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II. Sistema o processo? Antropologia e Sociologia a confronto FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA- UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019

II. Sistema o processo? Antropologiae Sociologiaa confronto 2018_2019_2… · cultura: v. slidesI). ... •Centralità interpretativismoe metodo induttivo (che va dal particolare

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II. Sistema o processo? Antropologia e Sociologia a

confronto

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Gli studi antropologici: dalle origini a Lévi-Strauss

• Nascita della etnologia: si predilige la dimensione descrittiva anziché quella normativa (alta cultura: v. slides I). Impiego del concetto di cultura, più neutro, rispetto a quello di civilizzazione, che risente di una concezione evoluzionista

• Edward Burnett Tylor (1832-1917) e la etnologia come studio scientifico dei fatti culturali: analisi delle «sopravvivenze culturali» e ricerca dell’universalità nelle differenze culturali

La natura dei primitivi non è qualitativamente diversa da quella dei «civilizzati» (europei)

Domande che si pongono gli antropologi: come nasce e si evolve la cultura? Evoluzione interna o diffusione di «tratti culturali»? La diffusione (presa in prestito) non presuppone già una innovazione

culturale?

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L’etnografia di Franz Boas (1858-1942)

• Ricerca sul campo, con soggiorni di decenni (es. Studio di tre tribù eschimesi dal 1886 al 1899)

• Attacco a chi concepiva cultura come sinonimo di razza (Boas è un ebreo tedesco, trasferitosi poi negli USA): non ci sono caratteri razziali stabili, il fisico è plasmabile dall’ambiente (anticipazione degli studi genetici successivi); non ci sono differenti modi di pensare tra primitivi e civilizzati, solo differenze di cultura, cioè acquisite (non naturali)

• Introduzione di quello che sarà chiamato successivamente “relativismo culturale”: studiare una cultura senza pre-concetti vs etnocentrismo (atteggiamento che pone la propria cultura come parametro di riferimento oggettivo, naturale, nella valutazione delle altre culture)

• Centralità interpretativismo e metodo induttivo (che va dal particolare al generale)

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Lévi-Bruhl (1857-1939) e la convivenza delle mentalità

Impostazione differenziale. In La mentalité primitive “l’attività mentale dei primitivi non sarà più interpretata in partenza come una forma rudimentale della nostra, come infantile e quasi patologica. Apparirà anzi normale nelle condizioni in cui si esercita, come complessa e a suo modo sviluppata” (1922, tr. it. 1971, p. 19)

Si oppone all’idea che esista un solo modo di pensare, una sola logica del pensiero umano, come invece pensavano sia gli antropologi evoluzionisti, compreso Tylor, sia i sociologi come Durkheim (di cui parleremo più avanti) che riprendendo l’idea antropologica di fatto totale considerava la società come una totalità, un sistema, che assumeva diverse forme

Per Lévi-Bruhl mentalità prelogica e mentalità logica non sono poste in una gerarchia chiara, ma convivono in ogni tipo di società

L’antropologia successiva si concentra sul concetto di mentalità e di personalità

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Il funzionalismo in antropologia

• Bronislaw Malinowski (1884-1942), antropologo inglese di origini polacchee nato in Austria• Centralità dell’osservazione vs interpretazione delle fonA orali• Opposizione a concezione “museale” degli studiosi che vanno alla ricerca

dei traF culturali invesAgandone la diffusione• Cultura come sistema: credenze, usanze, idee esistono perchè svolgono

una funzione uAle alla sopravvivenza della società• Di conseguenza non si possono esaminare traF separaA di una cultura, al

contrario bisogna considerare la loro relazione rispeLo al “tuLo” (siprivilegia studio sincronico su quello diacronico)

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Coordinate teoriche del funzionalismo

• Società (per i sociologi) e Cultura (per gli antropologi) come sistema coerente che risponde a bisogni quali nutrirsi, curarsi, trasmettere conoscenze etc.

• Le istituzioni sono risposte collettive ai problemi: se esiste un’istituzione è perché deve risolvere un problema

• Concezione statica che può sfociare in essenzialismo (la cultura come una cosa e per di più immodificabile)

• Metodo: osservazione partecipante per cogliere il punto di vista dell’indigeno e di qui ricostruire la sua «mentalità»

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• Negli anni Trenta negli USA l’antropologia segue una strada diversa da quella funzionalista (mentre in sociologia Parsons adotterà un approccio proprio di tipo funzionalista), interrogandosi sulla capacitàdi interiorizzazione della cultura da parte degli individui• Assunto: la cultura non vive all’esterno degli individui, ma attraverso

di loro; tuttavia è proprio l’appartenenza a una cultura comune a fare in modo che più individui esprimano modi di fare e di essere condivisi• Attenzione rivolta sui comportamenti concreti come espressioni di

particolari tipi di cultura

L’antropologia nordamericana e gli studi sulla personalità

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Il culturalismo: l’arco culturale

