L'identità popolare della vecchia Italia. L'iden-tità popolare della vecchia Italia è il nichili-smo, cioè la negazione di tutte le identità cul-turali e l'affermazione della loro equivalenza,la negazione della possibilità di una rottura delprocesso storico e l'affermazione dell' eterno ri-torno dello stesso. Esso è insieme il presuppo-sto e la verità ultima di tutte le identità cultu-rali italiane, vecchie e nuove: metafisica, uma-nismo, storicismo, estetismo, modernismo epoliticizzazione nascono dal nichilismo, perchéla loro essenza consiste proprio nello sforzo diapparire il contrario di questo e - a differenzadelle imposture di altri paesi, cui accade taloradi capovolgersi in fede - finiscono nel nichili-smo, pe ché nella vecchia Italia nessuno è tan-to stolt J da affrontare il pericolo di passare peruna persona seria fino in fondo.Il nichilismo italiano, riducendo tutti i contra-sti a pseudoconflitti e degradando sistematica-mente ogni opposizione a identità, mette in lu-ce la comicità sostanziale della vita culturale i-taliana e fa della commedia dell'arte la piùprofonda espressione nazionale-popolare delnostro paese. Esso spiega la marginalità delladimensione tragica nella nostra cultura e l'as-senza del concetto di «serietà» nella nostra filo-sofia: non a caso del resto 1'1talia ha individua-to il suo poema nazionale in una Commedia, laquale - a scanso di sorprese - si svolge addi-rittura nell'aldilà, e rappresenta cosi una mira-bile sintesi di metafisica e di nichilismo.Pulcinella è il simbolo dell'identità popolaredella vecchia Italia: esso è la maschera, la cuiidentità consiste nella mancanza di identità,nella capacità di assumere, a seconda delle cir-costanze e dei tempi, i ruoli più diversi, nellatendenza a moltiplicarsi in una folla di Pulci-nella alternativamente in accordo e in conflittotra loro. Questa suprema incarnazione di unnichilismo ormai secolare, è il tipo fondamen-tale su cui si costruisce e a cui ritorna l'identitàculturale italiana vecchia e nuova.La pretesa dell'illuminismo di conferire una i-dentità stabile alla plebe nichilista, di trasfor-mare l'inafferrabile Pulcinella in un ragionevo-le Pierrot, di creare il consenso rivoluzionariomediante la lettura, il dialogo e la critica, hasempre conosciuto in Italia una completa scon-

fitta. L'alfabetizzazione e la laicizzazione del-l'Italia non è stata opera dell'illuminismo madel positìvismo, che ha sostituito una met~fisi-ca. CO? un'altr~, il dogma religioso col dogmascìentìsta, Il dialogo, inteso come ricerca col-lettiva della verità (e non come messa in· scenad.i una disp~t.a~ n~n ha .mai avuto in Italia spa-~IOe possibilità di realizzazione (anche perchéIl ~hassldlsmo ebraico non ha mai esercitatoun'influenza apprezzabile): in Italia non si dia-·loga,. ma s.i recita .. Infine la critica implica unaconslderazlon~ s~~la del proprio oggetto, che èestranea al nichilismo: in Italia non si criticama si smaschera. 'A . ~iff~renza dell'identità culturale che restapngionrera della sua natura reattiva e risentitae. non è suscettibile di oltrepassamento l'iden-tìtà popolare italiana presenta un du~lice a-spetto: per un verso essa svela le mistificazionidella c1!ltur~ vecchia e nuova, mostrandone lasostanziale ìmpostura, per un altro ribadiscecome quella l'impossibilità di un cambiamentoradicale, di una rottura, di una differenza. Es-sa è quindi nello stesso tempo la denuncia delcarattere fasullo delle novità culturali e la ri-nunzia a.d .u~a vera novità, la scoperta del ca-rattere fIttIZIO delle opposizioni culturali e lasanzione dell'impossibilità di una opposizionemaggiore. Essa è perciò insieme la premessa diun' esperienza e di un pensiero della differenzae il suo maggiore ostacolo, la liquidazione delpassato e il suo permanere come unico orizzon-te possibile, la denuncia della solidarietà del-'l'inganno perpetrato dalla cultura e la rasse-gnazione nei confronti di questa complicità.Il .fatto è che il nichilismo proprio perché costi-tuisce la base occulta della cultura italiana (ela sosta~zaì con~ivide con questa il presuppo-sto dell universalismo astratto e metastorico epretende di formulare verità universalmentevalide ~nche se meramente negative; perciò purdenunciando l'inganno, la mistificazione l'im-broglio, non riesce a cogliere la differenza larottura, l'opposizione che sono storiche e con-crete. Il nichilismo conosce la verità sulla cul-tu~a, ma ignora. la verità su se stesso: la pro-pria natura storica, concreta, nazionale-popo-lare.Poiché il nichilismo è la liquidazione di tutte leidentità mediante lo svelamento della loro e-quivalenza, nessuna nuova identità (di tipo illu-ministico o di tipo dialettico) è più proponibile inItalia: qui, prima che in qualsiasi altro paese, i-dentità è diventato sinonimo di impostura. In ciòconsiste l'importanza mondiale dell'esperienza i-

13

Page 14: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

taliana dal '600 ad oggi e il suo significato antici-pa torio nella storia universale.Il nichilismo costituisce perciò un passaggioobbligato per giungere in Italia all'esperienzadella rottura storica, in primo luogo perché es-so per primo si è posto paradossalmente - siapure in modo ancora metafisico e universalisti-co - come privo d'identità, in secondo luogoperché esso solo, essendo il vero carattere na-zionale-popolare della nostra storia, possiedequella concretezza senza la quale nessuna dif-ferenza è possibile.

Il grande sogno italiano. La morte di Dio inItalia è il grande evento che la riforma prote-stante comunica a tutta Europa: la controrifor-ma cattolica è appunto la rimozione di questacomunicazione che mina dall'interno i fonda-menti della fede cattolica.La difesa assume vari aspetti, che vanno dallacreazione di formazioni sostitutive (la cosiddet-ta riforma cattolica) all'emergere di formazionireattive (la repressione violenta dell'eresia). Trale une e le altre prende forma una grandiosaformazione di compromesso, che cerca da unlato di ottenere il consenso della comunità in-vece di terrorizzarla, offrendole esperienze delmeraviglioso e spettacoli seducenti che l'esteti-smo limita alla sola classe dirigente, dall'altroa differenza dell'ascetismo intransigente che a-nimava i riformatori protestanti e cattolici,mette la vanità e l'apparenza al servizio di miDio, della cui morte si è inconsciamente certi.Questa formazione di compromesso sotto l'in-segna del piacere è il Barocco, il grande sognoitaliano, la prima società dello spettacolo, ilprimo tentativo mondiale di conquistare emantenere il potere mediante un condiziona-mento psichico che si estende a tutta la societàe che si vale di mezzi di pesuasione che fannoappello all'immaginazione e all'emotività. Lasocietà onirica che il Barocco cerca di crearemediante i meccanismi di condensazione, spo-stamento, raffigurazione e simbolizzazione sod-disfa in modo mascherato e parziale i desideridi movimento, di molteplicità, di drammatiz-zazione figurativa e di uso concreto della vita,che le società puramente reazionarie reprimonocompletamente. Perciò essa è sostanzialmenteuna società permissiva e ottimistica che ritienedi sapere creare compromessi soddisfacenti traconflitti irrimediabili e non sacrifica quasi piùnulla a un Dio in cui non crede.Il Barocco è il grande sogno italiano, ancheperché si dissolve già nella seconda metà del

14

'600, lasciando il posto a pure formazioni reat-tive, a identità culturali che condannandolo e-steticamente rifiutano soprattutto la sua naturadi compromesso e determinano la miseria ita-liana, quell'insieme di arretratezza, di meschi-neria e di dipendenza che caratterizza la cultu-ra e la classe dirigente italiana fino ad oggi.Nella rinascita contemporanea della societàdello spettacolo grazie agli strumenti di comu-nicazione di massa, l'Italia occupa un posto se-condario e .subordinato: ciò non soltanto per lecarenze dello sviluppo capitalistico, ma ancheper il conservatorismo reazionario della suacultura, che deve mascherare il suo nichilismofondamentale dietro qualche identità e qualche«valore». Per i suoi precedenti barocchi e per lasua abitudine alla tendenziosìtà, l'Italia po-trebbe fornire oggi al mondo i migliori tecnicidelle comunicazioni di massa, i migliori gior-nalisti, pubblicitari e propagandisti; invece gliintellettuali italiani preferiscono spacciarsi perpolitici, professori, studiosi, artisti, filosofi. .. :essi hanno perduto quella lucidità, quella spre-giudicatezza, quella buona coscienza di frontealla menzogna che avevano i padri gesuiti crea-tori e ispiratori del Barocco, e in un mondo incui tutti sanno che Dio è morto, essi considera-no ancora il nichilismo come l'onta segreta danascondere in tutti i modi.La differenza italiana. Il nichilismo è l'identitàpopolare della vecchia Italia: non esiste inveceun'identità popolare della nuova Italia, perchéessa è la fine dell'identità e l'ingresso nell'am-bito della differenza. L'Italia entra tardi inquesto ambito rispetto ad altre società nazio-nali come quella tedesca o quella francese, mavi entra molto meglio, perché la differenza inGermania resta connessa con la problematicareligiosa e in Francia all'esperienza poetica; inItalia invece la differenza nasce da una proble-matica sociale ed acquista perciò un significatoimmediatamente rivoluzionario che non ha ne-gli altri paesi.In Germania l'esperienza della differenza èconnessa con la Riforma. Per l'ortodossia cat-tolica l'essere di Dio è analogo all'essere dellecreature; per il protestantesimo è invece diffe-rente ed assolutamente altro. Mentre l'ortodos-sia cattolica tende a concepire il creato comeuna scala che dalla natura sale fino a Dio sen-za rotture né salti, il protestantesimo sottolineala differenza e l'alterità di Dio rispetto alla na-tura e alla storia.In Francia l'esperienza della differenza è con-nessa con la nascita della poesia moderna. Il

Page 15: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

linguaggio poetico pare alla rivolta artisticadifferente e assolutamente altro rispetto allin-guaggio comune subordinato all'utilità e alloscambio. L'autonomia della poesia e dell'arterispetto alla realtà dell'economia e del potereviene posta nella loro radicale differenza e in-utilità.In Italia dove non c'è stata riforma né rivoltaartistica, dove la religione e l'arte sono rimastesempre sostanzialmente solidali col potere, solol'oltrepassamento del nichilismo può produrrel'esperienza della differenza. Di tutte le identitàculturali e popolari solo il nichilismo è suscetti-bile di oltrepassamento, perché è l'identità chenega tutte le identità. E poiché il nichilismo èun fenomeno storico-sociale, anche la differenzasarà storico-sociale: esperienza di una proleta-rizzazione che si rovescia da alienazione in op-posizione eccessiva (!le).

Mario Pernio/a

(*) Cfr. Proletarizzazione e differenza, «L'Erba Voglio» n. 18-19.

Ilrecinto eisenza peso

Ravenna, campeggio «Nuova Generazione»

La polizia ha sparato e voi ve ne state quiHanno ammazzato un compagno e voi ve nestate quiQuelli della FGCI ne hanno sprangati dieci,per sbaglio anche due dei loroDicono che da Milano e da Bologna arrivano itreni degli autonomi.La colonia estiva si andava riempiendo di vocidi agguati e di morti: il linguaggio della vigi-lanza e della mobilitazione voleva scuoterei emandarci in trincea; ma tutti eravamo semprein un altro posto, sempre in ritardo, eppure livicino scoppiava il fuoco. Come essere sul po-sto? Era tra di noi e per noi che sparavano.Così ci spiegavano i compagni extraparlamen-tari che davano l'impressione di essere sempresui posti e di conoscere bene i fatti e di preve-dere quello che di li a poco ci aspettava ... «ildise-gno è fin troppo chiaro».Gli annunci dalla torretta invitavano alla cal-ma, ma la polvere si alzava e bisognava anda-re. La voce dalla torretta era sempre gentile,gli appollaiati che avevano annusato la polvereda sparo invece gridavano. Non credo che sia-no riusciti a toglierci di dosso il torpore dell'o-ratorio e del suo recinto. In gruppi ci siamovestiti e siamo andati sul posto: le camionettedella polizia giravano e siamo stati scaraventatidentro i cancelli del festiva1: mani sospette didroga addosso, vestiti strappati, attraverso tri-plici servizi d'ordine non sono riuscita ad emo-zionarmi, ad aver paura, a indignarmi.Mi pareva sempre di essere dentro un telefilmper ragazzi, come Rin- Tin- Tin.Questa distanza funzionava per molti altri: equelli che volevano organizzarci e spedirei suiposti. facevano fatica a tirarci fuori dal video ea metterei in piedi. Abbiamo tutti sentito dolo-re per il ragazzo sardo colpito nella pancia mai dicitori e gli spiegatori della disgrazia ce loallontanavano e ricacciavano lui e noi come

