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PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA 1 DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE AL GOVERNO DEI PADRONI AL GOVERNO DEI PADRONI AL GOVERNO DEI PADRONI AL GOVERNO DEI PADRONI Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria (Marcegaglia), Centro (Marcegaglia), Centro (Marcegaglia), Centro (Marcegaglia), Centro-Destra ( Fini/Casini), Centro Sini- Destra ( Fini/Casini), Centro Sini- Destra ( Fini/Casini), Centro Sini- Destra ( Fini/Casini), Centro Sini- stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare Berlusconi per non cambiare niente. Berlusconi per non cambiare niente. Berlusconi per non cambiare niente. Berlusconi per non cambiare niente. Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie- Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie- Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie- Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie- re, è quello che vogliono i mercati. re, è quello che vogliono i mercati. re, è quello che vogliono i mercati. re, è quello che vogliono i mercati. Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe rosse. rosse. rosse. rosse. E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne ha insegnato. ha insegnato. ha insegnato. ha insegnato. Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il momento di sostituire quello di personaggi della bor- momento di sostituire quello di personaggi della bor- momento di sostituire quello di personaggi della bor- momento di sostituire quello di personaggi della bor- ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon- candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon- candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon- candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon- ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT. ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT. ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT. ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT. Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente. classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente. classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente. classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente. CASA ROSSA CASA ROSSA CASA ROSSA CASA ROSSA di Hannah Sell* Da 300 anni, da quando esiste, il capitalismo ha trasformato il pianeta. Tre- ni, elettricità,motori a scoppio, aerei, spedizioni spaziali, telefoni e computer, la lista è interminabile. L'economia mondiale è 17 volte maggiore rispetto ad un secolo fa. Nonostante ciò, tutta la tecnologia sviluppata dal capitalismo è incapace di fornire acqua potabile a 1,2 miliardi di persone o cibo per altri 841 milioni che sono praticamente denutrite. Il capitalismo è invece capace di sprecare miliardi per la costruzione di armi, usate ad esempio per bom- bardare i popoli dell'Afghanistan e dell'Iraq, ma non riesce a risolvere il pro- blema della povertà, della fame o delle malattie. Il capitalismo sta minac- ciando il futuro e l'esistenza stessa del pianeta. Gli scienziati sostengono che a causa del surriscaldamento della terra il li- vello dei mari ,probabilmente entro la fine di questo nuovo secolo, si innalzerà di un metro circa. Questo farà si che verran- no distrutte e si renderanno ina- bitabili vaste zone del Bangla- desh e dell'Egitto, significa che più di 100 milioni di persone saranno costrette ad emigrare. Il capitalismo ha sviluppato al massimo le forze produttive, ma queste sono dirette e controllate da forze cieche che vedono solo il profitto. Il capitalismo è inca- pace di utilizzare interamente la scienza e la tecnologia che esso stesso sta sviluppando. E' inca- pace di soddisfare le esigenze dell'umanità o di proteggere il nostro debole pianeta. Al contrario, una società socialista sarà in grado di utilizzare l'enor- me potenziale umano e tecnico per costruire una società e una economia che porteranno al soddisfacimento delle necessità, dei bisogni di tutti. L'economia pianificata L'economia pianificata L'economia pianificata L'economia pianificata Non è possibile costruire il socialismo in un solo paese circondato dal mer- cato capitalista mondiale. Ciò nonostante è grandioso quello che si potrà ottenere dopo l'ascesa al potere di un vero governo socialista che metta in atto le prime misure politiche come parte della transizione dal capitalismo al socialismo. Una economia socialista deve essere una economia pianificata. Nel nostro paese questo significa che le grandi imprese e le multinazionali che controllano circa l'80% dell'economia devono essere poste sotto la pro- prietà pubblica e sotto il controllo e la gestione democratica dei lavoratori. Naturalmente, questo non significa colpire i piccoli negozi, molti dei quali sono messi fuori gioco dalle multinazionali. Non significa nemmeno, come dicono i detrattori del socialismo, che sarà abrogata la "proprietà privata" personale. Al contrario noi marxisti siamo a favore che tutti abbiano diritto ad una casa decente e a tutte le comodità della vita moderna. Il socialismo sarà veramente una società democratica. Sotto il capitalismo la maggior parte delle decisioni non vengono prese in Parlamento o nei Consigli comunali, ma nelle sale riunioni delle grandi im- prese. Un governo socialista metterà la grande industria sotto la proprietà pubblica e verrà controllata democraticamente da chi ci lavora. Sarà neces- sario un piano economico, che consenta la partecipazione di tutta la società, per decidere quale deve essere la produzione industriale di cui hanno biso- gno le masse. In ogni settore della società, nei quartieri e nei luoghi di lavo- ro, si formeranno comitati che eleggeranno delegati per il governo loca- le,regionale e nazionale. (Segue a pag. 2) SPECIALE PRESENTAZIONE DI CASA ROSSA PAGG 6 E 7

giornale casarossa novembre dicembre

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PRIMA PAGINAPRIMA PAGINAPRIMA PAGINAPRIMA PAGINA 1111

DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE DAL GOVERNO DEL PADRONE

AL GOVERNO DEI PADRONIAL GOVERNO DEI PADRONIAL GOVERNO DEI PADRONIAL GOVERNO DEI PADRONI

Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria Questo è quanto chiedono Confindustria (Marcegaglia), Centro(Marcegaglia), Centro(Marcegaglia), Centro(Marcegaglia), Centro----Destra ( Fini/Casini), Centro Sini-Destra ( Fini/Casini), Centro Sini-Destra ( Fini/Casini), Centro Sini-Destra ( Fini/Casini), Centro Sini-stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare stra ( Bersani). All’unanimità chiedono di cambiare Berlusconi per non cambiare niente.Berlusconi per non cambiare niente.Berlusconi per non cambiare niente.Berlusconi per non cambiare niente.

Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie-Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie-Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie-Un vero lifting, non quelli a cui ci ha abituati il Cavalie-re, è quello che vogliono i mercati.re, è quello che vogliono i mercati.re, è quello che vogliono i mercati.re, è quello che vogliono i mercati.

Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe Basta parlare di mafiopoli, di mignottificio, di toghe rosse.rosse.rosse.rosse.

E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne E’ ora di mettere a lavorare l’Italia come Marchionne ha insegnato.ha insegnato.ha insegnato.ha insegnato.

Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il Al volto degradato del governo Berlusconi è giunto il momento di sostituire quello di personaggi della bor-momento di sostituire quello di personaggi della bor-momento di sostituire quello di personaggi della bor-momento di sostituire quello di personaggi della bor-ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti ghesia capitalista più presentabili; la fila degli aspiranti candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon-candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon-candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon-candidati al governo comincia allungarsi: Draghi, Mon-ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT.ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT.ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT.ti, Montezemolo; cioè Banca d’Italia, Bocconi, FIAT.

Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di Non c’è alternativa. L’unica alternativa è la lotta di classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente.classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente.classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente.classe. Sarà di lunga durata e dovrà essere vincente.

CASA ROSSACASA ROSSACASA ROSSACASA ROSSA

di Hannah Sell*

Da 300 anni, da quando esiste, il capitalismo ha trasformato il pianeta. Tre-ni, elettricità,motori a scoppio, aerei, spedizioni spaziali, telefoni e computer, la lista è interminabile. L'economia mondiale è 17 volte maggiore rispetto ad un secolo fa. Nonostante ciò, tutta la tecnologia sviluppata dal capitalismo è incapace di fornire acqua potabile a 1,2 miliardi di persone o cibo per altri 841 milioni che sono praticamente denutrite. Il capitalismo è invece capace di sprecare miliardi per la costruzione di armi, usate ad esempio per bom-bardare i popoli dell'Afghanistan e dell'Iraq, ma non riesce a risolvere il pro-blema della povertà, della fame o delle malattie. Il capitalismo sta minac-ciando il futuro e l'esistenza stessa del pianeta.

Gli scienziati sostengono che a causa del surriscaldamento della terra il li-vello dei mari ,probabilmente entro la fine di questo nuovo secolo, si innalzerà di un metro circa. Questo farà si che verran-no distrutte e si renderanno ina-bitabili vaste zone del Bangla-desh e dell'Egitto, significa che più di 100 milioni di persone saranno costrette ad emigrare.

Il capitalismo ha sviluppato al massimo le forze produttive, ma queste sono dirette e controllate da forze cieche che vedono solo il profitto. Il capitalismo è inca-pace di utilizzare interamente la scienza e la tecnologia che esso stesso sta sviluppando. E' inca-

pace di soddisfare le esigenze dell'umanità o di proteggere il nostro debole pianeta. Al contrario, una società socialista sarà in grado di utilizzare l'enor-me potenziale umano e tecnico per costruire una società e una economia che porteranno al soddisfacimento delle necessità, dei bisogni di tutti.

L'economia pianificataL'economia pianificataL'economia pianificataL'economia pianificata

Non è possibile costruire il socialismo in un solo paese circondato dal mer-cato capitalista mondiale. Ciò nonostante è grandioso quello che si potrà ottenere dopo l'ascesa al potere di un vero governo socialista che metta in atto le prime misure politiche come parte della transizione dal capitalismo al socialismo. Una economia socialista deve essere una economia pianificata.

Nel nostro paese questo significa che le grandi imprese e le multinazionali che controllano circa l'80% dell'economia devono essere poste sotto la pro-prietà pubblica e sotto il controllo e la gestione democratica dei lavoratori. Naturalmente, questo non significa colpire i piccoli negozi, molti dei quali sono messi fuori gioco dalle multinazionali. Non significa nemmeno, come dicono i detrattori del socialismo, che sarà abrogata la "proprietà privata" personale. Al contrario noi marxisti siamo a favore che tutti abbiano diritto ad una casa decente e a tutte le comodità della vita moderna. Il socialismo sarà veramente una società democratica.

Sotto il capitalismo la maggior parte delle decisioni non vengono prese in Parlamento o nei Consigli comunali, ma nelle sale riunioni delle grandi im-prese. Un governo socialista metterà la grande industria sotto la proprietà pubblica e verrà controllata democraticamente da chi ci lavora. Sarà neces-sario un piano economico, che consenta la partecipazione di tutta la società, per decidere quale deve essere la produzione industriale di cui hanno biso-gno le masse. In ogni settore della società, nei quartieri e nei luoghi di lavo-ro, si formeranno comitati che eleggeranno delegati per il governo loca-le,regionale e nazionale.

(Segue a pag. 2)

SPECIALE

PRESENTAZIONE DI

CASA ROSSA PAGG 6 E 7

GRAMSCI E LA SITUAZIONE ATTUALE 2222

"Sarebbe ridicolo piagnucolare sull'avvenuto e sull'irrimediabile. I comunisti sono e devono esse-re dei freddi e pacati ragionatori: se tutto è in sfa-celo, bisogna rifare tutto, bisogna rifare il Partito, bisogna da oggi considerare e amare la frazione comunista come un partito vero e proprio, come la solida impalcatura del Partito comunista italiano, che fa proseliti, li organizza solidamente, li educa, ne fa cellule attive dell'organismo nuovo che si svi-luppa e si svilupperà fino a divenire tutta la classe operaia, fino a divenire l'anima e la volontà di tutto il popolo lavoratore" (Antonio Gramsci - L’Ordine Nuo-vo, 11- 18 dicembre 1920) La società occidentale è destinata al declino, occorre scegliere da che parte stare: gestire la crisi finché si può per mantenere i privilegi alla borghesia, oppure cavalcare la crisi per sortirne con proposte di trasformazione sociale (non... riformiste, ma semmai riformatrici!) che evitino degenerazioni fasciste e guer-rafondaie (che di fatto PD e UDC non contrastano minimamen-te)? Vendola è un buon riformista, ma un pessimo riformatore (e assolutamente un anti-rivoluzionario), e vuole gestire il sistema, non trasformarlo e superarlo, il che è legittimo ma non è quello che ci si aspetta da un comunista (quale lui non è) del XXI se-colo: andava semmai bene negli anni '70 dove con un po' di ke-ynesismo la sinistra si salvava, ma i tempi sono cambiati e para-dossalmente la crisi sistemica attuale dimostra che bisogna an-dare indietro nel tempo: c'è bisogno di marxismo!Il capitalismo italiano sta oggi portando il suo attacco decisivo al cuore della classe operaia. Stringe i ranghi, rinnova le attrezzature, scarica sul proletariato ciò che i nuovi assetti internazionali della pro-duzione e del mercato richiedono, il tutto affinché la grande im-presa ritrovi il suo posto nelle gerarchia imperialista. L’antagonismo tra i bisogni del proletariato e le necessità del capitale, sono inconciliabili, e rendono naturale lo scontro di classe. Non è comunque solo un discorso riservato all’Italia, ma è a livello internazione che bisogna guardare. Pensare globale, agire locale. I nemici da combattere si chiamano neoliberismo, BCE, FMI, Unione Europea, Confindustria, le banche, le lobby finanziarie, il Vaticano ecc unire un blocco anticapitalista e an-tiliberista, quindi è l’unica vera “sinistra” che oggi può esistere, ed è un dovere dei comunisti verso il proletariato. Le prospetti-ve vendoliane di contro non sono ne carne e ne pesce, parla di un utopica alleanza della sua sinistra con i moderati, i liberisti, iter classisti, i padroni di CONFINDUSTRIA e guerrafondai, in poche parole manca di coerenza con le sue stesse analisi. La ve-rità è una sola, Vendola sta facendo il doppiogioco, vuole prele-vare i voti di sinistra, comunisti, della classe lavoratrice e popo-lare, per metterli nella pancia dei loro nemici, i padroni! Gli e-sempi europei ci dicono che ovunque gli estremi avanzano, con l’esplosione delle contraddizioni del sistema capitalista. Vedia-mo la Grecia, la Francia, il Portogallo, la Spagna, la Germania, dove i partiti di sinistra e comunisti che portano avanti una linea politica radicale di contrasto al sistema ed alternativi allo stesso centrosinistra (le socialdemocrazie, ed Italia il Pd non è neanche socialdemocratico), crescono nei consensi e sono alla guida del-le masse in rivolta. Ripartire da noi, blocco anticapitalista e an-tiliberista, che miri al superamento di questo sistema, oggi più che mai è un dovere verso il proletariato!

Gramsci e la situazione attuale

"I proprietari di capitale stimoleranno la classe operaia a comprare più e più merci costose, case e tecnologie, spingen-doli a prendere più e più credito, finché i loro debiti non pa-gati condurranno alla bancarotta delle banche, le quali do-vranno essere nazionalizzate, e lo stato dovrà prendere la strada che alla fine porterà al comunismo" K. Marx, 1867 da "Il Capitale"

Una settimana lavorativa più corta e migliori condizioni economiche permetteranno a tutti di partecipare alle decisioni su quali articoli o beni produrre per migliorare realmente la società. Un governo socialista assicurerà che nessun rappresentante eletto riceva vantaggi finanziari per la posizione che occupa e avrà lo stesso stile di vita di coloro che rappresenta. In tutti i settori, i rappresentanti eletti saranno sog-getti a revocabilità immediata. Se non si riconosceranno con ciò che i loro rappre-sentanti avranno fatto gli elettori, potranno fare appello per una rielezione e se lo decideranno: la sostituzione del loro rappresentante.

Oggi il capitalismo ha fortemente sviluppato i mezzi che potranno aiutare una piani-ficazione socialista e democratica dell'economia. Abbiamo Internet, gli studi di set-tore, studi di mercato e sulle abitudini dei consumatori ecc. ecc. La grande distribu-zione utilizza questa tecnologia, per il suo mero profitto.

Noi invece, potremo utilizzarli razionalmente per conoscere cosa e di quanto hanno bisogno le persone. La tendenza generale del capitalismo, con il suo monopolio crescente è diretta verso la pianificazione interna alle aziende. La Ford, per esem-pio, utilizza un programma (una rete Intranet) per acquisire componenti il più eco-nomicamente possibile da tutto il mondo. Questo processo sotto il capitalismo si perpetua. E' un sistema cieco basato sul profitto e la competizione che riesce a pianificare.....ma fino ad un certo punto.

Un governo socialista svilupperà i mezzi di pianificazione oggi disponibili (che ser-vono più ad aumentare al massimo i profitti e evadere le tasse....) per pianificare la società a beneficio di tutti.

Una economia pianificata democraticamente potrebbe sviluppare la produzione a livelli molto più alti rispetto a quelli che sono possibili sotto il capitalismo.Non esi-ste nessuna contraddizione tra lo sviluppo tecnologico, la produzione e la salva-guardia del pianeta. Quello di cui c'è bisogno, se vogliamo salvare il mondo, è una pianificazione a tutto campo che possa sviluppare energie alternative che non dan-neggino l'ambiente.

