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TRICASE - A. VII, n°39 - Novembre 2010 [email protected] di Antonio Coppola di Francesco Accogli di Stefano Valli Continua in ultima Continua in ultima Continua in ultima Continua a pag. 2 TRICASE - DEPRESSA (LE) LE SFIDE DEL CENTROSINISTRA L ’Amministrazione Comunale di Tricase, retta da un governo di cen- trodestra, attraversa una crisi che non riesce a supe- rare: evidenti contrasti interni, distacco di quattro consiglieri dalla maggio- ranza, rimodulazioni della Giunta solo di facciata, duro attacco di un’ex assessore contro l’operato e il comportamento del Sindaco e, quello che è peggio per la cittadinanza, non si intravede ancora alcun segnale di program- mazione e di progettazio- ne per il futuro della città. In pratica: niente buon governo, niente buone pratiche amministrative, niente sulla partecipazione democratica dei cittadini, niente di niente sulle scel- te decisive e fondamentali per la nostra comunità. A parte la cantilena sulle negatività ereditate dalle precedenti amministrazio- ni, che ha davvero stanca- to!, il nuovo non emerge e, visto che molto tempo è ormai trascorso, non cre- diamo che emergerà più. Stante questa situazione, il centrosinistra locale ha il compito di preparare e presentare alla cittadinan- za una valida e credibile alternativa di governo. I partiti, PD, IDV, SEL, ma anche i movimenti come il PES, le libere Associazioni e i singoli cittadini interessati al cambiamento, dovrebbero incontrarsi ed iniziare a discutere modalità e pro- grammi; abbozzare una strategia a lungo e medio termine; proporre dei can- didati-sindaco da sotto- C osa fa chi non sa risolvere i problemi? Piagnucola e dà agli altri colpe inesistenti. Cominciò il sindaco Musarò, appena eletto, lanciando una clamorosa denuncia: “2 milio- ni di euro di debiti fuori bilan- cio lasciati dall’amministra- zione Coppola!”. Ovviamente non era vero e fu costretto a ripeterlo più volte in consiglio: Scusate, mi ero sbagliato, non è vero niente, non ci sono debiti fuori bilancio!”. Mamma mia che figura … Aveva parlato a vanvera di debiti fuori bilancio non un comune cittadino ma il sinda- co, commercialista per giunta …. E che fa ora l’assessore Dell’Abate, avvocato, per giunta, in un articolo su “Il Volantino”? Piagnucola, guai- sce quasi: “Abbiamo ereditato dalla passata amministrazione un fardello di cause non indif- ferente, frutto (…) di una poli- tica poco accorta (…). Senza contare il contenzioso origina- to dalle opere pubbliche tra- mandateci, a solo titolo esem- plificativo le vasche per la raccolta delle acque reflue e via Cadorna …”, invece di dire: “Scusa Tricase, dopo due anni e mezzo non siamo anco- ra riusciti ad attivare un’opera finita”. Ma lo saprà che l’ope- ra esiste, è finita e funzionan- te? E così le acque depurate non vengono usate per irrigare i campi e continuano ad essere inviate al canale del Rio e gli impianti abbandonati si rovi- nano. Siete capaci di risolvere i problemi? Risolveteli! Non siete capaci? Andate a casa, dimettetevi! Invece l’assessore si lamenta dell’esistenza di un contenzioso che non è riuscito ad affrontare, a prendere di petto, non oso dire risolvere. Insieme al sindaco ed agli altri assessori non riesce nemmeno a gestire un finanziamento concesso dalla Regione per i danni alluvionali alle vasche delle acque piovane. Sono stati eletti per risolvere i problemi non per tirare la gonnella della mamma, con il moccio al naso ed il dito in bocca perché i bambini cattivi gli hanno fatto i dispetti. E via Cadorna poi? Il progetto esecutivo, l’ultima variante, viene approvato dalla giunta Musarò che gestisce tutti i lavori. L’unica cosa da attri- buire all’Amministrazione Coppola sono i finanziamenti. Tutto il resto, soprattutto i danni, appartengono all’Am- ministrazione Musarò. “Siamo in maggioranza e facciamo quello che ci pare!” O O s so ol le e m mi io o N on è semplice cercare di comprendere e, ancor di più, di spiegare quale sia, ad oggi, la situazione del Partito Democratico di Tricase. Certamente paga, da un lato, le PD TRICASE: IL PARTITO ANESTETIZZATO difficoltà e le indecisioni legate alle politiche nazionali che ne riducono l’appetibilità soprat- tutto nei confronti dei giovani elettori, ma il grosso delle responsabilità non può che essere individuato nell’ambito delle scelte fatte a livello locale. A distanza di pochi mesi dal congresso “farsa” di giugno, senza iscritti e senza idee, si sono inevitabilmente verificate in concreto quelle valutazioni che allora vennero conveniente- mente bollate come disfattismo, sete di potere o altro. Oggi assi- stiamo alla lenta agonia di un partito che, volendo a forza negare l’analisi fatta da alcuni in sede congressuale, non riesce proprio a capacitarsi del perché i cittadini gli abbiano riservato un ruolo così marginale nella politica locale. In questi mesi si è perso anche l’ultimo barlume di fiducia e, nonostante la crisi nera del centrodestra, il PD viene ormai sentito come un’entità lontana, un’eco di una stagione ormai passata. Non solo questo emerge dalle parole di chi la politica la segue distrattamente, ma anche da quelle di chi in questo partito ha creduto e oggi soffre nel veder- lo ridotto ad essere l’ombra di ciò che è stato. Ma c’è di più, il malcontento si coglie persino nelle parole, ma talvolta ancor più nei silenzi, di chi ancora partecipa, ma tutto ciò trova completamente sorde le orec- chie dei dirigenti della c.d. maggioranza(?). Ma si sa, la colpa è sempre degli altri. Ci sarebbe certamente da approfondire la questione di come in questi mesi siano stati affrontati e (non) risolti i vari problemi posti alcuni mesi fa, dalla desolante fuga degli iscritti, a quella dei consiglie- ri, lasciando perdere la que- stione del ricambio generazio- nale, fatto giusto nella misura minima da non disturbare il lavoro delle generazioni pre- cedenti. Insomma, nuove generazioni per vecchie idee, come quella sempre di moda del partito ad excludendum, I n una realtà amministrativa seria e moderna, le politiche sociali dovrebbero avere come obiettivo prioritario il reale riconoscimento dei bambini e degli adolescenti come risorsa fondamentale ed essenziale di una comunità. Un’amministrazione seria e capace dovrebbe favorire l’in- tegrazione fra le politiche gio- vanili, le politiche sociali e le politiche culturali, per assicu- rare risposte efficaci e adeguate ai vari bisogni dei bambini e degli adolescenti. “Non ci sono soldi, ci dispiace...” Il cruccio di chi ha la responsa- bilità delle politiche sociali è quasi sempre di natura econo- mica, ma c’è un punto che va chiarito subito, senza attardarsi in chiacchiere teoriche. Quando si prepara un bilancio, quando lo si discute, quando lo si approva perché non si pre- tende, a buon diritto, con fer- mezza, di destinare fondi mag- giori ai servizi e alle politiche sociali? La necessità di inter- venti sociali a favore delle famiglie in stato di disagio è un dato incontrovertibile, ma se alla fine, pur di mantenere la poltrona, si continua a fare ciò che si è sempre fatto, chiudere un occhio, magari anche due, salvo poi lamentarsi nelle con- suete interviste, non cambierà mai nulla. Perché, mi chiedo, il Sindaco, la Giunta e l’allegra Brigata dei Consiglieri della nostra Tricase

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TRICASE - A. VII, n°39 - Novembre 2010 [email protected]

di Antonio Coppola

di Francesco Accogli

di Pasquale Santoro

di Stefano Valli

Continua in ultima

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Continua in ultima

Continua a pag. 2

TRICASE - DEPRESSA (LE)

LE SFIDE DELCENTROSINISTRA

L’Ammin i s t r az ioneComunale di Tricase,

retta da un governo di cen-trodestra, attraversa unacrisi che non riesce a supe-rare: evidenti contrastiinterni, distacco di quattroconsiglieri dalla maggio-ranza, rimodulazioni dellaGiunta solo di facciata,duro attacco di un’exassessore contro l’operatoe il comportamento delSindaco e, quello che èpeggio per la cittadinanza,non si intravede ancoraalcun segnale di program-mazione e di progettazio-ne per il futuro della città.In pratica: niente buongoverno, niente buonepratiche amministrative,niente sulla partecipazionedemocratica dei cittadini,niente di niente sulle scel-te decisive e fondamentaliper la nostra comunità. Aparte la cantilena sullenegatività ereditate dalleprecedenti amministrazio-ni, che ha davvero stanca-to!, il nuovo non emerge e,visto che molto tempo èormai trascorso, non cre-diamo che emergerà più.Stante questa situazione, ilcentrosinistra locale ha ilcompito di preparare epresentare alla cittadinan-za una valida e credibilealternativa di governo. Ipartiti, PD, IDV, SEL, maanche i movimenti come ilPES, le libereAssociazioni e i singolicittadini interessati alcambiamento, dovrebberoincontrarsi ed iniziare adiscutere modalità e pro-grammi; abbozzare unastrategia a lungo e mediotermine; proporre dei can-didati-sindaco da sotto-