15

Page 16: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

dentro lo spazio di una pantomima, di un car- sulle strade con una avventuriera napoletanatone animato. E così eravamo poco dentro le ho ritrovato contentezza e solidarietà profon-nostre emozioni e la nostra partecipazione. da).Lontani dal teleschermo e in un certo modo Abbiamo chiesto alla direzione che ci aprisseroforti delle loro paure e della loro indignazione le porte del mare di notte: siamo stati accon-erano i passanti e i giovani della FGCI e gli tentati, si poteva stare in spiaggia fino alleanziani del partito. Non dico che ragionavano quattro sempre per paura di sbarchi di sarace-giusto su quello che era successo ma senza ni. Gruppi di compagni senza compagne ac-dubbio quegli spari li riguardavao avevano col- cendevano fuochi e tutti insieme cantavano lepito il cuore di ciò che gli apparteneva. Loro a- canzoni del comunismo. Si sgranavano uno do-vevano costruito e stavano alzando argini e po l'altro fino all'esaurimento per poi passaremuri, parevano disperati e sentivo che dicevano alla ripetizione i canti della lotta, sul finire«adesso è fallito». l'ultimo mistero doloroso, un canto femminista,Mi hanno impressionato alcuni «miracoli» della come una serenata. Ho pensato che qui la soli-loro organizzazione: la pasta asciutta a due- tudine era domestica, e neanche fuori tra icento lire, i gabinetti sempre puliti e la carta i- predoni e i ladri di cavalli potevo immaginaregienica. Quando potevo mi veniva di ringra- diverso. 'ziarli. Per me era come quando si torna a casa Sempre mi veniva in mente il pellegrinaggio ine si sta un po' con i genitori. Ma i compagni terra umbra. Laggiù fuori dal recinto della po-bestemmiavano per il filo spinato come un la- litica non si era mai in pace e mai indifferenti.ger e avevano sempre fame tanta fame. Anche Una grande ondata minacciosa e inquieta chequesta volta andremo in perdita, diceva una 0- solo di sera si componeva davanti all'altare deiperaia del partito che trovava la vacanza a grandi maestri. Anche i ladri e gli assassinibuon mercato. Fuori dal recinto, accampati compagni di viaggi e «di niente». Abbiamo se-più in là erano quelli della generazione perdu- guito nel freddo e nella pioggia Sam Riversta, i più pericolosi. «Abbiamo avuto quattro dentro i suoi suoni: a lui era attribuito voltomorti» diceva uno senza denti che faceva un bellezza continuità. Lui senza di noi tracciavapo' paura, «credevo uno», «vai vai comunista ùn percorso, una storia, un'esistenza. Tra ditornate ne dentro al caldo», O.K. ho saputo che noi incontri brevi, intese profonde ma subito an-ci stermineranno tutti. Avevamo li a portata di dare.mano un mare puzzolente e quando eravamo Vicino al lago di Tiberiade migliaia di incap-in libera uscita era come essere a Riccione. pucciati hanno atteso che qualcuno camminas- 'Tanti uomini e pochissime donne. E i cowboys se sulle acque. Ogni tanto segnali politici isola-in slip impacciati sul loro asciugamanino: hai ti: rutti bestemmie espropriatori che maledice-una sigaretta? E sporco il mare? e era li davan- vano.ti nero da far impressione. Noi donne ci guar- Impossibile avere in mente una fisionomia cer-davano, i desideri erano elementari, espliciti. ta: la storia di uno sentiva i battiti di quelleTutti cercavano e volevano conoscere incontra- degli altri e sfumava perdeva consistenza. Ire. Le compagne femministe si riunivano nella corpi le Iaccie i nomi erano coperti da bende ezona ombra, e loro in circolo, in piedi senza da cappelli. Tutti parevano cercare i propri pa-fiatare. Le donne è vero avevano potere ed era- renti là in mezzo ma la vista era annebbiata: inno desiderate e ammirate per come parlavano. quel continuo andare la scena era sempre laA me dispiaceva che le donne fossero il pilastro stessa. Uno stacco meccanico duro intervenivadi quel baraccone. Si respirava tanta buona a notte alta quando c'era da andare a dormire.volontà, le dirigenti della FgCI brave e infor- I fratelli si separavano e poteva sembrare che simate. Loro avevano alle spalle le casalinghe, le consumassero tradimenti; una furia di avereproletarie, le tragiche madri dei' maledetti accanto il proprio gruppo, i fedeli, i fidati. Pa-quartieri. E io? e quelle come me? Li doveva- reva quasi che quello che durante il giorno simo solo stare in devozione, tutto quello che noi sgranava fino a ridursi a una superficie di co-in questi anni avevamo capito e fatto non era lore, di notte acquistasse consistenza contornocomunicabile. So solo che mi sarebbe piaciuto fisionomia. La resurrezione dei corpi. Ma allo-che le donne disertassero «quella grande ondata ra tutto è legato al tempo e la notte vince sem-di rinnovamento morale». Sarebbe stato un pre e ci separa ... Ma questi ritrovamenti digran divertimento e una forza spostarmi in au- carne e ossa avvenivano sotto luci di fornelli atostop con una di loro (e, infatti poi per caso gas, erano raduni di sosta, per prendere fiato.

16

Page 17: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

•,p

• Gli abbonati alla rivista L'erba voglio potranno fruire di uno sconto del trenta.,2er cento sul, prezzo di copertina. Per ulteriori informazioni e per prenotaz1'Cfnl,nvolgersl aifa redazione,

l'''L,,;,,in,,,,v.ia_La_nlll!!~.:II!!:!I'!~!,,,!,,~:~;:~~~~:1:~~~~:~;_:~~~wW?~_.~~~ ~=~~~=~_.~

- -r---- -""'-- ~;;;o, ,• 4, ;

IIJ(

l•~;-: Nel periodo ottobre - gennaio usciranno I primi quattro volumI!,~·è

lr~

~:

- tn.cd.oTheodor W. Adorno Minima im oralia. Tutti gli aforismi «tralasciati. nell'edizione italia-na (Einaudi, 1954). A cura di ianni Carchia,Collettivo A/Traverso Alice è il diavolo. Sulla strada di Majakovskij: testi per una praticadi comunicazione sovversiva. A cura di Luciano Capelli. .Enzo Mari e Francesco Leonetti Atlante secondo Lenin. 6 carte come strumento teorico delmaterialismo oggi.1. - J. Abrahams L'uomo col magnetofono. Dramma in un atto con grida d'aiuto di unopsicanalista. Con note di J.- P. Sartre, J. - B. Pontalis, B. Pingaud e E. Fachinelli.

Page 18: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

SOMMARI DEI NUMERI PRECEDENTI

N. 1, luglio. 1971

Insubordinazione di classe (Lea Melandri) - Le ma-terie ideologiche (Felice Accame) - Contraddizioni inseno. aMao. (e.t) - L'apprendista e il fotoromanzo(Valentina Degano) - Lettera di alcune sorelle nere- Nello. spirito. del socialismo? (Sandro Ricci) - Ildeserto. e le fortezze, prima parte (Elvio Fachinelli).

N. 2, settembre 1971

L'uomo IBM (Giovanni Losù - Via Tibaldi e il co-munismo. (Lea Melandri) - La scuola di Nero. Wo.lfee Il buon esempio- - Scassabambini (Elvio Fachinellit- La scimmia pedagogica (Luisa Muraro Yaiani),

N. 3-4, febbraio. 1972

Se no. dopo è come prima (Comitato di agitazione o-perai, studenti, insegnanti di Cremona) - Assembleedi notte all'86/41 (Operai della Pirelli Bicocca) - Labellezza suona il campanello. (Silvana Pacor) - Bian-cosmog e l'ombretto sonnifero - I ragazzi selvaggi(A. Xibilia e C. Nobile) - Antìautoritarismo e per-missività (Lea Melandrit - Una pedagogia comunista(Walter Benjamin) - Appunti da un reparto. psichia-trico (Sandro Ricci).

N. S, aprile 1972

La linea Alfa (Operai dell'Assemblea Autonoma del-l'Alfa Romeo) - Stanotte incendio. al ReichstagiGiorgio De Maria) - Il deserto. e le fortezze, secon-da parte tElvio Fachinellit - Sega la vecchia! (A. AI-tini, A. Russo e G. M. Sala) - Tutti uniti! Tutti in-sieme! Ma scusa, quello. non è Dario Fo? (Paolo Pup-pa) - E la chiamano. Statalin (MeRi Balboni e Fabri-zio Cale/fi).

N. 6, giugno-luglio 1972

L'agire politico: 4 interventi (Luisa Muraro, CircoloOperaio delle Yallette, Gruppi Volontari di Napoli eLea Melandri) - Diario. dell'immaginario. politico(E/vio Fachinelli) - Il preside e la balza (AlfredoChiappori) - La terra e cento. lire (Centro Studi eIniziative di Partinico) - Cuore di pietra (Bruno DeMaria) - Supplemento. pedagogico: La mia patria sichiama multinazionale (EuRenio Cefis).

N. 7, settembre-ottobre 1972

Dov'è Lin Piao? (Elvio Fachinelli) - Ghetto. Q contro-scuola (Comitato di agitazione di Cremona) - Comeun treno. in discesa (Luisa Murare) - Identikill (T.Pericoli e E. Pirella) - Piccolo pene, ascolta (LeaMelandn) - Donne e bambini (Chiara Saraceno) -

Roccocalibrotrentotto (Alfredo. Chiapporivzìone della città di X (Giuliano Scabia).

Fonda-

N. 8-9, novembre 1972 - febbraio. 1973

Aiuti al Vietnam (Elvio Fachinelli) - Ne uccide piùla depressione che la repressione (Luisa Muraro) -Mancato. assalto. al Palazzo di Giustizia - Se colpisciil morto, non muore ,(N. Garattoni e G. Leonelli) _Il focoso tra i banchi (L. De Venuto e L. Melandri)- Il pensiero. a quattro. ruote iGiorgio Radice) - Lacomunicazione è un'altra cosa - Mordi e fuggi (G.Verna e A. Chiappori) - La risata di Kafka.

N. lO, marzo-aprile 1973

La politica separata (Lea Melandrù - Le donne invi-sibili (Luisa Muraro) - Bollettino di uno scontro -Il deserto. e le fortezze (terza parte): il paradosso dellaripetizione (Elvio Fachinellù -.:. Alalì e Alalà! (TullioPericoli) - L'imbroglio giornalistico (G. P. Dell'Ac-qua, V. Cordi, P. Brera, L. Carrà) - Mordi e fuggi!(G. Verna e anonimo),

N. Il, maggio-giugno 1973

L'anima a servizio. (studenti di Padova, L. Muraro,G. Contri, L. Melandri, E. Fachinelli, G. Jervis, V.Pagliaro) - Il focoso in tribunale (Marco Ravenna)- Omosessuali fuori (Corrado Levi) - Travestiti (E/-vio Fachinellù - Disegni, foto, fotoromanzi (Gabriel-la, Kabul, Capa, Carmi e Reiser).

N. 12. agosto-settembre 1973

Vedi Napoli e poi muori (Pasquale, G. Fofi, Gruppodella mensa per bambini proletari di Napoli) - Dettimemorabili di Topogigio - La conoscenza del potere- Lingua e Klassenkampf (immigrati di Francoforte)- Norma grammaticale e norma sociale (Luisa Mu-raro) - La trasmissione del sapere (Tullio Pericoli) -Operai èensurati (Lea Melandri) - Nuovo suicidio. diMajakowskij (Paolo Puppa),

N. 13-14, ottobre '73 - gennaio. '74

Le cucine del futuro. (E. Fachinelli, R. Gorgoni, T.Pericoli e E. Pirella) - Quotidianamente (FerruccioBrugnaro) - La co.rsa del mammut - Autonomi ti-ratori (Natalino Badoglio e altri soldati di leva) - Ilfocoso riabilitato. (Antonio Stasi) - Operai, macchi-ne, sapere (a cura di Lea Melandrit - Un incontro aSenigallia (R. Ambrogetti, V. Maone, L. Muraro, S.Sartoris e U. Ugolini) - Liberare mani, scucire boc-che (G. Scabia, P. Puppa e gruppo leccese) - Linguae Klassenkampf (2a parte).

Page 19: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Padri e figlinell Europa medievale e moderna

EREIDSBAWMlTRIONFOlillA BORGIISIA 1848/1875

EllTORI LATERZA Ptuhppe Anes

UNIVERSALE LATERZA Il

Immagine di RomaLudoVICO Ouaroru

Page 20: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

CASA EDITRICEASTROLABIOUBALDINI EDITORE

ultime novità

Jay HaleyTERAPIE NON COMUNI

Tecniche ipnotiche e terapia della famigliapp. 288. lire 6.800

Le strategie terapeutiche inventate da Milton H.Erickson, uno dei padri della terapia della famiglia

in America.

Leon J. KaminSCIENZA E POLInCA DEL al

pp. 222, lire 6.800Analisi scientifica della funzione del test di intel-

ligenza nella politica razziale statunitense.

per la fine dell'armo uscirà

Didier AnzieuL'AUTOANALISI DI FREUD

E LA SCOPERTA DELLA PSICOANALISI2 volumi

In questo studio senza precedenti Anzieu ricostruiscela scoperta della psicoanalisi attraverso lo studioautoanalitico di Freud, rielaborando tutto il mate-riale freudiano pervenutoci alla luce di informa-zioni, spesso inedite, raccolte da testimoni, archivi,

epistolari.

LA DIVERSITÀ CULTURALE MARCO GAlDO~~(KQl n.URfiIMi ~

del~~~~~~~~

marsilio editoriVito TetiIL PANE; LA BEFFA E LA FESTACultura alimentaree ideologia dell'alimentazionenelle classi subalterneUn'indagine che si pone come lucida analisidel folklore indagato in connessione con lacondizione alimentare e con le conseguenzeche provoca in campo morale, economico,storico-politico.

Liro 8500

Altri titoli:Oaqnetta, BANDITI A ORGOSOLO. L. 5000Lombardi Satriani, FOLKLORE E PROFITIO,L. 3.200Lombardi Satriani, ANTROPOLOGIACULTURALE, L. 2.90060ggi, LA MAGIA IN LUNIGIANA (In prep.)

GUARALDI

~mmg

~

BrunoBettelheimLA FORTEZZAVUOTA

58 ILPUNTOEMME/EMME EOIZJONI

DENIS VASSE

L'OMBELICOE LA VOCEDUE BAM81NI IN ANALISI

Come oual.ovno t riuBcitoa parlareperché qua lcul'loha saputoascoltare

520 pagine, 51il00lire

altri volumi usciti nellacollana "Saggi blu»:Verga e il naturalisrno diGiacomo Debeneaetti,Passi falsi di MauriceBlanchot

di prossima pubblicazione:Proust e il mondo sensibiledi Jean-Pierre Richard eAntropologia della morte diLouis-Vincent Thomas.

Roger Dadoun

CENTO FIORIPER

WILHELM REICH

PSICANALISI

Page 21: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Chi sono? Da dove vengo?Da dove vengono tutte lè cose?

MALCOLM ROSSMACDONALD

~ORIGINEDI

Dedicato a ragazzi e genitori,un libro per capire l'evoluzione

dell'uomo e del suo mondo:una straordinaria avvincente

narrazione alla luce della scopertadel nostro codice genetico, il DNA.

« Raccomando ..quest'opera così suggestivache dipinge vividamente i risultati

delle recenti scoperte chehanno dato all'uomo una visione

completamente nuova dell'universo edi se stesso»

dalla prefazione di FRANCIS CRICKpremio Nobet per la medicina

Illustrato. Lire 4.500

Dal brefotrofio al manicomio.Un amaro e struggente

romanzo-verità.

E~enioTravaini

ILVENTOINTESTA·

ROMANZO

Da medico, Travaini analizzacon lucidità e rigore scientifico

l'insorgere della malattianel «soggetto» Amedeo Valentini.

Ma da scrittore si calaa esplorare il mondo oscuro

e drammatico che popolala mente folle dell'« Uomo»

Amedeo Valentini, che dal grigioredel brefotrofio fino alla

relegazione in manicomio si portaappresso un vuoto affettivo

che è la causa e ilsubstrato della sua malattia.