Ciò si può ottenere solo in base al socialismo. Una pianificazione democratica dell'economia che prenda decisioni razionali dirette a soddisfare le necessità dell'umanità. Decidendo quale tecnologia debba essere sviluppata, che alimenti produrre, quando e dove costruire, tenendo conto sempre la necessità di protegge-re il nostro pianeta per consegnarlo alle generazioni future. Cambiando le relazioni economiche, l'abolizione della divisione della società in classi e la costruzione di una società basata sulla democrazia e la cooperazione, si porranno le basi per il cambiamento delle relazioni sociali.

Si metterà fine alla gerarchia, all'oppressione e all'abuso di un gruppo sull'altro. Le relazioni umane si libereranno da tutta l'immondizia del capitalismo.

* L'autrice è membro del Socialist Party, sezione britannica del CIL/CWI.

(Segue da pag. 1)(Segue da pag. 1)(Segue da pag. 1)(Segue da pag. 1) Che cos’e il socialismo?Che cos’e il socialismo?Che cos’e il socialismo?Che cos’e il socialismo?

REDAZIONEREDAZIONEREDAZIONEREDAZIONE 3333

Yosif Pallino 05 novembre

Tutto questo è cosa risaputa e poi siamo logici è cosa un tantinello vecchia anche se molto grave.

La cosa invece che va denunciata con vigore, è la presenza dei nostri militari e anche delle altre nazioni in Afganistan. Vogliamo dire chiaramente cosa fanno e perché i militari sono in Afganistan ect. La gente comune crede che sono in missione di pace e che quando poveretti ci rimettono la pelle sono eroi che lottano per la pace.

Caro compagno Yosif, capiamo perfettamente quello che dici, se ci parliamo addosso, tra noi, ma le cose Caro compagno Yosif, capiamo perfettamente quello che dici, se ci parliamo addosso, tra noi, ma le cose Caro compagno Yosif, capiamo perfettamente quello che dici, se ci parliamo addosso, tra noi, ma le cose Caro compagno Yosif, capiamo perfettamente quello che dici, se ci parliamo addosso, tra noi, ma le cose

sono assai più complicate di quello che sembrano, e occorre parlare oltre il nostro recinto dei politicizza-sono assai più complicate di quello che sembrano, e occorre parlare oltre il nostro recinto dei politicizza-sono assai più complicate di quello che sembrano, e occorre parlare oltre il nostro recinto dei politicizza-sono assai più complicate di quello che sembrano, e occorre parlare oltre il nostro recinto dei politicizza-

ti.ti.ti.ti.

Se per uscire dalla condizione di marginalità in cui i comunisti e tutti gli anticapitalisti si trovano bastas-Se per uscire dalla condizione di marginalità in cui i comunisti e tutti gli anticapitalisti si trovano bastas-Se per uscire dalla condizione di marginalità in cui i comunisti e tutti gli anticapitalisti si trovano bastas-Se per uscire dalla condizione di marginalità in cui i comunisti e tutti gli anticapitalisti si trovano bastas-

se mobilitarsi contro le guerre e contro tutte le ingiustizie usciremmo dalle difficoltà di oggi in un batter se mobilitarsi contro le guerre e contro tutte le ingiustizie usciremmo dalle difficoltà di oggi in un batter se mobilitarsi contro le guerre e contro tutte le ingiustizie usciremmo dalle difficoltà di oggi in un batter se mobilitarsi contro le guerre e contro tutte le ingiustizie usciremmo dalle difficoltà di oggi in un batter

d’occhio.d’occhio.d’occhio.d’occhio.

In realtà quando manifestiamo e lottiamo, e ti assicuro che lo facciamo, immaginiamo come fai tu, ci In realtà quando manifestiamo e lottiamo, e ti assicuro che lo facciamo, immaginiamo come fai tu, ci In realtà quando manifestiamo e lottiamo, e ti assicuro che lo facciamo, immaginiamo come fai tu, ci In realtà quando manifestiamo e lottiamo, e ti assicuro che lo facciamo, immaginiamo come fai tu, ci

ritroviamo, ci si ritrova, sempre in pochi, in un numero, qualunque sia, inadeguato alle battaglie che ritroviamo, ci si ritrova, sempre in pochi, in un numero, qualunque sia, inadeguato alle battaglie che ritroviamo, ci si ritrova, sempre in pochi, in un numero, qualunque sia, inadeguato alle battaglie che ritroviamo, ci si ritrova, sempre in pochi, in un numero, qualunque sia, inadeguato alle battaglie che

portiamo, che si portano, avanti.portiamo, che si portano, avanti.portiamo, che si portano, avanti.portiamo, che si portano, avanti.

Non sono certo manifestazioni pesanti quelle che si fanno oggi, come quelle per fare un esempio, contro Non sono certo manifestazioni pesanti quelle che si fanno oggi, come quelle per fare un esempio, contro Non sono certo manifestazioni pesanti quelle che si fanno oggi, come quelle per fare un esempio, contro Non sono certo manifestazioni pesanti quelle che si fanno oggi, come quelle per fare un esempio, contro

la guerra in Vietnam.la guerra in Vietnam.la guerra in Vietnam.la guerra in Vietnam.

Continueremo a farle, su questo c’è il nostro impegno, ma i compiti sono molteplici e tra questi c’è, priori-Continueremo a farle, su questo c’è il nostro impegno, ma i compiti sono molteplici e tra questi c’è, priori-Continueremo a farle, su questo c’è il nostro impegno, ma i compiti sono molteplici e tra questi c’è, priori-Continueremo a farle, su questo c’è il nostro impegno, ma i compiti sono molteplici e tra questi c’è, priori-

tario, quello di restituire ai giovani, agli operai, la loro cultura, quella della loro storia.tario, quello di restituire ai giovani, agli operai, la loro cultura, quella della loro storia.tario, quello di restituire ai giovani, agli operai, la loro cultura, quella della loro storia.tario, quello di restituire ai giovani, agli operai, la loro cultura, quella della loro storia.

Basta entrare in una scuola, o parlare con gli operai più giovani davanti ad una fabbrica; nulla sanno Basta entrare in una scuola, o parlare con gli operai più giovani davanti ad una fabbrica; nulla sanno Basta entrare in una scuola, o parlare con gli operai più giovani davanti ad una fabbrica; nulla sanno Basta entrare in una scuola, o parlare con gli operai più giovani davanti ad una fabbrica; nulla sanno

della storia del movimento operaio e rivoluzionario. della storia del movimento operaio e rivoluzionario. della storia del movimento operaio e rivoluzionario. della storia del movimento operaio e rivoluzionario.

Come può sorgere una coscienza, uno spirito di lotta, un impegno politico non occasionale, senza la pas-Come può sorgere una coscienza, uno spirito di lotta, un impegno politico non occasionale, senza la pas-Come può sorgere una coscienza, uno spirito di lotta, un impegno politico non occasionale, senza la pas-Come può sorgere una coscienza, uno spirito di lotta, un impegno politico non occasionale, senza la pas-

sione che nasce dalle idee e dalla cultura che si possiede.sione che nasce dalle idee e dalla cultura che si possiede.sione che nasce dalle idee e dalla cultura che si possiede.sione che nasce dalle idee e dalla cultura che si possiede.

La cultura dominante segnata in Italia dal neoliberismo in salsa berlusconiana dice che non è possibile.La cultura dominante segnata in Italia dal neoliberismo in salsa berlusconiana dice che non è possibile.La cultura dominante segnata in Italia dal neoliberismo in salsa berlusconiana dice che non è possibile.La cultura dominante segnata in Italia dal neoliberismo in salsa berlusconiana dice che non è possibile.

Restituire ai giovani la loro cultura e gli ideali di libertà è un compito fondamentale.Restituire ai giovani la loro cultura e gli ideali di libertà è un compito fondamentale.Restituire ai giovani la loro cultura e gli ideali di libertà è un compito fondamentale.Restituire ai giovani la loro cultura e gli ideali di libertà è un compito fondamentale.

La Redazione

Siccome nascono formazioni politiche “comuniste” sul fallimento delle precedenti esperienze, oppure per implosione delle stes-

se, o per scissioni “pilotate”, il lavoro per “i beati costruttori dell’unità dei comunisti” si fa incessante. La cosa più paradossale è

che a questi lavori per l’unità vi partecipino pure formazioni politiche comuniste appena nate. Paradossale, perché non si spiega

la contraddizione tra il dare vita a un altro soggetto comunista, e quello di volere costruire il soggetto unico allo stesso momen-

to. Evidentemente c’è qualcosa che non torna. E quello che non torna risiede nella presunzione di chi pensa di voler costruire

un partito comunista sulla propria esperienza personale e sulla risonanza dell’immagine pubblica. Questi ritrovi di apparati bu-

rocratici partitici sono la semplice dimostrazione della mancanza di consenso. Non hanno un popolo. E non hanno un popolo

per la semplice ragione che partono da un individuo pubblico che riunisce a se altri individui pubblici minori e così via a scende-

re. Perché partire dal basso, dalla lotta quotidiana sui posti di lavoro, nei centri del caporalato dell’impiego istituzionalizzato

(gestito dai partiti e dai sindacati), significa perdere la propria immagine pubblica, significa mettersi in discussione. Perché non

è detto che alla fine del percorso il personaggio pubblico abbia la capacità di dimostrare di essere all’altezza del compito. E poi

troppa fatica. Questa premessa sgradevole, ma necessaria, serve per affrontare il problema principale e cioè: il falso problema

dell’unità dei comunisti. Falso problema perché il problema non è quello di unire quello che c’è, ma di costruire quello che man-

ca. E quello che manca è la partecipazione quotidiana nella vita concreta delle persone, che altro non significa che costruire le

piccole lotte che non fanno notizia, ma che creano un rapporto specifico e duraturo. Manca la volontà di mettersi in gioco.Si

sceglie la strada mediatica della partecipazione con le bandiere nelle passeggiate romane chiamate manifestazioni. Tutti presi

dalle proprie teorie, ripetute a babbo morto, come fossero messe cantate, salmi o riti propiziatori, si invocano le folle e le mas-

se parlando davanti a venti persone. Per chi, come me, è stato per anni in questi istituti politici, sa bene quanto disprezzo per

la gente semplice alberghi in questi moderni soloni. E non c’è verso di farli recedere. Troppo presi nelle proprie teorie, che non

sono proprie, ma se ne sono appropriati abusivamente. Ti citano Marx e Lenin non per spiegarti la loro teoria per poi discuterla

e adattarla al presente (ne sono totalmente incapaci), ma per intimorire, per non farti parlare. I grandi del pensiero come arma

contundente. Una forma di esoterismo barbaro e antipopolare. E’ con queste pratiche che nel tempo sono diventati nemici del

popolo. Piccole sette rancorose. Eppure, sempre per citare Marx ed Engels, il loro lavoro è stato quello di aver introdotto il

socialismo nella classe operaia. E come l’hanno introdotto, rendendolo nocivo alle masse, facendo opera di pressappochismo, di

banale ritornello? Restando asserragliati nella propria stanza, uscendo solo quando c’è qualche giornalista?Eppure operai socia-

listi ve n’erano già tra il 1840 e 19850, soltanto che il loro socialismo era di stampo borghese. Oggi ci troviamo nella situazione

avversa, e cioè che gli apparati comunisti non fanno altro che adottare un comunismo borghese, ed è compito delle masse

riportare il comunismo proletario nei partiti comunisti. Questo è il duro compito che oggi la classe lasciata a se stessa si trova

davanti. Oggi bisogna ripartire non dal comunismo che c’è (che è in mano a comunisti borghesi) ma dalla tendenza comunista

che risiede in coloro che stanno cercando di trovare nelle lotte un loro percorso politico efficace. Non è nelle differenti sette

comuniste che si trovano i germi della rinascita per il superamento del capitalismo. D’altra parte già Marx se la prendeva con le

sette del socialismo utopico (saintsimoniani, owenisti, fuorieristi, cabetisti ecc.) o nei <socialisti di stato> (L. Blanc) i quali rifiu-

tavano l’idea di una rivoluzione egualitaria e attendevano le trasformazioni sociali della filantropia borghese o dall’intervento

miracoloso di un re. Marx sapeva benissimo che non era lì che avrebbe potuto trovare i germi della sua concezione della rivolu-

zione comunista. E Marx se la stava prendendo con dei giganti del pensiero. Gli apparati dei comunisti borghesi , sono delle

formazioni reazionarie del comunismo, sono nemici della classe lasciata a se stessa. Se si continua ad ignorare la sintesi dialet-

tica che ha per punto di partenza le diverse esperienze dei lavoratori e dei non lavoratori (quello che una volta si poteva chia-

mare movimento operaio), che, si badi bene, non è il prodotto dell’unione del comunismo e dei lavoratori organizzati in sinda-

cati di regime, non si fa altro che produrre comunismo opportunista.

MESSE CANTATE E RITI PROPIZIATORI ( di Roberto Scorzoni "Guardiarossa")

Lungi da me commentare il problema dei co-munisti visto dal compagno Scorzoni, se il suo essere comunista si intravvede nella critica ad altri comunisti o pseudo tali non posso che af-fermare che le sue considerazioni hanno una base di verità condivisibile nella forma in cui e' stata scritta. rimane pero il problema del che fare per riportare dentro quelli che di comuni-smo non ne vogliono più sentir parlare e sopra-tutto di riportare benessere e progresso nella classe che tentiamo di rappresentare e su que-sto noi abbiamo deciso di portare il nostro semplice contributo al panorama tralasciando le diatribe che riempiono ogni giorno il passa-parola dei partitini e dei cespugli che si rifanno al comunismo. la nostra idea di società comuni-sta da applicare e' gia di per se difficile portarla alla discussione tra i compagni di Casarossa per cui non vediamo oggi le condizioni per e-sporla ad una piu vasta platea anche se a breve il 18 e 19 dicembre terremo una specie di pre-sentazione del progetto a cui stiamo lavorando "sappiamo che il campo e' arido e mancano gli attrezzi per rassodarlo intanto vediamo se tro-viamo qualcuno che abbia veramente voglia di coltivarlo evitando le chiacchiere da bar"

LETTERE ALLA REDAZIONELETTERE ALLA REDAZIONELETTERE ALLA REDAZIONELETTERE ALLA REDAZIONE 4444

Una risposta critica ad Aurelio della Casa Rossa RE Apriamo una discussione sulla questione sindacale.

pubblicata da Sebastiano Pira il giorno domenica 17 ottobre 2010 alle ore 17.

Dal punto di vista dialettico-materialistico è ovvio che su qualsiasi cosa si possono sempre dire un’infinità di cose generiche e che quindi si possono sempre fare ed aggiungere considerazioni generiche (del tipo logico la "rosa è rossa" e la "rosa non è rossa") che affermano delle cose ed altre che le negano ed in modo tale che tutte sempre risultino in qualche modo pertinenti sotto il profilo formale ed astratto. Ed è quindi ovvio che si tratta di andare oltre le considerazioni generiche, formali ed astratte e considerare invece i rapporti essenziali e cercare di rappresentarli con adeguate sintesi teoriche. La "tattica" è una santa cosa, ma volerla af-frontare in modo adeguata significa distinguersi non solo dalle chiacchiere libresche e propagandiste, ma anche dalle infinite consi-derazioni tatticistiche. Una tattica adeguata è quella che ha delle finalità e dei presupposti che devono essere il più possibile ogget-tivi. Prima questione relativa alla tattica sindacale. Riguardo alla FIOM penso che la prima questione essenziale sia -condenso qui al massimo ovviamente poiché non posso entrare in modo adeguato nelle questioni- considerare irreversibile la sua natura di clas-se non certo proletaria. Che cosa si dice dunque a questo proposito ? Seconda questione, a cosa deve servire la "tattica" nei con-fronti dei lavoratori della FIOM o (il che per certi versi è la stessa cosa) nei confronti della FIOM ?

Io sostengo che questa tattica deve servire simultaneamente (congiuntamente) a da un lato a disgregare ed a mettere fuori gioco la FIOM tra settori consistenti di lavoratori e dall’altro a contribuire, tra tante altre cose, a costruire, anche con settori consistenti di lavoratori che oggi seguono la FIOM, un sindacato di classe. Però è chiaro che oggi non sono in molti, nemmeno nel sindacalismo di base, a condividere e soprattutto a voler praticare questo tipo di indicazione sintetica. Il che secondo me indica che la maggior parte del sindacalismo di base si muove con logiche conservatrici, miope, passive di difesa corporativa di interessi settoriali più o meno confederali e non con l’ottica di costruire organizzazioni di classe e di distruggere l’egemonia delle organizzazioni borghesi che hanno ancora, in un modo o nell’altro, seguito ed influenza tra i lavoratori.