Cosa fa chi non sa risolverei problemi? Piagnucola e

dà agli altri colpe inesistenti.Cominciò il sindaco Musarò,appena eletto, lanciando unaclamorosa denuncia: “2 milio-ni di euro di debiti fuori bilan-cio lasciati dall’amministra-zione Coppola!”. Ovviamentenon era vero e fu costretto aripeterlo più volte in consiglio:“Scusate, mi ero sbagliato,non è vero niente, non ci sonodebiti fuori bilancio!”.Mamma mia che figura …Aveva parlato a vanvera didebiti fuori bilancio non uncomune cittadino ma il sinda-co, commercialista per giunta…. E che fa ora l’assessoreDell’Abate, avvocato, pergiunta, in un articolo su “IlVolantino”? Piagnucola, guai-sce quasi: “Abbiamo ereditatodalla passata amministrazioneun fardello di cause non indif-

ferente, frutto (…) di una poli-tica poco accorta (…). Senzacontare il contenzioso origina-to dalle opere pubbliche tra-mandateci, a solo titolo esem-plificativo le vasche per laraccolta delle acque reflue evia Cadorna …”, invece didire: “Scusa Tricase, dopo dueanni e mezzo non siamo anco-ra riusciti ad attivare un’operafinita”. Ma lo saprà che l’ope-ra esiste, è finita e funzionan-te? E così le acque depuratenon vengono usate per irrigarei campi e continuano ad essereinviate al canale del Rio e gliimpianti abbandonati si rovi-nano. Siete capaci di risolverei problemi? Risolveteli! Non

siete capaci? Andate a casa,dimettetevi! Invece l’assessoresi lamenta dell’esistenza di uncontenzioso che non è riuscito

ad affrontare, a prendere dipetto, non oso dire risolvere.Insieme al sindaco ed agli altriassessori non riesce nemmenoa gestire un finanziamentoconcesso dalla Regione per idanni alluvionali alle vaschedelle acque piovane. Sono statieletti per risolvere i probleminon per tirare la gonnella dellamamma, con il moccio al nasoed il dito in bocca perché ibambini cattivi gli hanno fattoi dispetti.E via Cadorna poi? Il progettoesecutivo, l’ultima variante,viene approvato dalla giuntaMusarò che gestisce tutti ilavori. L’unica cosa da attri-buire all’AmministrazioneCoppola sono i finanziamenti.Tutto il resto, soprattutto idanni, appartengono all’Am-ministrazione Musarò.

“Siamo in maggioranza e facciamo quello che ci pare!”

‘‘OO ssoollee mmiioo

Non è semplice cercare dicomprendere e, ancor di

più, di spiegare quale sia, adoggi, la situazione del PartitoDemocratico di Tricase.Certamente paga, da un lato, le

PD TRICASE: IL PARTITO ANESTETIZZATOdifficoltà e le indecisioni legatealle politiche nazionali che neriducono l’appetibilità soprat-tutto nei confronti dei giovanielettori, ma il grosso delleresponsabilità non può cheessere individuato nell’ambitodelle scelte fatte a livello locale.A distanza di pochi mesi dalcongresso “farsa” di giugno,senza iscritti e senza idee, sisono inevitabilmente verificatein concreto quelle valutazioniche allora vennero conveniente-mente bollate come disfattismo,sete di potere o altro. Oggi assi-stiamo alla lenta agonia di unpartito che, volendo a forzanegare l’analisi fatta da alcuniin sede congressuale, non riesceproprio a capacitarsi del perché

i cittadini gli abbiano riservatoun ruolo così marginale nellapolitica locale. In questi mesi siè perso anche l’ultimo barlumedi fiducia e, nonostante la crisinera del centrodestra, il PDviene ormai sentito comeun’entità lontana, un’eco di unastagione ormai passata. Nonsolo questo emerge dalle paroledi chi la politica la seguedistrattamente, ma anche daquelle di chi in questo partito hacreduto e oggi soffre nel veder-lo ridotto ad essere l’ombra diciò che è stato. Ma c’è di più, ilmalcontento si coglie persinonelle parole, ma talvolta ancorpiù nei silenzi, di chi ancorapartecipa, ma tutto ciò trova

completamente sorde le orec-chie dei dirigenti della c.d.maggioranza(?). Ma si sa, lacolpa è sempre degli altri.Ci sarebbe certamente daapprofondire la questione dicome in questi mesi siano statiaffrontati e (non) risolti i variproblemi posti alcuni mesi fa,dalla desolante fuga degliiscritti, a quella dei consiglie-ri, lasciando perdere la que-stione del ricambio generazio-nale, fatto giusto nella misuraminima da non disturbare illavoro delle generazioni pre-cedenti. Insomma, nuovegenerazioni per vecchie idee,come quella sempre di modadel partito ad excludendum,

In una realtà amministrativaseria e moderna, le politichesociali dovrebbero avere comeobiettivo prioritario il realericonoscimento dei bambini edegli adolescenti come risorsafondamentale ed essenziale diuna comunità.Un’amministrazione seria ecapace dovrebbe favorire l’in-tegrazione fra le politiche gio-vanili, le politiche sociali e lepolitiche culturali, per assicu-rare risposte efficaci e adeguateai vari bisogni dei bambini edegli adolescenti.

“Non ci sono soldi, ci dispiace...”Il cruccio di chi ha la responsa-bilità delle politiche sociali èquasi sempre di natura econo-mica, ma c’è un punto che vachiarito subito, senza attardarsiin chiacchiere teoriche.Quando si prepara un bilancio,quando lo si discute, quando losi approva perché non si pre-tende, a buon diritto, con fer-mezza, di destinare fondi mag-giori ai servizi e alle politichesociali? La necessità di inter-venti sociali a favore delle

famiglie in stato di disagio è undato incontrovertibile, ma sealla fine, pur di mantenere lapoltrona, si continua a fare ciòche si è sempre fatto, chiudereun occhio, magari anche due,salvo poi lamentarsi nelle con-suete interviste, non cambieràmai nulla.Perché, mi chiedo, il Sindaco,la Giunta e l’allegra Brigata deiConsiglieri della nostra Tricase

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Non sembra quietarsiancora l’insoddisfazio-

ne, peraltro molto soggetti-va e individualistica, dialcuni dirigenti scolastici,forse anche di alcuni docen-ti e genitori, per quantoriguarda l’assetto raggiuntocon il dimensionamentodella scuola di base qui aTricase, disposto con la deli-bera regionale dello scorsoanno e attuato nell’annoscolastico in corso.In diverse conferenze di ser-vizio, promosseda l l ’Ammin i s t r a z i oneComunale, i quattro dirigen-ti scolastici espressero illoro parere convergentesulla necessità di ridimen-sionare la rete scolastica dibase a Tricase, stante lasituazione di sottodimensio-namento di almeno due deiquattro Istituti e quella alimite di uno. La convergen-za prospettata e poi attuatarecuperava un’opzione giàpresentata in prima istanzanel 2000, quando si trasfor-mò l’assetto scolastico ditutte le scuole d’Italia, e chenon venne accolta per salva-guardare in loco il posto deidirigenti e di quelli relativiagli uffici, pur avendo con-sapevolezza che la consi-stenza della popolazionescolastica non sarebbe stata,con il passare degli anni, piùsufficiente per mantenere ilivelli minimi di dimensio-namento, ai quali ora lagestione Tremonti-Gelmininon deroga, tanto più cheoggi molte istituzioni scola-stiche a livello provinciale eregionale sono prive deldirigente ed hanno bisognodel reggente o dell’incarica-to per funzionare. IDirigenti con coerenza logi-ca e pedagogico-didatticaproposero quindiall’Amministrazione unarete scolastica costituita nonpiù da quattro ma da treIstituti Comprensivi: tre

INSODDISFAZIONI E DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICATensione tra il “fare scuola” e pulsioni da “amacord” e “vuoto di potere”

di Vito Cassiano

perché tanti ne può costitui-re l’attuale popolazione sco-lastica di Tricase; compren-sivi perché tali richiestidallo stesso dettato costitu-zionale, da motivi pedagogi-ci e organizzativi e ordina-mentali (costituzione deidue cicli: scuola di Base eScuola Superiore), dallaconsolidata esperienza posi-tiva della continuità vertica-le dei tre segmenti tradizio-nali di base durata ormaidieci anni, dalla miglioreeconomicità del sistema conriferimento a servizi e strut-ture di competenza locale. Naturalmente sono stati

accorpati i due Istituti sotto-dimensionati, R. Caputo eG. Pascoli, costituendo intal modo un dimensiona-mento ottimale per numerodi alunni, per organicità edesercizio adeguato dellafunzione docente e ammini-strativa.Ma questa soluzione hasuscitato dei risentimenti dicarattere emotivo e irrazio-nale ingenerando una inter-pretazione erronea dellaristrutturazione. Chi è visce-ralmente attaccato agli uten-sili antichi, ha voluto con-vincersi che l’antica scuolaR. Caputo sia stata comeingoiata dalla G. Pascoli;questo dimensionamento hacomportato, secondo loro,una vera e propria annessio-ne di uno stato sovrano.Certo non ci sarebbe niente

di strano, considerata anchela marginalità che l’anticoedificio ha assunto nell’evo-luzione urbanistica e nel-l’assento demografico delpaese. Ma non è così. Nonc’è stata nessuna annessio-ne. Ma ha suscitato questasupposizione solo il fattoche sia rimasto a dirigere,per semplice anzianità, ilnuovo Istituto chi finoall’accorpamento avevadiretto la G. Pascoli, e per ilfatto che questo, per unaspecie di istinto etologico,abbia scelto di manteneregli uffici in tale sede, anzi-ché in quelli più spaziosi e

funzionali di Via R. Caputo,ove non solo gli uffici magli organi collegiali avreb-bero sicuramente trovatopiù agibilità. Se fosse rima-sto il dirigente della Caputole ragioni interpretative sisarebbero capovolte a sfa-vore della Pascoli, altroluogo storico di pulsioniancestrali.L’altro risentimento vienedall’attuale 2° Polo, già 4°Polo “D. Alighieri”, che,oltre a vedere gli altri Istituticon un ottimale livello dipopolazione scolasticarispetto al proprio, mal sop-porta la conflittualità chescaturisce dalla forte com-petizione con la scuolamedia dirimpettaia.Per cui la nuova propostaemersa dalla conferenza diservizio convocata

dall’Amministrazione, pro-mossa dal nuovo assessoredel ramo, che non viene cer-tamente dal mondo dellascuola, è quella obsoleta dismembrare gli IstitutiComprensivi e di costituireuna scuola media, conbuona pace di tutti, e due,forse una, DirezioniDidattiche, con l’intento, inconformità ad un program-ma della prima amministra-zione Coppola, sonoramentebocciata dalla popolazione,di sovradimensionare la R.Caputo e marginalizzare lascuola di Via Apulia.Tale proposta, che ha regi-strato la netta opposizionedel Dirigente Scolastico del1° Polo, è stata sottoposta inquesti giorni agli esiti deli-berativi dei Consigli diIstituto, i quali si sonoespressi in conformità alleposizioni assunte dai rispet-tivi dirigenti.E’ stato comunque rilevatoche non si può ritornare adassetti organizzativi ormaisorpassati. Nelle stesse lineeguida del disposto regionalesi evidenzia che gli eventua-li accorpamenti o riorganiz-zazione della rete formativaprivilegino la istituzionedegli Istituti comprensivi discuole dell’infanzia prima-ria e secondaria di 1° gradoin quanto tale indicazionecorrisponde a criteri di natu-ra pedagogico - didatticorivolti al miglioramento deicaratteri di progressività e dispecificità nella continuitàdel percorso curriculare del-l’infanzia alla preadolescen-za come indicato nei nuoviordinamenti di cui al D.P. n.89 del 20/marzo 2009. Ogni altra motivazione peraltri assetti, come prospetta-to, a mio parere, rispondesolo a pulsioni e frustrazionisoggettive e demagogicheche non hanno niente a chefare con il “fare scuola”.