Un romanzo di intensa estruggente forza poetica, e anche

un drammatico atto d'accusacontro quell'industria della salute

che si arroga la funzionedi custodire il nostro equilibrio

mentale.cc La Scala» Lire 4.000

RIZZOLI EDITORE

Page 22: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

I NUOVI TESTI. DISCIPLINE PSICOLOGICHE EPRATICA SOCIALE A CURA DI GIOVANNI JERVIS

IL PESCE BAMBINO PSICHIATRIAE TERAPIASOCIALESalute mentale e nuova assistenza di David H. Clark. Prefazione di Giovanni Jervis.Ouesto libro riporta una seriedi problemi teorici al loro terreno reale che è quello delrinnovamento del I 'assistenzae della terapia. Lire 2.500

Come la società degli adultideve riapprendere ad ascoltare il bambino di MicheleZappella. Il recupero dei bambini affetti da difficoltà relazionali intervenendo li doveessi vivono ed attraverso unrapporto dialettica con il terapista. 2' edizione. Lire 2.000

daFeltri nel linovità e successi in tutte le librerie

NOVITÀ IN LIBRERIA

HelenSingerKaplan

=~IL LIBRO PER UNA SESSUALlTÀ PiÙFELICE. L. 8.000

MPIANI ..,••aut aut

mano-giugno 1976

Discussione su Asor Rosa (Rovatti, Tomassini, Meriggi, Curi) - Esi-ste una dottrina marxista dello stato? (Negri) - Hegel e il mondoborghese (Gambazzù - Costruzioni nell'analisi iFreud, con introdu-zione di Rella) ecc.

Abbonamento a 6 numeri: L. 7000, da versare sul ccp 5/6261, inte-stato a La Nuova Italia EdItrice, Firenze.

«QUADERNI PIACENTINh n. 60-61, ottobre 1976C. Donolo, Oltre il '68. La società italiana tra mutamento e transi-zione. - G. Jervis, Il mito dell'antipsichiatria. - F. Rella, Nel nome diFreud. Il mito dell'Altro. - M. Fraire, Il movimento delle donne: duepassi avanti, uno indietro .. S. Montefoschi, Il mito del femminile. -R. Parboni, Una nuova fase dello sviluppo capitalistico. - Discussionesulla base statistica del Saggio di Sylos Labini: interventi di P. SylosLabini, L. D'Agostini, L. Ricolfi .. F. Ciafaloni, Cultura e controllooperaio. - A. Pitassio, La storiografia marxista in Italia e l'autonomiaoperaia.LIBRI: L'antimarxismo tascabile di D. Settembrini (S. Barbera); Unmugnaio del Cinquecento (G. Sofri); Le due (o tre) schiavitù di B.Placido (F. Marenco); Celan: estetica del silenzio e silenzio dell'este-tica (A. Berardinelli); Poesia e realtà nell'ultimo Kundera (G. Rabo-ni); Simili a donne (L. Murato); Terracini anni '30 (m. Flores); I ni-potini del Professore (A. d'Orsi).

Redazlone-ammlnlstrazlone: via Pogglall 41, 29100 Piacenza (telef.31669). Abbonamento a cinque numeri lire 4.000 (sostenitore 6.000,benemerito 10.(00) per l'estero lire 5.000. Versamenti sul ccp25/19384.

DI>. 'F.lO"e'11~~e 6Sc.oNO <:iL\

O?Ils,coL\ tYtl<:o."e12~.N~~\'5 1,\~2-€~l6 J'111.,1\A~Tl

9 PER A~ME'N'To

Cs.~(2.t \Ja.~\.Aù. cM~ 5~O (; ~ \CA +fl.OV'lC-el:>c.o ~ V.11A~>i\,..;)\~ - 50LO~NA-)

L

QUADERNIDELTERRITORIO

Rivista quadrime~trale. ab~na~ento annuo L. 10.000, estero L. 13.000un numero L. 3.500Numero 1

RISTRUTTURAZIONE PRODUTTIVAE NUOVA GEOGRAFIADELLA FORZA LAVOROSOMMARIO

O. A. Magnaghi, Il territorio nella crisi1. M. 8. Andreola, G. Cepiteni, P. Laureano, G. Paha"La redistribuzione

multinazionale delle attività produttive: verso una nuova geografiadella forza lavoro

2. S. Belforte, E. Merli, P. Morelto, D. Rive, La ristrutturazione del cicloFiat nell'area metropolitana torinese

3. L. Martini,. S. Perelli, Il ruolo dell'area lombarda nei processi dinstrutturazrone produttiva

4. A. Pedro//i, Le aree intermedie: il ruolo del settore periferico neiprocessi di decentramento produttivi

5. 8. Innocenti, G. Leone/li, Ristrutturazione della fabbrica diffusa: ilcasodel distretto di Firenze-Prato-Pistoia

6. A. Ancona, M. Gesueldi,F. Pardi, Il Mezzogiorno: dai poli di sviluppoalle aree integrate

7. G. Columbu; G. B. Marongiu, La ristrutturazione dell'area di sviluppodella Sardegnacentrale

c/c postale n. 3·59668 CELUC LIBRI S.r.l.Via S. Valeria. 5· 20123 Milano

Page 23: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

N. 17, agosto-settembre 1974

Crisi,potere e impotere.

Il potere travestito - La ricerca dell'oro (Elvio Fachi-nelli) - Bombe sentimentali (Luisa Muraro) - Pe-scecanini di san Michele - Economia (Nicola Panic-cia) - Spettrografìa del potere (Giuseppe Guarino)- L'atleta immobile - Certo, sempre più ma anchesempre (Lea Melandrit - tutti al Festival - Riap-,propriazione al supermercato (E. Minicozzi e R. Musto).

N. 18/19, ottobre-gennaio 1975

Diabolik e la Morta Vivente - Proletarizzazione edifferenza (Mario Perniola) ~ Contro la (c) astrazione(Franco Lattanzi) - Pratica dell'inconscio e movi-mento delle donne (alcune femministe milanesi) - Ilsoggetto plurale.

N. 20, marzo-aprile 1975

Che cosa vuoi dire collettivo?

Sotto la tavola, cagnolini (N. Spinosi) - Centocin-quanta, io discuto e lui canta (C. Guerra) - Rumoree tremore (S. Benvenuto) - L'occhio storto - Il sor-riso di Franti (S. Reggianù - L'infamia originaria(L. Melandrù - Il buon delatore - Musica in omag-gio - Facciamo noi la musica (O. Bertelli, P', Puppa)- L'occhio moltiplicato (gruppo televisione Brera).

N. 21, luglio-agosto 1975

Viaggio in Portogallo (Elvio Fachinelli) - L'alleanzapopolo-MFA - Lisnave: programma di controllo ope-raio.

.

cwt.m ~!~ ~tv~~~J~•••.S

~lsN. 15, febbraio-marzo 1974 ~ IKissinger, Ezra Pound (K.M.S.) - Infanzia di Zane ·1 lì(Gianni Celati) - Madre mortifera (Li/lith, E. Fachi- ~ §nelli) - A proposito del femminismo (P. Bonini) - -.cla :;Isole, sesso e rivoluzione - La nudità (Antonella _qv!Nappù - Il corpo escluso (L'alternative) - Voci di :scomuni americani - Il figlio diverso (Davide Bernar- :;; -~di). :! ~N. 16, maggio-giugno 1974 ~

Diario di militante (Luisa Passerini) - Il contenutodel socialismo (Cornelius Castoriadis) - La saponettadi Cleopatra (Aldo Tagliaferri) - Dora, Freud e laviolenza (Lea Melandri) - Anche col legno (conversa-zione con E. Mari) - Speranze a Milano (CaterinaGuerra).

••••I-tZOU~~Q

O••••N~:>~~U'l

fE!!

..1-';;1

~ i l8·~ I 'o I'u j !EI~I~:..... ,.• ,.. '.s j!, -.s;S.'_I

~._i-II

~ I·8 .~ I

j IlH ,g I !~ ;s U

Page 24: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

N. ·22, ottobre-novembre 1975Corpi e ultra corpiLa produzione della violenza (E. Minicozzi, R. Mu-sto) - Viaggio attraverso la catena di montaggio (M.Casarù - L'incontro di Pinarella (Ankela Assante) - Laprostituta e le altre (Mar~herita Giacobino) - La di-sciplina dei corpi (A. Prete) - Notizie sull'haschisch(W. Benjamin; con una nota di G. Carchia) - I loropiedi sul loro deserto (Caterina Guerra) - Il quintoprivilegio dell'inconscio (H. Eizykman, E. Fachinelli),

t:=•••

N. 23, dicembre '75-gennaio '76Cosa fanno le masse (Franco Herardi) - I muri dellaneuro - La moneta affettiva (Carlo Silvestro) - Lettered'amore a una femminista tCarn) - Il boomerang delsegno (Ida Travi) - Ahi, elefantine! (Mariolina Berti-m) - A proposito di miracoli (L. Onesti, M. Mieli).

N. 24/25, febbraio-maggio 1976L'uomo scimmia e la crisi - Le griglie della sinistra

!2' (Caterina Guerra) - Radio Alice è nell'aria (Collettivo~ A/traverso) - Delle teste iNanni Balestrinù - Due in-~ terventi sulle comuni (G. Nogara, F. Berardù - Lettere.i di operai a un compagno che va a un congresso (ope-ti rai dell'Ansaldo di Genova) - Strappate il quotidiano!~ (L. Sacchi, E. Rasy, N. Spinosi, M. Bertinù - Carica-i ture (Corrado Costa).cc

I fascicoli sono disponibili al prezzo di L.200 (il n. 1), 400 (Il 2; il 5), 600 (il 3-4; il6; il 7), 800 (1'8-9; ;1.10; 1'11) 1.000 (il 12;il 15; il 16: il 17: il 18/ 19; il zo. il 21; il 22;il 23; il 24/25; il2fi); 1.600 (il 13/14). Perriceverli, inviare l'importo corrispondentemediante versamento sul conto corrente po-stale 3/43663, intestato a Elvio Fachinelli,v. Lanzone da Corte 7,20123 Milano

I"i J;:1t.JIA,r()(;J~I(JCondizioni di abbonamento a 6 numeri:ordinario L. 3.000 (tninimo!), sostenitore L. 5.000 opiù, da versare sul conto corrente postale n. 3/43663,intestato a Elvio Fachinelli, v. Lanzone da Corte 7,20123 Milano

Page 25: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Anch'io strisciavo verso i fuochi dei miei pa-renti, avevo paura di morire se restavo lì, doveero. Una leggera caduta, un riposo. È qui che hocapito che non abbiamo più nessun nome: siamoun'immagine, un affresco senza sfondo a trattisenza colore a momenti luccicante. E allora si ca-pisce il poco peso del nostro corpo, diventato qua-si unicamente veste, addobbo, maglia. Perchéperdendolo non si hanno più desideri, sessi, or-gasmi. Questo è il nostro poco avere. L'orgasmomi sembra voler prendere, afferrare, dare un no-me, voler raggiungere un pezzo di qualche cosa econoscere la strada per arrivarci per venire. Noiinvece ci perdiamo dentro la strada, restiamo ascrutarne il fondo, per sentirla. E così mescolatialle bende i nostri corpi non vengono più, stannodove sono e il sesso non è più una punta urgenteun timone. Se ce lo sentiamo addosso non sappia-mo dove sia, si è incarnato forse in occhi mani pie-di.Devo dire che questo santo alleggerimento cirende invisibili difficilmente trasportabili. Igiornali, i televisori le cineprese non acc?iap-pano niente, il trasloco non esiste, manca 11 vo-lume. Chi pensa di portarsi a casa qualchepezzo raro trova per sé souvenirs.La nostra appartenenza fatta di intesa e di s~-lidarietà è difficile da indovinare. Al nostro SI-lenzio pensiamoci noi. La fatica' di scrivere èun segno? Guarderei volentieri immagini, figu-rine piatte, arcani, come se li ci fosse già quel-lo che va bene.

Caterina Guerra

---'--7._=

Scarti, ovvero:

Gesù Bambino

suppliziato

«Sono stato io,Majakovskij,a portareai piedi dell'idoloun bambino decapitato.»

MAJAKOVSKIJ(<<La guerra e l'universosi

Benché attivo partigiano della completa libera-lizzazione dell'aborto, mi stupisco, talvolta, delmio esser così sicuro di stare dalla parte giusta.Sicurezza che, tanto più che non è solo mia,mi preoccupa persino.Evidentemente solo l'ideologia ha il potere dioffrire questa sicurezza - ma appunto, in checosa consiste questa «nostra» ideologia?Se qualcuno proponesse la liberalizzazione del-l'infanticidio, chessò, dei focomelici o dei mon-goloidi, vedrei invece la proposta, come fascista,la sicurezza però la perderei.In effetti la polemica, più che ideologica direiIddio-logica, a cui abbiamo assistito tra soste-nitori ed oppositori dell'aborto non può essereliquidata con la nota argomentazione «pragma-tìca»: che cioè tanto le donne abortiscono ed a-bortiranno comunque, quindi tanto vale farleabortire nelle migliori condizioni. Che questa«argomentazione» (più vincente che convincen-te) non sia l'ideologia della sinistra favorevoleall'aborto è presto dimostrato: proviamo ad e-sempio ad applicarla ad altri campi, ad esem-pio alla prostituzione - ecco qualcosa che èsempre esistita, e di puttane, ancora per un belpo', ne esisteranno. Ora è proprio quest'inelut-tabilità da «gestire» nel migliore dei modi quelche l'ideologia di sinistra generalmente conte-sta. A questo proposito, fa riflettere il fiascodell'incontro tra le sinistre francesi e il movi-mento delle prostitute di Lione: là dove le pro-stitute chiedevano essenzialmente una de-col-pevolizzazione innanzitu tto ideologica dellaprostituzione appellandosi all' «onorabilità sin-

17

Page 26: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

dacale» del loro lavoro considerato come ser-vizio sociale, le sinistre, se hanno simpatizzato,è stato invece per la Maria Maddalena, nel re-gistro della pietà per la vittima, vergogna dellasocietà sfruttatrice, spostando la colpa sulla so-cietà, ma negando loro qualsiasi onorabilità,diciamo, proletaria.Ora, se reagisco male all'infanticidio, è perchéin qualche modo mi identifico nel bambino uc-ciso - non mi identifico invece nel feto, mi i-dentifico nella «povera donna» che vuole abor-tirlo. Basterebbe questo per farci vedere che leregole che regolano l'ideologia, se esse non so-no arbitrarie, sono inconsce. Cioè, nella misurain cui «parteggio», ignoro il perché di questa«scelta» - si fa per dire «scelta». Il blablabladell'ideologia, che serve a spiegarmela, nonregge.Stando alle apparenze, l'etica «abortista» fafunzionare il parto da elemento discriminante,da «taglio» simbolico, a partire dal quale co-mincerebbe l' «umano», clivato così dal non-u-mano, il feto - mentre per la Chiesa, ad e-'sempio, questo taglio o clivaggio avviene nelconcepimento. Interrogarsi sull'ideologia, pro-pria o altrui, è interrogarsi sulle differenze traquesti tagli. (*)È chiaro, intanto, che dietro c'è un altro ta-glio, cioè la trasformazione del «sentimentodell'infanzia», di cui la tolleranza per l'aborto èun sintomo.Non starò qui a dilungarmi sulle 'prove' diquanto sto per dire, ci vorrebbe uno studio aparte. L'impressione è che in questi ultimi annistiamo assistendo ad una de-sacralizzazionedell'infanzia, cioè ad una sua mondanizzazio-ne. Per sacralità dell'infanzia - concetto svi-luppatosi, ci dice Philippe Ariès, nel '600, colgiansenismo, i gesuiti, la Riforma e la Contro-riforma - intendo quel che sacro indica eti-mologicamente, cioè il separato, l'escluso (an-che l'esecrando quindi). Sacralità i cui tratti, asolo ricordare le nostre infanzie più o meno ca-techizzate, erano l' «innocenza», l' «estrema di-pendenza» dall'adulto, l' «inconsapevolezza»(soprattutto delle cose sessuali), l' «irresponsa-bilità», ecc. Insomma, l'infanzia come classed'età va sparendo sotto l'influsso dei modellianglosassoni. Questo significa una cosa moltosemplice: che trattiamo sempre più i nostribambini come noi, adulti, vorremmo esseretrattati, cioè «non più da bambini» - bastipensare alla decadenza delle classiche mistifi-cazioni per bambini, tipo Befana, Babbo Nata-le, cicogne, ecc. Questo riflusso dell'infanzia

