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n. 60 Nuovo record del mondo nei 3.000 siepi: 8:44.32 di Beatrice Chepkoech. Primato ottenuto nella magica serata della tappa monegasca della Iaaf Golden League. Elena Vallortigara , 2.02 a Londra. È la seconda di sempre in Italia, preceduta da Antonietta Di Martino con 2.03 (2.04 indoor). Superata anche Sara Simeoni. Foto Colombo/Fidal 2 2 .0 .0 2 2 Varata la squadra per i Campionati Europei di Berlino

n. 60 - Fidal Milano · 2018. 7. 30. · n. 60 N u o v o r ec or d d el m o n d o n ei 3. 0 00 si e pi: 8: 4 4. 32 di B e atrice C h e p k o ec h. Pri m at o ott e n uto n ell a m

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  • n. 60

    Nuovo record delmondo nei 3.000siepi: 8:44.32di BeatriceChepkoech.Primato ottenutonella magicaserata della tappamonegascadella Iaaf GoldenLeague.

    ElenaVallortigara,2.02 a Londra

    .

    È la seconda

    di semprein Italia,precedutada Antonietta

    Di Martinocon 2.03(2.04 indoor).

    Superataanche SaraSimeoni.Foto Colombo/Fi

    dal

    22.0.022

    Varatala squadraper i CampionatiEuropeidi Berlino

  • come 4 anni fa l’obiettivooro. Peccato. Quest’annonel conto delle medagliec’è pure quella a squadredella maratona, non cifaccio affidamento, al-meno tra gli uomini.Passo alle rappresen-tanti del gentil sesso.Anche se non sta dimo-strando moltissimo sottoil profilo cronometrico,Libania Grenot, restauna pretendente ai primitre posti. È la campio-nessa uscente delle ul-time due edizioni,potrebbe essere l’ultimaopportunità per la ra-gazza caraibica, occa-sione che si ripresenteràcon la 4x400, formazioneche ha destato più di uninteresse, non solo spor-tivo, dopo la vittoria aiGiochi del Mediterraneo.L’alto di questi giorni ciha consegnato ElenaVallortigara non solo ingrande spolvero, pure in

    grande condizione, molto meglio diun’opaca Trost e di una non ancoraritrovata Rossit. Giochiamoci Elena.Capitolo maratona. Salta ValeriaStraneo, fuori dai giochi da dueanni. La nazionale potrebbe trovareuna medaglia a squadre e una conSara Dossena. E la marcia? Non sba-glierà il colpo. Antonella Palmisanola nostra arma vincente nella 20 km.Mi fermo. Avete fatto i conti diquante sono? No. Io non lo faccio.Sono abbastanza da affermare che lanostra spedizione sarà stata positiva.Se poi qualcosa non andrà per ilverso giusto, vorrà dire che ho sba-gliato, forse per troppo amore ma vi-vaddio, per una buona volta cerco diessere positivo, ricordiamoci chesiamo in un contesto europeo e nonmondiale dove la questione è completamente diversa. Inun Mondiale un 9”99 di chi sapete, potrebbe non trovareuno sbocco in finale. Andrò a Berlino, anzi andremo a Ber-lino, ed è probabile che si possa scrivere quotidianamente,la rubrica è ancora allo studio, potrebbe essere Berlino e

    dintorni, oppure Visto da Berlino, o ancora Inviati a nostrespese da Berlino. Sì la terza soluzione è la più probabile.Volo e hotel fissati da tempo. Basta fare la valigia, prepa-rare il blocchetto degli appunti e il fido computer.

    Walter Brambilla

    Sarà un meraviglioso tuffo nel passato. Neppuretanto lontano. Era il 2009, a Berlino c’era il Mon-diale. Scritto con la M maiuscola. Quello che im-mortalò Usain Bolt. Sulla pista dell’OlympiaStadion dove si disputarono i Giochi del 1936 edove nel 2006 l’Italia di Lippi vinse ai rigori il

    Mondiale di calcio contro la Francia, tale Usain sfrecciò in9”58 nei 100 e 19”19 nei 200, ancora oggi primati delmondo. Questa volta sono “solo” Europei e se quasi 10anni fa uscimmo da Berlino senza medaglie questa voltasarà opportuno rifarsi. È quasi un obbligo, visti i sintomiincoraggianti della nostra squadra. E poiché chi scrivequeste note ha sempre affermato con gli amici cheavrebbe annunciato i medagliati in Germania, non perdequesta opportunità. Il conto alla rovescia è ormai iniziato.L’idea è partita esattamente il 6 gennaio a S. Giorgio suLegnano, sede del classico Campaccio. Il sottoscrittochiacchierando davanti un aperitivo, poco prima dellagara, sentiva un tecnico federale annunciare che a Berlinoavremmo conquistato al massimo 2 medaglie. Chi era iltecnico? Non lo dirò nemmeno, come scrive sempre il miosodale Daniele Perboni, sotto tortura della Santa Inquisi-zione, per rendergli la pariglia scriverò nemmeno se mi in-ternassero nelle segrete della Lubianka. Io ero allora e

    adesso convinto del contrario. Sia chiaro, non torneremocarichi di oro, ma la nostra figura la faremo, o almeno ladobbiamo fare. La scorsa settimana il CT Locatelli, visto ingrande forma a Montecarlo, ha annunciato la nostra for-mazione: 89 elementi pronti a salire a 90, non appenaverrà risolta la x nei 400 uomini. Allora ecco le previsioni.Sono una specie di “pensiero stupendo”, o di “proposta in-decente”. Il primo titolo di una canzone di Patty Pravo, ilsecondo titolo di un film che stavo vedendo mentre but-tavo giù queste note, interpretato da Robert Redford eDemi Moore. Parlerò di medaglie, di quale metallo diventadifficile stabilirlo, accontentavi.Parto dalla squadra maschile. Velocità: “Pippo” Tortu te-nuto in naftalina nell’ultimo mese era dato stanco dopol’indigestione di pubblicità in seguito al grandioso 9”99 nei100. Niente 200 secondo babbo Salvino: è uno dei mieipunti di forza. In più aggiungo la staffetta 4x100, se i ra-gazzi porteranno il testimone come sanno fare un postonei tre ci sta eccome! Un’altra medaglia potrebbe arrivaredai giovani leoni nella 4x400. Resto sempre in tema corse.Non so se Crippa disputerà i 5 o i 10 mila, oppure en-trambe le distanze In quella doppia avrebbe buone possi-bilità di podio. In maratona fa molto male la resa diDaniele Meucci, a parer mio avrebbe potuto centrare

    Berlinoarriviamo!