(ormai conosciuta in tutto il ter-ritorio nazionale come laRimini del Sud o la Siena delSud) non si sono opposti all’en-nesima “Estate delloSperpero”, dove, è un dato difatto, le passerelle sono risulta-te più importanti della forma-zione e dello sviluppo dellapersonalità dei bambini? Nonmolto tempo fa PalazzoGallone era sede naturale di uncentinaio di bambini che dedi-cavano un po’ del loro tempoalla lettura e al teatro, attivitàsocialmente utili, non mera-mente ludiche; ora PalazzoGallone è consacrato comesede naturale degli strepiti edell’inerzia dei suoi ammini-stratori. Che squallore ! Il concetto di sinergia, poi, ècompletamente ignoto ai nostriamministratori, ognuno va perconto proprio, quando va bene,altrimenti lotte intestine (vedinomina vicesindaco ) o criti-che, più o meno velate, ai vec-chi detentori di alcune deleghe.Quando poi un Sindaco, con ilbeneplacito del resto dellaGiunta e dei fidi Consiglieri,decide di “sprecare” più di10.000 euro per un solo evento,per una manifestazione di cui iTricasini, probabilmente, oranon ricordano neanche il nome,allora non può parlare diamore per Tricase, di mancanzadi fondi per le politiche socialio per i servizi che non si posso-no erogare. Lo spreco, le passe-relle estive hanno ormai lascia-to il passo ad un autunno preoc-cupante, non basterà il ricordodei “grandi eventi tricasini” diquesta estate a lenire le preoc-cupazioni dei cittadini. La con-divisione delle responsabilità digiunta è cosa seria. CaroSindaco, cari Assessori vi augu-ro, di cuore, un sonno tranquillo,perché, se avete ancora un po’ dicoscienza, qualche leggero sin-tomo di insonnia dovreste averloavvertito.

Pasquale Santoro

Continua dalla primaNON CI SONO SOLDI...

Scuola Elementare “R. Caputo” - Tricase

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pag. 3RUBRICA: Curiosità del passato

- a cura di Pierpaolo Panico -

Utilizzo della cisterna pubblica come “neviera”nel 1664

La mattina dell’11 gennaio1734, il notaio Francesco

Antonio Arseni si recò, incompagnia del GiudiceGiovanni Matteo Poletti, diFrancesco Chianca e delSacerdote Don TommasoScarascia, in casa di TommasoChianca sita nella strada detta“Cittadella”. Di lì a poco furo-no raggiunti da FrancescoIngletto il quale, a causa dellasua veneranda età, trascinavaa gran fatica le sue raffermegambe ma in compenso avevamantenuto una buona memo-ria tanto da destare lo stuporedi tutti coloro i quali avevanola possibilità di ascoltarlonelle circostanze in cuirimembrava nei minimi detta-gli gli eventi che avevano con-traddistinto gli anni della suaadolescenza. L’incontro tra icinque uomini non fu certa-mente occasionale ma fu det-tato da esigenze molto impor-tanti per la comunità tricasina.In quegli anni, i maggioriesponenti dei ceti dirigentilocali, assieme al sindaco eagli eletti raccolti in pubblicoParlamento, avevano deciso diampliare la Chiesa Matrice diTricase in quanto ritenuta ina-deguata a contenere la semprepiù numerosa popolazione.Tra i beni immobili ricadentinella zona che secondo il pro-getto doveva essere destinataalla nuova costruzione vi eraanche una vecchia cisternasita sotto la torre dell’orolo-gio, tra la porta detta “Terra” el’edificio della ChiesaMatrice, la cui proprietà erastata rivendicata dal neo prin-cipe Francesco AlessandroGallone. Naturalmente, talepretesa creava non pochi pro-blemi agli esponenti del cleroe agli amministratori dellamunicipalità tricasina, i quali,già tormentati dal difficilereperimento dei mezzi perfinanziare i lavori edilizi, nonavrebbero voluto in nessunmodo incorrere in ulteriorispese per la rivendicazione deldominio del bene in sede giu-diziaria. Ma la contesa era giàsfociata in aperto conflitto. Irappresentanti della municipa-lità tricasina, per sincerarsidell’effettiva proprietà dellacisterna, decisero di chiedere

informazioni alle persone piùanziane del paese ritenute perquesto motivo più savie.Naturalmente la scelta nonpoteva non ricadere che suFrancesco Ingletto, di 81 annie Tommaso Chianca di 80anni. Quella mattina, i dueuomini raccontarono che lacisterna era stata scavata nel1664 per volontà dell’allorasindaco Geronimo Lillo, seria-mente preoccupato per lacarenza di acqua a causa dellascarsità delle precipitazioni.Durante i lavori di scavo, por-tati avanti a spese della popo-lazione, il tufo rimosso dallacava fu conservato nella stalladell’Ospedale sita nelle imme-diate vicinanze, affinché, unavolta lavorato con calce e“tigola”, venisse utilizzato perrivestire le pareti interne dellacisterna. Se nonché, a lorodire, l’inverno successivonevicò talmente tanto che ilprincipe Alessandro Gallone,riempite tutte le “neviere”sparse nei suoi numerosifeudi, decise, senza aver avutoil consenso dell’Università, didepositare nella cisterna tuttala neve. I due uomini riferiro-no inoltre che contro talesopruso si mosse l’intera citta-dinanza, la quale nel pretende-re la rimozione della neve sivide rispondere dal principeche gli abitanti di Tricase nonavrebbero dovuto aver nullada temere in quanto il pozzo“era loro né lui ci pretendevaaltro”. Ottenuto il pienodominio, grazie alle preziosetestimonianze rese dai dueanziani, l’Università approvòl’annessione della cisternaall’edificio della ChiesaMatrice secondo quanto stabi-lito nel primo progetto stilatodal frate domenicanoTommaso Manieri di Lecce;questo prevedeva il riempi-mento della cisterna, la demo-lizione della torretta dell’oro-logio e l’ingrandimento dellanavata a croce latina. Ma ilavori di ampliamento dellachiesa furono subito sospesi inquanto, per imperizia degliartefici, rimase compromessala staticità della fabbrica, laquale fu portata a termine,dopo varie vicissitudini, sola-mente nel 1784.

Nel mese di settembre diquest’anno, la tipogra-

fia editrice Polistampa diFirenze ha pubblicato unnuovo numero della rivistaquadrimestrale “RicercheStoriche”. Il primo dei seicontributi, scritto daPierpaolo Panico, ha comeargomento specifico l’anali-si di alcuni tratti caratteriz-zanti le famiglie contadinedi Tricase in età moderna in

<<Ci sono ancora personeper cui le parole hannovalore>>, questo è il sotto-titolo di “Cottu o crudu ufocu l’ha patutu”, volumededicato a IvanCacciatore, scritto dallasorella Rossana e stampatoper conto delle Edizionidell’Iride di Tricase. Ivan, giovane noto negliambienti culinari edapprezzato da ristoratoriprestigiosi della provinciadi Lecce e non solo, era unsimpaticone dal carattereallegro e socievole. Amicodi tanti, era solito “trascor-rere”, dopo una faticosaserata di lavoro innanzi aifornelli, intere nottate incompagnia di persone chenon si preoccupavano,come lui, di fare l’alba o di

prendere il cappuccino allesette di mattina. Giovedì, 19 Agosto, pressol’Atrio di Palazzo Gallonedi Tricase, è stato presenta-to il volume. Erano presen-ti: Grazia Maria SpertiCoordinatrice, NunzioDell’Abate Assessore allaCultura, Mila Boso deNitto Collaboratriceall’evento, FrancescoAccogli, Edizioni dell’Iridee Rossana Cacciatore,Autrice del volume.A seguire un concerto dicanti Gospel proposti daTyna Casalini di grandecoinvolgimento emotivo,ricco di dolcezza e pre-gnanza musicale. Per l’oc-casione le Artiste GildaGravina e Laura Sanapohanno esposto le loro opere

di pittura figurativa pressole Scuderie di PalazzoGallone sino al 25 Agosto.La manifestazione si èconclusa con degustazioniculinarie e con abbinamen-ti di vini scelti; ricette cheIvan era solito preparare eche sono state riportate nelvolume.

Un saggio di Pierpaolo Panico su Tricase nel ‘700nella rivista “Ricerche Storiche” di Firenze

relazione all’accesso allerisorse, alla trasmissione deibeni e alle relazioni extrafa-miliari. Riportiamo qui diseguito l’abstract del saggioincluso nella rivista.