«sacra» va a vantaggio di un'altra classe d'età,riapparsa negli anni '60, e che sta diventando- basta vedere Carosello - l'ideale di tutte lealtre età, cioè l'adolescente, il giovane non spo-sato, il bachelor, che significa appunto scapo-lo. L'ideologia che sta diventando dominante, enella quale tutti, volenti o nolenti, bagniamo, èquella del bachelor, ed è su questo modello cheristrutturiamo i nostri rapporti con i bambini.Così, nella misura in cui noi adulti, che ci sen-tiamo portatori dell'ideologia del «Godi di tuttoil tuo corpo come di te stesso!», tendiamo dauna parte a de-traumatizzare l'infanzia, a trat-tarla con maggiore dolcezza - quella dolcezzacon cui vorremmo essere noi trattati - dall'al-tra parte accentuiamo tutti quei traumi con-nessi al distacco del bambino dall'adulto, inparticolare dalla madre. Penso cioè alla sempremaggiore precocità dello svezzamento,allasempre più precoce «scolarizzazione» dell'in-fanzia (a cominciare dall'asilo-nido), alla trau-matizzazione progressiva del parto per il bam-bino subito separato dalla madre. Il prestigiocrescente del bachelor, rappresentante del «de-siderio dissidente», implica così il declino delprestigio della maternità; l'unità mistico-ani-malesca dell'iconografia religiosa, la Madre colBambino, ci commuove sempre meno, anzi,come ci ripetono ormai «gli specialisti» e filmsda premi Oscar, tutta la colpa è della mamma.In effetti la «madonna col bambino» ha unacontroparte, la classica Pietà: ma fosse stata laMamma, per caso, ad ammazzarlo, il poverocristo morto? Si muore sempre prematuramen-te per la Madrepatria.Ma che cos'era questa «infanzia» - la nostra,tra l'altro - da cui stiamo allontanando i no-stri bambini, rincarando sulla traumatizzazionedel parto, e dando ragione ad Otto Rank?Tanto per dirlo a bruciapelo, mi sembra chequesta infanzia da me detta «sacra» era il rap-presentante per il Rimosso. Qualcun altro di-rebbe: i bambini erano i ràppresentanti deimorti. Perciò i nostri nonni erano vestiti dasoldatini e marinaretti, cioè da gente pronta amorire per la Mammapatria, pronta ad esse-re ... rimossa dalla vita. La guerra è un infanti-cidio differito, mi sembra una delle poche cosesensate dette da G. Bouthoul.Si legga ad esempio il «Babbo Natale sup-pliziato» di Lévi-Strauss: è detto che nelle cul-ture arcaiche i bambini - come gli stranieri,ed in parte le donne - rappresentano l'aldìlà,cioè i morti, nella società dei vivi. Nella nostracultura - cioè quella degli anni 'SO, quando

18

Page 27: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Lévi-Strauss scriveva - dando ai bambini dei da quando l'aborto ha sostituito, in parte, ildoni natalizi o di Epifania come se venissero coito interrotto come mezzo popolare di con-dall'aldìlà in realtà è come se li offrissimo al- trollo delle nascite, la vita sessuale si è edoniz-l'aldilà, cioè ai morti - o se non proprio a 10- zata, salvo a pagare poi la fattura all'abortista.ro, a ciò che equivale alla morte, cioè la nega- Eppure questo non toglie che in qualche modozione della dolce vita. La morte di cui abbiamo - per riprendere per mio conto un aforisma dipaura non è questo, il 'finis' del godimento, Lacan - fottere resta una fottitura, cioè qual-anzi, della gaudenza? - ho le mie ragioni per cosa di «mancato».preferire il termine «gaudenza» a quello di «go- . Proprio perché c'è qualcosa di mancato neldimento». Ma si può andare oltre, è che oltre coito, esso è feti-tura, ed abortire è «un pecca-ai doni natalizi da parte di «Gesù Bambino to». Ogni bambino, insomma, anche se non sisuppliziato» (non è un lapsus) il bambino stes- è cattolici, è figlio del peccato, nel senso di «unso, il figlio, è un dono che facciamo, cioè un altro! Peccato!».sacrificio, soprattutto nella nostra società Il bambino è una macchia - perché allora c'èmalthusiana, una società cioè in cui amiamo il culto dell'Immacolata Concezione? Me lo so-tanto i .nostri ba~~ini proprio perché non re~- no chiesto spesso. Non sarebbe invece, per ladono mente. Storici e dernografi sono concordi: donna una doppia fottitura? Perché nella Ma-quando, con l'industrializzazione, i bambini donna' si idealizza il concepimento per virtùdiventano un «sacrificio», interrompendo il coi- dello Spirito Santo, cioè un concepimento nonto, l'Occidente ha cominciato a farne sempre fallico? Forse, è un'ipotesi, è quel che nellameno, di figli, ed allo stesso tempo ha preso ad Chiesa c'è di femminismo! Non è proprio que-amarli tanto, fino a farli diventare il senso sto che mistiche e femministe cercano di mo-stesso della famiglia.. ... strarci, a noi poveri uomini che ci crediamo in-Senonché, . oltre Lé!I-Stall;ss, CI SI chiede cosa dispensabili per quel coso che abbiamo: cioèrappresentino questi morti, così ben rappresen- che esiste una gaudenza dell'aldilà? E che faretati dai bambini vestiti da scheletri nella festa bambini è aldilà della gaudenza?di. Halloween, ?er s~aventare gli adulti. Mi Allora, fare bambini è un po' un debito da pa-c~led~ se 9uestI. morti, anche nella ~ostra so: gare: uno «scarto» per far contento l'Altro, cheCI~t~ In CU.Iabblam.o men.o paura del fanta~ml ci lasci in pace una buona volta. Ecco la diffe-(cioè del ntorno del morti), non rappresentino renza ora aldilà della mutazione sociological'Altra. gaudenza, la gaudenza del~'~ltro che ad di qu'esti ~nni, tra «il-bambìno-che-rappresen-esempio ben conosce la d~nna frl.gl~a, appun- ta-I'aldilà», quello di cui si occupava ancorato, fre~da fredda. Perché ~ popo.ll PiÙ? men.o Lévi-Strauss negli anni dell'enjoing way of life,selvaggi , avreb?~ro ta?-ta. fifa del morti, anzl~ e quello di oggi, che non è mai nato, perché 0-perc~é 1umanità cO~Incla con la sepoltura del ra all'aldilà, a quel paese, ce lo mandiamo. Inmorti? -. p.e~ché CI deve essere una qualche questo senso l'infanzia, da simbolo della rimo-~epoltura iniziale dell~ g~udenza umana, c~~ zione, è stata letteralmente rimossa, letteral-Insomma la gaudenza e allenata, e che non c e mente 'litter' spazzaturagaudenza senza sofferenza, senza cioè che l'Al- ,,' .' . ,tro, guasta feste, venga a richiedere la sua par- Cert~, c e la questione del~a prematurìtà. .1te, proprio nel bel mezzo della festa. Se l'Altro mO~I, ch~ f~nno paura sono I rnorti pre~atun,ci chiede la fattura della gaudenza, è perché in ~erclo richiedono l.a loro fett~, ,ma Infondoqualche modo è rappresentato da qualche vivo. 1Altro, co~unque SI rappresent~, e pre-maturoPrima erano i bambini, quando erano «sacri», - anc.he ~ Terzo ,mondo, che IO,pr~porrel. In-cioè fino a non molto tempo fa. Adesso sono vece di chiamare 1Altr? M.ond?, e. più che .1Il~-invece i feti, i bambini-mai-nati, sono loro che maturo, prema~ro ~ In via di SViluppo, SI di-rompono, che fanno da rompi-coito, è il caso ce. Anche Cnsto e morto pre~aturament~,d' d' 1 benché fosse stato un enfant prodige - tutto IlPI Ilr.o: 1 . t t Il' b t d' Sacrificio cristiano si racchiude tra la Strage

aso mi, ne suo In erven o su a or 0, Isse. . d'l M .. d 11'1 Euna cosa vera, persino ovvia: che l'aborto inve- degh Inn?centI e I . artirio e nnocente.stiva il problema del coito. In effetti il bambi- perché.d altra parte 11 prematuramente. s~om-no nel coito c'è, foss'anche attraverso le misure pars.o, Il ~rematur? tout court, ha tutti I nu-prese per evitarlo. Così, ad esempio, in casi di men per diventare Il Salvatore.inibizione ad eiaculare nell'uomo lo psicanali- Ricordo delle vignette di un giornale satiricosta scopre un fantasma di infanticidio. Certo, francese: vi si raccontava di uno scienziato il

19

Page 28: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

quale, invece di gettar via i feti abortiti, li met-teva in provetta e li faceva nascere. Diventatipoi grandi, se ne serviva per metterli tutti alsuo servizio, cioè a servizio militare, facendoleva sul loro odio contro tutti i genitori, e do-minare così il mondo. L'ultima vignetta mostrauna massa sterminata, ordinatissima, di giovaniarmati, vestiti come i soldatini cinesi, che mar-ciano sicuri alla conquista del mondo immon-do. Mi sembra che questi fumetti illustrasserobene il tradizionale «pericolo giallo», angosciadell'Occidente, la «sinofobia». Ma, questo -è ilpunto con la moda di Mao questa sinofobia deinostri padri si è capovolta in sinofilia - rove-sciamento ambiguo se solo riflettiamo che lamoda della Cina è nata quando la Cina era al-lora, la voce guerrafondaia, e parlava di inevi-tabilità della guerra (igiene della storia, comesi sa). Oggi le guerre si svolgono nel Terzo (oAltro) Mondo, e l'Occidente le osserva conmalcelata soddisfazione - soddisfazione, ad e-sempio, della sinistra per la Rivoluzione terzo-mondista, fatta però col sangue degli altri, deiterzi. Parallelamente, aldilà dei «porci cinesi»,ci sono gli ansiosi ed accorati commenti deigiornalisti, occidentali ovviamente, al prodigio-so e scandaloso riprodursi nel terzomondo.Ma come, proprio i paesi del terzomondo, chenon limitano come noi le nascite, che non si li-mitano, sono contro le limitazioni!Davvero questi poveri, questi sotto-sviluppati,sono in-controllabilil Si veda «Sangue di Con-dor» , un film di sinistra che sarà tanto piaciuto

, a CL.Appunto, l'Altro, il sotto-sviluppato, il prema-turo, manca di controllo.Ed è questa l'etica in cui tutti, soprattutto sedi sinistra, stiamo, è l'etica della manomissionedella Natura, cioè del controllo di essa perchéne godiamo. Tutto ciò che è dipendenza dallanatura, dalla mamma, è stigmatizzato. Quindiil feto, che è nella pancia della mamma, non ènulla, perché non si controlla ... Così dis-sacra-ta l'infanzia - quella dei bambini vivi - essariappare dalla parte opposta del mondo, comel'Altro, il «porco 'cinese», o lo «sporco negro»,che viene a chiederei i conti, e ci salverà. Ma cisalverà morendo, qui è il punto.Parlavo di «manomissione», o, se si vuole, dimissione della mano, quella che Karman, datoche è un gentleman, vuole evitare con l'aspira-zione. È l'aspirazione a che l'aborto avvengacome il concepimento immacolato, per virtùdello spirito santo. Tutto questo potrebbe spie-gare l'apparentemente stolta opposizione di

certe femministe al Karman.Appunto, godere del proprio corpo, cioè di uncorpo «pulito» - 'p rop re' in francese significasia «proprio» che «pulito». Senonché come ognilavaggio, questa «riappropriazìone del propriocorpo» produce degli scarti. Non penso solo aifeti, il cui nome evoca già il lurido, ma penso atutti noi lavati in questa ideologia, ognuno dinoi fetalizzato .dal fatto che l'Altro, per man-canza di feste, non può più guastarci la festa.Siamo tutti scarti non ricic1abili della Gauden-za. Non è un caso che il dibattito internaziona-le sull'aborto sia quasi simultaneo al dibattitocosiddetto ecologico, cioè alla grande pauradegli scarti della manomissione, cioè della gau-denza, della Natura.Ma in che cosa consiste questa -ideologia laica,di sinistra, «avanzata», l'ideologia raffiguratadal «bachelor» a cui tutti vorremmo ricondurci?L'ho detto prima: «Godi di tutto il tuo corpocome di te stesso», il cui rischio è far di sestessi un corpo, cioè uno scarto, di cui godere.Ma questo comandamento or ora riportato, èun'ideologia? L'ideologia ci rimanda all'etica,cioè al comandamento, al superio che ci ordinadi godere. Non starò qui a ripercorrere tutta laquerelle filosofica sull'etica. Mi basterà direche essa mi sembra si essere espressione dellavolontà, della domanda - non degli altri, cheallora si ridurrebbe a conformismo - né e-spressione della propria volontà, cioè del pro-prio piacere, questa è la «morale perversa» -ma espressione della volontà dell' Altro, con u-na A grande.Quest'Altro ha vari nomi: Dio, il Bene, la Vo-lontà generale, il Partito, ecc. In questo sensola psicanalisi è una critica della morale - equindi della cultura - è che l'interpretazionedella volontà dell' Altro, fatta da ogni epoca eda ogni cultura (la morale cambiaI) mascherail desiderio. La morale è il braccio violento deldesiderio dell'Altro, che rimane sospeso. Diquesta violenza dell'Altro è il bambino, spesso,a farne le spese.E l'ideologia? Se l'etica è credere di sapere checosa vuole l'Altro, l'ideologia mi sembra essereun discorso che non sa di non sapere che cosavuole l'Altro. L'ideologia è il blablabla, cioè ilperizòma, dell'etica, elaborazione secondaria,ma che, lo sappiamo, da essa etica ricava ilproprio dominio. Ogni ideologia è ideologia do-minante - se non lo è ancora, statisticamente,tende ad esserlo. In questo senso il discorso i-deologico, o Iddio-logico, è discorso dei forti,discorso «violento», foss'anche la violenza refe-