• Biologia e Psiche sono un’unica cosa• La libido freudiana (energia dell’istinto) non influisce sulla cultura, ma

è quest’ultima a plasmare la prima (emozioni e sentimenti sono prodotti culturali)• Diverse culture come diversi modi in cui si esprime la cultura umana• Ruth Benedict (1887-1948) parla di tipi culturali e di “arco culturale”:

ogni cultura è una combinazione/configurazione (pattern) di tipi culturali (es. distinzione tra tipo apollineo e tipo dionisiaco)

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Il culturalismo: educazione e personalità di base

• Margaret Mead (1901-1978) e la costruzione culturale del genere: la centralità dell’inculturazione, ossia del processo di trasmissione di una cultura (l’educazione)

• Ralph Linton (1893-1953) e il suo collaboratore, lo psicoanalista Abram Kardiner (1891-1981), parlano di “personalità di base” che, contrapposta a variazioni individuali (Linton), si modifica proprio perché l’interiorizzazione del singolo è sempre soggettiva (Kardiner): pertanto nessun soggetto ha una conoscenza piena e unica della cultura di appartenenza nella sua totalità

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Claude Lévi-Strauss (1908-2009)

• Influenzato dal sociologo Émile Durkheim, lo studioso franco-ebreo (nato a Bruxelles) indaga le variazioni culturali allo scopo di rinvenire le strutture profonde, universali e atemporali, che soggiacciono al pensiero umano.

• In Tristi Tropici (1955) Lèvi Strauss evidenzia come i costumi di un popolo siano dei «sistemi» fondati su opposizioni binarie (il pensiero umano funziona per opposizioni: caldo-freddo, amico-nemico, etc.). Tali sistemi sono creazioni regolate all’interno di un perimetro preciso, un repertorio che lo scienziato può ricostruire

• Dunque esistono universali culturali, a-priori delle società umane: culture particolari collegata a un unico patrimonio dell’umanità, la cultura: metafora delle carte, l’uomo può mescolare e usare le carte in maniera differente, ma le carte sono il punto di inizio immodificabile, perché il gioco della carte è una dotazione della storia e della civiltà. Giocatori diversi con le stesse carte possono giocare partite diverse ma entro un arco di possibilità limitate (v. Cuche, 2004, p. 56)

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La convergenza tra antropologia e sociologia

• L’antropologo Roger Bastide (1898-1974) evidenzia come le culture possano essere sostituite da altre: la de-culturazione di un popolo (in genere a causa di assimilazione ad altra cultura) non è però mai totale, esistono processi di strutturazione, de-strutturazione e ristrutturazione culturali

• Reciproca influenza tra dimensione culturale e dimensione sociale con meccanismi di reazione a catena tra causalità interna (culturale) e causalità esterna (sociale): es. introduzione del denaro nelle società africane ha trasformato assetto economico (causalità esterna) che a sua volta ha modificato norme sociali sul matrimonio e significato di quest’ultimo (causalità interna)

• Distinzione tra acculturazione formale (+ profonda) e acculturazione materiale (+ superficiale)

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Il percorso della sociologia nello studio della cultura• Due Macro famiglie sociologiche: una studia società come sistema,

un’altra è più attenta alla produzione dei significati da parte degli individui • Col tempo la sociologia pone maggiore attenzione alle interazioni sociali e

alla cultura come processo piuttosto che ai sistemi (vi sono approcci che fanno eccezione) o che si interrogano sul rapporto tra azione e struttura sociale

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• La sociologia inizia a interessarsi alla cultura come processo in cui entra in gioco la capacità interpretativa dell’attore che decodifica i messaggi e li reinterpreta = «ri-appropriazione», ossia re-incorniciamento dei significati di un “testo” all’interno delle proprie categorie di pensiero, che sono però socialmente plasmate (torneremo su questo tema nella seconda parte del corso)

• L’antropologia più sensibile a questo nuovo approccio, che «assimila» i fenomeni sociali a «testi» e gli attori a «lettori» (ruolo attivo), influenza le riflessioni sociologiche: ulteriore convergenza tra le due discipline

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L’antropologia di Clifford James Geertz (1926-2006) e la sua influenza sulla sociologia degli anni Settanta-Ottanta

«L’uomo ha bisogno di fon1 simboliche di illuminazione per trovare la sua strada nel mondo, perché quelle di 1po non simbolico, inserite nel suo corpo cos1tuzionalmente, ge=ano una luce troppo soffusa». «Il conce=o di cultura che esporrò […] è essenzialmente semio1co. Ritenendo, insieme a Max Weber, che l’uomo è un animale impigliato nelle re1 di significa1 che egli stesso ha tessuto, credo che l’intera cultura consista in queste re1 e che perciò la loro analisi non sia anzitu=o una scienza sperimentale in cerca di leggi, ma una scienza interpreta1va in cerca di significato»

C. Geertz, Interpretazione di culture, Il Mulino, Bologna, 1987, p.40 (ed. or. 1973)

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Dall’influsso della semiotica all’approccio cognitivista