Nel Settecento, la comuni-tà di Tricase, come del restotutte le comunità della pro-vincia di Terra d’Otranto, adifferenza dei paesi del-l’area campana, risultacaratterizzata da un mecca-nismo di circolazione dellaterra dinamico dovuto inparticolar modo alla pre-senza di un sistema dotalecostituito da beni immobili.Ma più che i beni in pro-prietà piena, il sistema dellacircolazione della terrariguarda i censi enfiteutici ele concessioni ad melioran-dum e ad gaudendum. Lefamiglie, soprattutto quellepiù povere (che rappresen-tano circa il 60% del totaledelle famiglie tricasine),sono coinvolte in una frene-tica ricerca dell’utile domi-

nio sui terreni altrui.L’acquisizione di censi enfi-teutici, la vendita e la dona-zione di bonificati e l’ipote-ca di terra per l’ottenimentodi crediti vengono contrattifacilmente. Perché gli abi-tanti di Tricase mostrano ungran bisogno di stipularecontratti di miglioria con igrandi proprietari terrierilaici ed ecclesiastici? Perrispondere a questa doman-da, la ricerca, avvalendosidi nuove fonti e prospettivemetodologiche, studia unodei settori più delicati e con-troversi della storiografiasociale: quello della fami-glia contadina indigenteinserita in un sistema direlazioni che, eccedendo laparentela, confluisce in veree proprie reti verticali diclientela e protezione, diamicizia e reciprocità, dicredito e di scambio con leistituzioni locali e con altrefamiglie di diversa estrazio-ne sociale.

UN VOLUME DEDICATO a Ivan Cacciatore

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di Francesco Accogli*

GIUSEPPE PISANELLI (1812- 1879)1812 – Raffaele Maria GiuseppePisanelli nacque a Tricase il 23Settembre da Michelangelo edAngela Maria Mellone. Lamadre, rimasta vedova nel 1817,a soli 24 anni, gli fece compieregli studi primari presso ilSeminario di Ugento e gli studiletterari nel Regio Collegio di S.Giuseppe in Lecce.1828 – Angela Mellone, essendopassata a seconde nozze con ilMagistrato Vito Chiga, condusseil figlio a Trani, dove apprese leistituzioni del Diritto dal DottorTommaso Spano, che ebbe famadi valente giureconsulto, masoprattutto dal patrigno che glifece scoprire la centralità delDiritto nella vita della societàorganizzata. Completati gli studiliceali, Giuseppe si trasferì aNapoli per studiare giurispruden-za presso l’Università. 1832 – A soli 20 anni, conseguìla laurea in giurisprudenza e,subito dopo, cominciò a dettarenel suo studio lezioni, particolar-mente di Diritto penale, ai giova-ni che intendevano approfondirequanto appreso nell’Università.1835 – Nella frequenza dei salot-ti napoletani maturava frattantol’amicizia con personalità digrande rilievo, come i giuristiMassari, Mancini, Scialoja e,soprattutto, col Barone GiuseppePoerio. In questo periodo iniziòl’insegnamento di Diritto e diProcedura Penale.1837 – Consegnò alle stampel’opuscolo Passatempi di unaonesta brigata nel tempo delcolera in cui compaiono interes-santi note sul sistema da adottareper recuperare gli strati più pove-ri del proletariato napoletano.Pubblicò anche Della responsa-bilità del Mandante nei reati disangue, I vol. 1838 – Ma al di là di queste eser-citazioni tra filosofico e lettera-rie, il Pisanelli si dedicò all’inse-gnamento di Diritto penale, die-tro sollecitazione di Roberto e

1861-2011: 150° Anniversario dell’Unità d’ItaliaSicuramente grande fu l’amoreper l’Italia che animava gliuomini del nostro Risorgimentonazionale, così come certamen-te profondo fu il loro dolore nelvederla sprofondata in miseriaed arretratezza, divisa in tantipiccoli stati retti da sovranidispotici ed occupata in parteda potenze straniere. Gli uominidel Risorgimento sognavanouna nuova Italia, unita e forte,indipendente e progredita, in cuitutti i cittadini godessero di

libertà politica e di benessereeconomico; sognavano unanuova Italia degna di stare afianco degli altri paesi europei. Non sempre i patrioti italianierano completamente concordisu quello che volevano ottenere esu quello che dovevano fare. Matutti ebbero in comune un grandeamore per la loro terra e unadecisa volontà di lottare per essa.Fu questo comune amore, fu que-

sta comune volontà che fecero sìche, proprio centocinquanta annifa, finalmente l’Italia risorgesseunita e libera, indipendente esovrana. Animati da questi nobilisentimenti che fanno onore atutte le genti del suolo italico,abbiamo pensato di dare unnostro piccolo contributo inmemoria e in ricordo di chi hasofferto e lottato per la libertànazionale, rivolgendo il nostro

interesse a livello locale, cioè aiTricasini che si sono impegnati,patendo il carcere e l’esilio, perla libertà e l’indipendenzadell’Italia. Alcuni di essi sonopersonaggi noti, altri un po’meno. Ma tutti meritano lanostra attenzione, affinché laricorrenza del 150° dell’Unitàd’Italia non si riduca a menzio-nare solamente le grandi figurerisorgimentali e, come al solito,

ci si dimentica di chi nel nostroterritorio ha fatto la sua parte eha dato il suo contributo peruna Patria unita e libera. Almomento ne citiamo solo cin-que: Giuseppe Pisanelli (1812-1879); Pasquali Sauli (nato aTiggiano il 1776, ma domicilia-to a Tricase e morto a Lecce nel1859 ); Narciso Trunco (1781 -1843); Vincenzo Zocchi (1817 -1906) e Vito Alba (1843- ?).

Giacomo Savarese; di questaunione d’insegnamento soprat-tutto con Giacomo, il Pisanellisuccessivamente così parlò: “IlSavarese mi volle compagno, edio fui il suo primo discepolo”.1840 – In questi anni teneva lostudio a Napoli anche PasqualeStanislao Mancini, che probabil-mente aveva avuto modo diapprezzare il giovane Pisanelligià nel ’37, quando aveva datoalle stampe una interessantemonografia Sul problema dellapunibilità del mandante nei reatidi sangue che ebbe buoni com-menti anche al di fuori dell’am-biente giuridico napoletano,mentre cresceva la sua fama diavvocato grazie ad alcune causefamose che egli sostenne insiemeall’amico e collega Savarese.1848 – Indette le elezioni per ilParlamento napoletano la provin-cia di Lecce lo elesse il 3 maggioinsieme ad Acclavio, Gatti,Cipolla, Chiriatti, Scarambone,Barbarisi,. La presenza delPisanelli nel Parlamento non potècomunque neppure essere regi-strata in quanto, mentre i deputa-ti eletti erano raccolti per la for-mula del giuramento nelle saledel Palazzo di Monteolevito,Ferdinando II decretò il 15 mag-gio lo scioglimento dellaCamera. Lo stato di assedio pro-clamato a Napoli fu tolto il 15giugno, quando, indetti nuovicomizi, furono eletti nuovi depu-tati. Pisanelli, eletto nel collegiodi Gallipoli, rientrava allaCamera insieme al Conforti,Scialoja, Mancini, Spaventa. Inquesto periodo presentò alcunidisegni di legge, in particolareSull’abolizione della pena dimorte e Per la istituzione di unGiurì pei reati di stampa e diStato. 1849 – Dopo lo scioglimentodefinitivo della Camera del 13marzo, venivano arrestati gliesponenti più in vista della cor-rente liberale, Poerio, Nisco,Settembrini, imputati di cospira-zione e di attentato contro la sicu-

rezza dello Stato. Pisanelli riuscìa fuggire imbarcandosi su unanave francese (Ariel) e a raggiun-gere Genova il 4 ottobre. 1850 – Dimorò in Francia ed inSvizzera, e i disagi e le amarezzedell’esilio non minarono il lui ildesiderio di vedere l’Italia liberae indipendente. Da ultimo fermòla sua dimora in Torino, unicorifugio rimasto agli esuli italiani.In questa città conobbe VincenzoGioberti e ne subì il fascino,tanto che in una lettera scrisse:“Ho visto Gioberti e non ho spe-ranza di conoscere altri degno dimaggiore reverenza”. 1852 – A Torino ritrova Massarie Mancini, ha modo di rivedereScialoja, De Sanctis, Mezzacapo.Proprio il Mancini, insieme aScialoja, gli propone nel novem-bre la collaborazione a quello chesarà il Commentario al codice diprocedura civile. L’opera vennepubblicata nel 1855, destandovivo interesse non solo negli statisardi, ma in Italia e all’estero. Idue trattati della Competenza edei Mezzi per impugnare le sen-tenze furono compilati dalPisanelli e l’opera acquistò mag-giore importanza nel 1856 allor-ché lo Stato sabaudo approntò lalegge sulla stampa in coordina-zione coll’istituto dei giurati.1856 – Vede la luce l’operaDell’Istituzione de’ Giurati e lafunzione e l’ordinamento dei giu-rati, un tema a cui aveva attesodurante la giovinezza. 1860 – Dopo la morte di

Ferdinando II e l’ascesa diFrancesco II, che il 25 giugnoconcesse la Costituzione,Pisanelli rientrò nel regno delleDue Sicilie; poco dopo fu dalgenerale Giuseppe Garibaldinominato Ministro dellaGiustizia. 1861 – A gennaio è candidato alParlamento nei collegi di Tricase,Taranto e Afragola. Sconfitto aTricase da Liborio Romano,venne eletto a Taranto e adAfragola nelle elezioni suppleti-ve dell’aprile successivo; sce-glierà il collegio di Taranto che loeleggerà ininterrottamente sino al1874. Pisanelli venne battuto daLiborio Romano e con amarezzain una lettera al suo amico DeDonno di Maglie scrisse testual-mente: “In questo modo i mieiconcittadini mi hanno dimentica-to dopo dodici anni d’esilio”.1862 – Dopo i plebisciti del 21ottobre e la luogotenenza genera-le di Farini, Pisanelli, sembra die-tro consiglio di Bonghi, vennenominato di nuovo Ministro diGrazia e Giustizia. Pubblicò a Torino Sulla pena diMorte; lezioni. Il 30 gennaionell’Università di Napoli tenne ilDiscorso Inaugurale alle lezionidi Diritto costituzionale: Lo Statoe la Nazionalità.1863 – Nella sua qualità diMinistro di Grazia e Giustizia,Ministero Minghetti, inviò nel-l’agosto una circolare ai vescovimeridionali per sollecitarli asostenere l’opera del governonella repressione sul grosso temadel brigantaggio. In campo giuri-dico diede mano all’unificazionelegislativa (Con un progetto dicodice civile e di procedura delcodice civile e del codice penale)e nella riforma del sistema diintervento dello Stato sul patri-monio della Chiesa. Pubblicò aTorino: Sui beni ecclesiastici diregio patronato in Sicilia dacedersi all’economato ivi istituito. 1865 – Fu relatore di un disegnodi legge che prevedeva, tra l’al-tro, l’abolizione della pena dimorte; Pisanelli fu sfortunato,perché la Camera lo approvò,mentre il Senato lo bocciò. 1868 – Nel maggio morì la