20

Page 29: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

rendaria della maggioranza. L'umanità non sivota alle matematiche severe, si lamentava ilpovero Lautréamont, è violenta. L'ideologia èviolenta nel senso in cui l'imperativo che lasorregge lascia un resto, uno scarto, un feto,da buttar via. In questo senso Freud denuncia-va il disagio di questa società, di questa civiltà,che ignora la propria etica nell'ideologia,cioè nel comando di godere tutto. E lo scottoche paghiamo alla nostra ideologia: il nostrodisagio, l'aborto.Eppure non si può vivere aldifuori della «no-stra» ideologia, l'umanità non può non essereviolenta. Tutto quel che finora ho scritto, è al-lora una critica dell'ideologia a cui apparten-go?Mi chiedo se ce n'è abbastanza per un «bambi-nismo», dopo il «proletarismo», il «terzomondi-smo» ed il «femminismo» - cioè per un'estre-ma ideologia dei deboli. Qui è il guaio, è chetutte le ideologie di cui sopra sono state resepossibili grazie all'inclusione dei suddetti debo-li nel discorso, cioè nell'ideologia, essenzial-mente egualitaria, dei Forti - cioè, rispettiva-mente, dei padroni, del mondo ricco, dei ma-schi. Proletari (che nome ironico!), poveri sot-tosviluppati, donne, hanno rappresentato l'Al-tro in questo discorso forte, fortissimo. L'inclu-sione del discorso infantile come «altro» del di-scorso adulto, che renderebbe possibile unaventata di «bambinìsmo», è più difficile: forseperché questa inclusione, diciamo così, è giàsempre avvenuta nel bambino, nella misura incui esso non desidera altro che diventare gran-de-non essere bambino è l'essenza del bambi-no. Difficilissimo così trovare dei «primi dellaclasse» che inventeranno, dopo il femminismo,il bambinismo. Il vero bambinismo sarebbe so-lo, paradossalmente, un'assenza di discorso, unnon saper parlare, forse, uno scarabocchiare.Se quindi in questo scritto non ho voluto fare il«bambinista» - perché non sono più un bam-bino - né lo psicanalista, perché non mi fac-cio pagare da nessuno - che cosa ho volutofare? Se non l'ideologo, forse l'idioto-logo. Euna figura sociale da inventare, l'idiotologo:nella nostra società che 'cerca la salvezza negliscarti, esso funziona come ritorno, diciamocosì, del feto, allorché esercita le sue funzionidi rompicoglione. Potrebbe essere una versionelaica della santità, quella che abbiamo tolta al-l'infanzià. C'è da chiedersi se questa funzione èinutile, disfattista appunto. Spero di no, scopodi questo scritto non era dis-fare la lotta perl'aborto, era piuttosto restituirla alla sua vio-

21

lenza, alla sua ideologia. Certo, se gli scarti, irifiuti, i santi, i non-nati, possono salvarequalcosa, è nella misura in cui godono, loro si,di una certa libertà, la libertà della solitudine,in marcia in senso contrario al Bel Canto del-l'ideologia.Intanto, eccovelo qui, questo se....

Sergio Benvenuto

(*) Proprio mentre questo articolo va in stam-pa, Fachinelli attira la mia attenzione sullaproposta di legge di liberalizzazione dell'abortoper le prime' 22 settimane - e di depenalizza-zione dopo le 22 settimane - presentata inParlamento da Pinto e Corvisieri di Democra-zia Proletaria. Lungi dal vederla estremista,trovo che questa proposta conferma proprioquanto qui si dice: benché pochi pro-abortosiano d'accordo con essa (a cominciare dalPdUp), essa mette a nudo il fatto che nell'i-deologia l'interruzione della maternità (fino allimite di un quasi-infanticidioy è sentita come«faccenda personale della donna» fino al parto,cioè fino alla separazione fisica dei corpi - ilnon considerare soggetto leso il corpo non se-parato (il che getta luce sul «soggetto» che è al-la base di quello giuridico: un corpo il cui go-dere, innanzitutto il godere della vita, può es-sere leso) è proprio quel che separa, ed identi-fica, l'ideologia di cui si tratta.

Page 30: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

Il bambino proibito

Il bambino sta facendosi raro. Non perchè lenascite sono diminuite,· saranno sempre abba-stanza, ma perchè il bambino non si frequentapiù.Se non sei padre o madre, cioè possidente dibambini, se non hai compiti educativi, se nonappartieni alla setta dei cani da guardia, psico-logi o psicanalisti, se sei soltanto «l'uomo senzaqualità», passerai allato dei bambini senza avermai l'occasione d'incontrarne veramente uno.Li vedi passare, li incroci per la strada o sullescale. Se sei pedofilo, l'occasione, o la fortuna,d'incontrarli sarà moltiplicata dall'audacia, main compenso ci sono i rischi conseguenti all'in-frazione. Non c'è infatti relazione immaginabi-le e lecita con un bambino, fuori dei casi pre-visti e codificati.Il bambino dunque va cercato anzitutto e defi-nito dentro la trama di dipendenze e divietidalla quale si sviluppano varie forme di capta-zione affettiva ed educativa. Il bambino non sicaratterizza in primo luogo per tratti psicologi-ci inerenti ad una natura in sè bensì per la tra-ma della rete e per il gioco di forze che, dal-l'interno, ne garantiscono la solidità.Per quanto faccia, il bambino è dentro. Esserebambino, vuol dire fatalmente «essere dentro» edefinirsi così: casa, scuola, patronato o altra i-stituzione per il tempo libero.Un bambino fuori, è difficile da pensare, e chici riesce ha già fatto il passo che lo rende uncontestatore, un originale. L'ottimo punto dipartenza dell'ultimo romanzo di Christiane Ro-chefort sta proprio nell'essersi subito posto inquesta finzione: «Un bambino fuori dalla scuo-la, è puro sogno» (1); ma sogno così difficile daportare avanti che il romanzo s'impantana pre-sto negli artifici d'una infanzia che gira in ton-do, tutta occupata di se stessa, incapace disfuggire a quello che Gombrovicz chiama «ilpiccolo culculo infantile», ancora alla ricerca diuna qualche protezione da parte - visto chevuole sfuggire alle istituzioni protettrici - diadulti vagamente filantropi, per niente pedera-sti (la sfumatura è essenziale).

Questo rapporto con gli adulti, lasciamolo peril momento da parte. Ma è"vero, anzitututto,che il bambino fuori, che vive cioè al di fuoridi qualche rete familiare, scolastica, e in gene-re di sorveglianza, è propriamente inimmagi-nabile, perchè è irreperebile.

IL RICATTO AFFETTIVOIn ogni tappa del tempo dell'infanzia, in ogniora o quasi della giornata, il bambino è intera-mente definito in un certo campo la cui strut-tura è, per lui, più o meno elastica. Ma sempreimperativa, spazialmente e temporalmente de-terminante. Deve essere localizzato da qualcheparte. Dal suo punto di vista, del bambino,questo vuol dire che gli viene inculcato, comepresupposto incontestabile della sua vita dibambino, che lui deve sempre poter dire dovesi trova e render conto di ciò che ha fatto o stafacendo. Certo, non -si tratta sempre d'una co-strizione esterna, non è sempre una domandaesplicita dell'adulto. Ma quest'ultima condizio-ne della vita infantile è lo stesso presente, resatanto più forte dal fatto che ad essa si mischiauna specie di ricatto.Il romanzo di Madame Guizot, L'ècolier, iniziacon l'attesa di Raul ed il suo ritardo ingiustifi-cato poiché egli dovrebbe essere da un bel po'rientrato dal collegio. Tale circostanza consentealla geniale romanziera - è effettivamente ge-niale nel genere minore del romanzo educativo- di definire la personalità del suo eroe, didescrivere i tratti del suo carattere, sfruttandounicamente il fatto di questa deviazione daltragitto: le permette di situarlo in rapporto allaparanoia paterna spinta fino ad eccessi strava-ganti. Raul è infatti questo, in apertura: il cri-mine, la mostruosità che non finirà più di ri-scattare e per cui devia da ciò che dovrebbe es-sere l'infanzia, il rifiuto di seguire la stradanormale e più breve da scuola a casa, quellache suggellerebbe la sua dipendenza. «Lei sacom 'è il ragazzo, dice al padre il domestico chedoveva accompagnarlo a casa. lo gliel'ho detto,lui ha voluto a tutti i costi andare per i campi,

22

Page 31: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

le siepi, i fossi, che ne so? Mi ha detto che sa-rebbe arrivato all'incrocio prima di me,' all'in-crocio l'ho aspettato un pezzo, e lui non c'è.»Il peggio è - come si saprà dal seguito - cheRaul non arriva puntuale perchè s'è fatto im-prestare un cavallo da un affascinante scono-sciuto, sconosciuto al padre ma notissimo airagazzi del collegio, lo stesso che diventerà poiil protettore di Raul. Si chiama Victor e l'a-spetto di seduttore con cui viene presentato, ètroppo evidente perchè non si scorga, sotto lapenna innocente quanto perspicace della mo-glie del ministro di Luigi Filippo che ha pro-mulgato le leggi scolastiche (2), l'incrociarsi didue temi fondamentali per la comprensionedell'infanzia, e cioè il ratto e la deviazione dal tra-gitto.Intanto, da parte del padre, è l'attesa che sinutre di se stessa e basta da sola a fare delbambino il disobbediente, vagabondo nel vuotoch'essa stessa ha creato. Tutto è messo in sce-na per la comparsa del fantasma e della para-noia. Il signore di Foligny, prima ancora chescadesse l'ora da lui stesso fissata per il ritornodel figlio e malgrado la minaccia di un tempo-rale imminente, s'è piantato sulla scala ester-na. E lo fa nonostante che - o proprio perchè,se cerchiamo le motivazioni segrete - egli siamalato, la pioggia minacci la sua salute o ilfulmine possa ucciderlo. Ma resterà il ad a-spettare fino all'ultimo, godendo delle primegocce che cadono, per poter anticipare sinistra-mente una morte della quale avrebbe la soddi-sfazione di' rendere responsabile il ritardo delfiglio. «Adrienne - è la sorellina, la bambinabuona che vorrebbe mettere tutti d'accordo -era smarrita; una goccia d'acqua la fece rien-trare in sè. Disse a Laforèt di recarsi in frettaal castello a prendere la vettura per suo padrepreso da un nuovo attacco di gotta e Laforét,spaventato da questa nuova conseguenza delladisubbidienza di Raul, ansioso per altro d'avereun 'incombenza che gli dava modo di sottrarsi perun po' alle domande pressanti del suo padronesulle ragioni del ritardo ... »La stravagante drammatizzazione non deve im-pedirci di vedere che qui si tratta di una condi-zione sempre attuale dell'infanzia. Per il bam-bino infatti tutto ruota intorno a queste storiedi ritardi e di rientri. Così scrive, ancor oggi,un ragazzino cui è chiesto dal tema di dire co-me immagini la libertà: ~Se fossi libero, fareimolte partite a rugby, anche nel fango se è ne-cessario, sapendo di non essere rimproverato

. quando torno a casa. Immagino che andrei in

hicicletta solo nella campagna, tornerei all'oraihe mi piace, insomma non avere più questi'problemi». Idem un altro: «Mi piacerebbe an-che essere libero dai genitoiri. Per esempio nonmi lasciano andare solo al cinema, e andare inbicicletta per le strade. M a io vorrei andare inbicicletta per la città e non andarci con miamadre. Mi pare che sono troppo grande perfarmi accompagnare quando vado in bicicletta,e finchè non sono tornato, si preoccupano (3)>>.

PRIVA TIZZAZIONESacrosanta preoccupazione, ovvero ciarlatane-ria delle «terribili preoccupazioni» che sprofon-dano, molto spesso, il bambino in un ricattoaffettivo più insopportabile, perchè più interio-rizzato, di un ordine puro e semplice. Il ro-manzo di Madame Guizot è interessante per-.chè ci permette di far risaltare questa ciarlata-neria.~ vero che tra il bambino del 1830, nobile oborghese, e lo scolaretto dei nostri giorni c'èstato, in seno alla famiglia, uno spostamentodell'asse delle dipendenze. Madame Guizotvuole inculcare l'obbedienza al capo della fa-miglia, al padre, quale fondamentale condizio-ne della salute morale e fisica. È il primo passoverso la privatizzazione e la normalizzazionedell'essere bambino. Infatti l'obbedienza, inquanto rapporto privato e sui generis del bam-bino con il padre, non ha niente d'evidente inun'epoca in cui tra genitori e figli prevalgonoancora rapporti allentati nelle classi popolariper la necessità in cui sono di guadagnarsi davivere, per distanza aristocratica tra i nobili ilcui impegno che crea il nome, quello con lastirpe, rientra in una logica di tipo diverso.'Perciò la nobile carampana può raffinare lasua rappresentazione, al punto da sopprimereogni relazione troppo tenera tra padre e figlio,tratteggiando un padre severo fino all'eccessoed un figlio che lo ama soltanto per dovere. ~proprio questo che bisognava anzitutto dimo-strare e radicare negli spiriti, onde far nascereil bambino contemporaneo, renderlo «possibile»(non a caso si parla, all'opposto, d'un bambinoimpossibile). Bisognava radicare questa veritàcosì contraria alla natura che ogni libro di ci-viltà o di educazione deve richiamarla: «I bam-bini hanno l'obbligo d'onorare e di rispettarecolui che ha dato loro la vita (4)>>.

