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ITA - Caterina Erica Shanta Full PORTFOLIO 2018

ITA - Caterina Erica Shanta Full PORTFOLIO 2018 · 2018-11-15 · /Filmografia Il cielo Stellato, upcoming 2019, diretto da Caterina Erica Shanta, prodotto da Invisibile Film e CAREOF,

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ITA -Caterina Erica Shanta

Full PORTFOLIO 2018

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CATERINA ERICA SHANTA Nata a Landstuhl (GERMANIA - EE) il 23/04/1986 web. http://www.caterinaericashanta.it/mail. [email protected]

Short Bio

Caterina Erica Shanta (1986, Landstuhl, Germania; vive e lavora a Pordenone, Italia), artista e regista, si for-ma a Venezia dove nel 2014 ottiene un Master in Arti Visive all’Università IUAV.

Il video è il suo principale mezzo di indagine. Investiga immagini prodotte da altri per esplorare come queste siano relazionate a particolari contesti. Usa montaggi e re-mixaggi di video, footage, e immagini d’archivio come media principale. La sua ricerca si focalizza sulla ridefinizione delle immagini propria del linguaggio del cinema documentario. La sua pratica si differenzia in due modalità di ricerca: da una parte documentaristica e di studio del territorio, dall’altra di found-footage e di reperimento di frammenti di archeologia digitale prodotti dai dispositivi mobili degli utenti. Attraverso la registrazione di materialie d’archivio e di testimonianze orali, le opere tendono a colmare le la-cune storiografiche traumatiche ricostruendo la memoria collettiva di comunità che in passato hanno vissuto periodi di crisi economica e conflitti.

Shanta ha preso parte a numerosi programmi di formazione dedicati alle immagini in movimento, residenze artistiche - Atelier Fondazione Bevilacqua la Masa (Veniezia - IT), CAREOF Art Residency (Milano - IT) - e festi-val dedicati alla ricerca audio come Helicotrema - Festival Audio Registrato (2016).Il suo video Palmyra è stato esposto alla mostra VISIO: Outside the black box, a cura di Leonardo Bigazzi in occasione dello Schermo dell’arte Film Festival (Firenze). La sua opera Polvere è stata acquisita dalla Fondazi-one 1563, Compagnia San Paolo della Banca San Paolo di Torino. Nel 2016 viene selezionata per il premio Artevisione, promosso da Sky Arte e Careof presso Fabbrica del Vapore (Milano), con la sceneggiatura de Il cielo stellato, attualmente in fase di conclusione. Il film è stato prodotto da Careof, Invisibile Film e ha ricevuto il supporto di Lucania Film Commission, Fondazione Matera-Basilicata 2019, Ass. Della Bruna Matera. Nel 2018 presenta il film A History about silence (una storia sul silenzio) in collaborazione con Dolomiti con-temporanee e Progetto Borca.

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STATEMENT discorsivo

La mia pratica artistica prende le mosse da un primo lavoro autobiografico realizzato nel 2012, il film è troppo vicino per mettere a fuoco. Nel film rileggo la vita della mia famiglia attraverso l’occhio fotografico dei miei due padri, l’uno naturale, pilota dell’aviazione degli Stati Uniti, l’altro adottivo, maresciallo carrista dell’esercito italiano. Appassionati di fotografia, entrambi hanno prodotto negli anni una vasta documentazione visiva degli spostamenti familiari tra Europa e Stati Uniti, sino alle campagne militari nei Balcani, Iraq e Afghanistan. Il film, composto esclusivamente da queste immagini, è una microstoria – secondo la definizione di Carlo Ginzburg – che si rapporta alla Storia, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989 alla Seconda Guerra del Golfo.A partire da questo lavoro ho sviluppato un profondo interesse per archivi, i sistemi di archiviazione e agency propria delle immagini fotografiche ed in movimento che circolano in un sistema mediatico complesso (Polymediation, cfr, Mirca Madi-anou) nel tentativo di indagare le varie tipologie di storytelling tra documentazione e finzione.

Nel 2014, durante la residenza presso Fondazione Bevilacqua La Masa, ho realizzato il film Sogni, incentrato sugli anni della Seconda Guerra Mondiale a Venezia durante la RSI. Nel film affronto la questione della visibilità e della bellezza a partire dalla tragedia incompiuta Venezia Salva di Simone Weil. Venezia scampò i bombardamenti perché considerata “città aperta”. In quegli anni i padiglioni della Biennale furono trasformati in studi cinematografici per continuare a realizza-re la propaganda e la filmografia di regime. Ma poche pellicole furono prodotte e di quel capitolo nella storia del cinema se ne persero le tracce, mentre rimanevano in piedi tra le calli veneziane, i rifugi antiaerei abbattuti tra gli anni ’70 e ’80.Negli ultimi mesi del 2015 realizzo Palmyra - prodotto da IUAV Venezia e Engramma Magazine - montaggio video focal-izzato sulla distruzione del sito archeologico di Palmyra. Il processo di distruzione risulta nelle immagini, destrutturate e di bassa qualità, cariche di errori sintomatiche della condizione in cui sono state generate. La Storia di Palmyra è la storia della dissoluzione dell’immagine. Il film è stato proiettato in “Outside the black box” curata da Leonardo Bigazzi, presso Lo Schermo dell’Arte, Firenze. Durante la realizzazione di Palmyra ho studiato come nella narrazione mediale sperimentassero nuove forme di coloniz-zazione visiva ed immaginari digitali.Le aree del sito archeologico classificate “di maggior interesse” furono sostituite da una loro copia digitale tridimensionale stampata poi con stampanti 3D. Il progetto di ricerca delle immagini, ad opera della comunità internazionale per la rigen-erazione digitale delle rovine interessava chiunque fosse stato a Palmyra e avesse scattato una fotografia.