    La squadra azzurraUOMINI (49)100-200-4x100 Federico CATTANEO, Eseosa DESALU, Andrew HOWE,

    Marcel JACOBS, Davide MANENTI, Roberto RIGALI, Filippo TORTU400-4x400 Vladimir ACETI, Mattia CASARICO, MatteoGALVAN, Davide RE,

    Edoardo SCOTTI, Michele TRICCA, X800 Simone BARONTINI1500 Mohad ABDIKADAR S.A., Joao C. M. BUSSOTTI5.000/10.000 Yemaneberhan CRIPPA, Lorenzo DINI110 H Paolo DAL MOLIN, Hassane FOFANA, Lorenzo PERINI400 H Jose R. BENCOSME D.L., Mario LAMBRUGHI, Lorenzo VERGANI3000 siepi Ahmed ABDELWAHED, Yohannes CHIAPPINELLI,

    Osama ZOGHLAMIAlto Marco FASSINOTTI, Gianmarco TAMBERILungo Kevin OJIAKUTriplo Fabrizio DONATO, Simone FORTEPeso Leonardo FABBRIDisco Nazzareno DI MARCO, Giovanni FALOCI, Hannes KIRCHLERMartello Simone FALLONI, Marco LINGUAGiavellotto Roberto BERTOLINIMaratona Eyob GHEBREHIWET F., Stefano LA ROSA, Yassine RACHIKMarcia 20 km Francesco FORTUNATO, Giorgio RUBINO, Massimo STANOMarcia 50 km Andrea AGRUSTI, Michele ANTONELLI, Marco DE LUCADecathlon Simone CAIROLI

    DONNE (40)100-200-4x100 Audrey ALLOH, Anna BONGIORNI, Johanelis HERRERA ABREU,

    Gloria HOOPER, Jessica PAOLETTA, Irene SIRAGUSA400-4x400 Maria Benedicta CHIGBOLU, Libania GRENOT,

    Ayomide FOLORUNSO, Raphaela B. LUKUDO,Maria Enrica SPACCA, Giancarla TREVISAN, Elisabetta VANDI

    800 Elena BELLO’, Yusneysi SANTIUSTI C.100 H Luminosa BOGLIOLO, Elisa Maria DI LAZZARO400 H Ayomide FOLORUNSO, Linda OLIVIERI, Yadisleidy PEDROSO3000 siepi Francesca BERTONI, Isabel MATTUZZI, Martina MERLOAlto Desiree ROSSIT, Alessia TROST, Elena VALLORTIGARALungo Laura STRATITriplo Ottavia CESTONARO, Dariya DERKACHDisco Valentina ANIBALLI, Daisy OSAKUEMaratona Catherine BERTONE, Sara DOSSENA, Giovanna EPIS,

    Laura GOTTI, Fatna MARAOUIMarcia 20 km Eleonora Anna GIORGI, Antonella PALMISANO, Valentina

    TRAPLETTIMarcia 50 km Mariavittoria BECCHETTI, Nicole COLOMBI

  • La trasferta nel Principatoera programmata datempo. Si sapeva cheavremmo assisitito a unaeccellente serata. Almenolo speravamo, intuivamo.Anzi no, ne eravamo certi. Già neglianni precedenti ci eravamo spintisulle spiagge dorate del Principe Ra-nieri e non ne eravamo tornati af-fatto delusi. Anzi! Spulciando fra lecuriosità esposte nella sala stampaabbiamo scoperto così che per bencinque volte la tappa monegascadella Diamond League era stataeletta come miglior meeting del cir-cuito. E anche questa volta pen-siamo che finirà in cima a quellalista. Grazie a chi e a che cosa già losapete, carissimi e affezzionatissimilettori. E sì, siamo più che certi chenon vedete l’ora di leggere questepoche pagine che quasi mensilmentevi arrivano nella casella mail. E se

    non vi dispiace ne siamo immensa-mente orgogliosi. Ufficialmente nes-suno sembra accorgersi di questacreatura, ma vocine di corridoio con-tinuano a soffiarci nelle orecchie che“vi leggono attentamente...”.Fine delle divagazioni e ritorniamoa Montecarlo. Ci arriviamo freschi,freschi dopo un tranquillo viaggio

    iniziato nella calura padana e pro-seguito sulla riviera. È presto, mache importa. Con tre euro parcheg-giamo per tutto il giorno. Trovateciun altro posto dove si paga meno.Una fiumana ci accompagna versolo stadio. Una sola lingua, l’italiano.Arrivano da ogni dove. Va bene lospettacolo atletico, ben vengano legare che precedono il meeting, okvisitare Montecarlo, ma perchédall’altra parte del confine se proviad organizzare qualcosa, anche lalotta delle miss nel fango, ti ritrovicon quattro gatti mentre qui riem-piono le tribune? Misteri planetari.La sala stampa è deserta, e il nostro