madre, Angela Maria Mellone,che Giuseppe Pisanelli amòimmensamente.1869 – Sposò la signora BiancaNaldini da Firenze, rimasta vedo-va a 27 anni e tre figli; per leifece costruire in Tricase Portouna villa che chiamò VillaBianca. Bianca Pisanelli, comeveniva chiamata dopo il matri-monio, morì il 30 agosto 1910nella villa a Porto di Tricase.1870 – Il Pisanelli ebbe notevolesuccesso come Legislatore pergli ingenti lavori che sostenneanche fuori d’Italia. LaRepubblica del Venezuela sirivolse a Lui, commettendogli ilprogetto di una nuova legislazio-ne nei suoi Stati. 1871 – Pubblicò a Napoli: IProgressi del Diritto Civile inItalia nel secolo XIX.1873 – Il Gabinetto Lanza dettele dimissioni ed il Re incaricò ilPisanelli di comporre il nuovoMinistero, ma questi, dandoesempio di grande correttezzapolitica, ringraziò il Re e lo consi-gliò di richiamare i dimissionari. 1875 – Sconfitto a Taranto nelleelezioni del novembre 1874, nelgennaio del 1875 venne eletto nelcollegio di Brindisi. A Napolidiede alle stampe: Della Corte diCassazione.1876 – Sciolta la Camera, dopola caduta del MinisteroMinghetti, nelle successive ele-zioni venne battuto nel collegiodi Manduria. La caduta delPisanelli non fu certo un fenome-no isolato, ma costituì indubbia-mente la sconfitta più grave deimoderati salentini.1877 – La Sinistra salì al poteresconfiggendo il MinisteroMinghetti ed indisse le elezioniper il 5 novembre.1878 – Pisanelli, presentatosi aManduria, fu battuto dalPizzolante e solo dopo la mortedi questi, fu eletto nello stessocollegio il 13 gennaio 1878. Ildiscorso di Manduria del ’78 è daconsiderarsi l’ultimo suo inter-vento pubblico. 1879 - Già ammalato, nel corsodel ‘78, non intervenne ai lavoriparlamentari e il 5 aprile del 1879si spense nella sua casa a Napoli.

*Ringrazio per la collaborazione: Alessandro Laporta,Pierpaolo Panico e Rocco Martella.

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Il contributo dei Tricasini al Risorgimento NazionalePASQUALE SAULI (1776 –1859)Pasquale Sauli nacque aTiggiano nel 1776 da Ippazio eGabriella Vernazza, ma eradomiciliato a Tricase. Nel 1825, Pasquale Sauli, libe-rale e successivamente Sindacodi Tricase, fu arrestato e tradot-to sotto buona scorta a Napolinelle carceri di S. MariaApparente, insieme a moltialtri, perché accusati di appar-tenere alla setta degli Edennistio Ellenisti e di svolgere attivitàpolitica. Liborio Romano nell sua operaFerdinando Cito in Terrad’Otranto, pubblicata nel 1848,mise in evidenza la perfidiadell’Intendente Cito nel perse-guire in tutti i modi i liberali epubblicò il cosiddetto Statonominativo, e classificativo deiprevenuti in materia di cospira-zione settaria, nel quale il Citoaveva prescelto cinquantunoindividui, su un totale di cento-quarantatre imputati, classifi-candoli in tre categorie.Secondo questa classificazionedell’Intendente Cito, nellaprima comprese al n.3:“Liborio Romano, nativo diPatù, domiciliato in Trani,patrocinatore - E’ un uomoveramente pericoloso a detto situtti i buoni. Basterebbe a mioavviso obbligarlo a non dipar-tirsi da Napoli, ed ivi vigilarlo;nella seconda classe al n.11comprese: “Narciso Trunco diTricase, ricevitore del registroe del bollo – E’ una pessimapersona. Fazioso, irreconcilia-bile. La più sicura cosa è allon-tanarlo dalla sua provincia agrande distanza. Egli spiravero spavento nel Capo, perchécapace di ogni delitto” e nellaterza al n.18 comprese:“Pasquale Sauli di Tiggiano,domiciliato in Tricase – exmaggiore – Questi è un uomopericoloso: dovrebbe essereseveramente vigilato, giacchèle masserie, ed i casini diTricase (ove egli domicilia)sono vicini al mare, e ad unaspiaggia mal guardata. In ognimisura poi che le circostanzeconsigliassero di prendere con-tro i militari destituiti, e perico-losi, debba egli esserci inclu-so”. Tutti gli arrestati vennerocome leoni rinchiusi nelleorrende segrete di S. MariaApparente in Napoli doverestarono per diversi mesi. Perdimostrare la loro innocenza emettere a nudo la malvagitàdell’Intendente Cito, nel pro-cesso del 3 giugno 1826,Liborio Romano, avvocato egiureconsulto, preparò un’ap-posita memoria dal titolo:Liborio Romano per se medesi-mo, e pei suoi compagni dicausa. Il 9 agosto 1826 ilConsiglio di Stato chiuse

l’istruttoria e gli imputati ven-nero liberati, senza precisare sela setta degli Edennisti fossemai nata ed esistita in Terrad’Otranto. Si sposò due volte:la prima con Concetta Pisanellie la seconda con MatildeCaprioli. L’ex maggiorePasquale Sauli fu Sindaco diTricase dal 1833 al 1835.“Pasquale Sauli fece togliere ibattenti della porta Terra, chenon avevano più ragione dirimanere in considerazionedella notevole espansione del-l’abitato fuori le mura; fececoprire con basolato in pietracalcarea le principali vie del-l’abitato, per favorire lo smalti-mento delle acque piovane, efece, inoltre, progettare ecostruire in buona parte la stra-da che collega Tricase conMarina Porto”. Morì a Leccenel 1859 a 86 anni.

NARCISO TRUNCO (1781-1843)1781 – Narciso Trunco nacquea Tricase il 5 dicembre 1871 daD. Gaetano e D. Rosa Lezzi. Dipensiero liberale assunse inca-richi amministrativi nel periodofrancese-murattiano; fuCassiere Comunale, Ricevitoredell’Ufficio Distrettuale diRegistro e Bollo di Tricase. 1820 - Dopo i moti liberali del1820, a causa dell’inasprimen-to delle misure di polizia intutto il Regno, Narciso Truncofu a Tricase colui che subì, piùdi tutti, gli effetti della reazioneborbonica. Sospettato di appar-tenere alla setta carbonara degliEdennisti o Ellenisti fu spieta-tamente perseguitodall’Intendente di Terrad’Otranto, Ferdinando Cito.1825 - Nel maggio 1825,Narciso Trunco venne destitui-to dall’ufficio di Ricevitore delRegistro e Bollo e deportato,con altri patrioti salentini, nellecarceri di Santa MariaApparente in Napoli, perchécompreso nell’elenco di II clas-se del cosiddetto Stato nomina-tivo, e classificativo dei preve-nuti in materia di cospirazionesettaria, come precisato in pre-cedenza.1830 - Intanto a causa del tra-sferimento nel Cilento

dell’Intendente Cito alla finedel 1825 e della morte diFrancesco I° delle Due Sicilienel novembre del 1830, si atte-nuò il rigore poliziesco antili-berale in Terra d’Otranto. Ilnuovo re, Ferdinando II delleDue Sicilie, inizialmente parvedi voler abbandonare la politicaoscurantista e reazionariafacendo ben sperare i liberaliperché, tra l’altro, concessel’amnistia agli esuli e condan-nati politici, reintegrò in servi-zio ufficiali e impiegati com-promessi coi moti del 1820,istituì la guardia civica. 1840 -Nel 1840 NarcisoTrunco, evidentemente riabili-tato, è cooptato Sindaco diTricase da una terna propostadal Decurionato locale, mante-nendo la carica sino al 1843.1842 -Durante l’Amministra-zione di Narciso Trunco, nel1842, furono lastricate con ibasoli le vie che congiungeva-no la sede municipale, allorapresso l’ex convento deiDomenicani, alla Chiesa Madree da questa a S. Angelo.1843 - Narciso Trunco morì,Sindaco in carica, nel suopalazzo di strada S. Angelo,come allora era chiamata l’at-tuale via Gallone, il 6 marzo1843; lasciò la moglie D.Candida Moschettini e duefigli: Antonio Maria e CaterinaMaria.

VINCENZO PIO ZOCCHI(1817 – 1906)Nacque a Tricase il 10 marzo1817 da Tommaso e GiuseppaMaroccia. Nel volume di TeodoroPellegrino, Il Salento nell’epo-pea risorgimentale, Galatina,Editrice Salentina, 1961, nellepagine 12-17 è pubblicato il“Registro dei detenuti 1847-1852”, depositatonell’Archivio di Stato di Lecce.A pagina 17 troviamo: ZocchiGiuseppe, di Tricase; 4 luglio1852 (epoca dello arresto);Imputazione (politico); 19 giu-gno 1853 in libertà. Ci siamo recati pressol’Archivio di Stato di Lecce edabbiamo trovato il seguentemateriale:- ASLe, Gran Corte Criminale,busta 234, processo 42 (già288), filza 1.Voci fatte per provocare diret-tamente gli abitanti del regno acommettere attenati contro laSacra Persona del Re perchétendenti a disfare l’attualeGoverno, senza che siffattaprovocazione abbia avuto effet-to. Reato avvenuto il Lecce lanotte del 17 a 18 1848, a cari-co di Vincenzo Zocchi, domi-ciliato in Lecce, ed altri 3;- ASLe, Gran Corte Criminale,busta 243, processo 85 (già278-300), filza 2.