Tale ricerca mi portò nel 2016 ad intraprendere il progetto per il lungometraggio Il cielo stellato, attualmente in post-produzione prodotto da CAREOF, Invisibile Film con il supporto di Sky Arte HD e Lucana Film Commission. L’atto fo-tografico è parte inconsapevole di un doppiaggio digitale del mondo che ci circonda, un processo rituale in divenire d’astrazione e modellazione frammentata, attitudine che diventa forma.Grazie al progetto ho raccolto migliaia di fotografie del momento culmine della Festa della Bruna, rito popolare che si celebra ogni 2 luglio da seicento anni a Matera (Basilicata - IT). Climax del rito è la distruzione da parte di tutta la popolazi-one di un carro trionfale in cartapesta al termine della giornata al centro della piazza principale della città. Tali fotografie, scattate a 360° nella piazza nel medesimo istante, sono una fotogrammetria insoncapevolmente generata dai dispositivi negli anni, che mi ha permesso di riprodurre in point cloud l’oggetto distrutto del rito - tali frammenti saranno poi stampati con stampanti 3D. L’intero film ripercorre, attraverso interviste e racconti, una festa popolare divenuta spia dei cambiamenti spirituali, religiosi, sociali, mediali che Matera ha affrontato dalla Seconda Guerra Mondiale sino ad oggi.Il cielo stellato ha ampiamente sviluppato il mio approccio al cinema documentario, al reperimento materiali fotografici e immagini in movimento, l’indagine sul territorio, le modalità d’intervista non basate su domande dirette ma sul dialogo tra le parti.

Questo rapporto dialogico, tra parola e immagine che affronta tematiche complesse, come il senso del sacro o l’avvici-namento ad un’idea, ad un trauma, al non detto, mi ha permesso di relazionarmi ad un tema che non dispone di parole corrette per descriverlo. Nel 2018 mi sono avvicinata al racconto di alcuni EX IMI, ex internati militari dei campi di concentramento tedeschi ancora viventi nella zona di Pieve di Cadore. Il lavoro è stato realizzato nel contesto artistico e territoriale di Dolomiti Contempo-ranee. A History About Silence (una storia sul silenzio), è film che cerca di affrontare il tema della vergogna e del silenzio della Storia rispetto alla vicenda degli Ex internati. Gli stessi EX internati per anni non si sono espressi a riguardo, delegando la loro vicenda a diari e pacchetti di fotografie tenuti nascosti.Il silenzio e l’autocensura sono parte del lavoro, hanno generato la parte visuale del film che doveva sopperire all’assenza d’immagini e documenti.

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/Filmografia

Il cielo Stellato, upcoming 2019, diretto da Caterina Erica Shanta, prodotto da Invisibile Film e CAREOF, 60:00 min, Full HDA History About Silence, 2018, diretto da Caterina Erica Shanta, prodotto da Dolomiti Contemporanee, 21:51 min, Full HDPalmyra, 2015, diretto da Caterina Erica Shanta, prodotto da IUAV university Venice e Engramma Magazine, 46:00 min, Full HDSogni, 2014, diretto da Caterina Erica Shanta, prodotto da Bevilacqua La Masa Foundation, 24:00 min, Full HDÈ troppo vicino per mettere a fuoco, 2012, diretto da Caterina Erica Shanta, 13:00, Full HD

/CVEDUCAZIONE

2014 Laurea Magistrale Specialistica in Arti Visive, Università IUAV, Venezia (VE) con lode2013 XI MAGIS Gorizia International Film Studies Spring School, Gorizia (GO), 2013 2010 Laurea triennale in Arti Visive e dello Spettacolo, Università IUAV, Venezia (VE)

PROGETTI CURATORIALI e CONFERENZE

2018 At Intervals, rassegna cinematografica d’artista in PLUFF - Pepe Litoral Universal Film Fest, curato da Caterina Erica Shanta e Selini Halvadaki, Venezia (IT)2017 Il Cielo Stellato, conferenza tenuta da Caterina Erica Shanta, Marta Bianchi - Careof (MI), Gabriella Manfrè - In-visibile Film (MI), Paolo Verri - Fondazione Matera-Basilicata2019 (MT), Vito Domenico Andrisani - Ass. Maria SS. della Bruna (MT), Piazza Vittorio Veneto, Matera (MT)2017 Corpo sensibile. Barlumi del documentario, conferenza tenuta da Marco Bertozzi e Caterina Erica Shanta, MAM-bo, Artefiera Vernissage, Bologna (BO)2016 L’occhio tagliato, corso tenuto da Caterina Erica Shanta e Valerio Veneruso, curato da Martina Melilli e Valerio Veneruso, in collaborazione con Excinema, The last tycoon, Padova (PD)

EXHIBITIONS AND SCREENINGS

UPCOMING: 2018 A History About Silence, Filmmaker FIlm Festival, Milano (MI)