    coéquipier è preoccupato per lamancanza di segnale telefonico.“Tranquillo vecchio ragazzo, vedraiche andrà tutto bene”. Per nienteaccidenti! Il suo antiquato egofono,comprato a buon mercato quandoancora era in circolazione la nonnadel corsaro Nero, non becca nessunsegnale. E lui si incazza. “Calma,pensa al cuore, giovane settan-tenne. Siamo in tanti, qualcuno cheti presti lo strumento lo troviamo”.Eccoci in tribuna stampa. Solita ri-cerca del posto. Non c’è. Chiediamolumi. Non li hanno assegnati. Chiprima arriva meglio si accomoda.Alla faccia dei principi. Inizia così laprocessione dei giornalisti. Sbuffi,imprecazioni, bestemmie in tutte lelingue. Pochissimi i monitor doveseguire le gare e rivedere i replay.Ore 20 e pochi minuti, iniziano legare e parte una girandola di risul-tati senza soluzione di continuità.Non facciamo neppure in tempo abuttar giù quattro righe che incampo sparano un’altra prestazionecon i fiocchi. È un susseguirsi im-pressionante. Le varie gare sono se-parate da pochissimi minuti. Dueore e una manciata di minuti e tuttoè terminato, con tanto di musica efuochi artificiali ad allietare la se-rata. Premiazioni? Non pervenute!Capito cari organizzatori italici?Naturalmente il clou di tutta la se-rata è il record del mondo delle siepidonne, l’8:44.32 della keniana Bea-trice Chepkoech. Un crono da la-sciare stupiti. Quanti specialistiazzurri in questo 2018 hanno corsola distanza in meno tempo? Piccolaricerca statistica e voilà: sono sette!La ragazza potrebbe tranquilla-mente finire sul podio di un campio-nato italiano...Il senso dell’elevatissima qualitàtecnica della serata è data dalla ta-bella che pubblichiamo qui accanto,dove vengono riportati tutti i re-cord ottenuti nei centoventi minutiabbondanti di bordate atletiche.Per quanto riguarda i nostri colori neusciamo con una buona e una cattivanotizia. La buona: Tamberi sembra in

    recupero. La cattiva: Libania non rie-sce a sbloccarsi. Portare a casa unoro continentale sarà dura.Si riparte verso casa, non prima diaver consumato un flut di ottimo

    champagne, rigorosamente gratis.Siamo o non siamo nella terra dei“paperoni” e nel regno del CrêpeSuzette e del Barbajuan?

    Daniele Perboni

    TUTTI I PRIMATI DI MONTECARLORM 3000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice (Ken) 8:44.32

    AR 800 uomini DENG Joseph (Aus) 1:44.21400 donne NASER Salwa Eid (Brn) 49.083000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice 8Ken) 8:44.323000 siepi donne FRERICHS Courtney (Usa) 9:00.85

    WL 200 uomini LYLES Noah (Usa) (+0,9) 19.65800 uomini AMOS Nijel (Bot) 1:42.141500 uomini CHERUIYOT Timothy (Ken) 3:28.413000 siepi uomini EL BAKKALI Soufiane (Mar) 7:58.15400 donne MILLER-UIBO Shaunae (Bah) 48.973000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice (Ken) 8:44.32

    WL= Alto uomini LYSENKO Danil (Ana) 2.40

    DLR 400 donne MILLER-UIBO Shaunae (Bah) 48.973000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice (Ken) 8:44.32

    MR 200 uomini LYLES Noah Usa) (+0,9) 19.65800 uomini AMOS Nijel (Bot) 1:42.14400 donne MILLER-UIBO Shaunae (Bah) 48.97800 donne SEMENYA Caster (Rsa) 1:54.603000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice (Ken) 8:44.32

    MR= Alto uomini LYSENKO Danil (Ana) 2.40

    NR 800 uomini McBRIDE Brandon (Can) 1:43.20800 uomini ORDÓÑEZ Saúl (Esp) 1:43.65800 uomini DENG Joseph Áus) 1:44.211500 uomini INGEBRIGTSEN Filip (Nor) 3:30.011500 uomini HOLUŠA Jakub (Cze) 3:32.49400 donne MILLER-UIBO Shaunae (Bah) 48.97400 donne NASER Salwa Eid (BRN) 49.08400 donne HORVAT Anita (Slo) 51.22800 donne ALEMU Habitam (Eth) 1:56.71800 donne GOULE Natoya (Jam) 1:56.153000 siepi donne CHEPKOECH Beatrice (Ken) 8:44.323000 siepi donne FRERICHS Courtney (Usa) 9:00.853000 siepi donne CHEMUTAI Peruth (Uga) 9:07.94Asta donne GUILLON-ROMARIN Ninon (Fra) 4.75

    Legenda: RM record del mondo; AR area record; WL miglior prestazione mondiale stagio-nale WL= miglior prestazione mondiale stagionale eguagliata; DLR record della DiamondLeague; MR record del meeting; NR record nazionale

    Quanta strada ha fatto quel record9:25.31 Justyna Bak (Pol) Nizza 9/7/20019:22.29 Justyna Bak (Pol) Milano 5/6/20029:21.72 Alesya Turova (Blr) Ostrava 12 /6/20029:16.51 Alesya Turova (Blr) Gdansk 27/720029:08.33 Gulnara Samitova (Rus) Tula 10/820039:01.59 Gulnara Samitova (Rus) Iraklio 4/720048:58.81 Gulnara Samitova (Rus) Pechino 17/8/20088:52.78 Ruth Jebet (Brn) Parigi 27/8/20168:44.32 Beatrice Chepkoech (Ken) Monaco 20/7/2018

    Sopra: la keniana BeatriceChepkoech lancata verso ilnuovo record del mondo dellesiepi (8:44.32)A destra: lo statunitense NoahLyles che ha centrato lamiglior prestazione stagionaledei 200 (19.65).

    I numeri uno

  • Nel nome dato a questa rivistanon c’era certo l'intenzionedella presa in giro dell'atleticaUSA, la numero uno al mondo, cheperò ai Mondiali under 20 di Tam-pere è riuscita a prendersi in giro dase stessa, rimediando una figura dafare rivoltare nella tomba colui chesull'attitudine ad essere i numeriuno ha ispirato l'America e lo sportamericano: ilpaisà VincentLombardi, a cui èdedicato il piùimportante tro-feo dello sport astelle e strisce,quello che pre-mia i vincitori delSuperbowl.Se da noi, aitempi di “Italia'90”, Primo Ne-biolo aveva ispi-rato la balzanaidea di dotarequegli stadi dellapista di atletica,negli USA – par-tendo come ovviodalla base – sono a migliaia le pisteed annesse pedane che circondanoil campo da football delle high scho-ols, tanto da essere parte del pae-saggio americano osservato dalcielo, così da compiacere anche l'oc-chio di Dio (e di Primetto).Vedi quelle strutture – cui vanno ag-giunte quelle dei colleges – combi-

    nate con ruolo ed organizzazionedello sport nella scuola e – in occa-sione di Olimpiadi e Mondiali, tantoquando vincono di meno comequando vincono di più – verrebbesempre da chiedersi come facciano,gli americani, a vincere così poco,anche se la gestione di vertice restacosa complicata per loro.Nello sport americano il pareggio

    non è contemplato – accade assairaramente solo nel football – mentrelivello e sistema di competizione al-lenano ad essere dei vincenti: diperdenti seriali come Marlene Otteye Asafa Powell non c'è traccia nellastoria della loro... track & field.Ma veniamo a Tampere, e da dovecominciare se non dall'ultima gara?