Terza questione: "In condizioni diverse la tattica deve perseguire queste finalità applicando le medesime linee oppure deve modifi-care tali linee in accordo con la situazione concreta ?"

Sostenere che esiste uno schema tattico fisso che va applicato sempre uguale a sé stesso o che semplicemente la tattica vada ‘sviluppata’ significa essere dogmatici da un lato ed, in ultima analisi, alla coda di questa o quella forza o frazione della borghesia dall’altro.

Quali sono le condizioni per una tattica nei confronti dei lavoratori della FIOM che serva non alla FIOM (e quindi alla CGIL ecc. ecc.), ma alla prospettiva della sua dissoluzione almeno parziale, ma politicamente sostanziale ? E’ un problema di legame con i lavorato-ri, se si costruisce un qualche legame si può, se necessario ed utile, sviluppare una "politica di fronte con la FIOM" altrementi è meglio lasciar stare le vuote e confusionarie chiacchere tatticistiche e mettersi al lavoro.

La "politica di fronte con i lavoratori FIOM si può fare ovunque ci sia un qualche serio legame di classe ed ovunque questo serva di classe, ovunque cioè questo serva ai lavoratori per poter scegliere nel modo più consapevole, attraverso eventuali importanti espe-rienze ‘unitarie’ che li coinvolgano e li attraversino, tra la linea nera della FIOM e quella rossa di un sindacato di classe.

Veniamo ora alla questione di Pomigliano. Qual’era la tattica giusta? Quella suggerita implicitamente da alcuni compagni dell’aggregazione "Casa Rossa" oppure quella seguita dalle centinaia di lavoratori dello Slai Cobas di Pomigliano ? Cosa sarebbe accaduto a Pomigliano se non ci fossero stati qualche centinaia di lavoratori dello Slai Cobas ? Cosa sarebbe accaduto se lo Slai Cobas di Pomigliano non avesse sempre criticato puntualmente (e quindi oggettivamente incalzato e spinto avanti), in modo con-creto e non astrattamente ed opportunisticamente propagandistico, la FIOM ? Chi ha dato subito l’indicazione di andare a votare e votare NO ? Chi invece sino all’ultimo ha tergiversato sul fatto di andare a votare No oppure essere per il No ma non andare a vota-re ? Chi e con quale tattica ha realmente spinto in avanti a Pomigliano la stessa FIOM pena il dover pagare, da parte di quest’ultima, un certo ed ulteriore costo d’immagine tra i lavoratori ? Chi e perché e con quali logiche si oppone strenuamente da mesi e mesi a Pomigliano all’elezione delle nuove RSU scadute appunto da un pezzo, lo slai cobas o la FIOM?

Sebastiano Pira

Apriamo una discussione sulla questione sindacale.

I compagni di Casa Rossa per la maggior parte non sono iscritti ad alcun sin-dacato. Molti sono iscritti ai sindacati di base ( quasi tutti all’USB), alcuni han-no la tessera della CGIL. Questo per rappresentare l’identità in termini di tesse-re dei nostri compagni.

Detto ciò è indubbio che tutti i compagni di Casa Rossa simpatizzano e tifano per le posizioni espresse dal Sindacalismo di Base, anche se in molti siamo arcistufi di alcuni vizi, riassumibili in due questioni principali , frammentazione e leaderismo, l’una interfaccia dell’altra, l’una funzionale all’altra.

Prescindendo per ora da questa questione (non di poco conto, ad esempio chi ha parlato a Roma il 5 giugno sono gli stessi di 20 anni fa e ciò è a dir poco, preoccupante, e fa pensare) è evidente che le posizioni del sindacalismo di base sono ampiamente condivisibili, quelle confederali da contrastare, non si discute.

La questione che intendo porre adesso è un’altra, visto che siamo marxisti, e quindi dobbiamo utilizzare gli strumenti del materialismo storico ( cioè il meto-do scientifico applicato alla storia) dobbiamo partire dalla realtà ( dalla leninia-na analisi concreta della realtà concreta), per individuare gli strumenti utili alla rivoluzione sociale.

In termini generali non possiamo accontentarci di avere ragione (saremmo solo degli idealisti) ma dobbiamo trovare la strada e la forza per rovesciare la realtà, e la forza si ha se il sindacato è partecipato dalle masse dei lavoratori. Per fare questo poi dobbiamo essere credibili, cioè dobbiamo sapere dare risposte concrete in termini di vittorie nella difesa dei diritti e del lavoro, al proletariato.

La questione che intendo porre, dicevo sopra, è questa. Quando come è acca-duto a Pomigliano si crea una frattura, quanto vogliamo parziale e contradditto-ria, ma reale ed evidente ( gli operai della FIOM che ho sentito parlare ad Anno Zero non li riesco proprio a percepire come altro da me), quello che ci dobbia-mo domandare è cosa facciamo ? Allarghiamo e consolidiamo questa frattura, valorizzando i passi avanti fatti, cerchiamo di farli avvicinare ancora di più, oppure gli rinfacciamo solo i passi che devono ancora compiere ? dicendogli quanto sono ancora "stronzi", vedendo solo la parte mezza vuota del bicchiere, contribuendo così a ricacciarli là da dove sono venuti ?

Ci vogliamo dotare di una tattica oppure ci basta sventolare la nostra ragione teorica ?

Dobbiamo appartarci per non contaminarci oppure dobbiamo lavorare ai fian-chi coloro che vogliamo piegare alle nostre ragioni ?

A me per continuare a lottare non basta più di avere ragione, mi serve qualco-sa di più concreto e di meno personale.

Stabiliamo allora paletti insuperabili e iniziamo a sporcarci le mani.

Il vizio di voler interpretare in modo malizioso, quello che si dice tra compagni è duro a morire. Perché si deve pensare che se parliamo di tattica intendiamo tatticismo ? Perché si deve fare riferimento a chiacchie-

re libresche e propagandistiche ? Nel rispondere vorrei partire da una tua affermazione oggettivamente sbagliata e fuorviante: “la questione è considerare irreversibile la natura di classe non certo proletaria della

FIOM”. La natura di classe non rivoluzionaria volevi dire ? ( sempre che un sindacato di per se possa essere uno strumento rivoluzionario ). Che forse gli iscritti alla FIOM non sono operai che lavorano in fabbrica,

sfruttati tutti i giorni e sotto attacco da Marchionne e simili ? Non sono operai sfruttati anche gli iscritti alla CISL, UGL, ecc… La FIOM è un sindacato i cui iscritti sono tutti proletari, quindi come composizione di

classe ( con tutti gli aggiornamenti che possiamo fare dell’analisi delle classi sociali del XXI° secolo ) sono parte della massa degli sfruttati del capitalismo. Voglio fare, a scopo dialettico, una provocazione, che

non è un paradosso, ma una verità incontestabile. I COBAS scuola, avendo una ampia percentuale di iscritti di insegnanti di ruolo, hanno una composizione sociale più articolata e meno proletaria della FIOM .

Diverso è dire che la FIOM, seppure in modo meno lineare di altri pezzi del sindacato confederale, è stato ed è tutt’ora parte delle politiche sindacali, concertative e compromissorie; mentre i COBAS scuola sono

un soggetto del conflitto di classe anticapitalista ( a cui partecipano non solo i proletari ). Così stanno le cose.

Veniamo all’accusa di dogmatismo e codismo filo borghese. Senza infingimenti, dopo 40 anni di attività politica, non ho bisogno della lezione su cosa è tattica e cosa è tatticismo. L’opportunismo del doppio bina-

rio non è cosa nostra. La questione è pienamente tattica e parte dal che fare in una situazione concreta, quella di Pomigliano, quella dell’opposizione alla linea Marchionne.

La tirata retorica finale, per quanto contenga l’assoluta verità, non serve a niente: dire che la linea giusta è quella dello SLAI, che lo SLAI è coerente e coraggioso, va bene, è doveroso, ci sta, ma dopo aver messo la

medaglia al collo, e lodato il lavoro dello SLAI, ci si dovrà pure porre la questione di come continuare a lavorare per costruire la forza per battere Marchionne e compari vari.

Perché diciamocelo chiaro, se ciò di cui parliamo è l’opposizione in fabbrica all’aggressione padronale, con le sole forze del sindacalismo di base non ce la facciamo; e invece bisogna farcela, perché è in ballo la

condizione di vita di milioni di famiglie proletarie. La tattica, concordo, serve ad affrontare una situazione concreta sulla base di chiare finalità e presupposti oggettivi. Per non abusare delle parole, diciamo per

capirci che vogliamo dare concretezza alla comune parola d’ordine: “la crisi la devono pagare i padroni che ne sono responsabili”. Siccome, se vincono i Marchionne, si avvera l’esatto contrario, bisognerà individu-

are come fare, per tentare di allargare il fronte dell’opposizione ai padroni e trovare la forza per batterli. Allora la tattica serve ( e non confondiamola con l’opportunismo ), e serve ad aprire le contraddizioni nel

campo avverso.

La FIOM non è il campo avverso, a volte concerta con il campo avverso, in parte è attratta e in parte risucchiata dal campo avverso.

La questione si pone pertanto in questi termini:

L’aggressione padronale al proletariato scatenata da Marchionne ha determinato una fase nuova ?

Se si, come io penso, la seconda domanda è: questa aggressione ha creato un problema tra i lavoratori iscritti ai sindacati confederali e i loro vertici, i loro dirigenti ? costringendo questi ultimi in alcune situa-

zioni a rinunciare alla concertazione e a dichiararsi per la lotta.

Se si, come io penso, bisogna allargare questa contraddizione, e costringere quei dirigenti a seguire gli operai nella lotta, o a separarsi da essi ?

E se è così, bisognerà sottolineare positivamente i passi in avanti fatti, riconoscere alla FIOM le dichiarazioni a favore della resistenza operaia e impegnarla su di essa.

E non sarà quindi, forse, l’eventuale ritirata dei dirigenti FIOM dalle loro stesse prese di posizione a favore della resistenza alle pretese di Marchionne a poter determinare, qualora fosse necessario, una sepa-

razione tra la base operaia e i vertici del sindacato metalmeccanico ?

Purtroppo non bastano alcuni capisaldi operai per far pagare la crisi ai padroni, e i mugugni, la rabbia, rimangono sentimenti inespressi se non trovano le condizioni per manifestarsi.

Finisco con una similitudine storica. Il popolo di Parigi sapeva che il Re stava tramando contro la Rivoluzione, ma fino a quando non lo presero a Varenne mentre fuggiva, la rivolta non montò, e solo da quel mo-

mento ci fu la sollevazione e venne chiesta la testa del Re. Chi poi non gliela diede ( i girondini) persero la propria.

Gli operai sanno che i padroni sono delle carogne che vogliono il loro sangue, ma fino a che Marchionne non ha mostrato i denti non c’è stata grossa reazione. Dopo Pomigliano anche i più timorosi hanno capito

che bisogna resistere e hanno costretto l’apparato sindacale (parlo della FIOM) a prendere posizione. Se i dirigenti della FIOM torneranno a concertare con Marchionne allora perderanno la loro “testa”.

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NESSUN DIALOGO CON IL NEMICO DI CLASSE!

Comunicato del Coordinamento Nazionale di Unire le lotte - Area Classista Usb

Aprendo il sito di Usb, in grande evidenza, appare l'invito all'incontro dibattito "Election day o election mai?" organizzato per il prossimo 18 no-vembre.

Un incontro dibattito dove tra i relatori, oltre ai rappresentati dei vari sindacati, ci sono i rappresentanti di tutti i partiti del centrosinistra: dal Pd (che ha recentemente nominato Sergio D'Antoni nuovo coordinatore delle politiche territoriali il quale ha già dichiarato pubblicamente che deve

imporsi nel paese il tema fondamentale dell'unità e della concertazione), all'Idv, alla Federazione della Sinistra, a Sinistra Ecologia Libertà.

E, dulcis in fundo, sono invitati il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e il Ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta.

Non sono ancora passati sei mesi dal 23 maggio 2010, data della nascita ufficiale di Usb a Roma al Teatro Capranica. Tale nascita fu accompagnata da queste parole "l'unificazione del “sindacato che serve ai lavoratori”, " un’organizzazione generale, indipendente e conflittuale, già diffusa in tutti i settori del mondo del lavoro e in tutto il territorio nazionale, che intende costruire l’alternativa concreta, radicata e di massa, al sindacato concertativo storico".

Sei mesi durante i quali i militanti di base hanno più volte organizzato iniziative per contestare, nei "territori", apertamente Brunetta, Sacconi (oggi invitati al convegno Usb) e altri ministri, che talvolta sono stati costretti a declinare l'invito per sottrarsi alle contestazioni preparate.

La dirigenza UsB, con il pretesto di discutere e porre la grave questione delle mancate elezioni Rsu, in realtà, alla vigilia delle sempre più probabili elezioni politiche, tenta di unificare il centrosinistra in un incontro dibattito, forse per lanciare il messaggio che Usb può portare in dote i voti di decine di migliaia di iscritti. Queste iniziative sono il contrario degli obiettivi che servono ai lavoratori e il contrario dei contenuti affermati a parole, anche dagli stessi dirigenti, durante le giornate di fondazione del sindacato.

Il sindacato che si dice conflittuale e che poi "interloquisce" con l'avversario di classe, legittimandolo, sembra ripercorrere la stessa strada di quel partito, all'interno del governo Prodi, che si diceva partito di "lotta e di governo", come se le due cose fossero conciliabili. A causa di tali scelte, che lo hanno portato a finanziare la guerra impe-rialistica, a non chiudere un solo cpt nonostante il ministro fosse proprio il loro e ad essere corresponsabile del tristemente famoso memorandum con l'aumento dell'età pensionabile e il trasferimento del tfr nei fondi pensione, ha pagato il tradimento con l'abbandono di molti iscritti. Come non si può essere un "partito di lotta e di gover-no" (in un governo del capitalismo), così non si può essere un "sindacato conflittuale che concerta".

I momenti di lotta, anche in Italia, sono sempre più presenti. Le proteste dei pastori sardi, quelle contro i tagli alla cultura al festival del cinema di Roma, i ricercatori in lot-ta, gli immigrati costretti a salire sulla gru a Brescia, senza dimenticare le centinaia di migliaia di lavoratori, che durante la manifestazione della Fiom del 16 ottobre hanno contestato la linea del loro stesso sindacato urlando l'esigenza dello sciopero generale, richiedono urgentemente che all'ordine del giorno venga posto il tema della riunifi-cazione delle lotte.

Esigenza, questa, opposta ai convegni in cui si invitano, legittimandoli come interlocutori, coloro i quali si sono resi responsabili della divisione fra lavoratori pubblici e pri-vati, dell'abbassamento dei diritti e del massacro sociale in corso.

Unire le lotte-Area classista USB

15 novembre 2010

Critica sacrosanta, ma costituirsi come area è ripercor-Critica sacrosanta, ma costituirsi come area è ripercor-Critica sacrosanta, ma costituirsi come area è ripercor-Critica sacrosanta, ma costituirsi come area è ripercor-

rere un errore che andrebbe evitato. Ingessare in rere un errore che andrebbe evitato. Ingessare in rere un errore che andrebbe evitato. Ingessare in rere un errore che andrebbe evitato. Ingessare in

“correnti” la contestazione delle scelte sbagliate è crea-“correnti” la contestazione delle scelte sbagliate è crea-“correnti” la contestazione delle scelte sbagliate è crea-“correnti” la contestazione delle scelte sbagliate è crea-

re le condizioni per una guerra interna che non serve se re le condizioni per una guerra interna che non serve se re le condizioni per una guerra interna che non serve se re le condizioni per una guerra interna che non serve se

non a irrigidire le posizioni. Se bisogna fare una lotta non a irrigidire le posizioni. Se bisogna fare una lotta non a irrigidire le posizioni. Se bisogna fare una lotta non a irrigidire le posizioni. Se bisogna fare una lotta

correntizia tanto vale farla in un contenitore ben più lar-correntizia tanto vale farla in un contenitore ben più lar-correntizia tanto vale farla in un contenitore ben più lar-correntizia tanto vale farla in un contenitore ben più lar-

go come la CGIL dove ci sono iscritti milioni di operai. Se go come la CGIL dove ci sono iscritti milioni di operai. Se go come la CGIL dove ci sono iscritti milioni di operai. Se go come la CGIL dove ci sono iscritti milioni di operai. Se

si sta in un sindacato di base che oggi è oggettivamente si sta in un sindacato di base che oggi è oggettivamente si sta in un sindacato di base che oggi è oggettivamente si sta in un sindacato di base che oggi è oggettivamente

una forza minoritaria, lo si fa perché gli si riconosce una una forza minoritaria, lo si fa perché gli si riconosce una una forza minoritaria, lo si fa perché gli si riconosce una una forza minoritaria, lo si fa perché gli si riconosce una

coerenza, un coraggio e una volontà di lotta che tra i coerenza, un coraggio e una volontà di lotta che tra i coerenza, un coraggio e una volontà di lotta che tra i coerenza, un coraggio e una volontà di lotta che tra i

confederali non c’è. Allora di fronte alle stronzate rituali, confederali non c’è. Allora di fronte alle stronzate rituali, confederali non c’è. Allora di fronte alle stronzate rituali, confederali non c’è. Allora di fronte alle stronzate rituali,

critica dura si, ma le correnti lasciamole fuori.critica dura si, ma le correnti lasciamole fuori.critica dura si, ma le correnti lasciamole fuori.critica dura si, ma le correnti lasciamole fuori.

I GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATO 6666

IL GRANDE REGISTA MARIO MONICELLI E’ MORTO, MA PRI-IL GRANDE REGISTA MARIO MONICELLI E’ MORTO, MA PRI-IL GRANDE REGISTA MARIO MONICELLI E’ MORTO, MA PRI-IL GRANDE REGISTA MARIO MONICELLI E’ MORTO, MA PRI-MA DI ANDARSENE HA LASCIATO UN MESSAGGIO DI MA DI ANDARSENE HA LASCIATO UN MESSAGGIO DI MA DI ANDARSENE HA LASCIATO UN MESSAGGIO DI MA DI ANDARSENE HA LASCIATO UN MESSAGGIO DI LIBERTA’ E DI LOTTA: “COME FINISCE QUESTO FILM ? NON LO LIBERTA’ E DI LOTTA: “COME FINISCE QUESTO FILM ? NON LO LIBERTA’ E DI LOTTA: “COME FINISCE QUESTO FILM ? NON LO LIBERTA’ E DI LOTTA: “COME FINISCE QUESTO FILM ? NON LO SO. IO SPERO CHE FINISCA CON QUELLO CHE IN ITALIA NON SO. IO SPERO CHE FINISCA CON QUELLO CHE IN ITALIA NON SO. IO SPERO CHE FINISCA CON QUELLO CHE IN ITALIA NON SO. IO SPERO CHE FINISCA CON QUELLO CHE IN ITALIA NON C’E’ MAI STATO: UNA BELLA BOTTA; UNA BELLA RIVOLUZIO-C’E’ MAI STATO: UNA BELLA BOTTA; UNA BELLA RIVOLUZIO-C’E’ MAI STATO: UNA BELLA BOTTA; UNA BELLA RIVOLUZIO-C’E’ MAI STATO: UNA BELLA BOTTA; UNA BELLA RIVOLUZIO-NE.”NE.”NE.”NE.” Il regista di, Guardie e ladri, La grande guerra, I soliti ignoti, Brancaleone da Il regista di, Guardie e ladri, La grande guerra, I soliti ignoti, Brancaleone da Il regista di, Guardie e ladri, La grande guerra, I soliti ignoti, Brancaleone da Il regista di, Guardie e ladri, La grande guerra, I soliti ignoti, Brancaleone da

Norcia, Un borghese piccolo piccolo e tanti altri capolavori ha deciso di dire Norcia, Un borghese piccolo piccolo e tanti altri capolavori ha deciso di dire Norcia, Un borghese piccolo piccolo e tanti altri capolavori ha deciso di dire Norcia, Un borghese piccolo piccolo e tanti altri capolavori ha deciso di dire

basta, in modo dignitoso, rinunciando volontariamente ai brandelli di vita che basta, in modo dignitoso, rinunciando volontariamente ai brandelli di vita che basta, in modo dignitoso, rinunciando volontariamente ai brandelli di vita che basta, in modo dignitoso, rinunciando volontariamente ai brandelli di vita che

gli restavano.gli restavano.gli restavano.gli restavano.

E’ stato un grande, sempre, fino all’estremo gesto finale. Raccogliamo il suo E’ stato un grande, sempre, fino all’estremo gesto finale. Raccogliamo il suo E’ stato un grande, sempre, fino all’estremo gesto finale. Raccogliamo il suo E’ stato un grande, sempre, fino all’estremo gesto finale. Raccogliamo il suo

messaggio di rivolta contro le umiliazioni a cui un governo senza ritegno vuo-messaggio di rivolta contro le umiliazioni a cui un governo senza ritegno vuo-messaggio di rivolta contro le umiliazioni a cui un governo senza ritegno vuo-messaggio di rivolta contro le umiliazioni a cui un governo senza ritegno vuo-

le costringere i giovani e la cultura nel nostro paese.le costringere i giovani e la cultura nel nostro paese.le costringere i giovani e la cultura nel nostro paese.le costringere i giovani e la cultura nel nostro paese.

Gli italiani, gli intellettuali, gli artisti, sono poco coraggiosi? Sì, lo sono sempre stati. Sono stati vent’anni sotto un governo fascista, ridicolo, con un pagliaccio che stava lassù. Avete visto quello che ha combinato. Ci ha mandato l’Impero, le falangi romane lungo Via dell’Impero; ha fatto le guerre coloniali, ci ha mandato in guerra. Eravamo tutti conten-ti, che c’era uno che guidava lui, pensava lui, “Mussolini ha sempre ra-gione”, tutti stavano “bòni e zitti”. Adesso il grande imprenditore ha detto: «Lasciatemi governare, votatemi, perché io mi sono fatto da solo, sono un lavoratore, sono diventato miliardario, vi farò diventare tutti milionari». Benissimo, hai voglia: sono 15 anni che aspettano e credono. Gli italia-ni sono fatti così: vogliono che uno pensi per loro. Se va bene, va bene. Se va male, poi lo impiccano a testa sotto. Questo è l’italiano. Gas-sman e Sordi ne “La Grande Guerra”? Avevano una loro spinta perso-nale, un orgoglio, una dignità della persona che noi abbiamo perso, completamente. Ormai nessuno si dimette, siamo tutti pronti a chinare il capo pur di mantenere il posto, di guadagnare. Pronti a sopraffarci, a intrallazzare. Uno la prima cosa che fa è di mettersi d’accordo con un altro per supe-rare le difficoltà. Non c’è nessuna dignità, da nessuna parte. E’ proprio la generazione che è corrotta, malata, che va spazzata via. Non so da che cosa, non so da chi. O meglio: lo saprei. Ma lasciamo andare. La speranza è una trappola. Una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni, quelli che ti dicono «state buoni, zitti, pregate, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricom-pensa nell’aldilà, perciò adesso state buoni, tornate a casa – sì, siete dei precari, ma tanto fra 2-3 mesi vi assumiamo ancora, vi daremo un posto. State buoni, abbiate speranza». Mai avere la speranza. La spe-ranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda. Come finisce questo film? Non lo so. Io spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente que-sto popolo che è sempre stato sottoposto, che è trecent’anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. E’ doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni.

L'odio di classe

"Bisogna restaurare l’odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. “Loro” sono i capitalisti, “noi” siamo i proletari del mondo d’oggi: non più gli operai di Marx o i con-tadini di Mao, ma «tutti coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove c’è un capitalista che sfrutta il suo lavoro. A me sta a cuore un punto. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di proletariato. Credo invece che non c’è nulla da vergognarsi a riproporre la questione. E’ il segreto di pulcinella: il proletaria-to esiste. E’ un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra mentre la sinistra via via si sproletarizza. Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odia-no e noi dobbiamo ricambiare. Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto? Recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale. E’ importante riaffermare l’esistenza del proletariato. Oggi i proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i pensionati. Poi c’è il sottoproletariato, che ha problemi di so-

pravvivenza e al quale la destra propone con suc-

cesso un libro dei sogni". E d o a r d o Sanguineti

Genova, gennaio 2007

La cultura vera sta con il popolo

Aurelio

I GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATOI GRANDI CHE CI HANNO LASCIATO

PRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSA 7777

Non è la nostra una proposta sistematica, non abbiamo questa pretesa, ma vogliamo partecipare alla lotta anticapitalista daNon è la nostra una proposta sistematica, non abbiamo questa pretesa, ma vogliamo partecipare alla lotta anticapitalista daNon è la nostra una proposta sistematica, non abbiamo questa pretesa, ma vogliamo partecipare alla lotta anticapitalista daNon è la nostra una proposta sistematica, non abbiamo questa pretesa, ma vogliamo partecipare alla lotta anticapitalista dallallallalla parte del proletariato.parte del proletariato.parte del proletariato.parte del proletariato.

L’incontro di oggi:L’incontro di oggi:L’incontro di oggi:L’incontro di oggi:

Nel momento in cui Casa Rossa raccoglie, attraverso le sue iniziative e le sue prese di posizione, adesioni da vari compagni Nel momento in cui Casa Rossa raccoglie, attraverso le sue iniziative e le sue prese di posizione, adesioni da vari compagni Nel momento in cui Casa Rossa raccoglie, attraverso le sue iniziative e le sue prese di posizione, adesioni da vari compagni Nel momento in cui Casa Rossa raccoglie, attraverso le sue iniziative e le sue prese di posizione, adesioni da vari compagni di di di di altre realtà dell’Umbria e non solo, di Roma, Milano altre realtà dell’Umbria e non solo, di Roma, Milano altre realtà dell’Umbria e non solo, di Roma, Milano altre realtà dell’Umbria e non solo, di Roma, Milano

e altre città d’Italia, abbiamo sentito la necessità di chiarire la nostra identità e il nostro ruolo.e altre città d’Italia, abbiamo sentito la necessità di chiarire la nostra identità e il nostro ruolo.e altre città d’Italia, abbiamo sentito la necessità di chiarire la nostra identità e il nostro ruolo.e altre città d’Italia, abbiamo sentito la necessità di chiarire la nostra identità e il nostro ruolo.

a)Chi siamo a)Chi siamo a)Chi siamo a)Chi siamo

b)Cosa vogliamo fare b)Cosa vogliamo fare b)Cosa vogliamo fare b)Cosa vogliamo fare

CHI SIAMOCHI SIAMOCHI SIAMOCHI SIAMO

Noi siamo un gruppo di compagni di varie città italiane.Noi siamo un gruppo di compagni di varie città italiane.Noi siamo un gruppo di compagni di varie città italiane.Noi siamo un gruppo di compagni di varie città italiane.

Ogni gruppo che si organizza per fare delle azioni in comune, è un soggetto collettivo che interviene nella società con l’obOgni gruppo che si organizza per fare delle azioni in comune, è un soggetto collettivo che interviene nella società con l’obOgni gruppo che si organizza per fare delle azioni in comune, è un soggetto collettivo che interviene nella società con l’obOgni gruppo che si organizza per fare delle azioni in comune, è un soggetto collettivo che interviene nella società con l’obietietietiettivo di contribuire a cambiarla.tivo di contribuire a cambiarla.tivo di contribuire a cambiarla.tivo di contribuire a cambiarla.

Proveniamo da storie diverse, siamo comunisti e come tali rivoluzionari, ovvero pensiamo che la società capitalista vada roveProveniamo da storie diverse, siamo comunisti e come tali rivoluzionari, ovvero pensiamo che la società capitalista vada roveProveniamo da storie diverse, siamo comunisti e come tali rivoluzionari, ovvero pensiamo che la società capitalista vada roveProveniamo da storie diverse, siamo comunisti e come tali rivoluzionari, ovvero pensiamo che la società capitalista vada rovescisciscisciata alle fondamenta costruendo una società comu-ata alle fondamenta costruendo una società comu-ata alle fondamenta costruendo una società comu-ata alle fondamenta costruendo una società comu-

nista di uomini liberi e uguali.nista di uomini liberi e uguali.nista di uomini liberi e uguali.nista di uomini liberi e uguali.

Provenendo da storie diverse, stiamo discutendo intorno alle principali questioni che riguardano il movimento comunista e antProvenendo da storie diverse, stiamo discutendo intorno alle principali questioni che riguardano il movimento comunista e antProvenendo da storie diverse, stiamo discutendo intorno alle principali questioni che riguardano il movimento comunista e antProvenendo da storie diverse, stiamo discutendo intorno alle principali questioni che riguardano il movimento comunista e anticaicaicaicapitalista. La discussione ha l’obiettivo di arrivare pitalista. La discussione ha l’obiettivo di arrivare pitalista. La discussione ha l’obiettivo di arrivare pitalista. La discussione ha l’obiettivo di arrivare

progressivamente a concordare sulle principali questioni politiche.progressivamente a concordare sulle principali questioni politiche.progressivamente a concordare sulle principali questioni politiche.progressivamente a concordare sulle principali questioni politiche.

All’oggi abbiamo raggiunto punti di convergenza importanti, concordiamo su alcune cose da fare e abbiamo deciso di iniziare All’oggi abbiamo raggiunto punti di convergenza importanti, concordiamo su alcune cose da fare e abbiamo deciso di iniziare All’oggi abbiamo raggiunto punti di convergenza importanti, concordiamo su alcune cose da fare e abbiamo deciso di iniziare All’oggi abbiamo raggiunto punti di convergenza importanti, concordiamo su alcune cose da fare e abbiamo deciso di iniziare a fa fa fa fare quelle che le nostre forze e le nostre capacità are quelle che le nostre forze e le nostre capacità are quelle che le nostre forze e le nostre capacità are quelle che le nostre forze e le nostre capacità

ci consentono.ci consentono.ci consentono.ci consentono.

Vogliamo dire che in quanto comunisti noi non siamo solo le nostre idee, noi siamo anche la nostra storia.Vogliamo dire che in quanto comunisti noi non siamo solo le nostre idee, noi siamo anche la nostra storia.Vogliamo dire che in quanto comunisti noi non siamo solo le nostre idee, noi siamo anche la nostra storia.Vogliamo dire che in quanto comunisti noi non siamo solo le nostre idee, noi siamo anche la nostra storia.

Come comunisti noi non vogliamo essere giudicati per quello che diciamo, ma per quello che facciamo.Come comunisti noi non vogliamo essere giudicati per quello che diciamo, ma per quello che facciamo.Come comunisti noi non vogliamo essere giudicati per quello che diciamo, ma per quello che facciamo.Come comunisti noi non vogliamo essere giudicati per quello che diciamo, ma per quello che facciamo.

CCCCasa Rossa come associazione politicoasa Rossa come associazione politicoasa Rossa come associazione politicoasa Rossa come associazione politico----culturale, nasce tra il luglio e il novembre 2006, in seguito all’uscita, prima del Gruppo culturale, nasce tra il luglio e il novembre 2006, in seguito all’uscita, prima del Gruppo culturale, nasce tra il luglio e il novembre 2006, in seguito all’uscita, prima del Gruppo culturale, nasce tra il luglio e il novembre 2006, in seguito all’uscita, prima del Gruppo Consiliare del PRC e poi dell’intero gruppo dirigente Consiliare del PRC e poi dell’intero gruppo dirigente Consiliare del PRC e poi dell’intero gruppo dirigente Consiliare del PRC e poi dell’intero gruppo dirigente del PRC di Spoleto, che aveva raccolto sulle posizioni della sinistra del partito l’82% dei consensi.del PRC di Spoleto, che aveva raccolto sulle posizioni della sinistra del partito l’82% dei consensi.del PRC di Spoleto, che aveva raccolto sulle posizioni della sinistra del partito l’82% dei consensi.del PRC di Spoleto, che aveva raccolto sulle posizioni della sinistra del partito l’82% dei consensi.

Prima Casa Rossa era semplicemente una coop di servizi che costruiva strumenti da mettere a disposizione dei soggetti del conPrima Casa Rossa era semplicemente una coop di servizi che costruiva strumenti da mettere a disposizione dei soggetti del conPrima Casa Rossa era semplicemente una coop di servizi che costruiva strumenti da mettere a disposizione dei soggetti del conPrima Casa Rossa era semplicemente una coop di servizi che costruiva strumenti da mettere a disposizione dei soggetti del confliflifliflitto presenti nel territorio.tto presenti nel territorio.tto presenti nel territorio.tto presenti nel territorio.

Come compagni di Casa Rossa il problema che abbiamo ritenuto necessario affrontare alla luce di decenni di esperienze, tutteCome compagni di Casa Rossa il problema che abbiamo ritenuto necessario affrontare alla luce di decenni di esperienze, tutteCome compagni di Casa Rossa il problema che abbiamo ritenuto necessario affrontare alla luce di decenni di esperienze, tutteCome compagni di Casa Rossa il problema che abbiamo ritenuto necessario affrontare alla luce di decenni di esperienze, tutte dedededello stesso segno, è quello di evitare percorsi orga-llo stesso segno, è quello di evitare percorsi orga-llo stesso segno, è quello di evitare percorsi orga-llo stesso segno, è quello di evitare percorsi orga-nizzativi non utili: nizzativi non utili: nizzativi non utili: nizzativi non utili: essere costretti ad aderire a qualche gruppo che si sente autosufficiente ( in realtà settario) o costruirsi come gruppo autoessere costretti ad aderire a qualche gruppo che si sente autosufficiente ( in realtà settario) o costruirsi come gruppo autoessere costretti ad aderire a qualche gruppo che si sente autosufficiente ( in realtà settario) o costruirsi come gruppo autoessere costretti ad aderire a qualche gruppo che si sente autosufficiente ( in realtà settario) o costruirsi come gruppo autosufsufsufsufficiente.ficiente.ficiente.ficiente.