PAST:2018 A History About Silence, proiezione curata da Gianluca D’Incà Levis, Dolomiti Contemporanee, CO-SMO, Museo dell’Occhiale, Pieve di Cadore (BL)2018 Marathon - Rassegna online di videoarte, curato da Alberto Ceresoli, supportato da Bergamo smart Citi & Com-munity, online platform www.maratonadivisione.it2018 Chi Utopia Mangia le mele, curato da Adriana Polveroni e Gabriele Tosi, Artverona, Corte Dogana, Verona (VR)2018 Cantieri Aperti, Certo che questo mondo è tutto da rifare, comincia ad urlare, curato da Carolina Gestri e Gabriele Tosi, Borgo del Ponte, Massa (MS)2018 Brain Tooling, curato da Gianluca D’Incà Levis, Riccardo Caldura, Petra Cason, Pieve di Cadore (BL)2018 Aquerò, Lo spirito del cinema, frammenti da Il Cielo Stellato, Cesano Boscone, Milano (MI)2017 Studio Visit, curato da Pietro Gaglianò, San Giovanni Valdarno, Florence (FI)2017 Anonima Kunsthalle, ANY KIND OF VISION IN THE AIR curato da Gabriele Tosi, Varese, (VA)2017 Corpo sensibile. Barlumi del documentario, curato da Marco Bertozzi, MAMbo, Bologna (BO) 2016 Outside the black Box, curato da Leonardo Bigazzi, Lo Schermo dell’Arte, Cinema la Compagnia, Firenze (FI), 2016 Working Papers, curato da Sara Cosulich, Viola Invernizzi, Heritage agency Promemoria and Fondazione 1563 La compagnia di San Paolo, grattacielo Intesa San Paolo, Torino (TO)2016 Artes, Xmq of pit, ready for the mosh! curato da Valentina Lacinio e Andrea Bruciati, Artverona (VR)2016 Helicotrema in World Breakers 2016, curato da Blauer Hase collective, Centrali Fies, Dro, Trento (TN)2016 Invisible Walls curato da Carlo Sala, Fondazione Franscesco Fabbri, Pieve di Soligo (TV)2016 Artevisione Lab, Miart Openweek, curato da Chiara Agnello, Careof, Milan (MI)2015 Palmyra: un canto per immagini, video proiezione e azione teatrale curato da Monica Centanni e Marco Bertozzi, Daniela Sacco, ricerca immagini e montaggio Caterina Erica Shanta, Venezia (VE)2015 E’ troppo vicino per mettere a fuoco, proiezione curata da Marco Bertozzi, Visioni Alternative, Teatro Palladium, Roma (RM)2015 Francesco Fabbri Prize, mostra collettiva curata da Carlo Sala, Pieve di Soligo (TV)2015 Another Second Skin, mostra personale per “Walking with art” Premio Stonefly, curato da Stefano Coletto e Marco Tagliafierro, Viafarini, Fabbrica del Vapore, Milan (MI)2015 Atelier 2014. Mostra collettiva di fine residenza curato da Rachele D’Osualdo, Fondazione Bevilacqua La Masa, Piazza San Marco, Venezia (VE)2015 FLUXBOOKS. From the Sixties to the Future, mostra collettiva curata da Stefano Coletto and Angela Vettese, Fon-

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dazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Venezia (VE)2014 Euganea film festival, Villa vescovi, Torreglia (PD)2014 Parma video film festival, Parma (PR)2013 Academy Awards Visual Arts, IUAV Univesity, mostra di fine corso, curata da Antoni Muntadas e Alessandra Messa-li, Viafarini, Fabbrica del Vapore, Milan (MI)2013 École des medias, Qué bec university in Montréal (UQAM)2012 Cafoscari international Short film festival, Venezia (VE)2012 The Responsive Act, mostra di fine corso, curata da Rene Gabri and Filipa Ramos, Metrcubi Gallery, Venezia (VE)

GRANTS, PRIZES AND WORKSHOP PARTICIPATIONS

UPCOMING:2018 Il resto delle immagini, workshop con Carolyn Christov-Bakargiev, Sofia Hernàndez Chong Cuy, Hito Steyerl, Q-RATED la Quedriennale presso Castello di Rivoli, Torino (TO)

PAST:2018 Progetto Borca, curato da Gianluca D’Incà Levis, Borca di Cadore (BL)2018 Dolomiti Contemporanee, Pieve di Cadore (BL)2017 Public School for Social Engagement in Artistic Research, curato da Simone Frangi, Viafarini in collaborazione con Sunugal (MI)2017 Residenza di produzione supportata da Careof, Invisibile Film, Fondazione Matera-Basilicata 2019 per Il cielo stel-lato film project, Matera (MT)2016 VISIO European Programme on Artists’ Moving Images, promosso da Lo Schermo dell’Arte, Firenze (FI)2016 Careof Residency, Premio sviluppo Artevisione 2016 supportato da Careof e Sky Arte HD, Milan (MI)2016 Artevisione workshop, promosso da Sky Arte HD e Careof, Fabbrica del Vapore, Milan (MI)2015 Parola Seme, workshop on contemporary storytelling, Bianco e Valente, Villa Scompiglio, Vorno (LU)2014/2015 Residenza Atelier Fondazione Bevilacqua la Masa, Palazzo Carminati, Venezia (VE)2014 Primo Premio, Another Second Skin, mostra collettiva “Walking with art” Stonefly Award, curata da Stefano Coletto e Marco Tagliafierro, Fondazione Bevilacqua La Masa, Piazza San Marco, Venezia (VE)2012 Primo Premio della Giuria, Documentamy Film festival “Un posto nel mondo”, Varese (VA)2012 Video Editing Workshop con Paolo Cottignola, Venezia (VE)2012 Maybe the Sky is Really green, and we’re just coloblind, workshop tenuto da Johan Grimonprez, Palazzo Grassi (VE)2012 RAVE residency, workshop tenuto da Ivan Moudov, Trivignano Udinese (UD)2012 Visual knowledge, workshop tenuto da Maria Morganti, IUAV, Venezia (VE)

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ITA -SELECTED VIDEO PORTFOLIOCaterina Erica Shanta