    Riuscire aperdere il te-stimone alprimo cambiodella 4x400ancora in cor-sia è cosa daassoluti mam-melucchi chefa il paio con

    il testimone perso in batteria da una4x100 femminile che lei pure avevacarrettate di metri di avanzo sullaconcorrenza e poteva permettersitutta la prudenza necessaria, invecesfidata fin dal primo cambio lunghis-simo prima del fatale ultimo.Certo che passare dagli 11 ori del-l'edizione del 2016 ai 3 di Tampere è

    cosa che ha richie-sto agli americaniuno sforzo di coraleinettidudine di pro-

    porzioni quasi inimmaginabili alla vi-gilia delle gare.La squadra era stata formata quattrosettimane prima ai campionati nazio-nali di categoria nell'Indiana, al solitodentro i primi du con il minimo, ma-tricole universitarie ed high schoo-lers reduci dalle rispettive stagioni icandidati, niente commissario tec-nico ad hoc e chaperons al seguito diuna formazione certo col suo buonnumero di mezzosangue e brocchi,ma tre-ori-tre andiamo...Ha cominciato, nel peso, un inso-spettabile come Adrian “Tripp” Pi-peri, sorta di bad bodied direbbe unoscout del football – relativamente

    basso e non molto definito– ma già 20.41 per i Texaslonghorns col 16 libbre edil più compiuto di tutti ilanciatori a Tampere. Cam-pione mondiale allievi treanni prima, quando alquinto tentativo fa il perso-nale col 6 chili a 22.06esplode credendo l'oro siacosa fatta. Il sudafricanoBlignaut lo precedeva inlista col peso “leggero” elancia subito dopo di lui,l'esultanza di Tripp a fareda carburante ed il suopeso cade a 22.07 e sullamedaglia d'oro. Ma fin quiLombardi in fondo capi-rebbe, Tripp resta un ot-timo agonista, anche sequell'esultanza anticipata...Ha continuato AnthonySchwartz, ancora highschooler, capolista mon-diale stagionale che restain testa nella finale dei 100sino ai 90 per venire poipassato dall'indonesianoLalu Zohri, che dà l'impres-sione di avere più cercatola vittoria e, nonostantel'assenza di pedigree ri-spetto allo yankee, davvero

    splendido nel farlo. Indonesia uno,Stati Uniti zero, passi nel soccer, manell'atletica!Diceva Lombardi che se vincere èun'abitudine, sfortunatamenteanche perdere lo è, come è stato aTampere lungo tutta la settimanaper Alyssa Wilson, già terza nel pesol'edizione precedente e qui presenteanche nel disco e nel martello:prima in qualifica nel peso con 17.02e poi tre nulli in finale dove si èvinto con 17.09. Senza storia ildisco. Nel martello avrebbe vintocon la misura di tutti i suoi tre lancibuoni nell'Indiana, invece finisce se-conda.Sui 100 donne Twanisha Terry, 19anni, partiva con 14 centesimi diavanzo sulla seconda in lista, la sedi-cenne jam Briana Williams, 22 quelli

    che separavano le due nel vincere lerispettive semifinali. Twanisha, giu-liva nell'introduzione delle finaliste,si faceva sorprendere in partenzadalla magnifica Briana e finiva infi-lata come un'oca o pollo che si dica.L'avesse vista a mò di farfalla ese-guire il rito trito e ritrito della ban-diera – come insegnato a LA '84 daKing Carl Lewis più per fini com-merciali che patriottici – il nostropaisà l'avrebbe fulminata: “Non c'èspazio per il secondo posto. C'è unsolo posto nel mio gioco, il primo”.Diverso il caso dei 400 donne, dovein assenza della star McLaughlin,l'ammiraglia USA presente sulla di-stanza, Taylor Manson, si prova inu-tilmente a resistere ad una indianache... lasciamo perdere. Sta di fattoche la Manson finisce per farsi infi-lare anche da una pienamente in re-gola – quanto ad attributi realmentefemminili – Andrea Miklos, rumena.Sui 200 sempre al femminile la Wil-liams americana, Lauren, parte con60 centesimi di avanzo in lista sullajam, che è ancora Briana che ancorasi rivela una vincente intrattabile(Vince se la sarà mangiata con gliocchi), rifilando 59 centesimi in fi-nale ad una impotenteLauren.Detto del salto in lungo, sempredonne (i brocchi erano di più tra imaschi) dove la titolare di sei delledieci migliori prestazioni stagionali,Tara Davis, si fa superare secca dauna tedesca che invece azzecca ilsalto della carriera – almeno sino aqui – e per un centimetro anche dauna giapponese. Resta da dire comel'unico oro individuale di una Ame-rica mai così in basso sia stato sal-vato per una questione di millimetrisui 100 ostacoli da Tia Jones, cheper alzare le braccia sul filo ha ri-schiato di essere infilata lei pure daBritany Anderson, altra determina-tissima e miglioratissima jamaicana.Almeno hanno pareggiato con l'In-donesia, ammazza sti americani oh!Make America great again? Just win,baby!