Laceramento delle liste deglieleggibili e di quadri delle SS.MM. il Re e l’augusto suo avocommesso nella CasaComunale di Lecce il 24 giu-gno 1848, a carico diVincenzo Zocchi ed altri 23. - ASLe, Gran Corte Criminale,busta 259, processo 176 (già234), filza 1.Discorsi tendenti a spargere ilmalcontento contro il Governo,tenuti in luogo pubblico, nellecarceri di S. Francesco inLecce, nel mese di dicembre1852, a cario di VincenzoZocchi di Tricase, domiciliatoin Lecce, ed altri 3. VincenzoZocchi è morto il 18 marzo1906, a 89 anni compiuti.

VITO ALBA (1843 - ?) Vito Alba nacque a Tricase il10 ottobre 1843 da genitorisconosciuti. Nel volume Lecce e Garibaldi,Capone Editore, 1983, curatodal Centro Socio Culturale “S.Ammirato” del Comune diLecce e dall’Istituto per laStoria del RisorgimentoItaliano – Comitato di Lecce -viene pubblicato l’Elenco uffi-ciale dei garibaldini salentiniche parteciparono alle celebra-zioni per la morte del generaleGiuseppe Garibaldi (Archiviodel Comune di Lecce), avvenu-ta nell’isola di Caprera il 2 giu-gno 1882 all’eta di anni 75(nacque a Nizza Marittima il 4luglio 1807 da Domenico e daRosa Raimondi). Al numero47, dell’elenco numerato di 70persone intervenute, c’è VitoAlba di Tricase.Abbiamo fatto le necessariericerche ed abbiamo scopertosolo che Vito Alba fu un trova-tello (proietto), un bambinoabbandonato ed esposto allacompassione dei cittadini. E’ giusto anche riferire che nonconosciamo la data di morte eche il cognome Alba non èmolto diffuso nel Comune diTricase.

BIBLIOGRAFIA:AA.VV., Onoranze a GiuseppePisanelli morto addì V AprileMDCCCXXIX, Napoli, pe’ tipi delcav. Francesco Giannini, Cisternadell’Olio, 1880.AA.VV., Lecce e Garibaldi,Cavallino, Capone Editore, 1983.ACCOGLI, Francesco, Storia diTricase. La città. Le frazioni,Galatina Congedo Editore,1995.ACCOGLI, Francesco, Il perso-naggio Liborio Romano.Precisazioni bio-anagrafiche econtributo all’epistolario, Parabita,Edizioni Il Laboratorio, 1996.ACCOGLI, Francesco (a cura di),Giuseppe Pisanelli. Passatempi diuna onesta brigata nel tempo delcoolera, Tricase, Edizionidell’Iride, 2009. ARCHIVIO DI STATO DI LECCE– Gran Corte Criminale, 1848 e1852. ARCHIVIO STORICO COMUNA-LE – TRICASE - Registri degli Atti

Quell’ “amara” Unitàd’Italia

Questo libro di Dora LiguoriQuell’ “amara” Unità d’Italia.Fatti e misfatti di un’azionepolitica e militare poco cono-sciuta, anzi mistificata, cherese possibile ai Savoia la con-quista del meridione d’Italia,Roma, Sibylla Editrice, pp.316, €15,00, che molto ha fattodiscutere sull’intero territorionazionale, è disponibile pressola Libreria dell’Iride, PiazzaPrincipessa, Tricase.

Liborio Romano (Patù,27.10.1793 – Ivi, 17. 07.1867)scelse il collegio di Tricase, inTerra d’Otranto, dopo la conva-lida della Camera che lo ritenneeletto in ben otto collegi eletto-rali. Egli fu il deputato del col-legio di Tricase nelle elezionipolitiche del 1861, il primo delRegno d’Italia.

di nascita. CONFESSORE PELLEGRINO,O., Giuseppe Pisanelli. 1°Centenario della morte, Galatina,Editrice Salentina, 1879. MORCIANO, Ercole, Tricasini(dalla stampa periodica locale),Tricase, Edizioni dell’Iride, 2005.PALUMBO, Pier Fausto (a curadi), Pietro Palumbo. RisorgimentoSalentino, Lecce, Centro di StudiSalentini, 1968.PELLEGRINO, Teodoro, IlSalento nell’epopearisorgimentale, Galatina, EditriceSalentina, 1961. ROMANO, Liborio, FerdinandoCito in Terra d’Otranto, (s.n.t.), maNapoli, 20 Aprile 1848.

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di Ermanno Inguscio

Pietro Marti (Ruffano, 1863- Lecce, 1933) fu saggista,studioso di storia, arte earcheologia, giornalista,docente, ispettore onorario aiMonumenti, e direttore dellaBiblioteca Provinciale “ N.Bernardini” di Lecce, nellaquale si conservano una qua-rantina di sue apprezzateopere, volte al recupero dellememorie patrie della Terra diSalento.

La vivacissima attività gior-nalistica di Pietro Marti, ini-ziata poco più che ventenne ealimentata per l’intero arcodella sua esistenza, nato aRuffano e scomparso aLecce, si articolò lungo dueprincipali filoni produttivi: lacollaborazione a giornalid‘altri e le prestigiose inizia-tive, diverse, di fondazione edirezione di giornali e rivisted’ampio respiro.Qui si riferirà di quelli da luidiretti e fondati in tutta laPenisola. Prestigiosa apparvela sua attività giornalistica didirezione-produzione di foglidi grande respiro ed impattoculturale nell’intero Salento enell’intera Puglia.Appena ventiseienne PietroMarti, alla luce anche del-l’esperienza del collezionistaNicola Bernardini, che l’an-no precedente, nel 1896,aveva suscitato scalpore conla ghiotta pubblicazione sullastoria del giornalismo leccese(Giornali e GiornalistiLeccesi, Lecce, Ed.Lazzaretti, 1896) dal 1808 al1896, intraprese l’avventura

della direzione in città delsettimanale “LaDemocrazia”. Grande erainfatti, nel capoluogo leccesel’esigenza d’una grande spin-ta all’informazione periodi-ca, sebbene le statistiche uffi-ciali ponessero Lecce tra lecittà italiane con maggiorepresenza di testate. La rivista fu sospesa peralcuni anni, durante i qualiMarti, trasferitosi prima aComacchio, poi a Taranto,dove aveva fondato altri gior-nali come “Jonio (1896), “IlLavoro” (1898), “LaPalestra” (1902), aveva con-tinuato la sua vivace attivitàdi giornalista, oltre che quel-la di docente nelle Scuolepubbliche. Il settimanale lec-cese, “La Democrazia”,riprese le nuove pubblicazio-ni con due numeri di saggio,il 6 e il 13 dicembre 1902, macol sottotitolo di “Pugliese”,poi soppresso, stampato nellaTip. di L. Carrozzini e M.Ghezzi. Con il numero 4 uscìdalla Tipografia Garibaldi,col numero 16 fu aggiunto ilsottotitolo di “CorriereSalentino politico ammini-strativo, commerciale lettera-rio”, presso la TipografiaGiurdignano.Subì poi interruzioni ed ebberiprese editoriali; ma la rego-larità delle pubblicazioni nonfu sempre rispettata. Nel1913, anche se per brevetempo, figurò direttore PietroMassari.“La Democrazia”, ceduta inproprietà al senatoreTamborrino, uscì, sempresotto la direzione di Marti, inedizione quotidiana, duranteil periodo elettorale dal 21ottobre 1919 fino al giugno1920 dalla Tip. LecceseBortone e Miccoli.Memorabili le polemichepersonali asperrime, violen-tissime che Pietro Martisostenne contro NicolaBernardini, che lo ricambiòcon eguale moneta sulla sua“Provincia di Lecce”, pole-miche ripetutesi ad intervallidurante un trentennio, e che

spesso finirono in processi dacui Marti ne uscì sempreassolto.Intanto, nel 1891, Martiaveva diretto il foglio setti-manale leccese“L’Indipendente” , che trattòambiti di politica ammini-strativa, commerciale e natu-ralmente anche di arte. Vicollaborò GiuseppePetraglione e i numeri furonostampati presso gli stabili-menti Scipione Ammirato eGaribaldi.Nel periodo di permanenza aTaranto, Marti volle subitomisurarsi in quel contestocon la direzione di alcunigiornali. L’esperienza matu-rata a Lecce, infatti, costituìuna grande premessa perrisvegliare la città jonica daltorpore nel quale sembravafosse da tempo precipitata.Cominciò nell’aprile del1896 con “Il Salotto”, unasorta di biblioteca tascabile,stampata presso l’EditoreSalvatore Mazzolino. Unfoglio, dal titolo analogo,diretto da Niccolò Foscarini,aveva avuto breve vita aLecce, dall’ottobre 1885 alnovembre 1886.Il primo fascicolo jonico, ditrenta paginette, uscì il primoaprile 1896. Il numero com-plessivo delle uscite, standoalla testimonianza di NicolaVacca, ammonta a otto. Nellapubblicazione trovarono spa-zio anche poesie di EmilioConsiglio, Luigi Marti,

Giuseppe Scarano eGiuseppe Gigli; conferenzedi Alessandro Criscuolo eAngelo Lo Re, un dramma diun atto di Michele De Noto.Ciò a comprova dell’interes-se per la letteratura di PietroMarti e di tutti i suoi collabo-ratori. Tra questi, il prof.