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E’ un documetario autobiografico che narra della vita di Caterina Erica Shanta, attraveso l’obiettivo fotografico del pa-dre e del patrigno. Entrambi nell’esercito, hanno realizzato molte fotografie di lei e delle missioni militari sia in Italia che all’estero.Questa è una microstoria (nella definizione di Carlo Ginzburg) sulla sua famiglia, connessa alla Storia, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989 alla Seconda Guerra del Golfo. Tutte le fotografie del film provengono dall’archivo privato della famiglia di Caterina Erica Shanta.

title: È TROPPO VICINO PER METTERE A FUOCOVideo duration: 14’ / color / sound / year: 2012 / Full HD 1920x1080web link to full length film: HTTPS://VIMEO.COM/85524953 Self-produced in collaboration with: Valeria Marchesini

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GRANTS & PRIZESÈ troppo vicino per mettere a fuoco, 2012

Primo Premio della Giuria, Documentamy Film festival “Un posto nel mondo”, Varese (VA), 2012

PROJECTIONSRoma Teatro Palladium, 2015

Euganea Film Festival, 2014École des medias, Qué bec university in Montréal (UQAM), 2013

Ca’ foscari short film festival, 2012

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1943-45 VeneziaLa seconda guerra mondiale a Venezia tra il cinema istituzionale ma invisibile della Repubblica di Salò e i rifugi antiaerei tra le calli di Venezia. Il regime fascista mostra i segni della sua caduta attraverso le immagini che vediamo oggi: vecchi archivi fotografici, memorie e rovine di cemento armato.Una storia su Venezia che diviene riflessione sulla bellezza e la sua manipolazione.

title: SOGNI / DreamsVideo duration: 24’ / color / BW / sound / year: 2015 Produced by: Fondazione Bevilaqua la Masa, Venezia (VE)web link to full length film: HTTPS://VIMEO.COM/132817229

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SOGNI, 2012

EXHIBITIONFrancesco Fabbri Prize, mostra collettiva curata da Carlo Sala, Pieve di Soligo (TV), 2015

Mostra collettiva di fine residenza curato da Rachele D’Osualdo, Fondazione BLM, Venezia (VE)Finalisti ArteVisione in Occasione di MIART, CAREOF, a cura di Chiara Agnello, 2016

Citato in Venezia Vive: dal presente al futuro e viceversa, di Angela Vettese, Il Mulino, 2017

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Video composto da “immagini rubate”, intese secondo la definizione di Georges Didi-Hubermann in Immagini malgra-do tutto. La necessità di mostrare, a costo della vita, ciò che accade è dimostrazione fisica dell’esistenza di una condizione precaria. Questo processo risulta nelle immagini, destrutturate e di bassa qualità, cariche di errori sintomatiche della condizione in cui sono state generate.La Storia di Palmyra è la storia della dissoluzione dell’immagine.

Le immagini del film provengono dalla rete, spesso condivise su piattaforme non normate a cui è possibile accedere solamente tramite proxy. Le immagini sono realizzate da attivisti locali, ISIS, agenzie giornalistiche siriane ed estere.

title: PALMYRA Video duration: 45’ color / BW / sound 2CH / year: 2015 Produced by: IUAV University - Venice; Archivio Progetti, IUAV; ENGRAMMA Magazine Link: https://vimeo.com/159795588

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EXHIBITIONSPALMYRA, 2015

Omaggio di Venezia a Palmyra, theatre performance, 15.12.2015 / 4.7.2017Curated by Moncia Centanni, Marco Bertozzi, Daniela Sacco,

IUAV UNIVERSITY (VE)

Visio: Outside the Black Box curato da Leonardo Bigazzi Lo Schermo dell’Arte, Firenze, 2016 Testi critici: Leonardo Bigazzi, Carolina Gestri

Catalogo Visio: 2016

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title: A HISTORY ABOUT SILENCE Video duration: 21’ / color / sound 2CH / 16:9 FullHD 1920x1080, year: 2018 Testo stampato 1 foglio A4, sempre disponibile in mostra per lo spettatore,Produced by: Dolomiti Contemporanee Link to full lenght film: https://vimeo.com/287063157 / pw: A_HISTORY_ABOUT_SILENCE_2018

E’ una breve storia sul silenzio e la difficoltà del racconto. E’ un viaggio incompleto, incerto.La complessità della vicenda narrata coglie impreparati sulla dimensione umana, lascia vuoti di parole e sospensioni del giudizio.

A History about silence si snoda sull’intervista agli ultimi due Ex IMI - internati Militari italiani dei campi di concentramento tedeschi - ancora viventi nella valle. La loro vicenda comincia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando vengono arruolati nelle file dell’esercito italiano fascista e mandati a combattere al fronte tra la Russia e la Grecia. Fedeli all’Italia e non al Duce, nel 1943 con la caduta dello Stato Fascista e l’armistizio del Generale Badoglio con gli Alleati, sono catturati dall’esercito tedesco e mandati nei lager.

Il film è nato dalla lettura del testo di Günther Anders, “Noi figli di Eichmann” scritto nel 1964. Tutte le fotografie riportate nel film provengono dall’archivio privato di Guido Coletti.