    Mauro Molinari

    AMERICANTREKKENFILD,CRONACADI UNA DISFATTA

    Sopra: l’indonesiano LaluMuhammad Zohri, oro, asorpresa, nei 100: 10.18.Sotto i quattro moschettieriazzurri festeggiano il titolomondiale under 20 nella4x400. Da sinistra: Gjetja,Romani, Scotti, Sibilio. Recorditaliano con 3:04.05Foto Getty Images/IAAF

  • Ho scelto volutamente la copertina dell'ultimonumero dell'ironico “Trekkenfild”, creato, so-stenuto, diffuso dagli amici Daniele Perbonie Walter Brambilla. Copertina riservata al ve-locista Filippo Tortu, del quale ormai chisegue l'atletica conosce tutto e più di tutto,

    familiari compresi. Quello che sto per mettere su fogliovirtuale non intacca minimamente il valore di questogiovane atleta, cui auguro ogni successo, e che siagrande possibilmente. Non ho mai avuto occasione diconoscerlo, di parlargli, l'ho visto correre, era ragazzino,solamente in alcune competizioni internazionali, dovevenivo trasportato dal mio ruolo alla Federazione inter-nazionale di atletica che mi elargiva graziosamente lapaga: ricordo Nanjing 2014 per i Giochi Olimpici dei gio-vani, Nassau (staffette) e Bydgoszcz (Campionati mon-diali U20, secondo nei 100 metri). Sia gloria dunqueall'eroe del momento, ma qualche considerazione la vo-glio fare, a modo mio.Sembra quasi che l'aver sostituito il nome di PietroPaolo Mennea con quello di Filippo Tortu nella tabelladel primato dei 100 metri sia per taluni (tutti? molti?)un sollievo. Due annotazioni. Cercate di non dimenti-care che dal 10.01 del barlettano al 9.99 attuale sonotrascorsi non due centesimi di secondo ma ben 39 anni.In quasi quattro decadi che cosa è successo? Una dellelezioni che ho appreso da quello che considero il miomaestro di atletica, Bruno Bonomelli, era quella che di-chiarava fiducia nel "progresso dell'uomo", che vale nonsolo nello sport. Chiedo: in questi 39 anni il progressodella velocità italiana dove è stato? Mi pare assoluta-mente normale che dopo tanto tempo si riprenda a gi-rare le lancette dell'orologio che si erano fermate a quel4 settembre 1979. Fatemi dire (tanto lo dico lo stesso)con orgoglio che quel giorno Ottavio Castellini era là,sulla tribuna dello Estadio Universitario di México City,quello dove si celebrarono i Giochi Olimpici del 1968,era là a sue spese e con i suoi giorni di ferie pur essendoin pianta stabile nella redazione sportiva di un quoti-

    diano. Ebbene sì, dovevo dirlo. Domandina:visto che Tortu è il prezioso gioiello del nostrosport in questo momento, quanti inviati, pagatidai loro fogli, c'erano a Madrid in occasione del9.99? Eppure Tortu aveva già corso in 10.04,10.03...Trionfo del giornalismo sedentario e diquello copia - incolla, tanto c'è Internet...Sapete che cosa mi scatena una orticaria nervosainsopportabile? Il leggere che nella lista degli atleti chesono scesi sotto il limite dei 10 secondi (10.00 in versioneelettrica, quella sola che ormai vale dal 1° gennaio 1977)Tortu è "il quarto bianco". Una fesseria di portata colos-sale! Che cosa c'entra essere bianco rosso giallo verde (gliomini extraterrestri)? È una forma di razzismo cometutte le altre, come quelle contro i rom, gli extracomuni-tari, come lo era contro gli italiani (quasi 4 milioni, lo sa-pranno i nostri ignoranti finti governanti?) chesbarcarono in America del Nord fra fine 800 e primi 900 evenivano segregati in quarantena a Ellis Island, l'Isola

    delle Lacrime, di fronte a New York:sapete quanti ne sono annegati nellaNew York Bay quando gli occhiuti po-liziotti yankee li volevano rispedire inItalia? I vari mari nostrum attorno almondo sono lastricati di morti. Lastoria si ripete, diceva GianbattistaVico. Razzismo sportivo idiota, unocorre che sia bianco o nero, e se vaforte va forte. Prendo la maratonache nel cuor mi sta: Gelindo Bordin,Stefano Baldini, Orlando Pizzolato,Gianni Poli, Giacomo Leone, bian-chissimi hanno smazzolato i famosicorridori neri degli Altipiani. Altri-menti d'ora in poi bisognerà indicareil primo dei gialli, che poi propriogialli non sono; oppure il primo deirossi, se sulla scena compare unosprinter erede dei Sioux o dei Co-manche o degli Apache di Cochise. Si vede che per chi riempie pezzi di

    carta questo richiamo del “primo terzo quarto dei bianchi”è superiore alla volontà di ragionare. Storia vecchia, per-fino Gianni Brera, in un articolo sui Campionati italiani del1946 scrisse: “Monti ad ogni modo è il secondo bianco eu-ropeo nei 200 (il negro Mac Donald Bailey....)”. Per nondire di quante volte nella mia troppo lunga frequentazionedi competizioni atletiche ho sentito velocisti (spalleggiatida interessati allenatori) della nostra allungata penisolaaffermare con esagerato orgoglio: “Sono il primo dei bian-chi“, al massimo erano entrati in una semifinale, onore-vole, per carità. Ultimo dato: il bravo Filippo è il numero134 nella elencazione di bipedi veloci formato tecnicolor.Lunedi 2 luglio una foto a colori (non poteva essere inbianco e nero, non avrebbe reso bene) ha fatto il periplodei media (dire giornali non fa fine) di ogni specie e sot-tospecie. Fissava i sorrisi di quattro ragazze con la ma-glia azzurra della Nazionale di atletica leggera che aiGiochi del Mediterraneo (una delle tante manifestazionisportive inutili e anacronistiche) aveva vinto la staffeta4 per 400 metri. Raphaela Lukudo, Maria BenedictaChigbolu, Libania Grenot e Ayomide Folorunso. Italiane.Il quotidiano “la Repubblica” ha messo la foto in prima

    pagina. Poi ha toppato: all'interno la stessa fotinaformato francobollo e quattro righe striminzite. Eintanto giù cinquettii, polemiche, democraticicontro forcaioli, e una immonda orgia di com-menti "politici", da destra e da sinistra, da indivi-dui che sicuramente non sanno neppure cosa siauna staffetta, non l'hanno mai saputo e non glienefrega niente di saperlo. Ma era una occasionestraordinaria per farsi le loro ridicole menelle dipollaio, appropriandosi di queste quattro signo-rine, anche questa è violenza, psicologica. Chiedouna volta ancora soccorso al mio amico ErsilioMotta che spesso ricorreva a questa frase: “Quellolì ha la faccia foderata di pelle di culo“. Quantipochi volti vediamo e quanti milioni di culi siamocostretti a vedere oggidì.La frase più bella? Quella di Maria Benedicta Chig-bolu: “Non ci siamo accorte di essere quattronere“. Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato cheFilippo Tortu nella prossima intervista, alla enne-sima affermazione che lui è “il numero ...dei veloci-sti bianchi”, risponda: “Non mi sono accorto diessere bianco”.Come rispose Pietro Paolo Mennea a scemenzaanaloga: “Sono bianco di fuori ma nero di dentro”.Pietro era una persona intelligente.