CASA ROSSA, la casa comune di tutti i rivoluzionari.CASA ROSSA, la casa comune di tutti i rivoluzionari.CASA ROSSA, la casa comune di tutti i rivoluzionari.CASA ROSSA, la casa comune di tutti i rivoluzionari.

CASA ROSSA non è nella disponibilità di alcun vecchio o nuovo leader della sinistra comunista o antagonista, di alcun gruppetto politico che si propone come partito ma i fatti fino ad ora dicono che non lo è. CASA ROSSA è a disposizione degli sfruttati e dei poveri. CASA ROSSA sarà a fianco di chi lotta dalla parte dei lavoratori e dei senza lavoro. CASA ROS-SA costruisce la propria identità pensandosi come parte di un movimento comunista e anticapitalista plurale, non settario, non riformista, non autoritario. CASA ROSSA è disposta a spendersi dentro un percorso politico organizzato capace di dimostrare con i risultati, non con le parole, di essere vincente, cioè di rispondere concretamente ai bisogni materiali e politici del proletariato.

LE NOSTRE IDEELE NOSTRE IDEELE NOSTRE IDEELE NOSTRE IDEE

SUL BILANCIO DELLE ESPERIENZE DI COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL XX° SECOLO.SUL BILANCIO DELLE ESPERIENZE DI COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL XX° SECOLO.SUL BILANCIO DELLE ESPERIENZE DI COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL XX° SECOLO.SUL BILANCIO DELLE ESPERIENZE DI COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL XX° SECOLO.

E’ certamente una questione fondamentale, che non può essere risolta definitivamente oggi, ma richiede una valutazione storico-politica ancora non del tutto possibile, a nostro avviso non abbiamo ancora la prospettiva storico-politica necessaria per dare un giudizio definitivo su molte questioni decisive. Questo non vuol dire: allora ce ne laviamo le mani, questo significa che letture diverse non possono diventare un ostacolo insormontabile alla lotta comune e anche a forme di organizzazione politica comune contro il nemico di clas-se. Ci dobbiamo abituare ad un pluralismo di giudizi sul Movimento Comunista nel XX° secolo. ( un esempio per capirci, chi è convinto che Mao era il capo di una fazione burocrati-ca che contendeva il potere ad un’altra fazione burocratica, e chi invece è convinto che Mao era il leader della tendenza rivoluzionaria e ha combattuto la degenerazione burocrati-ca nel Partito Comunista cinese, continueranno a pensarla diversamente forse fino a che campano, ma ciò non può trasformarsi in un favore al capitalismo, se questa differenza di lettura sul passato producesse separazione nelle lotte e nell’organizzazione politica).

SULL’ ANALISI CONCRETA DEL PRESENTE.SULL’ ANALISI CONCRETA DEL PRESENTE.SULL’ ANALISI CONCRETA DEL PRESENTE.SULL’ ANALISI CONCRETA DEL PRESENTE.

“Il sistema di produzione fordista è morto”; “non ci sono stati mai tanti operai di fabbrica come ora nel mondo”, due affermazioni che danno un’idea della confusione sotto il cielo di quelli che si dicono dei rivoluzionari.

Se guardiamo il Nord del mondo, la realtà ( se misuriamo i cambiamenti degli ultimi 30 anni ), va nella direzione indicata dalla prima frase.

Se guardiamo la Cina e l’India solo per parlare dei due giganti demografici del mondo e quindi l’immenso mondo e non solo il mondo che ci circonda, la seconda affermazione è tutt’altro che peregrina.

La classe degli sfruttati e dei poveri ha una composizione diversa secondo dove si guarda, quanto lontano si guarda, quale insieme si guarda, quali indicatori si prendono in consi-derazione.

Ora chi sta sviluppando studi seri ( scientifici ) sul capitalismo nel XXI° secolo, ha il difficile compito di chiarire le questioni irrisolte che sono tante e importanti.

Ma anche l’analisi del presente della società capitalista non può trasformarsi in un alibi per chi utilizza le proprie certezze intellettuali, per non costruire forme organizzate superiori ( comuni, collettive, generali, diffuse ) per sviluppare la lotta politica, di classe, rivoluzionaria.

SULL’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTISULL’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTISULL’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTISULL’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI

L’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI DEVE ESSERE PENSATA E SI DEVE STRUTTURARE AD IMITAZIONE DELL’ IDEA DELLA SOCIETA’ COML’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI DEVE ESSERE PENSATA E SI DEVE STRUTTURARE AD IMITAZIONE DELL’ IDEA DELLA SOCIETA’ COML’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI DEVE ESSERE PENSATA E SI DEVE STRUTTURARE AD IMITAZIONE DELL’ IDEA DELLA SOCIETA’ COML’ORGANIZZAZIONE POLITICA DEI COMUNISTI DEVE ESSERE PENSATA E SI DEVE STRUTTURARE AD IMITAZIONE DELL’ IDEA DELLA SOCIETA’ COMUNIUNIUNIUNISTA CHE SI VUOLE COSTRUI-STA CHE SI VUOLE COSTRUI-STA CHE SI VUOLE COSTRUI-STA CHE SI VUOLE COSTRUI-

RE.RE.RE.RE.

Il comunismo come realtà non può essere vissuto solo dopo la presa del potere, deve essere vissuto nel presente negli spazi organizzativi e di vita comune dei comunisti.

Non si può costruire l’organizzazione comunista secondo una logica perennemente emergenziale, in conseguenza della quale si delega perennemente “al più bravo” la Direzione, ai “migliori” la Dirigenza e tutti gli altri sono gregari.

PRESENTAZIONE DI CASA ROSSA

DI VERNICE, DI UOVADI VERNICE, DI UOVADI VERNICE, DI UOVADI VERNICE, DI UOVA PRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSA 8888

PRESENTAZIONE DI CASA ROSSA

Nei casi di emergenza che ci saranno, sarà pur necessaria una fase di “delega” nell’organizzazione, per parlare chiaro, ma la delega deve essere limitata in tempi predefiniti e bre-vi.

L’emergenza è una situazione eccezionale, buona solo per fasi eccezionali, per capirci quelle insurrezionali oppure di difesa, in una fase di svolta reazionaria violenta, la lotta politi-ca dei comunisti nella società capitalista dovrà essere guidata da una organizzazione strutturata secondo l’idea della democrazia rivoluzionaria.

La democrazia rivoluzionaria i punti cardine sono due: lo smantellamento della delega, la ricomposizione del lavoro materiale (militanza di base) con il lavoro intellettuale (direzione).

Casa Rossa è una organizzazione politica antiautoritaria, si colloca cioè in una precisa lettura delle rivoluzioni nel novecento. Le Rivoluzioni sono state tradite non per un DNA orga-nizzativo sbagliato nella fase del presa del Potere Politico, ma quando il Partito si è fatto Stato Autoritario invece di smontare lo Stato.

Nel presente storico, economico/politico/sociale, in alcune realtà sviluppate del comando capitalistico è possibile sviluppare forme organizzative meno pericolose sul piano del rischio dell’inversione dei fini, in parole semplicissime, il potere del Partito che si fa stato al posto del potere proletario.

Autonomia dal basso, delega revocabile e limitata nel tempo, federalismo, sono alcuni strumenti che possono consentire di rinunciare al Centralismo Democratico. Solo l’esperienza può dire se funzionano, ovvero se non garantiscono solo la sopravvivenza testimoniale o “comunitaria” ma sono utili dal punto di vista dell’organizzazione di un sog-getto capace di fare la rivoluzione. Vanno in ogni caso sperimentate a partire dal lavoro politico di gruppo nelle realtà concrete di territorio e di lavoro. La concezione del nucleo di ferro che costruisce intorno a se e ai libri sacri del marxismo l’organizzazione politica è sbagliata, perché il principio di autorità è l’opposto del metodo scientifico e del materialismo storico.

SULLA COSIDDETTA INNOVAZIONE POLITICASULLA COSIDDETTA INNOVAZIONE POLITICASULLA COSIDDETTA INNOVAZIONE POLITICASULLA COSIDDETTA INNOVAZIONE POLITICA

Innovazione organizzativa, innovazione degli strumenti, dei percorsi ( ma non degli obiettivi finali ), sulla base dell’analisi concreta della realtà concreta. L’innovazione c’è stata sempre, ad esempio: Lenin ( la rivoluzione degli operai e dei soldati in un paese arretrato) rispetto alle teorie di Marx sul processo rivoluzionario nei paesi industrializzati, Mao ( la rivoluzione dei contadini ) rispetto all’esperienza di Lenin in Russia, ecc…..

Innovare senza cambiare di segno, costruendo con i materiali del presente una società senza classi, senza sfruttati e senza sfruttatori, è ciò che dobbiamo fare.

IN CONCLUSIONEIN CONCLUSIONEIN CONCLUSIONEIN CONCLUSIONE

Una valutazione superficiale delle considerazioni rapidamente esposte in questi quattro punti , potrebbe portare a dire che non vogliamo prendere posizione.

In realtà abbiamo una posizione chiara e realistica. Riteniamo che le differenze non sono componibili sul piano puramente dialettico ma dopo la verifica che solo può dare la con-cretezza della lotta politica di classe.

Non ci sono teorie salvifiche efficaci a priori.

Le differenze che ci sono tra i rivoluzionari sono una ricchezza e non un limite.

Abbiamo premesso che proveniamo da storie diverse e non su tutte le questioni la pensiamo esattamente allo stesso modo, ma rappresentiamo un esempio concreto di ciò che si deve fare oggi. Un esempio di come si può “servire il popolo”, dando ai nostri ismi di riferimento la giusta collocazione e dimensione, una collocazione che non faccia danni alla capacità di combattere il capitalismo, che non divida i rivoluzionari, che non ne impedisca l’unità.

b) Cosa vogliamo fare.Cosa vogliamo fare.Cosa vogliamo fare.Cosa vogliamo fare.

Non ci poniamo in competizione con i troppi “generali” che guidano improbabili “eserciti” (gruppuscoli politici). Faremo quelNon ci poniamo in competizione con i troppi “generali” che guidano improbabili “eserciti” (gruppuscoli politici). Faremo quelNon ci poniamo in competizione con i troppi “generali” che guidano improbabili “eserciti” (gruppuscoli politici). Faremo quelNon ci poniamo in competizione con i troppi “generali” che guidano improbabili “eserciti” (gruppuscoli politici). Faremo quello lo lo lo che sappiamo fare e invitiamo gli altri a fare lo stes-che sappiamo fare e invitiamo gli altri a fare lo stes-che sappiamo fare e invitiamo gli altri a fare lo stes-che sappiamo fare e invitiamo gli altri a fare lo stes-

so, altrimenti finisce che: con troppi “generali” l’”esercito” popolare è destinato alla sconfitta.so, altrimenti finisce che: con troppi “generali” l’”esercito” popolare è destinato alla sconfitta.so, altrimenti finisce che: con troppi “generali” l’”esercito” popolare è destinato alla sconfitta.so, altrimenti finisce che: con troppi “generali” l’”esercito” popolare è destinato alla sconfitta.

CASA ROSSA, è una associazione culturale che fa inchiesta e informazione proletaria, dando voce agli sfruttati e alle organiCASA ROSSA, è una associazione culturale che fa inchiesta e informazione proletaria, dando voce agli sfruttati e alle organiCASA ROSSA, è una associazione culturale che fa inchiesta e informazione proletaria, dando voce agli sfruttati e alle organiCASA ROSSA, è una associazione culturale che fa inchiesta e informazione proletaria, dando voce agli sfruttati e alle organizzzzzzzzazioni politiche che ne rappresentano gli interessi azioni politiche che ne rappresentano gli interessi azioni politiche che ne rappresentano gli interessi azioni politiche che ne rappresentano gli interessi

generali. Per questo si sta dotando di strumenti di comunicazione e partecipa alle iniziative di massa dove ritiene utile progenerali. Per questo si sta dotando di strumenti di comunicazione e partecipa alle iniziative di massa dove ritiene utile progenerali. Per questo si sta dotando di strumenti di comunicazione e partecipa alle iniziative di massa dove ritiene utile progenerali. Per questo si sta dotando di strumenti di comunicazione e partecipa alle iniziative di massa dove ritiene utile proporporporporre il proprio punto di vista. Cura la diffusione del pen-re il proprio punto di vista. Cura la diffusione del pen-re il proprio punto di vista. Cura la diffusione del pen-re il proprio punto di vista. Cura la diffusione del pen-

siero comunista, della storia del movimento operaio e anticapitalista.siero comunista, della storia del movimento operaio e anticapitalista.siero comunista, della storia del movimento operaio e anticapitalista.siero comunista, della storia del movimento operaio e anticapitalista.

LE NOSTRE ATTIVITA’.LE NOSTRE ATTIVITA’.LE NOSTRE ATTIVITA’.LE NOSTRE ATTIVITA’.

Organizzazione politicaOrganizzazione politicaOrganizzazione politicaOrganizzazione politica

Ci confrontiamo e pratichiamo l’iniziativa politica comune con tutti coloro che condividono l’idea della costruzione di un soggetto politico di tutti gli sfruttati, rivoluzionario, antiauto-

ritario, plurale, non settario, non opportunista, che abbia l’obiettivo massimo della realizzazione di una società comunista, egualitaria, di democrazia diretta, dal basso.

Iniziativa politicaIniziativa politicaIniziativa politicaIniziativa politica

Tra gli operai, i giovani, i precari, gli immigrati, gli studenti.

Per il lavoro, il salario, i diritti.

Nella lotta per la casa.

Per garantire la spesa proletaria a prezzi popolari.

Ricreare il bisogno di comunismo attraverso la diffusione della cultura proletariaRicreare il bisogno di comunismo attraverso la diffusione della cultura proletariaRicreare il bisogno di comunismo attraverso la diffusione della cultura proletariaRicreare il bisogno di comunismo attraverso la diffusione della cultura proletaria

Per questo ci stiamo dotando di strumenti quali: Stampa, Biblioteca, Seminari, Comunicazione On Line, Cinema.

COSA FARE SUBITOCOSA FARE SUBITOCOSA FARE SUBITOCOSA FARE SUBITO

COSTRUIRE FORME ORGANIZZATE SUPERIORI E UTILI ALLA CAUSA DEL PROLETARIATO. COSTRUIRE FORME ORGANIZZATE SUPERIORI E UTILI ALLA CAUSA DEL PROLETARIATO. COSTRUIRE FORME ORGANIZZATE SUPERIORI E UTILI ALLA CAUSA DEL PROLETARIATO. COSTRUIRE FORME ORGANIZZATE SUPERIORI E UTILI ALLA CAUSA DEL PROLETARIATO.

Smettiamo di zappare ognuno il proprio orto e mentre ci prepariamo a prenderci i latifondi proviamo almeno a coltivare campi Smettiamo di zappare ognuno il proprio orto e mentre ci prepariamo a prenderci i latifondi proviamo almeno a coltivare campi Smettiamo di zappare ognuno il proprio orto e mentre ci prepariamo a prenderci i latifondi proviamo almeno a coltivare campi Smettiamo di zappare ognuno il proprio orto e mentre ci prepariamo a prenderci i latifondi proviamo almeno a coltivare campi apeapeapeaperti.rti.rti.rti.

Non ci basta avere ragione, vogliamo cambiare la realtà.Non ci basta avere ragione, vogliamo cambiare la realtà.Non ci basta avere ragione, vogliamo cambiare la realtà.Non ci basta avere ragione, vogliamo cambiare la realtà.

Da queste considerazioni discende l’ indicazione per noi centrale di costruire al più presto forme organizzate superiori ( comuni – collettive – generali - diffuse ) per sviluppare la lotta politica, di classe, rivoluzionaria, intorno ad un programma politico che si muova entro paletti precisi e contenga obiettivi che rispondono ai bisogni concreti del proletariato del XXI° secolo, e che spingano gli sfruttati e i poveri di oggi lungo il cammino che porta ad una società di uomini liberi e uguali. Nel frattempo si continui ad analizzare il presente della società capitalista e a capire cosa non ha funzionato nei tentativi di costruire il socialismo nel XX° secolo, ma senza che ciò ci fermi e ci separi.

PRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSAPRESENTAZIONE CASAROSSA 9999

I punti di riferimento perché cresca, e cresca nel modo giusto, l’organizzazione comunista degli sfruttati e dei poveri, coltivando le cose indispensabili a questo fine, sono: Risposte Concrete e Bisogno di Comunismo. Senza risposte concrete i proletari non hanno alcun motivo di avvicinarsi a noi comunisti. Senza bisogno di comunismo non c’è motivo che chi si avvicina a noi, rimanga insieme a noi.

Noi ci impegniamo a fare la nostra parte per dare risposte concrete ai bisogni e ad alimentare il Bisogno di Comunismo, ma se si farà l’organizzazione politica necessaria ai proleta-ri non dipende da noi.

APPELLO AI SOGGETTI DEL CONFLITTOAPPELLO AI SOGGETTI DEL CONFLITTOAPPELLO AI SOGGETTI DEL CONFLITTOAPPELLO AI SOGGETTI DEL CONFLITTO

A tutti chiediamo di fare un passo avanti, iniziando con l’evitare il settarismo (scolastica politica) l’opportunismo (dei riA tutti chiediamo di fare un passo avanti, iniziando con l’evitare il settarismo (scolastica politica) l’opportunismo (dei riA tutti chiediamo di fare un passo avanti, iniziando con l’evitare il settarismo (scolastica politica) l’opportunismo (dei riA tutti chiediamo di fare un passo avanti, iniziando con l’evitare il settarismo (scolastica politica) l’opportunismo (dei rivolvolvolvoluzionari a parole) l’innovazionismo ( intellettualismo speri-uzionari a parole) l’innovazionismo ( intellettualismo speri-uzionari a parole) l’innovazionismo ( intellettualismo speri-uzionari a parole) l’innovazionismo ( intellettualismo speri-

mentale), l’individualismo (estetismo disarmante)mentale), l’individualismo (estetismo disarmante)mentale), l’individualismo (estetismo disarmante)mentale), l’individualismo (estetismo disarmante)

Ai gruppuscoli settari che si muovono dietro una cultura libresca e seguono nel XXI° secolo il principio di autorità diciamo Ai gruppuscoli settari che si muovono dietro una cultura libresca e seguono nel XXI° secolo il principio di autorità diciamo Ai gruppuscoli settari che si muovono dietro una cultura libresca e seguono nel XXI° secolo il principio di autorità diciamo Ai gruppuscoli settari che si muovono dietro una cultura libresca e seguono nel XXI° secolo il principio di autorità diciamo di di di di abbandonare il settarismo e di scendere nella abbandonare il settarismo e di scendere nella abbandonare il settarismo e di scendere nella abbandonare il settarismo e di scendere nella

realtà.realtà.realtà.realtà.

Ai gruppuscoli che vogliono innovare il marxismo diciamo di non buttare il bambino insieme all’acqua sporca.Ai gruppuscoli che vogliono innovare il marxismo diciamo di non buttare il bambino insieme all’acqua sporca.Ai gruppuscoli che vogliono innovare il marxismo diciamo di non buttare il bambino insieme all’acqua sporca.Ai gruppuscoli che vogliono innovare il marxismo diciamo di non buttare il bambino insieme all’acqua sporca.

Ai compagni che militano nella cosiddetta sinistra radicale (massimalista,)parolaia e sempre al carro della sinistra capitaliAi compagni che militano nella cosiddetta sinistra radicale (massimalista,)parolaia e sempre al carro della sinistra capitaliAi compagni che militano nella cosiddetta sinistra radicale (massimalista,)parolaia e sempre al carro della sinistra capitaliAi compagni che militano nella cosiddetta sinistra radicale (massimalista,)parolaia e sempre al carro della sinistra capitalistastastasta, chiediamo il coraggio di abbandonare la , chiediamo il coraggio di abbandonare la , chiediamo il coraggio di abbandonare la , chiediamo il coraggio di abbandonare la

linea della doppia verità (rivoluzionari a parole, moderati nei fatti). linea della doppia verità (rivoluzionari a parole, moderati nei fatti). linea della doppia verità (rivoluzionari a parole, moderati nei fatti). linea della doppia verità (rivoluzionari a parole, moderati nei fatti).

Ai Sindacati di Base chiediamo di unirsi subito e di abbandonare il leaderismo autoreferenziale. Ai Sindacati di Base chiediamo di unirsi subito e di abbandonare il leaderismo autoreferenziale. Ai Sindacati di Base chiediamo di unirsi subito e di abbandonare il leaderismo autoreferenziale. Ai Sindacati di Base chiediamo di unirsi subito e di abbandonare il leaderismo autoreferenziale.

Alla FIOM chiediamo di abbandonare la CGIL concertativa e complice del padronato.Alla FIOM chiediamo di abbandonare la CGIL concertativa e complice del padronato.Alla FIOM chiediamo di abbandonare la CGIL concertativa e complice del padronato.Alla FIOM chiediamo di abbandonare la CGIL concertativa e complice del padronato.

SULLA TATTICASULLA TATTICASULLA TATTICASULLA TATTICA

La tattica non va confusa con il tatticismo. Il tatticismo è opportunismo. Il tatticismo è quel modo di fare proprio di coloro che parlano di un altro mondo possibile e praticano que-

sto mondo in tutti i palazzi di potere, giustificando questa doppia verità con il dire che lo stare nel palazzo è la via realistica per camminare verso l’altro mondo possibile. Nulla di

più falso e la storia dei comunisti in Italia lo racconta.

La tattica deve trovare non nelle idee, non nelle parole che le rappresentano, ma in concreti comportamenti che stanno a significare quel bisogno di comunismo che si realizza in

scelte politiche nel presente, i suoi limiti, perché non tutti i mezzi sono utili al comunismo. Ad esempio alle elezioni non ci si allea con i rappresentanti della borghesia capitalista.

La tattica è necessaria per allargare le contraddizioni del sistema e nei soggetti politici e sindacali che sono le parti attive che lo compongono e per liberare i proletari dalle loro

ipoteche.

SUGLI STRUMENTISUGLI STRUMENTISUGLI STRUMENTISUGLI STRUMENTI

COSTRUIRE UNA MACCHINA DELLA COMUNICAZIONE ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE. COSTRUIRE UNA MACCHINA DELLA COMUNICAZIONE ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE. COSTRUIRE UNA MACCHINA DELLA COMUNICAZIONE ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE. COSTRUIRE UNA MACCHINA DELLA COMUNICAZIONE ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE.

NESSUNA SCOLASTICA ELETTORALE MA UNA SCELTA SULLA BASE DELL’UTILITA’ CONCRETA DELLO STRUMENTO.NESSUNA SCOLASTICA ELETTORALE MA UNA SCELTA SULLA BASE DELL’UTILITA’ CONCRETA DELLO STRUMENTO.NESSUNA SCOLASTICA ELETTORALE MA UNA SCELTA SULLA BASE DELL’UTILITA’ CONCRETA DELLO STRUMENTO.NESSUNA SCOLASTICA ELETTORALE MA UNA SCELTA SULLA BASE DELL’UTILITA’ CONCRETA DELLO STRUMENTO.

Occorrono anche strumenti all’altezza. Il comando capitalista oggi si difende e si rafforza , non solo con il potere politico, economico e militare, ma anche con quello mediatico che educa ai “valori” dell’uomo “nuovo” capitalista ( denaro, successo, individualismo, competizione, ecc….). La Rivoluzione russa si fece con gli operai e i soldati, quella cinese con i contadini e l’esercito rosso; nel XXI secolo, nei paesi “postindustriali”, senza dimenticare l’importanza fondamentale degli strumenti di sempre, sarà necessario possedere una macchina di comunicazione all’altezza della situazione, capace cioè di determinare confluenza e diffusione della cultura e dell’organizzazione comunista e anticapitalista.

Elettoralismo e astensionismo non appartengono alla cultura comunista che fa del materialismo storico, cioè del metodo scientifico applicato alla politica, lo strumento per l’individuazione dei mezzi utili alla battaglia politica. Perciò nessuna scolastica elettorale ma una scelta sulla base dell’utilità concreta dello strumento che dipende dalla situazione concreta da affrontare.

CARATTERI NECESSARI ALL’ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA NEL XXI° SECOLOCARATTERI NECESSARI ALL’ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA NEL XXI° SECOLOCARATTERI NECESSARI ALL’ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA NEL XXI° SECOLOCARATTERI NECESSARI ALL’ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA NEL XXI° SECOLO Non autoritaria ( Democrazia di base-Ricomposizione lavoro manuale e intellettuale-Rotazione negli incarichi ) Plurale Non settaria ( cerchiamo ciò che unisce non ciò che divide i compagni) Non opportunista (nessun compromesso con chi rappresenta la borghesia) CHE FARE IN QUESTA FASE Collegare i soggetti della rivoluzione Dare risposte concrete ai bisogni del proletariato Alimentare il bisogno del comunismo COSA POSSIAMO FARE CON LE FORZE OGGI A NOSTRA DISPOSIZIONE

UN GIORNALE CHE FACCIA INCHIESTA

Prenderò spunto da un fatto: verso giugno (più o meno) il nodo di Indymedia Roma chiudeva a seguito della scarsa partecipazione e dell’abitudine di far “rimbalzare” le notizie frutto di un “copia e incolla” costante più che di una reale pratica di inchiesta sul campo.

Ecco, senza nulla voler togliere alle tante esperienze presenti in rete, credo che manchi proprio una testata che abbia la volontà di fare inchiesta. Un esempio. Il nome di Rosario Monda dice qualcosa a qualcuno? Rosario era un operaio della Fiat di Pomigliano licenziato nel 2006 per aver affermato durante

un’assemblea sindacale che “ la fabbrica funziona solo grazie agli operai e i dirigenti non servono a nulla, senza di loro la linea funzionerebbe ugualmente”. Nonostante il ricorso davanti al giudice gli abbia dato ragione, Rosario è ancora fuori dalla fabbrica e senza stipendio.

Quanti Rosario Monda ci sono e non esistono perché non si parla di loro? Non vorrei dilungarmi molto, ma credo che invece di trincerarci dietro slogan , come ad un mantra, descrivere la realtà nella sua spietata crudeltà , potrebbe forse essere utile

per cambiarla. Non dico che un giornale può fare la rivoluzione, questo no, ma forse potrebbe servire –raccontando la realtà più che le dispute teoriche- a farci avvicinare realmente ai tanti

sfruttati che ,troppo spesso, pretendiamo di voler “organizzare” e che ,pur in momenti durissimi come questi, rimangono spettatori lontani dalla vita politica, dalla parteci-pazione attiva senza deleghe.

Un giornale che incuriosisca i giovani, che sia capace di tramandare la memoria, di parlare dei tanti piccoli conflitti quotidiani, con un linguaggio giornalistico e non “da volanti-no”; con il rigore di una idea , senza inutili populismi; con la concretezza che richiede l’inchiesta e privo di slogan senza mordente. Che favorisca la circolazione delle e-sperienze e la conoscenza critica. Che sia credibile anche per chi comunista non lo è mai stato.

Se qualcuno è interessato , si faccia avanti. CENTRO DI DOCUMENTAZIONE – BIBLIOTECA – VIDEOTECA – GIORNALE ON LINE

PRESENTAZIONE DI CASA ROSSA

TEORIA MARXISTATEORIA MARXISTATEORIA MARXISTATEORIA MARXISTA 10101010

Contro lo sfruttamento capitalista, per una società socialista

Aumento dei tempi di lavoro, bassi salari, moltiplicazione del lavoro precario ecc. Il padronato con l’aiuto dei suoi governi è all’offensiva contro la classe operaia. Quali sono le ragioni di questi attacchi mas-sicci?

Il capitalismo si basa sullo sfruttamento della forza lavoro degli operai. Dato che questa forza lavoro produce tutte le ricchezze materiali, rap-presenta quindi la sorgente dei profitti dei capitalisti.

La loro volontà è chiara: massimizzare i profitti e grosse fette di mer-cato . Le lotte dei lavoratori nella storia del capitalismo hanno sempre avuto come scopo quello di ottenere salari più elevati e la riduzione dei tempi di lavoro, come scriveva Marx: “Il prodotto di una giornata di lavoro normale è dunque il risultato di una guerra civile di lunga dura-ta, più o meno dichiarata, tra la classe capitalista e la classe ope-raia.” (Libro I, del Capitale)

La ripartizione del plus-valore: il motore della lotta di classe

Cos’è il plus-valore ? Il principio dello sfruttamento capitalista è il mancato pagamento di tutte le ore lavorate. Questo significa che un operaio lavora ad esempio 3 ore al giorno per il suo salario e le altre 5 ore le lavora gratuitamente per il suo padrone. L’operaio crea quin-di ,in queste 5 ore di lavoro, valore sotto forma di prodotti senza otte-nere l’equivalente di questi valori. E’ dunque questo plus-lavoro non pagato che crea il plus-valore per i capitalisti. I capitalisti possono in-tascare questo plus-valore sottoforma di profitto dopo aver venduto i loro prodotti. Per poter aumentare i loro profitti, tentano in tutti i modi di allargare il plus-valore diminuendo i salari, aumentando l’orario di lavoro o entrambe le cose allo stesso tempo, come vediamo attual-mente. Essendo stati costretti a lavorare 40 ore al posto di 35 a parità di salario i lavoratori della Siemens in Germania creano un maggior plus-valore di prima. La ripartizione del plus-valore è dunque al centro di ogni conflitto tra i padroni e la classe operaia.

Aumento della produttività e dei tempi di lavoro

La concorrenza tra i capitalisti spinge continuamente ad aumentare la produttività. L’uso delle macchine, l’automatizzazione della produzione permette una produttività maggiore con meno lavoratori (ad esempio 10 invece che 100) ciò abbassa i costi salariali ma aumenta i costi fissi (acquisto e utilizzo dei macchinari, ecc.). Questo pone dei problemi ai capitalisti, perché non possono sfruttare una macchina, in quanto la sola forza del lavoro umano crea il plus-valore. Quindi è evidente che 100 lavoratori creano più plus-valore che 10 (se lavorano lo stesso numero di ore).

Al fine di compensare questa “mancanza” di plus-lavoro per mantene-re alti i profitti, i capitalisti obbligano i (10) operai a lavorare per più tempo senza aumentare il loro salario. L’economia capitalista produce quindi questo fenomeno contraddittorio e perverso: la produttività au-menta e permette la produzione della stessa quantità di merce in me-no tempo, ma aumentando il tempo di lavoro. Sarebbe tuttavia possi-bile mettere in atto una riduzione massiccia dei tempi di lavoro se si ripartisse su tutti il lavoro necessario a soddisfare i nostri bisogni.

Per una società socialista!

Constatato che una tale riduzione del lavoro e la soddisfazione dei bi-sogni vitali dei lavoratori e dei giovani non è realizzabile in questo si-stema, si pone immediatamente la domanda di un'alternativa al capi-talismo. Oggi i lavoratori non hanno nessun controllo sulla produzione, sull'organizzazione e l'orientamento di questa ed è ancora meno il con-trollo sulle loro condizioni di lavoro. È logico: non si può controllare ciò che non si possiede. Mentre i capitalisti possiedono i mezzi di produ-zione (fabbriche, macchinari ecc.). I lavoratori subiscono uno sfrutta-mento feroce, e la classe operaia subisce nel suo insieme le conse-guenze disastrose del capitalismo. Per porre fine realmente alla disoc-cupazione, alla precarietà ed alla miseria è necessario rovesciare il ca-pitalismo con un movimento di massa, per una rivoluzione socialista. L'espropriazione e la nazionalizzazione delle più grandi banche e delle imprese e il loro collocamento sotto il controllo operaio saranno uno dei primi compiti di un Stato socialista. La gestione democratica dell'e-conomia da parte dei lavoratori stessi che utilizzeranno e svilupperan-no tutte le risorse permetterà una soddisfazione totale dei bisogni. I lavoratori sono capaci di organizzare, di pianificare e di migliorare la produzione, di valutare i loro propri bisogni e interessi. In una società socialista il lavoro non sarà più costrittivo e monotono, ma diventerà "il bisogno primario della vita". (Karl Marx, Critica al programma di Gotha).

Teoria marxista

Partito dei lavoratori.. una necessità storica!

Da quando esiste, il capitalismo ha creato condizioni di vita miserabili per la classe operaia. Questa è stata allora obbligata a battersi contro lo sfruttamento, il lavoro minorile, eccetera.. Attraverso le lotte e gli scioperi, si pose con forza la questione di un'organizzazione indipen-dente della classe operaia. Nei paesi europei, in base ai loro differenti sviluppi, sono stati fondati i primi sindacati o i primi partiti dei lavorato-ri.