Testi di approfondimento vedi Appendici: A History About Silence

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EXHIBITIONS

Brain Tooling, a cura di Gianluca D’Incà Levis, Riccardo Caldura, Petra Cason Olivares, Forte di Montericco, Pieve di Cadore (BL), 2018Testo presente in mostra: Caterina Erica Shanta, Gianluca D’Incà Levis

Upcoming:Filmmaker Film Festival, Milano (MI), 2018

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ITA -ALTRE OPERE Caterina Erica Shanta

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title: BIRD VIEW Trilogy (a gaming landscape) duration: 30’ - video loop; color / sound, Full HD 1920x1080, year: 2018; Web link full lenght film: https://vimeo.com/253290766 / PW: Bird_view_trilogy_2018

Il ciclo di lavori inclusi in questo progetto interroga il concetto di ambiente naturale come oggetto complesso, osservato attraverso categorie di pensiero sia vicine al contemporaneo discorso ecologico che all’analisi dell’archeologia digitale e dell’elaborazione di dati immateriali. A partire dalle riflessioni di Dark Ecol-ogy - il problematico testo di Timothy Morton edito nel 2016, secondo cui ogni declinazione e descrizione della natura è un assunto completamente artificiale che veicola differenti dinamiche di potere - Shanta esplora l’idea di “naturale” attraverso la creazione del trittico filmico Birdview: a gaming landscape e di teli in PVC pensati come sfondi immersivi per lo spettatore.

I tre capitoli che compongono il video includono: Bird view: a gaming landscape, un saggio audiovisivo sul punto di vista a volo d’uccello, The hunter, the shot, sul rapporto tra caccia e cattura video-fotografica e infine Hunting simulations, mental environment, sulla costruzione di panorami digitali come terreno di caccia e simulazione mentale. I video ripercorrono diverse strategie di rielaborazione del naturale nel digitale mettendo in luce come una certa idea artificiale di natura - quella pura e incon-taminata, idealizzata ed astratta - sia alla base dello sviluppo storico del paesaggio virtuale, che nel tempo a sua volta è diventato la lente tramite cui leggere e rappresentare il paesaggio naturale. A legare i tre video è inoltre l’idea di “caccia” come modalità epistemica sia di esplorazione della realtà, che di sviluppo e fruizione di dispositivi digitali e delle immagini da loro create, che evidenzia come il paesaggio virtuale diventi in astratto un terreno di gioco, dove è possibile testare e simulare diverse modalità di gestione del potere e di forme di controllo, dalla sorveglianza invisibile agli strumenti della guerra.

La modalità di costruzione dei video che compongono Birdview: a gaming landscape si ricollegano a modalità di lavoro già utilizzate da Shanta in lavori prec-edenti, costituendo un ulteriore capitolo legato alla sua ricerca sulla produzione massiva di immagini low cost - realizzate grazie a dispositivi userfriendly e il loro accumulo. In questo caso, però, i detriti visivi ed immateriali vengono avvicinati ai detriti e alle scorie fisiche che hanno modificato in maniera irreversibile il paesaggio naturale, rivelando una presenza pervasiva e capillare dei resti dell’umano non solo nel paesaggio fisico ma anche in quello digitale.

Giulia Morucchio, Irene Rossini

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BIRDIVIEW (A Gaming Landscape), 2018PARZIALMENTE INEDITO

PROJECTION/EXHIBITION Marathon - Rassegna online di videoarte, curato da Alberto Ceresoli, supportato da Bergamo smart Citi & Community, 2018

online platform www.maratonadivisione.it

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title: POLVERE duration: 16’ - video loop; color / sound, Full HD 1920x1080, year: 2016; Produced by: Fondazione 1563, Torino Compagnia di San Paolo, Banca San Paolo (TO)Web link to excerpt: https://vimeo.com/181760816

Nel 2014 lasciò casa piena di oggetti, libri, misuca e altre storie... Abbandonato nel buio di una cantina, questo piccolo mondo è stato dimenticato. Accumulo silenzioso in cerca di un nuovo racconto.

Polvere è il ritratto di un uomo attraverso le cose che ha lasciato, oggetti che un tempo addietro costituivano i suoi affetti, ora completamente depotenziati e divenuti documento di una vita. Un video ed un libretto raccontano due anni tra il 1961 e il 1962, a partire da una raccolta anastatica di Sorrisi, Canzoni e TV trovata nella casa e realizzata privatamente e con passione dal suo proprietario. Dalle immagini, musiche e pubblicità in esso contenute scopriamo un momento formativa della vita di quest’uomo. Egli ha acquistato oggetti , seguito tendenze dell’epoca, in un tempo che è stato formatovo non solo di una persona ma di un’intero paese. Dalla cultura igienista alla ridefinizione dei ruoli famigliari enfatizzati nelle figure della donna più libera ma dedita alla casa e ai figli, ossessionata dalla pulizia e l’uomo tecnico-tecnologico che portava dall’esterno il benessere economico. Gli anni della contestazione hanno voluto poi minare alle basi tali costrutti culturali, criticati radicalmente dal nascente femminismo degli anni ‘70.

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GRANTS and EXHIBITIONPOLVERE, 2016

Acquisito in collezione presso FONDAZIONE COMPAGNIA DI SAN PAOLO 1563, Banca San Paolo, Torino (TO)

Working Papers, curato da Sara Cosulich, Viola Invernizzi, Heritage agency Promemoria and Fondazione 1563 La compagnia di San Paolo, grattacielo Intesa San Paolo, Torino (TO), 2016

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title: ricordo ciò che ho visto Stampa carta fotografica montata su alluminio 110x75cm lettera in formato A4 scritta a mano con inchiostro neroanno: 2017

Ambigua relazione che intercorre tra spettacolo, modificazione ambientale e guerra visuale, non solo all’interno di una logica della guerra contemporanea e della sua comunicazione spettacolare, ma anche quella più banalmente quotidiana dove fiction e realtà si confondono in immagini potenti, spesso traumatiche e difficilmente leggibili.