    Ottavio Castellini

    Bianchi, neri, ma dei gialli e rossi che famo?Riproponiamo questo pezzo,uscito circa un mese fa sul sitowww.collezioneottaviocastellini.com/,curato dall’amico Ottavio,perché ne condividiamo in totoil contenuto e lo spirito.

    Sopra: le quattroragazze che hannovinto la staffetta delmiglio ai Giochi delMediterraneo. Dasinistra: MariaBenedicta Chigbolu,Libania Grenot,Ayomide Folorunso eRaphaela Lukudu.(Foto Simone Ferraro).A destra: PietroMennea vince i 200olimpici a Mosca ‘80.

  • Le scriviamo riguardo alla vicendaSchwazer/doping che la vede impe-gnato in prima linea ormai da oltretre anni. Tutto nasce, per la parteche la riguarda, il 1° di aprile 2015.In quel giorno lei dichiara che saràl’allenatore di Schwazer, già squali-ficato per doping alla vigilia delleOlimpiadi di Londra. Quell’AlexSchwazer colpevole di doping(EPO e più tardi anche l’ammis-sione del testosterone), già con-dannato sia dalla giustizia ordinaria(pena patteggiata per il doping dal2010 al 2012 e prescritto per l’usodella tenda ipossica nel 2008/2009)che da quella sportiva (3 anni e 9mesi di squalifica). Proprio lei cheritiene di aver denunciato l’atletacon due mail inviate alla WADApoco prima di metà luglio 2012. È questa però una circostanza chenon ha trovato riscontro nel pro-cesso di Bolzano, dove è emersoche furono WADA e IAAF a metteresotto osservazione l’atleta moltoprima della sua segnalazione, atti-vando il “passaporto biologico ema-

    tico” dopo i valori anomali del testeffettuato il 1° aprile 2012. Lo con-fermano i documenti agli atti e ladeposizione del Dr. Sottas, mana-ger della stessa WADA in cui lei,sebbene affermi il contrario, nonavrebbe mai rivestito incarichi, se-condo quanto confermò pubblica-mente il Direttore generale OliverNiggli. Il rientro alle competizioni fu annun-ciato con grande clamore, con pocotempo a disposizione per raggiun-gere l’obiettivo: bissare la medagliad’oro olimpica di Pechino, otto annidopo. La cosa che colpiva maggior-mente era che lei voleva dimostrare,dati alla mano, che il doping servivaa poco o a niente: Schwazer era untalentuoso purosangue che con alle-namenti mirati avrebbe ottenuto ri-sultati uguali se non migliori diquelli da dopato. Ha trascurato peròil particolare che Schwazer avevagià dato prova di tutto ciò vincendouna medaglia d’oro olimpica nel2008, anno in cui disputò e conclusela 50 km due volte (in Russia e poiin Cina) con lo straordinario tempodi 3h37’: a meno che lei non pensiche anche quei risultati fossero in-quinati da pratiche illecite.

    Abbiamo assistito ad una mobilita-zione di mezzi mai vista, sponsor,associazioni, manager, ematologi, al-lenatori, biomeccanici, tutti i mezzidi informazione possibili. La vicendaappassionava, sia dal punto di vistasportivo che di riabilitazione sociale.Fu fatto il possibile e l’impossibileper raggiungere lo scopo: prove an-cora in regime di squalifica, senzagiudici su piste non omologate, testsenza concorrenti su percorsi citta-dini aperti al traffico da ritenersi va-lidi come selezione per la Coppa delMondo. Quindi l’apoteosi della vitto-ria nella rassegna iridata di Romadel maggio 2016.Seguirono quaranta giorni di esalta-zione collettiva con lei che non ri-sparmiava critiche, a partire daquelle indirizzate al precedente al-lenatore dell’altoatesino, reo di nonessere stato in grado di esaltare untalento e di averlo lasciato da soloe libero di doparsi prima di Londra2012. Poi un giorno di giugno 2016, a duemesi dalle Olimpiadi, improvvisa-mente una deflagrazione: Schwazer

    Lettera apertaal MdSSandro Donati

    nuovamente positivo, testosteronepresente in un test effettuato il 1° digennaio 2016, quando l’atleta, ormaida alcuni giorni, si trovava da solo acasa per le festività. Stavolta vienenegato subito il doping, sostenendola tesi dell’incidente: bistecca conta-minata (salvo ritrattazione nel girodi 24 ore), pomata o olio per mas-saggi. Poi arriva la madre di tutti glialibi: il complotto! Dove? Quando? Come? Forse inqui-namento delle borracce scassinandola vettura dell’atleta? O addiritturamanomissione delle provette con re-lativa sostituzione/aggiunta di urineestranee? Ma chi avrebbe ordinato ilcomplotto? I poteri forti? Il sistema?La mafia sportiva? Le società farma-ceutiche? Lo spauracchio dei “mira-colati di Conconi”, dottore con cui asuo tempo aveva rapporti anche ilsuo atleta Schwazer?E lei a chiedersi: perché un test il 1°di gennaio, festività, con i laboratoridelle analisi chiusi? È un complotto!Lei però sa bene che i test a sor-presa si possono fare 365 giornil’anno, 24 ore su 24, anche se i labo-

    ratori chiudono nei weekend e nellefestività, come stabilito da regola-menti e procedure antidoping validein tutto il mondo. E poi ancora a sostenere: sono statieffettuati privatamente decine ditest negativi sul sangue, mai trovatetracce di doping, è sicuramente pu-lito. Ma… le urine? I test privatisulle urine prevedevano anche gliesami IRMS? E se sì, dove sono fi-niti? Lei sa bene che esiste il passa-porto biologico steroideo per icontrolli ufficiali delle urine, ed itest privati poco valgono a fronte diuna positività accertata.E poi ancora: si trattava di un’om-bra, di una particella insignificantetrasformata in un mostro, fino a co-niare l’innovativo concetto di “posi-tività irrilevante”. Ma come si fa ad ignorare, dal mo-mento che ormai è di pubblico do-minio, che attraverso le microdosici si può dopare con la formula del“poco e sempre”, per poi sfuggirepiù facilmente alle maglie dei con-trolli e risultare apparentementepuliti?