In Inghilterra i sindacati furono per esempio la sola organizzazione del-la classe operaia fino al 1880. A causa della profonda crisi economica (cominciata nel 1873), il padronato iniziò ad attaccare sempre più la classe operaia (licenziamenti di massa, degrado delle condizioni di vita, ecc.).

Trotsky descriveva la situazione così: "I sindacati hanno perso la loro capacità di migliorare la condizione dei lavoratori e sono stati spinti sul-la strada dell'azione politica, perché l'azione politica non è altro che la generalizzazione dell'azione economica. L'azione politica dà una forma generale ai bisogni dei lavoratori ed indirizza queste rivendicazioni alla borghesia nel suo insieme ". Come risultato di questo processo si è am-piamente discussa da sempre, nel movimento operaio, la questione di un partito dei lavoratori.

Discutendo coi rivoluzionari inglesi, Engels sottolineò la necessità che si battessero concretamente per la creazione di un partito indipendente della classe operaia. Nel 1893, ha salutato la fondazione dell'Indepen-dent Labour Party (ILP) come un passo avanti, anche se il suo pro-gramma era limitato. Engels argomentava che un nuovo partito di mas-sa poteva aiutare i lavoratori a comprendere la necessità della trasfor-mazione rivoluzionaria della società ed il loro proprio ruolo in essa. In Inghilterra, è stata l'unione tra le lotte di massa e l'attività e la propa-ganda dei socialisti che hanno creato le condizioni indispensabili per un partito dei lavoratori.

Nel corso della storia, si è spesso posta la domanda di un tale partito, come negli Stati Uniti dove un partito dei lavoratori su scala di massa non è mai esistito.

Rivolgendosi alla sezione americana della Quarta Internazionale, il So-cialist Workers Party, Trotsky scriveva nel 1938: " La necessità di un partito politico che è quello degli operai si è inserita nelle condizioni og-gettive. [..] Questo è il motivo per cui dobbiamo dire ai lavoratori, alle masse: dotatevi del vostro partito. Né Engels né Trotsky consideravano un tale partito come l'obiettivo finale, ma come passo necessario verso un partito rivoluzionario di massa.

Un organizzazione indipendente della classe operaia in quanto tale, può permettere ai lavoratori di discutere, di battersi per i loro propri inte-ressi, di fare collettivamente delle esperienze nelle lotte. E solo unica-mente con queste discussioni e in queste lotte collettive che può svilup-parsi una coscienza socialista su scala di massa.

ALLA CATASTROFE CON OTTIMISMOALLA CATASTROFE CON OTTIMISMOALLA CATASTROFE CON OTTIMISMOALLA CATASTROFE CON OTTIMISMO 11111111

Dove eravate? Fini e Bersani, De Benedetti e Tronchetti, D'Alema e Prodi, Berlusconi e Geronzi, Tremonti e Visco, Bossi e Casini, Marcegaglia e Benetton mentre l'Italia veniva depredata giorno dopo giorno della sua ricchezza e del suo futuro? E di quanto è cresciuto negli ultimi dieci anni il vostro patrimonio personale? Voi che ci spiegate l'economia sui giornali e televisioni? Mentre voi e i vostri compari avete vissuto dieci anni alla grande, alle spalle del Paese, l'Italia è sprofondata. La crescita ha subito un infarto. Dal 2000, da una ricerca del quotidiano El Pais, su 180 nazio-ni solo Haiti ha fatto peggio dell'Italia. Tutto il mondo si è sviluppato più di noi tranne Haiti, uno dei Paesi più poveri, devastato da un terremoto apocalittico. Dal 2000 al 2010 si sono alternati nei governi di sinistra o di destra, alla guida della Confindustria e del sistema banca-rio, tutti i responsabili del nostro declino che è ormai irreversibile per almeno una generazione. Siamo i peggiori del pianeta, non solo del Burkina Faso, 44°, o del Montenegro, 115°. Tutti hanno fatto meglio, senza distinzione, tranne un'isola caraibica. E' arrivato il momento di decretare il fallimento di una classe dirigente, la peggiore degli ultimi 150 anni, senza fare alcuna distinzione, senza fare prigionieri. La collusione, più ancora della corruzione, è stato il male oscuro che ha infettato il corpo del Paese. I migliori si sono adeguati con ricche buonuscite o ruoli onorifici di prestigio, i peggiori hanno divorato l'economia di comune accordo, dalla svendita di Telecom, al disastro Alitalia, alle esequie di Italtel e Olivetti. Un debito pubblico sempre più forte bussa alle nostre porte con centinaia di miliardi di euro da collocare all'inizio del 2011 pena il default. Non si tratta di essere allarmisti, ma realisti, di guardare la realtà in faccia. Il debito arriverà a 1900 miliardi entro pochi mesi. Il debito però non può crescere per sempre. Ci sarà, è inevitabile, un punto di non ritorno. Il debito cresce mentre l'economia è ferma da un'eternità. Le malate d'Europa, i cosiddetti PIGS, si sono svi-luppate in questi dieci anni più di noi. L'Irlanda è al 131° posto, la Grecia al 132° e il Portogallo, 178°, un solo posto prima di noi e da tempo di fronte al baratro. Portogallo e Irlanda stanno seguendo la stessa traiettoria della Grecia, per collocare i loro titoli devono pagare interessi sempre maggiori per giustificare il rischio di investimento. L'Italia però è ottimista, pur con la peggior crescita del mondo e il debito pubblico più grande d'Europa, nega, nega sempre. E sarà così fino alla fine. Mistero di Tremonti. Alla catastrofe con ottimismo.

Alla catastrofe con ottimismo.

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RICEVIAMO DAL CIL/CWI

Mai come oggi la produzione, e dunque la ricchezza, sono state così grandi. Il livello di vita e le condizioni di lavoro della maggioranza della popo-lazione indietreggia tuttavia senza tregua. Ciò conduce inevitabilmente a movimenti di massa.

I vantaggi di un'economia socialista pianificata sono evidenti. L'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e la sua sostituzione con la proprietà comune ed il controllo da parte delle industrie e dei servizi, condurrà all'utilizzazione dei mezzi di produzione per il soddisfacimento delle esigenze della società. La pianificazione della produzione è già presente nel capitalismo e nelle mani della classe operaia, solo i mezzi di pro-duzione devono essere espropriati dalle mani di una minoranza.

La pianificazione capitalista attualmente si sviluppa già ad un livello molto elevato su scala mondiale. Nelle grandi imprese capitaliste si conosce in anticipo quale parte meccanica o elettrica deve essere montata sulle automobili.

Se non ci fosse nessuna pianificazione a livello nazionale ed internazionale, il regno del libero mercato non sarebbe che meno di un'illusione. Certo esso è una giungla, ma una giungla dove i più forti fanno accordi tra di loro. Sulla divisione (temporanea) dei mercati, sui prezzi e per mantenere alta la disoccupazione. Ma vediamo in dettaglio come è la pianificazione che si ha sotto il capitalismo.

La pianificazione capitalista non è orientata al soddisfacimento dei bisogni dell’uomo e si realizza senza consultare la popolazione. È evidente che non si produce in funzione dei bisogni della popolazione. Ma lo scopo della produzione non è di soddisfare i bisogni o di mettere l'economia al ser-vizio delle persone. Il capitalismo agisce solamente in funzione del profitto a breve termine.

Un tempo il capitalista pianificava lui stesso la sua produzione. Era l'epoca nella quale il padrone era ancora presente sul posto di lavoro. La sua pianificazione si riduceva nella gran parte dei casi a questo: “come l'ultimo anno, ma un pò più”.

Questi tempi “romantici” del capitalismo appartengono ormai al passato. La pianificazione capitalista adesso è realizzata dai lavoratori negli uffici, davanti ai monitor dei computer. Da qualche tempo questo tipo di pianificazione non è più sicura per i capitalisti. La pianificazione capitalista è impressa nelle coscienze di una parte della classe operaia. Il fatto che la produzione nel capitalismo sia già “nelle mani” della classe operaia e che i metodi avanzati di pianificazione siano sotto il capitalismo impiantate “nelle teste” dei lavoratori, renderebbe più facile prendere le redini della produzione. Sul piano politico il “prendere in mano” la produzione sarebbe un grande passo avanti. È chiaro che i padroni dei mezzi di produzione, per difendere il loro potere ed il loro dominio sui mezzi di produzione non si accontentano di utilizzare solo la propaganda e la politica, ma anche la violenza.

Adeguare la produzione in favore della pianificazione socialista, organizzata in modo democratico è la questione centrale per il movimento opera-io.

Socialismo contro Stalinismo

Il socialismo presuppone la pianificazione per adattare la produzione ai bisogni. Per ciò bisogna potere stabilire i bisogni. Attualmente con la tec-nologia informatica ciò dovrebbe essere relativamente semplice. Se la tecnologia è importante in un'economia socialista pianificata, la partecipa-zione e la gestione da parte dei lavoratori, in altre parole, la democrazia operaia non è da meno. Solo i lavoratori che sono al tempo stesso consu-matori e produttori, sono capaci di valutare quali prodotti siano superflui o di qualità sufficiente,... Un'economia pianificata ha bisogno della demo-crazia operaia così come l'uomo ha bisogno dell’aria.

La caricatura stalinista del socialismo aveva tentato di trovare un palliativo a questo handicap attraverso l’Ufficio Centrale della pianificazione. La burocrazia prese in sostanza il posto della democrazia operaia. In un'economia relativamente semplice il metodo burocratico della pianificazione è ancora praticabile, ma ciò diventa impossibile in un'economia moderna dove centinaia di migliaia di prodotti vengono creati. La burocrazia che è un freno relativo allo sviluppo della società in un'economia arretrata, diventa un freno assoluto nel quadro di un'economia evoluta. L'incapacità di mettere in opera una pianificazione democratica della produzione è stata fatale all'Unione Sovietica negli anni '80. Negli anni precedenti, l'econo-mia poteva crescere ancora malgrado la mancanza di democrazia operaia. Per i marxisti l'economia pianificata in Unione Sovietica rappresentò un enorme passo avanti rispetto al capitalismo anemico della Russia zarista. I marxisti hanno denunciato tuttavia fin dagli anni '20 la mancanza di democrazia operaia. La pianificazione stalinista non può essere un modello per i marxisti.

Come verranno prese le decisioni?

In una società socialista possiamo utilizzare la nuova tecnologia, i computer ed i sistemi di comunicazione per conoscere a che punto è la soddi-sfazione dei bisogni per prodotto e servizi e fare l'inventario delle materie prime e dei mezzi di produzione disponibili.

La tecnologia moderna è anche di importanza vitale per un'altra ragione. Qualunque sia la struttura che coordinerà le persone in modo tale che tutti parteciperanno alla pianificazione, potrà funzionare solamente se le persone hanno abbastanza tempo per parteciparvi.

Con la tecnologia moderna ed il riassorbimento della disoccupazione, si ridurrà la giornata di lavoro per tutti. Ciò permetterà che ciascuno abbia il tempo di partecipare al processo decisionale ed alla gestione della società. Una gran parte delle decisioni sarà presa dai rappresentanti del popolo eletti nei quartieri, nelle imprese... I parlamentari attualmente hanno un stile di vita totalmente estraneo alla popolazione, ma in una democrazia operaia gli eletti avranno lo stesso reddito e gli stessi livelli di vita delle persone che rappresentano. Saranno inoltre revocabili in qualsiasi mo-mento. Ciò vuole dire che essi dovranno rendere conto in ogni momento del loro lavoro e che potranno essere sostituiti se coloro che li hanno e-letti disapprovano le loro decisioni.

Le nuove tecnologie permettono anche di consultare ampi strati della popolazione. Il processo decisionale quotidiano nelle imprese e nelle istitu-zioni sarà tra i compiti principali dei consigli operai eletti a livello d'impresa o di settore.

Si vorrà lavorare ancora?

Certi dicono che l'uomo è pigro per natura e che deve essere stimolato dal guadagno personale, questo significa concorrenza e/o competizione tra lavoratori. Come se oggigiorno fossimo tutti agricoltori indipendenti o piccoli imprenditori. La maggioranza di noi al contrario non ha proprio nien-te. Non lavoriamo per spirito di competizione, ma per riuscire ad avere un reddito. In un sistema socialista il lavoratore produrrà per la collettività e sarà motivato al lavoro attraverso il suo ruolo protagonista a tutti i livelli della produzione. Un pregiudizio tenace rimprovera al socialismo di op-primere le “libertà.” Noi marxisti pensiamo che tutto ciò sia falso, è invece nel sistema attuale che la libertà è un lusso riservato a coloro che di-spongono dei mezzi. Rassicuriamo tuttavia il piccolo commerciante: non vogliamo nazionalizzare ogni pasticceria. Siamo contro lo sfruttamento, per la nazionalizzazione dei settori importanti dell'economia, attraverso la proprietà privata dei mezzi di produzione, ma non per la “collettivizzazione” dei beni acquistati attraverso il prodotto del lavoro. Un sistema socialista non ha bisogno di utilizzare la costrizione, se non nei confronti di quel pugno di incorreggibili espropriatori. La limitazione della libertà, lo sfruttamento ed il lavoro usurante non sono delle caratteristi-che del socialismo, ma del capitalismo.

Oggi la classe operaia mondiale è si trova di fronte alla povertà ed alla miseria su una molto ampia scala rispetto al passato. Il CIL/CWI pensa che la classe operaia potrà risolvere i suoi problemi solo lottando per l'organizzazione della società su basi socialiste. La nostra Internazionale lotta in prima linea per questo obiettivo.

Pianificazione socialista e Democrazia operaiaPianificazione socialista e Democrazia operaiaPianificazione socialista e Democrazia operaiaPianificazione socialista e Democrazia operaia

VENEZUELA SOCIALISMO POSSIBILEVENEZUELA SOCIALISMO POSSIBILEVENEZUELA SOCIALISMO POSSIBILEVENEZUELA SOCIALISMO POSSIBILE 13131313

Venezuela, nasce la rete di negozi socialisti per combattere il capitalismo

Chavez inaugura un negozio socialista. "Il capitalismo Chavez inaugura un negozio socialista. "Il capitalismo Chavez inaugura un negozio socialista. "Il capitalismo Chavez inaugura un negozio socialista. "Il capitalismo ---- dice il presidente dice il presidente dice il presidente dice il presidente ---- saccheggia il popolo"saccheggia il popolo"saccheggia il popolo"saccheggia il popolo"

Nell'ambito di un programma contro la speculazione che fa lievitare i prezzi dei beni di consumo, il presi-dente venezuelano Hugo Chavez ha inaugurato il primo ristorante socialista del Paese. "Dobbiamo spiazzare il settore capitalistico. Non dico di elimina-re l'iniziativa privata che però si dovrà mettere in concorrenza con noi" ha detto Chavez ai giornalisti che lo intervistavano. Il punto fondamentale che il leader bolivariano vuo-le raggiungere è la nascita della Corporazione dei mercati socialisti (Comerso). La Comerso sarà una rete di negozi al dettaglio che andranno a coprire tutti i settori merceologici dall'abbigliamento alle farmacie, dagli elettrodomestici alle concessionarie di auto. Grazie a questo progetto i cittadini venezuelani po-tranno fare shopping a prezzi competitivi che non si distaccheranno molto dal costo reale di produzione, anche perchè dell'intera catena produttiva se ne occuperà lo Stato. Dunque via ai negozi socialisti che permetteranno di "bloccare il capitalismo vora-ce che continua a saccheggiare il popolo".

Venezuela/ Chavez espropria 250.000 ettari di terre-ni agricoli. Il presidente accelera la sua rivoluzione agricola Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha accelerato la sua rivoluzione agraria con cui vorrebbe aumentare le capacità produttive del Venezuela, un paese impor-tatore di prodotti agricoli, annunciando nuove esproprazioni criticate dalle forze di opposizione. Chavez ha annunciato domenica il “recupero” di 250.000 ettari di terreni a suo giudizio improduttivi, e l’esproprazione della società Agroislena, un pilastro del settore agricolo. Il presidente socialista ha così ripreso la sua lotta contro i “latifondi” e la “speculazione”, dopo aver osservato una sorta di tregue prima delle legislative di fine settembre, concluse con la vittoria dei partiti pro-chavez ma con il ritorno anche delle forze di opposizione in Parlamento. Dall’arrivo di Chavez al potere, lo Stato venezuelano ha preso il controllo di circa tre milioni di ettari di terre, circa un decimo delle terre coltivabili del paese (30 milioni di ettari). Nell’ultimo mese il presidente ha anche nazionalizzato diverse aziende produttrici o distributrici di prodotti alimentari (latte, caffé , zucchero, cereali).