Il titolo dell’opera “ricordo ciò che ho visto” rimanda ad un’immagine vissuta che non può più esistere fisicamente. Essa trova una sorta di visibilità distopica e ambigua nelle conseguenze traumatiche dell’evento, che lascia tracce nei soggetti e luoghi che lo hanno subito e vissuto. La fotografia e la lettera scritta a mano, dialogano tra loro nell’intento di descrivere ciò che è accaduto dopo il trauma, la storia scritta ad inchiostro questiona la messa in scena della guerra nell’epoca della sua riproducibilità spettacolare.

Nella lettera è riportata l’esperienza di un pilota di aerei che durante la seconda guerra mondiale sorvolava le linee nemiche con l’ordine di bombardarle. Al suo rientro si accorse di aver distrutto il set cinematografico dove stavano girando un film di guerra.

Testi di approfondimento vedi Appendici: Ricordo ciò che ho visto

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EXHIBITION

PREMIO CAIRO, Palazzo Reale di Milano (MI), 2017Testo in Catalogo, a cura di rivista ARTE, 2017

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title: ANDAVA DI BRUTTO, MA IL TIPO CHE PARLAVA SE STAVA ZITTO ERA MEGLIOtraccia audio, sonoro, 11’ – 2016produced during CAREOF residency programlink to full audio track: http://www.caterinaericashanta.it/andavadibrutto.html

La traccia audio è il risultato di un montaggio narrativo che l’artista ha realizzato archiviando una sequenza di registrazi-oni amatoriali reperite su YouTube e caricate sul web da chi negli anni ’90 frequentava le discoteche più trasgressive e all’avanguardia dell’epoca come il TNT Kamasutra, Ultimo Impero e Aida. Shanta ha collezionato e poi suddiviso in cap-itoli tematici le frasi che i vocalist urlavano al pubblico della notte dalle proprie consolle. In dieci minuti di audio l’artista riesce a concentrare le speranze e le illusioni di una generazione figlia del benessere economico. Slogan che inneggiano allo sballo, a una vita di piaceri, senza freni inibitori, senza la percezione di dover aver bisogno di andare a dormire. Gli edifici che ospitavano quelle serate, così come la professione del vocalist ormai non esistono più. Quello spirito tribale erede della musica New Age che accomunava i clubbers è andata a svanire insieme al sogno utopico di essere autosuf-ficiente, invincibile e inarrestabile. Questa crisi dei valori sintetici, secondo l’artista, si è acuita a seguito dell’11 settembre, una data che oltre ad aver cambiato per sempre il modo in cui fruiamo le immagini amatoriali, ha riportato l’uomodegli anni ’90 a sentirsi solo e facilmente attaccabile.

Carolina Gestri, Gabriele TosiCatalogo Chi Utopia Mangia le Mele, di Gabriele Tosi e Adriana Polveroni, Manfredi Edizioni, 2018

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EXHIBITIONS

Chi Utopia Mangia le mele, curato da Adriana Polveroni e Gabriele Tosi, Artverona, Corte Dogana, Verona (VR), 2018 Cantieri Aperti, Certo che questo mondo è tutto da rifare, comincia ad urlare, curato da Carolina Gestri e Gabriele Tosi, Borgo del Ponte (MS), 2018

Helicotrema in World Breakers 2016, curato da Blauer Hase collective, Centrali Fies, Dro, Trento (TN), 2016

RADIO TrasmissionRadio Onde Rosse, Radio Vavara puntata 4, 2018

Radio Rai Tre, Oreste, presentazione Festival Helicotrema, 2016

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title: Vedere senza Toccare, Toccare Senza Vederevideo duration: 17’ - loop / color / sound, Full HD 1920x1080 / year: 2015 Book, color, text, 55 p. / A3 formatProduced by: Fondazione Bevilacqua La Masa, STONEFLY SPAWeb link to excerpt: https://vimeo.com/130761265

La gestualità, solitamente intesa come un mezzo d’espressione e comunicazione tra più persone, all’interno dell’ambito lavorativo cambia radicalmente il suo contenuto relazionale. Il gesto dell’uomo, nella fabbrica, non è più orientato verso un altro soggetto, ma allo strumento, alla macchina e da esso dipende il risultato materiale della cosa prodotta. Pertanto i gesti sono rapportati allo strumento con tempi di attesa e velocità variabili, dati dalla relazione biunivoca tra strumento/macchina e persona. Tra gli individui della fabbrica il lavoro sussiste in temporalità differenti e compresenti, ma scisse le une dalle altre. Sono perciò soggetti contingenti e conniventi, nel senso che vicendevolmente vivono una relazione cieca.L’artista si è chiesta come, attraverso le immagini, il suo lavoro in quanto regista, operatrice e montatrice, potesse relazionarsi ad una gestualità lavorativa affine che si rapporta a strumenti e temporalità variabili. Così veloci i gesti sono concentrati sul potere di ogni singolo dito, nella capacità tattile della pelle che diviene membrana pixelata nel video. O seconda pelle. Il dettaglio è perciò creatore di uno sguardo ravvicinato. Toccare senza vedere e vedere senza toccare.Lo strumento e la persona sono forzati a produrre al massimo, nel caso dell’artista ad ingrandire sino a che il supporto lo permette, sino alla dissoluzione dell’im-magine nel puro colore.Non conoscendo i movimenti che i lavoratori realizzano, Caterina ha passato con loro il tempo necessario sino a impararne i gesti, con la conseguente possibilità di inquadrarli e riprenderli. Questo le ha consentito di allenare il suo corpo in modo da poter registrare più fedelmente possibile i movimenti delle mani altrui. Il lavoro ha reso pertanto necessaria, oltre alla sua presenza nella ripresa del gesto lavorativo dei dipendenti, la presenza di una terza persona che ne ha documen-tato ill lavoro manuale attraverso un’altra fotocamera.L’opera video è accompagnata da un libretto di documentazione con fotografie sul lavoro dell’artista realizzate dal secondo cineoperatore.