    E infine la lamentazione: me la vole-vano far pagare, volevano inca-strarmi come provarono vent’anni facon una mia atleta le cui provetteerano state manipolate. Non le sem-bra di usare un po’ troppo questastoria? Perché sa, per un richiamo alcaso della sua atleta, nel quale leurine del campione A erano addirit-tura di colore diverso da quelle delcampione B (cosa che farebbe pen-sare più a un gran pasticcio che adun complotto ben congegnato), c’èn’è un altro, precisamente prima diBarcellona ‘92, quando due atletenigeriane da lei allenate risultaronopositive: certamente a sua insaputa,ma sempre positive. Anche alloravolevano incastrarla?Lei ha puntato il dito contro la IAAF,WADA, laboratorio antidoping di Co-lonia etc. etc. Ora che finalmente leprovette con le urine sono in Italia,in mano da mesi al RIS, la teoria delcomplotto sembrerebbe essere ve-nuta meno: le analisi effettuateavrebbero confermato che inognuno dei due campioni (A e B) èstato rilevato il profilo genetico diun solo soggetto, lo stesso soggettoper entrambi. Quindi le chiediamo:dato che per quel che si sa, il DNAsarebbe uno e non sono emerseprove di manipolazione, lei come lospiegherebbe? Quale sarà ora lanuova ipotesi? Un cavillo scientifico?Nel frattempo continua ad interve-nire in convegni ed interviste, par-lando della positività del suo atletacome di una “non negatività”, sem-pre senza alcun contraddittorio: afuria di parlare sempre e soltantodella sua versione, l’opinione pub-blica si è convinta dell’esistenza diun complotto planetario di cui in re-altà non ci sono prove ma solo affa-scinanti accuse. Tutti hanno ildiritto di difendere il proprio con-vincimento, ma con toni appropriatie moderati per evitare di fomentareodio e disprezzo dal quale poi si fini-sce per essere investiti; certi termini(come “mafia” e “corruzione”), usatiimpropriamente ed ingiustamenteanche contro la FIDAL, il CONI e il

    Gentile SignorSandro Donati

    Questa lettera è stata redatta e firmata da persone piùo meno note, legate al mondo dello sport (non necessa-riamente all’atletica). In assenza di un vero contradit-torio pubblico con Sandro Donati, i firmatari hannocercato di riassumere la situazione e proporre così uncorretto confronto chiarificatore che vada oltre le ipo-tesi e le accuse e si basi finalmente sui fatti.

  • Erano due giganti, non tanto per l’altezza – 183 cm cia-scuno – quanto per quello che di mirabolante feceroin pista e non solo per i loro epici duelli. E due gigantisono rimasti: uno è Franco Arese, nato a Centallo(Cuneo) il 13 aprile 1944, l’altro è lo statunitense MartyLiquori, nato a Montclair, New Jersey, l’11 settembre1949, un nonno di Corbara (Salerno). Sono rimasti tali perquanto di amicizia, di stima, di vitalità, di signorilità sonostati capaci di trasmettersi reciprocamente e di trasmet-tere alla ventina di amici giornalistiinvitati da Franco l’11 luglio in unasaletta del ristorante “Aurora” arre-dato in elegante stile Liberty (soloun caso?...), per festeggiare l’incon-tro con l’amico-rivale di un tempo.Un tempo che fu, verrebbe da dire,perché la loro storia ha viaggiato sucorsie parallele lungo l’arco di quat-tro anni – dal ’69 al ’72 – con cinquesfide dirette (quattro sui 1500 euna sul miglio indoor) e una indi-retta (sul miglio). Era da quel ’72che i due non si rivedevano, cioèda ben 46 anni! In effetti Francoaveva già invitato l’amico in otto-bre in occasione della presentazione del suo libro “Di-vieto di sosta”, ma in quel periodo Marty non stavatanto bene e dovette declinare l’invito. Invito che, tro-vandosi lui in luglio in Italia e Arese avendolo saputo,ha accettato subito con entusiasmo.I due soprattutto a inizio anni ’70 hanno lasciato un segnonella storia dell’atletica, quando l’atletica era quella deigrandi duelli, dei grandi protagonisti, dei grandi pubblici. Franco Arese – esordio nel ‘64 – ha indossato 38 volte lamaglia azzurra; ha vinto 9 titoli italiani all’aperto (4 negli800: ’68-’69-’72-’73; 4 nei 1500: ’66-’67-’68-’70; 1 nei 5000:’71. Nel ’70 ha vinto il titolo nel cross e altri due titoli se liè aggiudicati nelle indoor: 1500 nel ’72 e 3000 nel ’70; hastabilito ben 19 record italiani su tutte le distanze com-prese tra gli 800 e i 10.000 metri; nel ’70 si è aggiudicatol’oro nei 1500 all’Universiade di Torino; nel ’71 si è lau-reato campione europeo dei 1500 a Helsinki in Finlandia.Ha partecipato a due Olimpiadi: nel ’68 a Città del Messicoe nel ’72 a Monaco di Baviera, arrivando in entrambe allesemifinali dei 1500. Nel novembre 2004 è stato eletto pre-sidente Fidal mantenendo la carica fino al dicembre 2012.Il ’71 è stato il suo anno di grazia: a partire dal titolo euro-