Ma ai nostri giorni le cose sono cambiate, si èoperato uno spostamento dal padre alla madre,il bambino è profondamente investito dall'in-

23

Page 32: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

quietudine materna, in una intimità che hapreso le caratteristiche della costrizione ester-na, trattandosi di un amore universale, natura-le, ovvio. Almeno, Edipo dixit. La relazione didipendenza è ricoperta da quella affettiva, iltratto di civiltà diventa una costante psicologicaMa noi badiamo al primo, perchè non esiste u-na psicologia del bambino, esistono dei campi,familiare, pedagogico o altri, nei quali si svi-luppano certi tipi di domanda e di risposta. Laformazione di questi campi, lo stabilirsi diqueste trame, volti a strappare il bambino aduna vita pubblica in cui si perderebbe facil-mente, tra cui in primo luogo la trappola del-l'osservazione - posta al centro dell' Emiliopervertito (5) - sono il non detto dell'immensaletteratura psicologico-psicoanalitica, cosiddet-ta «scientifica», dedicata all'infanzia. Se unopsicologo vi accenna, lo fa di passaggio, comed'un fenomeno assolutamente marginale: biso-gna bene proteggere il bambino perchè è debo-le, allevarlo perchè cresce, educarlo perchè è i-gnorante, conoscerlo attraverso l'osservazioneper poter agire efficacemente su di lui e perlui.Tra tanti prendiamo un teorico di second'ordi-ne ma che ha il merito di riconoscere il fattosenza trarne conseguenza alcuna per la psico-logia: «Il bambino vive oltre se stesso, ma inun ambiente recintato, un ambiente ben custo-dito dalle barriere con cui l'adulto circonda latenera infanzia al fine di preservarla. Il bambi-no ignora la durezza dell'esistenza pura, del-l'essere concreto o dell'essere sociale. Ignora lapreoccupazione del salario quotidiano, ignora ilvalore del tempo. Il bambino vive oltre se stes-so in un mondo artificiale che gli ha co~truitol'adulto (6)>>.Artificiale, il che non impedisce allapsicologia di dedicare all'infanzia i suoi 600 milavolumi!Alcuni,' indubbiamente, si sono resi conto della

. vacuità dell'impresa psicologica prima che lacritica non si appuntasse sulla finzione delbambino come entità «in sè». Al riguardo sitrovano, l'abbiamo segnalato, \ pagine moltopertinenti in Mendel o nella Mannoni. Ma lacritica non è mai stata condotta in modo radi-cale, sempre gatta ci cova. Si tratta in certi ca-si del tenace pregiudizio pedagogico il quale,nonostante si sia detto che tutto il «patologico»è determinato, creato e dipendente dalle condi-zioni d'esistenza, fa nondimeno rispuntare l'i-dea di curare, guarire, adattare mediante ilpalliativo istituzionale.Oppure - come in Mendel - il giogo della

stru ttura edipica toglie ogni slancio ad osserva-zioni per altro molto giuste (<<nonpostuliamoaffatto l'esistenza d'uno stato infantile in sè eper sè»; «l'identificazione con l'adulto nel corsodi tutta l'infanzia è in un certo senso una lentacondanna a morte del bambino in se stessos)(7).Anzitutto perchè non si esce dai sentieri battutidell'identificazione più o meno riuscita, che fa-talmente regola il bambino a partire dall'adul-to, riportandolo alle strutture costruite per lui;poi perchè la relazione degli adulti con ibambini non è vista mai fuori del ruolo codifi-cato, e talmente ripetitivo da sembrare natura-le, quello di genitore, educatore o terapeuta.La cosa, in Mendel ad esempio, è spinta finoalla caricatura, come quando parla, per cam-biare le relazioni con il bambino finalmente«decolonizzatos, di nuove formazioni in cui tro-verebbero occupazione degli adulti «distaccati»in diverse funzioni educative e socio-culturali,ed incaricati, per liberare, di sostituire un«rapporto di classe» basato sull'età, ai divisorifamiliari ed al grande coperchio dell'Autorità.Se queste cose non fossero state scritte e nongodessero per di più d'una certa notorietà, nonsarebbe neanche il caso di parlarne. Ma biso-gna, e bisognerà tornarci sopra fintantochèquelli che si dichiarano specialisti dell'infanzia,anche quando pretendono fare opera di rinno-vamento, stenteranno a liberarsi degli schemiche hanno portato l'infanzia, per l'appunto, adessere preda degli specialisti. Nessuna meravi-glia, perciò, che si continui a girare in tondopassandosi di mano in mano il bambino-segno,garante dell'identico che si perpetua o portato-re di sogni irrealizzabili. Il bambino comescommessa o fu turo dell'uomo, non è mai fini-ta questa solfa che riprende ogni generazione(nel 1901 Ellen Key profetizzava «il secolo delbambino-i (8) onde meglio rinforzare, renden-dole semplicemente più elastiche, le barriereprotettive.Ci si passa il bambino, ma «tra di noi»; non c'èniente che riguardi un autentico scambio, poi-chè non si fa che rinforzare una tendenza, finoad oggi irreversibile, alla privatizzazione.

PADREMADRE (9)Per noi non c'è che una evidenza iniziale, lararità del bambino dal momento in cui è di-ventato proprietà della coppia. Questa pro-prietà comanda le forme in cui egli s'inseriscenel corpo sociale. Essere raro perchè non circo-la, trattenuto nei luoghi obbligati da fili che, in

24

Page 33: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

caso, possono anche allungarsi, ma che 11lo ri-porteranno immancabilmente.Basta vedere come anche i pensieri ed i com-portamenti più contestatori sul piano sociale,fanno marcia indietro quando si tratta dell'in-fanzia. Ringolevio, di Emmet Grogan, è nellasua prima parte uno straordinario romanzod'infanzia (lO). Bambino di strada, teppista,drogato, trafficante, ladro, tutto quello che sivuole; ma quale rispetto per il santuario fami-liare, per l'innocenza del bambino, per l'infan-zia stessa. Rispetto del giovane delinquente peril padre e la madre, rispetto del teorico Emmetper le famiglie ed i loro diritti primordiali enaturali sul figlio, quando definisce il pro-gramma delle comunità californiane. Esempio:«Scuole della libera città: dovrebbero esserecreate e dirette da gruppi diversi a secondadelle confessioni religiose delle famiglie ... Di-vertimenti, comitato per le feste: parecchie fa-miglie dovrebbero associarsi per organizzare iltempo libero dei bambini ... Forme cooperativee campeggi: le terre incolte e sterili dovrebberoessere organizzate in campeggi a disposizionedei liberi cittadini che hanno bisogno di ripo-sarsi in campagna ed anche dei bambini cui lavita all'aperto non può che fare un gran bene».Questi testi, vecchi di quattro lustri, risentonocertamente degli anni ed i limiti della nostraimmaginazione si sono da allora un po' sposta-ti. Ma per quanto riguarda i bambini, non sisono mossi ed anzi le ambizioni dei nostri e-stremisti di sinistra sono ancor più limitate.Per capire il senso di questa critica, basta con-trapporre a quel programma qualunque testodi Fourier, per il quale preambolo ad ogni attosocietario è la soppressione delle famiglie e lamessa in comune, la «pubblicità», se questaparola è il contrario di p rivatizzazione , deibambini.~ facile invece riconoscere in Grogan, come ne-gli hippies, un certo tabù dell'infanzia che fatutt'uno con la mistica comunitaria; l'infanziaemarginata, violenta, distruttrice d'ogni tabùd'Emmet in Ringolevio, finisce cosl per con-fluire nel desiderio di rinforzare le barriereprotettrici dell'infanzia, in un paradiso fittiziopredisposto dagli adulti. L'infanzia è protettaperchè rappresenta il mondo precluso al desi-derio, a parte quello di paternità e 'maternità.Il bambino, se non puro, certo inviolabile dal-l'adulto, è l'alibi del rivoluzionario.Nel medesimo libro, Ringolevio, si raccontache l'eroe fu per un certo tempo costretto permantenersi a scrivere dei romanzi; sotto la

penna gli vengono delle storie di bambine for-nicanti con un sadico, ma è con disgusto che ilnarratore le respinge esplicitamente. Quantopiù è cosciente d'essere stato un ragazzo per-verso, tanto più vuole essere ora un redentore.Ogni lordura dell'infanzia,cioè la relazione conl'adulto non di famiglia, non educativa, gli ap-pare ripugnante. Lo stesso si vede nel romanzoIl popolo dell'abisso di Jack London, che mettesullo stesso piano, di deprecazione, la miseria,la fame, lo sfruttamento e la «promiscuità»,d'accordo in questo con il Marx del Capitale.La promiscuità, proprio quello che noi pensia-mo in termini di circolazione, di libero passag-gio, d'apertura ad investimenti libidici diversi-ficati.

UNA FALSA APPARENZAQualcuno dirà che stiamo facendo un processoalle intenzioni intanto che il movimento realedella storia contemporanea mostra al contrarioil deperire delle forme tradizionali che produ-cevano il bambino obbediente sotto gli occhidel padre e della madre. Alla sorveglianza, alcontrollo, all'inquietudine, la famiglia e, amaggior ragione, i gruppi in cui si abbozza unmodo di vita comunitaria, hanno ormai rinun-ciato. Le istituzioni e luoghi che in questo ave-vano dato il cambio alla famiglia, in particola-re la scuola, sono sottoposti a contestazione edassenteismo. Il bambino d'oggi si trova meglioin casa e sta sempre più spesso in compagniadegli altri. I vecchi schemi autoritari, del padreche incarna la legge, o affettivi, della madre a-morosa, non sono più validi. Il bambino vive,ha investimenti affettivi sempre più ampi, di-venta sempre più indipendente, estraneo ad o-gni seria repressione.Troviamo espressa questa tesi, a prima vistaseducente, in uno scritto di J.F. Lyotard, chemerita d'essere citato ampiamente per via degliargomenti teorici che invoca a sostegno. Sitratta d'un articolo dedicato all'Anti-Edipo diDeleuze e Guattari, e scritto a commento dellafrase «l'inconscio è orfano», della quale provaed incarnazione sarebbero fornite dal bambinodei nostri giorni: «Che cos'è la vita di famigliad'un bambino oggi, con il padre e la madreche lavorano? Asilo, scuola, studi, i juke-boxes, il cinema: dovunque bambini della suaetà, adulti che non sono i genitori, in conflittocon loro e tra di loro, che dicono e fanno altrecose. Gli eroi sono al cinema e alla televisione,o nei fumetti, non intorno alla tavola familiare.Investimento più diretto che mai delle figure

25

Page 34: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

storiche. Le figure parentali, i maestri, i pro-fessori, i preti, tutti subiscono l'erosione deiflussi capitalistici ... Un padre salariato, è unpadre intercambiabile, un figlio orfano» (11).

È ora di capire che il concetto essenziale sulquale si fonda la scienza ufficiale dell'incon-scio, l'Edipo, non è, come si crede, il fatto delcapitalismo, ma un residuo che resiste al corsodel tempo. Volendo sostenere, come scrive,Deleuze e Guattari «contro loro stessi», Lyotardvede già realizzato «I'orfanatrofio», «la commu-tabilità» per cui la repressione che è «sempremeno nelle teste» si riduce ormai ad essere unpuro intervento esterno dello Stato. «Ci sono,scrive ancora, sempre più poliziotti e sempremeno padri, professori, capi, maestri del pen-siero - s'intende, riconosciuti, interiorizzati.»Si, in un certo senso è vero che c'è esteriorizza-zione, impossibilità di prendere sul serio gliantichi fantasmi, ed anche resistenza alla col-pevolizzazione. Ma aggiungiamo, come quel-l'interlocutore d'un dialogo di Platone, preso inun gioco sofisticol forse è vero, ma non convin-ce.Prendiamo per l'appunto i luoghi dove, secon-do Lyotard, il bambino assicura ed assume lapropria indipendenza nei confronti della fami-glia: asilo, juke-boxes, scuola, cinema. Si puòlegittimamente sostenere che entrandoci ilbambino si trova per ciò stesso defamiliarizza-to? I luoghi pubblici gli sono semivietati op-pure a lui riservati, sempre con l'autorizzazionedei genitori. La frequenza dei juke-boxes non èesattamente la stessa cosa che era la presenzacontinua dei bambini nelle taveme, nei bordellied in altri posti di malaffare, che ci descrivePh. Ariès per l'ancien régime. Il cinema forni-sce certamente un ventaglio di eroi fuori dellafamiglia, ma che sono, dall'inizio alla fine op-pure nei momenti decisivi, per i film western eanaloghi, perfettamente conformi agli stereotipidella coppia e del gruppo familiare, senza par-lare della televisione, ancora più seletti va, il cuiruolo di familiarizzazione e privatizzazione delbambino, tanto per i contenuti quanto per ilfatto che tiene il bambino in casa, non può es-sere seriamente messo in dubbio.Per quello che riguarda la Scuola, l'asilo, ab-biamo già ampiamente dimostrato nell'Emiliopervertito ciò che significa per il bambino l'en-trata nel campo pedagogico, con il suo -panot- .tismo» che lo sottopone ad una ininterrottasorveglianza.Ci limitiamo qui a rimandare alle ricerche so-cio-storiche le quali espongono precisamente

come l'appartenenza del bambino alla coppia,cui si richiede d'aveme la responsabilità, fu o-pera della grande campagna del secoloscorso per la scolarizzazione obbligatoria dimassa. (12) La scuola non dà soltanto il cambioalla famiglia, essa la produce. Così come l'asi-lo, per parte sua, non si limita a replicare lecure di tipo materno, ma crea le relazioni ma-dre-bambino. (13) Se è dunque giusto dire che ibambini incontrano dovunque «dei bambinidella loro età», non è una prova sufficiente peraffermare ch'essi non s'incontrano come bam-bini fin d'ora già privatizzati o, come noi di-ciamo, familiarizzati. E sostenere che sono do-vunque in contatto con «adulti che non sono igenitori» come se questo fosse un indizio di de-privatizzazione, va contro ogni evidenza, è unparadosso, poiché questi adulti, che indubbia-mente stanno moltiplicandosi a presente, fannotutti parte, per poter accedere all'infanzia, del-la setta dei suoi cani da guardia.

LA RESPONSABILITA' GENERALIZZATALyotard mischia a suo piacimento due cose chenoi .invece crediamo debbano essere accurata-mente distinte: una forma patriarcale di fami-glia fondata sull'autorità del padre, ed unaforma in cui la famiglia è compenetrata dalleistituzioni che si fanno carico del bambino,forma disciplinare diffusa che utilizza la fami-glia, s'appoggia ad essa ma non si riduce adessa.La prima forma, è evidente, tende a sparire,ma si sfondano delle porte aperte quando si di-ce che c'è crisi dell'autorità paterna, e si perdedi vista il problema quando si pensa che con lascomparsa di questa autorità, il Sistema del-l'infanzia crollerebbe. Anzi, a mio avviso, lafamiglia patriarcale è totalmente estranea allaformazione del sistema dell'infanzia, cioè allostabilirsi delle strutture socio-storiche che han-no prodotto l'infanzia quale noi la conosciamo,l'hanno rinchiusa, protetta, sorvegliata, co-stituendola interiormente con i suoi tipici trattipsicologici attuali.Ci è voluto il gioco di prestigio di Freud, che inun contesto già fatto di produzione famigliari-stica del bambino, lavorava sulla simbolizza-zione dei rapporti familiari nel complesso edi-pico, perché si determinasse la confusione tra ilpadre ed il rappresentante della Legge, il «si-gnificante» universale della condizione infanti-le. In questo senso è ben vero che la battagliacontro l'Edipo è sbagliata, un gioco da salotto(o di famiglia). Accanirsi a seppellire l'Edipo,