Stefano Coletto, Marco Tagliefierro

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GRANTS and EXHIBITIONVedere senza toccare, toccare senza vedere, 2015

Vincitore del Premio Stonefly, in collezione presso STONEFLY SPA, Montebelluna (TV)

Another Second Skin, mostra personale per “Walking with art” Premio Stonefly, curato da Stefano Coletto e Marco Tagliafierro, Viafarini, Fabbrica del Vapore, Milan (MI), 2015

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ITA -OPERE IN LAVORAZIONESez. LUNGOMETRAGGICaterina Erica Shanta

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title: IL CIELO STELLATO INEDITO in fase di finalizzazioneApprox video duration: 60’ / color / BW / sound 2CH / year: 2015-2019 Produced by: CAREOF, Milano / Invisibile Film, Milano Supported by: Lucana Film Commission, Sky Arte HD, Fondazione Matera-Basilicata 2019 Link to trailer: https://vimeo.com/232985587 / pw: IL_CIELO_STELLATO_2017

La Festa della Bruna racchiude non solo la cultura e l’identità materana, ma è spia dei cambiamenti radicali che questa società ha affrontato nell’arco del ‘900..

Matera fu soprannominata “cielo stellato” da un viaggiatore che la sorprese nell’oscurità. Le sue valli, costellate dai lumi alle finestre, rassomigliavano specularmente al cielo sopra la sua testa. L’antica festa popolare, nata nel 1600 in onore di Maria SS. della Bruna, con la processione del suo grande Carro Trionfale in cartapesta, si fa pretesto per una narrazione altra sulla distruzione rituale, i cui riti personali e popolari derivano oggi verso lidi ancora inesplorati del digitale.La trama del film si costruisce attraverso le numerose interviste in una molteplicità di voci che raccontano la città e la sua gente: dalla Seconda Guerra Mondiale allo sfollamento dei Sassi, l’idea di creare la città futura le cui eco indirettamente risuonano nei film di Pasolini e Lattuada.Oggi il rito affronta un altro cambiamento, dato dall’impatto massivo delle nuove tecnologie e la pluralità dei punti vista che ne mediano l’esperienza: si parla di un’attitudine che diviene forma, di fotogrammetria che diviene modello 3D.

Ore 22:30 del 2 luglio 2017. Nell’affollatissima piazza principale della città smarthphones e macchine fotografiche sopra le teste del pubblico, come un secondo cielo stellato di schermi luminosi, sono puntate sull’imminente distruzione del Carro trionfale. L’aria è elettrica, nell’attesa insostenibile del momento finale della festa: lo strazzo. Il Carro sopraggiunge trainato dai muli in corsa. La piazza si contrae e si lancia, mentre il Carro arriva in piazza trainato dai muli in corsa. Il gigante in carta pesta scompare sotto gli occhi di tutti, assalito dalla popolazione e diviso in migliaia di frammenti. Tuttavia il Carro persiste impresso nelle fotografie e nei filmati realizzati in quel brevissimo arco di tempo. La piazza digitale, un attimo prima della sua evanescenza, ha inconsapevolmente astratto e duplicato il grande artefatto. E’ una nube di punti, una fotogrammetria composta da vettori luminosi nello spazio nero virtuale: il terzo cielo stellato.

Marta Bianchi, Carolina Gestri

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APPENDICIA History About SilenceRicordo ciò che ho visto

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A History about silence (una storia sul silenzio)Caterina Erica Shanta, 2018 - video, 21’, colore, suono 2CH, 16:9 FullHD 1920x1080,- Versione installata site-specific Forte di Montericco (BL) - interno santabarbara (deposito munizioni)video, 21’, colore, suono 2CH, cropped 4:3

Il video è accompagnato dal testo scritto qui di seguito, stampato su foglio A4 in diverse copie.I fogli possono essere tenuti dal pubblico e dev’essere sempre disponibile fino a chiusura mostra.

E’ una breve storia sul silenzio e la difficoltà del racconto. E’ un viaggio incompleto, incerto.La complessità della vicenda narrata coglie impreparati sulla dimensione umana, lascia vuoti di parole e sospensioni del giudizio.Le riprese dell’intero film - eccetto le interviste - sono state realizzate nell’area di edificazione del Forte di Montericco a Pieve di Cadore, provincia di Belluno. Il forte si presenta come uno spazio di produzione di senso e di gestione del potere. L’originario impianto murario, con la sua posizione sopraelevata sulla montagna, era l’occhio che controllava e definiva le valli circostanti. La sua funzione tuttavia si esaurì dopo la Prima Guerra Mondiale, abbandonato prima di dive-nire strumento d’offesa. Questo spazio diviene metafora di una storia passata rimasta insoluta e condannata al silenzio.Nel film il soggetto visivo principale è l’acqua, elemento silenzioso che filtra ciclicamente attraverso le crepe dell’edificio sgretolandone il cemento. L’acqua allarga la crepa, frantuma il monolite del racconto storico.Il film non segue una cronologia lineare, ma vive una scissione tematica e temporale frammentaria.Tutte le fotografie provengono dall’archivio privato di Guido Coletti.