• Geertz pone l’accento sulla cultura come reti di significati, sistema di concezioni ereditate incarnate in simboli: forte influenza sulla sociologia deiprocessi culturali degli anni Settanta-Ottanta, che sviluppa l’analisi semiotica(studio dei segni)

• Altri studiosi vanno oltre Geertz, evidenziando quanto sia importanteesaminare anche i dispositive pratici alla base dei processi cognitivi pre-coscienti: il pensiero e il ragionamento si poggiano su una dimensione pre-cosciente fatta di classificazioni, rappresentazioni e schemi (influsso dellapsicologia e della entnometologia, approccio microsociologico avviatosi neglianni Settanta; secondo alcuni già Durkheim aveva dato importanza a questoaspetto)

• L’attenzione viene spostata su come funziona la cultura, cioè su come le persone la usano

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Interrogativi sociologici sulla cultura: 1. Coerenza o incoerenza?

Cultura come ogge-vazione, prodo5o dell’a-vità umana, consistente in un sistema coerente: es. sistema religioso, sistema giuridico, sistema culturale di una società in generale, etc. In tal caso la cultura è concepita come un sistema coerente e compa5o: Es. Sorokin (1937) riFene che la società moderna sia fondata su un macro principio culturale quale il sensismo che si manifesta in vari contesF come esaltazione dell’empirismo e della scienza, cura del corpo e rilevanza data alla moda, secolarismo etc. Sempre in questo quadro omogeneità culturale e integrazione sociale vengono considerate due dimensioni associate (es. funzionalismo: v. dopo Parsons)

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• In opposizione alla visione precedente, la cultura può essere concepita come prassi, processo fondato su con6nue ibridazioni, dove l’omogeneità e l’iden6tà di un luogo, persona, gruppo sono sempre dei costru; storicamente modificabili. Cultura incoerente

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Interrogativi sociologici sulla cultura: 2. quale rapporto tra valori e comportamento?

• Valori come concetti molto astratti che fungono da “bussola”: orientano all’azione

• Rapporto tra valori-atteggiamenti e comportamenti non è lineare(Marradi, 2005)

• Valori possono incidere sul modo in cui l’attore si definisce (identità: v. prossime lezioni) anche quando non incidono sul comportamento cheè contestuale ed estemporaneo

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Interrogativi sociologici sulla cultura: 3. quale rapporto tra

cultura e identità?

• Cultura come “repertorio” (casse2a degli a2rezzi) dal quale l’a2ore a9nge differen< modelli di comportamento e azione: non sono rilevan< i valori astra9, ma le competenze che una data cultura promuove (Swidler, 1986)• Differenziazione simbolica (Sciolla, 1983, 2010): l’individuo, in funzione

dell’appartenenza a più gruppi e cerchie sociali, mol<plica le esperienze e sviluppa più iden<tà contemporaneamente; esiste un nucleo centrale e più solido e uno più fluido e facilmente modificabile (si pensi a un bicchiere con il ghiaccio al centro e l’acqua intorno)• La parte solida può divenire fluida (il ghiaccio si scioglie) e quella fluida può

solidificarsi (l’acqua si ghiaccia)• Nb. L’antropologo Cuche evidenzia come l’iden<tà sia consapevole,

strategica, mentre la cultura è anche inconsciaFIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI,

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Interroga)vi sociologici sulla cultura: 4. è ogge5va o è sogge5va?• Un bene materiale esaminato come prodotto culturale: un libro, una pietanza,

un abito, un monumento..= cultura oggettiva (analisi dei significati assunti oggettivamente da prodotti che fungono da simboli di una società: metodo proposto da Durkheim)

• Insieme di significati che un attore attribuisce alla realtà in generale, a una sua specifica sezione, a un dato oggetto = cultura soggettiva (analisi dell’interpretazione dei significati dati dai soggetti come attori competenti: metodo weberiano)

• Nel secondo caso bisogna fare attenzione tra la conoscenza di una cultura avvenuta per apprendimento (possiamo essere grandi esperti della cultura degli indiani d’America) e conoscenza diretta della cultura per via della nostra socializzazione ad essa (essere un nativo americano: un indiano o uno effettivamente “convertito” a questo tipo di società)

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Interrogativi sociologici sulla cultura: 5. è esplicita o implicita?

• Cultura formata da elemen. esplici. di cui l’a4ore è consapevole e che ado4a o comunque che influiscono sulla sua azione

• Cultura come insieme di elemen. che incidono in maniera inconsapevole sull’azione dei singoli: in diversi ambi. della vita quo.diana noi agiamo o non agiamo in un modo ritenendo giusto/opportuno fare così, anche se non sappiamo argomentare le nostre ragioni, non ne comprendiamo le origini. Gli antropologi ci me4ono in guardia: la dimensione culturale in parte rinvia all’inconscio..

• Entrambe le dimensioni sono presen.. Possiamo a questo punto individuare in chiave anali.ca gli elemen. della cultura e così definirla scien.ficamente

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