CAPITALISMO, UN SISTEMA IN CRISICAPITALISMO, UN SISTEMA IN CRISICAPITALISMO, UN SISTEMA IN CRISICAPITALISMO, UN SISTEMA IN CRISI 14141414

di M.T.Di Francesco

I tradizionali Partiti dei lavoratori, i grandi media, il sistema scolastico presentano il capitalismo come l’unico sistema possibile. Tuttavia, la me-tà della popolazione mondiale, circa 3 miliardi di persone, vive nella po-vertà secondo le cifre della Banca Mondiale. La Banca Mondiale che è finanziata dai grandi poteri, smonta essa stessa il mito secondo cui il libe-ro mercato ci farebbe progredire. In realtà, il capitalismo è un sistema di crescenti disuguaglianze tra ricchi e poveri, di crisi economiche e di cata-strofi ecologiste. Le 500 famiglie più ricche del pianeta possiedono tanto quanto la metà più povera della popolazione mondiale.

I nostri stipendi sono sempre più bassi.

Negli anni cinquanta e sessanta, un solo stipendio bastava ad assicurare un livello di vita adatta ad una famiglia di lavoratori. Le donne erano, conformemente alla logica borghese, destinate al lavoro non pagato: il lavoro di casalinga e la cura dei bambini. Quante famiglie oggi riuscireb-bero a sopravvive con un solo reddito? Il periodo dell'immediato dopo-guerra fu un periodo di forte crescita economica: i bisogni della ricostru-zione hanno favorito gli investimenti come base di un rilancio tempora-neo dell'economia mondiale. Era anche un periodo di crescita dei salari. I padroni hanno dovuto fare una serie di concessioni a causa della mancan-za di mano d’opera e sotto la pressione del movimento operaio. L'esisten-za del contro-modello stalinista, anche se traviato, giocava un ruolo im-portante. Il potere di acquisto dei salari è stato eroso sistematicamente dallo scoppio della crisi nella metà degli anni ‘70 e dalle politiche neoli-berali degli anni ‘80. Gli ultimi 20 anni hanno visto un calo degli stipendi reali in Italia, particolarmente a causa dello smantellamento della scala mobile. Gli attacchi dei padroni hanno messo i nostri salari sotto pressio-ne e la burocrazia sindacale non ha saputo rispondere con una adeguata azione di salvaguardia del potere d’acquisto utilizzando invece lo stru-mento della concertazione. Era un fenomeno generalizzato nel mondo capitalista evoluto. Negli Stati Uniti, gli stipendi reali sono diminuiti del 14% tra il 1972 e 1999. La sicurezza di un posto di lavoro è diminuita negli anni novanta a seguito della applicazione del cosiddetto “Pacchetto Treu” (un prodotto del governo dell’Ulivo!) ed alla svolta a destra dei dirigenti socialdemocratici e sindacali. La grande maggioranza dei posti di lavoro che da allora sono stati creati non è a tempo indeterminato e ne-anche a tempo pieno, ma abbiamo invece degli impieghi molto meno pa-gati, a part-time o a tempo determinato i padroni vogliono “carta bianca” per poter assumere quando la produzione gira a pieno regime e licenziare più facilmente quando c’è la minaccia di una crisi.

I sussidi di disoccupazione, di pensione, di malattia... non sono garan-titi.

La politica neo-liberale ha ucciso le sicurezze sociali. Secondo gli osser-vatori economici, un sussidio di disoccupazione nel 1980 valeva in media il 42% dello stipendio medio; nel 2003, questo non era più del 28%! Il sussidio di invalidità è caduto dal 44% al 33% dello stipendio. Le pensio-ni non sono state adattate all’inflazione reale (e quindi legate agli stipen-di) e hanno perso in potere di acquisto.

La sovrapproduzione genera la disoccupazione di massa.

La politica generalizzata di smantellamento dei nostri diritti è la conse-guenza della sovrapproduzione che è ricorrente sotto il capitalismo. In un libero mercato, basato sull'appropriazione del plusvalore per i capitalisti (lo sfruttamento), si arriva ad un certo momento che i salariati non sono più capaci di acquistare tutto ciò che producono. I capitalisti possono ac-quistare certo più cose, ma non tutto ciò che i lavoratori producono in ec-cesso. «In eccesso» per il mercato, non per i bisogni. Inoltre, i padroni non smettono di pompare le loro ricchezze dalla società, perché occorre sempre più investire nelle nuove tecnologie e nei nuovi macchinari per difendersi dalla concorrenza. I profitti dei capitalisti provengono dal lavo-ro non pagato ai salariati. Ma la concorrenza finisce per acquistare alla fine nuovi macchinari. Questa corsa agli investimenti nei macchinari piuttosto che nella mano d’opera produttrice di plusvalore diminuisce il margine di profitto su ogni euro investito nella produzione. L'ondata di lotte operaie dell'inizio degli anni ‘70 ha esercitato una forte pressione nei confronti dei capitalisti e ha portato all'abbassamento dei profitti. Ma la crisi di sovrapproduzione era in atto.

Capitalismo: un sistema in crisi

Che cosa fanno i capitalisti se non possono più smerciare i loro prodotti e se i profitti si abbassano? Tentano di ristabilire i loro profitti licenziando una parte dei lavoratori e facendo lavorare più duramente gli altri. Fanno pressione sugli stipendi e gridano che il costo del lavoro si è alzato trop-po. Dagli anni ’80 tutti i governi italiani hanno dato una mano agli “imprenditori” elargendo delle Finanziarie a loro esclusivo vantaggio - come se i padroni li pagassero di tasca propria... – e prendendo il denaro necessario tagliando la spesa per lo stato sociale. Se i profitti dei padroni vanno meglio, è perché tutto è andato a discapito dei lavoratori. Secondo le statistiche dell’Istat, la disoccupazione in Italia si avvicina al 20%. Questa cifra non comprende tutti i disoccupati, soprattutto le disoccupa-te, che sono state radiate negli anni novanta. L'inconveniente delle misu-re che prendono i capitalisti o i loro governi per ristabilire e salvaguar-darne i profitti, è che questi aggravano il problema all’origine, aumentan-do lo scarto tra la produzione ed il potere d’acquisto della popolazio-ne.Dei periodi di relativa crescita possono essere un palliativo tempora-neo, ma diventano più deboli quanto più le crisi si approfondiscono. Questo è il capitalismo: la povertà e lamiseria per la maggioranza della popolazione mondiale. Gli Stati Uniti affrontano oggi la ripresa econo-mica più lenta dalla Seconda Guerra Mondiale. Mai la creazione di posti di lavoro si era fatta aspettare per così tanto tempo, in un periodo come si suol dire di «rilancio».

Le potenzialità tecnologiche e produttive si scontrano con la realtà e i freni del mercato capitalista. Dalla metà degli anni settanta, lo Stato e le imprese hanno accumulato delle montagne di debiti che hanno permesso di allontanare la crisi il più possibile nel tempo. L'indebitamento permet-teva di ridurre le differenze tra la produzione e il consumo. Ma i debiti devono essere rimborsati pena il crollo di tutto il sistema presto o tardi. Da qui una spirale di crisi più acute delle altre che resteranno senza solu-zione finché verrà mantenuta la proprietà privata delle grandi imprese.

Come costruire un contro-potere

La lotta di classe è il prodotto naturale dell'economia capitalista. È anche l'unica generata dalla maggioranza della popolazione. I lavoratori ricor-rono di nuovo ai loro strumenti classici, come i sindacati, per difendere i loro interessi. I vecchi partiti operai - la socialdemocrazia incarnata dai DS principalmente - non hanno virato solamente a destra come la dire-zione sindacale, hanno cambiato decisamente natura di classe. Sempre di più, molti lavoratori non vedono i DS come un partito valido a difendere i loro interessi.

Quando scatterà una lotta di grande ampiezza, devierà da questi partiti e si scontrerà anche con essi. Non partirà più da una opposizione interna alla socialdemocrazia. Il legame storico tra la classe operaia e questi par-titi sono rotti irrimediabilmente.

Per questo LOTTA per il Socialismo difende all’interno di Rifondazione Comunista un programma marxista. Per questo è chi sostiene questa rivi-sta lotta per conquistare tale partito al programma socialista rivoluziona-rio. Agiamo nel suo seno come una corrente marxista, per accelerare la formazione di un partito comunista di massa al livello mondiale per poter portare la società ad un stadio superiore.

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Loretta NapoleoniLoretta NapoleoniLoretta NapoleoniLoretta Napoleoni Economista ed esperta di ter-rorismo, collabora come consulente con governi ed organizzazioni internazionali. Ora lan-cia l’allarme per il debito pubblico italiano. L’economia mondiale sta iniziando ora a risollevarsi dalla crisi dei subprime, i cosiddetti L’economia mondiale sta iniziando ora a risollevarsi dalla crisi dei subprime, i cosiddetti L’economia mondiale sta iniziando ora a risollevarsi dalla crisi dei subprime, i cosiddetti L’economia mondiale sta iniziando ora a risollevarsi dalla crisi dei subprime, i cosiddetti “titoli spazzatura” che hanno messo in ginocchio la finanza globale. Lei sostiene invece “titoli spazzatura” che hanno messo in ginocchio la finanza globale. Lei sostiene invece “titoli spazzatura” che hanno messo in ginocchio la finanza globale. Lei sostiene invece “titoli spazzatura” che hanno messo in ginocchio la finanza globale. Lei sostiene invece che in Italia quei titoli continuano ad aumentare. Com’è possibile?che in Italia quei titoli continuano ad aumentare. Com’è possibile?che in Italia quei titoli continuano ad aumentare. Com’è possibile?che in Italia quei titoli continuano ad aumentare. Com’è possibile? Negli Stati Uniti le banche avevano permesso ai privati di indebitarsi oltre la possibilità di ripagare i prestiti. In Italia le banche lo permettono agli enti pubblici, con la complicità del governo. Sarebbe?Sarebbe?Sarebbe?Sarebbe? Le faccio l’esempio delle Asl, che nella maggior parte dei casi sono in rosso. In Campania sono talmente senza soldi che non riescono a pagare neppure le fatture di due anni prima. Invece di cercare di risparmiare, sono andate dalle banche d’affari. Per fare cosa?Per fare cosa?Per fare cosa?Per fare cosa? In pratica la banca dice alla Asl: tu devi pagare queste fatture per i prossimi due anni? Bene: me le compro io, ti do subito i soldi, e intanto emetto delle obbligazioni che poi ven-do in borsa. È lo stesso meccanismo dei subprime dei mutui americani, giusto?È lo stesso meccanismo dei subprime dei mutui americani, giusto?È lo stesso meccanismo dei subprime dei mutui americani, giusto?È lo stesso meccanismo dei subprime dei mutui americani, giusto? Sì, solo che qui, siccome le Asl sono legate allo Stato, il debito lo garantisce il ministro dell’economia Giulio Tremonti. Anche se non si potrebbe. Quindi il “rosso” delle Asl viene venduto alle banche, che lo rivendono ai cittadini come se fosse un debito dello Stato (quindi sicuro, con un tasso d’interesse basso) e i cittadini se lo comprano senza sapere nulla. Molte di queste obbligazioni finiscono nei fondi pensioni. In realtà, sono molto rischiose…In realtà, sono molto rischiose…In realtà, sono molto rischiose…In realtà, sono molto rischiose… Sì! E quindi dovrebbero dare un interesse molto più alto! Si stanno vendendo i debiti di un ente che non riesce neppure a pagare le fatture di due anni prima. In finanza questa ope-razione si chiama “babbo morto”. “Babbo morto”, perché?“Babbo morto”, perché?“Babbo morto”, perché?“Babbo morto”, perché? Perché tu vendi l’eredità di tuo padre prima che muoia: senza sapere se e quando l’avrai… Be’, però c’è la garanzia dello Stato.Be’, però c’è la garanzia dello Stato.Be’, però c’è la garanzia dello Stato.Be’, però c’è la garanzia dello Stato. Ma non si potrebbe! Solo il ministero del Tesoro e le Regioni a statuto speciale possono emettere obbligazioni. Non gli enti. In più le Asl rientrano nel bilancio dello Stato, ma han-no autonomia contabile e patrimoniale. Il ministro dell’Economia copre tutto questo, però, perché altrimenti si fermano tutte le regioni. Non ci sono i soldi per farle andare avanti. Ne è sicura? Mi sembra incredibile.Ne è sicura? Mi sembra incredibile.Ne è sicura? Mi sembra incredibile.Ne è sicura? Mi sembra incredibile. Certo. E non è il solo modo per tirare fuori soldi che non ci sono. Un’altra cosa che fanno spesso, è far sembrare il debito più basso di quel che è. Come si fa?Come si fa?Come si fa?Come si fa? Si toglie dal bilancio statale una parte del debito con lo “swap”, che vuol dire cambio. An-che qui serve l’aiuto delle grandi banche d’affari: quando il debito è troppo elevato la ban-ca lo scambia con un altro più dilazionato. Questo comporta che nel bilancio compare solo il nuovo debito, che è più basso di quello vecchio, perché è più diluito. Ma scusi, anche se è diluito, il debito rimane lo stesso, perché dura di più nel tempo…Ma scusi, anche se è diluito, il debito rimane lo stesso, perché dura di più nel tempo…Ma scusi, anche se è diluito, il debito rimane lo stesso, perché dura di più nel tempo…Ma scusi, anche se è diluito, il debito rimane lo stesso, perché dura di più nel tempo… Non solo rimane lo stesso, ma aumenta: il tasso di interesse si abbassa per i primi tre an-ni, per esempio, e poi aumenta molto per quelli successivi. Ma siccome il bilancio è solo una fotografia delle entrate e delle uscite in un dato momento, il debito sembra più basso. Prima o poi però quei soldi lo Stato dovrà pagarli.Prima o poi però quei soldi lo Stato dovrà pagarli.Prima o poi però quei soldi lo Stato dovrà pagarli.Prima o poi però quei soldi lo Stato dovrà pagarli. Esatto. Però allo scadere dei tre anni loro che fanno? Un altro swap. E quindi spingono continuamente verso il futuro la data in cui dovranno pagare molto di più. Ovviamente questo “di più” aumenta ogni volta che si riallunga il pagamento. Questo la fa lo Stato, ma lo fanno anche le Regioni e le Province. E tutto questo come fa a reggersi?E tutto questo come fa a reggersi?E tutto questo come fa a reggersi?E tutto questo come fa a reggersi? Come facevano i subprime: è un castello di carta, prima o poi cade. Per ora regge perché il rischio di insolvenza dell’Italia è ancora buono, perché la banche ci guadagnano… Ma nel momento in cui le banche decideranno di non darci più fiducia, di non “allungare” più il debito, finiremo come la Grecia. Perché l’opposizione non dice niente?Perché l’opposizione non dice niente?Perché l’opposizione non dice niente?Perché l’opposizione non dice niente? Secondo me i parlamentari non dicono nulla perché non capiscono nemmeno di che cosa stiamo parlando. Sono tutte operazioni che fanno le banche d’affari, molto spesso neppu-re i loro consigli di amministrazione le conoscono. Quello che sa tutto è il ministro del Te-soro, che infatti cerca di tirare i cordoni della borsa con tutti gli altri ministri. Ma intanto continua a permettere queste operazioni, sennò dovrebbe ammettere che siamo messi molto male. Lo scenario che viene fuori è apocalittico… Dal punto di vista economico quale sarebbe la Lo scenario che viene fuori è apocalittico… Dal punto di vista economico quale sarebbe la Lo scenario che viene fuori è apocalittico… Dal punto di vista economico quale sarebbe la Lo scenario che viene fuori è apocalittico… Dal punto di vista economico quale sarebbe la soluzione?soluzione?soluzione?soluzione? Intanto più della metà del Pil italiano è in nero. Se su quelle attività economiche si pagas-sero le tasse, il debito si dimezzerebbe subito. Ma soprattutto la via d’uscita è un cambio drastico della classe politica: un governo e un parlamento nuovi, che siano capaci di capi-re queste operazioni finanziarie. Devono stabilire quanto è grande effettivamente questo debito e poi rimboccarsi le maniche.

“Dobbiamo inventare il nuovo socialismo del XXI sec. Il capitalismo non è un modello di sviluppo sostenibile.” [Hugo Chavez, “Dobbiamo inventare il nuovo socialismo del XXI sec. Il capitalismo non è un modello di sviluppo sostenibile.” [Hugo Chavez, “Dobbiamo inventare il nuovo socialismo del XXI sec. Il capitalismo non è un modello di sviluppo sostenibile.” [Hugo Chavez, “Dobbiamo inventare il nuovo socialismo del XXI sec. Il capitalismo non è un modello di sviluppo sostenibile.” [Hugo Chavez, 4 4 4 4 marzo 2005]marzo 2005]marzo 2005]marzo 2005]

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