    peo in quell’anno l’atleta di Centallo detenne tutti i primatiitaliani dagli 800 ai 10.000 metri. In particolare: 800:1’47”1 (Praga); 1000: 2’16”9 (Torino); 1500: 2’36”3 (Mi-lano); miglio: 3’56”7 (Berlino); 2000: 5’03”4 (Viareggio);3000: 7’51”2 (Varsavia); 5000: 13’40” (Roma); 10.000:28’27” (Varsavia). La sera del 7 settembre ’71 il giornaleradio sottolineò il fatto, visto il record sul miglio ottenutodal piemontese quello stesso giorno a Berlino. Non ba-stasse nel dicembre di quello stesso anno Arese corse ad-dirittura la maratona di Roma e se l’aggiudicò in 2h24’28”. Durante la Notturna dell’Arena del luglio ’74 nella volatafinale dei 1500 – vinta dal neozelandese John Walker sullostatunitense Len Hilton e sull’italiano Luigi Zarcone –Arese si ruppe il tendine d’Achille sinistro, infortunio chein pratica pose fine alla sua carriera.Marty Liquori è stato un forte miller: a soli 18 anni hacorso il miglio sotto i 4 minuti: 3’59”8; vanta un personale

    di 3’52”2 e su questa stessa distanzaha clamorosamente battuto duevolte (’69, ’71) lo specialista che an-dava per la maggiore e cioè JimRyun, un formidabile talento. Nel’72 ha partecipato alla finale dei1500 all’Olimpiade di Monaco di Ba-viera ma, vittima di una frattura dastress a un piede, è finito solo 12°.Nei 1500 ha il miglior crono in3’36”0 realizzato a Milano nel ’71;nei 5000 vanta 13’15”06 ottenuto nel’77 a Dusserdolf. Liquori è stato peranni un apprezzato commentatoredi atletica alla tv americana ed è uneccellente chitarrista di musica jazz.

    Questa la sequenza dei duelli tra i due che vide primeg-giare Arese per 4 a 2:1969 – 1500 – Stoccarda, incontro Europa-Stati Uniti: 1°Liquori 3’37”2 – 2° Arese 3’37”6 1970 – 1500 – Milano, “Notturna” all’Arena: 1° Arese3’39”3; 2° Del Buono 3’39”5; 3° Liquori1970 – 1500 – Siena, 1° Arese 3’42”8; 2° Liquori1971 - 1500 – Milano, “Notturna” all’Arena: 1° Liquori3’36”0; 2° Arese 3’36”3 (record ita., resisterà per 10 anni)1971 – miglio – Toronto, 1a serie: Arese 4’00”3; 2a serie: Li-quori 4’02”81972 – miglio - Toronto (indoor), 1° Arese 4’09”3; 2° DelBuono 4’09”9; 3° Liquori 4’09”9 Furono tutti duelli esaltanti, proprio… all’ultimo sangueche come tali mandarono in visibilio le folle – a queltempo erano proprio folle! – e la stampa. Tra i due, al di làdi una sana rivalità agonistica, nacque una forte simpatia euna ancora più forte stima reciproca.L’abbraccio commosso che Franco e Marty, tra gli applausidegli astanti, si sono scambiati in quella saletta liberty èdurato 46 anni.

    Ennio Buongiovanni

    PresidenteMalagò da al-cuni facinorosi delgruppo FB “Io sto conAlex”, hanno determinatodelle sacrosante squalifiche discipli-nari (sei soggetti per ora). Ora il ge-store della pagina in questione (chenon si mostra), giustifica il silenziosul caso Schwazer perché c’è il “se-greto istruttorio”, quando in realtàle disinformazioni su questo casosono arrivate a valanga grazie anchea furti di email fatti da hacker russio dalla pubblicazione mirata e par-ziale di documenti dei legali IAAFda parte di alcuni giornalisti: tuttofatto in modo da sostenere a prioriuna sola tesi. Anche se ci fosse un complotto, èscorretto il modo in cui lo si so-

    stiene.Non nascon-

    diamo che siamo spiaz-zati: avevamo apprezzato le suelotte contro il doping e contro un si-stema malato. Ora invece difende aspada tratta una storia che apparepurtroppo un triste caso dopingcome tanti altri. Noi abbiamo se-guito queste vicende. Non ci siamolasciati affascinare dalle sue parolesolo per il fatto che fosse lei a pro-nunciarle: le abbiamo verificate, cisiamo documentati. Per cui le chie-diamo: che cosa la spinge ad unatale esposizione mediatica? Perchécontinuare a parlare di complotto?Questa tesi è comprensibile se so-

    stenuta da un collegio di difesa insede processuale (fino a prova con-traria del DNA), ma avrebbe dovutoportare ad un più prudente atteggia-mento da parte sua.Perché non prendere in considera-zione anche un momento di debo-

    lezza e solitudine che avrebbeportato ad un tradimento del-l’atleta, come già ipotizzato dalTAS? In fondo distrarsi èumano, e comprendiamo cheammetterlo dopo gli impegnisolennemente assunti difronte al mondo intero, esapendo di aver a che farecon un soggetto che non siera fatto problema di affer-mare che riguardo al do-ping ne sapeva di più diqualsiasi medico, sia parti-colarmente doloroso; ma ècomunque meglio che per-severare nel sostegno osti-nato di vari teoremi, quellodel doping di stato italiano,

    delle società militari cheavrebbero sempre sostenuto

    il doping o della mega cospira-zione ai suoi danni. Piuttosto

    che lanciare proclami destabiliz-zanti contro le istituzioni sportive

    avrebbe fatto meglio, esimio profes-sore, a non lasciare solo il suo atletain quel Capodanno 2016; peraltro,per paradosso, è la stessa contesta-zione che lei ha mosso al prece-dente allenatore.Se ritiene sempre di essere nel giu-sto, accetterebbe di confrontarsicon noi miscredenti in una delle suetante tappe in giro per l’Italia, inmodo da sviscerare i suoi punti divista in contraddittorio? La salutiamo cordialmente e atten-diamo una sua risposta. Gabriele Battista, Federico Boldrini, Pie-

    tro Bonanno, Nicola Casini, ErnestoCroci, Michele Didoni, Massimo Di Gior-

    gio, Nerio Gainotti, Stefano Marco Giani,Stefano La Sorda, Filippo Adriano Laz-

    zara, Debora Locatelli, Luca Montoleone,Daniele Paris, Andrea Portaluppi, Nico

    Savino, Francesco Scafuro, EugeniaNadia Sidoti, Claudio Vignola.

    Che duellieran quelli

    Arese, a destra, con Marty Liquori.