A History about silence si snoda sull’intervista agli ultimi due Ex IMI - internati Militari italiani dei campi di concentramento tedeschi - ancora viventi nella zona di Pieve di Cadore. La loro vicenda comincia allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’arruolamento nelle file dell’esercito italiano fascista e mandati a combattere al fronte tra la Russia e la Grecia. Fedeli all’Italia e non al Duce, nel 1943 con la caduta dello Stato Fascista e l’armistizio del Generale Badoglio con gli Alleati, sono catturati dall’esercito tedesco e mandati nei lager. I numeri ancor oggi non sono dettagliati, ma si stimano circa 650.000 militari italiani tra soldati ed ufficiali internati nel campi di concentramento che rifiutarono l’arruolamento nella Repubblica Sociale di Musso-lini, né nell’esercito nazionalsocialista di Hitler. Sfruttati come schiavi nella manodopera delle fabbriche, una parte di questi soldati morì di fame, fatica e malattie. I sopravvissuti al loro rientro in Italia trovarono il paese nello stravolgimento post-bellico, con uno Stato e una Repubblica democratica da costruirsi sulle macerie.Alla fine della guerra la questione si pose principalmente sul dualismo dialogico tra fascisti e antifascisti, tra resistenza italiana e non, escludendo di fatto tutti coloro che si trovarono nel mezzo “le persone che furono coinvolte dalle guerre”, che dissero NO alla RSI, ma che potevano opporsi solo deponendo le armi. La difficoltà di inquadrare gli Ex IMI nel discorso storiografico fu anche la varietà delle loro posizioni ideo-logiche, alcuni fedeli ad un’Italia antica ed al Re, altri che semplicemente stanchi della guerra non voleva-no morire, altri ancora non dichiaratamente antifascisti. E’ inoltre evidente che la vicenda degli EX IMI, relegata al silenzio per più di settant’anni, è strettamente connessa alla questione ancora insoluta delle campagne di conquista fasciste di area balcanica ed altrove - assieme alle ex Colonie - e che solo oggi si comincia timidamente a trattare. Il velo di silenzio che calò sulla vicenda degli EX IMI li relegò in uno spazio di vergogna che ne accentuò il trauma subito. Molti di loro non raccontarono mai le esperienze vissute, talvolta riportate in diari nascosti. Ma il silenzio non è stato solo degli EX IMI, quanto una misura dell’indeterminatezza emotiva, l’incapacità di confrontarsi con esse e parlarne: del segreto, della vergogna, dell’indicibile, dell’obsolescenza e la cen-sura. Georges Bataille scriveva che l’indicibile è contemporaneamente il desiderio e rifiuto della morte, come in una sorta di oscillazione vertiginosa sul baratro: questo moto ondulatorio è indicibile, non ha parole, non si può descrivere e non si può nemmeno educare o conoscerne le verità. L’indicibile ha con-seguenze. Il silenzio non è solo degli EX IMI, ma anche di chi potrebbe accogliere le loro storie e parlarne.

Il film è nato dalla lettura di un testo di Günther Anders, “Noi figli di Eichmann” scritto nel 1964. Il filosofo tedesco spedì una lettera al figlio di Adolf Eichmann, progettista ed ideatore della “soluzione

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finale” nei lager tedeschi. Nella lettera egli assolse il figlio dalla parentela paterna, poiché la colpa non è ereditaria, e pose l’accento sulla possibilità di questi ultimi di riconoscere ed immaginare l’orrore dei padri per evitarlo. Tuttavia egli pose dei limiti: l’immaginazione non può comprendere tutto l’apparato tecnico necessario alla creazione dell’orrore, poiché la macchina sfugge al suo creatore rendendolo immediata-mente obsoleto - nel libro egli non si riferì solamente alla “soluzione finale”, ma anche all’apparato scien-tifico, tecnologico e umano che furono necessari alla creazione delle bombe atomiche che distrussero Hiroshima e Nagasaki. Un mito prometeico negativo.La macchina per esistere non è solamente tecnologica ma anche mitologica, atta a creare ideologia che giustifica l’esistenza del Demone secondo Furio Jesi. Il problema che si pone all’attenzione è cercare di comprendere una complessità, una differenza di fondo che altrimenti risulta mostruosa nell’atto della sua semplificazione tecnicistica, semantica ed ideologica. Da qui la frase d’apertura del film “Tra la nostra capacità di produzione - industriale - e quella d’immagina-zione si è aperta una frattura”, dalla quale filtra molta acqua che allarga la crepa.

CreditsEx Internati Militari Italiani Guido Coletti Lucio Sopracolle

Supporto e interventi Fam. Enzo Soravia Isabella Sopracolle Giancarlo Pagogna Giovanni Monico

Prodotto da DOLOMITI CONTEMPORANEE Laboratorio d’arti visive in ambiente

Location

Forte di Montericco, Pieve di Cadore (BL)Abitazione di Guido Coletti, Pieve di Cadore (BL)

Un film di Caterina Erica Shanta

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Ricordo ciò che ho vistoDimensioni: stampa carta fotografica montata su alluminio, dimensioni 110x75cm e lettera in formato A4 scritta a mano con inchiostro neroAnno: 2017

Testo riportato nella lettera

Sorvolai l’altopiano a volo d’uccello alla ricerca del campo, della postazione nemica ben nascosta tra le abitazioni.

Sugli schermi identificammo le sagome chiare, obiettivo della nostra missione.

Quando sganciammo il missile, l’occhio elettronico rimandava sui monitor l’immagine delle case sempre più grandi, architetture det-

tagliate e mostruose.

Poi un fruscio tagliò il video. Un istante dopo, nulla.

Restò il rumore bianco sulla superficie dello schermo.

Quando tutto finì scoprimmo che avevamo bombardato un set cinematografico dove giravano un film sulla guerra.

Le armi erano dei falsi, com’erano muti i volti ed i corpi delle persone.

Dietro la maschera non c’era più nessuno, visi senz’ombra fuggiti all’instante dello schianto.

Non ci sono immagini del disastro.

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