26

Page 35: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

l'autorità del padre, è cadere nella trappola,battagliare contro i mulini a vento. Che si trat-ti d'una falsa apparenza, è questo del resto chesi legge direttamente nel libro polemico del-l'Anti-Edipo, questo rovesciamento di prospet-tiva che fa prendere controcorrente l'inconscioo la' materialità delle pulsioni, dei desideri,fuori dell'Edipo, nel suo essere polimorfo edorfano.Ma tutto questo non vuoi dire che il bambinocui passiamo accanto, prodotto storico, sia find'ora già uscito dal Sistema dell'infanzia. Es-sendo la famiglia al servizio del sistema chenon ha creato, il fallimento dell'autorità fami-liare è soltanto un aspetto secondario dellacondizione del bambino e non ha rilevanza nèper la sua «liberazione» nè per la sua depriva-tizzazione. Piccola liberazione dentro il siste-ma, non liberazione dal sistema. Quanto allaprivatizzazione, bisogna mettersi in testa che lacompenetrazione della famiglia ad opera di nu-merose istituzioni contribuisce a rinforzare unostato di cose, come il ripiegamento della coppiasu se stessa e l'assegnazione obbligata delbambino alla coppia, invece di distruggerle.In ciò è facile riconoscere l'effetto di quellanuova «tecnologia del potere» di cui Surveilleret punir di Foucault mostra com'è nato, il Si-stema dell'infanzia essendo parte integrante ditale tecnologia, detta, relativamente al potereostentato ed esclusivamente esterno, «discipli-nare». La famiglia vi ha un posto ambiguo econtradditorio, in quanto ha trovato nella di-sciplina il mezzo per riorganizzare i proprimeccanismi interni di potere lasciandosi pene-trare dalle istituzioni le quali dall'esterno, se sivuole, ma con la sua necessaria connivenza,«seguono» il bambino fin dalla nascita se nonprima.«Le relazioni interne alla famiglia, scrive Fou-cault, essenzialmente nella cellula genitori-figli,si. sono disciplinate, assorbendo dall'inizio del-l'età moderna gli schemi esterni, scolastici, mi-litari, poi medici, psichiatrici, psicologici, chehan fatto della cellula il luogo privilegiato perl'emergere della questione disciplinare del nor-male e dell'anormale» (15). S facile da vedere:un bambino «deviante» diventa «caso sociale»;la famiglia, colpevolizzata, interiorizza le formed'intervento disciplinare prima estranee e le ri-volge contro di lui. Nulla è dunque cambiatonella privatizzazione per il fatto che diventa i-stituzionale. Per il bambino non è essenziale ilconflitto tra famiglia ed istituzione, ma il fattoche, comunque egli si comporti, si trova con-

trollato insieme dall'una e dall'altra, stretta-mente compenetrate.Il bambino è l'essere di cui si dice che la fami-glia e la società devono farsi interamente cari-co. S questa la nostra idea fissa, il nostrodeli-rio. Follia di pedagogia insegnante o medica,che entra in ogni casa, che fa d'ogni funziona-rio sociale dedito al recupero delle anime per-dute, un nuovo missionario, mai scoraggiatodal fallimento 'che il sistema stesso secerne,così come il sistema scolastico è fatto per pro-vocare fallimenti. Il controllo tende a trasfor-mare in caso sociale ogni bambino, cioè ognifamiglia, poiché «ogni famiglia ha i figli che simerita», e quella che fallisce nell'allevarli, sivede rispediti i prodotti del proprio fallimento,debitamente costatato.Ed ai ragazzini stessi piace fare il gioco dei ca-si sociali (si veda il film Blackboard Jungle) al-leggerendosi così, altrimenti non potrebberofare, del peso della responsabilità. Formidabilescarico non di responsabilità come si credespesso, ma di forze vitali, d'energia sociale vi-va. Poiché la responsabilità, di cui tutti si . ca-ricano passandola all'altro, è soltanto l'espres-sione ideologica del sistema. In forza del pro-prio anonimato esso assegna a ciascuno, ad o-gni bambino come ad ogni famiglia, una per-sona responsabile. Intendiamoci bene, non sol-tanto dei sorveglianti esterni; ciascuno è sup-posto essere responsabile di se stesso, ciascunoè tenuto a farsi carico di se stesso. Il che signi-fica che il sistema, rivoltandosi verso le «perso-ne» in tal modo formate, richiede loro d'essereassunto nella sua totalità, e le responsabili delsuo stesso funzionamento. Ribaltamento del si-stema sulle sue produzioni o vittime, circolo vi-zioso, lavoro di Penelope che fa il tessuto so-ciale nel quale viviamo.

LA PERSONALIZZAZIONE DEL BAMBINOIn effetti la «repressione» non è mai soltanto e-sterna. Non basta rimuoverla per scoprire la«vera personalità» o l'espressione liberata. C'èmalinteso ed astrattezza quando, nelle relazionibambino-adulti, si considera unicamente «l'au-torità»; quando ci s'immagina che la sorve-glianza sia sempre costrittiva, che la dipenden-za non sia intimamente ricercata; quando sicrede che l'illusione di personalizzazione creatadal sistema del farsi carico, possa essere facil-mente dissipata. Torniamo a Foucault, dovetroviamo queste righe dedicate all'effetto delpanottismo, sguardo senza volto che non si

27

Page 36: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

contenta di spiare per punire ma fabbrica lapersonalità di ciascuno e la coscienza che puòavere delle esigenze della sua libertà: «La no- .stra società non è quella del/o spettacolo madella sorveglianza; dietro la superficie delle im-magini, il corpo è profondamente investito,dietro la grande astrazione dello scambio sipersegue un accurato e concreto ammaestra-mento delle forze utili; i circuiti di comunica-zione fanno da supporto ad un cumulo e ad u-na centralizzazione del sapere; il gioco dei se-gni fissa i punti d'ancoraggio del potere; labella totalità individuale non viene amputata,repressa, alterata dal nostro ordine sociale, mal'individuo vi è accuratamente fabbricato, se-condo tutta una tattica delle forze e dei corpi».(17)Nel caso del bambino, oggetto privilegiato ditale fabbricazione, ciò significa che la forma-zione disciplinare l'investe da tutte le parti neiluoghi che frequenta, lo modella, spesso senzache si possa rintracciare una precisa repressio-ne attribuibile ad un'istanza particolare. La mo-della perché è fatta «per lui» e per proteggerela sua persona, per aiutarIo ad essere in quan-to persona che accetterà le istituzioni comebuone, salvo poi inserirvisi «in modo responsa-bile», ed al limite farle sue. Non è cosa chepresenti pericoli per il sistema, al contrario èproprio a questo che tende.Ammettiamo che riesca ad appropriarsi delle i-stituzioni che in precedenza avevano esercitatosu di lui un'autorità «repressiva». Ci sarà cosìuna famiglia per i bambini dei quali farà il suocentro di gravità, una famiglia nella quale ibambini avranno la più totale libertà; ci saràuna cultura per loro, «un liceo per i liceali»(18), una classe d'età «ideologica» che riuniscebambini e giovani faccia agli adulti. Ma taleautonomia rimane una finzione finché il siste-ma non sarà stato decostruito, il sistema o, sesi vuole, il discorso adulto nel quale è stata co-stituita l'infanzia, finché non saranno state di-strutte le istituzioni del farsi carico e della re-sponsabilizzazione; prima tra tutte bisogna.mettere l'istituzione del bambino come perso-na.Certo, suonerà strano il nostro rifiutare albambino la «personalità» perché è questa lagaranzia essenziale che si può rivendicare perlui ed egli stesso può rivendicare per sè. Manon si tratta di questo. Con «persona» inten-diamo la determinazione astratta ed artificialedell'individuo per il quale rappresenta più ilmarchio (della servitù) che quello della libera-

28111 /

zione, nel senso che tutte le forme di responsa-bilità personale progressiva sfociano nella ri-chiesta di farsi carico delle forme varie d'asser-vimento o d'avallo. La scuola agli scolari noncostituisce dopotutto, e chiunque può renderse-ne conto, un ideale appropriato alla liberazionedell'InfanzialNel senso filosofico, cui bisogna pure arrivare,la persona connota non «il pieno e positivo go-dimento del/'individuo in quanto tale» (20), cioèil suo essere «molteplice, mobile, comunican-te», bensì un ripiegamento geloso su se stessi,una distinzione di principio tra il corporale e lospirituale, un'atomizzazione di sfere private edincomunicabili.È diffuso un modo di reclamare o promuoverel'autonomia del bambino che si riduce a ripor-tare a galla una serie d'illusioni che gli adulti,per quanto li riguarda, cominciano a ricono-scere come tali e di cui fanno sforzi per sba-razzarsi: illusioni umaniste di autonomia dellapersona, mentre il potere di decisione ci sfuggesempre più; di proprietà personale del corpo,mentre soffriamo nella morsa, come dice Rei-eh, d'un corpo irrigidito; di difesa da ciò che ciè estraneo, mentre è il difetto di comunicazioneche ci caratterizza.La personalizzazione è il corollario della priva-tizzazione; insieme costituiscono l'espropriazio-ne dell'infanzia. In direzioni convergenti, an-che se apparentemente opposte, si personalizzaa man bassa, sia con l'intenzione d'accelerare itempi perché l'infanzia acceda alla responsabi-lità, sia con quella di mantenerIa in una quietairresponsabilità, sia che si parli il linguaggiopolitico d'una rivoluzione dei giovani già matu-ri, sia che parli quello d'una pedagogia attentaalle più piccole voglie. .Affermando, senza criticare l'illusione persona-lista, il diritto dei bambini all'autonomia nonsi fa che cedere all'illusione d'ottenere final-mente, con essi e mediante essi, quella societàliberale e reciproca che rappresenta la grandeutopia degli stati moderni e serve da coperturaal loro reale dispotismo. Utopia liberale perchéfinge d'appoggiarsi su persone libere che percapirsi non hanno che da esprimersi; dispoticaperché la «verità» di questo mondo di persone ètutta nella ripercussione della disciplina che leha formate. Famiglia progressista, permissiva,società di bambini che sarebbero vitali nella lo-ro interna autonomia, il postulato di base è u-nico: quello del bambino-persona capace di de-siderare spontaneamente o d'inventare i model-li d'organizzazione che gli adulti non hanno

Il

Page 37: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

mai saputo far funzionare per sè.Situandosi per l'appunto ai margini di questiproblemi d'organizzazione autonoma dell'in-fanzia, F. Deligny è l'unico, tra quelli che fre-quentano i bambini, a non farsi illusioni ri-guardo l'autonomia, quando si traduce, comesta avvenendo ai nostri giorni dentro le istitu-zioni più avanzate, in forme dette democrati-che d'assemblea: «Il paradosso, 'Iscrive, che seguardate Summerhill (che per molti rimane unmodello nel suo genere), ritrovate M 'akarenko (/' e-ducatore staliniano nel suo massimo splendore),l'assemblea generale, il diritto di parola, i ragaz-zi, la gente, tutti presi nelle responsabilità del-l'Assemblea generale. Dappertutto direttori, è laparola che dirige. Bisogna guardare da vicino. Lefunzioni distribuite fino ... alla parola obbligato-ria. In alternativa al diritto di parola, io metto ildiritto di tapparsi la bocca». (21)

Parola come potere, come interdetto del corpoin favore della personalizzazione obbligatoria.

E certo Deligny tra le righe allude ai bambiniche non possono far valere, esprimere la pro-pria autonomia in questo modo, quelli che nonhanno la parola facile o non ce l'hanno affatto.

Caso eccezionale, indubbiamente, ma è forse apartire da .questi che bisogna fare la stradaverso l'infanzia, quella che non è stata fin dal-l'origine interdetta, sbarrata a noi ed a se stes-sa. Per ritrovare i suoi propri tragitti, la suapropria prossimità alle cose ed agli esseri, di-stante dall'Io-M e-Persona, in un diverso regi-stro. Là dove non c'è ragione di confondere lalibertà con l'autonomia come viene pensata,ma neanche con il «desiderio», la «voglia» con illoro sorgere momentaneo e discontinuo, che ri-manda nuovamente l'infanzia all'adulto, comesua replica e controparte, ai suoi illogici im-pulsi, alle sue incoerenze, e che manifesta sol-tando l'insuperabile alienazione del bambinonei segni di potere.

Quando si tratta del bambino, non c'è chemenzogna finché non lo si cerca nella costella-zione dov'egli sta, come diceva Rilke. (22) E i-gnoreremo sempre che cos'è se ci limiteremo astabilire le tappe del stio sviluppo controllatoverso l'identificazione e la responsabilità adul-te. Non bisogna denunciare come esca artifi-ciale soltanto l'identificazione con l'adulto, maanche quella del bambino con se stesso, laquale viene spesso opposta alla prima, quando in-vecedi quella, su cui si modella, è l'erede.

LE ANTINOMIE ED IL PENSIERO DEi..-L'INFANZIAMa nel momento in cui affrontiamo il proble-ma della libertà e dell'autonomia dell'infanzia,siamo consapevoli di scontrarci in profondecontraddizioni. Di più, affermiamo che ognipensiero dell'infanzia, volendo mantenere i duetermini di «libertà» ed «infanzia», è fondamen-talmente «antinomico-.Antinomia, la parola viene da Kant, significaun conflitto della ragione con se stessa. Nellesue Riflessioni sull'educazione, con la precisio-ne concettuale che gli è propria, Kant enunciale contraddizioni del pensiero pedagogico -che noi senza fatica possiamo assimilare ad o-gni pensiero sull'infanzia (23): l'uomo, unicotra tutti gli animali, è atto ad essere educato,perché libero; ma a causa delle sue inclinazioni«animali» esso non dispone ancora della libertàe deve essere costretto da una disciplina. Ilbambino diventa uomo attraverso l'educazione;in altre parole, con l'educazione diventa la per-sona umana che non è ancora pur essendolovirtualmente.Ma che cos'è una libertà virtuale? Non è forsein funzione della sua libertà, per cui si distin-gue dall'animale dominato dall'istinto, che ilbambino è capace d'educazione?Si tratta proprio, per usare un linguaggio kan-tiano che però Kant qui non usa, d'una anti-nomia della ragione. Può essere enunciata informa antitetica: tesi: il bambino, essendo uo-mo, è libero; antitesi: il bambino, che non èancora uomo, non è libero. Le due affermazio-ni possono essere sostenute con pari verosimì-glianza.Conflitto della ragione a dire il vero insolubile,croce del pensiero pedagogico: educazione di-rettiva o non direttiva, eteronomia o autonomiadell'infanzia nella forma d'una emancipazionepersonalista. Nel libro di Kant la scolarizzazio-ne viene a risolvere praticamente il conflitto. Ilbambino si definisce come tale, diventa «possi-bile», entrando nel campo pedagogico, doveviene disciplinato. 2 questa una condizione apriori perché sia possibile ciò che noi chiamia-mo «il bambino» e la sua socializzazione inquanto persona ragionevole. Non occorre insi-stere per mostrare che tutto il pensiero moder-no, dalle leggi per la protezione dell'infanziafino alle rivolte dei liceali , si basa implicita-mente su questo postulato.Solo che l'infanzia in questo processo è scom-parsa, e noi siamo nuovamente alla sua ricer-