Giuseppe Gigli, in una suaconferenza del 3 maggio1890, letta nella saladell’Associazione GiuseppeGiusti in Lecce e data allestampe, per i tipi dei FratelliSpacciante, aveva toccatoampiamente “Lo stato dellelettere in Terra d’Otranto”.Nel maggio dell’anno suc-cessivo, Marti fondò aTaranto e diresse, in qualitàanche di proprietario,“L’Avvenire”. Si trattò di unperiodico bisettimanale,edito dalla Tipografia delCommercio, che stampò ilprimo numero il 3-4 maggio1897.Nel luglio del 1898 egli fecestampare un altro periodico,“Il Presente”, presso loStabilimento Tipografico diF. Leggieri: gli ambiti trattatiandarono dal politico-ammi-nistrativo al commerciale,senza mai trascurare quelloletterario.Al periodo del suo ritorno aLecce risale l’altra pubblica-zione da lui diretta nel 1900,“L’Imparziale”, un periodicosettimanale, che trattò argo-menti politico-amministrati-vi, commercio e arte. I nume-ri pubblicati, videro la lucepresso la Tipografia litogra-fica dei Magazzini Emporio.Un’altra importante direzio-ne di Marti fu quella dellarivista quindicinale d’arte edi cultura, “Fede”, pubblica-ta per Lecce e Taranto, a par-tire dal 1 dicembre 1923. Col

primo numero dell’anno III(1 gennaio 1925), il formatodivenne più ampio. I primidue fascicoli, di 16 pagine in8°, si stamparono nellaTipografia Sociale di OronzoGuido, i successivi nellaTip.-Litogr. Giuseppe Guido.L’ultimo fascicolo (16-17

dell’anno III) uscì il 15novembre 1925.Si trasformò poi, in giornalesettimanale dal titolo “LaVoce del Salento”, semprediretta da Marti, a partire dal15 gennaio 1926, per i tipidella Tip. Prim. “LaModernissima”, che fece

sentire il proprio peso sul-l’opinione pubblica salentinasino all’anno della morte diMarti, avvenuta nel maggiodel 1933. Vi collaboraronotra gli altri, GregorioCarruggio, PasqualeCamassa, E. Alvino, EliaFranich, Luigi Paladini, P.Maggiulli, N. Vacca, pressocui fu reperibile l’intera col-lezione della rivista. Alla scomparsa di PietroMarti, non fu soltanto Leccea perdere un epigone delgiornalismo militante, votatoalla riscoperta e alla rivaluta-zione delle peculiarità stori-

co-artistico-culturali di Terrad’Otranto, ma l’intera Pugliae la stessa Italia, nelle qualiegli, sin da giovane e perdiverse stagioni della sua esi-stenza, aveva operato batten-dosi con passione nel campodell’istruzione, dell’informa-zione e dell’arte.

PIETRO MARTI Direttore di giornali

Pietro Marti

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Inumeri fanno venire i bri-vidi. Ogni anno in Africala malaria uccide 1milione e100mila bambini (3mila algiorno). “E pensare – riflet-te l’imprenditore farmaceu-tico Luciano Villanova -che basterebbero solo 3 € asalvare una vita umana”.Ma in una civiltà fondatasullo spreco, dove è piùfacile dire no all’utile che alsuperfluo, chi rinuncia auna pizza per aiutare unbimbo delle bidonville diMogadiscio o i sobborghi diAccra? “Lachifarma” è un’aziendapugliese a capitale intera-mente privato che si muovevivacemente in tutto ilmondo, ma è anche forte-mente impegnata sul ver-sante degli aiuti umanitari ela cooperazione.“Coniugare business e soli-darietà – sorride Villanova– per me e il mio Gruppo èuna cosa molto bella e gra-tificante. Dopo aver vissutoun po’ in Africa, si apprezzadi più la vita e quel cheabbiamo…”. Lachifarma fu inventata nel1989 da Luigi Villanova,che a Salve (Sud Salento)era conosciuto come“Gino”. A marzo 2007, nelpieno vigore delle forze,all’improvviso mancò.L’azienda di famiglia (sitrova nella z. i. di Zollino),passò nelle mani del figlio

Luciano. Che ne ha raffor-zato l’immagine, consolida-to il fatturato sino a farneun’eccellenza di Puglia.Villanova è un ragazzo concui è bello parlare: la suaparola schiude continuiorizzonti, relativizza i miti ei riti su cui abbiamo costrui-to la nostra civiltà da unavamposto, l’Africa, doveun sorso d’acqua, una cioto-la di riso, un farmaco deitanti che qui finiscono neirifiuti significano speranza,futuro, vita. Cuore di Puglia, una laureain farmacia, Villanova èconsulente scientifico dialcuni governi africani nellalotta a questa patologia, col-labora con OMS, Unicef eBanca Mondiale al pro-gramma “Roll BackMalaria”, ne ha uno suo,“Malaria Fighter”, con cuidal 2006 distribuisce gratis100mila trattamenti antima-larici l’anno in Sudan,Angola, Nigeria e Malawiche salvano altrettante viteumane. E in un momento incui qui si chiudono ospeda-li, ha aperto una divisionepediatrica di 54 posti-lettonell’ospedale regionale diKumasi, nel Ghana.

Dr. Villanova, come KarenBlixen anche lei è statocolpito dal mal d’Africa? “Fin dal 1989, anno dinascita di Lachifarma,l’Africa è stato ilContinente in cui la nostraattività imprenditoriale si èsviluppata meglio, a fronteanche dell’alta specializza-zione nella produzione difarmaci salvavita”.

E’ molto diffusa questamalattia che pareva scon-fitta?“E’ la prima causa di morte,supera quelle per il virusHiv”.Il mondo cosiddetto svi-

luppato fa abbastanza?“Dopo gli Usa, l’Italia è il

secondo ‘doner’ mondialenel contesto del progetto‘Roll Back Malaria’. Siamopresenti con progetti sul-l’emergenza e la coopera-zione internazionale. Il pro-blema però è l’intensitàdegli aiuti dell’Occidente.Nel complesso fa moltopoco”.

Lei ha un progetto tuttosuo… “E’ nato da una mia perso-nale iniziativa nel contestodel Rotary Club di Nardò.Dove già esisteva il ‘FondRaising’, cioè la raccolta difondi. Convinsi tutti a destinarli ascopi umanitari, nello spe-cifico la lotta alla malaria,perché di questa patologiasi muore. Il progetto va avanti e coin-volgerà tutti i Rotary delmondo: è stato infatti appe-na approvato dal RotaryFondation”.

Com’è nata ed è operativala divisione pediatrica aKumasi?“Partì da un’idea mia edella famiglia nel 2006.Entrammo in fase operativaperò l’anno dopo, quandomancò mio padre.All’ospedale regionaleKofanoche, nella città diKumasi, c’era un’aladistrutta, abbandonata,degradata. L’abbiamo recuperata rica-vando una divisione pedia-trica con una sala operatoriae un reparto che ha comin-ciato con 8 posti-letto, poi16, 24 e oggi ne conta ben54. Monitoriamo di conti-nuo, a nostre spese, l’anda-mento del reparto inviandoogni mese un’èquipe dimedici”.

Come da calendario,anche quest’anno il

Natale è alle porte, da sem-pre questo dovrebbe essereun periodo di aggregazionee di buoni propositi.A maggior ragione que-st’anno dovrà essere unperiodo di stimolo e dirilancio. Non mi riferiscosolo al settore commercio,ma lo spirito del Nataledeve essere di stimoloaffinché tutti, ognuno nelsuo ruolo, dalla famiglia allavoro al sociale devonodare il loro contributo.Non dimentichiamo che ilcommercio a Tricase hauna sua realtà consolidataanche per i paesi limitrofi,visto che mantiene una suaposizione di leadership nelbasso Salento. Questo nonci deve confortare, in quan-to il commercio è diretta-mente collegato al poteredi acquisto delle famiglieche, purtroppo, ultimamen-te continua e decresceresempre più.Sono fortemente convintoche ognuno di noi vorrebbepoter dare il suo contributoaffinché l’economia ripren-da un segnale positivo, maper fare in modo che ciònon rimanga solo nei nostripensieri, è necessarioseguire diversi progetti eprogrammi, ma con ununico obbiettivo per nondisperdere inutili energie.Affinché questo avvenga,c’è bisogno di linee guida,magari coordinateda l l ’Amminis t raz ioneComunale, organo espressodai cittadini di Tricase.Per il Natale i commercian-ti di Tricase creeranno ilclima adatto per tale perio-do come ogni anno, alle-stendo con luci e colori leproprie attività dentro efuori.L’ Amministrazione Comu-nale, come negli altri anni,sta programmando delleiniziative, che al di là delgradimento soggettivo,

danno il senso dell’allegriae dell’armonia caratteristi-co di tale periodo.Vorrei lanciare un’ideaa l l ’Ammin i s t r a z i o n eComunale: sono anni che aTricase grazie ad una asso-ciazione ONLUS si realiz-za un presepe vivente dirichiamo nazionale concirca 100.000 visitatoriall’anno. Purtroppo, però,non c’è la ricaduta com-merciale ne tanto menoturistica, perché i giorni diapertura del presepe sonosolo festivi, giorni in cui leattività commerciali e non,sono ferme. Pertanto, riten-go che tale evento dovreb-be avere una ricaduta cheabbracci tutto il mese diDicembre fino al 6 genna-io, finito tale periodo si puòsostituire i personaggi realicon dei personaggi finti inmodo che resti meta di pel-legrinaggio durante tuttol’anno, affinché si possanosviluppare attività collatera-li, che diano una ricadutaoccupazionale concreta.Si dovrà certamente fare unprogetto che avrà i suoicosti ma nel tempo li riscat-terà.

Tornando al commercio,settore in cui giornalmenteopero, esorto i miei colle-ghi nel proseguire nellapolitica commerciale che cidistingue, dettato dalla cor-tesia e dalla disponibilitàche offriamo quotidiana-mente alla nostra clientela.Buon lavoro e l’auguriomigliore è che il prossimoNatale saremo qui a raccontare un anno di suc-cessi.

Lachifarma impegnata nella solidarietà e cooperazione

Villanova “BASTANO SOLO 3 EURO A SALVARE UN BIMBO AFRICANO”

di Francesco Greco

di Giuseppe Elia

Luciano Villanova

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DIRETTORE RESPONSABILEGiancarlo Colella

DIRETTORE EDITORIALE Francesco Accogli

REDAZIONEVito Cassiano, Sergio De Blasi, FrancescoGreco, Alessandro Laporta, Pierpaolo Panico,Pasquale Santoro.