29

Page 38: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

ca. Non stiamo qui facendo un'esposizione del-la filosofia kantiana, dalla quale prendiamosoltanto un comodo linguaggio, che siamo libe-ri d'accomodare ai nostri usi. In un altro testodi Kant troviamo un'idea guida che ci permet-terà di vederci più chiaro.Si tratta ancora d'antinomia e di soluzione del-l'antinomia. Nella Critica del giudizio, cheparla d'estetica, Kant espone un'antinomia aproposito del Bello che, ad un tempo, «si fondasu concetti- poiché noi reclamiamo dagli altriche riconoscano che una certa cosa è bella, e«non si fonda su concetti- poiché il nostro giu-dizio sulla bellezza è indimostrabile. (24) Lasoluzione dell'antinomia sta nel fatto che ledue affermazioni sono vere nello stesso tempo.Del bello c'è concetto, ma non è «esponibile»nè dimostrabile. Si tratta d'una «idea estetica»la quale non può diventare conoscenza; e Kantla chiama «rappresentazione non esponibiledell'Immaginazione» nel suo libero gioco.Ebbene, nell'idea d'infanzia c'è qualcosa che su-pera il concetto (<<1'anìmalità» delle sue inclina-zioni, il «virtuale- della sua libertà). Questa mi-scela, che è nel bambino, d'inumanità e d'uma-nità, di responsabilità e d'irresponsabilità, pro-poniamo di connotarla con l'espressione d'ideanon esponibile dell'immaginazione e poniamoche tale idea ha la stessa natura dell'idea estetica.Schiller s'è impadronito delle indicazioni kan-tiane per scrivere in Poesia ingenua e poesiasentimentale (25) un'ammirevole pagina sul-l'infinito del bambino in rapporto alla limita-tezza dell'adulto, ma ha ridotto rapidamentel'idea estetica in un'idea morale. L'idea esteticanon è un'idea morale. Nel nostro modo di farappello all'idea estetica parlando del bambino,vediamo piuttosto un mezzo per restituirlo, ase stesso ed agli altri, in quanto corpo, corpoche rappresenta «l'animalità» di cui parla Kante per cui esso subisce la condanna all'interdi-zione.Riflettiamo bene senza il peso di pregiudizi: ilcorpo del bambino, non la sua persona ma ciòche nel linguaggio classico si sarebbe chiamatoil suo «essere sensibile», è questo che ci dà ac-cesso a lui, ciò in cui egli vive e rimane. Lungidal considerare quest'essere sensibile uno statod'infermità o d'animalità da superare, convienetrattarlo nella sua presenza immediata, estra-nea ai limiti personalistici. Corpo che non èancora l'essere proprio, l'unità organica chiusa,la sfera privata o la carcassa più un'interiorità,con cui si caratterizza l'adulto. Il bambino conil corpo vive e s'esprime. Corpo, superficie di

abbracci e congiunzioni, la cui presenza tra gliuomini è, come quella dell'oggetto estetico,riorganizzazione del campo percettivo. Ed al-trettanto disturbante poiché è un richiamo asopprimere la distanza tra i corpi. Un bambinonon si osserva, non s'interpella, o non essen-zialmente, un bambino prende, tocca, s'arram-pica, supera distanze.

I DIRITTI DEL BAMBINO IN QUESTIONEPer questo le piccole società di. bambini riunitiin assemblea, che fanno discussioni interperso-nali, ad immagine degli adulti, saranno sempreuna caricatura o una finzione.Se il bambino fosse, collettivamente, capace dirivolte vittoriose e di conquista del potere, nonsi trasfonderebbe in una società assembleare,in un simulacro di democrazia. I suoi dirittiaffermati non potrebbero prendere che la for-ma d'una esaltazione totale del corpo e dellapassione.La rivolta dei bambini nel film di Shuji Te-rayama, L'imperatore Tomato Ketchup (26), ècrudele, libidica, intensa ma dappertutto ègioiosa, orgiastica, affermativa. Infatti nelbambino la crudeltà non ha mai l'aspetto ri-flesso ed irrevocabile che all'istituzione dannola buona coscienza e la memoria «impetìalista»(27) della persona; non è mai istituita e repres-siva, ma passeggera e dimentica.Non è mai per il bambino una faccenda di pre-sa del potere, se non in una fantasia del mo-mento; una libertà infantile stenta ad accor-darsi con il linguaggio politico; essa rientrapiuttosto, secondo il linguaggio di Fourier, nel«domestico», inteso come spazio in cui si svi-luppano le attrazioni passionali. Conferme-mente a questa accezione del termine, diciamoche l'ambito in cui s'afferma l'infanzia è quellodomestico, non quello politico. (28) Il bambinoha altro e meglio da fare che assumersi il siste-ma istituzionale esistente per farlo suo. Non e-siste un «mondo dell'infanzia» da richiudereancor più e da opporre al mondo degli adulti,magari nella forma della «classe ideologica»:ma l'infanzia può portare dovunque la sua for-za passionale per bloccare gli ingranaggi ed imeccanismi, inventandosi nuovi modi d'inserir-si, per mettere le passioni in moto e in crescita,senza intralci.Si potrebbe anzi, e paradossalmente per i for-malisti dell'autonomia, parlare di «servizio»dell'infanzia, in quanto forza in movimento chesi sposta a stabilire comunicazioni, che non la-scia mai fermo il corpo sociale, portando e

30

Page 39: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

proponendo dovunque il suo corpo di desiderioe godimento. Funzione perversa quanto al si-stema che l'imprigiona, funzione liberatricenon dell'infanzia come categoria distinta, madelle energie impacciate.Un esempio di tale funzione è fornito da Fou-rier con i gruppi infantili delle «piccole orde» edelle «piccole bande»; le prime si abbandonanointeramente alla passione delluridume, incari-candosi di lavori ripugnanti, dedicandosi alladistruzione di vermi e parassiti che riempireb-bero di schifo gli adulti, assumendo un lin-guaggio sboccato, e rafforzando nello stessotempo il legame sociale con una «filantropia»che si richiama semplicemente ad un difettoche l'educazione reprime. Le piccole bande so-no invece l'ornamento della Falange, svilup-pando all'estremo la delicatezza, la femmini-lità, condannate in regime di civiltà come af-fettazione e manierismo.L'infanzia con ciò non occupa un posto pura-mente marginale, ma centrale, «cardinale».Lungi dall'opporsi agli adulti ai quali diventa-no indispensabili, fuori dall'alternativa di dove-rsottostare alloro potere o d'imporgli -il proprio,i bambini delle orde e delle bande diventanopubblici; la pubblicità della loro azione li copred'onori e li destina alle parate, che sono altret-tanto conformi alle passioni d'infanzia. Solu-zione d'un problema che, in regime di civiltà,non prevede altro che il controllo forzato dellepassioni, nel bambino come nell'adulto.Del resto, non occorre leggere Fourier per ca-pirlo. Esistono bande o orde di bambini, conruoli transitori e scambiabili, forme spontaneed'organizzazione di cui noi ci guardiamo benedal fare un qualche uso; ma non possono esi-stere, propriamente parlando, delle «società dibambini». Poiché una simile società o sicostruisce ad immagine di quelle sognate dagliadulti nelle cosiddette «repubbliche dei ragazzi»la cui funzione è esclusivamente pedagogica,oppure sarebbe la fissazione d'una infanzia insè, ma in continuo stato d'autodistruzione se ilimiti ch'essa si fissa sono quelli dell'infanziaattuale. Intendiamo non soltanto i limiti ditempo ma anche, quelli imposti dall'infanziascolarizzata e verbosa. Il romanzo di W. GoldingIl signore delle mosche ed il film di PeterBrook mettono in risalto l'incompatibilità trainfanzia e costruzione d'una società autonoma;la forma democratica dell'assemblea si rivelainfatti ben presto impotente davanti alla bandaselvaggia e libidica che non era riuscita a capi-re e le cui passioni ingorgate si convertono in

distruzione. Non è tanto la banda che si riveladistruttrice quanto la verniciatura artificiale diciviltà che i ragazzi, perduti in un isola deser-ta, hanno credu to bene di darsi.Ma se diciamo che non può esistere una societàcomposta esclusivamente di bambini, affermia-mo nello stesso tempo che non può esistere so-cietà senza bambini, oppure si, ma è transito-ria, non vitale: Il che potrebbe suonare ovvio,se non aggiungessimo che la nostra società indefinitiva è proprio così: una società che proce-de ad escludere il bambino, a recintarlo, oppu-re che lo provoca a costituirsi in fìnzìone di so-cietà rivale. Società che si nutre della morte delbambino in noi e della morte dell'infanzia.L'infanzia, che non è «in sè» più di quanto nonsia «in noi» come una nostalgia o un segreto, èciò che manca all' atomismo personalista che cicaratterizza sotto la macchina dispotica del po-tere. L'infanzia, che vediamo come ciò che cir-cola e fa circolare l'energia passionale, è il«tra», il «framezzo», l'intermediaria, da non in-tendere però come semplice messa in rapportodi persone rigidamente stabilite, bensì come lalacerazione delle stesse istanze personaliste.La funzione del bambino è di stabilire il lega-me, la bellezza, l'ornamento, di frantumare gliegoismi, di portare entusiasmi dove le personesi contentano di discutere gli scambi. Perché albambino, più della parola, s'addice il tatto,più del discorso, l'iniziativa ed il percorso, edegli esiste per ricordarci tutto quello che cia-scuno ha sepolto e dimenticato, perduto nelsuo «quanto a sè».A partire dal quanto a sè nei confronti d'un'in-fanzia che ci mette in imbarazzo e di cui vo-gliamo evitare l'irruzione rendendola intoccabi-le.

René Schérer - Guy Hocquenghem

(da Co-ire. Album systématique de l'enfance.«Recherches», n. 22, maggio 1976; trad. di LuisaMuraro)

NOTE

1 Christiane ROCHEFORT, Encore heureux qu'on va vers l'été, Gras-set, Paris 1975.

2 Le leggi del 1833 sull'obbligo dell'istruzione elementare nei comuni.«Madame Guizot, nome di famiglia Pauline de Meulan, nata a Pariginel 1773, morta nel 1827, era figlia d'un alto funzionario. Rovinatadalla Rivoluzione, trovò rifugio nelle helle lettere; ha pubblicato anzi-tutto dei romanzi: Les contradictions.Yl'N; La chapelle d'Ayton ouEmma Courtenay. Fu poi autrice d'ottimi articoli di letteratura su LePubliciste che Suard aveva da poco fondato. Nel 1812 sposò M. Gui-zot che aiutò in alcuni suoi lavori, e .pubblicò in seguito numerose o-pere educative: Le journal d'une mère, Les Enfants nel 1812, raccoltadi racconti per piccolissimi; L'écolier ou Raoul et Yictor, romanzomorale che fu premiato dall'Accadémie; Nouveaux contes, 1823; Une

31

Page 40: l' · de L. Givaudan & Cie, S,A" société holding. Il comprend MM, André Fatio (président), Dieter B. Fiiglistal-ler, Adolf W. Jann, François Nicod et Salvador Sanz de Acedo (rnernbres)

famille (lavoro incompiuto che sarà poi terminato da Madame Tastu);Education domestique, 1826. Queste opere, che presentano insiemead una morale pura una grande elevatezza di pensiero,' sono nel lorogenere dei veri modelli. Di Madame Guizot si diceva che in lei s'ar-monizzavano il cuore e la ragione» tDictionnaire universel d'histoire etde Géographie, par M.N. Bouillet, Hachette, Paris 1860).

3 Temi di ragazzini di 12 anni, 1973.

4 Les aventures d'un enfant, journal instructif et moral, di A. Berthon,1855. I

5 René SCHERER, Emilio pervertito, tr.it. di L. MURARO, EmmeEdizioni, Milano 1976.

6 J. CHATEAU, «Qu'est-ce qu'un enfant? in Cahiers de pédagogiemoderne, Bourrelier, 1962, p. 19.

7 G. MENDEL, Pour décoloniser l'enfant, Payot, Paris 1971, p. 202.

8 E. Key,Le siècle de l'enfant, Flammarion Paris 1908.

9 Espressione di I. Joseph e F. Deligny.

10Emmet GROGAN, Ringolevio, ed. J'au lu, 1973.

llJ.F. Lyotard, «Capitalìsme énergurnène-, Critique, novembre 1972.

12 Anne Querrien, Généalogie des équipements collectfs, les équipemen-ts de normalisation, l'école primaire, ed CERFI, 1975.

13 Les gardes d'enfants de O à 3 ans comme surface d'inscription des re-lations entre la familleet le champ social, opera coli. di Herè Maury,Liane Mozère, Bernadette Plinval-Imbert e Nicole Preli, ed. CERFI1975. '

14 Cfr. in particolare il cap. m,2.

15 M. Foucault, Surveiller et punir, Gallimard 1975, p. 217. Sulla re-pressione del vagabondaggio nel diciannovesimo secolo, cfr. P. Meyer,«Le territoire de l'aveu-, Nomades et vagabonds, cause commune,10/18, pp. 69-83.

16 Blackboard Jungle, it. Il seme della violenza, di Richard Brooks,1955; sulla generalizzazione della presa in carico del minore, v. P.Meyer, «La correction paternelle», Critique, dicembre 1975.

17Foucault, op. cit., p. 218.

18 Mosse Jorgensen, Un lycée aux lycéens, Cerf, 1975, pref. di G. Men-del.

19 G. Mendel, Le Manifeste éducatif, Payot, 1974.

20 G. Deleuze, Differenza e ripetizione, trad.it. di G. Guglielmi Il Mulino1972. ' ,

21 Intervista a Libération, lO maggio 1974.

22 R.M. Rilke, Elegie di Duino, Quarta Elegia.

23 I. Kant, Rélexions sur l'éducation, trad. Philonenko, Paris, Vrin,1966.

24 E. Kant, Critica del giudizio, Laterza, IV ediz., 1960, par. 56.

25 F. Schiller, trad. it. in Saggi estetici, a cura di C. Baseggio, Utet,•.. 1968.

26 Shuji Terajama, L'empereur Tomato Ketchup, film giapponese.

27 P. Bertrand, L'oubli, révolution ou mort de l'histoire, P.U.F., 1975.

28 Non si confonda domestico e familiare. La riforma «domestica» previ-sta da Fourier inizia con la soppressione dell'economia familiare e conquella dell'esclusiva delle famiglie sui bambini.

?~/

]7([Il

~ C-e>e»

~

'I)

Il ~0

ft:;;ç;;P.~ Q::?

~a=f)r:p t) 00

~

It gruppo che discute e organizza il lavoro dellarivista si riunisce regolarmente a Milano. Chiu~-que è interessato ad esso può partecipare alleriunioni. Incontri con gruppi o collettivi di lavorohanno luogo anche fuori Milano. La rivista dànotizia delle attività segnalate-e risponde a tutte lelettere (i ritardi possono essere nostri, le omissionisono delle poste). Per ogni comunicazione, l'indi-rizzo è:x: J!:II.]I.L~,r()(I'I"j!(Jv. Lanzone da Corte 7, 20 l 23 Milano.

Per le norme stilla stampa, risulta direttore re-sponsabile Elvio Fachinelli.Registraz. del Tribunale di Milano n. 234 del24.6.1971.

In prima pagina, foto di Pini Galante; in seconda, foto di C. Ianiro e G.Ricci (da «La voce operaia», 292); in ultima: disegno di C. Costa.

ROTOGRAFICA Via Ciovasso 4 MILANO

32