HANNO COLLABORATO Antonio Coppola, Giuseppe Elia, ErmannoInguscio e Stefano Valli

PROPRIETA’ E AMMINISTRAZIONE EDI-ZIONI DELL’IRIDE - TricasePiazza Principessa Antonietta, n 4-5-6Tel. e Fax 0833.544796E-mail: [email protected]

Testata iscritta al n. 855 del Registro dellastampa del Tribunale di Lecce il 22 Aprile 2004

SERVIZIO FOTOGRAFICO “Foto Andrea” - Tricase

DISTRIBUZIONE: Gratuita

NUMERO COPIE 2.000 (Duemila)

STAMPA: Imago 0833.784262

Continua dalla primaLE SFIDE DEL CENTROSINISTRA

Continua dalla prima‘O SOLE MIO

Continua dalla primaPD TRICASE: IL PARTITO ANESTETIZZATO

porre a possibili ed utiliconsultazioni primarie;uscire dal chiuso dellesegreterie e dalla cerchiaristretta degli addetti ailavori discutendo con i cit-tadini, confrontandosi elavorando con i cittadiniper costruire insieme adessi un progetto politico-amministrativo partecipa-to e condiviso. Crediamo che questa sia lastrada maestra da percor-rere ed è politicamentenecessario e convenientefarlo subito. Il centrosini-stra locale, ripetiamoinsieme ai movimenti, alleassociazioni e ai cittadini,dovrebbe abbandonare iltorpore che lo danneggia,superare le incomprensio-ni e le incomunicabilità,uscire allo scoperto conuna propria politica orga-nizzativo-programmaticae, “rimboccandosi lemaniche”, predisporreuna molteplicità di sfideper il bene della città e peril futuro di Tricase. Non è nostra intenzioneinsegnare niente a nessunoo, peggio ancora, sembra-re i detentori della verità;basta solo riflettere unpoco sulla grave situazio-ne in cui versa Tricase econcludere che il centro-destra ha fallito, nonostan-te il largo consenso eletto-rale ricevuto alle ultimeelezioni amministrative. A noi queste sembranoattualmente le sfide delcentrosinistra a Tricase.Anche perché i program-mi e i candidati non siimprovvisano e non esco-no fuori all’ultimomomento dal cilindro diqualche improvvisatomago locale. “…Occorre spalancare lafinestra del futuro, proget-tando insieme, osandoinsieme, sacrificandosiinsieme. Da soli non sicammina più...!”.

Francesco Accogli

Ricordiamotutti l’interagiunta, sinda-co in testa,passeggiareper viaCadorna e ViaRoma a con-trollare i

lavori, a fare riunioni con icommercianti “marciapiedi diqui, passo carrabile di là, par-cheggio di qui ….”. Ancora siilludevano di saper fare qual-cosa. Frutto di questa infatica-bile attività, tra l’altro, il passocarrabile dell’avvocatoDell’Abate. È sufficiente perun autoarticolato. Fattod a l l ’ Amm i n i s t r a z i o n eCoppola? Beh, proprio no. Sel’è fatto fare, legittimamente,sia chiaro, così come gli è ser-vito, ed ha seguito personal-mente i lavori, con il sindaco afare da assistente. Hanno saputo dimostrarequanta competenza e curaabbiano in materia di lavoripubblici! Fermi per favore,non fate niente. Se anche solospostate un po’ d’aria fatedanni. E infatti Via Cadorna èstata coccolata e curata comemeritava la via sotto casa.Quando piove sembra il CanalGrande. Ci manca solo l’asses-sore in gondola che canta “’Osole mio”, con la maglietta astrisce orizzontali e il cappelli-no di paglia in testa.E così, frignando e cantando,fanno marcire le palme e tuttoquello di cui si occupano. Un esempio per tutti: il Teatrotenda. Un gruppo di ragazzipresenta un progetto allaRegione. Il progetto vienefinanziato e la struttura si puòrealizzare a Tricase. Dopo mesi di discussioni,finalmente si decide. Il teatrotenda sarà installato aSant’Eufemia a pochi passi dacasa del sindaco, per espressasua volontà. Valorizziamo leperiferie. Conclusione? Dopoun’estate di spettacoli, tuttipreceduti da una rappresenta-zione in prosa libera, senzacamicia di forza cioè, dell’as-sessore Dell’Abate, il Teatro ècostretto a chiudere, a migrare,a trasferirsi in un altro comune. Ragazzi di Tricase avevanopredisposto un progetto per

nell’incrolla-bile convin-zione che unpartito fortenon si debbaabbassare adinseguire chise ne va,anche a

costo di restare, come il PD,praticamente vuoto. Ci sarebbeda chiedersi che fine abbianofatto la dialettica politica, sof-focata da un paralizzante buo-nismo per cui nessuno sbagliamai e quindi nessuno deve mairispondere agli iscritti, e quelprogetto di rilancio del PD dicui ormai troppi mesi fa si eraparlato. Ma gli scenari della politica simuovono molto velocementeed oggi la posizione dell’ane-stetizzato PD tricasino è ulte-riormente aggravata dall’evol-versi della situazione ammini-strativa, con il centrodestraormai allo sbando nell’attesache qualcuno si voglia assume-re la responsabilità di “staccarela spina”. Il rischio di tornarealle urne è ogni giorno più con-creto e i movimenti per la suc-cessione a Palazzo Gallonesono già in corso, ma il partitosembra non rendersene conto,restando in attesa e limitandosia fare doverosa opposizione aduna amministrazione morentesenza preoccuparsi minima-mente di costruire il propriofuturo politico. Andrebbe a tal proposito sotto-lineato che persino il lodevolelavoro svolto in Aula dai consi-glieri risulta completamentedepotenziato, sia agli occhidella maggioranza sia dellestesse opposizioni, poiché essisi esprimono a nome di unacompagine politica debolissi-ma e non rappresentativa. Ilrischio che, nella prossima tor-nata elettorale il PD localerimanga schiacciato tra Italiadei Valori e Sinistra e Libertà,nonché addirittura sopravanza-to da altre liste civiche è attual-mente molto concreto. Ma achi può giovare questo stato dicose? Chi ci può guadagnare,politicamente s’intende, da unpartito ridotto ai minimi termi-ni? Non è difficile immaginareche avere il simbolo del PDaccanto al proprio nome fareb-be comodo a molti aspiranticandidati, ed un partito indebo-lito e svuotato ad arte verrebbeposto nella condizione di sem-plice “sottoscrittore” di unacandidatura nata al di fuori di

lavorare, per cercare dicostruirsi un futuro, pur se dif-ficile. Ottengono un finanzia-mento dalla Regione che rico-nosce la validità della propo-sta. Questi ragazzi non posso-no lavorare a Tricase, devonoandare via. Grazie sindaco,grazie assessore Dell’Abate. Questa amministrazione non èadatta ai comuni cittadini. Puòdare ascolto, assecondare,qualche amico, qualche amicodegli amici, può autorizzarequalche manifestazione apagamento fatta da privatiamici e clienti, col patrociniodel comune e su strada pubbli-ca, può far asfaltare da privatiquesta o quella strada, può fargestire un campo sportivocome cosa propria, può asse-condare permessi di costruireo autorizzazioni molto discuti-bili, può accontentare questo oquel consigliere comunale pernon far crollare la maggioran-za, ormai tale solo per un voto.Ma gli amici ed i beneficiarisono sempre di meno. Sempre di più le attività chechiudono, sempre di più irischi di fallimento, sempre dipiù l’emigrazione.Consapevoli della propriainconsistenza ed incapacità,diventano rabbiosi, comedimostrano alcuni atteggia-menti nei rari consigli comu-nali o negli articoli che si sus-seguono di assessori che, avolte, dimenticano la loro ori-gine politica, le loro opinionidi ieri, come dissociati, final-mente assessori, chi mail’avrebbe detto! Arroganza verbale, ingiustifi-cati attacchi alla persona,dichiarazioni di voto con cuil’improponibile viene propo-sto e votato 11 a 10. SIAMOIN MAGGIORANZA E FAC-CIAMO QUELLO CHE CIPARE! Non sanno ascoltare la gente,il malumore, l’insoddisfazio-ne. L’incapacità sta per diven-tare proverbiale. Non se neaccorgono. Sotto il diluviouniversale, con l’acqua chearriva al mento, continuano acantare “’O sole mio…” con lamaglietta a righe ed il cappelli-no di paglia. E Tricase, ormai,annega.

Antonio Coppola

esso, decisa altrove e propostaal partito da chi ne abbia inte-resse, ovviamente tenendo gliiscritti ed i dirigenti all’oscurodelle manovre precedenti. Chesia fantapolitica? Certo è cheun PD debole e paralizzatocome è oggi rappresenta undanno per tutto ilCentrosinistra e potrebbegarantire al Centrodestra unaagevole rielezione, nonostantetutto. Agli amici che, all’indo-mani del Congresso, ci chiese-ro (a me e a FrancescoAccogli) di adoperarci per ilcommissariamento del partito,assolutamente fondato consi-derando che i vertici provincia-li erano all’oscuro dei fatticongressuali, rispondemmoche era il caso di attendere chegli stessi dirigenti prendesseroatto della situazione che si eracreata e traessero le dovuteconseguenze. Ad oggi ci rendiamo conto chelo stato in cui versa il partito,nonché l’illegittimità della loroelezione (che porta una buonafetta di iscritti a non ricono-scerne il ruolo) sembra nonscalfire minimamente le loroconvinzioni, come fosse cosanaturale e dignitosa che il PDdi un paese come Tricase siafrequentato da non più di unadecina di volenterosi.Pensiamo che la capacità di undirigente consista innanzituttonel comprendere cosa siameglio fare per il bene di ciòche amministra, compresal’idea di dare spazio ad altri. Ilpartito va aperto alle forzenuove, deve essere stimolatochi già frequenta, rimotivatochi non viene più. Oggi il par-tito langue nell’immobilismomentre l’attuale situazionepolitica si evolve. Si è condan-nato alla marginalità. Se si vuole ripartire occorre, ilprima possibile, ritrovare sin-tonia con la base, ridarle voce,accogliere nuove idee senzasoffocarle in un percorso dicomodo. Insomma fare tuttociò che non è stato fatto nelcongresso di giugno. E la stra-da maestra da percorrere nonpuò che essere quella di unCongresso straordinario dafare da qui a due o tre mesi.Solo così il partito, forse, potràritrovare vigore in vista delleprossime sfide, sempre chel’aver lasciato incancrenirecosì a lungo le ferite, non abbiagià portato all’irrimediabile.

Stefano Valli